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Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il ministro del lavoro e della previdenza sociale, il ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali, il ministro per l'attuazione del programma di Governo ed il ministro dello sviluppo economico.
(Applicazione delle norme volte alla stabilizzazione dell'occupazione, contenute nella legge finanziaria 2007, ai collaboratori coordinati e continuativi, anche a progetto, iscritti all'INPGI - n. 3-00695)
PRESIDENTE. L'onorevole Del Bue ha facoltà di illustrare, per un minuto, la sua interrogazione n. 3-00695 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 1).
MAURO DEL BUE. Signor Presidente, signor ministro del lavoro, la conosco per Pag. 44essere persona precisa e meticolosa; pertanto, gradirei una risposta che potesse tranquillizzare una categoria, o magari irrigidirla ulteriormente, ma che almeno facesse chiarezza sulla questione da me evidenziata, concernente una discriminazione che attraversa i giornalisti.
Ciò alla luce della legge finanziaria per il 2007, la quale, come lei sa, ha previsto una disciplina per la trasformazione dei vecchi contratti co.co.co. e dei contratti a progetto in rapporti di lavoro subordinato, rimandando al 30 aprile 2007 la stipula di accordi sindacali.
Come certamente lei saprà - o mi auguro che lei sappia -, l'INPGI, vale a dire l'istituto di previdenza dei giornalisti, attraverso i suoi dirigenti, ha negato l'adozione di tale disciplina, in nome di una diversa natura dell'ente previdenziale, essendo stato lo stesso privatizzato.
Tutto ciò determina una evidente discriminazione...
PRESIDENTE. La prego di concludere!
MAURO DEL BUE. ...e spero che tale discriminazione di questi lavoratori rispetto ad altri possa trovare una soluzione. Le chiedo, pertanto, di rispondere a tale quesito.
PRESIDENTE. Il ministro del lavoro e della previdenza sociale, Cesare Damiano, ha facoltà di rispondere.
CESARE DAMIANO, Ministro del lavoro e della previdenza sociale. Onorevole Del Bue, come lei sa, le disposizioni recate dai commi dal 1202 al 1209 della legge 27 dicembre 2006, n. 296, relative ai provvedimenti mirati all'emersione del lavoro nero o irregolare, prevedono una serie integrata di misure, comprendenti sia la stipula di accordi e di atti di conciliazione, sia la determinazione delle somme dovute a titolo di contribuzione dei committenti.
Con riferimento a quest'ultimo aspetto, tali disposizioni si riferiscono direttamente ai datori di lavoro che contribuiscono a forme obbligatorie di previdenza pubblica. Infatti, i detti provvedimenti implicano un minor flusso di entrate a titolo sia contributivo, sia di sanzioni civili.
La sostenibilità finanziaria delle misure è indirettamente a carico del bilancio dello Stato, che provvede sistematicamente al riequilibrio dei bilanci degli enti previdenziali pubblici, con trasferimenti annuali.
Per gli enti previdenziali privatizzati, invece, le citate norme non sono immediatamente applicabili, anche per gli indubbi riflessi sui loro bilanci, non essendovi possibilità alcuna di rientro dagli oneri connessi. Ciò perché, ai sensi dell'articolo 1, comma 3, del decreto legislativo n. 509 del 1994, a detti enti non sono consentiti finanziamenti pubblici, diretti o indiretti.
Dunque, una diversa interpretazione dei commi in questione da un lato, si risolverebbe in una palese violazione del divieto di finanziamento statale dei citati enti e, dall'altro, si porrebbe in contrasto con il tenore letterale del comma 1205 della legge finanziaria per il 2007, il quale, con riferimento alla stabilizzazione dei titolari di contratto di collaborazione, fa richiamo espresso alla cosiddetta «gestione separata INPS», costituita ai sensi dell'articolo 2, comma 26, della legge n. 335 del 1995.
Ciononostante, il mio Ministero, consapevole dell'esistenza e della rilevanza del problema, ha già aperto un tavolo tecnico di confronto con tutte le parti interessate, in primo luogo FNSI, FIEG e INPGI, per trovare una soluzione condivisa da tutti.
A tale proposito, si rappresenta che l'INPGI ha comunicato al Ministero del lavoro e della previdenza sociale di essere disponibile a discutere, nell'ambito della propria autonomia, la possibilità di affrontare l'onere finanziario che potrebbe derivare dall'adozione di delibere - soggette all'approvazione ministeriale, ai sensi dell'articolo 3, comma 2, del decreto legislativo n. 509 del 1994 - di estensione della disciplina in parola anche ai giornalisti iscritti alla cosiddetta «gestione separata dell'INPGI».Pag. 45
Come vede, onorevole Del Bue, noi abbiamo affrontato con precisione il problema, anche attraverso un confronto diretto con le parti interessate.
PRESIDENTE. L'onorevole Del Bue ha facoltà di replicare, per due minuti.
MAURO DEL BUE. Prendo atto della risposta del ministro, che sostanzialmente interpreta questo dispositivo alla luce della diversa natura, privatizzata e non pubblica, dell'ente di previdenza INPGI e, nel contempo, manifesta un'attenzione e una giusta preoccupazione affinché i lavoratori non siano discriminati in considerazione della natura del loro ente previdenziale.
Ciò riguarda soprattutto il mondo del giornalismo dove, come lei sa, il precariato costituisce una forma consueta di lavoro, e non solo per i giovani, che spesso per molti anni restano precari senza alcuna possibilità di iniziare una carriera, che è la conseguenza diretta di rapporti di lavoro subordinati (prima il praticantato e poi, a seguito di un esame, il mondo giornalistico professionistico).
Quindi, si tratta di avere consapevolezza del fatto che non si possono adottare misure che discriminino i lavoratori tra loro e che, soprattutto nel mondo del giornalismo, l'attenzione sul problema del precariato deve essere doppia, proprio per evitare l'abuso del precariato da parte degli editori come strumento di lavoro ordinario. Vorrei che il Governo ponesse particolare attenzione a tale problematica che ormai riguarda giovani e non solo che da troppi anni si trovano in queste situazioni insopportabili.
(Iniziative per l'assunzione degli idonei al concorso per 75 posti di ispettore tecnico del lavoro - n. 3-00696)
PRESIDENTE. L'onorevole Cassola ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00696 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 2).
ARNOLD CASSOLA. Signor ministro, nel 2006 si sono conclusi i concorsi per la selezione di 850 ispettori del lavoro, di cui 775 amministrativi e 75 ingegneri.
Al concorso per 75 posti da ingegnere ne sono risultati idonei 111: 13 vi hanno rinunciato, quindi sono rimaste 23 persone idonee, ma non assunte.
Con la legge finanziaria per il 2007 è stata prevista l'assunzione di altri 300 ispettori del lavoro in più rispetto a quelli già assunti, ma si tratta esclusivamente di amministrativi, non essendo prevista l'assunzione di ingegneri.
Pertanto, chiedo al Governo se non ritenga di dover adottare le opportune iniziative, in particolare normative, per assicurare la soluzione di questa situazione, che appare iniqua soprattutto nei confronti dei 23 idonei non assunti.
PRESIDENTE. Il ministro del lavoro e della previdenza sociale, Cesare Damiano, ha facoltà di rispondere.
CESARE DAMIANO, Ministro del lavoro e della previdenza sociale. Onorevole Cassola, lei sa che il Governo, fin dal suo insediamento, ha individuato, come linee programmatiche degli interventi in materia di lavoro e di occupazione, il miglioramento della tutela e della sicurezza nei luoghi di lavoro.
La grande attenzione in questa materia è dimostrata anche dalla legge n. 248 del 2006, che ha previsto importanti misure di contrasto al lavoro sommerso e di potenziamento dell'attività ispettiva.
Recentemente il Consiglio dei ministri ha approvato il disegno di legge di delega in materia di salute e sicurezza sul lavoro, presentato dal Ministero del lavoro e della previdenza sociale e dal Ministero della salute, a testimonianza concreta del lavoro di squadra che caratterizza l'operato di questo Governo e frutto non solo di un approfondito esame tecnico-giuridico, ma soprattutto di una laboriosa opera di concertazione con le parti sociali e con le regioni.
Anche la seconda Conferenza nazionale sulla salute e sicurezza sul lavoro, tenutasi a Napoli il 25 e 26 gennaio scorsi, ha rappresentato un importante momento di riflessione e di confronto tra Governo, istituzioni, regioni, parti sociali ed operatori Pag. 46del settore su un tema che rappresenta una assoluta priorità per l'Italia.
Il Ministero che rappresento è altresì consapevole che i suddetti interventi normativi dovranno certamente essere accompagnati non solo da più specifiche campagne informative in materia di salute e sicurezza dei lavoratori, ma anche da un incremento della vigilanza.
In tal senso, sono state da tempo avviate una serie di azioni mirate alla crescita, in termini di professionalità, del personale già in forza ed all'aumento dei contingenti di idoneo personale per il rafforzamento e la valorizzazione dei servizi ispettivi.
Da ultimo, la legge finanziaria per il 2007, all'articolo 1, comma 544, ha autorizzato il Ministero del lavoro all'immissione in servizio di altri 300 ispettori amministrativi, come lei ricordava. Peraltro, nel corso dei relativi lavori parlamentari, le proposte avanzate da questa amministrazione, tendenti ad ottenere l'estensione del finanziamento ivi previsto per l'assunzione anche degli idonei del concorso a posti di ispettore tecnico del lavoro, non hanno trovato riscontro.
