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Svolgimento di interpellanze urgenti (ore 15,05).
(Gestione finanziaria del comune di Catania - n. 2-00370)
PRESIDENTE. L'onorevole Licandro ha facoltà di illustrare l'interpellanza Sgobio n. 2-00370 (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 13), di cui è cofirmatario.
ORAZIO ANTONIO LICANDRO. Signor Presidente, illustrare la nostra interpellanza credo che richiederebbe molto tempo. Tuttavia, in sintesi, noi esprimiamo tutto il nostro sconcerto e la nostra preoccupazione per le sorti della città di Catania per ciò che sta accadendo sul piano della trasparenza e della regolarità dell'azione amministrativa e contabile-finanziaria. Il comune di Catania risulta, almeno sino al 2003, fortemente indebitato, non aver rispettato il patto di stabilità, non aver pareggiato il «buco» di bilancio e avere tentato di raggiungere tale obiettivo con un escamotage francamente sconcertante, cioè il ricorso ad una società di scopo, Catania risorse Srl - con cui si tenta l'aggiramento del divieto, sancito già dall'articolo 119 della nostra Costituzione, di ricorrere all'indebitamento se non per investimenti -, e attraverso una dismissione imbarazzante del patrimonio immobiliare, riguardante immobili anche di pregevolissimo valore storico e artistico.
Tutto ciò nonostante i pareri contrari del collegio di difesa - che certo non può Pag. 106dirsi un covo di bolscevichi, ma un organismo composto da professionisti esterni di fiducia dell'amministrazione, e persino della sovrintendenza ai beni culturali di Catania - che il 22 febbraio scorso ha diramato una durissima nota a proposito della vicenda.
Insomma, noi chiediamo al Governo di sapere quali iniziative intenda intraprendere e se non sia davvero il caso di inviare delle ispezioni per comprendere il reale stato della situazione economica e finanziaria del comune di Catania.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'interno, Ettore Rosato, ha facoltà di rispondere.
ETTORE ROSATO, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, onorevoli colleghi, l'onorevole Sgobio ha presentato un'interpellanza, che è stata testé illustrata, in merito alla costituzione da parte del comune di Catania di una società denominata Catania risorse Srl, alla quale il comune stesso avrebbe alienato immobili di sua proprietà, e alle relative implicazioni collegate alla situazione debitoria complessiva del comune stesso.
Desidero innanzitutto premettere - tali premesse risultano indispensabili per comprendere anche il resto del senso della risposta - che la normativa vigente non riserva a questo Ministero l'esercizio di forme di controllo sugli atti degli enti locali, i quali, dopo l'entrata in vigore della legge costituzionale n. 3 del 18 ottobre 2001, hanno - come noto - visto estendere la loro autonomia e capacità di autodeterminazione, anche a seguito dell'abolizione del controllo preventivo di legittimità, primo esercitato dal Comitato regionale di controllo.
Faccio presente che anche eventuali iniziative per accertare l'effettiva sussistenza di gravi e persistenti violazioni di legge, di cui all'articolo 141 del decreto legislativo n. 267 del 2000, ai fini dello scioglimento degli organi amministrativi, rientrano - come è noto - nelle attribuzioni della regione siciliana. A tal fine la legge regionale n. 48 dell'11 dicembre 1991 prevede che il consiglio comunale venga sciolto con provvedimento emesso dal presidente della regione, su proposta dell'assessore regionale per gli enti locali, previo parere del Consiglio di giustizia amministrativa.
In ogni caso, comunico che la prefettura di Catania sta seguendo la vicenda e ove riscontri irregolarità, quali, ad esempio, la mancata adozione della delibera di dissesto, ove necessaria, provvederà ad attivare i competenti organi regionali e ad adottare eventuali provvedimenti in merito.
Riferisco i fatti sulla base della ricostruzione effettuata dalla prefettura di Catania, utilizzando i dati forniti e nulla di più.
La locale amministrazione comunale, per la valorizzazione e l'ottimizzazione del proprio patrimonio immobiliare, ha sottoposto all'esame del consiglio la proposta di deliberazione per la costituzione di un'apposita società di scopo denominata Catania risorse Srl.
La proposta di deliberazione e lo statuto della costituenda società sono stati preventivamente esaminati dal collegio di difesa, organo consultivo incardinato presso il comune stesso.
I suggerimenti e le proposte espresse da tale organo sono stati sottoposti all'esame del consiglio comunale che, nella seduta del 24 ottobre 2006, ha approvato lo statuto, apportandovi alcune modifiche e prevedendo, in particolare, una preventiva delibera di autorizzazioni del consiglio comunale per ogni attività posta in essere dalla società stessa.
Nel rispetto di quanto deciso dal consiglio comunale, l'amministrazione sottoponeva all'esame di quest'ultimo la proposta di deliberazione per il trasferimento alla medesima società, già formalmente costituita, di 14 immobili di proprietà dell'ente locale. L'ente locale continua a ribadire che tali immobili non sembrerebbero essere sottoposti a vincoli di inalienabilità, naturalmente.
