Menu di navigazione principale
Vai al menu di sezioneInizio contenuto
Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.
(Limiti in materia di pubblicità nei programmi televisivi e di telepromozioni - n. 3-00575)
PRESIDENTE. L'onorevole Zaccaria ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00575 (vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 5).
ROBERTO ZACCARIA. Signor ministro, questa interrogazione ha un titolo: «C'è troppa pubblicità in televisione». Cosa vuol dire? L'altra sera ho guardato un film, che è cominciato alle 21,20 ed è finito oltre la mezzanotte. Credo che uno spettatore normale, che conosce la legge, sa che si possono fare, al massimo, due o tre interruzioni per un film, anche di lunga durata.
In realtà, c'è una prassi che porta le emittenti ad allungare molto i tempi, in quanto vi inseriscono telegiornali, meteo, eccetera: lardellano di pubblicità. Come fa la gente ad utilizzare la televisione in queste condizioni?
Il Parlamento europeo sta allargando le maglie delle regole. L'Autorità per le comunicazioni ha annunciato, a sua volta, di voler assecondare queste prassi di allargamento, ma la Corte costituzionale, nel 1985, aveva affermato la necessità di stabilire limiti alla pubblicità, per tutelare gli utenti e la stampa.
Qui c'è una chiara riserva di legge e vorrei sapere cosa pensa di fare lei, signor ministro, anche attraverso iniziative legislative, per garantire gli ascoltatori di fronte ad una situazione che non è difficile definire intollerabile.
PRESIDENTE. Il ministro delle comunicazioni, Paolo Gentiloni Silveri, ha facoltà di rispondere.
PAOLO GENTILONI SILVERI, Ministro delle comunicazioni. Signor Presidente, certamente la pubblicità costituisce una risorsa essenziale per il mercato televisivo, ma, all'interesse dei broadcaster di reperire sul mercato quante più risorse possibili, fa naturalmente da contrappeso una triplice esigenza: tutelare il diritto del telespettatore ad una visione dei programmi quanto più possibile fruibile e libera da interruzioni; assicurare il rispetto dei diritti degli autori all'integrità dell'opera; garantire una distribuzione delle risorse pubblicitarie tale da non pregiudicare gli assetti concorrenziali del mercato televisivo.
Sotto questi diversi profili la situazione del mercato italiano nel settore della pubblicità televisiva si presenta con diverse anomalie, in particolare con un peso della televisione rispetto agli altri media molto più alto che nel resto dei paesi europei e con un livello di concentrazione che non ha pari negli altri paesi europei.
Si tratta di una situazione le cui conseguenze per il pluralismo hanno trovato ampia eco in numerosi documenti comunitari (risoluzione dell'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa, raccomandazioni dell'OCSE, parere della commissione di Venezia del Consiglio d'Europa) negli scorsi anni.
Anche le due autorità di settore si sono più volte occupate di questo tema. Ricordo, in particolare, l'indagine dell'Autorità antitrust sulla pubblicità televisiva che così concludeva: «Il mercato della raccolta pubblicitaria televisiva è contraddistinto da elevate rendite monopolistiche che non hanno riscontro negli altri paesi europei».
Il Governo, dunque, condivide le preoccupazioni espresse nell'interrogazione parlamentare Pag. 44e ritiene che debba essere assicurata la più puntuale applicazione delle norme vigenti. Da questo punto di vista, noi non abbiamo mancato in questi mesi di esprimere la nostra preoccupazione in ordine ad alcuni aspetti d'invasività della pubblicità televisiva che si possono riscontrare nella proposta di nuova direttiva europea «Televisione senza frontiere». Tuttavia, resta fermo nel testo in discussione il principio fondamentale che assicura il diritto degli Stati membri di adottare norme più restrittive rispetto al livello minimo di regole stabilito in ambito comunitario. A tale riguardo, il Governo italiano, con il testo di riforma del sistema televisivo all'esame della Camera, ritiene di aver già fornito segnali significativi. Il disegno di legge prevede, infatti, alcune misure che vanno nella direzione di una più equilibrata distribuzione delle risorse, di una disciplina degli affollamenti più coerente con l'ordinamento comunitario, ricomprendendo le telepromozioni nel contesto degli affollamenti, infine di presidi sanzionatori più efficaci, come richiesto formalmente dall'Autorità delle comunicazioni che è impegnata a far rispettare le norme sulle interruzioni pubblicitarie nei film, norme che non possono essere né violate né aggirate.
PRESIDENTE. L'onorevole Morri, cofirmatario dell'interrogazione, ha facoltà di replicare.
FABRIZIO MORRI. Signor Presidente, ringrazio il ministro perché la sua risposta è considerata dal gruppo dell'Ulivo soddisfacente rispetto ai temi posti nell'interrogazione illustrata dal collega Zaccaria.
Il Governo ci appare con questa risposta consapevole che la situazione italiana in materia di pubblicità televisiva presenta anomalie rispetto agli altri paesi europei, spesso lesive dei diritti del pubblico meno abbiente o dei minori. Mi riferisco proprio a quel pubblico che non potendosi permettere la televisione a pagamento vede oggi una grande - troppo grande - quantità d'interruzioni e spot pubblicitari nell'ambito della programmazione televisiva, soprattutto riguardo ai film.
Una tale tendenza, peraltro, appare vieppiù in crescita anno dopo anno; non è una questione da poco o un capriccio di chi potrebbe essere definito ostile alla pubblicità. Tutti sappiamo che le risorse pubblicitarie permettono la vita del sistema e l'esistenza stessa delle grandi televisioni generaliste gratuite. In ogni caso, ci rassicura che il Governo riconosca il problema ed assieme al Parlamento, voglia e possa individuare ragionevoli misure a tutela dei cittadini telespettatori e degli stessi prodotti audiovisivi di largo consumo da parte del pubblico (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).