Attesa la rilevanza della problematica - la cui soluzione positiva determinerebbe l'immissione in servizio di alcune unità ispettive tecniche necessarie al rafforzamento degli interventi, in particolare nel settore delle costruzioni -, è intendimento del Ministero del lavoro recuperare la possibilità di far luogo all'assunzione, oltre che di ispettori amministrativi, anche di ispettori tecnici.
PRESIDENTE. Deve concludere...
CESARE DAMIANO, Ministro del lavoro e della previdenza sociale. In tal senso, l'amministrazione si attiverà ulteriormente nelle sedi competenti per verificare in concreto la fattibilità di un percorso che determini il risultato auspicato.
PRESIDENTE. L'onorevole Cassola ha facoltà di replicare, per due minuti.
ARNOLD CASSOLA. Signor Presidente, signor ministro, sono alquanto soddisfatto della sua risposta perché mi sembra si convenga sulla necessità di assumere nuovi ingegneri proprio per continuare nell'opera intrapresa, volta alla rivalutazione, alla tutela e alla sicurezza sui posti di lavoro, come lei ha poc'anzi riferito. Fa dunque bene il Governo in questo caso ad aumentare sia l'organico sia, anche, la qualità e la professionalità del personale già esistente. Infatti, dalle statistiche che ho dinanzi, risulta, per il 2001, una carenza di 456 ispettori tecnici (ovvero ingegneri) nelle varie regioni d'Italia - ad esempio, in Piemonte ne mancavano 44, in Veneto 48, e via di dicendo -; mi sembra che tuttora manchino tali figure, almeno nelle sedi provinciali di Trieste, Gorizia, Pordenone, Urbino, Reggio Calabria, Vibo Valentia, Oristano e via dicendo.
Quindi, è importante che il Governo continui ad impegnarsi per tutelare la salute dei lavoratori con corsi di aggiornamento e, altresì, con la creazione di nuovi posti di lavoro.
(Misure di carattere previdenziale a favore dei lavoratori esposti all'amianto - n. 3-00697)
PRESIDENTE. L'onorevole Burgio ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00697, per un minuto (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 3).
ALBERTO BURGIO. Signor Presidente, signor ministro, nell'ambito di un'emergenza davvero grave quale quella dell'amianto si verificano vicende incresciose, che dimostrano un'attenzione davvero scarsa, persino da parte delle istituzioni, alle sofferenze prodotte dal lavoro.
Tra queste, quella che si segnala a Livorno: centinaia di ricorsi in appello, opposti dall'avvocatura provinciale dello Stato di Livorno, a partire dai primi mesi del 2005, contro tutte le sentenze di primo grado favorevoli al riconoscimento dell'esposizione all'amianto nei termini stabiliti dal decreto legislativo del 1991. Contro tutte le sentenze favorevoli: si evidenzia, Pag. 47quindi, una strategia di contrapposizione ai diritti ed alle esigenze del lavoratore. Ciò avviene mentre, in quella stessa area, si registrano numerosi decessi per mesotelioma della pleura, specialmente tra gli ex lavoratori dell'ENI di Livorno.
Si tratta di comportamenti delle istituzioni che denotano totale insensibilità alle sofferenze del lavoro...
PRESIDENTE. Deve concludere...
ALBERTO BURGIO. ...e che raccomandano, a nostro giudizio, l'intervento del ministro, che sappiamo molto attento ai temi della salute e della sicurezza.
Vorrei conoscere il parere ed il proposito del ministro al riguardo.
PRESIDENTE. Il ministro del lavoro e della previdenza sociale, Cesare Damiano, ha facoltà di rispondere.
CESARE DAMIANO, Ministro del lavoro e della previdenza sociale. Onorevole Burgio, la ringrazio per la questione che lei pone oggi all'attenzione del Governo; essa è ben nota al Ministero del lavoro, ed è altresì ben nota la sofferenza che deriva ai lavoratori da questa situazione, che si protrae da lungo tempo.
Noi conosciamo la particolare rilevanza e delicatezza del tema dell'amianto e per tale ragione abbiamo sempre dimostrato la necessità di adottare iniziative utili e necessarie a tutelare la salute dei lavoratori esposti, anche con specifico riferimento alla situazione, da lei ricordata, dei lavoratori della compagnia portuale di Livorno e ad altre situazioni ancora.
Ciò premesso, si ribadisce, però, l'intenzione del ministero, come di consueto, di non invadere la sfera di autonomia gestionale degli enti previdenziali, anche in considerazione della responsabilità che grava sui responsabili dei medesimi e che potrebbe nascere dalle scelte relative alla condotta processuale da tenere con riferimento a singole vicende giudiziarie.
Peraltro, proprio in ragione della ricordata rilevanza della problematica, il ministero ha comunque intenzione di interpellare gli istituti previdenziali competenti e di acquisire ogni utile elemento di valutazione, al fine di monitorare l'evoluzione della questione, così da ricercare un punto di equilibrio fra le esigenze di tutela della salute dei lavoratori ed il dovuto rispetto della sfera di autonomia dei predetti enti.
PRESIDENTE. Grazie, signor ministro.
L'onorevole Burgio ha facoltà di replicare, per due minuti.
ALBERTO BURGIO. Signor Presidente, ringrazio il ministro e capisco l'esigenza di rispettare l'autonomia degli enti. D'altra parte, lo prendo in parola con riferimento all'impegno che egli ha assunto in questa sede.
A me sembra opportuno ricordare che quella legata all'esposizione all'amianto è davvero una vicenda drammatica. Nel nostro paese, stando ai dati dell'Istituto superiore di sanità, sono coinvolti tra un milione e un milione e duecentomila lavoratori (secondo altre fonti, i lavoratori coinvolti sarebbero oltre tre milioni), soprattutto nei settori navale, chimico, ferroviario e nell'edilizia.
A me pare, insomma, che si richieda davvero, a questo punto, un sovrappiù di volontà politica, anche - lo ribadisco - contro comportamenti censurabili di talune istituzioni, e comunque per sanare quanto prima le lacune della normativa vigente. Il ministro ha fatto riferimento alla situazione dei portuali della compagnia portuale di Livorno, i quali non si vedono riconosciuti i benefici di legge soltanto perché, per qualche mese, non hanno maturato i dieci anni richiesti dalla normativa in vigore.
Mi auguro, e concludo, che il ministro voglia dare il suo contributo, per la parte che gli compete, in vista della più rapida approvazione di una nuova normativa sui danni da esposizione all'amianto. A tale riguardo, annuncio che, nei prossimi giorni, presenteremo anche alla Camera una proposta di legge analoga a quella già presentata al Senato, nel mese di aprile, Pag. 48da molti senatori dei gruppi dell'Unione, con il sostegno di oltre 28 mila firme di cittadini e lavoratori. Grazie.
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Burgio.
(Applicazione della cassa integrazione straordinaria ai lavoratori della Pastificio Ambra di Puglia Spa - n. 3-00698)
PRESIDENTE. L'onorevole Rocco Pignataro ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00698 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 4), per un minuto.
ROCCO PIGNATARO. Signor Presidente, signor ministro, in data 1o febbraio 2007, la Pastificio Ambra di Puglia Spa, ha avviato la procedura di mobilità, per cessazione dell'attività, di tutto il proprio organico, corrispondente a ben cinquantotto unità di personale, ai sensi degli articoli 4 e 24 della legge n. 223 del 1991.
Premesso che i soggetti coinvolti dalla citata situazione, d'intesa con il servizio politiche del lavoro, sezione vertenze collettive dell'amministrazione provinciale di Bari, hanno individuato un percorso diverso ed alternativo alla messa in mobilità, facendo preventivo ricorso alla cassa integrazione guadagni straordinaria, così come disciplinata, per il caso di cessazione dell'attività, dall'articolo 2, lettera a), del decreto ministeriale 18 dicembre 2002; premesso, inoltre, che la problematica riguarda ben cinquantotto lavoratori che operano presso la Pastificio Ambra di Puglia Spa da oltre trenta anni e che, nella maggior parte dei casi, sono componenti di famiglie monoreddito; chiediamo quali iniziative il ministro interrogato intenda assumere affinché l'INPS eroghi tempestivamente la cassa integrazione guadagni straordinaria nei confronti dei predetti lavoratori.
PRESIDENTE. Il ministro del lavoro e della previdenza sociale, Cesare Damiano, ha facoltà di rispondere.
CESARE DAMIANO, Ministro del lavoro e della previdenza sociale. Grazie, signor Presidente.
Onorevole Pignataro, con riferimento all'interrogazione in trattazione, riferita ad una specifica situazione aziendale e relativa alla procedura di mobilità, ex articoli 4 e 24 della legge n. 223 del 1991, avviata dal Pastificio Ambra di Puglia Spa, come lei ha ricordato, per cessazione dell'attività, faccio presente - ma, del resto, lei lo ha già rilevato - che presso la provincia di Bari, in data 1o marzo del corrente anno, vi è stato un incontro tra la medesima società e le parti sociali per trovare una soluzione alternativa alla collocazione in mobilità di tutte le maestranze dell'azienda.