Vorrei precisare che la società di scopo cui gli immobili sono stati trasferiti è interamente di proprietà dell'amministrazione comunale, che lo statuto vieta l'alienazione delle quote ad altro ente e che, inoltre, gli Pag. 107effetti del contratto di compravendita sono sottoposti alla condizione sospensiva del rilascio alla società acquirente di mutui o linee di credito per il pagamento al comune degli immobili stessi.
È, altresì, previsto nello statuto che agli oneri derivanti dall'accensione di mutui la società farà fronte con gli introiti derivanti dalle locazioni degli immobili (che sembra si riferiscano all'amministrazione comunale stessa; almeno in parte).
Riferisco, altresì, che l'amministrazione comunale ha sottoposto l'iter procedurale seguito al parere di un avvocato (che ci è stato trasmesso) per acquisire altre informazioni, attraverso una ulteriore approfondita analisi critica sulla vicenda. Il professionista ritiene che le proposte espresse dal collegio di difesa e il suggerimento dell'onorevole interpellante di affidare la stima degli immobili all'amministrazione finanziaria dello Stato rispondono solo a criteri di opportunità. Di ciò do notizia all'interpellante. Questa, naturalmente, è la valutazione del professionista incaricato dall'amministrazione comunale.
Per quanto riguarda le modalità di alienazione - continua l'avvocato -, l'articolo 12 della legge 15 maggio 1997, n. 127, recepita in Sicilia con legge regionale 7 settembre 1998, n. 23, ha previsto la possibilità per comuni e province di procedere alle alienazioni del proprio patrimonio immobiliare, anche in deroga alle disposizioni sulla contabilità generale dello Stato e degli enti locali.
La giurisprudenza in materia ha chiarito che la disposizione di legge in questione «trova giustificazione proprio nell'esigenza di procedere con la massima celerità alla definizione dei provvedimenti concernenti l'alienazione dei beni, onde consentire il risanamento dei bilanci degli enti locali». A tal fine, vi è una sentenza del Consiglio di Stato, sezione V, del 13 luglio 2006, n. 4.418.
In ogni caso, concludo ribadendo che, sulla vicenda, la prefettura di Catania non mancherà di esercitare la sua vigilanza (su questo, le assicuro il mio impegno, perché questa vigilanza venga rafforzata unicamente nell'interesse dei cittadini), riservandosi di interessare, come è dovuto, l'assessorato regionale per le famiglie e gli enti locali per l'attivazione degli eventuali poteri di competenza ove siano riscontrate illegittimità.
Inoltre, il dipartimento della Ragioneria generale dello Stato ed il Ministero dell'economia e delle finanze hanno fatto presente la propria disponibilità ad assumere iniziative conoscitive sulla reale situazione dei conti del comune di Catania, in applicazione dell'articolo 28, comma 1, della legge finanziaria 2003 (la legge n. 289 del 2002) e a conferire quanto prima apposito incarico ispettivo ad un dirigente dei servizi ispettivi della finanza pubblica al fine di acquisire idonee informazioni sulla situazione del bilancio dello stesso del comune.
Naturalmente, tutto questo non poteva essere svolto in pochi giorni, ma richiede sicuramente una procedura più approfondita e più lunga. Resta che gli elementi portati dagli interroganti sono di sicura rilevanza e che, nel rispetto delle competenze delle autonomie previste dalla legge, la nostra disponibilità all'approfondimento nell'interesse unico dei cittadini catanesi resta totale.
Fermo restando l'interesse di un ente locale a tutelare il suo patrimonio, a beneficio - come dicevo in precedenza - dei suoi concittadini, la nostra preoccupazione - non solo per il comune di Catania, ma per tutte le amministrazioni comunali - è che non si arrivi a situazioni drammatiche, come quella del comune di Taranto, difficilmente risolvibili. Quindi, il mio non è un giudizio sull'operato del comune di Catania, perché gli elementi che abbiamo a disposizione li ho riferiti agli onorevoli interpellanti. È sicuramente una preoccupazione legittima che ogni amministratore, in particolare anche il Governo, ha in merito alla finanza pubblica, al rispetto dei patti di stabilità, delle norme esistenti e degli interessi della collettività.
PRESIDENTE. L'onorevole Licandro ha facoltà di replicare.
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ORAZIO ANTONIO LICANDRO. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario Rosato e non posso non sottolineare - per averlo colto, è una mia sensazione, ma credo che sia molto fondata - il suo stesso imbarazzo nel passare in rassegna alcuni elementi forniti dall'amministrazione comunale e, addirittura, dal professionista in questione. Evidentemente, l'amministrazione comunale di Catania ha messo da parte sia l'avvocatura comunale, sia il proprio collegio di difesa ed ha cercato un ulteriore legale per trovare altri appigli che giustifichino un'operazione che continuo a definire sconcertante.
