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Si riprende la discussione.
(Ripresa esame dell'articolo unico - A.C. 2193-A)
PRESIDENTE. Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta è stato votato, da ultimo, l'emendamento Paoletti Tangheroni 2.50.
Passiamo ora all'emendamento Paoletti Tangheroni 2.52, sul quale le Commissioni e il Governo hanno espresso parere contrario.Pag. 64
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paoletti Tangheroni. Ne ha facoltà.
PATRIZIA PAOLETTI TANGHERONI. Come avevo anticipato, Presidente, proseguo in questa occasione nella spiegazione del contenuto di due emendamenti che si assomigliano. Noi abbiamo visto anche dalle precedenti proposte emendative che la sensazione è quella che, tutti d'accordo, vogliamo cercare di dare il massimo della trasparenza alle operazioni che vengono svolte.
Credo che, per quanto riguarda l'Iraq, la situazione sia ancora più complessa, dal momento che non vi sono nostri militari. Dunque, l'attenzione perché le cose si svolgano non solo con trasparenza, ma anche in modo da dare il massimo sostegno alle popolazioni, deve essere massima. Infatti, in Iraq tutte le iniziative a chi sarebbero affidate? Non esistono professionalità locali. Forse alla società cui si affida la sicurezza dei militari? Allora, a parer mio, la volontà di far ricadere gli incarichi sotto la responsabilità diretta dell'autorità diplomatica diventa ancor più cogente rispetto ad una situazione dove, invece, vi sono perlomeno delle strutture militari in atto.
Pertanto, questo è il senso del mio emendamento, di cui raccomando l'approvazione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Rivolta. Ne ha facoltà.
DARIO RIVOLTA. Le cose dette dalla collega Paoletti Tangheroni sono di buonsenso. Mi stupisco pertanto del parere contrario espresso dal Governo e dalle stesse Commissioni. Concordiamo con il contenuto dell'articolo 2 del decreto-legge in esame e con quanto sostenuto dal Ministero degli affari esteri, che esclude che esistano localmente le professionalità richieste.
Riteniamo che nessun collega possa avere problemi a votare a favore di questo emendamento, in quanto è giusto identificare formalmente chi sia la persona che si assume la responsabilità di dichiarare che non esistano personalità locali con le caratteristiche richieste. Penso che il fatto che lo faccia l'ambasciatore sia la cosa più ovvia. Dunque, esiste una figura che può assumersi tale responsabilità, che peraltro rientra nei propri compiti. Altrimenti si tratta di una responsabilità generica, che non si sa a chi far assumere e con quali criteri. Credo che questo emendamento rappresenti una garanzia per tutti; inviterei pertanto il Governo e le Commissioni a rivedere il loro orientamento, sollecitando comunque i colleghi a votare a favore dello stesso.
PATRIZIA PAOLETTI TANGHERONI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Onorevole Paoletti Tangheroni, lei è già intervenuta sull'emendamento: cosa intende segnalare?
PATRIZIA PAOLETTI TANGHERONI. Intervengo per ritirare l'emendamento, invitando il Governo ad accogliere un ordine del giorno di analogo contenuto, di cui preannuncio la presentazione.
PRESIDENTE. Prendo dunque atto che i presentatori ritirano l'emendamento Paoletti Tangheroni 2.52.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Cicu 3.50.
SALVATORE CICU. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Onorevole Cicu lei non può intervenire su questo emendamento in quanto è già intervenuto nella discussione sul complesso degli emendamenti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bricolo. Ne ha facoltà.
FEDERICO BRICOLO. Questo emendamento è finalizzato a dimostrare ancora una volta l'atteggiamento assolutamente ipocrita che l'attuale maggioranza ha nei confronti non solo dell'Assemblea, ma anche dell'opinione pubblica in generale. Il Governo, per la prima volta, si muove Pag. 65andando contro la consuetudine che era sempre stata seguita, secondo la quale il provvedimento di proroga della partecipazione italiana a missioni internazionali dovrebbe essere presentato al Parlamento ogni sei mesi, in modo da valutare lo stato dell'arte dell'azione dei nostri militari nelle missioni di pace, i costi ed i benefici, per poi passare all'approvazione del rifinanziamento delle missioni.
Il centrosinistra, soprattutto la sinistra radicale, è sempre stato un fautore di questa linea, cioè - lo ripeto - della necessità che il provvedimento di rifinanziamento venisse discusso ogni sei mesi e non una volta all'anno, proprio perché in questo modo si creava un momento di dibattito e di confronto in Parlamento. Oggi il Governo, invece, inserisce una clausola nuova nel provvedimento in esame, che contrasta con ciò che è sempre stato portato avanti sia nella passata legislatura sia all'inizio di questa, prorogando la missione per un anno intero.
È evidente a tutti che siete diventati convinti sostenitori delle missioni in Afghanistan, in Libano e nelle varie parti del mondo dove siamo impegnati e che addirittura volete prorogate per un anno intero queste missioni.
Siete i primi a non chiedere il dibattito in Parlamento per vedere gli effettivi risultati sui territori in cui operiamo ogni sei mesi. Devo dire che questo dimostra l'ipocrisia dell'attuale centrosinistra, soprattutto della sinistra più radicale, posto che il Governo, già sei mesi fa, aveva manifestato la volontà di introdurre la norma in questione. È evidente che il Governo cerca di dilatare il più possibile i tempi di discussione sui decreti-legge di proroga delle missioni internazionali perché nel centrosinistra vi sono motivi di contrasto interno, visto che una parte della maggioranza è assolutamente contraria alle missioni di pace. Ricordo perfettamente, però, le dichiarazioni dei segretari politici di Rifondazione Comunista o dei Comunisti Italiani, che erano intervenuti minacciando una crisi di Governo se i ministri della difesa e degli affari esteri avessero portato avanti con forza questo provvedimento.
Oggi, invece, vediamo che tutti hanno cambiato idea e si è deciso di prorogare la missione per un anno intero. Credo che questa sia l'ennesima brutta figura che fate. Parlo soprattutto a quelli che si sono sempre detti convinti pacifisti. Siamo di fronte ad una missione di pace che diventa invece una missione di pace in un territorio di guerra.
Ogni giorno, ci possiamo aspettare - lo abbiamo visto già ieri, leggendo le cronache dei giornali che riportavano il sequestro del giornalista di la Repubblica - che Al Qaeda o i talebani cerchino in ogni modo di mettere in difficoltà i nostri uomini che partecipano alle missioni di pace. Neppure sono da escludere, a questo punto, attentati nel nostro paese. Invece, voi fate finta di nulla e chiedete il rifinanziamento per un anno intero, senza dare al Parlamento la possibilità di rivedere, tra sei mesi, le proprie posizioni su questi provvedimenti.
Al di là di tutto ciò, comunque, noi dobbiamo prendere in considerazione un altro aspetto della vicenda. Un Governo così debole, che ha difficoltà nel sostenere le proprie missioni di pace e, dunque, l'operato dei propri militari in territori così difficili, credo sia chiaramente il primo obiettivo per chi, come i terroristi islamici e gli appartenenti ad Al Qaeda, si adopera per cercare di metterci in difficoltà. Nulla si può escludere, dunque, che possa essere organizzato ed attuato contro i nostri uomini e anche nel nostro paese. Nel corso di cinque anni di legislatura, abbiamo affrontato il problema delle conseguenze degli attentati dell'11 settembre 2001 e della presenza dei nostri militari in Iraq, in Afghanistan e nei vari teatri operativi del mondo.
PRESIDENTE. Onorevole Bricolo...
FEDERICO BRICOLO. Concludo, signor Presidente.
Dicevo che noi siamo riusciti sempre a evitare qualsiasi attacco terroristico, nel Pag. 66nostro paese. Credo il Governo debba adoperarsi in tal senso. In questo momento, è importante e vitale, per noi, adottare tutte le misure di sicurezza necessarie, soprattutto nei confronti delle comunità islamiche presenti nel nostro paese, per garantire la sicurezza anche di chi vive a casa propria.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cossiga. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE COSSIGA. Signor Presidente, siamo di fronte ad una delle cosiddette discontinuità, in particolare in relazione alla procedura adottata sino ad ora per il rifinanziamento delle missioni. Ricordiamo che, per quanto riguarda i precedenti decreti-legge analoghi, emanati non soltanto da questo ma anche dal precedente Governo, si è sempre svolto un dibattito acceso - che, invece, quest'oggi in Assemblea mi sembra che langua - sulla opportunità addirittura di differenziare, nell'atto normativo, missioni di natura diversa. Ricordo che, nel corso della precedente legislatura, in alcuni casi, soprattutto in relazione alla missione militare in Iraq, si era arrivati addirittura allo scorporo.
Un altro aspetto sul quale si è lungamente dibattuto riguarda invece l'opportunità di allungare o abbreviare il periodo di copertura finanziaria ottenibile con un singolo decreto-legge, al fine di permettere al Parlamento di affrontare, in momenti significativi, con un provvedimento da approvare in Assemblea, ciascuna singola missione. Ci si è sempre aspettati che il Governo fosse in grado di fornire informazioni e risposte su ogni singola missione perché in ogni caso, come ben sappiamo, si tratta di missioni diverse (quella ad Hebron è assai diversa dalla missione in Afghanistan, così come quella in Bosnia è diversa dall'insieme delle missioni in Iraq). Per la prima volta con questo decreto-legge e, debbo dire, per iniziativa del Governo - perché noi tendiamo a modificare quanto è stato direttamente inserito - si è proceduto a uniformare, in maniera anche piuttosto disordinata, come vedremo in occasione dell'esame dei successivi emendamenti, al 31 dicembre 2007 il termine entro cui la copertura finanziaria è autorizzata. Nel linguaggio che normalmente adottiamo in Parlamento, si tratta del periodo per il quale le missioni sono autorizzate, dato che, come sappiamo, in assenza di altri atti, politicamente il finanziamento coincide con l'autorizzazione, anche se le cose, poi, non stanno esattamente così. Noi proponiamo, a beneficio del Parlamento e delle forze di opposizione e di maggioranza che, invece, si ristabilisca la calendarizzazione semestrale degli interventi.
Ebbene, qual è la vera ragione per cui in questo decreto-legge, per la prima volta, rinnegando tutto ciò che avevate detto, voluto e fatto fino a questo momento, si passa ad una calendarizzazione più lunga? Evidentemente, per problemi tutti interni alla vostra maggioranza, perché non vi sono altri motivi, volete spostare il più lontano possibile nel tempo, in particolare dopo ciò che è successo al Senato nelle scorse settimane proprio sulla politica estera, il momento della verifica della vostra maggioranza, soprattutto al Senato, quando si vedrà se questa maggioranza è in grado di fornire un supporto su un tema fondamentale come quello della politica estera.
Noi, come sapete, siamo favorevoli all'insieme di queste missioni internazionali, e, tra l'altro, non abbiamo mai avuto paura della semestralizzazione, perché eravamo consci della solidità della nostra maggioranza. In questa fase, come peraltro ben sapete, abbiamo già dichiarato, in tutte le sedi, che condividiamo l'impianto e l'assoluta continuità di questo decreto-legge e, quindi, con questo emendamento vogliamo soltanto chiedere a questa maggioranza di non rinviare, puramente per motivi di stabilità interna, un momento così importante per il Parlamento, come quello della discussione sulle missioni.