È stato concordato in tale sede che il pastificio Ambra di Puglia presenterà la richiesta di cassa integrazione speciale per crisi e per cessazione relativa a cinquantotto unità, per un periodo di dodici mesi a decorrere dal 5 marzo 2007. Pertanto, sarà richiesto il pagamento diretto da parte dell'INPS del suddetto trattamento.
Non appena la società presenterà la richiesta di concessione del trattamento di cassa integrazione speciale, il ministero, coerentemente con l'azione di tutela della posizione dei lavoratori sinora sempre svolta in tutte le situazioni, si adopererà per attivare tutte le iniziative necessarie per l'emanazione del decreto di concessione del trattamento e per la conseguente erogazione del trattamento stesso da parte dell'INPS nel più breve tempo possibile.
PRESIDENTE. L'onorevole Rocco Pignataro ha facoltà di replicare.
ROCCO PIGNATARO. Grazie, Presidente.
Signor ministro, mi dichiaro molto soddisfatto della sua risposta perché sono convinto che alle dichiarazioni seguiranno i fatti. È molto importante, signor ministro, che l'INPS eroghi tempestivamente la CIGS nei confronti dei suddetti lavoratori, in quanto nella maggior parte dei casi si tratta di famiglie monoreddito. Questi soggetti costituiscono l'unica fonte di reddito Pag. 49per i propri familiari. Per questi casi si comprende bene che ciò che per tanti possono apparire fatti quotidiani, come il pagamento di una bolletta telefonica, della luce e del gas, per tali lavoratori addirittura qualche volta può essere un ostacolo insormontabile che si ripercuote sulla stabilità e sulla serenità delle famiglie.
Pertanto, signor ministro, credo che con un'azione tempestiva possiamo dimostrare che le istituzioni, in generale, e questo Governo, in particolare, non sono oppressivi controllori dei doveri, ma coraggiosi garanti dei diritti dei cittadini.
(Attuazione della normativa comunitaria relativa ai contratti d'inserimento per le donne - n. 3-00699)
PRESIDENTE. L'onorevole Drago ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00699 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 5).
GIUSEPPE DRAGO. Grazie, Presidente.
Signor ministro, la cosiddetta legge Biagi n. 276 del 2003, tra le altre cose, ha recepito e disciplinato un regolamento comunitario del 2002 che fa rientrare nel concetto di lavoratori svantaggiati anche le donne che risiedono in un'area territoriale dove la disoccupazione femminile supera almeno il 10 per cento quella maschile. Tutto ciò ha consentito che in queste aree - per altro individuate con decreto ministeriale del 17 novembre del 2005 (Lazio, Molise, Campania, Basilicata, Calabria, Sicilia, Puglia e Sardegna) - le imprese potessero assumere donne lavoratrici con un contratto di inserimento abbastanza vantaggioso sia per le imprese stesse, sia per le lavoratrici.
Tuttavia, queste opportunità erano già previste da precedenti decreti e fino al 31 dicembre del 2006. A questo punto noi intendiamo chiedere ad ella, signor ministro, se intende prorogare queste misure che indubbiamente hanno dato l'opportunità di creare numerosi posti di lavoro.
PRESIDENTE. Il ministro del lavoro e della previdenza sociale, Cesare Damiano, ha facoltà di rispondere.
CESARE DAMIANO, Ministro del lavoro e della previdenza sociale. Onorevole Drago, come lei sa e come ha ricordato, con la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale n. 25 del 31 gennaio 2006, è entrato in vigore il decreto interministeriale del Ministero dell'economia e del Ministero del lavoro, relativo agli aiuti per lo sviluppo dell'occupazione femminile, strumento che ha reso possibile l'attuazione dell'articolo 54, comma 1, lettera e), del decreto legislativo n. 276 del 10 settembre 2003.
Il provvedimento stabilisce i criteri di utilizzazione del contratto di inserimento, istituto che ha sostituito il contratto di formazione e lavoro del settore privato a favore delle donne di qualsiasi età, residenti in area geografica il cui tasso di occupazione femminile sia inferiore almeno al 20 per cento di quella maschile o in cui il tasso di disoccupazione femminile superi del 10 per cento quella maschile.
Il decreto ministeriale che ha definito le aree territoriali nelle quali può essere utilizzato questo contratto che - come lei ha ricordato - è scaduto a fine dicembre 2006 e deve essere rinnovato secondo quanto stabilito dalla legge.
A questo proposito posso affermare che è intendimento del Ministero che rappresento utilizzare tutti gli strumenti ancora in vigore, come il contratto di inserimento, che possano consentire di agevolare lo sviluppo dell'occupazione femminile, ivi compreso eventualmente il decreto ministeriale citato, anche nell'attuale fase caratterizzata da un'attenta riflessione in ordine alle modifiche da apportare alla legislazione vigente in materia di mercato del lavoro che ha per noi l'obiettivo di favorire la stabilizzazione dei rapporti di lavoro stessi, coerentemente con gli indirizzi di Governo e con il programma dell'Unione.
PRESIDENTE. L'onorevole Drago ha facoltà di replicare.
GIUSEPPE DRAGO. Ringrazio il ministro per la sua risposta, anche perché dai dati che abbiamo a disposizione numerose Pag. 50sono le aziende che hanno utilizzato questo strumento e numerose, quindi, le donne che per la maggior parte sono potute rientrare al lavoro, perché in molti casi più che di contratto di inserimento si tratta di un contratto di reinserimento, come anche ella ha ricordato.
Apprezziamo la sua risposta, signor ministro, nel momento in cui, tra l'altro, ella sostiene che nonostante la legittima prospettiva del Governo di svolgere una riflessione complessiva sulla legge Biagi, ci conferma che questo strumento sarà utilizzato in quanto strumento di politica attiva del lavoro, molto utile in quelle aree che hanno un alto indice di disoccupazione, soprattutto al femminile.
(Stanziamenti straordinari a favore della regione Lazio in relazione al piano di rientro del deficit sanitario della regione - n. 3-00700)
PRESIDENTE. L'onorevole Garavaglia ha facoltà di illustrare l'interrogazione Maroni n. 3-00700 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 6), di cui è cofirmatario.
MASSIMO GARAVAGLIA. Grazie, Presidente. La regione Lazio, come tutti ben sanno, ha accumulato negli anni un debito sanitario enorme, oltre 11 miliardi di euro. Per dare l'idea, questa cifra rappresenta un terzo della già mastodontica finanziaria del buon Prodi. Ora, la legge prevede che le regioni coprano questi buchi automaticamente e autonomamente, mettendo i ticket e alzando le tasse. Per il Lazio, invece, la situazione è diversa in quanto il Governo interviene pesantemente con un mutuo dissimulato di 5,8 miliardi, con un altro intervento di 2,3 miliardi di cui non si comprende bene la ragione.
Chiediamo, quindi, di sapere come il Governo giustifichi questo intervento, alla luce soprattutto del principio di responsabilità inderogabile delle regioni e dei loro amministratori.
PRESIDENTE. Il ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali, Vannino Chiti, ha facoltà di rispondere.
VANNINO CHITI, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Signor Presidente, in effetti vi è stato un accordo tra il ministro della salute, il ministro dell'economia e delle finanze e la regione Lazio per l'approvazione del piano di rientro in riferimento al debito accertato nell'ottobre 2006, che ovviamente fa riferimento anche ad amministrazioni precedenti, pari a 9,9 miliardi di euro.
Lo Stato si impegna ad attivare gli strumenti legislativi ed amministrativi per consentire alla regione il rimborso anticipato, mediante l'erogazione alla regione stessa di una somma a titolo di prestito, a fronte della quale la regione è impegnata a versare annualmente per trenta anni, a decorrere dal 2008, l'importo di 310 milioni di euro specificamente individuato e finalizzato nel bilancio regionale. Per raggiungere questo obiettivo è stato necessario integrare le risorse che la regione Lazio si è dimostrata in grado di garantire annualmente per trenta anni per la copertura dei disavanzi pregressi. Ciò avviene con il ricorso ad una quota delle risorse accantonate dallo Stato nella Tabella B della legge finanziaria per il 2007 per contribuire alla regolazione dei debiti nel settore sanitario.
Non è comunque la sola regione Lazio ad essere in queste condizioni. Sono sette le regioni che devono rientrare. Tre hanno già firmato un accordo: Lazio, Abruzzo e Liguria. Quattro regioni invece non hanno ancora firmato alcuna intesa: Molise, Campania, Sicilia e Sardegna.
Il Governo sta anche pensando alla possibilità di approvare un provvedimento legislativo urgente in cui sia prevista l'utilizzazione della somma di 3 miliardi di euro, già prevista dalla legge finanziaria, piegandola a questi parametri che già sono stati utilizzati con le regioni con le quali è stato sottoscritto l'accordo. Tali parametri sono: debito regionale non coperto malgrado l'attivazione al livello massimo della leva fiscale regionale su IRAP e su Pag. 51addizionale regionale all'IRPEF (misure che le regioni devono comunque avere già adottato se avevano un deficit sanitario); ulteriore sforzo fiscale richiesto ai fini dell'ammortamento del debito accumulato fino al 30 dicembre 2005; rapporto tra debito non coperto e livello delle risorse derivante dalla massimizzazione delle aliquote fiscali regionali che tiene conto dei limiti della capacità fiscale regionale a fronteggiare il debito accumulato; infine, un debito regionale in termini pro capite che tiene conto del peso del debito accumulato sui cittadini residenti.
