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Si riprende la discussione.
(Ripresa esame dell'articolo unico - A.C. 2201-A)
PRESIDENTE. Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta è stato votato, da ultimo, l'emendamento Fava 1.25.
Avverto che la Commissione ha presentato i subemendamenti 0.5.224.100 e 0.14.7.100 e che, inoltre, è in distribuzione un fascicolo contenente i due menzionati subemendamenti.
Avverto, altresì, che la V Commissione (Bilancio) ha espresso l'ulteriore prescritto parere
(Vedi l'allegato A - A.C. 2201 sezione 4).
Ha chiesto di parlare per un richiamo al regolamento il deputato Quartiani. Ne ha facoltà.
ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, ci risulta che i lavori - e, addirittura, taluni uffici di presidenza - di alcune Commissioni siano ancora in corso; mi risulta, inoltre, che siano in corso anche i lavori di alcune Commissioni bicamerali. Vorrei segnalare, signor Presidente, ben sapendo dell'attenzione da ella più volte posta a tale riguardo, come, in maniera ripetuta, soprattutto colleghi che non appartengono a questo ramo del Parlamento - e che hanno quindi modalità di lavoro diverse -, in sede di Commissioni bicamerali si comportino come se si dovesse tenere conto solo del calendario dei lavori e dell'ordine del giorno del Senato. Pag. 70Ritengo che, da tale punto di vista, occorrerebbe meglio coordinare l'attività delle Commissioni bicamerali in modo tale che queste possano concludere i loro lavori - o, ove non conclusi, possano sospenderli - nel momento in cui una delle Assemblee dei due rami del Parlamento sia chiamata ad adottare deliberazioni mediante il voto (attraverso la votazione elettronica con registrazione di nomi).
Quindi, da tale punto di vista, solleciterei di nuovo la Presidenza della Camera perché intervenga presso la Presidenza del Senato affinché sia possibile porre rimedio ad una prassi che ormai rischia di diventare consolidata. Da mesi, le Commissioni bicamerali si comportano nel modo descritto; penso soprattutto alla Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi di vigilanza sulla RAI, oltre che alla Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno della criminalità organizzata mafiosa o similare e alla Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse. Tali consessi si comportano come se fosse un optional la necessità di garantire il diritto dei singoli parlamentari di partecipare alle votazioni in corso durante i lavori del ramo del Parlamento di appartenenza. Ma anche le altre Commissioni devono regolare meglio la loro attività poiché non sono obbligate a convocarsi soltanto il martedì, il mercoledì ed il giovedì: possono benissimo riunirsi nei giorni in cui non vi sia seduta dell'Assemblea; ad esempio, possono convocarsi di lunedì o di venerdì.
Si tratta in definitiva di conferire maggiore razionalità ai lavori della nostra Camera, soprattutto in un periodo così difficile nel quale siamo chiamati sempre a convertire in legge provvedimenti il cui esame rende gravoso il lavoro sia della Presidenza sia suo, signor Presidente, sia di tutti i nostri colleghi.
PRESIDENTE. La ringrazio della segnalazione. Ci siamo sincerati ora che le Commissioni ordinarie fossero tutte sconvocate; lo è in questo momento anche la Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi di vigilanza sulla RAI.
Per quanto riguarda le Commissioni bicamerali, ciò che lei chiede, in genere, è tenuto in conto. Tuttavia, mi sembra giusto operare un'ulteriore sollecitazione affinché tutti siano messi nelle condizioni di partecipare, come lei richiedeva, ai lavori dell'Assemblea.
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti D'Agrò 1.27 e Lazzari 1.201.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato D'Agrò. Ne ha facoltà.
LUIGI D'AGRÒ. Signor Presidente, l'esame di questi identici emendamenti ci riporta a quanto è avvenuto durante l'esame del precedente emendamento. Cercherò, in questo caso, di verificare la possibilità che il relatore e il Governo modifichino, se possibile, il parere espresso.
