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Si riprende la discussione (ore 9,40).
(Ripresa esame dell'articolo unico - A.C. 2201-A)
PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione (Vedi l'allegato A - A.C. 2201 sezione 1), nel testo recante le modificazioni apportate dalla Commissione (Vedi l'allegato A - A.C. 2201 sezione 2).
Avverto che le proposte emendative presentate si intendono riferite agli articoli del decreto-legge nel testo recante le modificazioni apportate dalla Commissione (Vedi l'allegato A - A.C. 2201 sezione 3).
Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative l'onorevole Bodega. Ne ha facoltà.
LORENZO BODEGA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, dopo la declaratoria di inammissibilità di molte delle proposte emendative, sostanziali ed importanti, presentate dal nostro gruppo, rimane poco di concreto per cercare di migliorare il provvedimento in esame. Dovremmo essere di fronte ad una nuova ondata di misure che, in teoria, dovrebbero favorire le iniziative imprenditoriali e diminuire la pressione di spesa sulle famiglie; in pratica, invece, ci troviamo di fronte a disposizioni che, tendenzialmente, creano confusione e disordine e, sicuramente, anche discriminazioni. Abbiamo ascoltato tante testimonianze al riguardo in questa Assemblea, e tante altre sono state portate a nostra conoscenza dalla stampa e dalla televisione.
Signor Presidente, le riflessioni contenute negli interventi svolti in quest'aula, che io ho avuto occasione di ascoltare, forniscono spunti per alcune brevi considerazioni sul provvedimento recante nuove liberalizzazioni.
Innanzitutto, anch'io esprimo un certo stupore - sia pure minimo - nel vedere che un Governo ed una maggioranza al cui interno vi è chi proviene dalla sinistra estrema, comunista e statalista, può diventare immediatamente, dalla sera alla mattina, liberista e favorevole alle liberalizzazioni: stupisce tanti, ma ne prendiamo atto.
Naturalmente, la mia opposizione non riguarda le liberalizzazioni, dal momento che considero il mercato, la concorrenza e la libertà economica elementi fondamentali per la crescita di una nazione. Io desidererei sicuramente uno Stato che pesasse il meno possibile sulla gente, sui cittadini, i quali chiedono meno tasse, e che ponesse meno vincoli. L'impressione Pag. 3che si ha, palpabile all'esterno dei palazzi, è che si vogliano mettere in difficoltà, che si vogliano indebolire, come ha affermato il collega Fugatti, le categorie dei lavoratori autonomi, dei professionisti, dei commercianti, degli ordini professionali.
Un tema ritorna in tutti i nostri interventi: a causa delle prime liberalizzazioni nel commercio, i cui effetti si sono sommati a quelli prodotti dalla concorrenza della grande distribuzione, la maggior parte dei piccoli commercianti si è vista costretta a chiudere l'attività, soprattutto nei quartieri periferici della città e nei piccoli paesi (montani ed anche non montani). Sappiamo bene che queste piccole attività commerciali non avevano soltanto una specifica funzione commerciale, ma avevano soprattutto una funzione sociale, di aggregazione, di incontro, in modo particolare per le persone anziane. Se agli effetti negativi già indicati aggiungiamo i controlli puntuali e precisi della Guardia di finanza in merito al rilascio degli scontrini fiscali - giustamente fatti -, è evidente che si è creata un'atmosfera non del tutto favorevole per il lavoro di questa gente.
Inoltre, questo provvedimento, nel merito, è assolutamente negativo per i cittadini. Volete liberalizzare (e potremmo anche essere tutti d'accordo sulla necessità di una politica di liberalizzazione), ma, in realtà, non si liberalizza alcunché. Alcuni economisti scrivono che dietro questo provvedimento si nasconde (naturalmente, lo abbiamo letto sui giornali) la grande offensiva statalista degli ultimi anni; questo è, questo appare.
Volete creare nuovi monopoli e nuovi oligopoli. Si intravede l'indebolimento delle categorie professionali per lasciare libero campo alla grande distribuzione. Sappiamo bene da chi è diretta la grande distribuzione. Al riguardo, richiamo l'esempio (è già stato fatto) delle cooperative - come quella dei tassisti -, pronte a gestire la vendita dei farmaci e anche i grandi studi multinazionali che faranno chiudere gli studi dei nostri piccoli avvocati, ingegneri, architetti, medici e chi più ne ha più ne metta!
