Menu di navigazione principale
Vai al menu di sezioneInizio contenuto
TESTO INTEGRALE DELLE DICHIARAZIONI DI VOTO FINALE DEI DEPUTATI ALESSANDRO FORLANI, GIACOMO MANCINI E TANA DE ZULUETA SUL DISEGNO DI LEGGE DI RATIFICA N. 2081
ALESSANDRO FORLANI. La Convenzione sulla protezione e la promozione delle diversità delle espressioni culturali, come ricordava il relatore onorevole Ranieri, applica nella forma di disciplina normativa i princìpi enunciati nella Dichiarazione universale adottata dall'UNESCO nel 2001. Questa dichiarazione riconosce come patrimonio comune delle civiltà il concetto di diversità culturale, un patrimonio che raccoglie le diverse espressioni culturali esistenti.
Vengono riconosciute infatti le diverse culture in una posizione di pari dignità e viene prevista la protezione della proprietà culturale e la promozione del dialogo interculturale.
Questa Convenzione è stata adottata in una fase particolare della storia della comunità mondiale, proprio in quell'anno 2001 in cui, a seguito degli attentati dell'11 settembre, fu evocato, con maggiore apprensione e con una più forte percezione, il cosiddetto scontro di civiltà, l'ipotesi di una crescente contrapposizione tra cultura e civiltà diverse che avrebbe minato, negli anni successivi, la sicurezza delle società nazionali al loro interno e la pace mondiale nel suo complesso.
E lo spettro del conflitto di civiltà, la sensazione diffusa di una insanabile contrapposizione tra cultura e religioni portatrici di istanze ritenute incompatibili, ha accentuato la diffidenza verso la diversità e verso la multiculturalità all'interno delle singole comunità, fomentando sentimenti di reciproca avversione tra etnie e culture diverse, messe peraltro alla prova da migrazioni di massa molto più accentuate negli ultimi decenni che hanno determinato condizioni di più diffusa convivenza tra gruppi etnici e religiosi diversi. Questa evoluzione ha messo in crisi valori che ci eravamo abituati a ritenere acquisiti come il rispetto reciproco e direi addirittura una tendenza a scoprire e a capire i valori della altrui cultura. È stato seminato il germe del sospetto, della paura del diverso e dell'intolleranza e ne abbiamo ormai ampia dimostrazione tanto attraverso i conflitti tra Stati e all'interno di singoli Stati che ancora esplodono in nome della diversità religiosa, quanto nell'intolleranza di alcuni regimi verso minoranze etniche o religiose, nelle tante forme di intolleranza e di persecuzioni fondate su diversità di costumi, di comportamenti, di fedi religiose, di scelte di vita.
Cogliamo queste tendenze anche negli episodi di vita quotidiana che si registrano nella nostra società occidentale ed a volte pregiudizi di questo tipo si annoverano anche tra i moventi dei più clamorosi e raccapriccianti episodi di cronaca. La Convenzione di cui ci viene proposta la ratifica, che entrerà in vigore il prossimo 18 marzo, viene adottata quindi nel momento in cui particolarmente intenso si avverte il rischio del razzismo e del pregiudizio Pag. 98nei confronti della diversità e costituisce quindi un alto richiamo e un vincolo di carattere normativo alla esistenza pacifica, alla comprensione e alla reciproca tolleranza. Un testo che si ispira ad una cultura avanzata dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali come premessa ineludibile. Infatti si ispira al principio secondo il quale in nessun caso la promozione e la protezione della diversità culturale possono essere assicurate comprimendo i diritti umani e le libertà fondamentali, quali la libertà di espressione, informazione e comunicazione, come quella di scelta di ciascuno.
La Convenzione intende favorire il dialogo ed il confronto delle idee, che costituiscono lo strumento efficace per evitare i conflitti, le incomprensioni, le contrapposizioni frontali e per risolvere i problemi inerenti alla ripartizione delle risorse e alla tutela dei rispettivi interessi.