Si è sempre detto che in politica estera la posizione bipartisan costituisce una ricchezza. Ebbene, poiché è una ricchezza, non ci convince questo sterile atteggiamento Pag. 67di riportare a problemi e a calcoli interni ed esclusivi della maggioranza la questione del rifinanziamento delle missioni. Non avremmo difficoltà, in alcuni casi, ad approvare tout court il fatto che il periodo di rinnovo della missione coincida con gli impegni che questo o altri Governi della Repubblica hanno preso nelle sedi internazionali in cui tali missioni sono state negoziate. Per l'Afghanistan, sappiamo che le date sono previste ben al di là del 2007, ma vi sono altri esempi in cui, invece, in sede internazionale si fa riferimento a date che non sono né il 30 giugno, né il 31 dicembre.
Quindi, sinceramente non comprendiamo come possiate subordinare la politica estera alle gravi difficoltà interne alla vostra maggioranza; avete imbavagliato una parte della vostra maggioranza, spendendo soltanto qualche numero (dal 30 giugno al 31 dicembre). Questo, nella situazione di necessaria uniformità e di sostegno bipartisan che bisogna garantire alle missioni dei nostri militari e dei civili all'estero, riteniamo sia un atto non degno, per cui pensiamo che, di conseguenza, si debba votare a favore di questo emendamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ascierto. Ne ha facoltà.
FILIPPO ASCIERTO. Signor Presidente, sottoscrivo l'emendamento Cicu 3.50 e lo faccio in modo convinto, soprattutto alla luce dell'esperienza della passata legislatura.
Vorrei ricordare che in Commissione difesa abbiamo analizzato e lavorato in modo intenso su alcune proposte di legge, di cui una era presentata dal sottoscritto, un'altra dal presidente Ramponi ed una anche dalla sinistra. Con la mia proposta volevo stabilizzare l'impegno delle missioni internazionali di pace, uniformare i trattamenti retributivi dei militari impiegati, stabilire le procedure e, quindi, rendere stabile tutto ciò che riguarda l'impiego dei militari oltre i confini nazionali.
Caso strano, chi si è opposto a tutto ciò è stata proprio una parte del centrosinistra, affermando che il decreto era giusto, perché ogni sei mesi bisognava verificare le regole di ingaggio, l'utilità della missione e, semmai, così come è nell'anima e nel cuore di alcuni esponenti della sinistra, procedere al ritiro dei nostri militari.
Ebbene, a nostro avviso, vi era la necessità di prorogare queste missioni, perché, ancora oggi, non crediamo che le stesse possano esaurirsi entro il 31 dicembre 2007. Infatti, l'impegno per la solidarietà non può essere a termine, fino a quando negli scenari di guerra accade ciò cui stiamo assistendo in questi giorni e a cui abbiamo assistito nel recente passato.
Allora, perché, oggi, la sinistra modifica questo atteggiamento? Lo cambia, perché, evidentemente, non vuole trovarsi nelle condizioni in cui si sta trovando in questi giorni, in cui vi sono distinguo molto forti e dove la stessa maggioranza è messa in crisi.
Ritengo, che, più che delle crisi della maggioranza, occorra porsi problemi seri. Non abbiamo alcun problema né sotto il profilo della condivisione delle missioni né sotto quello dell'impegno per la pace dei nostri militari, cosa che avete voi.
E come sosteneva giustamente Cossiga, ne avete fatte di tutti i colori: avete voluto distinguere una missione dall'altra, avete disquisito su alcuni fatti sui quali non vi era nulla da obiettare, vale a dire l'autodifesa e la difesa dei nostri militari, l'impegno soprattutto per la costruzione di un percorso di pace fatto di solidarietà, verso la costruzione di ospedali, il ripristino delle condutture idriche e dell'energia elettrica.
Ebbene, oggi, di fronte a questa forma ipocrita di prolungamento dei termini, diciamo no. Se volete prorogare i termini, presentate una bella proposta di legge in Commissione, discutiamone insieme, e uscite fuori dalle vostre contraddizioni. Venite fuori da questo falso pacifismo che attanaglia una parte della sinistra e abbiate il coraggio di discuterne seriamente.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantovani. Ne ha facoltà.
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RAMON MANTOVANI. Signor Presidente, gli argomenti che sono stati usati, soprattutto quelli del collega Cossiga, meritano alcune risposte.
Se c'è un punto sul quale, per usare termini ironici, ci avete «beccato in castagna», esso riguarda il voto separato su tutte le missioni, che abbiamo insistentemente chiesto nelle scorse legislature e che, peraltro, è previsto dal programma dell'Unione.
Se denunciate un'incoerenza, una contraddizione sul fatto che il decreto-legge accorpi, come sempre è stato fatto, tutte le missioni, avete ragione. Perfettamente ragione. Penso che questa sia una contraddizione che sarebbe inutile nascondere. Speriamo che un giorno si trovi una giusta soluzione; noi, comunque, insisteremo perché la si trovi. Quanto al resto, mi dispiace, ma avete completamente sbagliato indirizzo.
In primo luogo, le missioni sono decise sulla base di mozioni parlamentari. Tutte le missioni, persino quelle più controverse, persino quelle sui bombardamenti della Repubblica federale jugoslava, furono autorizzate da un voto su una mozione parlamentare. Quindi, è del tutto ovvio che qualsiasi di queste missioni, in qualsiasi momento, per una qualsiasi novità intervenuta nel corso dello svolgimento della missione medesima, potrebbe essere revocata, interrotta, chiusa con voto su una mozione parlamentare. Questa è una facoltà del Parlamento.
Mi meraviglio che dei colleghi di opposizione pensino che questa facoltà non possa essere esercitata. Sono liberi di proporre qualsiasi mozione, così come noi lo saremmo nel momento in cui pensassimo di doverlo fare.
Il problema della proroga annuale è dovuto ad un fatto specifico che mi permetto di ricordare perlomeno ai componenti della Commissione esteri della scorsa legislatura. Qual è il motivo per cui tutte le nostre missioni devono essere prorogate di sei mesi in sei mesi? Ci sono due motivi concorrenti: uno è che le Nazioni Unite, per prassi, prorogano le proprie autorizzazioni di sei mesi in sei mesi. Peraltro, nel corso del tempo, è invalsa la pratica di prorogarle di sei mesi in sei mesi per modificare il finanziamento di queste missioni, tanto che nella scorsa legislatura, le stesse missioni hanno trovato coperture diverse. E ciò - mi permetto di dirlo - anche con il saccheggio di capitoli di spesa che certamente con le missioni militari, pacifiche o umanitarie, di guerra o meno, non avevano niente a che vedere. Perfino l'8 per mille è stato usato come capitolo di spesa per finanziare le missioni militari!
È sempre venuta da parte nostra la richiesta dell'istituzione di un capitolo di spesa previsionale nel bilancio dello Stato per finanziare questa iniziativa che spetta al Governo e al Parlamento. A tal proposito, onorevole Ascierto, nella scorsa legislatura - quando è stato smentito dal suo Governo - lei ha trovato in Rifondazione Comunista qualcuno che ha sempre sostenuto la parificazione del trattamento di tutti i militari in tutte le missioni.
Vedo che lei annuisce: noi non facciamo demagogia militarista o apologia dei militari, ma abbiamo a cuore il trattamento economico dei nostri soldati e riteniamo che la strada maestra per raggiungere questo obiettivo sia l'istituzione di un capitolo di spesa per finanziare tali missioni. Si tratta di un obiettivo che lei non è mai riuscito a raggiungere nella scorsa legislatura, essendo stato smentito dal suo Governo, che faceva tanta propaganda sulla solidarietà ai militari, ma che poi li trattava male dal punto di vista economico.
Infine, vorrei ricordare - e ho concluso - che la proroga di un anno non è affatto tesa a superare i problemi che pure esistono su questa materia, a livello sia di giudizio sia di singoli voti al Senato. Anzi, potrebbe trattarsi di un autogol: infatti, il tentativo di prorogare di un anno la missione potrebbe indurre al sospetto eventuali dissidenti o, comunque, taluni senatori recalcitranti.
Ma non è questo il punto e non è questo il motivo per cui avevamo chiesto di superare la proroga semestrale con l'istituzione di un capitolo di spesa nel bilancio dello Stato. Non lo abbiamo fatto Pag. 69per i motivi - scusatemi - piuttosto fasulli che avete citato (Applausi dei deputati dei gruppi Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, L'Ulivo e Verdi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Brigandì. Ne ha facoltà.
MATTEO BRIGANDÌ. Signor Presidente, a me appare chiara una sola cosa, ossia che la variazione della proroga da sei mesi a un anno è dettata da un unico motivo: probabilmente, una verifica al Senato di tali situazioni porterebbe difficoltà alla maggioranza. C'è un unico modo per evitare il saccheggio delle risorse pubbliche per finanziare le missioni di guerra, ossia evitare questo tipo di missioni. Tutti i soldati devono tornare a casa!
L'onorevole Mantovani, parlando di conversione, ha affermato che mi sono convertito: vorrei provare a fare il contrario. Mi piacerebbe convertire almeno un esponente della sinistra alle ragioni della pace. La pace deve prevalere senza «se» e senza «ma» e, pertanto, le missioni di guerra devono cessare. Occorre riportare i soldati in patria e aiutare eventualmente la gente (Applausi di deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Rivolta. Ne ha facoltà.
DARIO RIVOLTA. Signor Presidente, l'onestà intellettuale dell'onorevole Mantovani è fuori discussione: egli è conosciuta come persona intellettualmente corretta. Tuttavia, posso testimoniare che nel suo intervento vi è stata una imprecisione in merito alla missione in Jugoslavia, che fu votata da questo Parlamento solamente dopo il suo inizio. La missione in Jugoslavia iniziò con atti di guerra, mentre il Presidente del Consiglio di allora, onorevole D'Alema, mentiva a questo Parlamento, dichiarando che si trattava soltanto di voli di ricognizione (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Lega Nord Padania).
Nello specifico, all'onorevole Mantovani e agli altri colleghi dico di essere completamente d'accordo e di trovare coerente con l'atteggiamento passato del centrodestra e del centrosinistra il prolungamento del mandato relativo alle missioni, con l'eccezione di quella che riguarda il Libano, ovvero il comma 1 dell'articolo 3. Ci siamo tutti vantati di essere andati in Libano su mandato ONU. Tale mandato relativo ad UNIFIL scade il 31 agosto 2007. Nulla ci induce oggi a ritenere con certezza che tale mandato debba o possa essere prorogato. Sappiamo anche che in Libano sono annunciati venti di tempesta.
L'emendamento in questione è complesso perché tocca più punti. Se vogliamo salvaguardare la continuità dell'impegno, possiamo prolungare di un anno le missioni. Tuttavia, quella riguardante il Libano potrebbe meritare un'eccezione.