Le liberalizzazioni hanno, in sé, un carattere che fa pensare allo slogan «più privato e meno Stato» e che traduce in azioni operative e visibili concezioni e visioni economiche che appartengono, troppo spesso, alla sfera delle buone intenzioni. Diciamo pure che non vi è paese moderno occidentale che non sia passato attraverso le liberalizzazioni per drenare lo sviluppo e far crescere l'economia, una linea che si è rivelata la via maestra per combattere la disoccupazione.
Ma mi sembra che l'approccio e l'applicazione di strumenti anche condivisibili sia stato, a dir poco, lacunoso, frettoloso e confusionario e invece di promuovere le categorie e sollecitare la concorrenza, di fatto, ha innescato resistenza corporativa e frenato il processo di ricrescita; una liberalizzazione generica e generalizzata, una politica che ha sparato nel mucchio con il risultato di creare un mondo di scontenti e di scatenare manifestazioni di protesta, al punto che lo stesso ministro ha dovuto correre ai ripari, modificando il rapporto ora con i tassisti ora con i benzinai.
Ciò è indice della mancanza di un disegno e si iscrive, secondo me, al desiderio di dimostrare che anche il centrosinistra era in grado di promuovere una politica economica di stampo liberista e non statuale. Ciò, dovendo fare i conti con le riserve ideologiche di chi vive le liberalizzazioni ed il profitto come un peccato e che crede ancora nell'assistenzialismo in tutte le sue manifestazioni, senza capire che il debito pubblico, con l'assistenza, diventa sempre più una voragine incolmabile.
In conclusione, va da sé che occorre una politica economica che possa godere di un consenso ampio, proprio quello di cui non dispone questa maggioranza, costretta a fare acrobazie per far tornare i numeri (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Antonio Pepe. Ne ha facoltà.
ANTONIO PEPE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il decreto-legge 31 gennaio Pag. 42007, n. 7, avente ad oggetto la promozione della concorrenza e la tutela dei consumatori, è un provvedimento sprovvisto di una visione di insieme dell'economia. Prevede piccoli cambiamenti diretti più a creare propaganda verso i consumatori che a dare un indirizzo chiaro al nostro sistema economico. Non sarà in grado di assicurare una reale ripresa economica al nostro paese, ma arrecherà ulteriori disagi ai cittadini già provati dalla stangata fiscale della legge finanziaria e dagli interventi del cosiddetto decreto Visco-Bersani del luglio scorso.
Contrariamente a ciò che è scritto nella relazione che accompagna il provvedimento in esame, quelle norme, infatti, non hanno dato utili e concreti risultati e benefici per i consumatori.
Come è stato recentemente affermato, il principale provvedimento liberale che uno Stato può porre in essere è quello della riduzione del prelievo fiscale: questo Governo, con l'inasprimento generale della pressione fiscale che sta caratterizzando la sua politica, agisce in senso opposto.
Allora, non deve trarre in inganno la cosiddetta «lenzuolata» di liberalizzazioni proposta dal ministro Bersani: si tratta di un miniprovvedimento con basso impatto sull'economia nazionale, che in gran parte risponde più a necessità propagandistiche, come ho detto poco fa, che a una reale volontà economica e che dimentica di intervenire in settori strategici.
Vi è a sinistra la convinzione che il mercato non debba essere concorrenziale e quindi accessibile a tutti, ma qualcosa di esclusivo per i grandi soggetti economici. Tentare di aiutare i grandi giganti industriali, le cooperative rosse, i grandi centri commerciali, in odio alle necessità di tanti piccoli imprenditori che con il loro lavoro, con le loro piccole e medie attività hanno vitalitalizzato e fatto crescere l'economia italiana, non è politica da apprezzare; così come è negativo il fatto di voler favorire la grande distribuzione e causare di conseguenza la chiusura di tanti piccoli esercizi commerciali, creando in tal modo disoccupazione.
Invece di pensare ad una vera e sana competizione per il mercato, il provvedimento agisce «contro»: più che voler liberalizzare settori importanti, sembra si vogliano penalizzare settori economici che storicamente non sono vicini al centrosinistra. Ci saremmo aspettati interventi più importanti a favore del sistema complessivo, soprattutto per far crescere la qualità dei servizi, vera lacuna del sistema produttivo italiano.
