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Svolgimento di interpellanze urgenti (ore 15,07).
(Misure per fronteggiare una potenziale crisi da influenza aviaria - n. 2-00351)
PRESIDENTE. L'onorevole Palumbo ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00351 (vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 6).
GIUSEPPE PALUMBO. Signor sottosegretario Patta, come lei ben sa (ho avuto modo di leggere anche alcune sue dichiarazioni, oggi, su Libero), con l'arrivo della stagione invernale, nelle ultime settimane, si è registrata una preoccupante ripresa dei casi di influenza aviaria in molti paesi - Giappone, Corea del sud, Ungheria -, che sono in allarme per la presenza del virus nei propri allevamenti. In Indonesia, addirittura, vi è stato il decesso di unaPag. 60donna affetta dall'influenza aviaria, che sarebbe il sessantatreesimo nella storia del paese, dal 2003 ad oggi.
Tutti i quotidiani italiani, nei primi giorni di febbraio, hanno riportato anche il caso clamoroso che si è verificato nel Regno Unito, in cui sono stati abbattuti migliaia di tacchini perché era stato segnalato un caso di influenza aviaria, per la presenza del virus H5N1. Secondo i dati ufficiali dell'Organizzazione mondiale della sanità, che continua a raccomandare ai Governi nazionali la massima allerta nei confronti di questo virus, i casi di influenza aviaria nell'uomo confermati dal 2003 ad oggi sono 270, i decessi sono 164 ed i paesi con essere umani infettati sono 10.
Signor sottosegretario, come lei sicuramente saprà, a seguito dell'emergenza che si verificò nella seconda metà del 2005 - oltretutto, il primo caso si manifestò proprio nella mia regione, a Catania, in cui si riscontrò in un'anatra, se non sbaglio, la presenza del virus H5N1 -, lo scorso inverno anche l'Italia ha ritenuto opportuno dotarsi, in linea con le indicazioni fornite dall'Organizzazione mondiale della sanità, di un sistema di norme e di un pacchetto di vigilanza sanitaria, che è altrettanto importante, per prevenire, gestire ed eventualmente - speriamo mai - rispondere ad un'eventuale crisi dovuta all'influenza aviaria.
Il Parlamento, come lei ben sa, ha approvato la legge n. 244 del 2005, che indica le misure urgenti da intraprendere nei confronti di un eventuale evento pandemico. Tra le misure più importanti, è stata costituita una specifica unità di crisi all'interno del Centro controllo per le malattia (istituito con la stessa legge), per monitorare lo sviluppo di una eventuale pandemia.
In questa legge, ricordo ancora, erano presenti dei finanziamenti per aumentare il ruolo organico dei veterinari, il ruolo organico delle guardie forestali, di altri addetti, eccetera; insomma, tutto un sistema che potesse in ogni caso prevenire e cercare di controllare e osservare sin dall'inizio eventuali rischi connessi all'influenza aviaria.
Inoltre, all'articolo 2 della stessa legge, veniva anche previsto che fossero costituite delle scorte nazionali di farmaci da utilizzare quale prima risorsa per tamponare l'influenza aviaria. Come lei ben sa infatti, in un primo momento vengono utilizzati i farmaci antivirali, successivamente, una volta che il virus viene isolato, vi sarà la preparazione del vaccino, che però ha dei tempi tecnici per poter essere preparato, di circa due o tre mesi. Per queste ragioni veniva raccomandato allora nella legge l'opportunità di dotarsi di una scorta nazionale, e di equivalenti scorte regionali (così dice testualmente la legge), per poter trattare circa il 20 per cento della popolazione nella prima fase dell'epidemia.
Dal punto di vista della vigilanza veterinaria, il nostro paese può vantare sicuramente un livello di organizzazione ed una puntuale strategia di risposta operativa dei propri servizi rispetto all'eventualità di una nuova crisi di influenza aviaria. Una regolare sorveglianza nella filiera avicola, l'applicazione di misure per la biosicurezza e un attento controllo sulle importazioni sono le principali tra le attività poste in essere dallo Stato finalizzate a garantire un adeguato livello di protezione.
A tale stringenti misure di vigilanza veterinaria però, non sembra corrispondere un'eguale preparazione del nostro paese dal punto di vista della vigilanza sanitaria. Nonostante l'Organizzazione mondiale della sanità abbia a più riprese raccomandato ai singoli Governi di dotarsi nel breve periodo di una significativa copertura di farmaci antivirali, risulta che il nostro paese abbia deciso di optare per delle strategie di risposta, diciamo, più soft, in controtendenza rispetto alle indicazioni dell'Organizzazione mondiale della sanità e alle politiche di tutti paesi europei.
