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Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il ministro dei trasporti, il ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, il ministro per le politiche per la famiglia, il ministro delle infrastrutture e il ministro della giustizia.
(Iniziative del Governo in materia di politica dei trasporti e sviluppo dell'intermodalità - n. 3-00655)
PRESIDENTE. L'onorevole Misiti ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00655 (vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 1).
AURELIO SALVATORE MISITI. Signor Presidente, ringrazio il ministro per aver accolto la richiesta contenuta nella mia interrogazione. Ritengo che la politica dei trasporti incida nell'economia del paese in modo determinante. È noto che la migliore situazione si ha con l'intermodalità del trasporto. A questo proposito, in merito alle quattro modalità previste - mobilità su strada, su ferrovia, per mare e in aria -, tre sono liberalizzate e tutti vi possono operare liberamente. Invece la parte ferroviaria non è liberalizzata, con grave nocumento per quanto riguarda la tariffa del trasporto.
PRESIDENTE. Onorevole Misiti, la prego di concludere.
AURELIO SALVATORE MISITI. Credo che occorra riorganizzare tutto il sistema e aumentarne la sicurezza. Il Governo dovrebbe rispondere e dovrebbe dirci quali provvedimenti urgenti intenda assumere al fine di mettere ordine in questo settore.
PRESIDENTE. Il ministro dei trasporti, Alessandro Bianchi, ha facoltà di rispondere. Ministro, le ricordo che ha tre minuti a disposizione.
ALESSANDRO BIANCHI, Ministro dei trasporti. Signor Presidente, l'onorevole Misiti chiede esattamente quali provvedimenti il Governo intenda assumere per mettere ordine nel settore dei trasporti, sia di persone che merci, per sviluppare una politica che privilegi l'intermodalità e le modalità che riducono spese degli utenti, inquinamento del territorio, consumo energetico, numero di vittime.
Vorrei dire innanzitutto che, rispetto ai sette punti nei quali si articola l'interrogazione dell'onorevole Misiti, mi trovano pienamente consenziente il primo, il secondo, il terzo, il quarto ed il settimo punto - dirò successivamente qualcosa per il quinto e il sesto punto -, ovvero convengo sul fatto che, per poter diminuire costi, effetti dell'inquinamento ed incidenti da parte del sistema dei trasporti, sia assolutamente necessario sviluppare una politica di trasferimento modale con una direzione precisa: quella che va dalla strada verso la ferrovia o verso il mare.
Premesso questo, devo dire che il Governo e il Ministero dei trasporti, in particolare, sono pienamente impegnati in questa direzione sia con un'iniziativa di carattere complessivo, vale a dire con il piano generale della mobilità - nell'ambito del quale una parte essenziale è rivestita da integrazione modale e trasferimento modale -, sia con interventi specifici, in particolare con il sostegno finanziario al trasferimento delle merci dalla strada al mare attraverso il cosiddetto ecobonus, per il quale, proprio nelle settimane scorse, è stata emanato un provvedimento, già pubblicato in Gazzetta ufficiale, per un importo di circa 240 milioni di euro che serviranno a sostenere le operazioni di trasferimento dalla strada al Pag. 58mare. Faccio presente peraltro che sono già in funzione - chiamiamole così - 150 autostrade del mare, vale a dire percorsi marittimi da un punto all'altro, alternativi a quelli della strada. Aggiungo che, nell'incontro svoltosi ieri - il bilaterale Italia-Spagna -, abbiamo sottoscritto un accordo con il ministero dei trasporti spagnolo per fare in modo che, su tratte comuni (cito per esempio la Civitavecchia-Barcellona), si possa avere una reciprocità di intervento da parte del Governo spagnolo, in modo da elevare ancora di più il sostegno a questi trasferimenti modali.
Per quanto riguarda il quinto punto dell'interrogazione, relativo agli aumenti delle tariffe ferroviarie, devo dire che questi fanno parte di un piano industriale che le Ferrovie dello Stato hanno illustrato in una riunione dell'8 febbraio al Presidente del Consiglio e ai ministri interessati e che deve ancora essere discusso. È già stato fissato un incontro per la prossima settimana e, quindi, non vi è nulla che sia stato deciso - né avrebbe potuto esserlo unilateralmente - da parte delle ferrovie in tema di tariffe...
PRESIDENTE. Signor ministro...
ALESSANDRO BIANCHI, Ministro dei trasporti. Concludo, signor Presidente. A piano industriale approvato si tratterà anche la materia delle tariffe.
Infine, per quanto riguarda l'Alitalia, credo che, pur non nascondendo la situazione critica nella quale la compagnia si trova, il percorso che il Governo ha tracciato e che è ora in una fase viva, quella della discussione...
PRESIDENTE. Grazie, ministro.
L'onorevole Misiti ha facoltà di replicare.
AURELIO SALVATORE MISITI. Signor ministro, la ringrazio per le spiegazioni che ha dato e le assicurazioni che ha fornito su quanto esposto nella mia interrogazione. Credo che sia giusta soprattutto l'ultima osservazione. Ritengo che il piano industriale delle ferrovie vada sottoposto ad una profonda revisione, in modo tale che sia aumentata la sicurezza, da una parte, e siano contenuti gli aumenti, dall'altra, soprattutto perché già vi è stato uno aumento molto elevato a gennaio, che ha raggiunto livelli del 15 per cento rispetto alle tariffe precedenti. Quindi, aggiungere a tale 15 per cento un altro 10 per cento di incremento, come prevede il consiglio di amministrazione della holding ferroviaria, credo sia una decisione assolutamente da respingere.
Tuttavia, se non si arriva ad una liberalizzazione ed a una suddivisione di quanto attiene all'infrastruttura ferroviaria rispetto a Trenitalia e finché Trenitalia stessa non andrà sul mercato a gestire i treni, ritengo che le tariffe non potranno che aumentare, in quanto vi è confusione tra infrastrutture e gestione dei viaggiatori e delle merci.
(Interventi a tutela dei viaggiatori in relazione agli aumenti tariffari previsti dal piano industriale 2007-2011 delle Ferrovie dello Stato - n. 3-00656)
PRESIDENTE. L'onorevole Catone ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00656 (vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 2).
GIAMPIERO CATONE. Signor ministro, il nuovo piano industriale 2007-2011 di Trenitalia Spa...
PRESIDENTE. Scusi, onorevole, cambi microfono per favore; dal suo non si sente bene.
GIAMPIERO CATONE. Signor ministro, il nuovo piano industriale 2007-2011 di Trenitalia prevede che entro l'autunno le tariffe di Intercity, Eurocity ed Eurostar aumenteranno complessivamente del 20 per cento. Trenitalia prevede altresì per il 2007 aumenti medi del 3,5 per cento nelle tratte locali, anche se la relativa decisione spetta alle regioni. Lo stesso piano industriale prevede nel 2007 un taglio al personale di 3.500 unità, che è il risultato di Pag. 594.500 uscite, a fronte di 1.000 nuove assunzioni, di cui 450 a tempo determinato.
Vorremmo sapere se non ritenga opportuno intervenire, ed in che modo, per assicurare una legittima tutela dei viaggiatori, dei pendolari e degli studenti, costretti a subire ulteriori aumenti che andranno inevitabilmente ad incidere sul bilancio familiare, e se, e quali, garanzie sono state chieste a tutela del personale che l'azienda considera in esubero.
PRESIDENTE. Il ministro dei trasporti, Alessandro Bianchi, ha facoltà di rispondere.
ALESSANDRO BIANCHI, Ministro dei trasporti. Devo dirle, onorevole Catone, che anzitutto vi è l'intendimento del ministro di intervenire sulla politica tariffaria, ma debbo ribadire quanto ho appena detto poco fa, ossia che i menzionati aumenti tariffari sono stati ipotizzati nel piano industriale che l'8 febbraio scorso l'amministratore delegato ed il presidente di Ferrovie hanno illustrato, per la prima volta, al Presidente del Consiglio ed ai ministri delle infrastrutture, dei trasporti, delle attività produttive e dell'economia e delle finanze. In tale occasione, non si è neanche discusso del piano. È stata una semplice illustrazione, al termine della quale abbiamo chiesto di poter esaminare il documento che ci è stato consegnato e di ridiscuterlo in base alle osservazioni che ciascun ministero riterrà opportuno fare.
Questo significa che non c'è alcun piano industriale. Ovviamente, ciò vale anche a proposito delle tariffe, per le quali - come correttamente è stato riportato - sono stati ipotizzati aumenti dell'ordine del 5 per cento per le lunghe percorrenze e del 3,5 per cento per le percorrenze regionali. Anche a tale riguardo, quindi, tutto è ancora da decidere. Ricordo che gli aumenti introdotti - se non erro - due mesi fa, sulla base di un accordo tra Ferrovie dello Stato, Ministero dell'economia e delle finanze e Ministero dei trasporti, sono stati approvati per tenere conto dei mancati aumenti degli anni passati e che, comunque, per poter procedere ad aumenti tariffari occorre definire con un provvedimento, con una delibera del CIPE, la nozione di «servizio universale». Fino a quando questo servizio universale non sarà stato precisato, nei suoi contorni, con una delibera del CIPE, nessun aumento tariffario potrà essere introdotto unilateralmente dalle Ferrovie dello Stato. Aggiungo - dato che nella parte finale dell'interrogazione mi sembra che vi sia stato un riferimento al riguardo - che, nel confronto con le Ferrovie dello Stato, intendiamo correlare strettamente gli aumenti tariffari con il miglioramento delle prestazioni dei servizi e, in particolare, del comfort, della pulizia e della puntualità.
PRESIDENTE. L'onorevole Catone ha facoltà di replicare.
GIAMPIERO CATONE. Signor Presidente, un piano industriale, comunque, esiste ed è stato, comunque, esplicitato e prevede, comunque, aumenti delle tariffe, alcuni dei quali si sono già verificati. Il problema sostanziale, signor ministro, è che indubbiamente questi aumenti dovranno essere necessariamente applicati per tenere fede a quel piano industriale, indipendentemente dal quale non potrebbero andare avanti né Trenitalia, né Ferrovie Spa. A mio avviso, la scusa per mantenere questi aumenti è semplicemente una, e cioè che in cinque anni non è stato possibile aumentare le tariffe.
Allora, ciò che nel corso dei cinque anni del Governo Berlusconi non è stato possibile, oggi è possibile? Signor ministro, credo che non si possa accettare una decisione del genere senza un programma che incida anche sulla qualità del servizio. In altri termini, non si possono prevedere aumenti con un piano industriale in cui non ci sono riferimenti specifici all'aumento della qualità del servizio. In ogni caso, non si possono prevedere aumenti senza prima predisporre azioni per la riduzione delle inefficienze e degli sprechi all'interno dell'azienda che, attualmente, è incapace di migliorare la qualità del servizio Pag. 60in termini di sicurezza, di tempi di percorrenza, di puntualità e, soprattutto, di igiene.
Credo che il Governo abbia l'obbligo di intervenire per una tutela legittima dei viaggiatori, vessati, prima, dai ritardi e, oggi, anche dalle tariffe. Noi vorremmo che i treni italiani partissero tranquillamente in orario. Da ultimo, ma non per importanza, le chiediamo un ulteriore impegno per la salvaguardia del livello occupazionale - del quale non si è detto - indispensabile per la sicurezza dei viaggiatori e per la sicurezza del personale dipendente delle Ferrovie dello Stato.
