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Si riprende la discussione.
(Ripresa dichiarazioni di voto)
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mascia. Ne ha facoltà.
GRAZIELLA MASCIA. Signor Presidente, la mozione presentata dall'opposizione parte, a mio avviso, da alcuni dati concreti e fa riferimento ad alcuni fatti di violenza realmente accaduti sulle donne. Tuttavia, l'analisi di tali fatti è il frutto di una scelta metodologica ben precisa: l'estrapolazione di episodi molto specifici di cronaca, ai quali viene attribuito un carattere generale di verità, persino quasi di attendibilità statistica, in relazione alla violenza di genere.
Ne deriva, quindi, una lettura evidentemente forzata, che tende a strumentalizzare tali fatti - condannabili, ma parziali -, per costruire o rafforzare attorno ad essi la prova inconfutabile del carattere intrinsecamente retrogrado ed oppressivo dell'Islam. Già il titolo della prima mozione che è stata presentata era in se stesso un punto di arrivo che tradiva le intenzioni dichiarate nel dispositivo e che rendeva evidente il bersaglio, ossia l'Islam, attraverso la criminalizzazione di un intero corpo religioso, passando tramite la presa in prestito o come pretesto della condizione femminile nel mondo musulmano.
Risulta innegabile che esista una violenza di matrice religiosa, spesso legittimata da alcuni Stati. Tuttavia, il problema della violenza sulle donne e il presunto carattere giustificatore o, addirittura, istigatore dell'Islam non possono in alcun modo essere messi in relazione.
Dunque, in primo luogo, l'Islam non è un blocco monolitico e statico, sempre e ovunque uguale a se stesso. Non lo è nella concezione del rapporto fra religione e Stato; non lo è nella pratica delle relazioni uomo-donna. Sono innegabili i livelli di subordinazione e violenza nei confronti delle donne in vari paesi musulmani e, Pag. 26molto spesso, a questa oppressione viene data una giustificazione religiosa, anche se molte pratiche sono preesistenti all'islamizzazione di molti popoli e vanno affrontate e combattute per quelle che sono. Tuttavia, considerare tali deviazioni come prerogative dell'intero universo musulmano è un'operazione indebita, perché parte da una visione gerarchica, eurocentrica e, soprattutto, molto parziale, basata su un'idea di superiorità non solo economica, ma anche culturale, etica e religiosa da parte dell'Occidente.
La questione della violenza sulle donne è determinata da relazioni di potere. La sovrastruttura ideologica patriarcale si è servita delle istituzioni sociali (la religione, il sistema educativo, il quadro normativo generale e i mass-media) per fondare e assicurare la subordinazione delle donne nelle relazioni di potere familiari, economiche e sociali. Soltanto una visione culturalista attribuisce alle culture e alle religioni le cause dei fatti di cronaca, condannabili da ogni punto di vista.
Per rispetto, preferisco non parlare della morte della ragazza pakistana, perché tutto è un po' grottesco, e vorrei, invece, citare tre fatti di cronaca, che hanno visto vittime delle donne e tutte si riferiscono al mese di maggio del 2005. Naturalmente, non uso i nomi veri: Anna Rosa è stata trovata morta, con la gola squarciata, nel centro storico genovese; Adele è stata trovata decapitata nei pressi di una stazione di servizio di Roma (minacciata più volte dall'ex marito, aveva presentato denunce, senza risultati); Nancy è stata strangolata e seppellita viva dall'amante in provincia di Venezia, dopo una lite in auto (vent'anni).
Che dire, quale cultura e quale religione hanno ispirato questi «bravi ragazzi» a togliere la vita a queste loro donne? Perché ognuna di queste donne italiane non ha avuto la stessa attenzione rivolta alla giovane donna pakistana che ha fatto la stessa loro fine?
In secondo luogo, la violenza contro le donne è trasversale. Avremmo potuto convenire con qualche proposta se i fatti, la realtà, l'incidenza di quanto denunciato riguardassero soltanto, anche prioritariamente, il gruppo incriminato, ma le fredde statistiche degli istituti di ricerca ci dicono altrimenti. Lo stesso studio «Combattere la violenza contro le donne», pubblicato nel 2006 a cura del Consiglio d'Europa, ci ha mostrato un panorama ben diverso: il 45 per cento delle donne europee è o è stato vittima di violenza fisica o psicologica e gli autori, per la maggior parte, sono uomini legati alla sfera familiare della vittima; in Europa la violenza subita rappresenta la prima causa di morte delle donne di età compresa fra i 16 e i 50 anni (l'Italia si colloca nella media europea).