Per concludere, non è previsto un trattamento ad hoc per la regione Lazio ma sono stati previsti provvedimenti generali. Ci sono regioni che hanno un deficit sanitario consistente. Come ripeto, le date dimostrano che si è trattato di amministrazioni diverse; vi ho anche elencato le regioni, alcune delle quali non sempre sono state amministrate dal centrosinistra. Quindi, non è un problema di schieramento politico: per poter fronteggiare il rientro dal debito sanitario debbono fare il loro dovere e non devono farlo pagare soltanto ai cittadini.
PRESIDENTE. L'onorevole Garavaglia ha facoltà di replicare, per due minuti.
MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, la risposta non ci soddisfa. Innanzitutto, alla Lega Nord Padania non interessa sapere se il «buco» di bilancio nel Lazio lo abbia provocato il centrodestra o il centrosinistra. Ci interessa che sia ripianato in modo equo, anche per rispetto alle altre regioni che, invece, il «buco» nel bilancio non lo hanno fatto. Detto questo, la questione più importante è quella della serietà delle politiche di contenimento della spesa pubblica. Già con i comuni questa serietà è andata a farsi benedire! Con il decreto cosiddetto mille proroghe, infatti, avete dato ai comuni che non hanno rispettato il patto la possibilità di assumere personale. Quindi, come potete pretendere, adesso, che i comuni siano seri? Con le regioni sta andando anche peggio. La spesa sanitaria costituisce oltre il 70 per cento della spesa delle regioni e, se non c'è controllo della spesa sanitaria, non c'è controllo della spesa pubblica regionale. Nel Lazio, voi concedete questo mutuo dissimulato, palesemente incostituzionale, perché i mutui si possono richiedere solo per investimenti e non per finanziare la spesa corrente. Tanto è vero che la Cassa depositi e prestiti non ha potuto richiedere un mutuo di sei miliardi di euro. Inoltre, andate ad assegnare queste altre risorse.
Tutto questo ha un solo risultato, quello di consentire al Lazio dell'amico Marrazzo di non imporre il ticket. Ciò è palesemente ingiusto, innanzitutto perché il Lazio è la regione italiana con la maggiore spesa farmaceutica e, siccome tutti sanno che il ticket costituisce un ottimo disincentivo, anche solo per questo motivo lo si sarebbe dovuto imporre. Inoltre, in questo modo si dà un segnale veramente devastante perché si premia chi non rispetta le regole, si umiliano gli amministratori capaci - che sono tanti - che invece le regole riescono a rispettarle e si umiliano i cittadini che pagano. Caro ministro, per noi il federalismo è un'altra cosa, prima di tutto è responsabilità (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!
(Iniziative per la sicurezza della circolazione stradale, con particolare riferimento ai giovani utenti della strada - n. 3-00701)
PRESIDENTE. L'onorevole Barbi ha facoltà di illustrare l'interrogazione Meta n. 3-00701 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 7), di cui è cofirmatario.
MARIO BARBI. Signor Presidente, signor ministro, la sicurezza stradale è per noi motivo di grave preoccupazione. Siamo turbati dalle notizie di incidenti mortali che avvengono sulle nostre strade. Sono oltre cinquemila le morti per incidente stradale ogni anno e tante, troppe Pag. 52vittime sono giovani. Ce ne accorgiamo ogni settimana, con quei tragici bollettini delle stragi del sabato sera.
La sicurezza, dunque, è una priorità importante e grave, che esige riflessioni serie e scelte coraggiose. La patente a punti, necessaria, sembra avere esaurito la capacità di scoraggiare i comportamenti irresponsabili e pericolosi, soprattutto da parte dei giovani. Si avverte la necessità di un impegno convergente e straordinario di tutti, operatori pubblici e privati, per la formazione e la prevenzione. Servono, inoltre, sanzioni più efficaci.
Vogliamo chiedere al Governo quali iniziative intenda assumere per rendere la circolazione stradale meno pericolosa e più sicura, innanzitutto per i più giovani utenti della strada.
PRESIDENTE. Il ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali, Vannino Chiti, ha facoltà di rispondere.
VANNINO CHITI, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Signor Presidente, innanzitutto il Governo è preoccupato e tutti noi dobbiamo esserlo, come diceva l'onorevole Barbi, per i tanti e troppi incidenti che continuano a verificarsi nel nostro paese, provocando morti e feriti soprattutto tra i giovani, ma non solo. Quindi, non possiamo essere indifferenti, è necessario agire e farlo in diverse direzioni, non ve n'è una soltanto.
Riferisco ciò che il Governo sta facendo e ha deciso già questa mattina nel Consiglio dei ministri per il superamento di alcune norme del codice della strada, allo scopo di determinare una maggiore sicurezza: in particolare, per il rafforzamento dell'azione di contrasto ai comportamenti di guida ad alto rischio, la previsione dell'arresto fino a sei mesi e dell'ammenda fino a 12 mila euro, in caso di guida in stato di ebbrezza alcolica o di assunzione di sostanze stupefacenti, con eventuale confisca del veicolo in caso di tasso alcolemico superiore a 1,2 grammi per litro; la previsione di pene alternative, come l'obbligo di svolgere servizi di utilità sociale e di fornire assistenza alle vittime di incidenti stradali che siano rimaste inabili; la modifica del codice della strada e l'avvio della revisione dell'impianto della patente a punti, prevedendo, in particolare, la sottrazione dei punti anche alle patenti per ciclomotori o quadricicli leggeri, l'innalzamento a 16 anni di età per la guida dei quadricicli leggeri, un intervento sulla tabella dei punti della patente riguardo ai comportamenti di guida ad elevato rischio, una ridefinizione del percorso della perdita e della riacquisizione dei punti e una procedura di riassegnazione più rigorosa, basata su un esame e valutazioni più severi.
Vi sono, inoltre, altre misure, tra le quali voglio sottolinearne due: la messa in sicurezza delle dodici strade più pericolose ed un'azione di monitoraggio e di educazione alla sicurezza stradale a partire dalle scuole.
Infine, prevediamo un coinvolgimento con il sistema delle imprese e delle istituzioni, anche attraverso un partenariato pubblico o privato, per il miglioramento della sicurezza stradale in quelle strade che sono percorse per motivi di lavoro.
PRESIDENTE. L'onorevole Meta ha facoltà di replicare.
MICHELE POMPEO META. Signor ministro, la sua risposta dimostra l'impegno del Governo sul tema della sicurezza stradale e della lotta all'incidentalità di fronte ai troppi morti e feriti, in larga parte, come lei ricordava, giovani e giovanissimi.
La Commissione che io presiedo ha deliberato un'inchiesta sulla sicurezza stradale, già alcuni mesi fa; in tale ambito si avvarrà, nelle prossime settimane, del contributo degli operatori, delle associazioni (a partire da quella delle vittime della strada), delle forze dell'ordine e di specialisti.
Il Parlamento ha approvato i provvedimenti con cui sono stati introdotti la patente a punti e lo sportello telematico dell'automobilista. Penso che occorra ripartire da quel modo di procedere, individuando Pag. 53una corretta pianificazione degli interventi di medio e lungo termine non legati alla emotività del momento, a partire, come lei diceva, dalla manutenzione delle strade più pericolose e dalla segnaletica.
L'introduzione della patente a punti, come ricordava il collega Barbi, ha rappresentato in Italia un formidabile strumento, tanto da ridurre nei primi sei mesi il numero dei morti del 20 per cento. L'effetto della deterrenza, purtroppo, si è andato progressivamente esaurendo per una serie di motivi. Ora, però, si possono introdurre nuove normative, che sono state studiate e, in parte, già proposte in appositi emendamenti presentati al disegno di legge di conversione che la Camera voterà la prossima settimana. A questo proposito, non ho capito con quale strumento il Governo intenda proporre tale normativa, se con un decreto-legge, oppure avvalendosi degli strumenti già in itinere.
Penso che, a partire dalle prossime occasioni, oltre alle proposte che lei avanzava, si possa affrontare la questione del «foglio rosa» per la guida, in particolare, dei motoveicoli e della qualificazione professionale dei formatori, proseguendo con una serie di proposte che ella ricordava.
PRESIDENTE. Onorevole Meta...
MICHELE POMPEO META. Penso che sia necessario modificare le procedure di rilevazione e di comunicazione degli incidenti stradali - problema ancora non risolto nel nostro paese - e tutta una serie di altre misure.
Mi avvio alla conclusione: vedrà, come me, signor ministro Chiti, che l'uso delle cinture di sicurezza e del casco è in costante diminuzione. Penso che occorra far comprendere l'importanza dei comportamenti corretti da parte dei guidatori...
PRESIDENTE. Onorevole Meta, dovrebbe concludere...
MICHELE POMPEO META. Il risultato si potrà ottenere, più che con l'inasprimento delle sanzioni pecuniarie già elevate, con l'effettività e la certezza delle sanzioni contro i comportamenti davvero scorretti.
(Assunzione di personale negli uffici delle Poste della provincia di Bolzano e qualità del servizio postale - n. 3-00702)
PRESIDENTE. L'onorevole Zeller, al quale ricordo che ha un minuto di tempo a disposizione, ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00702 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 8).
KARL ZELLER. Signor Presidente, nell'interrogazione si chiedono lumi in merito ad una vicenda davvero incredibile attinente al servizio, o meglio, al disservizio postale in provincia di Bolzano.
