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Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali, il ministro dei trasporti, il ministro della pubblica istruzione, il ministro della salute ed il ministro delle infrastrutture.
(Misure per il contenimento delle tariffe assicurative nel settore della responsabilità civile auto - n. 3-00716)
PRESIDENTE. Il deputato Fluvi ha facoltà di illustrare, per un minuto, la sua interrogazione n. 3-00716 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 1).
ALBERTO FLUVI. Signor Presidente, come sappiamo, quello della responsabilità civile auto è un argomento molto sensibile, in quanto riguarda la stragrande maggioranza dei cittadini. Dalla fine del periodo delle tariffe amministrate con l'apertura del mercato - siamo a metà degli anni Novanta - ad oggi le tariffe RC auto sono praticamente raddoppiate. Credo che questo sia l'unico esempio al mondo di apertura del mercato e di contemporaneo incremento tariffario. Eppure, ormai da diversi anni - dall'inizio del 2000 -, i bilanci del ramo danni di tutte le compagnie di assicurazione sono in attivo. Vi sarebbero quindi le condizioni per un abbassamento delle tariffe. Negli ultimi mesi sono state adottate misure volte ad introdurre maggiore concorrenza. Penso al plurimandato, penso all'indennizzo diretto.
PRESIDENTE. Deputato Fluvi, deve concludere.
ALBERTO FLUVI. Nonostante ciò, permangono ancora in alcune realtà - concludo davvero - comportamenti elusivi dell'obbligo a contrarre. Quindi, chiedo al Governo quali ulteriori misure intenda adottare per contenere le dinamiche tariffarie.
PRESIDENTE. Il ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali, Vannino Chiti, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.
VANNINO CHITI, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Signor Presidente, l'importanza del mercato delle assicurazioni e della RC auto ha portato il Governo a prestare un'attenzione privilegiata per garantire ai cittadini servizi assicurativi migliori e più rispondenti alle loro esigenze. Il Governo si è attivato a questo fine perché la trasparenza delle polizze e la certezza delle tariffe corrispondano ai bisogni ed ai diritti dei cittadini e sia questa la via attraverso cui favorire anche lo sviluppo di un mercato in situazione di concorrenza corretta.Pag. 50
Il recente decreto-legge, in conversione adesso alla Camera, recante misure urgenti per la tutela dei consumatori, la promozione della concorrenza, lo sviluppo di attività economiche e la nascita di nuove imprese, tra l'altro, integra l'articolo 136 del codice delle assicurazioni, prevedendo l'organizzazione da parte dell'Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni private e di interesse collettivo, l'Isvap, di un sistema tariffario che consenta ai cittadini di confrontare direttamente le tariffe applicate dalle diverse imprese di assicurazione. Il 28 dicembre scorso è stata stipulata tra il Ministero dello sviluppo economico e l'Isvap una convenzione per realizzare un portale web e un software informatico che consentano al consumatore di ottenere direttamente queste informazioni.
In ordine al mancato rispetto da parte delle imprese dei termini per la formulazione dell'offerta di risarcimento o per la comunicazione dei motivi della mancata offerta, l'azione di vigilanza dell'Isvap ha portato ad emettere sanzioni per un ammontare complessivo di oltre 110 milioni di euro nel periodo 2003-2006. Le violazioni connesse alla liquidazione dei sinistri RC auto rappresentano oltre il 50 per cento del totale dei provvedimenti sanzionatori avviati dall'autorità.
Riguardo all'obbligo di contrarre un'assicurazione, ricordo agli interroganti che, a seguito dell'avvio da parte dell'Isvap, nel corso del 2003, di una procedura sanzionatoria nei confronti di compagnie anche estere che chiedevano agli automobilisti residenti nel sud d'Italia premi fino a 10 mila euro annui, la Commissione europea, attivata dalle compagnie di assicurazione, ha avviato una procedura di infrazione ancora in corso nei confronti del Governo italiano.
Tra le diverse iniziative dell'attuale Governo voglio ancora ricordare le misure previste dalla legge n. 248 del 2006 riguardanti la possibilità di avere agenti plurimandatari e la chiara indicazione delle provvigioni riconosciute agli agenti e, rispetto al decreto-legge in conversione alla Camera, l'assegnazione delle classi di merito più favorevoli ai consumatori, la ripartizione del bonus-malus e la disdetta dei contratti pluriennali.
Con il 1o febbraio è partito un nuovo sistema di risarcimento diretto e, secondo i primi dati forniti dalla concessionaria servizi assicurativi pubblici, nella sua qualità di gestore della stanza di compensazione, in poco più di un mese, con la nuova procedura, sono stati aperti circa 100 mila sinistri e 7.176 richieste di rimborso sono state già ammesse dalla stanza di compensazione.
Questi dati, anche se provvisori, confermano, a nostro giudizio, la validità degli indirizzi e l'impegno dell'attuale Governo.
PRESIDENTE. Il deputato Cesario, cofirmatario dell'interrogazione, ha facoltà di replicare.
BRUNO CESARIO. Signor Presidente, ringrazio il ministro per l'esauriente relazione e prendo atto con soddisfazione che il Governo, riguardo a questa problematica, ha assunto degli impegni relativi al contenimento delle tariffe RC auto, con l'obbiettivo di meglio regolamentare ed organizzare il settore assicurativo.
La questione è molto complessa poiché bisogna anche equilibrare il rapporto squilibrato fra assicurato e compagnie indirizzandolo verso la tutela del cittadino.
In particolare, signor ministro, le voglio segnalare la situazione di un territorio particolarmente vessato da questo punto di vista. Mi riferisco al territorio della Campania dove sussistono delle differenziazioni tariffarie. Infatti, il conto economico, basato su dati Isvap e riferito all'arco temporale 2002-2005, registra, al 2005, meno 1.247 milioni di euro in riferimento ai premi e più 1476 fino al 2005: quindi, vi è un incremento del 581 per cento.
A fronte di questa situazione - la mancata riduzione delle tariffe - che riguarda il dato nazionale, sul territorio campano si registra un continuo incremento delle stesse. In questo modo, si vengono a penalizzare i giovani, i cittadini che debbono affrontare le spese con tante Pag. 51difficoltà; tra l'altro, a volte si consente l'uso - considerato reato - di talloncini falsi.
Chiedo, quindi, un forte impegno del Governo, utile a modificare questo stato di cose (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).
(Interventi in relazione alla prevista soppressione dell'Autorità portuale di Manfredonia - n. 3-00717)
PRESIDENTE. Il deputato Leone ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00717 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 2).
ANTONIO LEONE. Signor Presidente, vi è una presa di posizione da parte di questo ministero e del Governatore della regione Puglia che concerne la volontà di sopprimere l'Autorità portuale di Manfredonia, tra l'altro su indicazione di chi, evidentemente, non poteva farlo - mi riferisco al responsabile dell'autorità portuale di Bari -; ciò, ai fini di un accorpamento e di una fantomatica autorità portuale del Levante, che vedrebbe coinvolte anche le autorità portuali di Brindisi e di Taranto. Al riguardo, non ne sanno niente le stesse autorità e le amministrazioni comunali non si sono mai pronunciate; sembra più una vendetta, il proseguimento di quell'azione politica nazionale relativa alla cancellazione, alla cassazione di tutto quello che ha fatto in precedenza il Governo Berlusconi.
Desidererei che il ministro ci desse contezza della situazione.
PRESIDENTE. Il ministro dei trasporti, Alessandro Bianchi, ha facoltà di rispondere.
ALESSANDRO BIANCHI, Ministro dei trasporti. Signor Presidente, debbo preliminarmente chiarire che la legge 28 gennaio 1994, n. 84 ha previsto l'istituzione delle autorità portuali - in quella occasione ne furono istituite diciotto -, indicando al comma 8 dello stesso articolo 6 le procedure per l'eventuale attivazione di altre autorità portuali; ossia, un decreto del Presidente della Repubblica su proposta del ministro e previa verifica della sussistenza dei requisiti di disponibilità finanziaria e di adeguato volume di traffico, non inferiore a 3 milioni di tonnellate.
Con la legge finanziaria per il 2004 fu istituita l'autorità portuale di Manfredonia. È parso subito evidente che questa procedura d'istituzione dell'autorità portuale ha saltato il passaggio della preventiva verifica dei requisiti.
Per questo motivo, la successiva indagine condotta dal Ministero dei trasporti ha consentito di appurare che nessuno dei due requisiti sussisteva; infatti, si aveva un volume finanziario di circa 200 mila euro l'anno e meno di un milione di tonnellate di merci. Questo è il motivo per cui era stata proposta, fin d'allora - mi riferisco al giugno 2005 -, la soppressione dell'autorità portuale di Manfredonia. Viceversa, era stato successivamente insediato nel mese di novembre un commissario straordinario e, sulla base di tale insediamento, il Ministero dei trasporti ha compiuto una successiva verifica che ha condotto ai medesimi risultati.
Quindi, oggi, non sussistendo i requisiti richiesti dalla legge secondo la procedura corretta, il parere di questo Ministero è che si debba procedere alla soppressione di questa autorità portuale. Per quanto riguarda l'ipotesi, non formulata da questo Ministero, dell'estensione della circoscrizione territoriale unitamente a quella di Bari, essa potrà avvenire solo e se dagli enti territoriali dovesse provenire un'istanza al Ministero in questo senso. Questa è, inoltre, la strada indicata dal Governo - e da questo Ministero in particolare - con la finanziaria per il 2007, una strada che tende al potenziamento di sistemi regionali.