In Commissione, l'emendamento da me presentato è stato valutato con attenzione e da parte del Governo è stata dimostrata una certa disponibilità, vanificata però da un problema di natura tecnica. Sappiamo perfettamente che molti operatori differenziano la propria tariffa in base al gestore del numero chiamato. Il più delle volte, la telefonata, se diretta verso un numero dello stesso gestore, ha un costo notevolmente ridotto.
Sappiamo anche che, recentemente, è entrata in vigore la portabilità del numero telefonico dei cellulari e il vantaggio per il consumatore di essere sempre identificato con il proprio numero può avere un aspetto negativo nel momento in cui una chiamata ad un gestore diverso comporterebbe il pagamento di una tariffa decisamente superiore.
Avevamo presentato un emendamento che eliminava l'applicazione di costi in relazione a scatti alla risposta nei servizi di telefonia mobile. Legittimamente, la Presidenza della Camera lo ha considerato inammissibile. Tecnicamente sarebbe possibile da parte dei gestori rendere noto chi si chiama. Basterebbe premettere al numero chiamato un prefisso. Ciò, però, Pag. 71creerebbe una difficoltà per l'utente.. Perché non rendere possibile che lo scatto alla risposta svolga la funzione di identificare la rete con cui è connesso il chiamante? Sarebbe sufficiente che al momento della chiamata si rispondesse «rete Vodafone» o Tim o altro operatore, permettendo all'utente di capire di trovarsi di fronte ad altro operatore, con una tariffa diversa rispetto a quella immaginata quando si pensa di parlare con un numero appartenente allo stesso gestore del proprio telefonino.
Ciò renderebbe la bolletta telefonica meno onerosa e sarebbe un segnale di trasparenza, dando un'ulteriore possibilità al cittadino e all'utente di comprendere meglio i servizi offerti, usandoli per il verso giusto. Credo si tratti di un modo per rendere competitivi anche i gestori telefonici.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Franzoso. Ne ha facoltà.
PIETRO FRANZOSO. Signor Presidente, ci accingiamo ad approvare un decreto-legge che ha ad oggetto misure per la tutela dei consumatori, per la promozione della concorrenza, per lo sviluppo delle attività economiche e per la nascita di nuove imprese. Noto che i mass media non si stanno interessando quasi affatto della nostra discussione e ciò rivela quale incisività abbia nel paese questo decreto-legge, quanto alle finalità che si vorrebbe proporre. Soltanto un quotidiano riporta una intervista al ministro Bersani, domandando, con ironia, dove siano finiti i liberali. Mi soffermo sull'argomento anche perché la nozione di liberalizzazione è importante e va di pari passo con la nozione di competitività. Tuttavia, quest'ultima non si sta verificando nel settore della telefonia fissa e nel campo della gestione delle reti. Dobbiamo ricordare, infatti, che affinché un'azienda possa ottenere una connessione alla rete di telefonia fissa devono trascorrere alcuni mesi, in attesa che la Telecom conceda la relativa autorizzazione. Nella fattispecie, oggi viene meno quanto il decreto-legge si pone come obiettivo, cioè la promozione della concorrenza e lo sviluppo delle attività economiche. Attualmente, i diversi operatori di telefonia mobile, quali Vodafone, Tim, Wind e così via, a causa di una sorta di concorrenzialità - che, almeno, dovrebbe essere tale - applicano sistemi tariffari diversificati l'uno dall'altro. Questo significa che tra Tim e Vodafone la tariffa è differente e che una tariffa altrettanto diversificata è applicata per la telefonia fissa e quella mobile.
Come affermava poc'anzi il collega D'Agrò, non costerebbe alcunché consentire agli utenti quanto meno di conoscere, al momento di effettuare una telefonata, quale sia l'operatore chiamato. In tal modo, chi sta chiamando si può rendere conto se sia utile continuare la chiamata oppure se sia meglio utilizzare un telefono che benefici di una tariffa agevolata rispetto a quella che sta per attivare. Certamente, questo significa andare incontro ai problemi dei costi, anche se in minima parte. Tuttavia, non vedo quale attinenza ci sia tra tutto ciò e la competitività a vantaggio dell'utente, nel momento in cui non poniamo in essere le condizioni minime che, con questo emendamento, si vogliono portare all'attenzione del Governo e del Parlamento. Questi aspetti minimi servono, quanto meno, alla concorrenza tra gestori, ai fini della applicazione delle migliori tariffe possibili a vantaggio degli utenti.