(Interventi in relazione agli aumenti tariffari previsti dal piano industriale 2007-2011 delle Ferrovie dello Stato, anche al fine dell'efficienza del servizio e della tutela dei livelli occupazionali dell'azienda - n. 3-00657)
PRESIDENTE. L'onorevole Francescato ha facoltà di illustrare l'interrogazione Bonelli n. 3-00657 (vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 3), di cui è cofirmataria.
GRAZIA FRANCESCATO. Signor Presidente, signor ministro, anche noi Verdi vogliamo parlare di questa sorpresa, di questa amara sorpresa per chi viaggia in treno, cioè della prospettiva di un aumento del prezzo dei biglietti, nella misura del 10 per cento, a partire dal 1o ottobre prossimo. Anche noi vogliamo ricordare che si tratta di un ulteriore aumento, non certo dell'ultimo. Già all'inizio dell'anno c'era stata un'impennata e, purtroppo, ulteriori aumenti sono previsti a partire dal 2009, nella misura del 5 per cento all'anno.
Non possiamo dimenticare che, di fronte a questi rincari, i viaggiatori, soprattutto i pendolari, sono sottoposti a disagi di tutti i tipi: ritardi, servizi che lasciano a desiderare, materiale rotabile malconcio e sicurezza non soddisfacente. Anche noi chiediamo al Governo (repetita iuvant, speriamo!) di adoperarsi per scongiurare tali aumenti e subordinarli ad un effettivo miglioramento della sicurezza, in primis, della qualità dei servizi e dell'efficienza, tutelando anche gli attuali livelli di occupazione, per non parlare delle ricadute ambientali, su cui mi soffermerò in seguito.
PRESIDENTE. Il ministro dei trasporti, Alessandro Bianchi, ha facoltà di rispondere.
ALESSANDRO BIANCHI, Ministro dei trasporti. Signor Presidente, sono costretto anche io a ripetermi, ovviamente.
Gli aumenti tariffari di cui stiamo parlando sono ipotizzati nel piano industriale presentato dalle Ferrovie dello Stato. Però, debbo ribadire che non esiste alcun piano industriale, che esisterà se e quando sarà stato approvato anche dal Governo e dai ministeri interessati, diventando un documento stringente per le parti. Fino a quel momento, non esistono aumenti tariffari.
Gli aumenti tariffari che ci sono stati in precedenza hanno riguardato una sorta di concessione da parte del Ministero dei trasporti e del Ministero dell'economia e delle finanze per tenere conto di pregressi che le Ferrovie dello Stato avanzavano rispetto agli anni passati, nei quali era stato approvato un provvedimento che consentiva gli aumenti, che, successivamente, erano stati negati. In quel caso, è stata fermata una situazione. Per consentire ulteriori aumenti, se ci dovessero essere, si dovrà definire ed approvare il piano industriale.
Insisto sul fatto che, in questa occasione, si dovrà definire la nozione di «servizio universale» per capire quali sono i servizi che debbono essere coperti con interventi da parte dello Stato, quelli che rientrano nei contratti di programma delle regioni e quelli che, invece, possono essere lasciati liberi.
A questo medesimo discorso si ricollega quello degli ipotizzati esuberi. Nel piano industriale si parla di un'ipotesi di turn over, ossia di fuoriuscita di alcuni lavoratori e di mancate assunzioni, diminuendo così la consistenza complessiva dei lavoratori. Pag. 61Anche in questo caso, non vi è nulla di deciso e tutto è da discutere.
Invece - si tratta di un impegno al di fuori dei documenti ipotetici -, la linea del Ministero dei trasporti, come può essere testimoniato da alcuni provvedimenti adottati, è quella di salvaguardare la fascia dei lavoratori pendolari e, quindi, delle linee diverse dalla TAV, dall'Eurostar e dalle grandi linee di comunicazione intercity.
In secondo luogo, si tratta di chiedere, come abbiamo già fatto e come faremo con un atto di indirizzo successivo, che ogni e qualsiasi aumento sia collegato ad un cambiamento sostanziale delle condizioni di agibilità dei treni, in particolare, del comfort, della pulizia e della puntualità. Le Ferrovie dello Stato hanno già avviato due azioni, una sulla puntualità e una sulla pulizia. Per il comfort è necessario acquistare nuovi treni. Queste azioni, quindi, già sono state avviate.
PRESIDENTE. L'onorevole Francescato ha facoltà di replicare.
GRAZIA FRANCESCATO. Signor ministro, ciò che lei ha detto ci conforta, ma non del tutto.
Vogliamo ricordare, ancora una volta, che il risanamento delle nostre disastrate ferrovie non può passare soltanto attraverso una escalation delle tariffe, a danno dei consumatori. Lo ripetiamo: ogni aumento deve essere accompagnato da un contestuale miglioramento dei servizi, specie per i pendolari, i giovani e gli studenti, che sono la stragrande maggioranza del popolo dei treni.
C'è un altro motivo di preoccupazione, una novità che vorrei introdurre nel dibattito, relativamente ad un'apprensione di stampo ambientale che si unisce a quelle di carattere sociale. Proprio nel momento in cui l'intera comunità umana, persino il recalcitrante Governo Bush, riconosce che il riscaldamento globale costituisce una delle minacce più gravi che pendono sul pianeta, proprio nel momento in cui, finalmente, seppur con decenni di ritardo, si punta all'efficienza, alla mobilità sostenibile e all'innovazione tecnologica, per tagliare i famigerati gas serra - ricordo che il settore dei trasporti incide per il 26-30 per cento sulle emissioni -, è davvero assurdo che non si cerchi di fare fino in fondo una politica «amica dei treni», capace di incentivare il passaggio dalla gomma al ferro, che lei ben sa essere cruciale per ridurre l'inquinamento e i danni alla salute e affinché l'Italia possa finalmente ottemperare al Protocollo di Kyoto, cosa in cui finora non è riuscita (Applausi dei deputati del gruppo Verdi).
(Misure per la salvaguardia del patrimonio zootecnico bufalino con particolare riferimento alla regione Campania - n. 3-00658)
PRESIDENTE. L'onorevole Pisacane ha facoltà di illustrare l'interrogazione Fabris n. 3-00658 (vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 4), di cui è cofirmatario.
MICHELE PISACANE. Signor Presidente, signor ministro, nella regione Campania, più precisamente nella provincia di Caserta, risultano essere allevati 125 mila capi bufalini corrispondenti ad oltre il 60 per cento del patrimonio zootecnico nazionale.
Purtroppo, circa 1.600 capi sono risultati positivi al controllo per la brucellosi bufalina. Sappiamo tutti che l'allevamento bufalino è una ricchezza della zootecnia italiana; lo è, soprattutto, per il sud del paese e, in particolar modo, per Caserta. Tale allevamento è finalizzato alla produzione della mozzarella, alimento che subisce continui attacchi da parte di multinazionali del settore che, con prodotti dalla commercializzazione incontrollata e ottenuti con altri tipi di latte, stanno cercando di appropriarsi del nome e del mercato.
Signor ministro, le chiedo quali provvedimenti intenda adottare al fine di dare attuazione al piano triennale per il contenimento e l'eradicazione della brucellosi Pag. 62bufalina in Campania, così come peraltro previsto dalla legge n. 292 del 27 dicembre 2002...
A lei, sicuramente, non sfugge che il richiamato piano avrebbe dovuto avere inizio entro il 15 gennaio 2007, a tutela della salvaguardia del patrimonio genetico della specie allevata e, conseguentemente, del livello occupazionale del comparto.
PRESIDENTE. Il ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, Paolo De Castro, ha facoltà di rispondere.
PAOLO DE CASTRO, Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. Signor Presidente, l'interrogazione pone l'accento sulla situazione epidemiologica del territorio di competenza della ASL Caserta 2, dove, secondo le stime, sono allevati circa 130 mila capi bufalini in 767 aziende.
Sulla base dei primi accertamenti epidemiologici ufficiosi, allo stato ci troviamo di fronte a un tasso di presenza della brucellosi del 50 per cento, contro il 3 per cento finora stimato. Il che potrebbe comportare l'abbattimento di non meno di 50-60 mila capi in un arco ristretto di tempo, con ripercussioni sull'intera economia della zona.
La situazione presenta necessità di interventi diretti a ridurre l'impatto del numero dei capi infetti da abbattere in un breve arco di tempo, soluzione che comporta, però, correttivi al piano regionale di risanamento vigente.
Naturalmente, qualsiasi soluzione deve essere adottata nel rispetto della normativa comunitaria e nazionale, e qualsiasi adeguamento, purché compatibile con le norme in vigore, potrà essere affrontato nell'ambito della task force prevista dall'ordinanza del Ministero della salute del 14 novembre 2006, concernente misure straordinarie di polizia veterinaria in materia di tubercolosi, brucellosi bovina e bufalina e brucellosi ovicaprina (Commenti dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale)...
MAURIZIO GASPARRI. A casa!
TOMMASO FOTI. Il Governo a casa!
MATTEO BRIGANDÌ. Ma quale Governo?
PRESIDENTE. Prego i colleghi di lasciar parlare il ministro.
MAURIZIO GASPARRI. Il Governo non c'è più!
PRESIDENTE. Prego i colleghi di rispettare il ministro che sta parlando. Vi prego...
PAOLO DE CASTRO, Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. Tale ordinanza è stata concordata sia con le regioni interessate - Calabria, Campania e Puglia - sia con la Commissione europea. La task force è stata integrata con un rappresentante del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali al fine di individuare e discutere tipologie di intervento di competenza del Ministero che prevedono aiuti destinati a compensare gli allevatori interessati al piano di risanamento. Sono stati, infatti, sollecitati sia un intervento regionale nell'ambito del piano di sviluppo rurale, sia interventi a livello nazionale da parte del Ministero per il ristoro dei danni volti a rendere meno traumatiche le operazioni di bonifica degli allevamenti dei capi infetti.
Per questi ultimi interventi di ristoro dei danni ci si sta muovendo nel rispetto dei nuovi orientamenti comunitari sugli aiuti di Stato, che prevedono forme di sovvenzione per perdite di reddito dovute a obblighi di quarantena e alle difficoltà del ripopolamento.
PRESIDENTE. L'onorevole Pisacane ha facoltà di replicare.
MICHELE PISACANE. Signor Presidente, signor ministro, intanto le dico che la sua risposta è esauriente. La problematica della brucellosi bufalina ha assunto Pag. 63per la regione Campania, in particolar modo - come lei stesso ha affermato - per la provincia di Caserta, un'enorme rilevanza sul piano sociale ed economico-occupazionale, tant'è che da anni forma oggetto di specifici interventi sia da parte del legislatore nazionale che del legislatore regionale.
Le organizzazione del territorio e le associazioni di categoria esprimono forti preoccupazioni per il livello occupazionale a rischio. Infatti, vi è una contrazione di circa 5 mila posti di lavoro in un territorio già fortemente provato dal livello di disoccupazione tra i più alti d'Europa, dove la criminalità organizzata è un fenomeno di portata nazionale.
Purtroppo, non si vuole tenere in reale considerazione il substrato economico e sociale su cui si va ad incidere, continuando a rifiutare ogni forma di suggerimenti e di osservazioni scientifiche utili ad affrontare e risolvere concretamente la problematica in questione, già esistente da anni.