I numerosi fatti di cronaca che rivelano la normalità quotidiana della violenza contro le mogli, le fidanzate, le amiche, le vicine di casa, così come i recenti casi di abusi sulle donne compiuti da ragazzi minorenni ci impongono con urgenza una riflessione sul tema della crescente disposizione alla violenza, presente nelle giovani generazioni, e sulla diffusa permanenza di nuove forme patriarcali dentro la crisi di identità e di certezza dei maschi adulti italiani. Dunque, non si può cercare nella religione, in nessuna religione più delle altre, la causa di un problema che riguarda tutte le società e colpisce trasversalmente ogni gruppo sociale, indipendentemente dalla classe sociale e dal luogo di origine e dal livello di istruzione. Cercare di individuare un solo gruppo come attore o responsabile di questa drammatica realtà ci fa quindi perdere di vista le dimensioni reali del problema che colpisce tutta la società perché ogni donna picchiata, maltrattata, umiliata è o dovrebbe essere una ferita per l'intera collettività.
Quel ricorso selettivo all'etica nell'analisi della società italiana e nella violenza di genere costruisce una cortina di fumo, impedisce di vedere quello che c'è veramente dietro. L'ultimo rapporto Eures, il centro di ricerca economico e sociale che ogni anno pubblica in collaborazione con l'Ansa un'indagine sugli omicidi volontari in Italia, non soltanto ci ricorda la tremenda realtà delle violenze all'interno delle famiglie italiane, ma documenta che i dati sulle violenze contro le donne immigrate Pag. 27sono esattamente sovrapponibili a quelli delle violenze contro le donne italiane: il 70 per cento delle vittime sono donne sia nelle famiglie italiane sia nelle famiglie immigrate; l'88 per cento degli autori, in ambedue i casi, sono uomini.
Non regge proprio l'analisi delle brave ragazze occidentali emancipate che salvano dalle barbarie le povere donne soggiogate di un'inferiore civiltà. In materia di violenza non abbiamo un pulpito né alto, né robusto (lo si può dire in materia di diritti sociali e politici, qualora si ragioni in funzione di eventuali graduatorie).
Per combattere la violenza e la subalternità delle donne occorre un'alleanza trasversale, quanto è trasversale il fenomeno, senza gerarchie e senza che nessuno salga in cattedra e dia lezioni. Riguarda tutte le società, e insieme lo possiamo affrontare. Occorre un salto di qualità per la maturazione di una nuova e più ampia consapevolezza della dimensione non soltanto politica ma anche soprattutto culturale e sociale del problema. Occorre, quindi, una legge con un carattere integrale, non basato soltanto sulla repressione ma anche sulla prevenzione e sul lavoro culturale integrale, che tocchi tutte le sfere della vita, della società e delle istituzioni.
La liberazione delle donne da ogni forma di violenza e di subalternità passa necessariamente attraverso la loro autodeterminazione. Nessuna pretesa di imporre comportamenti, da parte di Stato, dal legislatore; nessuna pretesa di voler decidere noi, donne occidentali, quello di cui le donne immigrate avrebbero bisogno, considerandole, noi stesse, cittadine di serie B. Le misure in favore delle donne immigrate vanno orientate a colmare il gap fra chi gode di pieni diritti di cittadinanza e chi è doppiamente esclusa: esclusa a causa della propria condizione di migrante ed esclusa dalle eventuali condizioni di subalternità individuale.
In conclusione, preannuncio il voto a favore sulla nostra mozione e sulle altre che si ispirano a questi principi. Voteremo, invece, contro la mozione presentata dall'opposizione (Applausi dei deputati dei gruppi Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Garnero Santanchè. Ne ha facoltà.
DANIELA GARNERO SANTANCHÈ. Signor Presidente, oggi il Parlamento ha perso - sta perdendo - una grande occasione su un tema che doveva essere condiviso trasversalmente. Oggi, la mozione che stiamo discutendo riguarda la violenza delle libertà individuali delle donne in nome di precetti religiosi. Ho ascoltato molti interventi che nulla hanno a che fare con il tema di questa mozione e rimango anche esterrefatta per come si voglia fare di tutta l'erba un fascio. Non stiamo parlando della violenza delle donne in generale, stiamo parlando di violenze sulle donne per precetti religiosi: ciò su cui siamo chiamati a discutere è un'altra storia.
Capisco - soprattutto, capiscono le italiane e gli italiani - questo politically correct, questo buonismo che impregna, anche, forse, trasversalmente, i membri di questo Parlamento, tuttavia, non credo di potere essere smentita dai fatti. Basta infatti aprire i giornali di oggi per leggere che in Pakistan è stato sgozzato un ministro donna per questioni religiose, che in Cisgiordania è stata ammazzata una ragazza per precetti religiosi.
Allora, di che cosa stiamo discutendo? Vogliamo aprire gli occhi? Vogliamo capire come vivono le donne musulmane immigrate nel nostro Paese? Vogliamo capire che, tutti i giorni, per precetti religiosi, le donne vengono sottomesse dal loro clan maschile?
Capisco - perché ero al funerale di Hina Salem - la giovane donna pakistana uccisa dal clan maschile perché non era una buona musulmana: Capisco il disinteresse che nutre la maggioranza di questo Parlamento quando, pur avendo un Governo con il più nutrito numero di sottosegretari e ministri, non è stato mandato un rappresentante del medesimo a quei Pag. 28funerali, dove quella giovane donna è morta in quel modo e doveva diventare il simbolo dell'integrazione: capisco che non c'è un grande interesse.