Alleanza Nazionale, come ha rilevato recentemente in un documento su questo tema, sostiene che il processo di riforma e di liberalizzazioni va certamente realizzato, ma non può essere fatto come una nuova lotta di classe - consumatori contro commercianti e professionisti - e nemmeno in un'ottica di corto respiro elettorale. Deve essere, invece, il frutto di una politica condivisa di autentiche riforme che sappiano davvero rendere più competitivo e funzionale il sistema complessivo, aprendo nel contempo le porte ai più giovani e a chi voglia farsi largo nel mondo con servizi più adeguati alle esigenze di una società dinamica e competitiva.
Allora, colleghi, venendo ad esaminare uno degli articoli del provvedimento, è sicuramente positivo essere intervenuti sulla ricarica dei telefoni cellulari e avere eliminato i termini temporali massimi di utilizzo del traffico acquistato. Se questa misura, però, non sarà accompagnata da un'altra, diretta ad impedire la trasformazione del costo della ricarica in un aumento del costo del traffico, nulla di positivo si otterrà per il consumatore.
Bisogna agire per dare al mercato della telefonia mobile più concorrenza, per assicurare ai consumatori una reale riduzione delle tariffe, per vietare offerte e messaggi pubblicitari sleali a mezzo telefono, in linea con quanto previsto nella direttiva comunitaria n. 29 del 2005, che ritiene illegittima la condotta dell'impresa che effettui ripetute e sgradite sollecitazioni commerciali per telefono; ma su questo fronte il Governo tace.
Fare un pur utile intervento di facciata non accompagnato da altre misure di sostegno significa garantire, o far credere Pag. 5di farlo, modesti guadagni al consumatore, guadagni che poi si risolveranno nel tempo, ma non certo avviare un vero processo di liberalizzazioni.
Anche l'articolo 6 del provvedimento in esame merita alcune osservazioni critiche. È poco chiaro, innanzitutto, come emerge anche dal dossier predisposto dal Servizio studi della Camera, il richiamo al numero 6) dell'articolo 2878 del codice civile. Con l'articolo in questione si è creato un sistema che, invece di accelerare, inciderà negativamente sulla speditezza dei traffici giuridici. La non necessità dell'autentica notarile nelle dichiarazioni previste dall'articolato potrà infatti prestarsi ad atti fraudolenti da parte di soggetti diversi dal creditore: si pensi a false dichiarazioni inviate alla conservatoria o a dichiarazioni rilasciate da soggetti privi dei necessari poteri di rappresentanza. Chi assicurerà il terzo che la dichiarazione è valida ed efficace e che si estingue il vincolo ipotecario? La certezza viene sacrificata e il tutto inciderà negativamente sul mercato immobiliare: tutto ciò è stato anche rilevato dalle Commissioni parlamentari nei loro pareri e mi auguro che il relatore voglia tener conto di quei rilievi.
Dunque, invece di interventi minimi, bisogna esaminare con attenzione gli emendamenti proposti dal centrodestra. È necessario abbattere gli importanti monopoli presenti nei sistemi finanziario, energetico, delle telecomunicazioni, dei trasporti e dei servizi pubblici locali. Le parole d'ordine devono essere: apertura di questi mercati settoriali, concorrenza e maggiore trasparenza. Solo così potranno essere intaccate le rendite pesanti che costano miliardi di euro ai contribuenti, si potrà ridare slancio al paese e si potrà far crescere un'Italia nella quale i consumatori non siano costretti a versare subdolamente molte gabelle alle solite, storiche, potenti lobby.
Certo ciò significa anche andare contro quei blocchi socio-economici che rappresentano il bacino di voti del centrosinistra: la grande finanza, la grande distribuzione commerciale, le cooperative rosse. Su ciò, però, il Governo sicuramente frenerà.
Il centrodestra certo non può essere ostile alle agevolazioni economiche per i cittadini e alle vere liberalizzazioni, né può cavalcare semplicemente le proteste delle categorie. L'attuale opposizione deve impegnarsi per realizzare nel paese delle vere liberalizzazioni e ricordo che quella sul lavoro fu iniziata nella scorsa legislatura con frutti sicuramente positivi. Il centrodestra deve cercare, nel contempo, di evidenziare i problemi che scaturiranno per i consumatori nel lungo periodo e smascherare il disegno «prodiano», un disegno che non va a vantaggio di tutti, perché, in realtà, solo alcuni avranno ingenti benefici e importanti privilegi.