Ahimé, signor ministro, vengono sempre e di più richiesti al mondo della produzione primaria e dell'allevamento ulteriori sacrifici: è il caso di porre all'attenzione del Governo, ma soprattutto a quella del Parlamento nel suo insieme, il rischio reale di cancellare l'intero patrimonio genetico bufalino campano, se non si contrappone, all'abbattimento dei capi, un nuovo piano triennale che preveda l'interazione con l'utilizzo del vaccino RB51 per procedere alla profilassi vaccinale dei bufali in modo sistematico e obbligatorio nelle aree a rischio.
Mi auguro di vero cuore che il Governo, e il Parlamento vogliano porre rimedio per evitare di spingere un intero e prestigioso settore verso una condizione di diffusa paura degli operatori con una forte contrazione economica e produttiva le cui conseguenze rischierebbero di diventare grandi, anche per l'ordine e la sicurezza...
PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Pisacane.
(Iniziative per monitorare la corretta applicazione del regime di carcerazione di cui all'articolo 41-bis dell'ordinamento penitenziario - n. 3-00667)
PRESIDENTE. L'onorevole La Russa ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00667
(vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 5).
Le ricordo che lei ha un minuto di tempo a disposizione.
IGNAZIO LA RUSSA. Presidente, l'interrogazione in oggetto, a mia firma ma redatta dall'onorevole Consolo, riguarda e riguardava il regime carcerario per i mafiosi di cui all'articolo 41-bis, che in qualche modo sembra stia sparendo, così come denuncia il magistrato dottor Grasso.
Ma la vicenda politica che è sopraggiunta ci impone di non svolgere tale interrogazione signor Presidente, e di chiedere cortesemente ai ministri Mastella, Di Pietro, De Castro e Bindi, a questi ministri, se hanno ritenuto di essere presenti in quest'aula credendo che all'ordine del giorno vi fosse la questione sugli sfratti delle abitazioni: non c'è questo tema all'ordine del giorno in questo momento e, dunque, come abusivi di quelle poltrone che stanno occupando in questo momento, non hanno più titolo di stare qui (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale, Forza Italia e Lega Nord Padania - Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo)! Sono abusivi, Presidente!
TOMMASO FOTI. A casa!
MATTEO BRIGANDÌ. A casa!
IGNAZIO LA RUSSA. Noi le chiediamo di interrompere immediatamente questo inutile question time, in cui rispondono dei fantasmi che hanno perso al Senato il diritto, già contestato, di governare l'Italia, che non li merita (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale, Forza Italia e Lega Nord Padania)!
PRESIDENTE. Onorevole La Russa (Commenti dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale)...! Lei ha...
Pag. 64IGNAZIO LA RUSSA. Devono andare a casa! Devono rispettare il Parlamento! Devono sospendere immediatamente... Non è possibile che lei (Dai banchi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale si scandisce reiteratamente: Dimissioni! Dimissioni!)...
PRESIDENTE. Onorevole La Russa, la prego di interrompere...! Le tolgo la parola perché ha esaurito il suo tempo (Commenti dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale)! Onorevole La Russa, ha esaurito il suo tempo!
Onorevole ministro Mastella, prego, ha facoltà di parlare.
CLEMENTE MASTELLA, Ministro della giustizia. Io non ho alcuna difficoltà a rendermi conto (Commenti del deputato La Russa)... Sono qui da più di trent'anni sul piano parlamentare, credo anche più di La Russa (Commenti dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale)...
TOMMASO FOTI. È abbastanza!
ROBERTO MENIA. Sì, è abbastanza!
CLEMENTE MASTELLA, Ministro della giustizia. Se è abbastanza, lo deciderà il popolo! Se il popolo ha deciso più per me che per lei, vi sarà anche una differenza (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Italia dei Valori, Comunisti Italiani e Popolari-Udeur - Commenti dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale e Forza Italia)...!
Mi rendo conto che al Senato vi è stato non uno scivolone ma più di uno scivolone. Quindi sarebbe anche ingiusto sottovalutare; però devo anche dire correttamente - siamo richiamati a dati politici - che è anche un po' un'alterazione quella che state facendo, perché in quest'aula vi è la maggioranza. Al Senato non c'è, ma in quest'aula la maggioranza c'è (Commenti dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale e Lega Nord Padania)...
ANTONIO LEONE. Ma c'è il bicameralismo!
PRESIDENTE. Prego i colleghi di lasciar parlare il ministro!
CLEMENTE MASTELLA, Ministro della giustizia. In quest'aula la maggioranza c'è (Commenti del deputato La Russa)... Poi, non devo insegnare all'onorevole La Russa che, costituzionalmente, fino a quando il Governo è in carica, o perché c'è e non ci sono ancora le dimissioni e lo decide il Presidente del Consiglio, anche sul piano dell'ordinaria amministrazione vi sono atti neutri.
Devo dire la verità, onorevole Russa: io ero in grazia di Dio da un'altra parte; sono venuto qui e la risposta interessa più a lei di quanto possa interessare a me. Se lei la risposta non la vuole, per me non è un problema...
IGNAZIO LA RUSSA. Non serve, non è che non la voglio! Non sei più rappresentativo di chi può rispondere!
CLEMENTE MASTELLA, Ministro della giustizia. Scusi, onorevole La Russa, la rappresentatività non la decide lei, ma la decide il Capo dello Stato. Se il Capo dello Stato decide, il Governo, per ovvie ragioni, avendo maturato un insuccesso che non è un semplice infortunio parlamentare, lo riconosco (Commenti dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale)... Decide il Capo dello Stato ma non lei!
E poi, con molta obiettività...
IGNAZIO LA RUSSA. Un po' di decenza, Mastella!
ANTONIO LEONE. Ma di cosa parliamo?
CLEMENTE MASTELLA, Ministro della giustizia. Non debbo spiegare a lei la prassi costituzionale, nel senso che, fino a quando un Governo c'è, questo è legittimato a starci; dopo di che, qualora vi fossero atti diversi, se ne prenderebbe atto.
Inoltre, visto che mi si richiama a questo, vi invito a stare attenti: dalle mie parti si dice che il cantante buono esce Pag. 65alla fine (Commenti dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza nazionale e Lega Nord Padania)... State attenti, perché il senatore Cossiga, che è stato tra quelli che hanno determinato questa congiuntura sfavorevole per noi, ha votato contro, ma ha dichiarato che D'Alema non si sarebbe dovuto dimettere! Quindi, valutate, state un po' calmi, perché non vorrei che vi fossero cose un po' diverse da quelle che ora accampate!
IGNAZIO LA RUSSA. Tempo, Presidente!
CLEMENTE MASTELLA, Ministro della giustizia. Signor Presidente...
IGNAZIO LA RUSSA. Tempo! Presidente, fai il Presidente...!
CLEMENTE MASTELLA, Ministro della giustizia. Poiché non sono in grado di rispondere, perché non ne ho voglia, prendo atto di questo. Ho dato le mie spiegazioni, in termini di una irritualità di natura parlamentare, di cui prendo atto; non vorrei, però, che questa fosse chiamata a sistema, perché, signor Presidente, ci siamo ritrovati una volta in maggioranza ed un'altra all'opposizione: quello che vale per uno, vale anche per l'altro (Commenti dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale e Forza Italia)... Quindi, questo tipo di prassi, da vecchio parlamentare, riterrei, signor Presidente, che potrebbe essere eliminata, nel senso che o è più giusto, in casi simili, non rispondere, e si decide che il Governo non risponde, perché sono emersi fatti nuovi...
ANTONIO LEONE. Presidente!
CLEMENTE MASTELLA, Ministro della giustizia. Se, invece, la Presidenza ritiene che si debba rispondere, è giusto che io...
ANTONIO LEONE. Presidente, mi dia la parola!
PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia!
CLEMENTE MASTELLA, Ministro della giustizia. ... venga qui, com'è giusto che mi si rivolgano domande. Grazie.
PRESIDENTE. L'onorevole Fini ha facoltà di replicare.
ANTONIO LEONE. Presidente!
PRESIDENTE. Le è nota, onorevole Leone, perché conosce il regolamento, la caratteristica di questa seduta (Commenti del deputato Leone)...
ANTONIO LEONE. Non c'è più regolamento, Presidente! L'ha stravolto il Governo (I deputati del gruppo Alleanza Nazionale scandiscono reiteratamente: «Dimissioni! Dimissioni!»)!
PRESIDENTE. No, il regolamento lo stiamo applicando!
ANTONIO LEONE. Mi deve dare la parola, Presidente!
PRESIDENTE. Il regolamento (Commenti dei deputati del gruppo di Forza Italia)... Il regolamento della Camera prevede che questa seduta sia dedicata alle interrogazioni a risposta immediata, con ripresa diretta televisiva. Al termine di questa seduta, che ha le predette caratteristiche, riprenderemo i nostri lavori ordinari e lei, onorevole Leone, avrà tutta la possibilità di porre le questioni politiche che riterrà di sollevare.
Prego, onorevole Fini, ha facoltà di parlare.
GIANFRANCO FINI. Signor Presidente, io ringrazio il ministro Mastella, il quale, con l'amabilità che gli è propria e con l'esperienza parlamentare che lo contraddistingue - anch'io sono in Parlamento da molti anni; se lei è in Parlamento da qualche anno più di me, è unicamente per ragioni anagrafiche, non perché il popolo abbia deciso in modo diverso (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale - Si ride) -, ha considerato l'intervento dell'onorevole La Russa non una provocazione. Pag. 66Sappiamo perfettamente che nel question time si dovrebbe intervenire con riferimento alle interrogazioni all'ordine del giorno, ma l'onorevole La Russa ha posto un problema politico, e il ministro Mastella è cosciente del fatto che il problema politico c'è ed è enorme.
Dalle mie parti, non si dice che il cantante buono si vede alla fine. Certo che c'era - e, forse, c'è ancora - un cantante che pensava di essere molto buono, il ministro degli esteri, il quale ha affermato, tramite il maggiore quotidiano italiano: «Se non abbiamo la maggioranza, andiamo a casa». Dalle mie parti, si dice che un uomo d'onore è tale quando mantiene ciò che ha detto (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale, Forza Italia e Lega Nord Padania)! Vedremo se le mie parti coincidono con le sue; vedremo se la politica ha ancora una dignità! Grazie (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale, Forza Italia e Lega Nord Padania).
(Interventi di sostegno a favore del comparto agrumicolo siracusano - n. 3-00660)
PRESIDENTE. L'onorevole Cesini...
ANTONIO LEONE. Presidente!
PRESIDENTE. Onorevole Leone, la richiamo all'ordine! Lei sa che le caratteristiche di questa seduta sono definite.
ANTONIO LEONE. Ma quali caratteristiche!
PRESIDENTE. Possono parlare gli interroganti, quelli che hanno presentato le interrogazioni.
ANTONIO LEONE. Allora, doveva rispondere!
PRESIDENTE. L'onorevole Cesini...
ANTONIO LEONE. Presidente, mi deve dare la parola!
PRESIDENTE. L'onorevole Cesini ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00660 (vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 6).
ROSALBA CESINI. Onorevole e legittimo ministro, il settore agrumicolo siracusano è in grave crisi (Proteste dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale e Forza Italia)...
GREGORIO FONTANA. A casa! A casa!