Pertanto, chiedo alla Presidenza ed anche alle Commissioni di votare per parti separate l'emendamento Cicu 3.50, riguardante la missione in Libano, nel senso di votare il primo capoverso distintamente dai successivi. Se possibile, le Commissioni dovrebbero differire con un proprio emendamento la data in questione dal 30 giugno al 31 agosto. In questo caso verrebbe coperto esattamente il mandato dell'UNIFIL, cui si attengono anche le truppe italiane. Se così non fosse, ma solo in questo caso, ci limiteremmo a mantenere il termine del 30 giugno e riproporremo il problema limitatamente al Libano, anche in base alla situazione che ci sarà sul campo in quel momento ed anche in base alle decisioni che saranno assunte dall'ONU.
PRESIDENTE. Onorevole Rivolta, le chiedo scusa. Può chiarire i termini della richiesta relativa alla votazione per parti separate?
DARIO RIVOLTA. Signor Presidente, l'emendamento Cicu 3.50 prevede una prima parte che recita: «al comma 1, sostituire le parole: 31 dicembre 2007 con le seguenti: 30 giugno 2007». A questa prima parte, segue la successiva, che inizia Pag. 70con la parola: «conseguentemente». Pertanto, proporrei di votare distintamente la prima parte, escludendo quella che inizia con la parola «conseguentemente», che potrebbe essere posta in votazione successivamente, in un'unica soluzione. L'eventuale approvazione della prima parte dell'emendamento non comporta necessariamente l'approvazione della parte successiva, che quindi può essere votata separatamente.
PRESIDENTE. Quindi, si procederebbe distinguendo la prima parte dell'emendamento da quella consequenziale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Venier. Ne ha facoltà.
IACOPO VENIER. Signor Presidente, gli attacchi e le accuse rivolte al mio gruppo e al segretario del mio partito impongono una brevissima replica. Infatti, se la polemica è sicuramente accettabile, quello che non è accettabile è la deformazione della realtà e delle posizioni da noi espresse.
I deputati della destra sanno bene che non stiamo parlando soltanto dall'Afghanistan, ma di un decreto che proroga tutte le missioni italiane. Inoltre, in questo quadro non stiamo parlando di rifinanziamento, ma stiamo autorizzando una proroga. Questo Governo ha infatti finalmente previsto ed attuato il finanziamento con l'istituzione di un apposito fondo istituito con la legge finanziaria. Non si è quindi comportato come i Governi precedenti, che grazie all'approvazione semestrale reperivano le risorse per finanziare le missioni militari anche su capitoli impropri, sino al punto di coprire la missione di guerra in Iraq con i fondi per la cooperazione allo sviluppo.
Ciò è quello che avete fatto quando avete governato e noi abbiamo contrastato questa politica e certamente non l'ordinata discussione sulla proroga della missione che oggi, dopo la riforma del sistema di finanziamento, può avvenire all'interno della legge finanziaria.
Abbiamo chiesto la presentazione di singoli decreti e criticato il Governo per non averlo fatto, in quanto ciò avrebbe potuto consentire l'approfondimento della discussione. Tuttavia, oggi dobbiamo affrontare complessivamente la questione e possiamo decidere di prorogare, non di finanziare, le missioni di un anno, salvo poterle interrompere in qualsiasi momento, qualora il Governo e il Parlamento lo decidano.
Infine, voglio dire all'onorevole Bricolo che accusare coloro che si battono per la pace e per una diversa politica estera di disfattismo e collusione con il nemico è qualcosa che abbiamo già sentito nel passato e che ha prodotto in Italia regimi politici autoritari e dittature.
Il dibattito democratico e la possibilità di esprimere le proprie opinioni e di non farsi condizionare in nessun modo dall'azione terroristica è il modo per battere il terrorismo. Se noi non ci facciamo condizionare e non impediamo alla nostra democrazia di essere una democrazia in cui tutte le posizioni sono legittime e nessuna viene criminalizzata in questo modo inaccettabile, allora, così facendo, faremo opera di contrasto ad ogni integralismo e ad ogni vocazione autoritaria, che purtroppo vediamo sedere anche in quest'aula (Applausi dei deputati del gruppo Comunisti Italiani)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto a titolo personale l'onorevole Gasparri. Ne ha facoltà.
MAURIZIO GASPARRI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, ferme restando le considerazioni svolte dall'onorevole Rivolta, che sono pronto a condividere, vorrei ribadire che la questione della tempistica ci sembra chiaramente una scelta per mettere il bavaglio a coloro che nella sinistra votano con il «mal di pancia» questi interventi (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale e Forza Italia).
Si vogliono ridurre le occasioni di voto: questa è la verità, cari colleghi. Diciamocelo! Invece che fare ogni sei mesi, proroghiamo oltre i termini - ultra petita, stavo per dire oltre le richieste, oltre le necessità, oltre le scadenze delle Nazioni Pag. 71Unite, oltre qualsiasi limite, e questo solo per ragioni di difficoltà politica del centrosinistra.
Noi sappiamo che, in particolare quella in Afghanistan, è una missione di carattere militare e che l'attualità ci richiama drammaticamente ai rischi, agli impegni, alle difficoltà, alla necessità di determinazione, che accompagnano questa missione, che non è una missione solo umanitaria o solo politico-turistica, ma è bensì un impegno gravoso, che le nostre Forze armate affrontano. Ecco perché riteniamo che vi sia una contraddizione nel voler differire i termini: solo per diminuire le votazioni! Dunque voi adattate il calendario alla condizione comatosa dell'Unione! Questa è una cosa francamente inaccettabile.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bosi. Ne ha facoltà.
FRANCESCO BOSI. Signor Presidente, desidero intervenire per svolgere alcune considerazioni volte a chiarire le ragioni per le quali non mi trovo consenziente con il complesso dell'emendamento in esame. Si tratta di un emendamento che mira a portare alla scadenza del 30 giugno 2007, quindi tra pochi mesi, l'autorizzazione delle Camere per la prosecuzione delle missioni militari all'estero.
Credo che le missioni militari all'estero richiedano stabilizzazione. Ci sono state in passato esigenze di «temporalizzare» il voto semestralmente, legate alle condizioni di bilancio, perché le missioni talvolta si sono rese necessarie improvvisamente e questo per il reperimento delle risorse ha indotto - ha costretto, se vogliamo - a non disporre un finanziamento annuale, bensì periodico, semestralmente.
Oggi siamo, nei fatti, di fronte ad una stabilizzazione delle missioni; cito al riguardo solo quella dell'Afghanistan, in relazione alla quale gli organismi NATO, cioè i vertici dei Capi di Stato appartenenti alla NATO (trattandosi di missione ISAF), hanno addirittura auspicato, hanno anzi convenuto, che la missione in Afghanistan debba proseguire fino al 2011.
A questo proposito vi è addirittura un ordine del giorno del collega Cossiga, che ha anche illustrato questa posizione, nel quale si impegna il Governo a proseguire nella sua azione fino al 2011. Volevo dire al collega Cossiga e agli altri presentatori che in tutto questo c'è una apparente - e non solo - contraddizione: da un lato si auspica che la missione si stabilizzi - ed è indubitabile che debba stabilizzarsi per ragioni incontrovertibili, giacché tutti sanno che, purtroppo, la situazione che si è determinata non è di breve durata - ; dall'altro si vuol chiedere alle Camere di votarla di nuovo tra pochi mesi.
A me pare che questo possa essere un artificio per creare qualche problema - su questo poi mi intratterrò in sede di dichiarazione di voto - all'ala antagonista o comunque a quella pacifista dello schieramento dell'Unione. Però non è questa la nostra posizione; noi crediamo fortemente nel valore delle missioni, crediamo che debba essere data stabilizzazione anche per garantire una maggiore copertura alle nostre Forze armate, che si impegnano e rischiano sul terreno. Ecco perché non mi sento di convergere sull'ordine del giorno richiamato e invito i colleghi a riflettere e a ritirarlo. In ogni caso, non ritengo di poter esprimere voto favorevole sull'emendamento in esame.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Baldelli. Ne ha facoltà.
SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, intervengo intanto per sottoscrivere l'emendamento del collega Cicu 3.50, poi per sottolineare come la questione della copertura finanziaria ci appaia francamente secondaria rispetto al problema politico che questo emendamento pone nei confronti del centrosinistra.
Se invece la questione è relativa al rinnovo semestrale delle missioni da parte dell'ONU, ricordiamo, come ha già detto il collega Rivolta, che la risoluzione n. 1701 dell'ONU copre la missione UNIFIL fino al 31 agosto e che vi è la proposta di un subemendamento da parte del collega Rivolta - Pag. 72con la richiesta di votazioni per parti separate - su cui ci attenderemmo una risposta.
Noi sappiamo benissimo che le missioni all'estero meritano che il Parlamento le monitori, che il Parlamento discuta, che il Parlamento si esprima con una certa periodicità e crediamo che questo allungamento dei tempi - mi riferisco al finanziamento per un anno - sia un meccanismo non trasparente della maggioranza volto a nascondere un problema politico che è sotto gli occhi di tutti, che ha portato la maggioranza parlamentare ad una crisi di Governo consumatasi nel corso degli ultimi giorni.
Il collega Mantovani diceva che potrebbe addirittura essere un autogol e noi, dal punto di vista politico, ci auguriamo che lo sia. Pur mantenendo il nostro sostegno forte alle missioni e ai nostri militari, crediamo che la maggioranza non abbia i numeri al Senato e abbia delle grosse difficoltà anche in questa Camera; non vogliamo che questo venga nascosto né al Parlamento né all'opinione pubblica (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Gamba. Ne ha facoltà.
PIERFRANCESCO EMILIO ROMANO GAMBA. Signor Presidente, in effetti, il voto favorevole su questi emendamenti, visto che si procederà a diverse votazioni, è rafforzato anche dalla considerazione che in passato, come si ricorderà, a cominciare dalla scorsa legislatura - ma il problema si è riproposto in questa - , si è più volte parlato e auspicato, nell'ambito delle due Commissioni e anche di quest'aula, che si arrivasse a dei provvedimenti generali che evitassero la costante ripetizione di decreti-legge in ordine alla partecipazione italiana alle missioni militari internazionali e di altra natura.
Tutti o quasi - comunque molti gruppi - si sono in precedenza espressi favorevolmente su questa ipotesi, ma poi la questione è caduta nel dimenticatoio. Ciò è accaduto perché ci sono delle evidenti contraddizioni, delle volontà diverse, che non consentono di arrivare ad una definizione complessiva della vicenda. A questo punto non vediamo per quale ragione, rimanendo lo strumento del decreto-legge, non si debba mantenere la periodizzazione semestrale; l'unico motivo è quello che è stato indicato dall'onorevole Gasparri: si vogliono evitare le votazioni periodiche in Parlamento per far correre a questa maggioranza che non c'è il minor numero di rischi.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Paoletti Tangheroni. Ne ha facoltà.
PATRIZIA PAOLETTI TANGHERONI. Signor Presidente, intervengo brevemente, riallacciandomi all'intervento dell'onorevole Rivolta, per significarle che l'avverbio «conseguentemente» non fa parte dell'emendamento che noi abbiamo presentato, perché in effetti non vi è alcuna conseguenza tra i due aspetti. Poiché presumo che questo termine, che non ha ragione d'essere, sia stato inserito dagli uffici, propongo che si proceda a votazioni per parti separate, ma non come propone il collega Rivolta, ossia votando il primo comma e poi tutti gli altri, bensì comma per comma, specificando ogni volta all'Assemblea quello che viene posto in votazione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole La Malfa. Ne ha facoltà.
GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, mi rivolgo ai colleghi Cicu ed agli altri firmatari di questo emendamento. Credo che la polemica politica, che naturalmente è giustificata nei confronti delle contraddizioni della maggioranza, non ci possa portare ad un comportamento contraddittorio in Assemblea rispetto alle impostazioni di fondo che noi abbiamo adottato nel corso degli ultimi anni. Se il Governo propone un testo con il quale si Pag. 73dichiara d'accordo nel ritenere che si debbano finanziare le missioni per l'intero anno solare 2007, non vedo come possiamo opporci a questa proposta e prospettare un finanziamento soltanto per sei mesi. Per questo motivo, qualora i colleghi insistessero per la votazione di questo emendamento, mi sentirò obbligato a votare contro.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Santelli. Ne ha facoltà.
JOLE SANTELLI. Signor Presidente, anzitutto intendo sottoscrivere l'emendamento Cicu 3.50. Desidero segnalare inoltre che, in realtà, tutto il provvedimento in esame è notoriamente caratterizzato da una sorta di funambolismo politico da parte dell'attuale maggioranza, incapace di dare un assenso tout court per la necessità di trovare quegli spazi, che consentano a gran parte dei componenti della stessa maggioranza di giustificarsi non con la coscienza, ma con il popolo che li ha votati.
Con grande capacità dialettica ed oratoria l'onorevole Mantovani ha spiegato le ragioni per cui è opportuna la proroga di un anno, che potrebbero essere convincenti, così come potrebbero esserlo le argomentazioni dell'onorevole Bosi, ma se ci fosse una maggioranza coesa e d'accordo sull'intervento militare e su ciò che esso significhi. Siamo dinanzi esattamente al contrario, quindi mi sembra abbastanza assurdo volerci convincere che siete talmente d'accordo con l'intervento in Afghanistan da volerlo finanziare per un anno, quando è evidente la ricerca di una scappatoia per sottrarsi ad un confronto parlamentare, specialmente nell'altro ramo del Parlamento, che evidentemente è ormai una Camera chiusa, in cui non si vota. È la prima legislatura in cui si assiste ad un Parlamento monocamerale; d'altra parte, si tenta il più possibile di tenere vuote quelle aule parlamentari, per evitare che vengano meno i voti determinanti di una parte della maggioranza (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale e Lega Nord Padania).
UMBERTO RANIERI, Relatore per la III Commissione. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
UMBERTO RANIERI, Relatore per la III Commissione. Signor Presidente, l'onorevole Mantovani ha già efficacemente riassunto le ragioni che sostengono la proposta di un finanziamento annuale delle missioni. Anche l'onorevole La Malfa ha testé argomentato in modo convincente la scelta del finanziamento annuale. Del resto ho sempre trovato discutibile la durata semestrale e credo, quindi, che sia ragionevole e razionale individuare una durata temporale più ampia per quanto riguarda il finanziamento delle missioni, come probabilmente fanno anche i parlamenti di altri stati che partecipano alle missioni.
Per quanto riguarda un problema che condividiamo, quello di una valutazione delle missioni e del loro andamento, credo che il Parlamento - lo ricordava l'onorevole Mantovani - possa sempre impegnare il Governo e i responsabili dello svolgimento delle missioni in audizioni e discussioni impegnative. A tale proposito presso le Commissioni esteri e difesa della Camera è avviata un'indagine conoscitiva, che approfondirà nel corso del tempo l'andamento delle missioni.
Mi pare che, ad una valutazione scevra da pregiudiziali politiche che guardi al sodo della questione, si possa convenire da parte di tutti sul carattere razionale di un finanziamento annuale delle missioni.
Per quanto riguarda l'UNIFIL 2 sappiamo bene - mi riferisco a quanto diceva l'onorevole Rivolta, anche per essere stati insieme nel Libano - che la situazione nel sud di questo paese resta tale per cui le Nazioni Unite provvederanno, ad un prolungamento della missione rispetto alla data di scadenza prevista per la fine del prossimo agosto.
In ogni caso, se intervenissero novità o se le Nazioni Unite si orientassero diversamente - cosa che non credo alla luce del quadro di notizie e di informazioni che disponiamo sul Libano - certamente il Pag. 74Governo e il Parlamento interverrebbero decidendo in conformità con eventuali diverse decisioni delle Nazione Unite.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Leone. Ne ha facoltà.
ANTONIO LEONE. Intervengo innanzitutto per sostenere la richiesta della collega Paoletti Tangheroni di votare per parti separate per intiero per ogni missione, così come è stato proposto dalla collega, il che potrebbe essere anche in linea con quello che pensa il collega Mantovani. Nel momento in cui ammette, infatti, che l'accorpamento delle varie missioni è un errore, questo, almeno per quanto riguarda i limiti e i tempi per il rifinanziamento, potrebbe essere un modo per distinguere le varie missioni.
Non è però assolutamente credibile tutto quello che è venuto fuori da questo dibattito, ivi comprese le ragioni esposte - ritengo a titolo personale, non per conto della maggioranza o del Governo - da parte del collega Mantovani, nel senso che discenda solo e soltanto dall'idea di portare a termine un vecchio progetto di allungamento del rifinanziamento ad un anno anziché a sei mesi, altrimenti questo si sarebbe fatto già nella scorsa tornata, cioè a luglio, quando c'è stato il rifinanziamento che portava il termine di sei mesi: perché allora non si è portato il tutto ad un anno, così come invece si vuole fare adesso?
Evidentemente siete stati colti con le mani nella marmellata, perché il vostro silenzio in quest'aula durante la discussione del provvedimento in esame fa il paio con il 31 dicembre 2007; ed è per questo motivo che bisogna riportare un equilibrio, altrimenti vi è un sillogismo che fa spavento. Voi chiedete un monitoraggio continuo, di accorciare quanto più possibile le missioni di pace e poi portate il termine da sei mesi a un anno per il rifinanziamento: che politica è questa se non quella del vostro silenzio sulla politica estera (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia)?
PRESIDENTE. Dunque, l'onorevole Paoletti Tangheroni ha chiesto di votare separatamente ciascuna disposizione che incide sull'autorizzazione di spesa relativa alla proroga della partecipazione alle diverse missioni.
Procederemo quindi alla votazione della prima parte dell'emendamento.
MARCO BOATO. Chiedo di parlare per un chiarimento.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MARCO BOATO. Se la prima parte venisse respinta, ovviamente diventerebbe preclusa la parte conseguenziale, a partire da «conseguentemente»...
ANTONIO LEONE. No!
MARCO BOATO. Lei ha proposto di votare la parte contenente l'avverbio «conseguentemente», ma non si tratta di singoli emendamenti: è un «conseguentemente» che viene precluso da...
PRESIDENTE. Onorevole Boato, è una votazione per parti separate e ogni parte dell'emendamento ha una sua autonomia logica.
MARCO BOATO. La parola «conseguentemente» è retta dal primo capoverso dell'emendamento, che sposta la data. Mi sembra che, se fosse respinto il primo capoverso, sarebbero precluse le parti seguenti.
PRESIDENTE. Onorevole Boato, ogni disposizione contenuta ha una propria autonomia logica. L'avverbio «conseguentemente» è stato introdotto dal presentatore, ma ciò non toglie - ripeto - che ogni parte abbia una propria autonomia logica.
PATRIZIA PAOLETTI TANGHERONI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
Pag. 75PATRIZIA PAOLETTI TANGHERONI. Signor Presidente, rispetto molto il collega Boato, ma è stato tratto in inganno dall'avverbio «conseguentemente», che è stato aggiunto dagli uffici e non dai presentatori.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Ricordo che sull'emendamento Cicu 3.50 la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cicu 3.50, limitatamente alla parte riferita al comma 1, non accettata dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 504
Votanti 503
Astenuti 1
Maggioranza 252
Hanno votato sì 191
Hanno votato no 312).
Prendo atto che il deputato Belisario non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cicu 3.50, limitatamente alla parte riferita al comma 2, non accettata dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 514
Votanti 512
Astenuti 2
Maggioranza 257
Hanno votato sì 195
Hanno votato no 317).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cicu 3.50, limitatamente alla parte riferita al comma 3, non accettata dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 506
Votanti 504
Astenuti 2
Maggioranza 253
Hanno votato sì 189
Hanno votato no 315).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cicu 3.50, limitatamente alla parte riferita al comma 4, non accettata dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 512
Votanti 510
Astenuti 2
Maggioranza 256
Hanno votato sì 193
Hanno votato no 317).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cicu 3.50, limitatamente alla parte riferita al comma 6, non accettata dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 508
Votanti 505
Astenuti 3
Maggioranza 253
Hanno votato sì 192
Hanno votato no 313).Pag. 76
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cicu 3.50, limitatamente alla parte riferita al comma 7, non accettata dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 517
Votanti 515
Astenuti 2
Maggioranza 258
Hanno votato sì 194
Hanno votato no 321).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cicu 3.50, limitatamente alla parte riferita al comma 8, non accettata dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 516
Votanti 514
Astenuti 2
Maggioranza 258
Hanno votato sì 192
Hanno votato no 322).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cicu 3.50, limitatamente alla parte riferita al comma 9, non accettata dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 514
Votanti 512
Astenuti 2
Maggioranza 257
Hanno votato sì 186
Hanno votato no 326).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cicu 3.50, limitatamente alla parte riferita al comma 10, non accettata dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 510
Votanti 507
Astenuti 3
Maggioranza 254
Hanno votato sì 189
Hanno votato no 318).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cicu 3.50, limitatamente alla parte riferita al comma 11, non accettata dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 510
Votanti 507
Astenuti 3
Maggioranza 254
Hanno votato sì 190
Hanno votato no 317).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cicu 3.50, limitatamente alla parte riferita al comma 12, non accettata dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 520
Votanti 518
Astenuti 2
Maggioranza 260
Hanno votato sì 195
Hanno votato no 323).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cicu 3.50, limitatamente alla parte riferita al comma 13, non accettata dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 519
Votanti 515
Astenuti 4
Maggioranza 258
Hanno votato sì 195
Hanno votato no 320).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cicu 3.50, limitatamente alla parte riferita al comma 14, non accettata dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 521
Votanti 518
Astenuti 3
Maggioranza 260
Hanno votato sì 195
Hanno votato no 323).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cicu 3.50, limitatamente alla parte riferita al comma 15, non accettata dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 523
Votanti 519
Astenuti 4
Maggioranza 260
Hanno votato sì 196
Hanno votato no 323).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cicu 3.50, limitatamente alla parte riferita al comma 16, non accettata dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 526
Votanti 523
Astenuti 3
Maggioranza 262
Hanno votato sì 197
Hanno votato no 326).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cicu 3.50, limitatamente alla parte riferita al comma 17, non accettata dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 524
Votanti 519
Astenuti 5
Maggioranza 260
Hanno votato sì 196
Hanno votato no 323).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamentoPag. 78 Cicu 3.50, limitatamente alla parte riferita al comma 18, non accettata dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 522
Votanti 520
Astenuti 2
Maggioranza 261
Hanno votato sì 197
Hanno votato no 323).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Cossiga 3.57.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cossiga. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE COSSIGA. Signor Presidente, capisco che la votazione che abbiamo terminato possa apparire un poco speciosa. Pensate cosa sarebbe successo se, anziché presentare un solo emendamento, che poi è stato riformulato in questo senso, ne avessimo presentati diciassette, cosa che non abbiamo fatto!