Tuttavia, non riesco a capire come mai siate contro la nostra mozione, che è stata firmata dalla Lega, dall'UDC, da Forza Italia, da Alleanza Nazionale per dimostrare il nostro comune sentire su queste tematiche, che veramente ci interessano, al di là delle bandiere ideologiche e delle difese di qualcuno che, in questo momento, non avrebbe bisogno di essere difeso.
Chiedo ancora una riflessione sulla nostra mozione perché, veramente, mettiamo al centro dei nostri interessi la difesa delle donne musulmane nel nostro paese. Lo facciamo con forza, con determinazione, perché (tutti giorni ciò che pensiamo è accreditato da episodi di violenza che succedono a queste donne) riteniamo che non bisogna coprirsi gli occhi, generalizzare, pensare ad altro. Dobbiamo, invece, essere concentrati sul fatto che, ormai, nel nostro Paese, nella nostra nazione vi sono califfati che si sottraggono alla nostra giurisdizione: questo è il punto di cui non ci rendiamo conto! Non riusciamo più a far applicare le nostre leggi nemmeno per difendere le donne musulmane nel nostro Paese!
Allora, mi dispiace che il Parlamento, oggi, perda quest'occasione, un'occasione che doveva vederci tutti uniti. Stiamo parlando di un problema grave che, ogni giorno, aumenta di più.
Non ci possiamo neanche farci incantare dalle parole di alcuni di voi. Ci vorreste convincere che il problema non sia questo, solo per spostare, invece, l'attenzione: non ci sto!
Non ci sto a spostare l'attenzione, non ci sto a farmi portare su altri binari. Ritengo che il punto centrale sia questo: ogni minuto, ogni giorno, nel nostro Paese, facciamo finta di non vedere quello che sta succedendo. Questa è la sfida dei prossimi anni. È una sfida cui non ci possiamo sottrarre, rispetto alla quale non possiamo essere impreparati. Vediamo ciò che sta accadendo nel resto del mondo.
Da questo punto di vista abbiamo un privilegio, abbiamo già visto in quei paesi che hanno percorso la strada che oggi voi ci volete indicare il fallimento totale sulla politica dell'immigrazione. Allora forse abbiamo ancora il tempo per riprenderci da tutto questo, per capire, in quei paesi che predicavano quello che voi oggi state predicando, la fine che hanno fatto fare alle donne e la fine che hanno fatto fare in una sfida: parlo così perché ho fede nell'Islam, ho fede nei musulmani, ma non posso averla per un Governo e per una maggioranza che molte volte non condanna con tutti i mezzi a disposizione le prese di posizione della Consulta islamica, ad esempio, sulla poligamia. Vorrei vedere un documento trasversale, che la condanni senza «se» e senza «ma»; invece, purtroppo, non è così.
Ho ancora ben presente, quando in questo Parlamento fu esaminata la proposta di legge per inasprire le pene sull'infibulazione, alcune donne della sinistra come si espressero e come votarono. Lo dico con rammarico, perché, come ho già fatto capire dalle mie parole in precedenza, credo che dovremmo abbandonare questa politically correct, questo finto buonismo, questa finta solidarietà; dovremmo smettere di portare avanti questioni che non c'entrano con la violenza che le donne islamiche subiscono ogni giorno per precetti religiosi, e non fare finta che il problema non esista ma metterci tutti insieme per affrontarlo veramente.
Oggi il Parlamento ha perso una grande occasione. Credo che non accadrà nulla e trovo grave il fatto che il Governo non abbia accettato la nostra mozione, perché sarebbe bastato leggere i dispositivi e le nostre richieste che andavano nel senso della difesa delle donne musulmane nel nostro Paese.
Avete fatto come sempre: non ascoltate, state andando avanti per una strada che è molto pericolosa e penso che presto gli italiani lo capiranno molto bene (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale, Forza Italia, UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e Lega Nord Padania)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paoletti Tangheroni. Ne ha facoltà.
PATRIZIA PAOLETTI TANGHERONI. Intervengo a titolo personale, Presidente, per rispondere al collega Khaled Fouad Allam su due punti.
Come prima cosa, vorrei dire che anche noi, sprovveduti del centrodestra, sospettiamo che vi sia un fermento da parte delle donne islamiche nel loro paese, ma non è di questo che si tratta; si tratta bensì delle donne islamiche nel nostro paese, nei confronti delle quali abbiamo sentito di esprimere anche in questo modo la nostra solidarietà e di impegnare in tal senso il Governo.
In secondo luogo, in questa gara di lezioni su che cosa debba essere l'integrazione culturale per noi sprovveduti del centrodestra, vorrei dire che integrazione vuol dire innanzitutto condividere principi e valori comuni, sui quali ci si può e ci si deve integrare. La mozione in questione non vuole fare altro che ribadire quelli che sono i valori e i principi irrinunciabili per noi, soprattutto per quanto riguarda le donne [Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale, UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)].
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Amici. Ne ha facoltà.