ROSALBA CESINI. A rischio sono l'attuale sostentamento dei produttori e le coltivazioni future (Dai banchi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale si scandisce reiteratamente: Dimissioni! Dimissioni!).
Al momento, i braccianti non dispongono di alcun reddito e, come nei due anni precedenti, non raggiungeranno le giornate utili per percepire l'indennità di disoccupazione (Dai banchi dei deputati del gruppo Forza Italia si scandisce: A casa! A casa!).
ANTONELLO IANNARILLI. Vai a casa!
ROSALBA CESINI. Il comitato di produttori e braccianti di Francofonte, con una petizione popolare, chiede ai vari livelli istituzionali interventi rapidi per scongiurare una crisi che sta devastando (Proteste dei deputati del gruppo Forza Italia - Dai banchi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale si scandisce reiteratamente: Dimissioni! Dimissioni!) ...
PRESIDENTE. Colleghi, vi prego di considerare che state togliendo ad una collega parlamentare il diritto di intervenire! La caratteristica di questa seduta è quella di offrire a tutti i parlamentari la possibilità di interloquire con il Governo.
ROSALBA CESINI. Siete dei fascisti!
PRESIDENTE. La vostra è una manifestazione di intolleranza che non può essere accettata (Commenti dei deputati del Pag. 67gruppo Alleanza Nazionale)... Richiamo all'ordine il presidente La Russa e gli altri...!
Sospendo la seduta.
La seduta, sospesa alle 15,35, è ripresa alle 15,50.
PRESIDENTE. La seduta è ripresa.
L'onorevole Cesini ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00660.
ROSALBA CESINI. Grazie, Presidente. Signor ministro, il settore agrumicolo siracusano è in grave crisi. A rischio sono l'attuale sostentamento dei produttori e le coltivazioni future. Al momento i braccianti non dispongono di alcun reddito e, così come nei due anni precedenti, non raggiungeranno le giornate utili per percepire il sussidio di disoccupazione. Il comitato dei produttori e dei braccianti di Francofonte, con una petizione popolare, chiede ai vari livelli istituzionali interventi rapidi per scongiurare una crisi che sta devastando l'economia del territorio.
Signor ministro, servono risposte urgenti: pensiamo all'utilizzo del fondo di solidarietà nazionale per gravi crisi di mercato introdotto con la legge finanziaria; pensiamo ad accordi per un ritiro straordinario di succhi freschi da destinare alla beneficenza. Tuttavia, per dare effettiva stabilità al comparto e reddito ai lavoratori sarebbe necessario un impegno forte del Governo nel promuovere un tavolo di concertazione tra enti locali, produttori, organizzazioni sindacali e trasformatori.
Chiedo al Governo se intenda adoperarsi in tal senso e quali ulteriori misure intenda adottare.
PRESIDENTE. Il ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, Paolo De Castro, ha facoltà di rispondere.
PAOLO DE CASTRO, Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. Signor Presidente, la situazione della crisi dell'agrumicoltura siciliana, in particolare della provincia di Siracusa, è ben nota al ministero ed è all'attenzione politica dell'azione di Governo. In tal senso sono stati definiti interventi importanti per supportare le filiere ed i territori coinvolti. Si tratta di problemi che riguardano purtroppo molti bacini produttivi nazionali, in particolare del comparto ortofrutticolo.
L'azione e le risposte si legano alla natura delle crisi, che possono derivare da fattori esterni ed imprevedibili ed in altri casi riguardano invece problemi di carattere strutturale legati alla produzione e alla filiera.
Per il primo caso, quello delle crisi di mercato legate ad accadimenti eccezionali e per le quali siano dimostrabili la presenza di condizioni anomale di mercato (crollo dei prezzi o dei redditi rispetto alle quotazioni degli anni precedenti e di uno stesso periodo), la legge finanziaria 2007, grazie al supporto delle Commissioni agricoltura di Camera e Senato, con il comma 1072 ha istituito un fondo per le crisi di mercato. Si tratta di uno strumento importante, con una dotazione di ben 100 milioni di euro, che potrà finalmente offrire risposte nuove ed efficaci.
Al momento stiamo lavorando alla definizione delle modalità attuative degli interventi e del regime di aiuti che dovrà essere notificato all'Unione europea per l'approvazione.
Per le crisi che nascono da problemi strutturali, invece, la situazione è diversa. L'organizzazione comune di mercato del comparto ortofrutta mette a disposizione dei produttori agricoli strumenti idonei a migliorare l'efficienza delle proprie produzioni sia dal punto di vista commerciale che produttivo, attraverso forme di aggregazione in organizzazioni di produttori che attuano specifici programmi operativi, cofinanziati al 50 per cento e finalizzati al miglioramento dell'efficienza produttiva e commerciale dei propri associati, con indubbi vantaggi per i produttori anche in termini di riduzione dei costi.
Nel nostro paese, tuttavia, gli strumenti aggregativi dell'OCM sono poco utilizzati dai produttori, in particolare ciò accade in Sicilia, con la conseguenza che gli strumenti offerti dall'Organizzazione comune Pag. 68di mercato, quali programmi operativi e relative risorse economiche, non permettono quel miglioramento strutturale della base produttiva e commerciale del settore.
Si sottolinea, inoltre, come la riforma dell'OCM ortofrutta, attualmente in corso di definizione a Bruxelles, confermi e rilanci il ruolo centrale delle organizzazioni dei produttori, attribuendo ad esse anche dei compiti nuovi come il riferimento a interventi a difesa del reddito e delle crisi. Per definire possibili campi di azione si ricorda altresì che, in presenza di una specifica OCM, non sono consentiti interventi di carattere nazionale, che sarebbero configurabili come aiuti di Stato non autorizzati e quindi è importante dare piena attuazione all'OCM. Stiamo lavorando in tal senso a Bruxelles per riuscire anche a mantenere gli impegni presi con tutta le filiera produttiva nazionale.
PRESIDENTE. L'onorevole Cesini ha facoltà di replicare.
ROSALBA CESINI. Signor ministro, la ringrazio. In questo momento le comunità delle zone interessate ci stanno ascoltando con attenzione e con grande apprensione. È infatti crescente la disperazione dei soggetti, che vivono sulla loro pelle il dramma di una crisi che ormai sta diventando cronica. Dunque, il problema è molto serio. Sappiamo che stiamo parlando di avvenimenti che riguardano terre, in cui la mafia tende ad infiltrarsi laddove lo Stato e le istituzioni non riescono a dare risposte adeguate o si mostrano deboli.
Sappiamo che vi sono questioni strutturali da affrontare. Mi riferisco in primo luogo, alla carenza, quando non assenza totale, di industrie di trasformazione nel Meridione, così come alla diffidenza dei produttori ad unirsi per essere più competitivi per quantità e qualità della produzione. Sarà estremamente importante che in sede comunitaria vengano garantite le nostre quote di produzione e, in particolare, nell'OCM ortofrutta, da approvare entro l'anno, sarà importante che il nostro Governo si batta, nell'ambito delle norme a sostegno delle crisi di mercato, affinché possa aumentare la percentuale dei cofinanziamenti comunitari, sia per i ritiri dal mercato sia per le incentivazioni delle aggregazioni in organizzazioni di produttori.
Questo Governo ha il dovere di dare speranza ai lavoratori e ai produttori agrumicoli del siracusano. Le sue risposte vanno in questa direzione, per cui, anche a nome di quelle comunità, la ringraziamo; così come la ringraziamo di aver brillantemente risolto l'annosa questione dei contributi agricoli, aspetto questo che ha ridato un po' di fiato a tante imprese. Si tratta ora di una lotta contro il tempo, signor ministro, perché, come ben sa, tutti i soggetti che stanno vivendo il dramma della prolungata crisi devono essere messi al più presto nelle condizioni di sbarcare «u' lunariu», il lunario, per sé e per le proprie famiglie (Applausi dei deputati del gruppo Comunisti Italiani).
(Danni all'agricoltura prodotti dall'inquinamento nell'area circostante il polo petrolchimico di Gela - n. 3-00661)
PRESIDENTE. L'onorevole Reina ha facoltà di illustrare l'interrogazione Oliva n. 3-00661 (vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 7), di cui è cofirmatario.
GIUSEPPE MARIA REINA. Signor Presidente, signor ministro dell'agricoltura, le acque pure del fiume Dirillo, che sono raccolte in un invaso nel territorio di Licodia Eubea, in provincia di Catania, per la loro grandissima parte sono straordinariamente utilizzate dall'impianto petrolchimico di Gela e, si badi bene, precipuamente per il raffreddamento delle caldaie. Quindi, oltre ad essere in qualche modo degradati sul piano della coscienza e del danno ambientale che viene determinato ogni giorno a Gela e nel territorio circostante, gli agricoltori siciliani di tutta quell'area vengono anche rapinati materialmente della possibilità di utilizzare acque pure e valide. Noi chiediamo...
Pag. 69
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Reina.
Il ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, Paolo De Castro, ha facoltà di rispondere.
PAOLO DE CASTRO, Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. Signor Presidente, l'interrogazione pone l'accento sul grave stato di degrado ambientale in cui versa l'area di Gela, con gravi ripercussioni sul settore agricolo. La tematica è all'attenzione del Governo.
Quanto alla rilevata criticità sanitaria e ambientale si fa presente che il territorio di Gela, oltre che sito di bonifica di interesse nazionale, ai sensi della legge n. 426 del 1998, è dichiarato area ad elevato rischio di crisi ambientale. Pertanto, il Ministero dell'ambiente ha svolto l'attività istruttoria sui progetti di messa in sicurezza e di emergenza sul piano di indagine dello stato di contaminazione dei suoli, delle falde e sui progetti di bonifica. Per l'istruttoria degli elaborati progettuali già dal gennaio 2006 sono state condotte, ai sensi della legge n. 241 del 1999, numerose conferenze di servizi, istruttorie e decisorie, oltre che molteplici riunioni a cui hanno preso parte tutti gli enti e gli istituti scientifici di livello nazionale.
Sulla base delle informazioni acquisite è emersa la necessità di attivare incisivi interventi volti alla messa in sicurezza, alla bonifica e al ripristino del sito, la cui realizzazione consentirà il rilancio e il consolidamento delle principali attività economiche, ivi compresa l'agricoltura. Si fa presente altresì che, in materia di bonifica e risanamento ambientale dei suoli, delle falde e dei sedimenti inquinanti, lo stato di emergenza, in vigore nella regione siciliana sin dal 31 gennaio 2007, è stato prorogato al 31 gennaio 2008 con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri dell'8 febbraio ultimo scorso. Occorre poi sottolineare che, nell'ottica di una soluzione collaborativa e condivisa dell'emergenza in atto, è stato predisposto un piano di azione che ha coinvolto, oltre all'amministrazione regionale siciliana, anche tutte le amministrazioni a diverso titolo competenti.
PRESIDENTE. L'onorevole Reina ha facoltà di replicare.
GIUSEPPE MARIA REINA. Signor Presidente, la maschera che per pochi istanti io, i colleghi del Movimento per l'Autonomia ed altri qui accanto a me abbiamo indossato ed indossiamo (I deputati del gruppo Misto-Movimento per l'Autonomia e deputati del gruppo Democrazia Cristiana-Partito Socialista indossano mascherine bianche) non riesce a proteggerci sul piano della coscienza dai miasmi mefitici, che si procurano a Gela attraverso l'attività dell'impianto petrolchimico.