Ho qui una statistica dove risulta addirittura che in Francia vi sono dosi pari al 50 per cento della popolazione. Sebbene dunque, ribadisco, l'Organizzazione mondiale della sanità abbia raccomandato una copertura di antivirali intorno al 20 perPag. 61cento, risulta che oggi in Italia si riesca a garantire una copertura di poco più del 6 per cento, ci avviciniamo forse al 7 per cento. Ciò a differenza di tutti maggiori paesi europei, prima fra tutti, come detto, la Francia. Tale ritardo nell'approvvigionamento espone probabilmente (speriamo mai, naturalmente) il nostro paese al rischio di non poter disporre del dovuto stock di farmaci antivirali a fronte di un'eventuale richiesta immediata, il che rappresenta la prima barriera, diciamo, che si può frapporre nel caso di un'eventuale arrivo dell'influenza aviaria.
Se quanto riportato da noi corrisponde al vero, vorremmo sapere a che punto sia lo stato di attuazione del Piano pandemico nazionale, per poter essere un poco più tranquilli, e se il ministero ritenga che nostro paese sia adeguatamente preparato a prevenire ed eventualmente a fronteggiare l'impatto di una potenziale crisi di influenza aviaria, e ancora, se il ministro non ritenga opportuno allinearsi al più presto alle indicazioni dell'Organizzazione mondiale della sanità e innalzare quindi gli attuali livelli di copertura.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la Salute, Gian Paolo Patta, ha facoltà di rispondere.
GIAN PAOLO PATTA, Sottosegretario di Stato per la salute. Signor Presidente, in merito alla problematica rappresentata dagli onorevoli interpellanti sugli aspetti di sanità veterinaria, si comunica che è stato recentemente diramato alle regioni e alle province autonome il nuovo piano di monitoraggio per il 2007, che prevede una sorveglianza attiva (controlli seriologici modulati sull'analisi del rischio), sia sui volatili domestici, sia sui volatili selvatici, e una sorveglianza passiva, effettuata con controlli sulle specie selvatiche ritenute a rischio, trovate morte o cacciate.
Il 6 febbraio si è riunita, presso il Ministero della sanità, l'unità di crisi centrale per l'influenza aviaria, istituita con decreto ministeriale 9 gennaio 2006, per le necessarie valutazioni circa i recenti focolai di influenza aviaria riscontrati nel pollame domestico (Ungheria, Sud della Russia e Regno Unito). Alla riunione era presente, tra l'altro, il Centro di referenza nazionale di Padova, che ha riferito giornalmente sui focolai del virus H5N1 citati ed ha confermato che i circa 14 mila 200 campioni esaminati, dalla data del 1o ottobre 2005, nell'ambito del piano di sorveglianza nazionale, sono risultati tutti negativi per i virus influenzali H5 e H7 ad alta patogenicità.
In occasione della suddetta riunione, è stato stabilito di predisporre, in tempi rapidi, una nota indirizzata alle regioni e alle province autonome, che sintetizzi alcune raccomandazioni e ribadisca la priorità di mantenere elevato il livello di allerta e il rigoroso rispetto delle norme in vigore, anche in un periodo epidemiologicamente favorevole nel nostro territorio come quello attuale.
In merito a quanto richiesto nell'atto parlamentare, si ribadisce che il Piano nazionale di preparazione e risposta a una pandemia influenzale, approvato nella Conferenza Stato-regioni il 9 febbraio 2006, è stilato secondo le indicazioni dell'Organizzazione mondiale della sanità del 2005 e costituisce l'aggiornamento del precedente Piano italiano multifase per una pandemia influenzale, pubblicato nel 2002.
Il piano si sviluppa secondo le fasi pandemiche dichiarate dall'Organizzazione mondiale della sanità, prevedendo, per ogni fase e livello, obiettivi ed azioni, e rappresenta il riferimento nazionale in base al quale le regioni stanno completando la predisposizione dei piani operativi regionali.
Molte delle azioni individuate dall'Organizzazione mondiale della sanità sono già state realizzate, adeguandosi alle necessità richieste dalla situazione epidemiologica. Il piano prevede, tra le azioni chiave, come peraltro indicato dall'Organizzazione mondiale della sanità, l'acquisizione di farmaci antivirali appartenenti alla classe degli inibitori della neuraminidasi.