Come ricordava in aula il relatore, la Convenzione, oltre a valorizzare e tutelare le varie forme di espressione culturale ed artistica si pone l'obiettivo del rafforzamento delle diverse fasi della produzione culturale: creazione, produzione, diffusione, accesso e fruizione dei beni culturali. C'è una particolare attenzione ed interesse per l'attività artistica e culturale nei paesi in via di sviluppo nei quali la crescita e promozione della cultura e la valorizzazione delle diversità e del dialogo possono costituire un antidoto al sottosviluppo ed ai numerosi conflitti che proliferano soprattutto nell'area africana.
Per le ragioni esposte dichiaro il voto favorevole dell'UDC al provvedimento in esame.
GIACOMO MANCINI. Signor Presidente, onorevole colleghi, la ratifica e l'esecuzione della Convenzione sulla protezione e promozione delle diversità e delle espressioni culturali è un dovere che l'Italia «naturalmente» porterà a termine.
Realizzare le finalità della Convenzione significa valorizzare e attuare quanto sostenuto dai principi che sanciscono come sacro e inviolabile il rispetto dei diritti dell'uomo, delle libertà fondamentali, dell'uguale dignità di tutte le cultura. L'articolo due della nostra Costituzione oltre a definire inviolabili i diritti dell'uomo sottolinea come questi debbano essere tutelati anche e soprattutto nelle formazioni sociali dove si svolge la loro personalità. Il rispetto e la tutela dei diritti dell'uomo non può prescindere dalla dimensione sociale della vita umana. La promozione e la protezione delle diversità culturali, l'incoraggiamento del dialogo tra le culture è l'unica strada possibile da seguire per promuovere lo sviluppo virtuoso e pacifico di società multi-etniche.
In campo internazionale, la perniciosa persistenza dei conflitti che scuotono periodicamente e disperatamente il Medio Oriente ma anche i conflitti quotidiani che si manifestano nelle grandi città europee e che potrebbero essere considerati minori, ma non lo sono, impongono soluzioni urgenti e concrete. Queste necessariamente dovranno passare attraverso il rafforzamento della cooperazione internazionale per assicurare, attraverso una serie di strumenti normativi, istituzionali ed organizzativi il rispetto delle libertà fondamenti e dell'uguale dignità di tutte le culture.
La parte IV della Convenzione riafferma il diritto degli Stati parte di formulare ed implementare le proprie politiche culturali mediante l'adozione di misure che devono avere essenzialmente due obiettivi primari: la promozione e la protezione delle diversità delle espressioni culturali. Vengono indicati quelli che sono i campi in cui gli Stati parte devono agire. Se si leggono con attenzione gli articoli della parte IV si può comprendere che l'obiettivo di questa Convenzione non è particolare, ossia garantire la promozione dello sviluppo dei diversi gruppi culturali, ma generale in quanto, con l'adozione delle misure indicate, si intende promuovere lo sviluppo pacifico dell'intera società civile. Viene riconosciuto, inoltre, il carattere peculiare dei beni e dei servizi nel campo culturale in quanto espressione dei valori e dell'identità socioculturale dell'individuo.Pag. 99
La pronta predisposizione delle misure volte ad attuare quanto previsto dalla Convenzione contribuisce al progresso della nostra società e all'implementazione delle capacità strategiche nel settore delle istituzioni culturali pubbliche. La promozione di politiche culturali passa, come evidenziato dall'articolo 12 della Convenzione, anche attraverso lo sviluppo della cooperazione internazionale che deve essere valorizzata anche mediante la conclusione di accordi di coproduzione e codistribuzione. In questo campo devono essere predisposte tutte quelle misure volte a facilitare l'accesso, per i paesi in via di sviluppo, al mercato globale. La collaborazione tra paesi sviluppati e quelli in via di sviluppo viene estesa anche a settore come la musica e la cinematografia. Per l'Italia sfruttare per esempio in questo ultimo campo una stabile collaborazione con i paesi in via di sviluppo non può che rappresentare un'opportunità da cogliere per promuovere la cinematografia italiana d'autore a livello internazionale. Inoltre la Convenzione viene a costituire un ulteriore base giuridica per l'erogazione di finanziamenti pubblici a sostegno dell'industria cinematografica italiana e per il riconoscimento del cinema come mezzo fondamento di espressione artistica e formazione culturale.