Tuttavia, affinché resti agli atti, signor sottosegretario, voglio ricordare che non c'è ovviamente l'illegittimità dell'istituzione di una società di scopo avente come finalità la gestione e la valorizzazione del patrimonio immobiliare. Nel caso specifico, si tratta di un'operazione di altro segno. È un'operazione mirata a «fare cassa», come l'ha definita il collegio di difesa, per aggirare il divieto di legge e per ripianare il deficit consolidato sino al 2003, pena lo scioglimento della giunta comunale.
Peraltro, alcune delle indicazioni che le sono state fornite, signor sottosegretario, sono davvero errate, perché il parere del collegio di difesa - ne prenda nota - non è stato mai sottoposto al consiglio comunale. Il consiglio comunale di Catania ha approvato la deliberazione di trasferimento del patrimonio immobiliare il 30 dicembre 2006, ma il parere del collegio di difesa del 18 dicembre, quindi emanato dodici giorni prima, non è mai stato portato a conoscenza del consiglio comunale.
Passo sinteticamente in rassegna la straordinaria successione dei tempi, che denota un'assenza di trasparenza formidabile: il 28 dicembre 2006 si conferisce l'incarico per le perizie giurate per i citati quattordici immobili, si badi non ad un'équipe di architetti, ingegneri e nemmeno ad un geometra, ma ad un ragioniere. Il comune di Catania probabilmente ha dismesso, prima ancora del proprio patrimonio, i propri geometri, i propri architetti e i propri ingegneri. Il 29 dicembre 2006, ossia il giorno dopo, sono state effettuate tutte le perizie giurate su immobili di grande consistenza, anche fisica, alcuni di enorme pregio. Queste quattordici perizie, effettuate in meno di 24 ore, sono state tutte depositate presso la cancelleria del tribunale di Catania lo stesso giorno. Il 30 dicembre, sabato, si è tenuta la seduta del consiglio comunale ed è stata approvata la deliberazione di trasferimento del patrimonio. Infine, il 31 dicembre, domenica, quando tutti gli italiani pensavano al cenone o erano in vacanza, si è «confezionato» l'atto di compravendita presso uno studio notarile.
Ce n'è abbastanza per accendere non uno ma mille riflettori. La preoccupazione è che queste operazioni andranno avanti. Si tratta di operazioni chiaramente illegittime e voglio ricordare - probabilmente non è stata neppure messa a disposizione del Ministero, che comunque dovrebbe disporne una copia - una nota della sovrintendenza, cui accennavo prima, del 22 febbraio 2007, inviata, tra gli altri, anche al Ministero dell'interno.
Le richiamo solo un passaggio, signor sottosegretario: «(...) Di questi quattordici immobili, l'ex caserma Malerba, già convento San Domenico (secolo XVIII), l'ex monastero di Santa Chiara (secoli XVI e XVIII), l'ex monastero di Sant'Agata (secolo XVIII) e gli immobili di via Manzoni, via San Giuliano, via Crociferi, che costituiscono il monastero di San Giuliano (secolo XVIII), sono di eccezionale interesse storico-artistico in quanto mirabili opere dei più noti architetti e lapidum incisores dell'epoca. Esempi straordinari di quel fenomeno senza precedenti che fu la ricostruzione tardo-barocca del Val di Noto, fenomeno riconosciuto dall'Unesco patrimonio mondiale dell'umanità».
Questa durissima nota della sovrintendenza - non vi è parere legale o giurisprudenza che tenga - si chiude con una dichiarazione di nullità del trasferimento degli immobili di proprietà comunale alla società Catania risorse.
Qui siamo davvero dinanzi al caso in cui la fantasia (la finanza creativa) supera Pag. 109ogni limite. A mia memoria riesco a ricordare solo alcuni ispiratori di un'operazione di questo genere: Totò e Peppino che vendono la fontana di Trevi.
Signor sottosegretario, non vi sono altri elementi che possano far superare un giudizio di preoccupazione e negativo sulla vicenda.
Abbiamo accolto con favore la disponibilità del ministro del tesoro circa l'invio di ispettori presso gli uffici finanziari del comune di Catania, il quale il 31 dicembre 2007 (fra qualche mese) dovrà ripianare altri debiti e allora si procederà ad altri trasferimenti illegittimi: occorre intervenire!
Il problema è molto semplice. Questa amministrazione è guidata dal sindaco, professor Umberto Scapagnini, noto farmacologo, medico personale dell'onorevole Berlusconi, quello che ha teorizzato l'immortalità tecnica del leader dell'opposizione.
Credo che, al di là di questo (non entro in questo campo che mi è assolutamente ignoto), la sua amministrazione, la sua giunta sia morta per asfissia, per cattiva amministrazione, per il disastro che ha provocato.
Guardi, Catania è seconda davvero di poco a Taranto, ma si corre verso quel primato.
Per questo, ringraziando il Governo e lei della disponibilità a seguire - e le rinnovo davvero la sollecitazione a farlo - e a sollecitare la prefettura di Catania perché non defletta neppure per un attimo sul controllo della vicenda, io auspico che ulteriori danni non vengano ancora una volta sopportati dai cittadini catanesi.