SESA AMICI. Presidente, non vi è dubbio che le mozioni che sono state oggetto di discussione in quest'aula hanno avuto un merito: quello di avviare un tema difficile e complesso con punti di vista anche molto diversi.
Quindi, io non tacerò e non darò conto della discussione che imputa al centrosinistra la mancanza di coraggio nel parlare dell'Islam e delle questioni che riguardano le violenze sulle donne musulmane, perché non di coraggio si tratta, ma di capire sul serio come vogliamo affrontare la questione.
Le mozioni hanno avuto, dunque, il merito di squarciare il velo intorno al tema della violenza e quelle del centrosinistra hanno teso ad allargare il tema, perché le questioni della violenza, della negazione dei diritti e della discriminazione sulle donne musulmane non portano il segno di una parzialità di tipo religioso, ma assumono fortemente un elemento di natura culturale e politica. Questo merito lo abbiamo avuto fuori dalle cronache, pur dolorose, che hanno segnato negli scorsi mesi le notizie riportate dai giornali. E ciò avrebbe dovuto portare questa Assemblea e questo Parlamento ad una discussione nella quale il «noi» e il «voi» non fossero così assordanti.
Credo che la violenza contro le donne - l'hanno ripetuto molte colleghe - abbia rappresentato, da sempre, lo strumento più odioso per affermare e decidere i rapporti di potere all'interno dei generi, ma anche per costruire i rapporti sociali e politici. Proprio all'interno di questa dinamica, il percorso di libertà femminile ha determinato, invece, un processo che, a partire dalla consapevolezza della propria identità, della soggettività, dell'essere individuo delle donne, ha teso sempre più a testimoniare che lo scarto con una maggiore libertà femminile significava riprodurre il tema della violenza e del dominio sul corpo femminile. Anzi, io credo che proprio il tentativo di questi mesi e le cronache che ci parlano di una violenza che aumenta testimonino proprio questo crinale: più va avanti la consapevolezza di un percorso di libertà femminile, più si tenta di rimettere ordine al disordine simbolico rappresentato proprio da quel percorso di libertà femminile.
È per questo che io credo sia stato giusto chiedere al Governo, oggi, proprio in vista dell'Anno europeo delle pari opportunità, insieme al tema della violenza, che fossero affrontati tutti quei molteplici elementi che vanno sotto il titolo di discriminazione della capacità vera di assolvere ad una funzione paritaria fra uomini e donne. Era questo l'obiettivo delle mozioni, Pag. 30proprio perché non vogliamo isolare la violenza, sapendo che questa è un dato di tutto rilievo nella sua unitarietà.
Le mozioni presentate dalle colleghe dell'opposizione hanno teso, invece, a porre una questione alla quale guardiamo con grande rispetto ed interesse e che siamo seriamente impegnate ad affrontare, assumendo un punto di vista che non è quello assoluto di chi pensa di avere, sempre e comunque, la verità in tasca. Cos'è questo assoluto? È il non voler riconoscere che, a partire dagli anni Ottanta, abbiamo assistito ad una deprivatizzazione dell'uso della religione: la religione ha sempre assunto, ed assumerà sempre di più, uno spazio pubblico, che serve a ridefinire i contorni del rapporto tra pubblico e privato, tra i diritti e gli ordinamenti, tra la concezione del proprio essere ed i precetti religiosi.
E a noi sembra molto strano che si possa parlare della violenza e della discriminazione sulla base dei precetti religiosi. A questo proposito, vorrei rispondere con grande serenità alla collega Lussana. Poiché l'idea di precetto religioso, richiamata nel titolo della mozione, non attiene più, per gran parte delle persone, semplicemente alla sfera privata, ma rappresenta un tratto della propria identità, a quel precetto non si può rispondere con l'assolutezza dei valori di tipo occidentale. Non è buonismo: è semplicemente il riconoscimento di una funzione laica della concezione della politica ed anche del rispetto nei rapporti con la libertà religiosa.
La verità è che nella questione si assumono due elementi. Il primo: la presenza delle donne straniere (in particolare, le donne musulmane, ma non solo) nel nostro paese impone alla politica, al Governo, ed anche all'uso di una laicità al di là della sua norma giuridica di essere sempre più uno strumento flessibile che si adatta alle condizioni che storicamente si determinano e che deve saper armonizzare i propri ordinamenti con gli ordinamenti - come dire? - del fare e del continuo divenire di questa idea della laicità e della norma giuridica. Non c'è dubbio, però, che queste donne che vengono in Italia, di fronte al fatto di essere, già in quel momento, discriminate - esse trovano le difficoltà di un processo di integrazione che ben altri strumenti dovrebbe avere -, tendono, di fatto, ad assumere la comunità come l'unico elemento che le rafforza, che le protegge: quasi il prevalere della comunità rispetto all'idea del diritto della persona e della sua incolumità!