Abbiamo speso un po' di tempo a votare, anche se avremmo preferito un solo voto; tuttavia, la riformulazione ci ha costretti a questo passaggio.
L'emendamento in esame - a tal proposito vorrei interloquire con l'onorevole Mantovani -, in realtà - e mi dispiace che l'onorevole Bosi non se ne sia accorto -, è un classico caso di come l'apparenza inganni.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PIERLUIGI CASTAGNETTI (ore 17,43)
GIUSEPPE COSSIGA. Infatti, questo emendamento - sul quale, se non erro, vi è il parere contrario della V Commissione e sarei anche disposto ad una riformulazione o a cancellare direttamente l'ultimo periodo - non parla di finanziamento, ma di un'altra cosa.
L'onorevole Mantovani ha fatto riferimento alla procedura consolidata di autorizzazione delle missioni; procedura non prevista dalla legge, ma che ormai è divenuta una prassi della proroga e anche dell'autorizzazione delle singole missioni. Mi riferisco alla procedura che prevede: comunicazioni del Governo e mozione parlamentare.
L'onorevole Rivolta ha fatto riferimento all'anomalia del Kosovo che, a mio avviso, costituisce un utile precedente. Infatti, se è vero che esiste una prassi consolidata, secondo la quale la missione di combattimento all'estero inizia dopo la mozione, il Kosovo costituisce un utile precedente in quanto, dal mio punto di vista, in questo paese è nella disponibilità del Governo iniziare una missione all'estero senza votare una mozione, come l'onorevole D'Alema ha fatto per il Kosovo.
Non siamo in Germania, in cui invece è necessaria una votazione del Parlamento e non siamo neanche negli Stati Uniti dove, dopo le prime ventiquattr'ore, la presenza di soldati americani all'estero è subordinata ad un voto del Parlamento. In Italia ciò non è previsto dalla legge.
Se l'emendamento venisse approvato, magari votando per parti separate e respingendo la seconda parte, questa sarebbe la prima volta in cui si lega la partecipazione militare di un contingente italiano in una missione all'estero ad un voto del Parlamento. Non parlo di proroga, ma di autorizzazione alla partecipazione.
Faccio riferimento al 2011 in quanto, in una delle strane anomalie di questa legislatura, si tratta della data individuata dal ministro della difesa in sede di comunicazione al Parlamento degli impegni assunti in ambito NATO. La data del 2011, onorevoli colleghi, è quella che, dal punto di vista della programmazione e della permanenza di personale militare della NATO in Afghanistan, viene assunta quale base per la programmazione.Pag. 79
Occorre chiarire la questione. Stiamo dicendo che, così come il ministro della difesa ha confermato nelle sedi opportune - sia in sede NATO, sia in sede parlamentare -, noi ci stiamo prendendo carico di una permanenza di nostri militari in una missione della NATO - fino a quando quest'ultima ce lo richiederà e con i distinguo e le limitazioni di cui potremo discutere in seguito - che non è fino al 31 dicembre del 2007, ma fino al 2011.
Potremo discutere ogni sei mesi, un anno o due anni di come rifinanziare questa missione, ma mettiamoci in testa un punto fondamentale: la missione ISAF in Afghanistan durerà ancora a lungo! E stiamo parlando di una missione in cui, ad oggi, i militari italiani non sono stati direttamente impiegati in combattimento, anche in relazione a scelte fatte da questo Governo e dal precedente. Ma non siamo noi che determiniamo l'evoluzione del fronte in Afghanistan!
Quindi, possiamo decidere di non spostarci in aree che non sono sotto la nostra diretta responsabilità, ma non possiamo impedire per legge o con una modifica alle regole di ingaggio che i talebani o i terroristi di Al Qaeda vengano ad attaccarci dove siamo.
Stiamo parlando di cose serie, stiamo parlando di impegno internazionale, stiamo parlando di una missione pericolosa, che rischia di vedere i nostri militari in prima linea. Preferirei che, soprattutto in Parlamento, si dicesse la verità: il nostro impegno è lungo e rischia di essere doloroso.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantovani. Ne ha facoltà.
RAMON MANTOVANI. Signor Presidente, trovo interessanti le argomentazioni dell'onorevole Cossiga per difendere un emendamento il cui intento strumentale, per così dire, è conclamato.
Vorrei anzitutto far presente al deputato Leone che il mio intervento precedente era svolto a nome del mio gruppo e non già in rappresentanza della maggioranza: quando pronunciamo interventi a nome di tutta la maggioranza lo dichiariamo previamente.
In verità, mi sono piuttosto domandato quale dei quattro esponenti di Forza Italia poc'anzi intervenuti nel dibattito avesse parlato a nome del gruppo di appartenenza; sono infatti intervenuti i colleghi Cossiga, Paoletti Tangheroni, Rivolta e Leone con affermazioni tra loro differenti anche in relazione a quanto dianzi dichiarato nel mio intervento. Francamente, attendo dall'onorevole Leone un chiarimento per sapere se il suo sia stato un intervento a titolo personale o a nome del gruppo Forza Italia.
Quanto alla questione affrontata da questo emendamento - e altresì tornando, retrospettivamente, sulla questione, circa la quale abbiamo testé votato l'emendamento Cicu 3.50, relativa alla proroga di molte missioni fino al 31 dicembre -, l'onorevole Cossiga sa bene che qualsiasi missione prevede che i propri comandi programmino la propria attività ben al di là dell'autorizzazione ricevuta dalle Nazioni Unite o dai singoli Governi i cui militari partecipino a quelle operazioni. Ma, onorevole Cossiga, vorrei ricordarle che noi operiamo pur sempre in un sistema diverso dai regimi militari di alcuni paesi; un sistema, il nostro, nel quale il Parlamento ed il Governo possono in qualsiasi momento decidere di mettere fine ad una missione.
Vorrei ancora ricordarle, onorevole Cossiga, che la missione Enduring freedom si è conclusa; eppure, quella missione recava nel nome un'indicazione tale che un emendamento a sua firma avrebbe forse potuto «coprire» all'infinito quella missione. Invece, le Nazioni Unite e gli stessi soggetti che hanno dato vita a quella operazione ne hanno abbandonato gli obiettivi che in parte sono stati acquisiti dalla missione ISAF, che pure era nata con altri intenti e sotto altri auspici. Tutto ciò denuncia la chiara strumentalità della sua argomentazione e del testo del suo emendamento.
All'onorevole Rivolta vorrei rivolgere un ringraziamento per l'apprezzamento Pag. 80fatto nei miei confronti; ha infatti riconosciuto la mia onestà intellettuale: anch'io gli riconosco la sua. Devo peraltro aggiungere che, nel mio precedente intervento, mi sono soffermato anche sulle necessarie autorizzazioni alle missioni. In effetti, sulla questione del bombardamento della Repubblica federale di Jugoslavia da parte degli aerei della NATO, l'autorizzazione del Parlamento fu concessa sulla base di un ordine del giorno presentato in questa Assemblea del seguente tenore: si approva l'operato del Governo.
Ad onor del vero, però, onorevole Cossiga, lei dovrebbe sapere - se non altro per il nome che porta, atteso che altro autorevole esponente della sua famiglia ha sollevato questo tema - che il Governo invocò allora un obbligo internazionale assunto e firmato solennemente in sede NATO. Obbligo internazionale che è passato sotto il nome di Activation Act e che fu sottoscritto dall'allora Presidente del Consiglio Prodi. Impegno che prevedeva una partecipazione automatica, dal punto di vista militare, all'implementazione di una decisione politica già assunta e definita in sede NATO.
PRESIDENTE. Deve concludere...
RAMON MANTOVANI. Non riconobbi la legittimità né di quella decisione né, tanto meno, dell'approvazione e autorizzazione a posteriori di quella missione; però, ad onor del vero, bisogna, per così dire, dare a Cesare quel che è di Cesare.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gamba. Ne ha facoltà.
PIERFRANCESCO EMILIO ROMANO GAMBA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la contraddizione tra l'emendamento in esame e gli altri presentati dai colleghi di Forza Italia, esaminati e votati poco fa, relativi alla durata delle missioni, è soltanto apparente. Questi ultimi erano motivati dalla volontà di evidenziare come fosse diversa la definizione dei tempi nei provvedimenti precedenti e come l'improvvisa modifica dell'ambito temporale (nel decreto-legge in esame l'autorizzazione è riferita all'intero anno 2007) costituisse uno di quegli escamotage, di quei piccoli trucchi escogitati dal Governo e, in altro ambito e riguardo ad altre situazioni, dai gruppi di maggioranza, per cercare di condurre in porto il provvedimento in esame con il minor danno possibile (con l'occhio rivolto alla ben diversa situazione che si presenterà al Senato della Repubblica).
Poiché la maggioranza ha bocciato tali emendamenti, esprimendosi negativamente sull'ipotesi di riportare a sei mesi la durata della missione, come avevano disposto per tutte le missioni i provvedimenti precedenti, appoggiando l'emendamento Cossiga 3.57, sottoscritto da altri colleghi di Forza Italia, intendiamo dare a questo aspetto del provvedimento un valore anche emblematico di impegno politico. È chiaro, infatti, che la missione in ordine alla quale il contrasto all'interno delle forze di maggioranza è più forte - tale contrasto ha trovato espressione in molte manifestazioni organizzate dagli esponenti della sinistra estrema, della sinistra comunista - è quella in Afghanistan.
Ha ben ragione l'onorevole Cossiga quando fa riferimento alle dichiarazioni del ministro della difesa Parisi, il quale ha affermato che non saranno certamente brevi i tempi della missione Isaf: dovendo continuare ad esercitare funzione, mandato e compiti, la missione in parola presupporrà ancora la partecipazione, onorevole ed efficace, del nostro contingente militare. Prevedere un più lungo respiro temporale, non tanto riferito alla copertura finanziaria e coincidente con quella che presumibilmente sarà la reale tempistica della missione Isaf, sarebbe in questo caso, dopo un voto del Parlamento, un impegno chiaro a non modificare l'atteggiamento riguardo alla missione in Afghanistan, che ha - essa sì! - contraddistinto la continuità dell'azione del precedente Governo e di quello in carica, che più volte, per bocca dei suoi ministri, ha riconfermato la partecipazione italiana Pag. 81alla missione, contro le richieste e le affermazioni di alcuni esponenti della maggioranza.