PRESIDENTE. Il deputato Leone ha facoltà di replicare, per due minuti.
ANTONIO LEONE. Signor Presidente, intervengo in replica solo per sottolineare Pag. 52che il ministro ha detto un cumulo di sciocchezze, di inesattezze e di falsità; se non basta, posso anche continuare!
Anzitutto, non è vero che la procedura seguita sia stata anomala rispetto a quella ordinaria in quanto il Parlamento è sovrano; vigono una legge, un decreto del ministro, un decreto del direttore generale di nomina dei commissari: dunque, si è data completa attuazione a quanto la legge prevede e non si deve dare conto di eventuali procedure preesistenti perché, evidentemente, una legge successiva, approvata dal Parlamento, è sovrana.
È poi falso che siano stati appurati i requisiti perché questo ministro ignora che debbono passare tre anni non dalla istituzione ma dalla costituzione dell'autorità portuale: ebbene, tale periodo ancora non è trascorso. Ha dichiarato lei stesso che l'autorità è stata costituita il 1o gennaio 2005; se sa fare i conti, signor ministro, si accorgerà che i tre anni non sono ancora passati. Ma, evidentemente, non li sa fare!
Tra l'altro, è in corso una diatriba tra ministeri e non comprendo ancora se siano state del tutto divise le competenze tra lei e il collega che le siede affianco a distanza di qualche scranno; - mi riferisco al ministro di Pietro, il quale, per la verità, si è espresso in altro modo su questa autorità portuale. Seppure al di fuori si quest'aula, egli si è infatti espresso, come si esprime normalmente, a favore di essa. Quindi, mettetevi l'accordo!
Non è vero che questo Ministero abbia mai parlato di soppressione; lei mi deve indicare quale sia l'atto. La verità è che si tratta di una vendetta. Avete, infatti, a Bari, un diessino «doc», un compagno, il quale intende accorpare tutte le autorità portuali, comprese quelle di Bari e di Brindisi, dove avete insediato da poco due «margheritini» per realizzare quel riequilibrio politico che soltanto vi interessa. Non si può pretendere, attraverso un uomo come Mariani - faccio, dunque, nome e cognome del rappresentante dell'autorità portuale di Bari -, di accorpare tutte le autorità portuali pugliesi. Lei si deve assumere la propria responsabilità, signor ministro! Anziché dire sciocchezze in questa Assemblea, si deve assumere la responsabilità di intervenire anche al fine di verificare l'esattezza dei dati sui traffici nel porto di Bari in quanto mi sembra che qualcosa non sia del tutto esatto.
PRESIDENTE. Deve concludere...
ANTONIO LEONE. Ho concluso, Presidente. Non venga a prendere in giro il Parlamento e faccia sì che quanto si è costruito prima non venga da voi demolito (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia - Congratulazioni)!
(Misure per garantire un'adeguata mobilità ai cittadini della valle dell'Esaro (Cosenza) - n. 3-00718)
PRESIDENTE. Il deputato Morrone ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00718, per un minuto (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 3).
GIUSEPPE MORRONE. La Calabria è una regione tristemente nota, signor Presidente, per le difficoltà di collegamento viario, nonché per i disagi concernenti gli spostamenti al di fuori del proprio territorio, dovuti sia alla mancanza di adeguate strutture viarie sia, soprattutto, alla carenza dei servizi essenziali. Tali difficoltà investono in maniera significativa piccoli centri, tra i quali il comune di Sant'Agata d'Esaro, dove, dopo anni di lotte della popolazione, è stata ottenuta una corsa che da Sant'Agata d'Esaro raggiunge la capitale; tale linea costituisce un importantissimo e insostituibile ausilio per tanti lavoratori che fanno la spola tra la Calabria e la capitale, per gli studenti che hanno necessità di raggiungere la propria università, per i malati che necessitano di cure mediche presso strutture romane.
Nonostante la vitale importanza del servizio, oggi questa linea rischia di essere soppressa.Pag. 53
Gradirei quindi sapere quali iniziative il ministro interrogato intenda adottare, affinché sia preservato un servizio essenziale, peraltro unico, data la mancanza di ulteriori infrastrutture, garantendo ai cittadini di aree disagiate, quali quelli della valle dell'Esaro, la possibilità di un agevole spostamento al di fuori dei confini calabresi.
PRESIDENTE. Il ministro dei trasporti, Alessandro Bianchi, ha facoltà di rispondere.
ALESSANDRO BIANCHI, Ministro dei trasporti. Signor Presidente, devo dire preliminarmente che condivido le preoccupazioni espresse dall'onorevole Morrone circa la cessazione di questa linea che risulta, di fatto, essenziale per alcune delle popolazioni a cui si è fatto riferimento.
Sul piano strettamente degli atti che sono intercorsi, questo servizio, gestito dalla società La Valle Interlines, è stato interrotto in conseguenza di una sentenza del Consiglio di Stato, che ha annullato il provvedimento di concessione. Contro tale provvedimento è stato proposto ricorso al TAR, conclusosi con un rigetto della richiesta di sospensione. Quindi, il provvedimento stesso è definitivo e dunque, leggo testualmente: «Dalla succitata decisione del giudice deriva l'annullamento dei tre provvedimenti e non anche l'obbligo dell'amministrazione di provvedere al rinnovo del procedimento».
Resta il fatto che il provvedimento di soppressione, legittimo dal punto di vista amministrativo, ha aperto un grosso problema, per il quale questa amministrazione ritiene si possa sopperire e trovare una soluzione in attesa dell'entrata in vigore del decreto legislativo , il cui regolamento è in questo momento alla Corte dei conti, che prevede il rilascio di un atto autorizzativo in sostituzione della precedente concessione.
Nelle more, ove dovesse intercorrere rapidamente l'approvazione, potremmo emanare l'atto autorizzativo. Altrimenti, stiamo studiando l'ipotesi di un'autorizzazione provvisoria, preliminare, in attesa dell'entrata in vigore dell'atto autorizzativo suindicato.
PRESIDENTE. Il deputato Morrone ha facoltà di replicare.
GIUSEPPE MORRONE. Signor Presidente, ringrazio il ministro per quanto ha detto, che dimostra la sensibilità sua e del Governo ed un cambiamento di rotta rispetto al passato, segno di una forte discontinuità comportamentale. Di ciò voglio ringraziarlo anche a nome di tutti i cittadini.
La «famosa» - almeno in Calabria - valle dell'Esaro, è una zona con una viabilità risalente forse all'epoca borbonica, con una diga il cui completamento si aspetta da trent'anni. Oggi, ho letto, da una notizia Ansa, che il cantiere è stato sequestrato e che vi sono otto indagati. È una zona priva di industrie e abbandonata, che il Governo centrale e anche quello regionale devono tenere in grande considerazione.
Nel comune di Altomonte, ben quindici famiglie si recano a Roma per cure mediche per tumore e rientrano con questa linea, nello stesso giorno. È un servizio essenziale, perché manca la ferrovia e vi sono solo strade disastrate e disagiate.
È una situazione veramente insostenibile. Non avrei posto il dato in questi termini, se la situazione di questo comune, dei comuni dell'hinterland e dell'intera valle dell'Esaro non fosse così drammatica.
Ringrazio ancora il ministro per la sua sensibilità a nome dei cittadini e di tutti i sindaci della zona.
(Iniziative per la sicurezza del servizio di trasporto ferroviario - n. 3-00719)
PRESIDENTE. Il deputato Misiti ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00719 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 4).
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AURELIO SALVATORE MISITI. Signor Presidente, signori ministri, la vigilanza ed i controlli sui passeggeri dei treni italiani sono praticamente assenti. Vi è stata una specie di liberalizzazione. Mentre nei trasporti aerei è stato esercitato un controllo maggiore negli ultimi tempi, nonostante alcuni atti terroristici internazionali, come quello di Madrid, sui treni il controllo e la vigilanza si sono allentati.
Ritengo, invece, necessario prevenire eventuali attentati terroristici e intervenire, anche perché sui nostri treni, nelle principali tratte tra Milano e la Sicilia, ogni notte, vengono perpetrati molti atti illegali.
Si calcola che si verificano dai dieci ai venti episodi criminosi, compiuti da bande che rapinano i passeggeri. Chiedo, pertanto, al Governo quali provvedimenti intenda assumere per ripristinare un servizio di sorveglianza e controllo sempre maggiori, come avviene negli aeroporti, al fine di rendere i viaggi in treno sicuri come quelli in aereo (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
PRESIDENTE. Il ministro dei trasporti, Alessandro Bianchi, ha facoltà di rispondere.
ALESSANDRO BIANCHI, Ministro dei trasporti. Signor Presidente, per rispondere a questa interrogazione ho dovuto consultare sia il Ministero dell'interno, dal quale dipende più direttamente la presenza delle forze di polizia, sia le Ferrovie dello Stato. Dal primo versante è emerso, anzitutto, il rilievo che il sistema del trasporto aereo non può essere messo a confronto con quello ferroviario in quanto il primo è un sistema chiuso e con volumi di traffico contenuti mentre il secondo, quello ferroviario, è un sistema aperto e con grandi flussi. Quindi, è difficile pensare a provvedimenti in analogia. Faccio rilevare nel merito che il reato che è stato registrato con maggiore frequenza fra il 2003 e il 2005 è il furto, che ha mostrato la tendenza ad una leggera diminuzione, salvo un incremento, registratosi negli ultimi tempi, proprio su quei convogli cui fa riferimento l'interrogazione. Da questo punto di vista, Trenitalia, responsabile della circolazione dei treni, da tempo ha individuato i convogli maggiormente interessati e li ha segnalati alla Polizia ferroviaria, chiedendo una intensificazione della sorveglianza e dei controlli a bordo.