La Convenzione ha il merito, quindi, di sottolineare la complementarietà degli aspetti economici e di quelli culturali. Impegnandosi nell'attuazione di quanto indicato da questa Convenzione, l'Italia ha la possibilità di diventare sempre più protagonista e promotrice della politica di cooperazione allo sviluppo e di integrazione sociale. Per questi motivi, il mio gruppo, la Rosa nel Pugno, voterà a favore di questo provvedimento.
TANA DE ZULUETA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, salutiamo con soddisfazione la ratifica di questa Convenzione. Questo passo ci è stato sollecitato da una vasta coalizione di autori, artisti, istituzioni culturali ed altri. La coalizione italiana per la diversità culturale si è messa in rete con le coalizioni analoghe in molti altri paesi d'Europa per tirare fuori questo accordo dalle secche della pigrizia burocratica e per sensibilizzare il Parlamento e il Governo. Questo sforzo è stato utilissimo, e credo che potrà esserlo ancora di più per quanto riguarda il futuro. La Convenzione sulle diversità culturali impegna i paesi parte ad una serie di atti concreti per sviluppare la cooperazione e il dialogo interculturale, oltre a consentire l'avvio di poltiche specifiche per la promozione e la protezione delle proprie culture. Tradurre questi impegni in politiche efficaci in tempi brevi richiederà un vero investimento non solo di risorse ma soprattutto di idee. Per questo il pungolo e la fucina che è la coalizione italiana per le diversità culturali potrà giocare un ruolo importante.
La Convenzione è uno strumento avanzato. Per la prima volta specifica che le attività culturali, i beni e i servizi non possono essere ridotti a mera merce commerciale, in quanto veicoli di identità e valori. Di fatto è una risposta ai rischi di una globalizzazione incontrollata che rischia di portare da una parte ad una pervasiva omologazione, e dall'altra a reazioni difensive che possono sfociare in veri e propri scontri culturali. Non predica chiusure. Al contrario. Parte dalla premessa che la diversità culturale è rinforzata dal libero flusso delle idee e dallo scambio tra culture.
Come Verdi salutiamo il riconoscimento specifico che viene dato alle conoscenze tradizionali, in particolare ai sistemi del sapere delle popolazioni indigene, riconoscendo che vi sono situazioni in cui le espressioni culturali autoctone sono minacciate dalla possibilità di estinzione.
Una novità importante è costituita dal fatto che la Convenzione prevede l'adesione di organizzazioni di integrazione economica: di fatto una norma scritta per consentire l'adesione della Unione europea all'accordo. Se il Parlamento fosse riuscito a ratificare entro il 17 dicembre avremmo potuto accedere alla Convenzione in simultanea con l'Unione e gli altri paesi europei che hanno già Pag. 100ratificato. Un precedente molto importante di azione comune in campo europeo che il nostro paese non può che condividere.
Potenzialmente ci stiamo dotando di uno strumento molto importante. Sta a noi realizzare questo potenziale: in primo luogo mettendo in atto politiche efficaci per favorire la crescita e la circolazione delle attività e delle produzioni culturali. Dovremmo essere capaci, poi, di integrare queste politiche nell'attività di cooperazione internazionale del paese, lavorando per lo sviluppo e la tutela delle culture anche altrui. Aspettiamo con molto interesse di conoscere i passi successivi del Governo, in particolare in seguito alla nostra partecipazione alla prossima Conferenza degli Stati parte.