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Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.
(Iniziative volte alla corretta interpretazione ed attuazione della legge n. 194 del 1978, nonché ad una riconsiderazione della normativa sull'aborto - n. 3-00727)
PRESIDENTE. Il deputato Migliori ha facoltà di illustrare l'interrogazione La Russa n. 3-00727 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 12), di cui è cofirmatario.
RICCARDO MIGLIORI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, recentemente il ministro Turco, in Toscana, ha ritenuto propagandisticamente di definire un «modello» la sanità della nostra regione. La realtà è purtroppo un'altra: ideologismo, burocrazia ed illegalità sono posti al centro dell'interesse dell'offerta sanitaria della Toscana, al posto della persona e dei diritti del malato. Recentemente, oltre al drammatico caso dei trapianti di organi infetti nell'ospedale Careggi di Firenze e al caso drammatico dell'aborto terapeutico di un bimbo di 22 settimane, nato vivo e senza danni fisici, si verificano in Toscana fatti di inaudita gravità, che non si registrano nelle sanità delle altre regioni del nostro paese.
Il quesito che pone il gruppo di Alleanza Nazionale al Governo è se vi siano state riflessioni circa la riconsiderazione di alcuni aspetti essenziali della legge n. 194, tenuto conto del grave avvenimento accaduto la settimana scorsa nella città di Firenze.
PRESIDENTE. Il ministro della salute, Livia Turco, ha facoltà di rispondere.
LIVIA TURCO, Ministro della salute. Il dramma avvenuto all'ospedale Careggi mi ha turbata profondamente e ritengo ci obblighi, prima di ogni altra considerazione, ad una riflessione profonda sul valore della vita e quindi della nascita e della maternità. Sì, bisogna costruire una società accogliente nei confronti della nascita, capace di promuovere la maternità e la paternità responsabili e di prevenire l'aborto. È doveroso interrogarsi sull'efficacia della legge n. 194 e bisogna farlo in modo non difensivo, facendo parlare i dati, i fatti, i risultati conseguiti. Essi ci dicono che si è ridotto il ricorso all'aborto: meno 45 per cento dal 1982 e meno 6,2 per cento nel solo ultimo anno di riferimento. Si è anche evitato che l'aborto fosse assimilato a metodo contraccettivo.
Grazie alla legge n. 194 la scelta da parte della donna si è qualificata come scelta responsabile, per una procreazione che lega indissolubilmente la vita umana alla capacità di accoglienza del grembo materno.Pag. 67
Ma la legge n. 194 si dimostra di estrema attualità, anche per rispondere alle più recenti sollecitazioni, come quella di prendere in considerazione il progressivo abbassamento del periodo di gestazione entro il quale il nascituro presenta comunque possibilità di sopravvivenza autonoma. L'articolo 7 prevede infatti che quando sussiste la possibilità di vita autonoma del feto l'interruzione della gravidanza può essere praticata solo nel caso di grave pericolo per la vita della donna e che il medico che esegue l'intervento deve adottare ogni misura idonea per salvaguardare la vita del feto. Ma la legge non indica un limite temporale. Sembra quindi non conoscere la legge chi propone di abbassare un presunto limite di 24 settimane a un limite nuovo di 22 settimane.
In realtà la legge n. 194 ha previsto in anticipo i potenziali sviluppi della scienza in questo campo, affidando alla medicina e ai suoi progressi gli ambiti temporali di applicazione della legge. In questo senso mi sento di chiedere prima di tutto ai medici di tenere in considerazione quanto sia cruciale, soprattutto in questo passaggio della vita, la relazione umana e di fiducia con il paziente.
Il dramma di Careggi mi spinge però ad accelerare il confronto con la comunità scientifica italiana e con le regioni, per predisporre apposite linee guida, ma anche per far sì che i centri di diagnosi prenatale siano sempre in grado di garantire l'adeguato supporto psicologico. Potenziare i consultori anche come sostegno alla relazione di coppia, genitoriale e familiare, promuovere il parto naturale e la continuità dell'assistenza tra gravidanza, parto e puerperio, rafforzare i diritti del nascituro, sono questi gli aspetti più importanti del disegno di legge sul parto presentato dal Governo nel luglio scorso ed ora all'attenzione della Commissione affari sociali della Camera.
Le norme della finanziaria, oltre alle risorse per il patto per la salute, prevedono il potenziamento degli asili nido, nuove disposizioni per le lavoratrici precarie e il Piano di azione per la salute delle donne e del bambino, discusso in una grande assemblea di donne e di operatori il 7 marzo scorso a Napoli, che mi auguro possa avere il contributo di proposte anche innovative da parte dei parlamentari di quest'aula.
PRESIDENTE. Il deputato Pedrizzi, cofirmatario dell'interrogazione, ha facoltà di replicare.
RICCARDO PEDRIZZI. Signor Presidente, voglio ringraziare il ministro perché ha fornito delle aperture insperate e insperabili. Lei ha già fatto riferimento all'articolo 7 della legge n. 194 del 1978, però non ci ha indicato - per questo sono solo parzialmente soddisfatto - quali sono i provvedimenti che assumerà o intende assumere, proprio ai sensi della legge n. 194, nei confronti di quei medici che hanno consentito si verificasse un caso così drammatico ed eclatante a Firenze.
Voglio solamente rettificare qualche cifra. Non si possono dare dei dati e delle cifre in assoluto per quanto riguarda gli aborti, ma bisogna tener conto del cosiddetto rapporto di abortività, vale a dire il rapporto degli aborti sulle nascite. Calano le nascite, evidentemente deve calare anche il numero degli aborti: quindi, è il rapporto che va tenuto in considerazione.
Inoltre, per quanto riguarda l'utilizzo della legge n. 194 del 1978 come metodo anticoncezionale, basta far riferimento all'indagine conoscitiva della scorsa legislatura, che concluse i suoi lavori con un documento nel quale, invece, si faceva riferimento al ricorso alla legge n. 194 proprio come metodo anticoncezionale. Signor ministro, alla luce dei dati a nostra disposizione - il 70 per cento dei bambini che nascono oggi a 24 settimane sopravvive, nel 1978, quando fu varata la legge n. 194, a 26 settimane ne sopravviveva solamente uno -, Alleanza Nazionale le fa immediatamente una proposta: emani immediatamente una circolare, in attesa che i medici diano indicazioni, fissando il limite a 20 settimane per quanto riguarda la possibilità di ricorrere all'aborto terapeutico. Pag. 68Lo può fare, con le linee guida a cui faceva riferimento. Quindi, potremmo già creare un argine al ricorso all'aborto terapeutico come si sta verificando in questi ultimi tempi (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale e di deputati dei gruppi Forza Italia e UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)).