Allora, al di là dell'impegno, il collega Mantovani ha detto una cosa ovvia e giusta, che non confligge minimamente con il contenuto dell'emendamento Cossiga 3.57: è chiaro che, anche approvandolo, si fa un discorso di lungo respiro; ma ciò non ci toglierebbe la possibilità, in futuro, di disimpegnare o di ridurre i tempi della missione a seconda delle contingenze sopravvenute. Votare a favore dell'emendamento Cossiga 3.57, affermando una politica di lungo respiro, vuol dire non soltanto riconfermare gli impegni dell'Italia nei confronti della NATO, dell'Alleanza e di tutti i partecipanti alla grande coalizione, ma anche riaffermare, anche in termini politici, la volontà di portare avanti la lotta al terrorismo, al regime talebano e proseguire con determinazione quanto è stato già fatto egregiamente dai nostri soldati e che continuerà ad esserlo grazie anche all'appoggio dei gruppi attualmente di minoranza, i quali continuano a dimostrare la propria serietà, nella stessa ottica che aveva giustificato i provvedimenti nello stesso senso del Governo Berlusconi e della maggioranza precedente (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza nazionale).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boato. Ne ha facoltà.
MARCO BOATO. Signor Presidente, il collega Cossiga poco fa ha affermato che stiamo parlando di cose serie. Nel prenderlo in parola, mi chiedo se sia serio quanto sta avvenendo.
Il collega Cossiga ed altri del centrodestra (per sua fortuna non il collega Gamba, il quale poco fa, un po' arrampicandosi sugli specchi, ha cercato di giustificare due emendamenti contraddittori di cui non è firmatario) hanno proposto di anticipare la scadenza dell'autorizzazione, che noi fissiamo al 31 dicembre 2007, al 30 giugno 2007. L'emendamento è stato bocciato ma, qualora fosse stato approvato, la missione Isaf sarebbe stata autorizzata soltanto fino al 30 giugno 2007.
Con il successivo emendamento il collega Cossiga, che parla di cose serie, vuole autorizzare la prosecuzione della partecipazione italiana alla missione Isaf dall'1 gennaio del 2008 al 31 dicembre del 2011. Quindi, dieci minuti fa hanno sostenuto che l'autorizzazione andava anticipata soltanto al 30 giugno, mentre qualche minuto dopo - visto che si parla di cose serie - propongono di posticiparla fino al 31 dicembre del 2011.
A me parrebbe un po' una buffonata, ma diciamo che è una cosa poco seria. Pertanto, voteremo contro questo emendamento.
GIUSEPPE COSSIGA. Buffonata è personale...! Chiedo di parlare a titolo personale.
PRESIDENTE. L'onorevole Cossiga ha già parlato; gli sarà data la parola quando interverrà sul prossimo emendamento.
GIUSEPPE COSSIGA. Chiedo di parlare a titolo personale!
PRESIDENTE. Il titolo personale non c'entra assolutamente.
GIUSEPPE COSSIGA. Allora chiedo di parlare per fatto personale!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Picchi. Ne ha facoltà.
GUGLIELMO PICCHI. Grazie, Presidente. Mi sembra che il collega Boato non abbia capito lo spirito del ragionamento del collega Cossiga, che era il seguente: un conto è autorizzare la partecipazione alla missione, altro conto è il relativo finanziamento. Pertanto, non vedo francamente se queste affermazioni e considerazioni siano serie o meno.
Invece voglio ricordare che quando voi avete votato l'emendamento precedente sul Libano, cari pacifisti, avete autorizzato il finanziamento a partecipare ad una missione Pag. 82che va ben oltre l'attuale mandato ONU. Credo che le persone serie siano quelle che propongono degli emendamenti coerenti con i mandati internazionali dell'Italia e non chi invece nelle piazze dice una cosa, poi viene in quest'aula e fa tutto e il contrario di tutto.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Gasparri. Ne ha facoltà.
MAURIZIO GASPARRI. Onorevole Presidente, intervengo per chiarire all'onorevole Boato che noi non siamo persone poco serie. I casi sono due: o c'è una verifica periodica costante delle missioni, quindi i decreti hanno una periodicità semestrale, oppure bisogna delineare il prima possibile un'exit strategy, visto che avete respinto la nostra proposta di una verifica più puntuale, che peraltro è quello che chiedevate voi da sempre quando eravate all'opposizione e anche ora che siete alla maggioranza.
Allora noi facciamo una proposta diversa: poiché in Afghanistan non è prevedibile uno sbocco sereno e rapido di questa crisi, con questo emendamento proponiamo di dare un respiro più ampio alla missione. Dunque c'è una logica in questa proposta, caro onorevole Boato: è impegnato al telefono, ma gli riferiranno queste osservazioni. Noi proponiamo di dare uno scenario più ampio e poniamo questa missione al riparo da scadenze costanti, in modo tale che nell'arco di tre o quattro anni si possa programmare in maniera adeguata un intervento militare e umanitario di ogni natura, per dare all'Afghanistan una prospettiva.
Purtroppo, in quella terra da qualche secolo vi sono ricorrenti crisi militari, conflitti, occupazioni, invasioni, scontri. Mi auguro che prima del 2011 l'Afghanistan - concludo Presidente - diventi un paese dove ogni diritto sia praticabile. Temo che forse il termine del 2011 verrà raggiunto senza aver risolto tutti i problemi, che l'Afghanistan si trascina da qualche secolo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole La Malfa. Ne ha facoltà.
GIORGIO LA MALFA. Solo per annunziare che, in coerenza con il voto contrario dato all'emendamento Cicu 3.50, voterò a favore dell'emendamento Cossiga 3.57, perché va esattamente nella direzione del testo del Governo e di ciò che io penso debba essere fatto.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cossiga 3.57, non accettato dalle Commissioni né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 496
Votanti 476
Astenuti 20
Maggioranza 239
Hanno votato sì 198
Hanno votato no 278).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Cossiga 3.58.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro formulato dalle Commissioni e dal Governo.
GIUSEPPE COSSIGA. Signor Presidente, intervengo preliminarmente per un richiamo al regolamento.
Io le ho formalmente chiesto la parola ai sensi dell'articolo 42 del regolamento, per stigmatizzare un termine infelicemente usato dall'onorevole Boato.
Come è noto le buffonate le fanno i buffoni e le stupidaggini le dicono gli stupidi (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia). In precedenza, Presidente, lei non mi ha dato la parola per fatto personale. Intervengo ora per sottolineare che Pag. 83io ho il diritto di chiarire che mi sento «toccato» dal punto di vista personale, mentre lei ha il diritto di specificare se lo sia o meno, ma non può negarmi la parola.
PRESIDENTE. Onorevole Cossiga, questa mattina le avevo già riconosciuto la possibilità di intervenire per fatto personale quando in effetti non vi era stata alcuna offesa, in quanto si trattava di opinioni politiche. Il dibattito che si svolge tra colleghi è tale per cui - mi pare ormai interpretazione consolidatissima - i fatti personali riguardano le offese alle persone (Commenti del deputato Campa). Nella fattispecie, vi è stato un collega che è intervenuto e ha ritenuto di interpretare il suo intervento in un modo. È intervenuto un altro collega del suo gruppo e ha spiegato, interloquendo con l'onorevole Boato, che aveva capito male, e la cosa quindi era chiarita.
In ogni caso, la Giunta per il regolamento, con parere del 24 ottobre 1996, ha stabilito che a discrezione del Presidente gli interventi per fatto personale sono rinviati alla fine della seduta. Questa mattina le avevo già concesso un'occasione per chiarire il suo pensiero; non vorrei però affermare una prassi per cui ogni volta che un collega si riferisce all'intervento di un altro collega poi vi è sempre un intervento immediato per spiegare che non si voleva dire come è stato interpretato.
Precisato questo, tutti gli interventi di coloro che chiederanno di prendere la parola per fatto personale, qualora la Presidenza non dovesse rilevare che si tratti di situazioni di particolare delicatezza, saranno rinviati al termine della seduta, sulla base di una decisione assunta dalla Giunta per il regolamento.
Proseguiamo ora nei nostri lavori.
Prendo atto che i presentatori dell'emendamento Cossiga 3.58 non accedono all'invito al ritiro formulato dalle Commissioni e dal Governo.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cossiga. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE COSSIGA. Grazie del chiarimento necessario, Presidente. Approfitto dell'occasione della votazione di questo emendamento per interloquire in maniera, mi auguro, cortese con l'onorevole Boato, al quale dico soltanto che, al di là delle sue valutazioni, probabilmente, come ha già detto l'onorevole Picchi, non aveva colto la lieve differenza tra ciò che diceva l'emendamento precedente e ciò che diceva l'emendamento respinto ancor prima. Me ne dispaccio, perché dell'onorevole Boato ho il massimo rispetto; evidentemente la stanchezza o la disattenzione lo ha portato ad utilizzare parole che dalla sua bocca avrei preferito non sentire.
Con il mio emendamento 3.58, anche qui a volte l'apparenza inganna, affrontiamo un altro punto, che non è esplicitamente o semplicemente legato alla data del 30 giugno piuttosto che a quella del 31 dicembre. In questo decreto-legge, in effetti, vi è una singola missione che non viene prorogata al 31 dicembre 2007: si tratta della missione ALTHEA in Bosnia-Erzegovina.
Questo punto è stato affrontato in sede di Commissioni riunite ed i relatori, in riferimento al parere contrario espresso su questo emendamento, hanno fornito dei chiarimenti che non ci hanno soddisfatto. Si è detto che la missione ALTHEA è in corso di ridefinizione da parte dell'Unione europea, l'organismo che la guida, e quindi non vi è la necessità di prorogarla sino al 31 dicembre, posto che si sa che entro il 30 giugno sarà modificata. Tuttavia, ciò che vale per la Bosnia dovrebbe valere anche per le altre missioni, dovrebbe valere, ad esempio anche per l'UNIFIL. D'altronde noi non possiamo decidere sulla base di semplici valutazioni.
Sinceramente, la logica e la coerenza a cui faceva riferimento l'onorevole Bosi non riesco a vederle. Non riesco a vederle quando le missioni di guerra in Somalia sono inserite nell'articolo riguardante la ricostruzione in Afghanistan e non riesco a vederle anche quando percepisco che le date sono state fissate, forse, da qualche funzionario ministeriale senza entrare nello specifico di ciascuna missione. Quello che noi stiamo proponendo, a questo punto in uniformità con il testo del Pag. 84decreto-legge così com'è, è che in Bosnia la missione ALTHEA, che potrà essere sempre annullata o modificata dal Parlamento, sia prorogata al 31 dicembre come tutte le altre.
Mi permetta, signor Presidente, anche di interloquire un momento con l'onorevole Mantovano, che ha voluto fare riferimento ai miei più augusti parenti. Com'è noto, onorevole Mantovano (Commenti)... Sì, Mantovani. Comè noto, la conoscenza dei fatti non si trasmette per via genetica. Di quell'episodio particolare, tra l'altro, preferisco non avere memoria, perché tutti ricordiamo bene che, al di là di quanto fece l'Esecutivo presieduto dall'onorevole Prodi prima delle sua caduta, il Governo D'Alema nacque - desidero dimenticare esattamente in che modo - per fare una guerra a seguito di una operazione di trasformismo parlamentare che preferirei non fosse associata al mio nome (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gamba. Ne ha facoltà.