Ecco perché ci è parso che, pure accanto ad alcuni elementi propositivi ed importanti contenuti nella mozione, riguardanti gli strumenti più attivi di una funzione di politiche pubbliche a sostegno di questi elementi, le premesse, il contesto e la motivazione dalla quale si è partiti non soltanto non siano convincenti, ma rischino paradossalmente di produrre non un elemento di apertura, ma un irrigidimento delle verità cosiddette assolute.
Del resto, l'identità ed anche la laicità sono concetti che dobbiamo saper manovrare con grande duttilità. Le identità, quando si racchiudono, si restringono e si proteggono, non producono nulla di buono, ma solo il fondamentalismo e l'elemento del fanatismo ed anche quando la laicità non assume, al proprio interno, il valore dell'efficacia della funzione pubblica e della concezione dello Stato, noi corriamo il rischio di avere solo una condotta agevolatoria della laicità.
Ecco perché credo che, di fronte a tali questioni, ad una complessità che sempre più ci chiamerà a fronteggiare le sfide che provengono da un mondo globalizzato, il rapporto tra le condizioni, i diritti e le libertà femminili che riguardano tutti, indipendentemente dall'etnia e dalla religione devono diventare tema centrale su cui ridefinire il confine della funzione propria di uno Stato laico. Non c'è solo il rispetto del nostro ordinamento giuridico, ma c'è anche la capacità di trovare insieme, proprio con queste donne, la capacità concreta di avviare un percorso di emancipazione e libertà.
Vedete, care colleghe e cari colleghi, è proprio di questa mattina la notizia - a testimonianza che nulla, mai, è dato per Pag. 31scontato, che, in qualsiasi parte del mondo, anche la condizione stessa di chi vuole essere donna immigrata, ma fedele musulmana, oggi pone a loro stesse elementi che riguardano la propria capacità e consapevolezza dell'essere donne ed individui - dell'uccisione di un ministro pakistano da parte di un fanatico il quale, con quell'assassinio, ha ottenuto due grandi obiettivi: colpire ancora una volta l'identità femminile e la libertà, ma anche l'idea dell'affermazione che il precetto religioso possa avere il prevalere sulla concezione della personalità e della soggettività. È un grande tema complesso, non riconducibile all'interno di una discussione che tenga, ancora volta, a fare del «noi» e del «voi» l'unico elemento di discrimine politico.
Questi sono i motivi per i quali in questa discussione avremmo voluto svolgere una riflessione più pacata e serena, senza aver paura di pronunciare la parola Islam, per trovare al suo interno e nel rispetto di quella civiltà, le strade consapevoli di autonomia, di indipendenza e di libertà delle donne, perché solo attraverso quell'idea di libertà e di consapevolezza si può aprire un dialogo che non è fatto della cultura dell'assimilazione.
Questo è il tema vero con il quale vorremo confrontarci e sarà il tema della discussione sulla legge della libertà religiosa che proprio per questo, di fronte alla nuova funzione pubblica, chiede oggi allo Stato di avere un atteggiamento completamente diverso, anche nella definizione delle proprie politiche pubbliche.
Voteremo con convinzione le mozioni del centrosinistra, precisando che, proprio in questa discussione, ci sarebbe piaciuta una premessa forse meno ideologizzata e meno enfatica, nel tentativo di risolvere questioni che, invece, per il modo in cui si affrontano, corrono il rischio di determinare l'incomunicabilità e l'impossibilità del dialogo. È per questo che, pur apprezzando, in maniera convinta, una serie di questioni, esprimeremo, in maniera altrettanto convinta, un voto contrario sulla mozione presentata dalla Casa delle Libertà (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.
Prima di passare ai voti, avverto che vi sono due richieste di votazione per parti separate, una avanzata dall'onorevole D'Elia e l'altra dall'onorevole Lussana.
SERGIO D'ELIA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
SERGIO D'ELIA. Signor Presidente, intervengo proprio per chiedere la votazione per parti separate della mozione a prima firma della collega Lussana e per spiegarne brevemente le ragioni. È una richiesta del gruppo de La Rosa nel Pugno, condivisa anche dal gruppo dell'Italia dei Valori, che ha presentato una mozione a prima firma della collega Mura. La richiesta riguarda un primo voto separato tra le premesse e il dispositivo e, successivamente, un voto separato fra i primi quattro capoversi della parte dispositiva della mozione Lussana e gli ultimi due, il quinto e il sesto.
Credo che sia possibile, anzi, auspicabile, su questioni così importanti, come quella di cui stiamo discutendo, ovvero la violazione delle libertà individuali della donna in nome di precetti religiosi, trovare delle convergenze all'interno di quest'aula tra maggioranza e opposizione.
Noi voteremo contro le premesse, voteremo a favore dei primi quattro punti del dispositivo e voteremo contro gli ultimi due. In particolare, in ordine al quinto capoverso ricordo che è stato bocciato l'emendamento Turco, che in qualche modo temperava un'espressione che può avere dei connotati discriminatori nei confronti dell'Islam, in quanto esprime un pregiudizio ideologico-culturale anti-islamico. Sul sesto punto del dispositivo avevamo dei dubbi sul nostro comportamento di voto, ma abbiamo deciso di votare contro perché anche questo capoverso si presta ad interpretazioni, da parte dell'autorità Pag. 32politica, che possono comportare una esclusione dalla Consulta islamica di organizzazioni islamiche. Si fa riferimento a comportamenti; ebbene, noi sappiamo che se questi comportamenti configurano dei reati possono esservi delle esclusioni a ragione, ma non è detto che i semplici comportamenti riguardanti una condotta personale possano essere tali da precludere la partecipazione alla Consulta islamica di organizzazioni islamiche.