Il Ministero della sanità ha già provveduto all'acquisto di tali specialità medicinali sulla scorta delle indicazioni fornitePag. 62dall'Organizzazione mondiale della sanità e sulla base del parere espresso dal comitato scientifico del Centro nazionale per la prevenzione e il controllo delle malattie (CCM) e del comitato scientifico dell'Agenzia italiana del farmaco.
Al momento, l'Italia dispone di circa 40 milioni di dosi, sia prodotto pronto all'uso, sia prodotto in bulk. In conformità alle previsioni del piano, la scorta nazionale dei farmaci antivirali è in corso di dislocazione a livello periferico, su base regionale, secondo il piano di distribuzione concordato con le regioni.
Una parte della riserva nazionale di farmaci antivirali rimarrà stoccata presso il Ministero della sanità (quota di compensazione) e sarà utilizzata qualora la situazione epidemiologica lo rendesse necessario, con modalità veloci e sicure e di mobilitazione su tutto il territorio nazionale.
Si precisa che l'uso dei farmaci antivirali, sulla cui efficacia esistono, nel mondo scientifico, pareri contrastanti, può rivelarsi utile - lo si sottolinea - sempre a scopo profilattico, in presenza di primi casi o di piccoli cluster, quando ancora non è disponibile un vaccino. Proprio con tali finalità, è stata costituita la scorta di tali farmaci, per il numero di dosi già indicato.
La cautela adottata nell'acquisto di tale quantitativo è supportata da motivazioni epidemiologiche, in quanto, in fase di pandemia, fase 6, per l'OMS, la profilassi con antivirali sembra essere poco appropriata e potrebbe rivelarsi addirittura controproducente, dal momento che l'utilizzo allargato ed improprio di tali farmaci aumenterebbe il rischio di emergenza di ceppi virali resistenti, oltre al rischio di effetti collaterali.
Il Ministero della salute, pertanto, in linea con le indicazioni dell'OMS, conferma che sul territorio nazionale la vigilanza è permanente, con circa mille prelievi al mese effettuati negli ultimi cinque mesi, tutti con esito negativo; vorrei ricordare che, in Italia, nessun allevamento di polli, di volatili, è stato mai contagiato dall'H5N1. I casi ricordati dall'onorevole sono riferiti a meno di una decina di cigni selvatici nella stagione ricordata.
PRESIDENTE. L'onorevole Palumbo ha facoltà di replicare.
GIUSEPPE PALUMBO. Signor Presidente, per quanto riguarda la parte riguardante i controlli veterinari che sono stati svolti, mi ritengo abbastanza soddisfatto, anche se, come ha detto lo stesso sottosegretario Patta, il tutto si è intensificato dopo il 6 febbraio. Lei stesso, sottosegretario, ha detto che alcune regioni addirittura stanno ancora provvedendo. Vorremmo che tutte le regioni fossero più attive nel monitorare con più attenzione ed efficacia eventuali casi di rischio per evitare che si debba correre successivamente.
Ma se tutta l'organizzazione, effettivamente, sta funzionando e ha funzionato anche allora, quando si registrarono casi di aviaria (ma del resto in Italia non successe granché, lo dico con tutta sincerità), mi sorge una perplessità: lei giustamente ha detto che abbiamo 40 milioni di dosi, ma gran parte di esse è costituita solo da principio attivo. Quindi, prima che sia confezionato in dosi somministrabili di antivirale, passa del tempo; non si tratta di un mese, ma di un lungo periodo, addirittura da sei a dodici mesi, fino ad un anno. È vero, abbiamo stoccato tanti milioni di dosi di antivirale, ma quello prontamente disponibile rappresenta il 7 per cento. L'altro, come lei stesso ha detto, è in forma di principio attivo che successivamente deve essere preparato e confezionato.
Speriamo che non vi sia bisogno di fare l'antivirale e che il rischio di pandemia non si determini; tuttavia, se il ministero fosse più pressante nell'obbligare le regioni a fare la loro parte per l'acquisto di un antivirale pronto, sicuramente saremmo tutti più tranquilli e più sicuri nell'eventualità che ciò possa succedere. Finora, anche grazie alla situazione climatica, ci è andata bene; infatti, la temperatura così alta non favorisce questo rischio. Tuttavia,Pag. 63se dovessero cambiare le cose, i rischi vi sarebbero. Del resto, l'Inghilterra e l'Ungheria non sono lontanissime e ciò potrebbe succedere. Speriamo di no!
Per quanto concerne la seconda parte non mi ritengo soddisfatto, mentre sapevo di questa grande organizzazione che sicuramente è attiva.