Per la valutazione di questo tipo di rischi, peraltro, sono già attivi alcuni osservatori congiunti Trenitalia-Polfer, nell'ambito dei quali il personale ferroviario evidenzia le principali situazione di criticità per potere indirizzare meglio le azioni della polizia. Attualmente, una parte di personale specializzato di Trenitalia affianca gli addetti alle sale operative dell'azienda con il compito di mettere direttamente e tempestivamente in collegamento la sala con il personale a bordo, per segnalare eventuali situazioni di rischio.
Inoltre, è attivo un numero telefonico unico nazionale che consente al personale ferroviario di bordo, nel caso di situazioni di pericolo, di mettersi in contatto direttamente con il centro operativo della Polfer. Soggiungo, infine, che una specifica richiesta sulla necessità di organizzare un servizio apposito di vigilanza sui treni, principalmente notturni, è stata formulata di recente al Ministero dell'interno da parte di Trenitalia Spa.
PRESIDENTE. Il deputato Misiti ha facoltà di replicare.
AURELIO SALVATORE MISITI. Signor Presidente, desidero ringraziare il signor ministro per avere risposto tempestivamente alla mia interrogazione anche se devo dichiararmi insoddisfatto della risposta proveniente dal Ministero dell'interno. Ritengo che coloro che viaggiano in treno debbano avere le stesse garanzie di sicurezza di coloro che viaggiano in aereo, soprattutto in un periodo come questo, durante il quale gli attacchi, anche di natura terroristica, possono provenire da più parti.
Tuttavia, nonostante quanto lei afferma riguardo allo sforzo di Trenitalia per una Pag. 55intensificazione dei controlli in collegamento con la polizia, notiamo che, anche nei giorni scorsi e nelle scorse settimane, sui treni che ho indicato nell'interrogazione sono proseguiti i furti.
Pertanto, ritengo siano necessari un maggiore impegno da parte delle forze di polizia ed un ampliamento degli organici della Polfer.
(Misure per la sicurezza stradale - n. 3-00720)
PRESIDENTE. Il deputato Barbieri ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00720 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 5).
EMERENZIO BARBIERI. Signor Presidente, la ringrazio doppiamente, poiché sta presiedendo personalmente questa seduta dedicata allo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata e di questo mi sento particolarmente onorato.
Con gli incidenti dello scorso fine settimana, signor ministro, negli ultimi 45 giorni sono morte 50 persone, vittime di incidenti stradali; quasi tutti erano giovani al di sotto dei 30 anni. Secondo le stime della associazione onlus «Luigi Guccione» - il quale ha perso un figlio in un incidente stradale - negli ultimi nove mesi gli incidenti stradali hanno causato la morte migliaia di persone, gran parte delle quali giovani, e 12 mila disabili gravi. Il danno economico, diretto o indiretto, è stimato intorno ai 22 milioni di euro. Si tratta di una cifra imponente, signor ministro, grossomodo pari all'ultima manovra finanziaria che avete effettuato. Chiedo di capire che cosa lei ed il Governo intendiate fare per porre rimedio a questo problema, dando per scontato che non potete continuare a dormire.
PRESIDENTE. Il ministro dei trasporti, Alessandro Bianchi, ha facoltà di rispondere.
ALESSANDRO BIANCHI, Ministro dei trasporti. Signor Presidente, onorevole deputato, risponderò citando l'indirizzo che nell'ultimo Consiglio dei ministri è stato approvato, recante: «Atto di indirizzo per il governo della sicurezza stradale», nella cui parte iniziale vi è una disamina della incidentalità stradale, che corrisponde ovviamente ai dati che lei ha citato e che ci pongono, tra l'altro, in una posizione di arretratezza rispetto alla media europea.
Sappiamo per certo, come è emerso dall'ultima Conferenza di Verona sulla sicurezza stradale, che l'obiettivo fissato per il 2010 di dimezzare il numero di incidenti e, quindi, di vittime e di feriti non sarà raggiunto con ogni probabilità, ma si sfiorerà probabilmente il 40-45 per cento, e che il nostro paese rimarrà ad un livello ancora più basso, intorno al 30-35 per cento.
Questo è il motivo per cui abbiamo chiesto, e il Governo ha approvato, una serie di misure di carattere strutturale che possano intervenire a fondo, per cercare di lenire questo tipo di eventi. Potrei riassumere tali interventi secondo quattro linee portanti, che riguardano rispettivamente la formazione e l'educazione stradale, l'informazione (un processo che porti l'utente della strada ad essere maggiormente informato sull'ambiente in cui si muove), regole e controlli.
Relativamente ai controlli, si intende potenziare la presenza sulle strade di pattuglie di controllo e aumentare la qualità dei controlli di tipo elettronico.
Per quanto riguarda le regole, in particolare, il Governo sta approntando un provvedimento apposito per fare fronte alle misure più immediate di intervento sui fatti particolarmente acuti. Mi riferisco alla guida in stato di ubriachezza o sotto l'effetto di stupefacenti, alla revisione del meccanismo della patente a punti, che - ripeto ancora una volta - si è dimostrato molto efficace, ma che sta dando segni di stanchezza e al quale si intendono introdurre misure più rigorose, sia nella sottrazione di punti in caso di violazione delle regole, sia nella riassegnazione dei punti stessi.Pag. 56
Su questo provvedimento si sta lavorando; l'altro è di più lungo respiro, ma credo sia stato dato il via ad un'azione più efficace su questo terreno.
PRESIDENTE. Il deputato Barbieri ha facoltà di replicare.
EMERENZIO BARBIERI. Signor Presidente, signor ministro, proprio per le cose di cui stiamo parlando, credo sia molto azzeccata la frase: «Non fiori, ma opere di bene».
Non serve a nulla che lei che ci racconti ciò che il Governo ha intenzione di fare. Nel frattempo non sta facendo nulla.
Lei parla di pattuglie della polizia stradale, ma ha presente, perché girerà come ciascuno di noi lungo le autostrade e le strade del paese, il venerdì e il sabato notte quante pattuglie della polizia stradale, dei carabinieri o dei vigili urbani si incontrano? Si contano sulle dita di una mano. Ecco perché non si pone rimedio ad un fatto gravissimo.
La gran parte di queste morti, come lei ben sa, avviene il venerdì e il sabato notte, quando si verificano fenomeni non controllati, che vengono originati da quanto accade nelle discoteche, senza che si ponga rimedio da nessun punto di vista a queste degenerazioni. Certo che si può parlare di uno stile di vita, ma resta il fatto che migliaia di famiglie vivono delle tragedie perché i loro figli muoiono in queste stragi.
Lei sa che negli ultimi dieci anni (come dice la mozione, Presidente Bertinotti, che discuteremo in aula la settimana prossima e che noi abbiamo presentato come gruppo UDC, a prima firma dell'onorevole Giovanardi) dal 1997 ad oggi hanno perso la vita 8 mila giovani tra i diciotto e i trent'anni? Altro che altri tipi di emergenze! Altro che firmare provvedimenti per aumentare il consumo di droga! Di tali questioni si dovrebbe occupare, ministro Bianchi, un paese civile.
Le voglio dire, nel concludere queste mie considerazioni, che alcune associazioni civili, d'accordo con noi ...
PRESIDENTE. La invito a concludere.
EMERENZIO BARBIERI. ... hanno fatto stampare una maglietta con una scritta molto interessante: «Accorcia la notte allunga la vita» (Il deputato Barbieri mostra una maglietta bianca recante la scritta: Accorcia la notte allunga la vita). Credo che questo potrebbe essere lo slogan che il Governo guidato dall'onorevole Prodi potrebbe adottare. Grazie (Applausi dei deputati del gruppo UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro))!
PRESIDENTE. Grazie a lei.
(Normativa in materia di sequestri e confische di motocicli - n. 3-00721)
PRESIDENTE. Il deputato Beltrandi ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00721 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 6).
MARCO BELTRANDI. Signor Presidente, signor ministro dei trasporti, il 29 novembre 2006 è entrata in vigore la norma che ha cancellato l'obbligo di confisca dei motocicli previsto dalla legge n. 168 del 2005 per diverse e non ugualmente gravi violazioni del codice della strada, senza che tuttavia sia stato disposto alcunché circa i sequestri e le confische comminati prima del 29 novembre 2006.
Premesso che, in data 25 gennaio 2007, il viceministro dei trasporti Cesare De Piccoli, rispondendo, presso la IX Commissione della Camera dei deputati, ad un'interrogazione presentata dal sottoscritto e dall'onorevole Poretti, aveva affermato che il Governo stava provvedendo ad una sanatoria delle situazioni pregresse, che sarebbe stata inserita nel primo provvedimento idoneo, e che sono passati invano, dal 25 gennaio 2007, quasi altri due mesi, chiedo di sapere se e quando finalmente sarà risolta la questione dei sequestri e delle confische pregressi...