Per tali ragioni chiediamo, dopo aver annunciato come voteremo sui singoli punti, il voto per parti separate della mozione Lussana n. 1-00104.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Lussana. Ne ha facoltà.
CAROLINA LUSSANA. Presidente, la nostra richiesta riguarda la votazione per parti separate della mozione presentata dal collega Cioffi. Chiediamo un voto per parti separate fra le premesse e gli impegni contenuti nella parte dispositiva. Anche io vorrei motivare brevemente questa scelta a nome di tutti i gruppi della Casa delle libertà. Al di là delle parole che abbiamo ascoltato, è chiaro che su questo tema l'Unione sceglie di adottare la strada del voto politico. Abbiamo visto, nonostante la disponibilità manifestata, magari sottobanco, da parte di alcuni colleghi e di alcuni gruppi come vi sia stata poi la «blindatura» politica.
Su un tema del genere decidete di non condividere alcuni impegni presenti nella nostra mozione, che sono invece di assoluta ragionevolezza. Pertanto, chiediamo comunque la votazione per parti separate non comprendendo - lo dico alle colleghe dell'Unione intervenute e alla rappresentante del Governo - come possiate dire di no alla nostra mozione e poi votare sì alle premesse della mozione Cioffi, che invece noi condividiamo, dove espressamente si parla di violenze nei confronti delle donne islamiche, dove espressamente, onorevole Mascia, non credo in maniera strumentale, si citano i casi di Hina, di Khaur, di Maha. Si tratta degli stessi casi citati dalle nostre mozioni. Nella mozione Cioffi, come anche nella nostra, si dice espressamente che nella Consulta islamica non vi è stata alcuna condanna di questi gravi episodi nei confronti delle donne e si riprende il caso dell'iman Ghoneim che a Verona ha detto che le donne sono come delle capre e possono essere picchiate.
Questa è la vostra ipocrisia! Votatevi la vostra mozione! Io ribadisco che la Casa delle libertà voterà a favore della mozione Cioffi nelle premesse e noi come Lega ci asterremo sul dispositivo. Voteremo «no» a tutte le vostre altre mozioni perché avete scelto la contrapposizione politica e su quella strada andrete da soli. Vedremo poi gli altri baratti che vi saranno quando parleremo di altre questioni eticamente sensibili come i Dico, perché forse qui, sulla pelle delle donne musulmane state cercando convergenze che riguardano temi a voi molto più cari (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania, Forza Italia e Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il rappresentante del Governo, sottosegretario Linguiti. Ne ha facoltà.
DONATELLA LINGUITI, Sottosegretario di Stato per i diritti e per le pari opportunità. Presidente, onorevole deputati, vorrei esprimere il parere del Governo sulle due richieste di votazioni per parti separate. Ovviamente, per quanto già detto, ribadisco il parere contrario sulla mozione Lussana per quanto riguarda le premesse ed anche i capoversi cinque e sei del dispositivo.
Voglio ricordare soltanto un aspetto, con riferimento in particolare al sesto capoverso: in nessun organismo facente capo al Governo, rappresentato dallo stesso ministro dell'interno, possono essere presenti organizzazioni di rappresentanza che pongano in essere comportamenti contrari ai principi dell'ordinamento giuridico italiano in generale e alla dignità della condizione delle donne, anche non comunitarie. Inoltre, come già detto anche in questo caso, con riferimento alle onlus - e l'UCOII è appunto una onlus -, l'agenzia per le organizzazioni non lucrative che Pag. 33opera sotto la vigilanza del Presidente del Consiglio dei ministri esercita poteri di indirizzo, promozione, vigilanza e ispezione. Pertanto - come dicevo -, sul quinto e sesto capoverso esprimiamo parere contrario, perché strumentalmente farebbero presupporre che questo Governo disattenda le proprie stesse disposizioni.
Per quanto riguarda invece il primo capoverso del dispositivo, il testo può essere accolto ad eccezione delle parole «extracomunitarie presenti in Italia», in quanto il Consiglio di ministri - in particolare su proposta di diversi ministeri - ha già presentato un disegno di legge contro la violenza nei confronti delle donne, nel quale non distingue tra donne italiane e donne non native. Dal nostro punto di vista, tutte le iniziative a tutela dei diritti e del rispetto delle donne non possono che essere rivolte a tutte le donne presenti nel nostro territorio.
Si accolgono invece il secondo e il terzo capoverso, intendendo il terzo capoverso nello spirito - pur se così non è scritto - del potenziamento del numero di telefono multilingue già esistente. Come già detto, ne esistono addirittura due. Quindi, possiamo accogliere il testo, nello spirito del potenziamento di questi due numeri telefonici che sono a disposizione di tutte le donne vittime di violenza o di discriminazioni.