È evidentemente poco credibile che l'Unione si illuda di smuovere l'economia italiana concedendo ai barbieri la possibilità di essere aperti il lunedì, ovvero, come ha in animo di fare il Governo, concedendo la possibilità ai grandi ipermercati di vendere la benzina. Si tratta esclusivamente di un piccolo dono alle grandi cooperative che, in un mercato già saturo, stritoleranno tanti piccoli distributori, imponendosi come protagonisti indiscussi della distribuzione. Ne deriveranno grossi benefici ulteriori dopo quelli già previsti dalla vendita dei farmaci da banco.
Esaminiamo allora la situazione da un'altra prospettiva, quella della convenienza del consumatore. I cittadini e le loro tasche non saranno favoriti dai provvedimenti di Bersani e ritengo che, nonostante gli annunci trionfalistici, l'impatto delle norme al nostro esame non inciderà in positivo, ma potrà forse, anche, in alcuni casi, comportare l'inasprimento della spesa per gli utenti finali.
Allora, colleghi, senza pregiudizio, esaminate con attenzione gli emendamenti del centrodestra. Non chiudetevi nella vostra convinzione di bocciare, senza averli prima esaminati, le proposte emendative dell'opposizione. Pensate prima al bene Pag. 6del paese e dei consumatori in genere e poi a quello dei blocchi economici a voi vicini.
Alleanza Nazionale, ad ogni buon fine, pur dichiarando il proprio voto contrario, raccoglie la sfida delle liberalizzazioni, ma chiede al Governo il confronto vero sui temi economici, senza timori e senza pregiudizi, nella consapevolezza che solo semplificazioni e liberalizzazioni vere possono garantire sviluppo e crescita, senza dimenticare mai l'esigenza imprescindibile di essere vicini a coloro che, per motivi diversi, non entrano nel sistema della ricchezza nazionale prodotta e che, quindi, vanno aiutati e sostenuti con un sistema forte di welfare e con provvedimenti di sussidiarietà e di solidarietà diffusa (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Valducci. Ne ha facoltà.
MARIO VALDUCCI. Signor Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, il provvedimento che oggi è all'ordine del giorno della Camera reca un titolo molto impegnativo, ma ha un contenuto altrettanto marginale e di facciata e, peraltro, nasconde l'incapacità di questa maggioranza e di questo Governo di poter effettuare vere azioni di liberalizzazione, di competizione e di modernizzazione del nostro paese.
Ricorderò come alcuni dei settori dell'economia italiana, che vengono qui toccati, abbiano visto questa maggioranza politica, che oggi è al Governo, avviare i cosiddetti processi di privatizzazione e di liberalizzazione nel periodo dal 1997 al 1999.
Ebbene, questo è stato un inizio sbagliato, un inizio che ha comportato un errore che ha trasformato monopoli pubblici in monopoli privati o in oligopoli privati. Il vero errore commesso nelle privatizzazioni della telefonia e in quelle del gas è stato quello di non voler separare, fin dall'inizio, la proprietà delle reti rispetto alla gestione delle stesse. Questo è un errore che ci portiamo appresso ancora oggi e che ci porteremo addosso nel futuro e che ha comportato e comporta per il nostro paese la necessità di varare questi interventi del tutto pletorici ed insignificanti in quei comparti.
Infatti, penso che nel momento in cui si iniziava un percorso di privatizzazione in settori dell'economia così vitali, noi dovevamo assolutamente tenere presente che un paese non può spogliarsi, solo per qualche lira in più di allora ovvero per qualche euro in più di oggi, delle reti arteriose e del sistema nervoso che sono portanti per la vitalità economica del nostro paese.
Questo è ciò che è successo nella telefonia e nel gas. Voi, con i vostri interventi, non fate nulla per andare a cercare di correggere nuovamente gli errori che hanno determinato un settore della telefonia semimonopolistico, con pochissimi operatori presenti nel mercato economicamente più importante d'Europa. Infatti, sappiamo tutti che la telefonia oggi è il mercato più ricco del nostro paese rispetto a tutti gli altri, in termini di abbonati e di consumo di questo servizio.