In diversi comuni della provincia non sono più recapitati lettere e giornali anche per settimane consecutive, il che sta creando un notevole disagio tra i privati e anche un enorme danno alle imprese locali.
Vogliamo sapere, pertanto, quali iniziative intenda intraprendere il Governo o il ministro competente, per porre fine a questa situazione davvero insostenibile.
PRESIDENTE. Il ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali, Vannino Chiti, ha facoltà di rispondere.
VANNINO CHITI, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Signor Presidente, vorrei specificare che, per il contratto che esiste con la società Poste, spetta a quest'ultima garantire, con i suoi organi statutari, gli obblighi connessi alla fornitura del servizio universale.
Il Ministero delle comunicazioni ha un potere di vigilanza per verificare il corretto espletamento del servizio universale, ma non ha potere di intervento diretto sulla gestione dell'azienda. Personalmente, sono convinto che sarebbe bene che quest'azione Pag. 54di controllo non solo venisse esercitata a livello centrale, ma che fosse attribuita alle istituzioni democratiche sul territorio.
Per quanto guarda le questioni che lei sollevava, la società Poste ha fatto presente al Ministero che il proprio modello organizzativo prevede come il responsabile delle risorse regionali, pur avendo la sede a Mestre, anziché a Bassano, rappresentando il direttore delle risorse umane centrali, ed avendo con questo un rapporto di stretta dipendenza, sia in grado di assolvere alle proprie responsabilità. In poche parole, la società Poste ritiene che questo consenta l'osservanza delle disposizioni legislative che impongono anche il rispetto della quota proporzionale di impiego di unità appartenenti a vari gruppi linguistici, l'obbligo di residenza in ambito provinciale, il possesso delle attestazioni di bilinguismo nei casi previsti come i servizi allo sportello.
In ogni caso, le osservazioni che lei qui ribadiva saranno oggetto di un intervento ulteriore e di un controllo da parte del Ministero delle comunicazioni in questo suo compito ispettivo di vigilanza.
Per quanto riguarda le questioni occupazionali, la società Poste ha comunicato che, in coerenza con quanto è stato concordato con i sindacati nazionali per l'avvio, in tempi brevi, del piano di assunzioni a tempo indeterminato, anche la provincia di Bolzano sarà interessata a queste immissioni di personale, ovviamente sempre in ottemperanza a quanto previsto dalla normativa vigente.
Nel prossimo futuro, il Governo, che è sensibile, come ha dimostrato con atti concreti, alla questione della stabilizzazione del lavoro, non mancherà di svolgere un'opera di vigilanza nei confronti della società, seguendo con attenzione il concretizzarsi degli accordi sindacali cui facevo riferimento, compreso quelli riguardanti la provincia di Bolzano.
Infine, la società Poste italiane ha confermato, come lei stesso nella interrogazione ricordava, che, per assicurare uno svolgimento del servizio, sono stati comunque effettuati alcuni inserimenti di personale con contratto a tempo determinato, attingendo ad una graduatoria che, tenendo conto delle specificità altoatesine, è dedicata esclusivamente al personale in possesso dei requisiti richiesti.
In ogni modo, da più parti d'Italia, non solo dalla provincia di Bolzano, ci vengono segnalate disfunzioni soprattutto nelle zone montane e nelle zone periferiche per l'esercizio di questo servizio universale e questa verifica il Governo vorrà farla con la società Poste in modo ancora più stringente.
PRESIDENTE. L'onorevole Zeller ha facoltà di replicare. Le ricordo che ha due minuti di tempo a sua disposizione.
KARL ZELLER. Signor Presidente, ringrazio il Governo per la sua risposta, anche se non sono del tutto soddisfatto. Soprattutto, le informazioni date dall'amministrazione delle Poste non corrispondono alla verità. Infatti, in base alla norma di attuazione, il personale dovrebbe essere gestito da Bolzano. Invece, al direttore competente sono state tolte tutte le competenze in materia, e una delle cause principali di queste disfunzioni sta proprio nel fatto che il personale viene praticamente amministrato da Mestre, con scarsa sensibilità per le esigenze di queste zone montane.
Auspico che, in futuro, forse anche in base a questo intervento e ad uno più incisivo da parte del Ministero competente, tale situazione possa essere migliorata.
(Tempi di adozione del decreto di attuazione del Fondo per la stabilizzazione dei rapporti di lavoro pubblici - n. 3-00703)
PRESIDENTE. L'onorevole Pagliarini ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00703 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 9).
GIANNI PAGLIARINI. Signor Presidente, signor ministro, in Italia ci sono Pag. 55troppi lavoratori, donne e uomini, privi di diritti, costantemente sotto ricatto a causa della loro condizione lavorativa precaria.
Questa maggioranza e questo Governo si sono assunti un impegno preciso con gli italiani: dare centralità al rapporto di lavoro a tempo indeterminato.
Noi Comunisti italiani abbiamo sottoscritto con convinzione i 12 punti presentati dal Presidente del Consiglio durante la crisi di Governo, ma ovviamente, per quanto ci riguarda, l'assenza di un riferimento esplicito alla lotta alla precarietà non può e non deve essere letto come un disimpegno del Governo. Al contrario, chiediamo al Governo di rafforzare la strada della lotta alla precarietà.
Per queste ragioni, per ribadire in modo chiaro il rispetto degli impegni presi con gli elettori, chiedo quali iniziative il Governo voglia adottare per rispettare i termini di presentazione del decreto di attuazione del Fondo per la stabilizzazione dei precari.
PRESIDENTE. Il ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali, Vannino Chiti, ha facoltà di rispondere.
VANNINO CHITI, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Signor Presidente, vorrei intanto confermare agli interroganti che vi è un impegno coerente per la stabilizzazione dei rapporti di lavoro pubblici che sarà mantenuto dal Governo. Sulla base di ciò verrà adottato un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri con riferimento ai commi 417 e 418 della legge finanziaria per il 2007, rispettando il termine previsto del 30 aprile.
È già in corso di predisposizione un atto di indirizzo per chiarire i dubbi interpretativi sorti in merito all'applicazione della nuova disciplina; ciò anche per consentirne una tempestiva e univoca attuazione.
Inoltre, il ministro per le riforme e le innovazioni nella pubblica amministrazione sta istituendo un tavolo di concertazione con regioni, enti locali e organizzazioni sindacali per avviare l'operazione da questo punto di vista.
In ogni caso, ribadisco che l'intenzione del Governo è quella di salvaguardare, nell'ambito della complessa azione volta a stabilizzare il personale precario, che avverrà nei tempi previsti, le finalità di operare scelte di qualità e adottare criteri di selezione improntati al rispetto del principio costituzionale dell'imparzialità. Il processo di stabilizzazione ha, infatti, la finalità ultima di immettere a tempo indeterminato forze nuove e qualificate nell'amministrazione, al fine di dare finalmente ai giovani precari un riconoscimento per gli anni trascorsi al servizio dello Stato e delle sue istituzioni, tra mille sacrifici, con grande impegno, senza certezza sul futuro, in taluni casi con un uso distorto degli strumenti della cosiddetta flessibilità.
Quindi, il Governo manterrà l'impegno che ha assunto discutendo ed approvando la legge finanziaria per il 2007.
PRESIDENTE. L'onorevole Pagliarini ha facoltà di replicare. Ricordo all'onorevole Pagliarini che ha due minuti di tempo a disposizione.
GIANNI PAGLIARINI. Signor Presidente, signor ministro, combattere il precariato significa fare i conti con una società che sta pagando il grave peggioramento delle condizioni sociali. Ce ne accorgiamo tutti quando mettiamo a confronto il tenore di vita dei giovani con quello dei loro genitori.
Per la prima volta dal dopoguerra, la generazione dei figli sta peggio di quella dei padri. Mi domando, signor ministro, se il mondo della politica non abbia il dovere di aiutare i figli a rendersi indipendenti dai padri.
Invece, in questo paese succedono altre cose. Succede che settori rilevanti del Parlamento alzino la loro voce contro i Dico, in nome della difesa di quella famiglia tradizionale che un ragazzo precario non potrà mai costruire.
Tutto ciò è molto ipocrita. Oggi in Italia è impossibile per due ragazzi precari costruirsi Pag. 56una famiglia e chi spaccia per flessibilità il ricorso al precariato non difende il futuro dei figli, ma li sta condannando alla più totale incertezza.
Signor ministro, bisogna avere il coraggio di dire certe verità e noi, Comunisti italiani, pensiamo che la battaglia contro la precarietà debba essere una priorità per tutto il mondo della politica, che inizi dal rifiuto di alcuni luoghi comuni. Non è vero che il precariato è un prezzo da pagare; non è vero che consente di creare più occupazione; non è vero che aiuta il sistema delle imprese a competere. Vedo con piacere che il Governo ha scelto da che parte stare e perciò sono soddisfatto della risposta del ministro, perché dimostra che su questo tema, tutti assieme, intendiamo dare segnali concreti all'insegna della svolta richiesta dai lavoratori e dai cittadini.
Stiamo parlando del nostro Governo, signor ministro, e della nostra maggioranza che ha sottoscritto con gli elettori un patto per il cambiamento che va rispettato. Su questo terreno noi, Comunisti italiani, continueremo ad essere inflessibili.