PRESIDENTE. La invito a concludere.
Pag. 57MARCO BELTRANDI. ... dei motocicli, che sta causando danni a migliaia di cittadini sanzionati e che, se non risolta urgentemente, potrebbe creare ingenti danni alle casse dello Stato...
PRESIDENTE. La prego di concludere.
MARCO BELTRANDI. ... sulle quali graverebbe l'onere del pagamento di risarcimenti a causa di una norma ritenuta ingiusta e sproporzionata e, pertanto, già modificata dal Parlamento.
PRESIDENTE. Il ministro dei trasporti, Alessandro Bianchi, facoltà di rispondere.
ALESSANDRO BIANCHI, Ministro dei trasporti. Grazie, signor Presidente.
Onorevole Beltrandi, abbiamo ben presente il problema, che riguarda, lo dico per circoscrivere meglio la questione, il sequestro di ciclomotori e motoveicoli utilizzati per commettere una delle violazioni amministrative di cui all'articolo 97 del decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, prima dell'entrata in vigore, come l'interrogante ha fatto rilevare, della legge 24 novembre 2006, n. 286, di conversione del decreto-legge 3 ottobre 2006, n. 262. Il provvedimento prevede la restituzione ai proprietari che hanno commesso le infrazioni e che hanno subito la confisca prima della data indicata, previo pagamento delle spese di recupero, trasporto e custodia.
A questo fine, il Governo ha predisposto un'apposita norma nell'ambito di un provvedimento di legge in corso di presentazione che reca disposizioni di modifica al codice della strada ed altre disposizioni finalizzate alla prevenzione dei sinistri stradali e ad elevare gli standard di sicurezza della circolazione stradale. Credo che il provvedimento possa andare in discussione sin dal prossimo Consiglio dei ministri di questa settimana.
PRESIDENTE. Grazie, ministro.
Il deputato Beltrandi ha facoltà di replicare.
MARCO BELTRANDI. Signor Presidente, ringrazio il ministro Bianchi per una risposta che potrà dare grande sollievo a tante persone che sono interessate al problema.
Sono anche dell'opinione che l'intera vicenda, assai poco edificante, delle misure di confisca decise nella precedenza legislatura dovrebbe mettere in guardia lei, signor ministro, e tutti noi, dal prevedere altre misure che incidano sulla proprietà dei mezzi di locomozione con i quali vengono commesse le infrazioni anziché sui conducenti che materialmente le commettono, misure irragionevolmente punitive e persino di dubbia costituzionalità (come alcune tra quelle che, a livello di dibattito, lei stesso, signor ministro, ha proposto). Il rischio, assai elevato, è quello di incorrere in nuove pronunce di illegittimità della Consulta.
D'altra parte, sono convinto che esistano mezzi assai più efficaci per limitare le morti sulla strada. Mi riferisco alla previsione di controlli, sulla quale anche lei ha insistito, signor ministro: qualsiasi norma, anche la più severa, non serve a nulla se non vi sono controlli! Inoltre, occorre rivedere la segnaletica stradale, accumulatasi per stratificazioni per anni, e dare un'occhiata, per così dire, alla sicurezza delle strade. Insomma, tante situazioni hanno bisogno di essere riviste. Credo sia troppo semplice ed errato incolpare sempre e solo gli utenti della strada e far pagare l'intero costo, oltre che alle vittime, alle poche persone «pescate» a caso da controlli che non siano sistematici.
(Iniziative per il rinnovo della flotta marittima dello stretto di Messina e per la sicurezza e l'efficienza del relativo servizio di trasporto - n. 3-00722)
PRESIDENTE. Il deputato Mario Ricci ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00722 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 7).
MARIO RICCI. Signor Presidente, ministro Bianchi, questa nostra interrogazione, Pag. 58che lei ha letto con grande attenzione (lo so perché nei giorni passati è intercorso uno scambio informale di opinioni) nasce da una situazione paradossale, che ha mobilitato la comunità dello stretto nel corso di questo due mesi e che muove dal tragico incidente del 15 gennaio, costato la vita a quattro lavoratori marittimi.
Il ministro sa, perché è stato partecipe - probabilmente, lo ha anche favorito - dell'accordo raggiunto in una riunione del 7 febbraio presso il suo ministero fra organizzazioni sindacali, appunto il ministero, le Ferrovie dello Stato, nonché autorità locali, nel senso di istituire un comitato tecnico per la sicurezza sullo stretto.
Ebbene, una settimana dopo, la Rete ferroviaria italiana ha avviato la sperimentazione delle nuove tabelle di armamento...
PRESIDENTE. La prego...
MARIO RICCI. ... che riducono gli equipaggi da 12 a 7 unità nelle navi che svolgono il servizio di traghettamento sullo stretto.
PRESIDENTE. Deve concludere...
MARIO RICCI. Caro ministro, questa non è la modalità di relazione che deve caratterizzare il Governo dell'Unione. Questo Governo deve segnare una discontinuità, con il coinvolgimento dei soggetti sociali.
PRESIDENTE. Il ministro dei trasporti, Alessandro Bianchi, ha facoltà di rispondere.
ALESSANDRO BIANCHI, Ministro dei trasporti. Signor Presidente, risponderò all'onorevole Ricci parlando prima del profilo di legittimità degli atti posti essere dalle Ferrovie dello Stato con le tabelle di armamento, quindi svolgerò una considerazione su quanto stiamo facendo, entrando nel merito della questione.
L'autorità marittima di Messina ha emanato tabelle di armamento per tre navi (Enotria, Riace e Fata Morgana) con sette membri di equipaggio, ma esse sono autorizzate ad una navigazione che comprenda al massimo 40 passeggeri. Le precedenti tabelle di armamento, con un diverso numero di equipaggio, erano previste per 300 passeggeri.
Questo è il motivo per cui le Ferrovie dello Stato hanno ritenuto di poter ridurre l'equipaggio a sette unità . È previsto poi che, nel caso in cui queste navi dovessero trasportare ferrocisterne (quindi, un maggior carico), non vi sia alcun passeggero. Ancora una volta, l'azienda Ferrovie dello Stato ritiene che un equipaggio di sette membri sia adeguato alle esigenze di bordo.
Per quanto riguarda l'età media delle navi, è corretto ciò che si afferma nell'interrogazione: su una spinta che come ministero abbiamo dato in questo senso, l'azienda Ferrovie dello Stato ha deciso di eliminare progressivamente le navi più vetuste ed è già sul mercato alla ricerca di navi nuove, possibilmente da acquistare, per ora con una previsione di spesa di circa 60 milioni di euro.
Credo quindi che nell'arco di uno o due anni si possa avere un parziale, se non un totale, rinnovo di queste navi particolarmente vetuste.
Per quanto riguarda gli atti che sono stati promossi in seguito all'incidente cui lei ha fatto riferimento, aggiungo invece che è stato insediato, con decreto da me emanato qualche giorno fa, il comitato per la sicurezza della navigazione dell'area dello stretto, di cui fanno parte le istituzioni locali, le capitanerie, le prefetture e via dicendo; che, al fine di affrontare proprio il tema della condizione della sicurezza e quello delle tabelle di armamento della navigazione nello stretto, è stata convocata per il giorno 15 marzo (quindi, domani alle 15,30) la sottocommissione di questo comitato, che ha all'ordine del giorno l'esame dei profili normativi e giuridici della navigazione sullo stretto e del lavoro a bordo delle navi che effettuano i relativi collegamenti.Pag. 59
Credo che potremmo cominciare a mettere operativamente le mani sulla riorganizzazione a fini di sicurezza di questa navigazione.
PRESIDENTE. Il deputato Mario Ricci, al quale ricordo che ha due minuti di tempo a sua disposizione, ha facoltà di replicare.
MARIO RICCI. Intanto prendo atto della riunione, che si svolgerà domani, 15 marzo, presso il ministero, per la quale crediamo di aver dato un contributo anche come gruppo di Rifondazione comunista.
Ricordo che il decreto del ministero in cui erano sancite le tabelle di armamento era stato sospeso dal TAR di Reggio Calabria e dal Consiglio di giustizia della Sicilia. Questo dimostra che non possiamo continuare a sostenere logiche, che guardino soprattutto al risanamento delle aziende, in particolare di quelle pubbliche - e questo ci fa specie - con la riduzione dei posti di lavoro, facendo leva cioè sulle risorse umane, anche perché questo mette a repentaglio la sicurezza e l'incolumità dei cittadini, degli utenti e dei lavoratori.
Non si dice esplicitamente, ma fra le righe si legge che probabilmente le Ferrovie dello Stato in quella realtà del paese sono costrette a inseguire una logica di mercato, che sviluppi la competitività con i traghetti privati. Questo - mi consenta di dirlo - urla allo scandalo, perché, semmai, dovremmo invertire questo rapporto: come Governo, e lei come ministro competente, quando rilasciamo la convenzione per la concessione delle linee anche nella realtà dello stretto, dovremmo con grande rigore sancire il criterio di garantire i diritti e la sicurezza dei trasportati e dei lavoratori, perseguendo il bene pubblico nel far gestire al privato un servizio così fondamentale.
Ci auguriamo che il Governo, anche a partire da questa situazione drammatica dello stretto, sia in grado di recuperare quel tratto caratteristico sul quale ha costruito il suo consenso durante la campagna elettorale, che era nel segno della discontinuità, cioè del coinvolgimento e della partecipazione dei soggetti sociali, a partire dalle comunità, che tanto hanno bisogno di riscattarsi rispetto alle politiche devastanti portate avanti nel corso degli anni precedenti.