PRESIDENTE. Invito i colleghi a togliersi la maschera per rispetto del Parlamento, altrimenti sarò costretto nuovamente ad un richiamo all'ordine.
Onorevole Lo Monte, la richiamo all'ordine.
Prosegua il suo intervento, onorevole Reina.
GIUSEPPE MARIA REINA. Una maschera non ha mai procurato grandi danni: ben altre manifestazioni sono state intentate in quest'aula!
PRESIDENTE. Chiedo agli onorevoli Rao, Neri e Oliva di rimuovere la maschera. Li richiamo tutti e tre all'ordine. Al secondo richiamo sarò costretto ad espellerli dall'aula.
GIUSEPPE MARIA REINA. Signori rappresentanti del Governo, volete continuare ad ignorare lo sciopero della fame che il leader degli autonomisti siciliani, Raffaele Lombardo, ha iniziato seriamente - e non per scherzo - a partire da domenica 18 febbraio?
Si tratta di uno sciopero che intende porre l'attenzione sui grandi temi che riguardano le devastazioni procurate dagli impianti petrolchimici in Sicilia (a Gela, a Priolo, a Milazzo). Devastazioni che hanno conseguenze anche su tutte le altre attività dell'uomo, in primo luogo su quelle agricole.Pag. 70
Credo che la risposta fornita dal Governo sia insoddisfacente. Siamo di fronte ad un esecutivo che risulta assente, latitante e incapace di esprimere una politica seria.
(Misure a favore del settore dell'ortofrutta trasformata, anche con riferimento a recenti iniziative in sede comunitaria - n. 3-00662)
PRESIDENTE. L'onorevole Sperandio ha facoltà di illustrare l'interrogazione Lombardi n. 3-00662 (vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 8), di cui è cofirmatario.
GINO SPERANDIO. Signor ministro, oggi intendiamo dare visibilità in Parlamento a quei lavoratori che hanno iniziato uno sciopero della fame per denunciare la situazione dell'ortofrutta in serra e che ci chiedono di intervenire in difesa di questo settore.
Nel silenzio della grande stampa, questi lavoratori si fanno carico di una vicenda importante e noi abbiamo posto in evidenza quali sono gli elementi che conducono il settore su un crinale assai rischioso: la commercializzazione, i fenomeni di dumping collegati a frodi alimentari e la questione dell'OCM ortofrutta.
La lotta siciliana ci parla dell'attuazione del programma dell'Unione che prevede l'implementazione del ciclo corto, la sicurezza alimentare, la tracciabilità del prodotto. Occorre evidenziare anche le questioni dei diritti dei lavoratori del settore e della battaglia al lavoro nero in agricoltura.
La nostra politica agroalimentare non può assecondare le grandi industrie agroalimentari o, addirittura, le multinazionali legate alla produzione di OCM. Per questo chiediamo al Governo...
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Sperandio.
Il ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, Paolo De Castro, ha facoltà di rispondere.
PAOLO DE CASTRO, Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. Signor Presidente, con riferimento a quanto rappresentato, non si possono non condividere le preoccupazioni espresse sullo stato di forte difficoltà in cui versa l'ortofrutta italiana, in particolare quella siciliana.
Come ho già avuto modo di dire in precedenza, l'attuale Organizzazione comune di mercato dell'ortofrutta mette a disposizione una serie di strumenti che, qualora pienamente utilizzati, dovrebbero assicurare un effettivo beneficio al comparto. Tuttavia, tali strumenti dell'OCM non sempre sono utilizzati a pieno come sarebbe auspicabile, con la conseguenza di ricorrenti situazioni di crisi del comparto, di carattere sia strutturale sia congiunturale.
Quanto alla proposta di riforma dell'OCM, nel condividere le preoccupazioni rappresentate in merito al disaccoppiamento totale degli aiuti, si assicura che l'amministrazione si adopererà in tutte le sedi comunitarie per ottenere - in particolare per il settore della frutta trasformata e del pomodoro - un periodo di transizione tra il sistema vigente e quello proposto dalla Commissione, attraverso un regime di disaccoppiamento parziale.
Nel contempo, l'azione dell'amministrazione a favore della tutela del comparto esplica un'attività di controllo esercitata dall'ispettorato centrale per il controllo della qualità dei prodotti agroalimentari. Tale attività ha avuto un importante risultato proprio in questi ultimi mesi e viene espletata soprattutto attraverso i mercati ortofrutticoli all'ingrosso, la grande distribuzione organizzata e gli esercizi commerciali al dettaglio. Essa è stata orientata in particolare alla verifica dell'etichettatura dei prodotti, la quale - lo ricordo - obbliga già all'indicazione dell'origine dei prodotti ortofrutticoli freschi e segnatamente alla corretta indicazione dell'origine della categoria e delle varietà.
Con particolare riferimento alla regione siciliana, l'ispettorato ha assicurato controlli sull'intero territorio regionale attraverso Pag. 71gli uffici periferici di zona e i laboratori di analisi di Catania. Solo negli ultimi nove mesi, complessivamente si sono effettuati sopralluoghi in 591 aziende, con 488 dirette controllate, 781 tipologie di prodotti che hanno portato a denunciare 25 casi di irregolarità e 15 aziende sono state sottoposte a sequestro. Anche nell'area del pomodoro pachino si è potuto attivare un'azione di controllo che sta dimostrando la sua efficacia.
PRESIDENTE. L'onorevole Lombardi ha facoltà di replicare.
ANGELA LOMBARDI. Grazie, signor Presidente. Lo sciopero della fame praticato dai contadini siciliani e le mobilitazioni annunciate nei prossimi giorni dalle organizzazioni sindacali narrano di una crisi che riguarda l'ortofrutta, con pesanti ricadute sociali ed economiche per il nostro paese, in particolare per le aree del Mezzogiorno. Tali iniziative parlano di una crisi profonda che viene anche da quel mondo che ci chiede di rovesciare il modello agricolo del WTO, l'organizzazione mondiale del commercio. Non si tratta di un Parlamento o di un Governo, ma tale organizzazione vuole imporre un modello a livello planetario. Quest'ultimo è un modello fondato su una furia produttiva che produce insicurezza alimentare, fame nel sud del mondo, desertificazione e impoverimento dei territori. Allora, signor ministro, le lotte di questi giorni dei contadini - li voglio chiamare proprio così - ci chiedono con forza di ripensare all'agricoltura di qualità che abbia al centro la qualità del lavoro e del prodotto, quindi la sicurezza alimentare; ci chiedono di porre al centro la cura e la manutenzione del nostro territorio.
Per questo siamo convinti che gli aiuti disaccoppiati previsti per l'ortofrutta - come del resto anche lei ha voluto sostenere - sono profondamente sbagliati. Infatti, essi sono volti a favorire la rendita e non il lavoro, non il prodotto né la qualità del prodotto. E in Europa rischia di vincere chi è in grado di proporre il prezzo più basso a danno della qualità, del lavoro e del prodotto. Gli effetti conseguenti li stiamo vedendo per l'appunto nell'ortofrutta meridionale.
Per questo credo che il Governo, in difesa del made in Italy e della dieta mediterranea, quindi in difesa di una vera e propria cultura, dovrà impegnarsi per ottenere risultati che non debbono somigliare a quelli ottenuti dal già ministro Alemanno riguardo allo zucchero.
PRESIDENTE. La prego di concludere.
ANGELA LOMBARDI. Vorrei concludere rilevando che bisogna lavorare, come lei pure ha detto, signor sottosegretario, ad un modello che valorizzi il territorio.
(Operatività delle misure di sostegno alla famiglia previste dalla legge finanziaria 2007 - n. 3-00663)
PRESIDENTE. L'onorevole Galletti l'ha facoltà di illustrare l'interrogazione Volontè n. 3-00663 (vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 9), di cui è cofirmatario.
GIAN LUCA GALLETTI. Signor ministro, lei ha combinato un pasticcio. Per tutta la discussione sulla legge finanziaria ha sostenuto che dalla riforma delle aliquote fiscali avrebbero avuto un vantaggio i redditi più bassi e in particolare quelli delle famiglie con figli. Noi abbiamo provato a spiegare in quella sede che così non sarebbe stato, in quanto si sarebbero scaricati gran parte degli oneri sugli enti locali. Di conseguenza, le addizionali IRPEF degli enti locali avrebbero necessariamente stravolto il sistema. La situazione oggi è che, prendendo a riferimento undici capoluoghi di provincia su venti, tutti pagano di più - e sottolineo tutti -, ma chi paga un po' di più è la famiglia con due figli rispetto a quella che ha un figlio solo e così crescendo.
Non solo, ma se aggiungiamo a questo gli assegni familiari, la questione non cambia: si alza la soglia di guadagno (in alcuni capoluoghi arriva a 30 mila euro, mentre Pag. 72in altri a 35 mila) ma comunque le famiglie con più figli ci rimettono rispetto alle altre.
La domanda è molto semplice: come si intende ovviare a questo pasticcio che abbiamo combinato e, soprattutto, quali sono le ragioni che ci hanno spinto su questa strada?
PRESIDENTE. Il ministro per le politiche per la famiglia, Rosy Bindi, ha facoltà di rispondere.
ROSY BINDI, Ministro per le politiche per la famiglia. Signor Presidente, ringrazio l'onorevole Galletti che con l'interrogazione in oggetto mi consente di chiarire l'equivoco nel quale è caduto, probabilmente insieme a molti altri lettori de il Sole 24 Ore di due giorni fa. Si tratta di un equivoco così grande che lo stesso quotidiano è stato costretto per ben due giorni a smentire in proposito.
Infatti, il suo ragionamento, onorevole Galletti, sarebbe corretto se ci fermassimo alla trasformazione operata nella legge finanziaria, passando dalle cosiddette deduzioni fiscali alle detrazioni fiscali. Tutti sanno che con le detrazioni fiscali si diminuisce ciò che il contribuente deve pagare, mentre con le deduzioni si diminuisce l'imponibile. Noi abbiamo compiuto tale operazione perché è chiaro che essa va a vantaggio di tutti i redditi medio-bassi. Infatti, per quanto si possa diminuire l'imponibile a chi guadagna poco, sempre pochi vantaggi gli si danno. Si tratta infatti di una misura che va a vantaggio dei redditi medio-alti.
Il ragionamento dei redattori de il Sole 24 Ore, che abbiamo dimostrato essere sbagliato grazie agli interventi del ministero delle finanze e dell'ANCI, assume il fatto che, se non si diminuisce l'imponibile, le aliquote delle addizionali comunali e regionali IRPEF incidono maggiormente di quanto non avrebbero fatto se vi fossero state le deduzioni al posto delle detrazioni.
Fin qui il ragionamento potrebbe anche essere valido. Peccato che non si sia tenuto conto del fatto che, accanto alle detrazioni, vi sono gli assegni familiari. Ciò che è stato attribuito alle famiglie italiane con figli e reddito lordo fino a 40 mila euro all'anno ci porta a dire (con tabelle alla mano che le consegno, onorevole Galletti; purtroppo non posso leggerle integralmente in quanto sono molto numerose ed allora le consegnerò perché rimangano agli atti) con chiarezza che guadagna il 65 per cento delle famiglie italiane con un figlio minore, il 67 per cento di quelle con due figli minori ed il 76 per cento di quelle con più di due figli minori. Tutto ciò avviene al netto delle addizionali; al lordo, la percentuale relativa alle famiglie con due figli arriva all'80 per cento.