PRESIDENTE. Sottosegretario, le chiedo scusa. Relativamente al parere da lei espresso sulla mozione Lussana ed altri n. 1-00104, lei ha detto che il parere del Governo è contrario sulla premessa. Rispetto ai capoversi primo, secondo e terzo, ha chiesto una riformulazione?
DONATELLA LINGUITI, Sottosegretario di Stato per i diritti e per le pari opportunità. Sì, signor Presidente, nel senso che nel primo capoverso dovrebbero essere eliminate le parole «extracomunitarie presenti in Italia» e nel terzo capoverso si dovrebbe sostituire la parola «istituire» con la parola «potenziare» perché il numero telefonico esiste già.
PRESIDENTE. Onorevole Lussana, accoglie le riformulazioni proposte dal Governo?
CAROLINA LUSSANA. Signor Presidente, accogliamo la riformulazione per quanto riguarda il terzo capoverso, visto che si tratta di una misura già in essere. Per quanto riguarda, invece, la riformulazione in merito alle donne extracomunitarie presenti in Italia, questo è secondo noi un elemento edificante della mozione perché riteniamo che programmi di educazione - mi sembra che durante l'esame della finanziaria sia stato approvato un emendamento che andava in quella direzione, presentato dall'onorevole Santanchè - devono essere rivolti in modo mirato alle donne islamiche extracomunitarie, per fornire gli strumenti giuridici ed educativi che consentano loro di sottrarsi a questo tipo di violazione o a limitazioni della libertà individuale.
Signora sottosegretaria, c'è non un'intenzione razzista o discriminatoria ma un ausilio in più per queste donne che sicuramente vivono una condizione culturale diversa rispetto alle donne italiane. E dobbiamo avere il coraggio di dirlo e denunciarlo.
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Lussana.
Sottosegretario, l'onorevole Lussana ha accolto una parte della sua richiesta di riformulazione. Il parere del Governo sul primo capoverso è da intendersi favorevole o contrario?
DONATELLA LINGUITI, Sottosegretario di Stato per i diritti e per le pari opportunità. Signor Presidente, ripeto che, per quanto riguarda il primo capoverso che parla di iniziative volte a tutelare e garantire nel territorio nazionale il rispetto dei diritti umani e civili delle donne, per noi è imprescindibile che tali iniziative siano rivolte a tutte le donne, perché i diritti e la tutela delle donne devono riguardare tutte e non soltanto una parte di esse. Come ho già detto - e forse l'onorevole Lussana non ha mi ha ascoltato Pag. 34bene -, gli argomenti da lei esposti riguardano il secondo capoverso, sul quale abbiamo espresso parere favorevole. Sul primo capoverso per noi rimane fondamentale non restringere il campo d'azione, tenendo presente che abbiamo già presentato un disegno di legge in questo senso.
PRESIDENTE. Signor sottosegretario, poiché l'onorevole Lussana ha compreso la richiesta del Governo ed ha scelto di non accoglierla, il parere del Governo sul primo capoverso è da intendersi contrario?
DONATELLA LINGUITI, Sottosegretario di Stato per i diritti e per le pari opportunità. Sì.
PRESIDENTE. Quindi, c'è un'implicita ed ulteriore richiesta di votazione per parti separate, nella misura in cui sussiste un parere contrario sul primo capoverso ed uno favorevole sul secondo e terzo capoverso?
DONATELLA LINGUITI, Sottosegretario di Stato per i diritti e per le pari opportunità. Sì, esatto.
ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, vorrei semplicemente capire se sulla mozione Lussana ed altri n. 1-00104 siamo chiamati a votare secondo la suddivisione della stessa in tre parti: la prima parte riguardante le motivazioni, la seconda i primi quattro capoversi del dispositivo e la terza il quinto e il sesto punto del dispositivo.
Poiché mi pare di capire che sulla seconda parte su cui saremo chiamati a votare il Governo abbia espresso nei confronti delle proposte formulate alla collega Lussana motivazioni differenti di accoglimento o meno, chiedo comunque di verificare se non sia possibile egualmente procedere ad una votazione in blocco della parte dell'impegno, sapendo che sussiste anche la facoltà del Governo di rimettersi all'Assemblea.
PRESIDENTE. Onorevole Quartiani, se nessuno chiede la votazione per parti separate, si può anche votare «in blocco».
CAROLINA LUSSANA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CAROLINA LUSSANA. Signor Presidente, la ringrazio anche per aver ricordato alla signora sottosegretario che avevo ben compreso il significato del suo intervento, tant'è che ho accolto la riformulazione in merito al potenziamento, mentre ho spiegato le ragioni per cui riteniamo importante che questi programmi siano rivolti in modo particolare alle donne extracomunitarie, per non rientrare in quell' «annacquamento» generale con cui avete voluto svilire il significato originario della nostra mozione.