(Iniziative per contrastare il fenomeno del bullismo nelle scuole - n. 3-00723)
PRESIDENTE. La deputata Goisis ha facoltà di illustrare l'interrogazione Maroni n. 3-00723 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 8), di cui è cofirmataria.
PAOLA GOISIS. Presidente, sappiamo che il fenomeno del bullismo ha ormai raggiunto dimensioni nazionali e anche che da diversi studi risulta che sono vittime di bullismo il 41 per cento degli studenti delle scuole primarie e il 26 per cento di quelle secondarie: facendo una percentuale complessiva, emerge che almeno tre studenti per classe sono vittime di bullismo.
Assistiamo purtroppo ad una situazione, nella quale sembra che gli insegnanti e i presidi delle scuole siano impotenti, se non addirittura loro stessi vittime di quella realtà. Studi importanti di settore hanno sfatato la diceria per cui gli autori di quei fenomeni di bullismo siano studenti o ragazzi con difficoltà socioeconomiche oppure che queste realtà si manifestino laddove vi sia un numero elevato di studenti.
Chiedo al signor ministro di dirci quali prospettive voglia indicare per risolvere questo problema.
PRESIDENTE. Il ministro della pubblica istruzione, Giuseppe Fioroni, ha facoltà di rispondere.
GIUSEPPE FIORONI, Ministro della pubblica istruzione. Signor Presidente, il fenomeno del bullismo, ma oserei in maniera più appropriata usare il termine di «violenza», di cui le nostre scuole sono Pag. 60vittime in gran parte dall'esterno, riguarda anche episodi quantitativamente non significativi, ma qualitativamente gravi e per i quali non si può utilizzare la politica dello struzzo.
Oltre alle linee guida, che abbiamo formulato ed emanato insieme con la Commissione nazionale per la legalità, che si è occupata dei fenomeni del bullismo e della violenza nelle scuole; tra l'altro anche agli strumenti messi a disposizione dell'autonomia scolastica, abbiamo istituito un numero verde e un portale, che hanno consentito di dare voce ad una serie di segnalazioni e di far nascere soprattutto la consapevolezza, in modo prevalente tra gli studenti, ma anche tra i docenti, che in presenza di episodi di violenza non è possibile essere né tolleranti, né rapidamente assuefatti a ciò che accade.
Non è possibile in altri termini girarsi dall'altra parte, ma bisogna sostituire alla logica del «non mi interessa», quella del «mi interessa» per non far sentire mai solo o emarginato un diversamente abile o un debole all'interno della comunità scolastica e della classe. Il numero verde e il portale hanno avuto questa utilità. Inoltre, insieme con le campagne di sensibilizzazione, stanno partendo gli osservatori regionali. Ciò che, in prevalenza, è richiesto a tutti è che in primo luogo i docenti, poi gli studenti assumano una cittadinanza attiva in tale contesto.
Credo però che il problema, di cui parliamo e di cui la violenza e il bullismo nelle classi sono espressioni caratterizzanti, riguardi un'emergenza educativa presente nel nostro paese, per la quale occorre un'azione di rete che veda insieme la scuola, la famiglia, le altre centrali educative e i responsabili dei mezzi di comunicazione. Tale problematica emerge in relazione all'esigenza che la famiglia e i docenti condividano lo stesso progetto di educare ed istruire i propri ragazzi. Constatiamo però che la famiglia in questi tempi è sempre più in crisi e che, proporzionalmente alla propria crisi, diventa sempre più esigente verso la scuola.
Credo sia un dato di fatto riconoscere che la scuola italiana possa migliorare e fare molto di più. Ritengo però estremamente ingeneroso generalizzare i fenomeni, che stanno accadendo in questi giorni, rispetto al milione di docenti, che con grande attitudine, capacità e professionalità, lavorano nella scuola, spesso soli e trovandosi dall'altra parte componenti di famiglie che rischiano di essere i sindacalisti dei propri figli, adusi a dire molti «sì» e prevedendo che i «no» vengano detti da altri. È difficile ipotizzare che un docente, che con l'istruzione può concorrere ad educare i nostri figli, quando per 16 ore deve seguire, 25, 50, 75 o 100 ragazzi, possa da solo essere il capro espiatorio di un processo educativo, che passa anche e soprattutto per la consapevolezza non soltanto del rapporto fra famiglia e scuola, ma anche del contributo diretto che i mass-media possono dare nel diffondere un modello educativo che non sia basato sulla violenza, come affermazione di sé.
Questi strumenti, che nei prossimi mesi andremo ulteriormente a monitorare nei risultati, sono offerti a chi può risolvere il problema, che nasce nell'incontro del docente persona con lo studente persona all'interno delle istituzioni scolastiche.
PRESIDENTE. La deputata Goisis ha facoltà di replicare.
PAOLA GOISIS. Non sono assolutamente d'accordo con quanto ha affermato il ministro, intanto per quanto riguarda il dato quantitativo del fenomeno, perché le percentuali che ho citato (il 46 per cento e il 21 per cento) sono davvero consistenti. Non basta rispondere che gli insegnanti che operano nella scuola lavorano. Sta parlando un'insegnante che esercita questa professione da trent'anni e che, purtroppo, ha potuto constatare la deriva a cui questa sinistra ha portato la scuola.
La scuola è stata condotta su una china pericolosissima, laddove si è voluto tradurre il termine tolleranza con permissivismo e lassismo. Non si era mai verificato Pag. 61quello che sta accadendo, se non in questi ultimi periodi, da quando abbiamo la sinistra al Governo; peraltro questo è stato già preparato da anni di scuola di sinistra, con i libri di sinistra e gli insegnanti di sinistra, i quali hanno condotto la scuola ad essere ormai la meno credibile in Europa (tanto è vero che i fenomeni di bullismo, rispetto al resto d'Europa, sono il doppio).
Devo poi dire che il ministro Moratti aveva tentato e voluto con la sua riforma portare la scuola in generale e non soltanto i licei a livelli di qualità, importanti anche per ciò che riguarda la formazione. Questo Governo ha invece voluto fare una scuola di serie A e una di serie B, credendo di buttare fumo negli occhi davanti alla gente, parlando di formazione, che non è altro che il vecchio avviamento di anni passati.
Non si sono mai visti insegnanti fare sesso a scuola o farsi palpeggiare! Questi insegnanti di sinistra devono essere buttati fuori dalla scuola, perché ciò che conta, se vogliamo che i ragazzi ci credano, è l'esempio che noi dobbiamo dare!
PRESIDENTE. La prego, deve concludere.
PAOLA GOISIS. I miei ragazzi a scuola si alzano ancora in piedi quando entro in classe e non si sono mai permessi di usare il telefonino, perché non gliel'ho mai consentito. Questo devono fare gli insegnanti: essere loro stessi di modello e di esempio (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!
(Iniziative per limitare l'uso dei telefoni cellulari durante l'orario scolastico - n. 3-00724)
PRESIDENTE. Il deputato Poletti ha facoltà di illustrare l'interrogazione Bonelli n. 3-00724 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 9), di cui è cofirmatario.
ROBERTO POLETTI. Signor Presidente, signor ministro, il tema è più o meno legato alle questioni affrontate nell'intervento della collega che mi ha preceduto, anche se mi sento in dovere di sottolineare che non penso che gli insegnanti che si fanno palpeggiare siano di destra o di sinistra.
Esiste, invece, un problema relativo all'uso dei telefonini a scuola. Quindi, al di là del folklore, proverò anch'io a fornire qualche numero. Circa il 90 per cento dei ragazzi italiani tra i 14 e i 19 anni possiede, infatti, un cellulare, come il 50 per cento dei giovani tra gli 8 e i 13 anni. Ciò nonostante la legge vieti ai minorenni di essere intestatari di un'utenza telefonica.
Con una proposta di legge, da me presentata insieme al capogruppo Bonelli e sottoscritta da tutti i componenti del gruppo dei Verdi, intendiamo vietare l'uso dei telefonini a scuola. Infatti, se si gioca con il telefonino non si sta attenti alle lezioni e inoltre vi sono i rischi relativi alla salute e al bullismo. Un'altra proposta di legge presentata dalla collega Sasso - lo ricordo per correttezza - va nella stessa direzione.
Pertanto, in attesa dell'approvazione di queste proposte di legge, chiedo al Governo se non intenda emanare una circolare che vieti l'uso dei telefoni cellulari a scuola.
PRESIDENTE. Il ministro della pubblica istruzione, Giuseppe Fioroni, ha facoltà di rispondere.
GIUSEPPE FIORONI, Ministro della pubblica istruzione. Signor Presidente, l'uso del telefonino durante l'espletamento delle attività didattiche e di laboratorio all'interno della scuola non solo è elemento di distrazione, ma non consente il mantenimento degli impegni che gli studenti si sono assunti e che sono regolamentati dallo statuto delle studentesse e degli studenti esistente nel nostro paese.
Perché si possa vietare l'accesso del telefono cellulare all'interno delle nostre istituzioni scolastiche è necessaria, a mio avviso, l'approvazione da parte del Parlamento di uno specifico progetto di legge.Pag. 62
In questi giorni, la Commissione legalità, che abbiamo istituito, terminerà i propri lavori per consentirmi di emanare indicazioni alle istituzioni scolastiche italiane affinché l'uso del telefonino nelle ore di studio all'interno delle scuole non sia consentito.