Cerchiamo, oggi, attraverso interventi sui costi della ricarica - domani magari con l'intervento sullo scatto alla risposta e dopodomani intervenendo sul sistema tariffario o sulle campagne promozionali -, di fare correzioni marginali ad un sistema economico che, essendo oligopolistico, non può tutelare come dovrebbe il consumatore. Inoltre, quando si è avviato il percorso delle privatizzazioni e delle liberalizzazioni abbiamo istituito delle autorità, cui abbiamo demandato il compito importante di essere regolatori del mercato.
Allora perché pensare di fare, in qualità di legislatori, interventi, che - come ripeto - ritengo siano del tutto marginali per le economie dei consumatori, e non li lasciamo invece alle autorità che controllano questi mercati? Nel frattempo questo Governo e questa maggioranza approvano un disegno di legge in Consiglio dei ministri che prevede la nascita di nuove autorità. A questo punto la domanda appare evidente: come può un Governo decidere di intervenire in modo diretto quando Pag. 7invece sceglie, per altro verso, di creare nuove autorità rispetto al tema dei servizi pubblici? Infatti, verrà creata anche una autorità dei trasporti, stando alla volontà espressa dal Governo.
Dunque, avremmo diverse autorità. Già con riferimento a quella delle acque, così come a quella dell'energia elettrica e del gas, non si capisce quali siano esattamente i compiti e le azioni della terza autorità demandata a sorvegliare il mercato dei cosiddetti altri servizi pubblici. Lo ripeto: ritengo che questi ultimi siano assolutamente marginali nel panorama economico nazionale.
Non voglio ora intrattenermi sul percorso che ha condotto alla privatizzazione nel settore della telefonia. Sicuramente, i recenti fatti che hanno coinvolto alcuni soggetti delle cooperative hanno testimoniato come quel processo di collocamento di questa importante società dello Stato sia avvenuto con alcuni passaggi poco chiari e trasparenti. In questo provvedimento, poi, si parla di altri settori economici importanti della nostra economia, sui quali di certo le misure introdotte non servono a migliorare efficacemente l'interesse dei cittadini consumatori.
Sul tema delle assicurazioni, voglio ricordare che il precedente Governo guidato da Silvio Berlusconi ha avuto il merito di introdurre, anche attraverso il codice delle assicurazioni che è stato uno strumento prezioso in termini di semplificazione di lettura delle norme esistenti in questo settore dell'economia italiana, un meccanismo di indennizzo diretto e di responsabilità delle compagnie assicurative, nel momento in cui si crea l'evento secondo il quale il contraente effettua il pagamento del servizio che vuole ricevere. Si tratta di un meccanismo introdotto da noi, così come quello relativo alla patente a punti, cioè il vero strumento efficace per ridurre il numero della frequenza dei sinistri. Inoltre, noi abbiamo cercato di dare certezza a questo mercato in merito all'entità del rimborso dovuto dalle compagnie in caso di microlesioni alle persone. Tutti sappiamo che nel nostro Paese vi è stato uno sviluppo esponenziale di questo tipo di rimborsi assicurativi, che sicuramente ha alzato enormemente il costo medio del sinistro nel nostro mercato assicurativo.
Quando si parla di liberalizzazioni e di rendere più competitivo un settore, il legislatore deve cercare di creare le caratteristiche e gli strumenti in quel determinato mercato affinché lo stesso sia o divenga competitivo. Certamente non è con un'imposizione dirigistica che i mercati possono diventare competitivi. L'introduzione in Italia dell'obbligatorietà della rete di vendita agenziale del plurimandato è una costrizione nei confronti del mondo delle imprese, che non solo contrasta con la nostra Costituzione - agli articoli 41 e 43, si parla, per i soggetti economici, della libertà di intraprendere - ma che sicuramente confligge anche con le direttive europee.
Infatti, con l'introduzione dell'obbligatorietà della vendita dei prodotti assicurativi tramite agenti plurimandatari vietiamo ad un soggetto economico di poter creare una propria rete di vendita del servizio in maniera autonoma ed indipendente. Sono convinto che ciò non comporterà un miglioramento della competizione in questo settore. Infatti, dobbiamo insistere nel tentativo di ridurre il numero dei sinistri e di abbattere - e lo strumento dell'indennizzo diretto va verso questa direzione - il costo degli stessi. Altri interventi, come quello da me ricordato relativo alla rete agenziale, sicuramente rappresentano un fatto negativo.