PIERFRANCESCO EMILIO ROMANO GAMBA. Signor Presidente, desidero confermare il voto favorevole del gruppo di Alleanza Nazionale anche sull'emendamento Cossiga 3.58. In effetti, ancora una volta ci troviamo di fronte ad un aspetto pasticciato e confuso del provvedimento in esame. Al di là del contesto, sul quale, evidentemente, il gruppo di Alleanza Nazionale non può non confermare il suo coerente atteggiamento favorevole, il decreto-legge in esame manifesta diversi aspetti pasticciati e confusi e operazioni di natura «cosmetica», che sono distribuite in tutti i suoi articoli.
Come già sottolineato dall'onorevole Cossiga, è incomprensibile la diversità di trattamento riservata alla missione ALTHEA e, in particolare, l'atteggiamento diverso che è stato tenuto anche dalla Commissione bilancio - la quale, se non sbaglio, ha espresso parere contrario su questo emendamento - quando vi sono parti dello stesso provvedimento, riferite ad altre missioni, che presentano la stessa, identica formulazione e la stessa, identica costruzione anche in termini di copertura finanziaria. Il presidente Ranieri, in questo caso relatore per la III Commissione, in sede di discussione nell'ambito del Comitato dei diciotto, ha confermato e motivato il parere contrario dei relatori, che si è trasformato in un parere contrario delle Commissioni, su questo emendamento. A suo dire, la missione ALTHEA sarebbe in corso di ridefinizione ed è da vedere in che termini eventualmente continuerà la partecipazione italiana ad essa. Per sua stessa dichiarazione, ha anche ammesso che non è detto che ci sarà una riduzione della nostra partecipazione che, quindi, giustifichi un termine più breve e uno stanziamento finanziario più limitato. Invece, si potrebbe benissimo prevedere un potenziamento di questa missione, atteso che alcuni altri paesi potrebbero ritirare le proprie truppe e destinarle ad altre missioni e ad altri impieghi e che ciò potrebbe necessitare un maggiore impegno da parte del nostro paese.
Se questo è vero, come credo che sia, mi domando per quale ragione non dobbiamo prevedere per la missione in Bosnia-Erzegovnia un termine esattamente identico a quello delle altre missioni, con una previsione di copertura finanziaria adeguata, in modo di lasciare alla discrezionalità del Governo, nel momento della ridefinizione della missione in sede europea, la determinazione degli aspetti esatti. Se si risparmierà qualche euro, ovviamente, bene potrà essere utilizzato in altro ambito. Sarebbe segno di grande serietà, tuttavia, prevedere una copertura già da ora e un termine omogeneo rispetto a quello delle altre missioni.
UMBERTO RANIERI, Relatore per la III Commissione. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
UMBERTO RANIERI, Relatore per la III Commissione. Signor Presidente, siamo già dinanzi ad un orientamento definito e Pag. 85assunto in sede europea circa la riconfigurazione della missione ALTHEA. Si tratta non di una ipotesi o di una possibilità, ma di una scelta, che nasce dalla presa d'atto che il processo di stabilizzazione in Bosnia è proceduto. Quindi, pure in presenza di difficoltà, che ci sono note, l'Unione europea ritiene possibile un ridimensionamento della presenza militare ed una messa a punto dei particolari entro il mese di giugno.
Quindi, all'indomani di una compiuta riconfigurazione della presenza militare in quel panorama, che comporterà anche un disimpegno di alcuni paesi e una presenza di altri, avremo la possibilità di decidere le dimensioni relative all'impegno finanziario del nostro paese per quella missione.
In funzione di una scadenza che già conosciamo e che si presenterà nei prossimi mesi, è stata adottata questa soluzione per quanto riguarda il rifinanziamento della missione ALTHEA e mi sembra che anche questa decisione abbia una sua razionalità e che non debba suscitare sospetti né contrarietà pregiudiziali.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bosi. Ne ha facoltà.
FRANCESCO BOSI. Signor Presidente, coerentemente con quanto abbiamo affermato in ordine all'emendamento che intendeva ridurre i termini di queste missioni al 30 giugno prossimo, non trovo corretto il fatto che, invece, si preveda per la missione denominata ALTHEA la data del 30 giugno, anziché quella del 31 dicembre.
Concordo con le valutazioni del relatore Ranieri, presidente della Commissione affari esteri, sulla previsione, per la verità un po' ottimistica, secondo la quale al 30 giugno potremo concludere quella missione, perché, francamente, conservo qualche perplessità. Tuttavia, si poteva benissimo prevedere, anche in questo caso, la scadenza al 31 dicembre, salvo abbreviarne il termine, risparmiando sullo stanziamento, e decidere anche in via amministrativa.
Sicuramente, il relatore Ranieri si rende conto che, fissando la scadenza del 30 giugno, qualora quella missione non dovesse terminare, il Governo e, poi, il Parlamento si troverebbero a dover rielaborare un provvedimento di rifinanziamento. Ciò, francamente, romperebbe con una linea che noi condividiamo, ossia quella di dare una maggiore copertura e, quindi, un maggior suffragio politico alle missioni internazionali, cercando di sottrarle a quelle strumentalizzazioni alle quali ci aveva abituato una certa sinistra, perché noi abbiamo sempre creduto nelle missioni e vogliamo crederci, perché ci identifichiamo con il lavoro di operatori di pace che in quei teatri i nostri militari svolgono.
Pertanto, sarebbe stato meglio che tutte le missioni avessero avuto la loro copertura parlamentare e finanziaria fino alla fine dell'anno.
Dichiaro, quindi, che voteremo a favore dell'emendamento Cossiga 3.58, perché ci sembra coerente con la linea che stiamo perseguendo.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cossiga 3.58, non accettato dalle Commissioni né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 506
Maggioranza 254
Hanno votato sì 219
Hanno votato no 287).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Cicu 3.59. Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro formulato dalle Commissioni e dal Governo.
Pag. 86ROBERTA PINOTTI, Relatore per la IV Commissione. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ROBERTA PINOTTI, Relatore per la IV Commissione. Il motivo per cui era stato formulato un invito al ritiro di questo emendamento è che, avendo approvato nell'ufficio di presidenza la proposta che presenteremo al Presidente Bertinotti circa una indagine conoscitiva, era ovvio che si poteva chiamare il Governo a riferire. Ma sullo spirito, ossia sul fatto che si chieda in ogni caso una relazione al Governo sulla missione, non c'è alcuna contrarietà. Quindi, se l'emendamento non viene ritirato, il parere è comunque favorevole.
PRESIDENTE. Il Governo?
UGO INTINI, Viceministro degli affari esteri. Il parere del Governo è conforme a quello espresso dalle Commissioni.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paoletti Tangheroni. Ne ha facoltà.
PATRIZIA PAOLETTI TANGHERONI. Signor Presidente, di questa scelta ringrazio ovviamente i relatori. Vorrei soltanto specificare che, nell'emendamento in oggetto, abbiamo parlato di missioni di cui ai commi da 1 a 17, perché si tratta di interventi sostanzialmente diversi gli uni dagli altri. Dunque, non ha senso fare un unico calderone. Chiederemo che il Governo venga a riferire specificamente su ciascuna missione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantovani. Ne ha facoltà.
RAMON MANTOVANI. Signor Presidente, trovo molto saggio da parte del relatore aver accettato lo spirito di questo emendamento. Non sempre, in passato, analoghe richieste sono state accettate.
Mi corre l'obbligo però di interloquire con l'onorevole Cossiga. Non ho mai pensato che si trasmetta per via genetica né una conoscenza né tanto meno un'opinione. Mi scuso, dunque, se ha interpretato le mie parole in quel senso. Del resto, per la concezione che ho della famiglia, che non coincide con quella dell'onorevole Cossiga, non attribuirei mai questa importanza. Chiamavo solo a memoria, per testimoniare che la tesi che stavo sostenendo era stata riconosciuta valida da un'altra persona che porta il suo nome. Spero che, invece, il suo tentativo di negare la mia identità, modificando il mio cognome, non fosse una ritorsione, ma un semplice e banale incidente.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bosi. Ne ha facoltà.
FRANCESCO BOSI. Signor Presidente, intervengo per chiedere di aggiungere la mia firma a questo emendamento che fa giustizia di alcune questioni che questa sera abbiamo discusso.
Vorrei ricordare al collega che non è vero che non è mai stato concesso. Precedentemente, abbiamo parlato di missioni che, nella scorsa legislatura (del cui Governo facevo parte) avevano una scadenza semestrale, per le questioni di bilancio di cui si è detto. Questa era la migliore occasione nella quale il Parlamento poteva rivalutare e ridiscutere.
Quindi, nel momento in cui portiamo la scadenza al 31 dicembre 2007, è giusto che entro il 30 giugno 2007 il Governo venga a riferire sull'andamento di queste missioni. Mi fa anche piacere che sia stato espresso parere favorevole dal relatore. Aggiungere la mia firma significa dare coerenza al ragionamento che abbiamo svolto questa sera.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ascierto. Ne ha facoltà.
FILIPPO ASCIERTO. Signor Presidente, intervengo solo per aggiungere la mia Pag. 87firma all'emendamento in esame, perché ritengo doveroso ascoltare il Governo su eventuali novità e per conoscere gli sviluppi delle missioni.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cicu 3.59, accettato dalle Commissioni e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 526
Votanti 524
Astenuti 2
Maggioranza 263
Hanno votato sì 516
Hanno votato no 8).
Prendo atto che i deputati Poretti, Ossorio e Pedica hanno espresso un voto contrario, mentre avrebbero voluto esprimere un voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Cossiga 3.60, sul quale ricordo che le Commissioni e il Governo hanno espresso parere favorevole.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paoletti Tangheroni (Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo). Ne ha facoltà.
PATRIZIA PAOLETTI TANGHERONI. Signor Presidente, intervengo per spiegare il senso di questo emendamento, che è importante. Sono felice che le Commissioni ed il Governo abbiano espresso parere favorevole sull'emendamento in esame, ma credo che la relativa discussione abbia un senso.
Al comma 18 abbiamo trovato le parole cultura araba, ma se per cultura araba si intende quella più lontana a tutte le missioni che sono qui riportate, allora abbiamo ritenuto doveroso introdurre le lingue davvero più lontane, che sono quelle parlate in Afghanistan. I 17 commi precedenti riguardano questioni sostanzialmente diverse l'una dall'altra e, quindi, vanno guardate - questo è il nostro intendimento - tutte con attenzione e cura.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole La Malfa. Ne ha facoltà.
GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, parlavo di questo con i presidenti delle Commissioni: in fondo, secondo il testo del Governo, gli uomini della missione dovrebbero essere resi edotti della lingua e della cultura arabe. Forse possiamo più generalmente far riferimento a tutti i paesi nei quali sono impegnati, cioè alla lingua e alla cultura di tutti i paesi (sono tantissimi) in cui questi uomini sono impegnati. Forse le Commissioni possono riformulare il testo in modo più generale, il che lo renderebbe molto più adeguato.
PRESIDENTE. Qual è l'opinione dei relatori sulla proposta avanzata dall'onorevole La Malfa?
UMBERTO RANIERI, Relatore per la III Commissione. La considerazione dell'onorevole La Malfa ci sembra fondata; quindi, potremmo accoglierla.
PRESIDENTE. Presidente Ranieri, dal punto vista formale si tratta di un nuovo emendamento; quindi, dovremmo procedere in questo modo: l'onorevole Cossiga ritira il proprio e le Commissioni ne presentano un altro.