(Mancato rispetto dei requisiti di accessibilità per i soggetti disabili nella realizzazione del portale del turismo italiano www.italia.it - n. 3-00704)
PRESIDENTE. L'onorevole Campa ha facoltà di illustrare l'interrogazione Leone n. 3-00704 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 10).
CESARE CAMPA. Signor Presidente, ministro Chiti, il ministro Rutelli ha finalmente presentato il portale del turismo italiano. Da più parti ci viene segnalato che detto portale, pur in presenza dei 45 milioni di euro di spesa prevista per la sua realizzazione, risulta non accessibile. Insieme al collega Palmieri, nel corso della passata legislatura, avevo presentato una proposta sull'accessibilità dei siti della pubblica amministrazione, più nota come legge Campa-Palmieri o come legge Stanca. Per questi motivi sono molto preoccupato e chiedo come il Governo intenda porre mano e risolvere i problemi di accessibilità, ora peraltro prevista per legge. L'inaccessibilità dei siti della pubblica amministrazione, in questo caso del sito del Ministero del turismo, infatti, preclude a molti cittadini, e soprattutto al vasto mondo della disabilità, di beneficiare di tale opportunità e crea di fatto una grande e negativa discriminazione. Inoltre, priva l'azienda Italia di potenziali turisti italiani ed esteri.
Come già dicevo prima, tutto ciò ci preoccupa molto, sia per le opportunità negate che per le potenzialità perse.
PRESIDENTE. Onorevole Campa, dovrebbe concludere.
CESARE CAMPA. Signor Presidente, concludo chiedendo, assieme al collega Palmieri, come il Governo intenda risolvere questa spiacevole questione.
PRESIDENTE. Il ministro per i rapporti con il Parlamento, Vannino Chiti, ha facoltà di rispondere.
VANNINO CHITI, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Signor Presidente, in merito alla logo Italia, citato nelle premesse della vostra interrogazione, faccio presente la sua scelta è avvenuta attraverso una gara svoltasi secondo le modalità previste dal Codice degli appalti, approvato nel 2005. La commissione interministeriale ha valutato gli elaborati provenienti da 59 agenzie. Il progetto risultato vincitore è stato proposto dall'agenzia Landor di Milano.
Per quanto concerne il portale, in particolare per la previsione del rispetto dei requisiti di accessibilità di cui alla legge n. 4 del 2004, faccio presente che, nell'ambito delle convenzioni stipulate per la realizzazione del portale del turismo italiano, non è necessario che tale previsione sia espressamente e formalmente contenuta perché essa è già contemplata dalla legge del 2004. Tale legge, avendo natura Pag. 57di fonte primaria, non è derogabile da alcun strumento convenzionale. Il dipartimento per l'innovazione e le tecnologie ha informato che il portale stato sviluppato secondo le direttive del protocollo internazionalmente denominato W3C, al fine di perseguire i massimi livelli di accessibilità che la tecnologia in questo momento consente.
Con riferimento al secondo punto dell'interrogazione, relativo alle iniziative che il Governo intende assumere in merito alla questione dell'accessibilità del portale, si fa presente che in questo momento è in corso un processo di ottimizzazione del portale stesso.
È intenzione del Governo condurre questa azione in completa sinergia con le regioni: ciò nel rispetto dell'articolo 117 della Costituzione, che attribuisce la materia del turismo alla competenza esclusiva regionale. Tuttavia, occorre rilevare che per quanto riguarda l'attività di cosiddetto popolamento del sito, cioè di validazione dei contenuti informativi, a fronte della consegna delle credenziali di accesso alle regioni che è avvenuta a metà ottobre 2006, ad oggi solo sei regioni (Toscana, Umbria, Lombardia, Abruzzo, Campania e Piemonte) hanno assicurato l'attività di loro competenza. Quindi, è questo il percorso che deve essere rapidamente concluso e portato a termine.
Nell'ambito di questa ottimizzazione, il Governo intende garantire - lo ribadisco a lei e a tutti - che il portale risponda ai requisiti di accessibilità previsti dalla legge n. 4 del 2004 e quindi, in quanto fruibile anche dai soggetti disabili, sia uno strumento fondamentale per il superamento delle barriere virtuali. Questo al fine di dare anche in questo caso una concreta ed effettiva attuazione di quel principio di eguaglianza previsto nell'articolo 3 della nostra Costituzione, che per tutti noi deve essere un punto di riferimento non variabile, ma coerentemente da seguire.
PRESIDENTE. L'onorevole Palmieri, cofirmatario dell'interrogazione, ha facoltà di replicare, per due minuti.
ANTONIO PALMIERI. Signor ministro, lei ha colto lo spirito della nostra interrogazione, che non voleva essere strumentale, bensì nasceva, come ha ricordato il collega Campa, da una vera preoccupazione da parte dell'intero gruppo di Forza Italia, che su questo tema aveva nella scorsa legislatura fatto molto, dando avvio a quel processo legislativo, che ha portato all'approvazione da parte dell'intero Parlamento della cosiddetta legge Stanca.
Noi ci eravamo molto preoccupati, perché siamo attenti al tema dell'accessibilità e siamo attenti anche al portale del turismo in quanto tale. Riteniamo infatti che esso sia un'occasione per recuperare del tempo perso, che non va sprecata. Quando avevamo letto nelle settimane e nei giorni scorsi, sia in vari blog sia nei siti Internet sia su molti quotidiani italiani, una serie di critiche molto pesanti contro questo portale, non solo per quanto riguarda l'accessibilità ma anche per quanto riguarda l'usabilità - si attendeva un minuto per scaricare la prima pagina del sito, cosa che francamente non era sopportabile; c'erano inoltre svariati errori nelle traduzioni nelle parti in multilingua del sito ed ancora non erano attivi molti dei servizi previsti dal progetto originario, che, lo ricordo, era un progetto iniziato nel 2004 dal Governo Berlusconi e dal ministro Stanca -, ci eravamo molto preoccupati e per questo il nostro gruppo ha presentato l'interrogazione in oggetto.
Devo dire quindi che siamo lieti delle sue parole. Le prendiamo per buone. Ci facciamo però il nodo al fazzoletto, perché non vogliamo che www.Italia.it diventi, come purtroppo spesso succede nel nostro paese, l'ennesima occasione perduta; vedo accanto a lei il ministro Bersani che un po' sorride sotto i baffi, che non ha, ma al tempo stesso è consapevole di quanto...
PIER LUIGI BERSANI, Ministro dello sviluppo economico. Sotto i capelli!
ANTONIO PALMIERI. Siamo uguali come chioma, ministro! Dicevo, di quanto sia importante questo portale, per portare in Italia turisti.Pag. 58
Concludo, Presidente, ricordando che il nostro riferimento al logo che promuove il nostro paese nel mondo, era dovuto al fatto che straordinariamente questo logo è del tutto simile al logo di Izquierda unida, che, come tutti sapete, è un partito spagnolo di estrema sinistra (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
(Iniziative in relazione al caso del detenuto Antonio Cordì - n. 3-00705)
PRESIDENTE. L'onorevole D'Elia ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00705
(Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 11).
Avverto che l'interrogazione in titolo è stata testé sottoscritta dagli onorevoli Mellano e Turco.
SERGIO D'ELIA. Mi dispiace molto che non sia presente il ministro Mastella, destinatario della interrogazione in oggetto, anche perché sul caso ho presentato due interrogazioni, nel luglio del 2006 e ai primi di febbraio di quest'anno, senza ottenere però alcuna risposta. Spero oggi dunque di poter avere una risposta soddisfacente.
Il caso è molto chiaro. Nel febbraio 2006 al signor Antonio Cordì, 64 anni, detenuto nel carcere di Cuneo, viene diagnosticato un cancro al polmone, per il quale i medici richiedono un ricovero in ospedale per un intervento chirurgico urgente: ricovero che il tribunale di sorveglianza di Cuneo non ha autorizzato. Nell'aprile 2006, il detenuto viene trasferito nel carcere di Secondigliano, dove i sanitari ribadiscono l'urgenza di un intervento chirurgico, ma anche il tribunale di sorveglianza di Napoli nega il ricovero in ospedale.
Alla fine di luglio 2006, il signor Cordì viene finalmente ricoverato al Cardarelli, ma il primario di chirurgia toracica dell'ospedale definisce talmente gravi le sue condizioni di salute da considerarlo ormai inoperabile per l'espandersi di metastasi, che, nel dicembre 2006, arrivano anche al cervello.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE CARLO LEONI (ore 16,05)
SERGIO D'ELIA. Chiedo al ministro perché sia stato fatto passare così tanto tempo prima del ricovero in ospedale per un intervento che avrebbe potuto bloccare un cancro diventato oggi incurabile, di chi siano le responsabilità, ma soprattutto che cosa intenda fare per evitare che il signor Cordì muoia in carcere, come purtroppo è già accaduto a molti detenuti nel cosiddetto carcere duro.
PRESIDENTE. Il ministro per l'attuazione del programma di Governo, Giulio Santagata, ha facoltà di rispondere.