Mi rivolgo pertanto al Governo e al relatore perché riconsiderino la loro posizione, in modo da consentire a questi emendamenti di essere approvati, In tal modo, potremmo almeno assicurare, a beneficio degli utenti, le condizioni minime di concorrenzialità tra i gestori delle reti mobili che esistono nel mercato del nostro paese.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Raisi. Ne ha facoltà.
ENZO RAISI. Signor Presidente, condividiamo questi identici emendamenti e Pag. 72voglio anch'io sottoscriverli. Credo che essi siano vadano nella stessa direzione che richiamavo nel precedente intervento, cioè quella di una attenzione verso il consumatore. Credo che quest'ultima abbia ispirato l'intero testo sottoposto al nostro esame e al dibattito odierno. Ci sarà un altro momento, quando esamineremo il disegno di legge Bersani, per discutere delle liberalizzazioni.
Vorrei ricordare e sottolineare che i liberali, coloro che sono attenti ad un vero processo di liberalizzazione nel paese, sono qui, sono presenti e sono attenti alla volontà del Governo e della maggioranza per un confronto sereno. Sarà in quella sede che probabilmente svolgeremo un ampio dibattito e vi sarà la possibilità di discutere seriamente sul processo di liberalizzazione di questo paese.
Mi dispiace che non sia presente il ministro Bersani, ma lui è emiliano, come il sottoscritto, e sa bene cosa si intende dire in Emilia Romagna quando si parla di castagna e di marrone matto. La castagna è commestibile, il marrone matto, frutto dell'ippocastano, non è certamente un prodotto commestibile. Qui si spaccia per castagna un marrone matto, ossia si spaccia la volontà di andare verso i consumatori in un ottica di trasparenza - questo emendamento vuole proprio andare in questa direzione - con la velleità di qualcuno di spendere un disegno di legge come intenzione di avviare il processo di liberalizzazione.
In quest'ottica di confronto sereno, rispetto ad un passaggio importante quale l'attenzione al consumatore, credo che chiedere, come viene fatto con questi emendamenti, di avere una garanzia sugli operatori che colloquiano con l'utente (ossia un numero telefonico fisso o di cellulare per l'utente per interloquire e facilitare il rapporto tra il concessionario dell'utenza e l'utente stesso, che intende avere chiarezza in questo tipo di relazione commerciale) costituisca una richiesta totalmente neutra e facile da comprendere. Infatti, tale emendamento esprime la volontà di maggiore trasparenza e di chiarezza nei rapporti tra l'utente e il fornitore dell'utenza e non capisco questo accanimento terapeutico - se si vuole forzare il termine - da parte del relatore e della maggioranza nel dire comunque di no.
Sinceramente, non ho trovato argomentazioni valide da parte del relatore nel suo parere negativo rispetto ad un emendamento che va nel senso e nello spirito del decreto-legge che oggi stiamo discutendo.
Alleanza Nazionale voterà a favore degli identici emendamenti in esame ai quali chiedo di apporre anche la mia firma. È già presente la firma di un nostro autorevole esponente, l'onorevole Saglia.
Credo sia opportuno e doveroso da parte del relatore e della maggioranza un segnale di apertura, anche su elementi di dettaglio, come questo, ma che nascondono una sostanza, ossia una collocazione chiara del processo in atto e di maggior trasparenza tra il fornitore dell'utenza e l'utente stesso.
Spero e auspico, dopo gli interventi dei colleghi della Casa delle libertà, di ricevere una risposta positiva ed un cambiamento di posizione da parte del relatore, di cui veramente non comprendo la scelta di chiusura totale verso qualsiasi tipo di approccio nel senso descritto.
Pertanto, nel dichiarare la nostra adesione agli identici emendamenti in esame, attendiamo un segnale di novità e di rispetto da parte del relatore verso la nostra richiesta.