UMBERTO RANIERI, Relatore per la III Commissione. Sta bene. Il nuovo emendamento farà dunque riferimento alle lingue ed alle culture dei paesi in cui si svolgono le missioni».
PRESIDENTE. Avverto che le Commissioni hanno presentato l'ulteriore emendamento 3.150, del seguente tenore: «Al comma 18, sostituire le parole: «alla lingua e alla cultura araba» con le seguenti: «alle lingue e alle culture dei paesi in cui si svolgono le missioni». Pag. 88
Prendo atto che il Governo lo accetta e che i presentatori ritirano l'emendamento Cossiga 3.60.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.150 delle Commissioni, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 515
Votanti 510
Astenuti 5
Maggioranza 256
Hanno votato sì 507
Hanno votato no 3).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Rugghia 4.50, accettato dalle Commissioni e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 513
Votanti 507
Astenuti 6
Maggioranza 254
Hanno votato sì 504
Hanno votato no 3).
Prendo atto che il deputato Belisario non è riuscito a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Bricolo 5.50.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bricolo. Ne ha facoltà.
FEDERICO BRICOLO. Signor Presidente, con questo emendamento chiediamo di ripristinare il codice penale militare di guerra per i nostri militari, che in questo momento sono impegnati nelle missioni di pace.
Questo codice era sempre stato applicato nella passata legislatura relativamente alle missioni di pace portate avanti dal precedente Governo. Invece, il Governo Prodi ha riconosciuto uno dei tanti contentini alla sinistra radicale, che ha chiesto di applicare alle missioni di pace il codice penale militare di pace.
Visti gli scenari assolutamente critici che si stanno prefigurando in Libano ed in Afghanistan, crediamo che sia più opportuno tornare ad applicare il codice militare penale di guerra, anche perché questo codice - uno dei più avanzati esistenti al mondo - garantisce i civili stessi dalle ingerenze eventualmente poste in essere da militari: una parte di esso, infatti, concerne il diritto umanitario bellico, non previsto dal codice militare di pace.
Dunque, poiché riteniamo che il mio emendamento sia di buon senso ed opportuno - se si hanno presenti gli scenari che si stanno prospettando in questo momento sia in Afghanistan, sia in Libano - ne chiediamo l'approvazione da parte dell'Assemblea.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gamba. Ne ha facoltà.
PIERFRANCESCO EMILIO ROMANO GAMBA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, innanzitutto voglio aggiungere la mia firma all'emendamento dell'onorevole Bricolo perché in passato, in occasione delle discussioni relative a provvedimenti precedenti, ero stato io stesso a promuovere alcune proposte emendative aventi il medesimo senso.
Riguardo al disegno di legge presentato dal Governo Berlusconi, relativo ad una delega per la ridefinizione e le ampie e complessive modifiche dei codici penali militari di pace e di guerra, avevamo già discusso in quest'Assemblea circa l'opportunità e le diverse ragioni che sostenevano quanto previsto dai primi provvedimenti del Governo precedente sulle missioni internazionali. Pag. 89Essi avevano introdotto l'applicazione delle disposizioni di cui al codice penale militare di guerra con alcune modificazioni, riferite in particolare alle questioni di natura procedimentale e alla competenza giurisdizionale del tribunale militare di Roma; ciò, per non incidere sull'istituzione dei tribunali penali militari di guerra, previsti dal codice di cui sopra solo in caso di reale svolgimento di un conflitto.
Come dicevo, in molte occasioni avevamo sostenuto la bontà della previsione che aveva introdotto l'applicazione di queste norme per alcune missioni, in particolare per quelle in Afghanistan ed in Iraq. Ora ci troviamo ovviamente in presenza anche di quella riferita al Libano, ma rimangono valide, come erano valide allora, le ragioni che sostenevano la disposizione che è stata cancellata in occasione dell'approvazione dell'ultimo provvedimento espresso da questo Governo e da questa maggioranza.
Ancora una volta si è previsto un piccolo contentino - peraltro, in questo caso particolarmente dannoso - per i gruppi della sinistra estrema, comunista, per giustificare una volta di più il loro voto favorevole al complesso delle disposizioni, che viceversa in passato spesso era stato, come è noto, negato.
Le ragioni sono sempre le stesse, quindi le disposizioni del codice penale militare di guerra, così come modificate, sono molto più opportune riguardo alla necessità della coesione del contingente militare in circostanze ed in situazioni, che non sono quelle di un conflitto armato in senso stretto, ma che in tempi moderni assomigliano molto alle circostanze ed alle situazioni che si debbono fronteggiare in occasione di queste missioni così pericolose.
Tali disposizioni tutelano maggiormente il nostro contingente militare ed anche i civili, che eventualmente potessero essere fatti oggetto di atteggiamenti e comportamenti penalmente rilevanti da parte degli stessi nostri militari.
È evidente quindi che l'atteggiamento favorevole (è sempre stato tale da parte del gruppo di Alleanza nazionale) nei confronti di quella previsione normativa è confermato in questa circostanza, con la sottoscrizione dell'emendamento Bricolo 5.50 e con l'espressione del voto favorevole, così come accaduto in occasione della discussione del provvedimento precedente.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bosi. Ne ha facoltà.
FRANCESCO BOSI. Signor Presidente, desidero anch'io sottoscrivere l'emendamento Bricolo 5.50 e svolgere alcune brevissime considerazioni.
Con la nuova maggioranza ed il nuovo Governo non è stata più prevista l'applicazione delle norme del codice militare di guerra nei confronti delle missioni, probabilmente in omaggio ad un'anima pacifista, che alla sola lettura delle parole «codice militare di guerra» insorge, temendo chissà quali usi impropri delle armi da parte dei militari! In realtà, come è stato giustamente ricordato, il nostro codice militare di guerra è uno dei più evoluti e più apprezzati e si pone in termini di assoluto garantismo, soprattutto nei confronti delle parti deboli della popolazione.
Infatti, se in combattimenti ad alta intensità o in circostanze in cui dovessero acquisire il controllo totale di un territorio i militari commettessero abusi o reati nei confronti della popolazione inerme o civile, risponderebbero con pene molto più severe.
Pertanto, questo pregiudizio nominalistico intorno all'espressione «codice militare di guerra» ci lascia francamente esterrefatti. Anche i nostri militari pagano un prezzo alto (poiché vi sono disposizioni in ordine alla linea di comando), che può mettere a repentaglio la loro sopravvivenza, sull'altare di un pregiudizio nominalistico che è stato montato in ordine a tale concetto.
Vorrei che qualcuno ci spiegasse una volta per tutte in sede di Commissione (non vi sarà l'occasione questa sera pertanto chiederò alla collega Pinotti di assumere Pag. 90un'iniziativa al riguardo) le prerogative e le caratteristiche del codice militare di guerra per sfatare finalmente questo pregiudizio, che è stato alimentato e montato francamente con una certa approssimazione e con una leggerezza più unica che rara.
Mi meraviglio che il Governo abbia accolto questo pregiudizio; chi conosce il mondo militare sa quanto questo abbia provocato e produca riserve e malumori nelle Forze armate.
Le rinnovo, in conclusione, la mia volontà di sottoscrivere l'emendamento Bricolo 5.50 (Applausi dei deputati dei gruppi UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), Forza Italia e Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bricolo 5.50, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 506
Votanti 503
Astenuti 3
Maggioranza 252
Hanno votato sì 226
Hanno votato no 277).
Prendo atto che il deputato Ventura non è riuscito a votare e che avrebbe voluto esprimere voto contrario.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Cossiga Tit. 1.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cossiga. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE COSSIGA. Signor Presidente, si tratta dell'ultimo emendamento di una serie lunga e defatigante che sancisce un fatto curioso avvenuto in quest'aula.
Tutto sommato, i gruppi che hanno, a mio avviso, dimostrato, anche nell'altro ramo del Parlamento, la maggiore convinzione nell'esprimere voto favorevole nei confronti di queste missioni e addirittura sul testo adottato da questo Governo, sono quelli che hanno presentato il maggior numero di emendamenti, intervenendo di più. Coloro che, invece, hanno assunto una posizione contraria hanno presentato emendamenti in sede di Commissioni, ma, successivamente alla «caduta» del Governo sulle tematiche di politica estera, tali proposte emendative si sono liquefatte, sono sparite (non le abbiamo più viste)!
Questa liquefazione ha caratterizzato anche la volontà di difendere le proprie opinioni, non tanto di quei gruppi che, obtorto collo e per ragioni di tenuta di questa inutile maggioranza e di qualche poltrona, voteranno a favore di questo provvedimento, quanto di quelle poche teste indipendenti, che sono capaci di difendere le proprie posizioni, anche a costo di essere sanzionati dal proprio partito. Oggi in quest'aula c'è stato il silenzio, e non c'è stato neanche un Turigliatto a difendere la propria posizione.
Sarò peraltro brevissimo. Il mio emendamento vuole correggere il titolo - è l'ultimo tentativo - di un provvedimento che ha stanziato 100 milioni di euro per le missioni umanitarie rispetto al miliardo di euro stanziato per le missioni militari; si tratta di un emendamento che vuole correggere il titolo di un provvedimento che fa finta di dire al paese che le cose sono diverse da quelle che realmente sono. Lo so che questa proposta emendativa verrà bocciata, ma ci tengo a fare un riferimento ad un documento ufficiale dello Stato maggiore della Difesa, alla scheda informativa sulla missione in Afghanistan.
Perché rimanga agli atti, desidero leggere la definizione della missione ISAF e, in particolare, dell'ultima revisione del piano operativo 10302, che è applicato a questa missione, per dimostrare che veramente si tratta di una missione militare, se Pag. 91non addirittura di una missione di guerra. Ebbene, lo Stato maggiore della Difesa, in questo documento, anche se magari nelle Commissioni, per opportunità politica, non è stato detto, scrive: la missione è quella di condurre operazioni militari in Afghanistan, secondo il mandato ricevuto, in cooperazione e coordinazione con le forze di sicurezza afgane e con quelle della coalizione, al fine di assistere il Governo afgano nel mantenimento della sicurezza.
Questa è la missione ISAF! Possiamo forse nasconderlo, ma questa è la missione ISAF e questa è la ragione per cui - noi ci auguriamo di no - qualche nostro soldato potrebbe subirne le conseguenze.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Consolo. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE CONSOLO. Signor Presidente, voteremo a favore di questo emendamento, perché le motivazioni addotte dall'onorevole Cossiga mi sembrano ampiamente condivisibili.
Vede, Presidente, occorre - questo è un richiamo che mi permetto di fare alla maggioranza - in estrema sintesi uscire dall'equivoco. Perché non chiamare con il loro nome queste missioni, che sono militari, oltre che umanitarie e civili? Mi sembra che la chiarezza sia assolutamente necessaria, per la trasparenza con la quale devono essere portati avanti i provvedimenti legislativi.
Quindi, anche a nome del mio gruppo, dichiaro voto favorevole sull'emendamento Cossiga Tit. 1. (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cossiga Tit. 1, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 510
Maggioranza 256
Hanno votato sì 233
Hanno votato no 277).
Avverto che, consistendo il disegno di legge di un solo articolo, si procederà direttamente alla votazione finale.