Vale anche la pena di ricordare un altro aspetto che ritengo importante e che è stato già oggetto di discussione: al di là del non utilizzo del telefonino durante le ore di lezione, dobbiamo interrogarci sulle motivazioni per le quali i nostri ragazzi filmano qualunque episodio e qualunque gesto.
Ritengo che questa possa essere anche l'occasione per rivolgere alla RAI e a Mediaset - come ho più volte fatto in questi giorni - un appello significativo affinché la cultura del reality, che induce i nostri giovani a cercare di essere protagonisti a qualunque costo, indipendentemente dall'azione che consente loro di esserlo, possa concorrere ad un processo di condivisione con la scuola e con la famiglia di un modello educativo che allontani la violenza e gli elementi di distrazione, non lasciando sola la scuola nel perseguire un modello educativo che spesso, oltre a non essere condiviso dalla famiglia, si scontra sicuramente nella televisione, nella rete e nei videogiochi con ulteriori elementi di distrazione che non consentono il perseguimento dell'obiettivo di educare e di far crescere i nostri ragazzi come persone e cittadini futuri.
Quindi, mi auguro, già prima della conclusione di questa settimana, di poter fornire le indicazioni giuste per garantire che lo svolgimento dell'azione didattica non subisca elementi di distrazione né a causa dei telefonini né per altro.
PRESIDENTE. Il deputato Bonelli ha facoltà di replicare.
ANGELO BONELLI. Signor ministro, la ringrazio innanzitutto per la puntualità e la precisione con la quale ci ha fornito questa risposta. L'ultimo passaggio del suo intervento è molto importante perché attiene anche alla sensibilità della politica e al suo modo di farla: noi dobbiamo interrogarci su ciò che accade dal punto di vista dei mutamenti sociali e culturali dei nostri ragazzi.
Pertanto, è bene che nel Governo - e in particolare nel dicastero da lei presieduto - vi sia la massima attenzione. Il gruppo dei Verdi, signor ministro, ha presentato una proposta di legge in materia perché non intende avviare un'azione repressiva né di altro tipo; piuttosto, noi crediamo che le aule della nostra Repubblica debbano tornare il luogo in cui vi sia la riflessione, la formazione e lo studio. Contestualmente, occorre anche interrogarsi su ciò che sta accadendo ai nostri giovani. Pertanto, accogliamo con favore l'iniziativa che lei sta portando avanti. Ovviamente, essa non entra in rotta di collisione con il progetto di legge che abbiamo presentato, ma da parte nostra c'è anche la disponibilità a riconsiderare ciò che abbiamo scritto in quel testo, qualora l'iniziativa del Ministero della pubblica istruzione possa essere esaustiva per dare una risposta.
Del resto, conveniamo con lei, signor ministro, riguardo ai reality e a quello che sta accadendo in questi giorni, come «vallettopoli» e quant'altro. Si tratta di una degenerazione e di un degrado morale su cui sia il servizio pubblico, sia anche Mediaset dovrebbero cominciare ad interrogarsi al fine di «interdire» - lo dico tra virgolette - la presenza di certi soggetti nei programmi di intrattenimento televisivo. Quindi, volevo ringraziarla perché siamo soddisfatti della risposta che ci ha testé fornito (Applausi dei deputati dei gruppi Verdi e L'Ulivo).
(Utilizzo delle maggiori entrate tributarie a favore del settore scolastico - n. 3-00725)
PRESIDENTE. Il deputato Tranfaglia ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00725 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 10).
NICOLA TRANFAGLIA. Signor ministro della pubblica istruzione, lei sa bene Pag. 63quanto i Comunisti Italiani abbiano intenzione di collaborare - ed effettivamente collaborino - con il Governo di centrosinistra. D'altra parte, anche di fronte alla pubblicazione dei dodici punti che il Governo si è posto come priorità dopo la crisi, noi ci troviamo oggi con l'urgenza del problema della scuola. La scuola ha subito nell'ultima legge finanziaria tagli assai gravi, giustificati dal Governo sulla base della necessità di rimettere a posto i conti dello Stato e di ripartire con una prospettiva di sviluppo. Noi non neghiamo questo punto. Allo stesso tempo, dobbiamo però constatare che con l'ultima legge finanziaria la scuola ha subito gravi tagli, che hanno influito su alcuni suoi aspetti fondamentali, come la realizzazione del tempo pieno e prolungato e l'organico degli insegnanti di sostegno, che a livello europeo sono una delle istituzioni più valide.
PRESIDENTE. La prego, deve concludere.
NICOLA TRANFAGLIA. Oggi, nel momento in cui le entrate fiscali garantiscono la possibilità di intervenire...
PRESIDENTE. Deve concludere.
NICOLA TRANFAGLIA. ...essendo la scuola uno dei punti fondamentali del programma, noi ci chiediamo se, a partire dal tempo pieno che costituisce...
PRESIDENTE. Mi scusi, non è un optional il mio invito a concludere!
NICOLA TRANFAGLIA. ...uno dei punti più importanti... Le chiediamo che cosa intenda fare il Governo.
PRESIDENTE. Il ministro della pubblica istruzione, Giuseppe Fioroni, ha facoltà di rispondere.
GIUSEPPE FIORONI, Ministro della pubblica istruzione. Signor Presidente, è noto all'onorevole interrogante la pesante situazione che il Governo ha ereditato dalla precedente legislatura. Le misure di contenimento della spesa disposte dalla legge finanziaria nel periodo 2002-2006 hanno in effetti comportato un taglio delle risorse finanziarie destinate alle scuole pari a circa 500 milioni di euro: 106 milioni di euro (pari al 46,6 per cento) per le supplenze brevi, 106,4 milioni di euro (pari al 72,6 per cento) per gli esami di Stato e 159,8 milioni di euro (pari al 53 per cento) per il funzionamento amministrativo e didattico delle istituzioni scolastiche. Questi sono i debiti che abbiamo dovuto fronteggiare nel contesto del debito complessivo del sistema paese che abbiamo ereditato.
In questo contesto si deve anche da ribadire la difficoltà di reperire le risorse da accantonare - derivanti dal precedente contratto - fino al 2005, per reinvestire nel contratto della scuola i risparmi che erano stati effettuati da precedenti manovre di razionalizzazione. Questo è il motivo per cui ci stiamo impegnando al fine di reperire quelle risorse che avrebbero dovuto essere accantonate per investire nel rinnovo dei contratti di cui, in questi giorni, i sindacati della scuola stanno rivendicando la giustezza.
Per quanto riguarda i tagli dell'organico derivanti dal rapporto tra classe ed alunno, da incrementare dello 0,4 per cento, credo che vada evidenziato come essi, rispetto ai 19 mila previsti, si siano ulteriormente ridotti grazie all'introduzione dell'obbligo di istruzione, ma soprattutto all'innalzamento degli studenti iscritti con l'intento di realizzare le «classi primavera». Oggi stiamo discutendo di una razionalizzazione dell'organico di diritto di poco meno di settemila unità rispetto a quelle che erano state previste. In tale contesto va anche detto che questa razionalizzazione è un dato tendenziale che deve basarsi soprattutto sulle revisioni curriculari, tenendo presente che abbiamo ripristinato il tempo pieno e quello prolungato - pesantemente danneggiato dal precedente Governo - negli standard esistenti nonché avviato un processo progressivo di individuazione di risorse e di personale idoneo per garantirne l'incremento Pag. 64omogeneo su tutto il territorio nazionale. Occorre ricordare che vi sono zone in cui il tempo pieno è pari ad oltre il 60 per cento dell'offerta, mentre vi sono altre zone dove esso non è stato ancora avviato. Invece, l'avvio del tempo pieno potrebbe essere un elemento sostanziale ed importante anche per la lotta alla criminalità organizzata.
PRESIDENTE. La prego di concludere.
GIUSEPPE FIORONI, Ministro della pubblica istruzione. Dev'essere anche tenuto presente, in conclusione, che il dibattito complessivo sulle risorse per la scuola, che il Presidente del Consiglio ha indicato tra i dodici punti prioritari, va approfondito perché la scuola può spendere meglio, razionalizzando eventuali sperperi. Inoltre, va tenuto presente che dal 1990 ad oggi le risorse della scuola sono state depauperate di 4,4 miliardi di euro.
PRESIDENTE. Ministro Fioroni, la prego di concludere.
GIUSEPPE FIORONI, Ministro della pubblica istruzione. Non è pensabile che per investire si debba solo tagliare. Invece, occorre reperire risorse aggiuntive - ed è questo lo sforzo che il Governo sta facendo - per dare risposta alle emergenze ed ai progetti educativi dei nostri ragazzi.
PRESIDENTE. Il deputato Tranfaglia ha facoltà di replicare. Ricordo che ha a disposizione due minuti di tempo.
NICOLA TRANFAGLIA. Signor ministro, condivido la sua analisi. Tuttavia, mi chiedo e le chiedo di perseguire il processo di immissione di risorse fondamentali nella scuola, perché accanto al tempo pieno, che ho indicato come punto fondamentale, è anche importante non aumentare, bensì diminuire, il numero di alunni per classe. Infatti, tale rapporto costituisce l'altro aspetto grave della situazione attuale della scuola.