Voglio far notare che attualmente solo il 7 per cento delle regioni e dei comuni italiani ha aumentato le addizionali IRPEF. Pertanto, tale misura non è generalizzata. Tuttavia, anche laddove tale circostanza si è verificata, ben il 76 per cento delle famiglie con più di due figli trae vantaggi dalla legge finanziaria, il 67 per cento di quelle con due figli ed il 65 per cento di quelle con un solo figlio.
PRESIDENTE. Ministro Bindi, la prego di concludere.
ROSY BINDI, Ministro per le politiche per la famiglia. Come vede non abbiamo combinato pasticci, ma abbiamo dato vantaggi al 70 per cento delle famiglie italiane con figli (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).
PRESIDENTE. L'onorevole Volontè ha facoltà di replicare.
LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, signor ministro per le politiche per la famiglia, lei sa che quello che sta dicendo con imbarazzo è frutto probabilmente delle tabelle prodotte per l'ennesima volta dal Ministero del tesoro e su cui abbiamo discusso durante il dibattito relativo alla legge finanziaria. Tali tabelle l'hanno indotta a dire il 28 dicembre scorso che il 2007 sarebbe stato l'anno di svolta per la famiglia, grazie a Prodi ed alla sua legge finanziaria, e che l'hanno indotta a dire il 17 gennaio che, grazie alle detrazioni fiscali Pag. 73ed agli assegni familiari, le famiglie avrebbero risparmiato fino a 772 euro. Come si evince anche dalla lettera odierna scritta dal ministero a il Sole 24 ore, i fatti purtroppo sono del tutto diversi. Non lo dice un quotidiano nazionale, ma anche altre persone, tra cui - per citarne una - il fratello di Ciriaco De Mita, suo compagno di partito, che ha dimostrato come questa manovra finanziaria non solo peggiori la condizione delle famiglie con figli, ma sia anche al limite della incostituzionalità.
Ciò perché introduce il criterio - caro a lei, e proposto anche attraverso i Pacs - per cui il principio di uguaglianza non vale: infatti, condizioni uguali sono trattate in maniera diversa!
Allora, onorevole ministro per le politiche per la famiglia, la invito a non «incaponirsi» su una realtà che grida vendetta, perché si può sbagliare nella vita! Noi glielo avevamo detto: le famiglie italiane stanno facendo i loro conti, e chi ha più figli a carico paga di più! È esattamente l'opposto di ciò che si voleva fare! La invito, quindi, a prendere atto della realtà con umiltà, poiché deve rendersi conto che bisogna modificare radicalmente quella riforma del sistema fiscale che avete varato.
Non sono l'UDC, il Vaticano o il forum delle famiglie a dirlo: lo affermano economisti, esperti italiani ed internazionali di diritto amministrativo ed un commercialista qualunque, il quale dimostra che la realtà è diversa dalla sua fantasia!
Onorevole ministro Bindi, capisco anche, ed ho concluso...
PRESIDENTE. Onorevole Volontè, concluda.
LUCA VOLONTÈ. ...la confusione di queste ore e, probabilmente, dei prossimi giorni. Tale confusione, però, non può arrecare nocumento alla realtà delle famiglie italiane. Le famiglie, per colpa non sua, ma di questo Governo, il quale è il primo a prevedere un ministero per la famiglia...
PRESIDENTE. La prego di concludere...!
LUCA VOLONTÈ. ...con la vostra riforma fiscale, anziché guadagnarci, ci perdono!
(Effetti delle misure di sostegno alla famiglia adottate dal Governo, con particolare riferimento allo sviluppo del sistema territoriale dei servizi socio-educativi - n. 3-00664)
PRESIDENTE. L'onorevole Zanotti ha facoltà di illustrare l'interrogazione Fincato n. 3-00664 (vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 10), di cui è cofirmataria.
KATIA ZANOTTI. Signor Presidente, ministro Bindi, senza alcun dubbio la qualità dello sviluppo può essere garantita da nuove politiche che, assumendo come parametro del benessere sociale del Paese anche la condizione delle famiglie, realizzino il potenziamento delle reti di sostegno, prevedano interventi economici e servizi e riconoscano i diritti sia delle persone che le compongono, sia dell'intero nucleo familiare.
In tal senso, la legge finanziaria per il 2007 ha segnato, senza alcun dubbio, una netta, decisa e strategica inversione di tendenza rispetto alle politiche varate dal centrodestra, spesso rappresentate da abbandono o da interventi caritatevoli e da una tantum del tutto inconsistenti. Fra le diverse misure a sostegno delle famiglie, ricordo che la legge finanziaria prevede 300 milioni di euro da destinare al potenziamento della rete degli asili nido.
Si tratta di un vero e proprio piano straordinario per superare le profonde disuguaglianze che vi sono sul territorio nazionale, nonché...
PRESIDENTE. Onorevole Zanotti, concluda!
Pag. 74KATIA ZANOTTI. ...per aumentare in modo considerevole i posti degli asili nido, anche con orari maggiormente flessibili e costi ridotti. Insomma, più servizi per l'infanzia a sostegno delle famiglie e delle donne che, pur scegliendo...
PRESIDENTE. La prego di concludere...!
KATIA ZANOTTI. ...la maternità, decidono anche di lavorare.
PRESIDENTE. Grazie...
KATIA ZANOTTI. Signor ministro, vorremmo quindi conoscere gli interventi e le iniziative che intende intraprendere in tale ambito.
PRESIDENTE. Il ministro per le politiche per la famiglia, Rosy Bindi, ha facoltà di rispondere.
ROSY BINDI, Ministro per le politiche per la famiglia. Signor Presidente, mi dispiace molto che sia andato via l'onorevole Volontè, perché, con un po' più di tempo a disposizione, avrei chiarito anche le sue idee, che continuano ad essere molto confuse!
Con la vigente legge finanziaria, infatti, come ricordato giustamente anche dall'onorevole interrogante Zanotti, non soltanto è stato stanziato un investimento di 3 miliardi di euro in deduzioni fiscali ed in assegni familiari, ma è stata anche prevista, finalmente, l'istituzione di un fondo per la famiglia - che ammonta a 210 milioni di euro -, con i quali finanzieremo, in larga parte, la conciliazione dei tempi di lavoro, il rilancio dei consultori familiari ed il sostegno all'attività di assistenza agli anziani non autosufficienti.
Inoltre, sosterremo il piano straordinario di costruzione di asili nido, il quale, a sua volta, prevede, in tre anni, un finanziamento di 300 milioni di euro, che il Governo intende investire attraverso un accordo di programma stipulato con le regioni, gli enti locali, le fondazioni bancarie ed il sistema imprenditoriale italiano, fino a raggiungere una cifra che si potrà aggirare intorno ad un miliardo di euro. Tale piano ci consentirà di costruire, nei prossimi tre anni, 90 mila posti negli asili nido. Ciò non solo per offrire un servizio all'infanzia, ma anche per meglio conciliare il lavoro delle donne, il cui basso tasso di occupazione rappresenta un altro aspetto negativo del nostro Paese.
Questa è una vera politica per la famiglia! Non si tratta, infatti, della politica delle una tantum o delle deduzioni fiscali che premiavano i redditi più alti. Tale politica, al contrario, va a vantaggio delle famiglie, dei nuclei con figli e delle donne che lavorano!
Aggiungo, inoltre, che stiamo preparando la Conferenza nazionale sulla famiglia, che si terrà, a Firenze, nel mese di maggio. Sarà un'occasione nella quale tutto il paese rifletterà sul tema e sarà lanciato un piano nazionale per la famiglia, che darà vita ad una legge organica per la famiglia, a sostegno soprattutto della natalità, delle famiglie con figli, degli anziani non autosufficienti, del lavoro delle donne. Questo perché il Governo di centrosinistra - quel Governo che ci auguriamo che, nonostante le obiettive difficoltà di oggi, possa continuare ad onorare i propri impegni con gli elettori - ha a cuore la crescita e lo sviluppo di questo Paese, incentrati sui valori fondamentali che difendiamo con politiche vere e non con gli spot, la propaganda e la sporadicità degli anni precedenti.
PRESIDENTE. L'onorevole Fincato ha facoltà di replicare. Le ricordo che ha due minuti di tempo a sua disposizione.
LAURA FINCATO. Signor Presidente, signor ministro, la ringrazio per la chiarezza con la quale ha confutato tesi che non stanno in matematica, ma non stanno soprattutto in politica. Infatti, l'articolo de Il Sole 24 ore del 19 febbraio, certamente, è stato non vero e fuorviante. Le tabelle che lei ha a disposizione e che poc'anzi ha mostrato svelano come queste nuove aliquote IRPEF e le detrazioni correggano le storture precedenti; aumenta il reddito a Pag. 75disposizione delle famiglie e, non piccolo particolare, diminuisce il numero dei contribuenti che non pagano le addizionali locali.
Anche in questo caso, verrebbe da chiedere un po' di correttezza a chi dichiara che tutta l'Italia è uguale. Non è così, non tutti i comuni hanno applicato le addizionali; quindi, sarebbe molto più serio un ragionamento, che si attenesse ai principi e alla realtà e non fosse sempre legato all'ideologia, su una famiglia, che è quella descritta dall'Istat piuttosto che dai disegni di certi colleghi che sono intervenuti.
La nostra legge finanziaria si è attenuta a principi importanti: la qualità dello sviluppo e la distribuzione equa. In questo secondo punto, lei, signor ministro, ricordava le detrazioni, i miliardi in assegni familiari, gli aiuti per la creazione degli asili nido.
È quindi vero e fattivo l'intervento per la famiglia, per l'occupazione e per l'infanzia, perché al centro del lavoro di questo Governo e di questa maggioranza stanno i seguenti punti: i servizi e il sistema del lavoro, per raggiungere gli obiettivi che ci siamo dati.
Noi vogliamo battere il declino della fertilità, vogliamo che ci siano i figli, vogliamo generare i figli, vogliamo accogliere i figli e questo significa (e lei lo sta dicendo) che si deve cambiare il modo di essere nel mondo del lavoro delle donne, creando servizi flessibili, cambiandone le rigidità e le tipologie.
Il tempo pieno per entrambi i genitori vuol dire entrare nel tempo delle donne e nella rete dei servizi. Significa seguire la via europea, non soltanto nordeuropea, quella che è stata indicata a Lisbona...
PRESIDENTE. Onorevole Fincato...
LAURA FINCATO. ... quella dei paesi che dimostrano che il lavoro femminile e i servizi fanno più famiglia (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).
(Iniziative per l'ammodernamento delle infrastrutture nel Mezzogiorno, con particolare riferimento alle infrastrutture ferroviarie della Puglia - n. 3-00665)
PRESIDENTE. L'onorevole Di Gioia ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00665 (vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 11).
LELLO DI GIOIA. Signor Presidente, ministro, lei conosce bene le difficoltà del Mezzogiorno dal punto di vista infrastrutturale e gli impegni che il Governo nel centrosinistra ha assunto, per risolvere queste problematiche e rilanciare lo sviluppo economico ed occupazionale.
In tale contesto, vi sono grandi difficoltà in una realtà, come quella della regione Puglia, le cui infrastrutture ferroviarie ed autostradali versano in grandi difficoltà.