GIULIO SANTAGATA, Ministro per l'attuazione del programma di Governo. Signor Presidente, alla luce delle informazioni assunte presso il dipartimento dell'amministrazione penitenziaria e le autorità giudiziarie competenti, si rileva innanzitutto che Antonio Cordì, detenuto sottoposto al regime di cui all'articolo 41-bis, fu trasferito il 20 aprile 2006 dalla casa circondariale di Cuneo a quella di Napoli, proprio in conseguenza della patologia di cui è affetto e del grave quadro clinico individuato dai sanitari nel febbraio 2006. Durante il periodo di detenzione a Cuneo non vi fu alcun provvedimento di diniego di autorizzazione ad effettuare visite o ricoveri. Il magistrato di sorveglianza autorizzò sempre il ricovero del detenuto per lo svolgimento dei necessari accertamenti, a norma dell'articolo 11 dell'ordinamento penitenziario.
Il Cordì è giunto il 3 maggio 2006 presso il centro diagnostico terapeutico di Secondigliano, dove ha eseguito nuovi esami clinici e visite specialistiche. Egli è stato sottoposto, inoltre, ad una serie di consulenze esterne in ospedali cittadini presso i quali è stato ricoverato per brevi periodi a seguito di autorizzazioni sempre concesse dall'autorità giudiziaria.
Le condizioni del Cordì sono tenute sotto controllo dal personale specialistico del centro diagnostico terapeutico di Napoli Secondigliano.Pag. 59
Quanto ai provvedimenti emessi dall'autorità giudiziaria competente, è stato accertato che sin dallo scorso 8 giugno il magistrato di sorveglianza di Napoli si è pronunciato favorevolmente sulle richieste del Cordì di ricovero in un luogo esterno di cura, emettendo complessivamente 17 ordinanze di ricovero per l'effettuazione di attività diagnostiche e terapeutiche. Non risulta, dunque, alcun provvedimento di diniego di ricovero in luogo esterno di cura, sicché la condizione di inoperabilità del detenuto non è attribuibile ai provvedimenti dell'autorità giudiziaria.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIA MELONI (ore 16,07)
GIULIO SANTAGATA, Ministro per l'attuazione del programma di Governo. Esistono, invece, quattro provvedimenti di rigetto di istanze di differimento pena, di cui agli articoli 146 e 147 del codice penale, emessi uno dal tribunale di sorveglianza di Cuneo e tre dal tribunale di sorveglianza di Napoli. Essi riguardano, però, la questione della compatibilità delle condizioni di salute del detenuto con il regime penitenziario. Tali provvedimenti sono stati emessi dopo un'istruttoria completa che ha interessato, da ultimo, anche la Direzione nazionale antimafia e la direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria. Essi risultano congruamente motivati ed il loro merito è insindacabile da parte dell'autorità politica ed amministrativa.
Allo stato, dunque, non si rilevano né inadempienze né condotte di magistrati che siano disciplinarmente apprezzabili, visto che le condizioni di salute del Cordì, anche in virtù dei provvedimenti giudiziari adottati, non solo sono state costantemente tenute sotto controllo dal dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, ma sono altresì trattate sia con le risorse interne che con quelle esterne agli istituti, mediante l'immediata ospedalizzazione del detenuto.
PRESIDENTE. L'onorevole D'Elia ha facoltà di replicare, per due minuti.
SERGIO D'ELIA. Signor Presidente, il detenuto Antonio Cordì avrebbe potuto essere operato già nel febbraio del 2006, quando lo stesso medico dell'ospedale di Cuneo si era detto disponibile ad operarlo entro cinque giorni. Che lui sia uscito a fare degli esami diagnostici non lo metto in dubbio, ma non è stato ricoverato ai fini di un intervento chirurgico. Quindi, sono assolutamente insoddisfatto di questa risposta.
La verità è che dal regime dell'articolo 41-bis si può uscire soltanto in due modi: o da pentito o da morto. Spero che il ministro Mastella non voglia far uscire anche il signor Cordì da morto. Lo riterrei politicamente responsabile.
Quattro anni fa, con il collega Maurizio Turco, del Partito radicale e della Rosa nel Pugno, abbiamo fatto un giro nelle sezioni in cui si applica l'articolo 41-bis per trarne un libro dal titolo significativo: «Tortura democratica».
Assieme al collega, abbiamo potuto riscontrare non pochi casi di detenuti infartuati, colpiti da ictus, malati di cancro, paralizzati o costretti su una sedia a rotelle, e ciò senza neanche il piantone in cella, nemmeno nei giorni successivi ad un intervento al cervello!
Nel solo carcere di Secondigliano, nel 2006, sono morti sedici detenuti; i deceduti in tutte le carceri italiane sono stati centootto, di cui quarantasei per suicidio. Negli ultimi sette anni sono morti in carcere, in Italia, 1.106 detenuti.
Può accadere che si muoia in carcere per cause naturali o per suicidio, come avviene fuori; il fatto è che nelle carceri, in particolare nel «carcere duro», c'è poco di naturale e di normale, perché le malattie ed i suicidi sono causa di morte in misura maggiore rispetto alla norma: ad esempio, la percentuale dei suicidi in carcere è venti volte maggiore rispetto a quella registrata nella società!
La ragione è semplice, se è vero come è vero che, nel bilancio dell'Amministrazione penitenziaria, su un budget di 3 milioni di euro solo 85 mila euro sono Pag. 60destinati alla medicina in carcere. In particolare, nel regime dell'articolo 41-bis, la salute è anche un'arma di ricatto.
PRESIDENTE. La prego di concludere...
SERGIO D'ELIA. Per essere curati, infatti, si deve uscire dal carcere duro, ma per poter uscire dallo stesso ci si deve pentire: quindi, se non ci si pente, si rimane sottoposti al regime del cosiddetto 41-bis, e non si viene curati come si deve, cioè come la legge e la Costituzione prescrivono, indipendentemente dal reato che si è commesso!
Ciò è intollerabile e ritengo indegno...
PRESIDENTE. Onorevole D'Elia, dovrebbe concludere!
SERGIO D'ELIA. ...di un paese civile, signor ministro, il fatto che da questo regime carcerario si possa uscire soltanto da pentiti, oppure, come si suol dire, «coi piedi davanti»!
(Iniziative per garantire la gratuità dell'insegnamento della lingua italiana ai cittadini italiani residenti all'estero - n. 3-00706)
PRESIDENTE. L'onorevole Razzi ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00706 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 12), per un minuto.
ANTONIO RAZZI. Signor Presidente, signor ministro, onorevoli colleghi, vorrei preliminarmente osservare che l'insegnamento della lingua e della cultura italiana all'estero esige istituzioni e strutture moderne, all'altezza degli standard europei. Ricordo, altresì, che la problematica relativa al sostegno delle comunità italiane nel mondo non solo era presente nel programma di Governo, ma è espressa chiaramente anche nel primo dei dodici punti con cui il Presidente Prodi ha voluto rilanciare l'operato del suo Esecutivo. Tale valorizzazione, inoltre, non può prescindere dall'insegnamento della lingua italiana ai nostri cittadini residenti all'estero.
Premesso ciò, vorrei sapere quali provvedimenti intenda assumere il Governo al fine di garantire la gratuità dell'insegnamento della lingua italiana e dei relativi materiali didattici per i cittadini italiani residenti all'estero in età di obbligo scolastico, per ottemperare...
PRESIDENTE. Onorevole Razzi, concluda!
ANTONIO RAZZI. ... a quanto previsto dalla Costituzione, dalle normative vigenti in materia di obbligo scolastico ed anche dal programma di Governo.
PRESIDENTE. Il ministro per l'attuazione del programma di Governo, Giulio Santagata, ha facoltà di rispondere.
GIULIO SANTAGATA, Ministro per l'attuazione del programma di Governo. Signor Presidente, l'Esecutivo avverte la forte esigenza di perseguire politiche di rilancio dell'immagine, della cultura e del ruolo dell'Italia nel mondo, come è chiaramente evidenziato nel programma di Governo e come è stato ribadito, di recente, dal Presidente Prodi. Il successo di tali politiche presuppone un ruolo importante delle comunità degli italiani all'estero, le quali possono offrire all'Italia un grande patrimonio di esperienze, di cultura e di relazioni umane e professionali.
Ricordo che il testo unico delle disposizioni legislative in materia di istruzione (decreto legislativo 16 aprile 1994, n. 297) dedica l'intera Parte V alle scuole italiane all'estero, investendo il Ministero degli affari esteri del compito di promuovere ed attuare all'estero iniziative scolastiche, nonché attività di assistenza scolastica a favore dei lavoratori italiani e dei loro congiunti immigrati.
È compito dello stesso ministero, inoltre, istituire corsi integrativi di lingua e cultura generale italiana per i congiunti dei lavoratori italiani che frequentino, nei paesi di immigrazione, le scuole locali Pag. 61corrispondenti alle scuole italiane elementare e media, nonché corsi speciali annuali per la preparazione dei lavoratori italiani e dei loro congiunti agli esami di idoneità e di licenza di scuola italiana elementare e media.
Il citato decreto legislativo prevede che, con provvedimenti adottati di concerto con il ministro della pubblica istruzione, le scuole italiane statali all'estero siano conformate, per il loro ordinamento, alle corrispondenti scuole statali del territorio nazionale. Agli alunni delle scuole italiane funzionanti all'estero, agli iscritti e ai frequentanti le altre istituzioni educative o partecipanti alle altre iniziative scolastiche, i libri di testo sono forniti gratuitamente dal Ministero degli affari esteri. Infatti, la legge n. 448 del 1998 ha modificato il testo unico, estendendo all'intera scuola dell'obbligo la previsione sulla gratuità dei libri di testo.