(Interventi a tutela dei livelli minimi essenziali di assistenza in relazione alla sospensione della riabilitazione domiciliare per persone diversamente abili disposta dalla ASL di Avezzano-Sulmona-Castel di Sangro - n. 3-00726)
PRESIDENTE. Il deputato Catone ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00726 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 11).
GIAMPIERO CATONE. Signor Presidente, signor ministro, la direzione generale di una delle aziende sanitarie locali più grandi della regione Abruzzo, quella di Avezzano, Sulmona e Castel di Sangro, ha sospeso improvvisamente con un provvedimento la riabilitazione domiciliare per circa millecinquecento persone diversamente abili. Tale deliberazione, che tra l'altro ha lasciato senza stipendio decine di fisioterapisti, ha prodotto effetti sociali gravissimi. Basti pensare che le persone diversamente abili danneggiate hanno patologie tra le più gravi, tra le quali la paraplegia, l'Alzheimer ed il morbo di Parkinson.
Signor ministro, vorremmo sapere se non ritenga che siano stati compromessi i livelli minimi essenziali di assistenza e se non reputi opportuno intervenire in un settore così nevralgico, facendo riattivare al più presto un servizio pubblico che deve essere garantito soprattutto per evitare lo stato di abbandono delle persone diversamente abili.
PRESIDENTE. Il ministro della salute, Livia Turco, ha facoltà di rispondere.
LIVIA TURCO, Ministro della salute. Signor Presidente, il Ministero della salute, in merito all'interrogazione, ha acquisito i seguenti elementi informativi dalla regione Abruzzo. Presso la ASL di Avezzano-Sulmona l'attività di riabilitazione è organizzata sulla base di due sistemi integrati, quello dei centri ospedalieri, pubblici e privati, e quello dei servizi territoriali.
Pag. 65
Nel territorio della Marsica il sistema dei centri ospedalieri pubblici è incentrato nelle strutture di Tagliacozzo e di Pescina. Il sistema dei servizi territoriali fa capo al servizio di riabilitazione territoriale e, limitatamente alle prestazioni riabilitative erogate nell'ambito di forme complesse multidisciplinari di assistenza domiciliare, al servizio di assistenza domiciliare distrettuale.
Fino al 7 giugno 2006, le prestazioni di assistenza riabilitativa domiciliare non inserite in piani terapeutici complessi e multidisciplinari erano erogate, previa autorizzazione del citato servizio di riabilitazione territoriale, da strutture private provvisoriamente accreditate. Dopo tale data, tale erogazione è stata interrotta ai sensi dell'articolo 6, comma 2, della legge n. 537 del 24 dicembre 1993, concernente gli interventi correttivi di finanza pubblica, che ha introdotto il divieto del rinnovo tacito dei contratti delle pubbliche amministrazioni per la fornitura di beni e servizi. La regione ha precisato che la ASL di Avezzano-Sulmona non ha sospeso le prestazioni di riabilitazione domiciliare erogate da due centri privati. Con nota del 7 giugno 2006, infatti, ha rappresentato lo stato dei rapporti negoziali per l'erogazione di prestazioni di fisioterapia domiciliare, instaurati nel 1993 con i citati centri privati della ex USL di Avezzano, per i quali l'attuale vertice aziendale ha rilevato l'intervenuta cessazione, tra l'altro già prodottasi da tempo in applicazione del citato articolo 6.
Contemporaneamente, però, la direzione sanitaria della ASL ha disposto che l'erogazione delle prestazioni di assistenza riabilitativa domiciliare sia garantita dal servizio di riabilitazione territoriale con l'apporto del personale sanitario in dotazione, il quale è stato integrato, con l'assunzione temporanea, mediante avviso pubblico, di tre fisioterapisti assegnati al presidio ospedaliero di Tagliacozzo. Per l'utenza inserita nell'assistenza domiciliare il servizio è stato assicurato con le risorse al momento disponibili secondo le procedure vigenti.
Attualmente, secondo quanto riferisce la regione, le prestazioni domiciliari di riabilitazione risultano erogate dall'ASL di Avezzano-Sulmona tramite i propri servizi, con priorità per le situazioni di maggiore urgenza, cercando di garantire il più elevato numero di prestazioni possibili e di evitare disagi all'utenza. È stato anche costituito un gruppo di lavoro tecnico coordinato dal direttore sanitario aziendale, al quale è stata affidata la definizione in tempi brevi di protocolli operativi condivisi, finalizzati al miglioramento della qualità e dell'appropriatezza delle prestazioni.
Voglio poi dire che, per quanto riguarda l'attività del Ministero, è stata costituita una commissione salute e disabilità, che sta prevedendo un programma di presa in carico delle persone disabili. Ricordo anche l'impegno profuso nel patto per la salute, che stanzia risorse per finanziare i livelli essenziali di assistenza e, dunque, anche i livelli essenziali di assistenza per le persone disabili.
PRESIDENTE. Il deputato Catone ha facoltà di replicare.
GIAMPIERO CATONE. Grazie, signor ministro, ma io ho sentito solo tante belle parole. Ci auguriamo che il Ministero venga presto nella regione Abruzzo, forse dimenticata, per constatare con i propri occhi che tutto ciò che asserisce la regione non corrisponde al vero. Mille e cinquecento persone sono oggi senza assistenza. L'Italia è la culla del diritto (o almeno dovrebbe esserlo), quindi dovremmo quantomeno avere la garanzia minima essenziale del diritto all'assistenza medica.
Pertanto, signor ministro, prendiamo atto della sua risposta, ma resta una vergogna ciò che si sta verificando in Abruzzo dal mese di giugno, da quando è sospeso ed interrotto questo servizio che garantiva assistenza a mille e cinquecento disabili. Tutto ciò denota una grave irresponsabilità della ASL, ma soprattutto della regione Abruzzo, per un interruzione senza preavviso, senza motivo e senza scuse normative. Questo atteggiamento ha Pag. 66fatto registrare una delle peggiori pagine di politica sociale della regione Abruzzo, dove non passa giorno che non vi siano proteste e malumori.
Signor ministro, i disabili che prima della sospensione usufruivano di questi servizi, per loro vitali, sono stati abbandonati a se stessi, confidando solo ed esclusivamente nelle proprie famiglie, a cui oggi, da questa sede istituzionale, io, a nome anche di tutti gli altri abruzzesi, rivolgo la nostra solidarietà.
Vede, signor ministro, gli abitanti dell'Abruzzo e in particolare quelli della Marsica, luogo dove è maggiormente concentrato questo disservizio, confidavano nella sensibilità del governatore Ottaviano Del Turco, se non altro perché il suddetto signore lì ci è nato e ci ha vissuto. Purtroppo, constatiamo con tristezza che se non si riescono a risolvere i problemi di casa propria, ossia del proprio territorio, non si può pensare di risolvere quelli di un'intera regione! A noi della Democrazia cristiana per le autonomie ci sta a cuore l'Abruzzo e ci dispiace quindi dover constatare...
PRESIDENTE. La prego, deve concludere.
GIAMPIERO CATONE. ...che il Governo non sta facendo nulla e il governatore Ottaviano Del Turco ancor peggio (Applausi dei deputati del gruppo Democrazia Cristiana-Partito Socialista e di deputati del gruppo Alleanza Nazionale)!
(Iniziative volte alla corretta interpretazione ed attuazione della legge n. 194 del 1978, nonché ad una riconsiderazione della normativa sull'aborto - n. 3-00727)
PRESIDENTE. Il deputato Migliori ha facoltà di illustrare l'interrogazione La Russa n. 3-00727 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 12), di cui è cofirmatario.
RICCARDO MIGLIORI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, recentemente il ministro Turco, in Toscana, ha ritenuto propagandisticamente di definire un «modello» la sanità della nostra regione. La realtà è purtroppo un'altra: ideologismo, burocrazia ed illegalità sono posti al centro dell'interesse dell'offerta sanitaria della Toscana, al posto della persona e dei diritti del malato. Recentemente, oltre al drammatico caso dei trapianti di organi infetti nell'ospedale Careggi di Firenze e al caso drammatico dell'aborto terapeutico di un bimbo di 22 settimane, nato vivo e senza danni fisici, si verificano in Toscana fatti di inaudita gravità, che non si registrano nelle sanità delle altre regioni del nostro paese.
Il quesito che pone il gruppo di Alleanza Nazionale al Governo è se vi siano state riflessioni circa la riconsiderazione di alcuni aspetti essenziali della legge n. 194, tenuto conto del grave avvenimento accaduto la settimana scorsa nella città di Firenze.
PRESIDENTE. Il ministro della salute, Livia Turco, ha facoltà di rispondere.
LIVIA TURCO, Ministro della salute. Il dramma avvenuto all'ospedale Careggi mi ha turbata profondamente e ritengo ci obblighi, prima di ogni altra considerazione, ad una riflessione profonda sul valore della vita e quindi della nascita e della maternità. Sì, bisogna costruire una società accogliente nei confronti della nascita, capace di promuovere la maternità e la paternità responsabili e di prevenire l'aborto. È doveroso interrogarsi sull'efficacia della legge n. 194 e bisogna farlo in modo non difensivo, facendo parlare i dati, i fatti, i risultati conseguiti. Essi ci dicono che si è ridotto il ricorso all'aborto: meno 45 per cento dal 1982 e meno 6,2 per cento nel solo ultimo anno di riferimento. Si è anche evitato che l'aborto fosse assimilato a metodo contraccettivo.