Vi è anche il problema della provincia di Foggia, con particolare riferimento allo sviluppo dell'alta capacità ferroviaria e agli interventi sulla linea ferroviaria Foggia-Caserta, dove ancora oggi manca il doppio binario.
Per questo motivo, chiediamo con grande determinazione al ministro delle infrastrutture gli atti ufficiali, per dare risposte ai cittadini pugliesi e della Capitanata.
PRESIDENTE. Il ministro delle infrastrutture, Antonio Di Pietro, ha facoltà di rispondere.
ANTONIO DI PIETRO, Ministro delle infrastrutture. Signor Presidente, due sono le questioni specifiche poste con l'interrogazione; ad esse risponderò in modo puntuale.
In merito alla vicenda relativa alla tratta Foggia-Napoli, Ferrovie dello Stato assicura che gli interventi previsti non prevedono lo spostamento della stazione di Foggia; quindi, si passa per Foggia.
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Per quanto invece concerne il raddoppio della linea ferroviaria Foggia-Caserta, che fa parte dell'itinerario più ampio Roma-Napoli-Bari, rendo noto che lo scorso 20 luglio 2006, tra Ministero delle infrastrutture, Ministero dei trasporti, regione Campania, Puglia, Ferrovie dello Stato e Rete ferroviaria italiana, è stato sottoscritto un protocollo che individua i seguenti interventi: velocizzazione e raddoppio della tratta Cancello-Benevento, per un costo stimato in 1 miliardo 392 milioni di euro; raddoppio della tratta Apice-Orsara di Puglia, per un costo stimato in 2 miliardi 210 milioni di euro; raddoppio, infine, della tratta Foggia-Bari - appunto, dunque: Foggia-Bari - con un collegamento diretto, per un costo stimato in 97 milioni di euro. Già adesso sono previsti, nel contratto di programma, 219 milioni 500 mila euro e si sta procedendo alla progettazione.
Stiamo realizzando tali interventi nonostante abbiamo dovuto far fronte (e stiamo facendo fronte) ad una serie di impegni di spesa che noi abbiamo «trovato» e che erano rimasti non onorati: dai circa 7 miliardi di euro per l'alta velocità - con fatture scadute da pagare - ai circa 2 miliardi e mezzo o 2 miliardi 700 mila euro che mancavano e mancano per completare la «Salerno-Reggio Calabria».
Infine, la informo che lunedì prossimo, alle 9 di mattina, a Bari, il Ministero stipulerà un altro contratto di programma con la regione e gli altri enti interessati per circa un altro miliardo e mezzo di euro relativamente ai PON nel 2007-2011, programmi operativi di competenza nazionale; in tale ambito provvederemo all'inserimento sia del Nodo di Bari sia di altre importanti opere infrastrutturali, sia viarie sia ferroviarie.
Come vede, si tratta di un impegno importante per il Mezzogiorno, proprio per fare fronte alla situazione lasciata dal precedente Governo; ricordo che soltanto il 13 per cento degli investimenti previsti dalla cosiddetta legge-obiettivo era stato destinato... Solo l'8 per cento al sud, mentre il 77 per cento erano andati al nord. Questi sono fatti.
PRESIDENTE. L'onorevole Di Gioia ha facoltà di replicare, per due minuti.
LELLO DI GIOIA. Mi ritengo soddisfatto della sua risposta, signor ministro. Ovviamente non poteva essere diversamente, dal momento che avevamo assunto con le comunità meridionali un impegno forte: incidere sui problemi strutturali ovvero quelli dell'infrastrutturazione del nostro Paese.
Siamo tutti convinti di come, nella scorsa legislatura, siano stati pochissimi i finanziamenti rivolti al Mezzogiorno d'Italia e, in modo particolare, alla nostra regione Puglia. Fa piacere che lei abbia voluto sottolineare, anche con dovizia di particolari - e puntualmente indicando le somme stanziate -, le «strozzature» del sistema ferroviario che si rinvengono nella nostra realtà pugliese, in modo particolare nella provincia di Foggia.
Siamo soddisfatti per la risposta data sulla questione della tratta Foggia-Benevento-Caserta, che verrà raddoppiata; quindi, i finanziamenti non sono stati dirottati. Ci riteniamo altresì soddisfatti, d'altronde, per gli interventi sull'alta velocità, che non escludono la stazione di Foggia.
Voglio sottolineare tutto ciò perché lei possa assumere ulteriori impegni e dare risposte ai problemi ed alle difficoltà trovate. Vi sono due statali, la n. 16 e la n. 17, che vengono definite le statali della morte a causa degli incidenti stradali che vi avvengono sistematicamente. Al riguardo, vorremmo sapere come mai, pur essendo stati appaltati, i lavori sono fermi e non si riesce a riprenderli.
Credo che lei, signor ministro, possa prendere a cuore questo problema e dare risposte immediate ad una realtà che è fortemente critica da un punto di vista infrastrutturale (Applausi dei deputati dei gruppi La Rosa nel Pugno e Verdi).
(Iniziative per la tutela dell'istituto matrimoniale in relazione alla disciplina sul ricongiungimento familiare - n. 3-00666)
PRESIDENTE. L'onorevole Alessandri ha facoltà di illustrare l'interrogazione Maroni n. 3-00666
(vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 12), di cui è cofirmatario.
Avverto che il ministro Mastella si è dovuto recare a Palazzo Chigi, in relazione agli sviluppi della situazione politica (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Lega Nord Padania - Commenti) e risponderà eccezionalmente all'interrogazione il ministro per le politiche per la famiglia, onorevole Bindi, considerata anche l'attinenza della materia.
Prego, onorevole Alessandri, ha facoltà di parlare. Le ricordo che ha a disposizione un minuto.
ANGELO ALESSANDRI. Signor Presidente, personalmente non accetto la risposta da parte dell'onorevole Bindi, perché, in questo momento, non sappiamo neanche se sia ancora ministro e dobbiamo attendere la conclusione del vertice per saperlo (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Forza Italia - Commenti)! Onestamente, credo che i rimpasti di Governo, di solito, richiedano qualche ora. Pensare che lei, ministro Bindi, sia già diventata ministro della giustizia mi spaventa anche un po', onestamente.
Quello affrontato nell'interrogazione è un tema talmente serio, riguardante una decisione del tribunale di Milano, che non mi sento, onestamente, di ricevere la risposta da parte del ministro Bindi, la quale se ne sta andando (Commenti)...
ANDREA GIBELLI. Vai, vai, vai... È proprio quello che devi fare, vattene!
ANGELO ALESSANDRI. Esattamente come il Governo: se ne va a casa!
ANDREA GIBELLI. È un'indecenza! È un'indecenza (Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo)!
CARMEN MOTTA. Nella scorsa legislatura aveva sempre risposto Giovanardi!
PRESIDENTE. Onorevole Alessandri, le ricordo che ha ancora 16 secondi di tempo a disposizione. Prego i colleghi...
ANDREA GIBELLI. Vergognatevi!
PRESIDENTE. Prego i colleghi di fare silenzio e di lasciar concludere l'onorevole Alessandri.
ANGELO ALESSANDRI. Devo dire che la perplessità è grande, anche perché credo che abbiamo tutti imparato a leggere il giornale. Secondo Il Corriere della Sera che, tra l'altro, è un giornale che, di solito, riporta in modo molto preciso le vostre parole, il vicepremier D'Alema, ieri, ha dichiarato che se non c'era la maggioranza al Senato, se ne sarebbero andati tutti a casa (Deputati del gruppo Lega Nord Padania mostrano una copia de Il Corriere della Sera - Commenti)!
PRESIDENTE. Onorevole Alessandri, ha esaurito il tempo a sua disposizione.
Voglio ricordare che l'onorevole Bindi è ministro tuttora in carica e che la caratteristica, lo ripeto, delle interrogazioni a risposta immediata è quella di consentire a tutti i gruppi di interloquire con il Governo. Anche il suo gruppo, onorevole Alessandri, ha avuto questa possibilità. Come lei sa, nella precedente legislatura, normalmente era il ministro per i rapporti con il Parlamento che veniva in aula a rispondere. In questa legislatura, in sede di Ufficio di Presidenza, si è considerata la possibilità che ministri appartenenti allo stesso gabinetto potessero eccezionalmente rispondere in luogo dei colleghi. Per questa ragione...
ANDREA GIBELLI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori!
PRESIDENTE. No, non c'entra l'ordine dei lavori. L'ordine dei lavori, come lei sa, Pag. 78onorevole Gibelli, per questa seduta è prestabilito, e non è sub iudice. Quindi, adesso...
ANDREA GIBELLI. Ci sono dei precedenti!
PRESIDENTE. No, onorevole Gibelli, non ci sono.
ANDREA GIBELLI. Non è così!
PRESIDENTE. Onorevole Gibelli, la prego di consentire la prosecuzione...
ANDREA GIBELLI. Basta convocare la Conferenza dei capigruppo!
PRESIDENTE. Capisco che lei stia utilizzando la diretta televisiva, ma la prego di consentire la conclusione dei lavori. Non mi costringa a sospendere la seduta perché, a questo punto, sarebbe una sospensione definitiva e priverebbe...
ANDREA GIBELLI. Non è possibile cambiare il ministro in corso!
PRESIDENTE. ...i colleghi di Forza Italia della possibilità di interloquire con il Governo (Commenti).
Il ministro per le politiche per la famiglia, Rosy Bindi, ha facoltà di rispondere.
ROSY BINDI, Ministro per le politiche per la famiglia. Signor Presidente, mi consenta, però - anche se questa espressione in bocca mia è un po' insolita! -, poiché chi ci ascolta non ha capito cosa volevano gli interroganti, di lasciare agli atti...
PRESIDENTE. Ministro, lei non può lasciare agli atti... C'è la diretta televisiva e lei deve dare lettura del testo della risposta (Commenti).
ROSY BINDI, Ministro per le politiche per la famiglia. Va bene. Rubo un secondo per far capire ciò che è successo, perché (Commenti)...
PRESIDENTE. Proceda, onorevole ministro, per cortesia.
ROSY BINDI, Ministro per le politiche per la famiglia. Ricostruisco anzitutto i fatti, così anche chi ci segue capisce.
L'ambasciata d'Italia ad Islamabad ha rigettato l'istanza di visto per ricongiungimento familiare presentata dalla cittadina pakistana Samara Zahid, con la motivazione che il matrimonio contratto per telefono con il signor Chatta Zahid Mushtaq, anch'egli cittadino pakistano, residente in Italia, non è conforme al nostro ordinamento. Il marito dell'interessata ha proposto ricorso avverso il provvedimento dinanzi al tribunale di Milano che, con ordinanza dello scorso 1o febbraio, ha annullato il provvedimento dell'ambasciata.