Ricordo infine che i corsi di lingua e di cultura italiana per i connazionali residenti all'estero sono attualmente più di 30 mila e gli allievi sono nel mondo oltre mezzo milione. La disponibilità di bilancio per l'organizzazione e lo svolgimento di tali corsi è, per l'anno 2007, pari a 29 milioni 500 mila euro.
L'Esecutivo intende dunque proseguire fattivamente nell'azione di valorizzazione della lingua italiana e di rilancio del ruolo delle comunità italiane nel mondo mediante l'investimento di ingenti risorse.
PRESIDENTE. L'onorevole Razzi ha facoltà di replicare.
ANTONIO RAZZI. Signor ministro, mi ritengo soddisfatto della risposta (Applausi polemici di deputati del gruppo Forza Italia), poiché ritengo sia importante garantire che i cittadini residenti all'estero godano di tutti i diritti costituzionali della nostra Repubblica.
Sono convinto che l'impegno del Governo a procedere in questa direzione è chiaro. Ritengo che sia giunto il momento di assicurare un intervento dello Stato in materia di riforma delle istituzioni scolastiche all'estero che si occupano dell'insegnamento della lingua italiana. Inoltre, urge rinnovare il quadro di norme e regole che disciplinano questa materia, creando interventi in rete tra i diversi ministeri che se ne occupano (il Ministero degli affari esteri, quello della pubblica istruzione, quello delle politiche comunitarie e quello del lavoro).
Abbiamo destinato massicci interventi alla promozione del made in Italy, abbiamo destinato molte risorse per la promozione dei nostri prodotti all'estero, ma dobbiamo intervenire con la stessa determinazione per sostenere la promozione della lingua italiana all'estero, se vogliamo esportare meglio e di più.
Se investiamo dieci euro sulle merci, dobbiamo allora investire cento sulle persone che, con la loro semplice presenza, veicolano queste merci. Se non ci sforziamo di fare ciò, rischiamo di rendere inutile l'investimento sull'economia; sono le persone e i cittadini il vero centro di attrazione dell'italianità, non solo i prodotti. Questi ultimi, senza l'umiltà italiana che pervade la società ospitante, non sono nulla, sono solo prodotti effimeri destinati all'attenzione momentanea e stagionale.
Gli italiani all'estero, con la loro vita e la loro testimonianza, costituiscono la garanzia della diffusione del made in Italy. Pertanto, l'insegnamento dell'italiano gratuito e moderno, per i cittadini italiani in età di obbligo scolastico, rappresenta un ottimo investimento. La ringrazio anche a nome di tutti gli italiani all'estero (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
(Iniziative normative a favore delle piccole e medie imprese fornitrici di grandi aziende di distribuzione - n. 3-00707)
PRESIDENTE. L'onorevole Ciccioli ha facoltà di illustrare l'interrogazione La Russa n. 3-00707 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 13), di cui è cofirmatario.
CARLO CICCIOLI. Com'è noto, negli ultimi decenni è in corso un processo molto profondo di ristrutturazione del Pag. 62commercio e della distribuzione. Si è passati dalla piccola distribuzione diffusa alla grande distribuzione, con un conseguente vantaggio significativo per i consumatori, il risparmio e le possibilità di scelta.
Tuttavia, vi è un altro aspetto - che sta passando sotto traccia, che viene ignorato - caratterizzato dal fatto che tutta la politica di distribuzione passa attraverso nove o dieci catene - nella maggioranza di proprietà di stranieri - che praticano una politica di concorrenza tra loro schiacciando l'«esercito» dei fornitori. Mi riferisco alle piccole e medie imprese italiane - si tratta soprattutto di produttori agroalimentari - che, operando in un sostanziale regime di monopolio delle catene di distribuzione, vengono costrette a regole insopportabili, che ne determinano spesso il dissesto economico e il fallimento.
PRESIDENTE. Deve concludere...
CARLO CICCIOLI. Ebbene, presentai un'interrogazione nell'estate dello scorso anno, cui non ha fatto seguito alcun provvedimento del Governo.
Chiedo pertanto al Governo cosa intenda fare per correggere tale anomala situazione.
PRESIDENTE. Il ministro dello sviluppo economico, Pier Luigi Bersani, ha facoltà di rispondere.
PIER LUIGI BERSANI, Ministro dello sviluppo economico. Signor Presidente, il problema sussiste e negli ultimi anni non si è certo risolto, anzi, si è aggravato. Vorrei, quindi, far presente agli interroganti che soluzioni facili non esistono.
In premessa dirò dell'attenzione che stiamo dedicando al sistema delle piccole e medie imprese, che cerchiamo di rafforzare comunque attraverso specifici provvedimenti, tra i quali voglio ricordare il cuneo fiscale, il credito di imposta per la ricerca e l'innovazione - plafonato per garantire una riserva alle piccole e medie imprese - il credito di imposta per i nuovi investimenti nel Mezzogiorno, il fondo per la finanza d'impresa dedicato alle piccole e medie imprese e, in particolare, l'allestimento della figura giuridica della «rete di impresa» che dovrebbe, favorendo l'aggregazione dei piccoli soggetti, renderli più attivi e più forti anche nei confronti dei grandi, a cominciare da quelli della distribuzione.
Per quanto riguarda il merito dell'interrogazione, ritengo di dover sottolineare che esistono - in particolare, ad esempio, proprio nel settore alimentare - alcune normative che possono colpire le patologie più evidenti a proposito dei mancati pagamenti o dei tempi lunghi dei pagamenti delle aziende di distruzione nei confronti delle piccole e medie imprese.
Condivido tuttavia con gli interroganti l'esigenza di rafforzare le forme di conciliazione stragiudiziali delle controversie, peraltro già previste da leggi speciali.
Quanto alle nostre iniziative in proposito, faccio presente che, attraverso un tavolo che abbiamo aperto con l'Unioncamere per una rivisitazione dell'attività delle Camere di commercio, intenderemmo rendere più forti queste procedure di conciliazione. Naturalmente il problema è delicato, perché all'interno di un sistema concorrenziale aperto le normative possono spingersi solo fino ad un certo punto.
L'interrogazione mi dà tuttavia l'occasione di ricordare che, laddove siano riscontrati comportamenti diretti a far valere in modo improprio posizioni di forza nei rapporti contrattuali, si potrebbe configurare l'ipotesi di comportamenti restrittivi della concorrenza e quindi sussisterebbero, a mio avviso, i presupposti per un intervento delle competenti autorità per la concorrenza per sanzionare, se del caso, situazioni di abuso di posizione dominante.
A mio avviso per il futuro l'adozione di una tale prospettiva potrebbe aiutarci ad inviare segnali atti a favorire il ravvedimento da certi comportamenti, che spesso sono effettivamente censurabili.
PRESIDENTE. L'onorevole Ciccioli ha facoltà di replicare, per due minuti.
CARLO CICCIOLI. Signor Presidente, ho ascoltato con molta attenzione l'intervento Pag. 63del ministro, che ringrazio per la presenza fisica in Assemblea; sono tuttavia insoddisfatto della risposta perché i provvedimenti citati riguardano soprattutto altri settori dell'economia.
Nel caso in esame, ci troviamo in un ambito molto particolare e tuttavia importante per l'economia della nostra nazione.
Vorrei ricordare - dal momento che il significato della mia interrogazione è anche quello di una denuncia pubblica - i meccanismi di dominio posti in essere da queste catene (in genere, francesi ed olandesi) e dalle stesse cooperative.
Esse obbligano i fornitori a partecipare alle campagne pubblicitarie ed a cedere sottocosto, in occasione del lancio di determinati prodotti, generi non solo alimentari; pagano a centottanta giorni a tasso zero (sostanzialmente, fanno da banca alla catena); se una parte della merce rimane invenduta, la restituiscono con il pretesto che non è regolare (quindi, il rischio di impresa ritorna a carico del fornitore); in un caso particolare hanno addirittura fatturato ad alcuni fornitori il costo sostenuto per l'accentramento del magazzino (che la catena distributiva aveva in un centro del nord) asserendo che, poiché i fornitori realizzavano un risparmio per effetto dell'accentramento medesimo, erano tenuti a contribuire ai costi sostenuti per l'apertura.
Siamo di fronte non soltanto ad un dominio, ma anche a comportamenti molto gravi: in particolare, se il fornitore rifiuta o mette in discussione alcune delle menzionate regole, la catena stabilisce che a partire dall'indomani non è più tra i suoi fornitori. Ciò comporta che, essendo il mercato molto limitato, il fornitore non ha più l'interlocutore, non ha più il cliente.
In conclusione, il caso non può essere affrontato né con l'ordinario strumento costituito dalla presentazione di una domanda giudiziale al tribunale civile, né ricorrendo alle camere arbitrali istituite presso le Camere di commercio (anche tale strumento, infatti, è inidoneo).
Rivolgo un appello al Governo affinché in materia approvi un provvedimento, che ponga regole precise e rimuova questa situazione di concorrenza sleale, di dominio, di vero e proprio monopolio.
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Ciccioli.
È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 16,40 con il seguito dell'esame del disegno di legge di conversione del decreto-legge in materia di missioni umanitarie e internazionali.
La seduta, sospesa alle 16,25, è ripresa alle 16,40.