Quindi, a questo punto, rifiutiamo la richiesta dell'onorevole Quartiani di votare in blocco il dispositivo, ma vogliamo votare per parti separate ogni singolo capoverso.
PRESIDENTE. Onorevole Lussana, credo che potremmo mettere ai voti la premessa come prima votazione; il primo capoverso del dispositivo, sul quale il Governo esprime parere contrario, come seconda votazione; il secondo e il terzo capoverso del dispositivo, sui quali il Governo esprime parere favorevole, come terza votazione; il quinto e il sesto capoverso del dispositivo, sui quali il Governo esprime parere contrario, come quarta votazione.
ANTONIO LEONE. Votiamola parola per parola, signor Presidente!
PRESIDENTE. La ringrazio per il contributo, onorevole.
Pag. 35DONATELLA LINGUITI, Sottosegretario di Stato per i diritti e per le pari opportunità. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DONATELLA LINGUITI, Sottosegretario di Stato per i diritti e per le pari opportunità. Signor Presidente, volevo precisare che, come è stato già detto, il Governo si rimette all'aula.
PRESIDENTE. Le chiedo scusa, signor sottosegretario, il Governo ha già espresso dei pareri...
DONATELLA LINGUITI, Sottosegretario di Stato per i diritti e per le pari opportunità. Mi riferivo alle proposte sulle modalità di votazione.
PRESIDENTE. Sta bene.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale.
(Votazioni)
PRESIDENTE. Dobbiamo ora procedere alla votazione della mozione Mura ed altri n. 1-00095.
Avverto che, ove venisse approvata la mozione Mura ed altri n. 1-00095, il terzo capoverso del dispositivo della stessa assorbirebbe il quarto capoverso del dispositivo della mozione Lussana ed altri n. 1-00104.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Mura ed altri n. 1-00095, accettata dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 496
Votanti 493
Astenuti 3
Maggioranza 247
Hanno votato sì 260
Hanno votato no 233).
Prendo atto che i deputati Casini e Piro non sono riusciti a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Sereni ed altri n. 1-00096, accettata dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 497
Votanti 493
Astenuti 4
Maggioranza 247
Hanno votato sì 256
Hanno votato no 237).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Balducci ed altri n. 1-00098, accettata dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 502
Votanti 499
Astenuti 3
Maggioranza 250
Hanno votato sì 260
Hanno votato no 239).
Passiamo alla mozione Cioffi ed altri n. 1-00102.
Avverto che ne è stata richiesta la votazione per parti separate, nel senso di votare la parte motiva separatamente dal dispositivo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla parte motiva della mozione Cioffi ed altri n. 1-00102, accettata dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 495
Votanti 447
Astenuti 48
Maggioranza 224
Hanno votato sì 418
Hanno votato no 29).
Prendo atto che il deputato Vacca non è riuscito a votare ed avrebbe voluto astenersi.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul dispositivo della mozione Cioffi ed altri n. 1-00102, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 498
Votanti 271
Astenuti 227
Maggioranza 136
Hanno votato sì 270
Hanno votato no 1).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Frias ed altri n. 1-00103, accettata dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 503
Votanti 500
Astenuti 3
Maggioranza 251
Hanno votato sì 258
Hanno votato no 242).
Passiamo alla mozione Lussana ed altri n. 1-00104.
Avverto che il quarto capoverso del dispositivo di tale mozione risulta assorbito dal terzo capoverso del dispositivo della mozione Mura ed altri n. 1-00095.
Avverto altresì che è stata richiesta la votazione per parti separate della mozione Lussana ed altri n. 1-00104, nel senso di votare distintamente: la parte motiva della mozione; il primo capoverso del dispositivo; il secondo ed il terzo capoverso, nel testo riformulato, del dispositivo; ed infine il quinto ed il sesto capoverso del dispositivo.
Passiamo ai voti
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Lussana ed altri n. 1-00104, limitatamente alla parte motiva, non accettata dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 500
Votanti 496
Astenuti 4
Maggioranza 249
Hanno votato sì 245
Hanno votato no 251).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Lussana ed altri n. 1-00104, limitatamente al primo capoverso del dispositivo, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni - Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale, UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e Lega Nord Padania).
(Presenti 504
Votanti 499Pag. 37
Astenuti 5
Maggioranza 250
Hanno votato sì 259
Hanno votato no 240).
Prendo atto che la deputata Sasso si è erroneamente astenuta mentre avrebbe voluto esprimere un voto contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Lussana ed altri n. 1-00104, limitatamente al secondo ed al terzo capoverso, nel testo riformulato, del dispositivo, accettati dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 502
Votanti 477
Astenuti 25
Maggioranza 239
Hanno votato sì 471
Hanno votato no 6).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Lussana ed altri n. 1-00104, limitatamente al quinto ed al sesto capoverso del dispositivo, non accettati dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 498
Votanti 497
Astenuti 1
Maggioranza 249
Hanno votato sì 240
Hanno votato no 257).
Prendo atto che il deputato Piro non è riuscito ad esprimere il proprio voto.