Inoltre, questo provvedimento introduce un virus assolutamente inaccettabile in una società libera. Mi riferisco al fatto che Parlamento e Governo decidano in ambiti che dovrebbero restare lasciati alla volontà dei soggetti privati. Ciò accade per quanto riguarda le norme relative ai contratti pluriennali di copertura danni, dove si afferma che le coperture decennali non hanno più validità, introducendo la necessità di risolvere tali contratti.
Noi pensiamo che una società libera, in uno Stato di diritto che funzioni, non debba intervenire rispetto a contratti sottoscritti da più parti, che non ledano apparentemente l'interesse di una parte Pag. 8considerata avente minor peso contrattuale. Mi riferisco soprattutto al sistema creditizio; infatti, l'abolizione delle penali nei mutui contratti a tasso di interesse fisso è una scelta che distorce la volontà dei contraenti. Se la penale è sicuramente da abolire per i mutui contratti a tassi di interesse variabili, essa non dovrebbe essere eliminata nel caso di scelta da parte del contraente di tassi di interesse fisso.
Per non parlare poi dell'articolo cui è stato dato un titolo roboante e relativo all'apertura di un'impresa in un giorno. Tale apertura dovrebbe avvenire per via telematica, ma comunque in un giorno.
Come può il mondo economico italiano credere a questo Governo, che ha introdotto con il cosiddetto decreto Visco il vaglio della richiesta di un soggetto che voglia aprire una partita IVA, che non è più un meccanismo automatico ma di verifica ex ante di quella volontà, che ha insabbiato un disegno di legge destinato a snellire le procedure burocratiche di apertura di uno stabilimento economico nel territorio nazionale non in un giorno ma in sette giorni, provvedimento che giace ormai da sette mesi in Commissione attività produttive nonostante l'opposizione abbia dato la sua disponibilità ad approvarlo in Commissione in sede legislativa?
Vi domando, quindi, se voi pensiate veramente che i cittadini e le imprese italiane abbiano l'anello al naso a tal punto da credere che questo articolo, con il quale si prevede che si possa aprire un'impresa in un giorno, sia sufficiente a dimostrare la vostra volontà di ridurre il carico degli oneri burocratici che pesano su chi esercita un'attività economica nel nostro paese.
Vi sono poi alcuni articoli del provvedimento che considero banali come, ad esempio, quelli concernenti l'esposizione dei prezzi o l'esposizione e il dettaglio delle tariffe aeree. Si tratta di disposizioni sicuramente necessarie dal punto di vista della trasparenza, ma non necessariamente da inserire in un'apposita norma. Esse potevano essere materia trattata dalle autorità competenti le quali potevano, attraverso circolari mirate ad ottenere una maggiore trasparenza nel rapporto tra domanda-offerta, ottenere lo stesso tipo di risultato.
Con l'articolo 12 del provvedimento si vogliono risolvere situazioni contrattuali tra soggetti privati in materia di alta velocità ferroviaria: da una parte, le Ferrovie dello Stato, soggetto giuridico privato; dall'altra, coloro che a suo tempo hanno vinto gare o privative riguardanti alcune tratte. Tali disposizioni comportano allungamenti dei tempi che, a loro volta, determinano, a carico del soggetto economico chiamato a realizzare quelle infrastrutture, maggiori oneri economici. Per cui se da una parte, a prima vista, può apparire che si possa conseguire un risparmio con le disposizioni contenute in tali norme, che però ledono il diritto soggettivo di singoli operatori economici e come tali mettono a rischio i meccanismi propri di una società liberale, dall'altra l'allungamento dei tempi di realizzazione delle infrastrutture comporterà oneri finanziari probabilmente maggiori del possibile risparmio sulla cosiddetta parte in conto capitale.
Noi abbiamo presentato una serie di proposte emendative frutto delle molte osservazioni fatte dalle Commissioni competenti in materia; spero che almeno alcune di esse siano accolte dalla maggioranza.
Il gruppo di Forza Italia è sostanzialmente contrario a questo provvedimento. Noi riteniamo che il paese abbia bisogno di vere liberalizzazioni e di una vera modernizzazione al fine di giungere ad avere un'economia sempre più competitiva (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).