Devo aggiungere che, in un caso analogo, il Ministero degli affari esteri aveva recentemente proposto dinanzi alla Corte di cassazione un ricorso avverso un decreto della corte d'appello di Brescia con cui era stato accolto il ricorso di un cittadino pakistano, Rassol Shaid, il quale aveva anch'egli contatto matrimonio in Pakistan via telefono. La Corte di cassazione, con sentenza n. 2055, del 22 settembre 2006, rigettò tale ricorso, ritenendo che lo stato di coniuge debba essere affermato ove il matrimonio sia contratto «nella forma e nelle attestazioni dell'ordinamento di provenienza dei coniugi». In effetti, i limiti posti dalle norme fondamentali del nostro ordinamento al riconoscimento di statuti giuridici diversi sono individuati soltanto nel contrasto con i principi generali dell'ordinamento giuridico italiano e con il buon costume. Con una decisione il cui merito non può essere sindacato in sede politica né amministrativa, i giudici hanno ritenuto che non realizza un tale contratto il caso del matrimonio tra i cittadini pakistani cui si fa riferimento. In effetti, il tribunale di Milano ha fatto applicazione dei principi che regolano i rapporti tra legge nazionale ed internazionale e, in particolare, dell'articolo 28 della legge 31 maggio 1995, n. 218, di riforma del sistema italiano di diritto Pag. 79internazionale privato, il quale riconosce la validità del matrimonio quando esso è considerato valido dalla legge del luogo di celebrazione o dalla legge nazionale di almeno uno dei coniugi.
D'altra parte, ricordo che per molti decenni il matrimonio per procura ha costituito una tipica forma matrimoniale utilizzata dagli emigrati italiani. Nel caso di specie, siamo di fronte ad una modalità più moderna, che vuole superare gli stessi ostacoli ed intende realizzare le stesse finalità del matrimonio per procura.
In definitiva, all'autorità amministrativa italiana non spetta un sindacato sulle forme stabilite dalla legge straniera per la celebrazione di un matrimonio valido a tutti gli effetti di legge, dovendosi limitare il suo intervento ad un mero controllo sulla reale sussistenza delle condizioni previste dalla legge straniera.
PRESIDENTE. Signor ministro, la prego di concludere.
ROSY BINDI, Ministro per le politiche per la famiglia. Tutto ciò non ha niente a che vedere con la poligamia, che preoccupava molto l'onorevole interrogante. Aggiungerei, in qualità di ministro per le politiche per la famiglia, che ho trovato davvero singolare che i difensori del matrimonio, quali si sono dichiarati, in questi giorni, gli interroganti, siano così preoccupati per un altro matrimonio che si è celebrato, ancorché in via telefono, nel nostro paese (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, Comunisti Italiani e Verdi)!
PRESIDENTE. L'onorevole Alessandri ha facoltà di replicare.
ANGELO ALESSANDRI. Signor Presidente, ringrazio l'onorevole Bindi per aver saputo leggere la risposta confezionata dal ministro della giustizia, onorevole Mastella. Sarebbe bastato anche un funzionario, forse, per far questo.
Devo dire che l'argomento è, in effetti, molto serio. Però, se cominciamo ad accettare il matrimonio per telefono credo che, poi, il passo successivo potrebbe essere anche quello del voto degli extracomunitari per telefono e, magari, del divorzio via SMS e della patente di guida via play station! Allora, perché non accettare le dimissioni del Governo a mezzo stampa? Era questo che chiedevo, cioè sapere se siate ancora in carica come ministri, se questo Governo abbia ancora un senso (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania, Forza Italia e Alleanza Nazionale) oppure se, nel conclave di Palazzo Chigi, si stia decidendo qualcos'altro!
Mi è stato ricordato, in precedenza, che Umberto Bossi, anni fa, a Pontida, utilizzò un'espressione che rende l'idea e che rivolgo, non a lei, ma a D'Alema: un uomo si riconosce anche quando, data la propria parola, la mantiene. D'Alema, ieri, ci ha fatto una promessa, ci ha fatto sognare. Rispondendo ad un giornalista che gli domandava se, nel caso non avessero ottenuto la maggioranza, quest'oggi, al Senato, sarebbero andati tutti a casa, egli ha risposto di sì, assolutamente, trattandosi di un fatto di rilevanza costituzionale. Allora, lei, che sta ancora giocando a fare il ministro, ci dica perché non se ne va a casa, così come il suo vicepremier l'ha invitata a fare, su il Corriere della Sera di oggi (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania, Forza Italia e Alleanza Nazionale)!
ROSY BINDI, Ministro per le politiche per la famiglia. Perché ci interrogate, allora? Se non siamo più in carica, perché ci interrogate?
ANTONIO GIUSEPPE MARIA VERRO. Bindi, a casa!
GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. A casa!
ANGELO ALESSANDRI. Questo è il vero problema!
Per quanto ci riguarda, la nostra contrarietà al «foglietto», alla velina che lei ha appena letto è totale, visti gli SMS e le telefonate che stanno arrivando da Pag. 80parte della gente perbene, che sta esultando perché, finalmente, dovete andarvene a casa!
ROSY BINDI, Ministro per le politiche per la famiglia. Calma, calma!
ANGELO ALESSANDRI. Noi siamo con loro! Se questo vale per il matrimonio, vale anche per le vostre dimissioni! Governo, a casa! Anzi, utilizzando una frase pronunciata in questa Assemblea, qualche anno fa, aggiungo: Napolitano, cucù! Questo Governo non c'è più (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania, Forza Italia e Alleanza Nazionale)!
(Misure a favore della filiera della produzione del latte e della mozzarella di bufala campana - n. 3-00659)
PRESIDENTE. L'onorevole Paolo Russo ha facoltà di illustrare l'interrogazione Elio Vito n. 3-00659
(vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 13), di cui è cofirmatario.
Chiedo ai colleghi di prestare un po' di attenzione e di fare silenzio. Questa è l'ultima interrogazione.
PAOLO RUSSO. Signor Presidente, dubito che il ministro possa rispondermi. Come sa, il Governo era traballante, ora è di minoranza. Di fatto dimissionato, il ministro Mastella ci ha informato che, non essendo minoranza alla Camera, si sente ministro della Camera, non ministro del Senato.
Comunque, per senso di responsabilità, noi siamo qui e continuiamo il nostro lavoro di interroganti. Lei, se se la sente, magari a titolo personale, ci può rispondere e spiegare, in particolare, ciò che sta accadendo nel territorio aversano, dal quarto trimestre del 2006.
Come lei sa, si è registrato un notevolissimo incremento di animali affetti da brucellosi. Comprenderà come la crisi di questo settore metta in ginocchio la più importante filiera agroalimentare, legata alla produzione di latte di bufala, essenziale per la già asfittica economia campana.
Ci dica, ministro, quali sono i veri motivi che hanno impedito al ministro della salute di approvare il nuovo piano straordinario per il contenimento e l'eradicazione della brucellosi bufalina entro il 15 gennaio scorso, così come previsto dalla legge finanziaria, e, soprattutto, signor ministro, avremmo piacere di sapere quali sono i prossimi atti e le prossime iniziative. Ci riferiamo, ovviamente, alle iniziative delle prossime ore, visto lo stato comatoso del Governo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Il ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, Paolo De Castro, ha facoltà di rispondere.
PAOLO DE CASTRO, Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. Signor Presidente, mi limito a rispondere alla domanda e non faccio commenti.
Al fine di completare quanto già detto in occasione della precedente interrogazione di competenza del mio dicastero, si evidenzia che il nuovo piano triennale per il contenimento e l'eradicazione della brucellosi, di cui al comma 1073 dell'articolo 1 della legge finanziaria per il 2007, è già in fase di attuazione.
Il piano deve rispettare le disposizioni a tutela della salute pubblica ed animale, previste proprio dall'ordinanza del ministro della salute del 14 novembre 2006, concernente misure straordinarie di polizia veterinaria in materia di tubercolosi, brucellosi bovina e bufalina e brucellosi ovicaprina.
Nel corso di una riunione svoltasi proprio pochi giorni fa, il 12 febbraio, congiuntamente all'autorità della regione Campania, con la quale siamo in stretto contatto, insieme alla provincia di Caserta e ad un rappresentante del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, si è convenuto che il piano debba essere redatto a cura della stessa regione e, successivamente, inoltrato al Ministero della salute.Pag. 81
Allo stato, il piano antibrucellosi non è ancora pervenuto, per le valutazioni di competenza, al Ministero della salute. Lo stesso, per la relativa applicabilità sul territorio, dovrà essere sottoposto alla valutazione della Commissione europea.
Al fine di non consentire che ulteriori ritardi nell'applicazione delle misure straordinarie già disposte possano favorire una maggiore diffusione della malattia nelle aziende interessate, il ministro della salute ha emanato l'ordinanza del 14 febbraio 2007, concernente misure straordinarie di polizia veterinaria integrative di quelle già previste nell'ordinanza del 14 novembre 2006, diramata in via d'urgenza, per via telegrafica, alle autorità sanitarie ed entrata immediatamente in vigore.
La recente ordinanza ribadisce che i piani regionali di profilassi per la prevenzione e l'eradicazione delle malattie degli animali a carattere diffusivo, adottati ai sensi dell'articolo 1, comma 2, della legge 27 dicembre 2002, n. 292, devono essere predisposti nel rispetto delle misure sanitarie di cui all'ordinanza del 14 novembre 2006.
Pertanto, la situazione, pur nella sua difficoltà e nei ritardi, è assolutamente all'attenzione del Governo.
PRESIDENTE. L'onorevole Paolo Russo ha facoltà di replicare.
PAOLO RUSSO. Signor Presidente, signor ministro, non sono soddisfatto della sua risposta. Avrei preferito maggiore franchezza, ma comprendo il suo imbarazzo, a parte la condizione particolare di oggi in cui siete di fatto dimissionati. L'imbarazzo immagino derivi anche dal dover indicare nei rappresentanti della regione Campania i responsabili di questi drammatici eventi. I loro ritardi stanno complicando anche la vostra difficile e improbabile azione.
Il latte di bufala è il vero oro bianco della Campania, ma questo Governo sembra più aduso a costosi accordi sulle spalle dei contribuenti, volti a tutelare, proteggere e, di fatto, a finanziare la FIAT di turno, garantendo la solita cassa integrazione a migliaia di lavoratori. Eppure, il sistema mozzarella di bufala significa oltre 20 mila addetti in un'area dove il lavoro, grazie alle vostre politiche, è sempre più un miraggio.
Signor ministro, se si fosse intervenuti per tempo con un adeguato piano vaccinale, avremmo sicuramente salvato molti di questi capi. Noi vogliamo tutelare il consumatore e, per questo motivo, avremmo desiderato che si fosse agito per tempo, come sollecitato, con una vaccinazione dei capi sani e con esami di ricerca della brucellosi, partendo dalla condizione di rischio per il consumatore, cioè dal latte di stalla.
Si vuole, per partito preso, abbattere capi al sud, in Campania, nel casertano, per consentire a nuove aree nazionali o addirittura straniere, a nuove realtà produttive di emergere. Bell'esempio di libera concorrenza! Si ammazza la realtà campana per far crescere altro.
Semmai, occorrono misure straordinarie per salvare la bufala mediterranea italiana e la filiera lattocasearia della mozzarella di bufala, che non deve essere toccata con le solite ordinanze burocratiche, che ingessano il sistema, non tutelano la qualità della produzione, dimenticano il consumatore e mirano a penalizzare un'area ed un prodotto che, sul piano della concorrenza, ha avuto la capacità di porre in essere brillantissime performance, nonostante i ritardi e le inadempienze della regione Campania e di questo Governo nazionale.
Ma, intanto e per fortuna, d'ora in avanti, non dovrete essere più voi ad occuparvi del governo del paese (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia)!
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
Sospendo la seduta fino al termine della riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, convocata per le ore 17.
La seduta, sospesa alle 16,45, è ripresa alle 17,30.
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