Grazie alla legge n. 194 la scelta da parte della donna si è qualificata come scelta responsabile, per una procreazione che lega indissolubilmente la vita umana alla capacità di accoglienza del grembo materno.Pag. 67
Ma la legge n. 194 si dimostra di estrema attualità, anche per rispondere alle più recenti sollecitazioni, come quella di prendere in considerazione il progressivo abbassamento del periodo di gestazione entro il quale il nascituro presenta comunque possibilità di sopravvivenza autonoma. L'articolo 7 prevede infatti che quando sussiste la possibilità di vita autonoma del feto l'interruzione della gravidanza può essere praticata solo nel caso di grave pericolo per la vita della donna e che il medico che esegue l'intervento deve adottare ogni misura idonea per salvaguardare la vita del feto. Ma la legge non indica un limite temporale. Sembra quindi non conoscere la legge chi propone di abbassare un presunto limite di 24 settimane a un limite nuovo di 22 settimane.
In realtà la legge n. 194 ha previsto in anticipo i potenziali sviluppi della scienza in questo campo, affidando alla medicina e ai suoi progressi gli ambiti temporali di applicazione della legge. In questo senso mi sento di chiedere prima di tutto ai medici di tenere in considerazione quanto sia cruciale, soprattutto in questo passaggio della vita, la relazione umana e di fiducia con il paziente.
Il dramma di Careggi mi spinge però ad accelerare il confronto con la comunità scientifica italiana e con le regioni, per predisporre apposite linee guida, ma anche per far sì che i centri di diagnosi prenatale siano sempre in grado di garantire l'adeguato supporto psicologico. Potenziare i consultori anche come sostegno alla relazione di coppia, genitoriale e familiare, promuovere il parto naturale e la continuità dell'assistenza tra gravidanza, parto e puerperio, rafforzare i diritti del nascituro, sono questi gli aspetti più importanti del disegno di legge sul parto presentato dal Governo nel luglio scorso ed ora all'attenzione della Commissione affari sociali della Camera.
Le norme della finanziaria, oltre alle risorse per il patto per la salute, prevedono il potenziamento degli asili nido, nuove disposizioni per le lavoratrici precarie e il Piano di azione per la salute delle donne e del bambino, discusso in una grande assemblea di donne e di operatori il 7 marzo scorso a Napoli, che mi auguro possa avere il contributo di proposte anche innovative da parte dei parlamentari di quest'aula.
PRESIDENTE. Il deputato Pedrizzi, cofirmatario dell'interrogazione, ha facoltà di replicare.
RICCARDO PEDRIZZI. Signor Presidente, voglio ringraziare il ministro perché ha fornito delle aperture insperate e insperabili. Lei ha già fatto riferimento all'articolo 7 della legge n. 194 del 1978, però non ci ha indicato - per questo sono solo parzialmente soddisfatto - quali sono i provvedimenti che assumerà o intende assumere, proprio ai sensi della legge n. 194, nei confronti di quei medici che hanno consentito si verificasse un caso così drammatico ed eclatante a Firenze.
Voglio solamente rettificare qualche cifra. Non si possono dare dei dati e delle cifre in assoluto per quanto riguarda gli aborti, ma bisogna tener conto del cosiddetto rapporto di abortività, vale a dire il rapporto degli aborti sulle nascite. Calano le nascite, evidentemente deve calare anche il numero degli aborti: quindi, è il rapporto che va tenuto in considerazione.
Inoltre, per quanto riguarda l'utilizzo della legge n. 194 del 1978 come metodo anticoncezionale, basta far riferimento all'indagine conoscitiva della scorsa legislatura, che concluse i suoi lavori con un documento nel quale, invece, si faceva riferimento al ricorso alla legge n. 194 proprio come metodo anticoncezionale. Signor ministro, alla luce dei dati a nostra disposizione - il 70 per cento dei bambini che nascono oggi a 24 settimane sopravvive, nel 1978, quando fu varata la legge n. 194, a 26 settimane ne sopravviveva solamente uno -, Alleanza Nazionale le fa immediatamente una proposta: emani immediatamente una circolare, in attesa che i medici diano indicazioni, fissando il limite a 20 settimane per quanto riguarda la possibilità di ricorrere all'aborto terapeutico. Pag. 68Lo può fare, con le linee guida a cui faceva riferimento. Quindi, potremmo già creare un argine al ricorso all'aborto terapeutico come si sta verificando in questi ultimi tempi (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale e di deputati dei gruppi Forza Italia e UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)).
(Contributi comunitari per la realizzazione delle grandi opere con particolare riferimento al tunnel del Brennero - n. 3-00728)
PRESIDENTE. Il deputato Zeller ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00728 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 13).
KARL ZELLER. Signor Presidente, signor ministro delle infrastrutture, la nostra interrogazione prende spunto da un'intervista rilasciata dal presidente della Commissione trasporti del Parlamento europeo, il professor Paolo Costa, il quale ha affermato che il Governo italiano rischia di perdere i contributi comunitari, in quanto difficilmente riuscirà a fornire a Bruxelles, entro i termini previsti, le date e le cifre esatte per la realizzazione delle grandi opere. Si tratta di circa 8 miliardi per la sola galleria del Brennero e le entrate di accesso, di cui il 20 o, forse, anche il 30 per cento verrebbero cofinanziati dall'Unione europea.
Vorremmo, quindi, ottenere garanzie dal ministro in merito alla tempestività degli adempimenti a carico del Governo italiano in questa vicenda.
PRESIDENTE. Il ministro delle infrastrutture, Antonio Di Pietro, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.
ANTONIO DI PIETRO, Ministro delle infrastrutture. Le opere indicate dagli interroganti sia per quanta riguarda la galleria del Brennero sia per quanto riguarda la tratta di accesso da Fortezza fino a Verona - quindi, la parte sud - sono prioritarie e ciò è stato ribadito proprio dal Presidente del Consiglio, anche in occasione dell'ultimo voto di fiducia; egli, infatti, ha inserito tra i punti qualificanti la realizzazione delle reti TEN.
Per quanto riguarda il cronoprogramma sia sotto l'aspetto progettuale sia sotto l'aspetto realizzativo sia sotto l'aspetto finanziario, mi permetto di consegnare agli onorevoli interroganti un documento scritto; quest'ultimo è molto corposo, quindi non credo che i tempi tecnici possano permetterci di interloquire per il tempo necessario. Comunque, vorrei anche far presente di aver già concordato anche con il presidente della provincia di Bolzano un incontro per il prossimo 23 aprile alle ore 15; ciò al fine di informare tutte le istituzioni. In quella sede - mi permetto di indicarlo sin da ora - la vostra presenza sarà particolarmente gradita, anche per l'acquisizione di ulteriori indicazioni.
Nel merito posso assicurare che il Governo sta portando avanti tutte le azioni previste sia all'interno del nostro Stato sia in collaborazione con gli altri Governi e con la Commissione europea. In particolare, proprio giorni addietro - esattamente il 22 febbraio - ho trasmesso al Vicepresidente della Commissione europea Barrot il quadro di dettaglio della programmazione TEN 2007-2013, riguardante i progetti prioritari d'interesse per il paese, tra cui abbiamo inserito le opere in questione.
L'altro giorno ho incontrato il ministro francese Perben, proprio per ribadire che l'intera tratta, anche per le parti internazionali, è di prioritario interesse per il paese. Insieme abbiamo scritto un'ulteriore lettera alla Commissione europea, in cui abbiamo ribadito le modalità di finanziamento e il cronoprogramma degli interventi.
Proprio questa mattina, poche ore fa, ho nuovamente incontrato il coordinatore Van Miert, con il quale abbiamo stabilito un cronoprogramma proprio per rientrare nei tempi previsti dalla Commissione europea. In particolare, il 29 marzo 2007 è stata fissata la riunione della Pag. 69delegazione italiana della CIG per l'informativa da parte della BBT sulla tempistica, gli studi tariffari e lo strumento giuridico-finanziario. Il 2 aprile 2007 è stata prevista l'approvazione della sottoscrizione del contratto da parte del consiglio di sorveglianza; il 13 aprile 2007 si procederà all'invio dell'informativa preliminare alla Commissione europea; entro il 15 maggio si avrà l'invio ufficiale all'Unione europea della richiesta di finanziamento; l'ultima decade di maggio avrà luogo l'incontro tra i ministri di Italia, Austria e Germania; nel giugno 2007 seguirà la riunione della CIG; dal 30 giugno al 15 luglio si avrà l'inizio degli scavi del cunicolo esplorativo.
Mi dispiace, comunque consegno all'interrogante un documento scritto perché, con il tempo a mia disposizione, ho potuto affrontare soltanto la premessa.
PRESIDENTE. L'onorevole Zeller ha facoltà di replicare.
KARL ZELLER. Ringrazio il ministro per la chiarezza della sua risposta che ci tranquillizza molto; infatti, noi riteniamo che queste grandi opere, soprattutto la galleria di base del Brennero e le tratte di accesso, siano di fondamentale importanza non solo dal punto di vista infrastrutturale, ma anche in relazione alla riduzione del traffico sull'asse autostradale del Brennero.
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
Sospendo brevemente la seduta, che riprenderà con il seguito dell'esame del decreto-legge in materia di liberalizzazioni.
La seduta, sospesa alle 16,25, è ripresa alle 16,40.