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Si riprende la discussione.
(Ripresa esame dell'articolo unico - A.C. 2201-A)
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fava. Ne ha facoltà.
GIOVANNI FAVA. Signor Presidente, provo un po' di imbarazzo a ribadire quanto ho già espresso a più riprese nella parte antimeridiana della seduta. Stamani avevamo chiaramente espresso il nostro favore per una formulazione generale della disposizione che attiene alla trasparenza, se non alla concorrenza, che, come abbiamo avuto modo di dire, riteniamo poco pertinente rispetto all'evolversi della discussione ed alla natura dei provvedimenti stessi. Adesso non possiamo fare altro che ribadire il nostro favore per una formulazione che nella sostanza ricalca, pur divergendone leggermente, il mio emendamento 1.25, esaminato in chiusura della seduta antimeridiana.
Noi riteniamo che il significato principale della misura sia da individuare proprio nel meccanismo di trasparenza, dal quale dovrebbero discendere benefici per i consumatori. Ebbene, non può essere considerato avulso dal ragionamento il fatto che i consumatori siano messi in condizione di conoscere le compagnie telefoniche e le utenze che vengono di volta in volta utilizzate attraverso la telefonata.
Abbiamo già avuto modo di discutere la questione in Commissione, sede nella quale ci siamo sentiti rispondere che la contrarietà del relatore e della Commissione era dovuta principalmente alle seguenti ragioni tecniche: da un lato, non erano garantite la capacità e la possibilità di realizzare il servizio; dall'altro, non era certo che quanto da noi richiesto potesse essere assicurato senza produrre ulteriori costi ed oneri aggiuntivi. A quel punto, abbiamo desistito.
Stamani, il collega Allasia ha ricordato, nel suo ultimo intervento, che nei giorni successivi ci siamo prodigati per verificare la versione che ci era stata data in Commissione. Orbene, in occasione di tale verifica abbiamo appreso da soggetti tipicamente muniti della competenza per effettuare siffatte valutazioni che, al giorno d'oggi, le tecnologie non soltanto vi sono, ma possono anche essere applicate all'interruzione alla risposta piuttosto che ad altri meccanismi.
Allora, credo che giustamente la Commissione non abbia ritenuto utile, ai fini della formulazione del testo, addentrarsi nelle metodiche tecniche, nelle tecnologie (questo sicuramente non può essere il compito del legislatore in un provvedimento come quello al nostro esame); tuttavia, se tecnicamente la possibilità esiste, credo che andasse esperito quanto meno qualche ulteriore tentativo per verificare se sussistesse o meno la seconda delle possibilità che ho menzionato, ossia per verificare che dall'applicazione delle tecnologie in parola non scaturissero maggiori costi per i consumatori, perché, in tal caso, ciò si sarebbe tradotto in un danno e non in un beneficio per i consumatori medesimi (che non a caso continuo a definire «consumatori» e non «contraenti»; ma avremo modo di discuterne successivamente). Mi chiedo per quale motivo non si sia voluto, in queste due settimane Pag. 74trascorse dalla discussione in Commissione, cercare di approfondire il tema e di venirci incontro.
Essendo già stato respinto il mio emendamento 1.25, presumo che si vorrà tenere un atteggiamento simile sugli identici emendamenti in esame, malgrado la Commissione ed il relatore non ci abbiano fornito alcun ulteriore chiarimento o aggiornamento e nonostante che, alla fine, non abbiamo alcuna certezza in merito all'impossibilità di attuare ciò che avevamo chiesto. Ci era stato detto che non si poteva fare perché non ci sono le tecnologie e, invece, abbiamo verificato che...
PRESIDENTE. La invito a concludere.
GIOVANNI FAVA. ... le tecnologie ci sono. In subordine, ci è stato detto che, comunque, anche se vi fossero state le tecnologie, il loro impiego avrebbe determinato maggiori costi per i consumatori.
Alla nostra seconda richiesta non è stata data risposta: mi auguro che il relatore voglia darla adesso.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Saglia. Ne ha facoltà.
STEFANO SAGLIA. Signor Presidente, intervengo per sottolineare l'importanza di questi identici emendamenti ed aggiungere una brevissima considerazione.
Della liberalizzazione abbiamo già parlato. Il provvedimento al nostro esame, che tra l'altro reca disposizioni in materia di ricarica nei servizi di telefonia mobile, è orientato soprattutto a ridurre l'impatto che hanno balzelli e voci di costo, che non sono giustificati dagli effettivi costi sostenuti dalle compagnie telefoniche.
L'emendamento in oggetto rappresenta un arricchimento del disegno complessivo di una maggiore trasparenza nel comportamento delle compagnie telefoniche. Il fatto che si possa conoscere l'operatore, con il quale si sta gestendo la chiamata, è un elemento in più per consentire al consumatore di poter raffrontare i diversi prezzi ed i diversi costi. Su questo terreno vi sono segnalazioni anche da parte dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato.
Quindi, credo che sia importante arrivare all'approvazione dell'emendamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fedele, cui, tuttavia, non posso dare la parola perché ha già parlato sul complesso delle proposte emendative.
LUIGI FEDELE. Signor Presidente, vorrei intervenire sull'emendamento D'Agrò 1.27.
PRESIDENTE. L'emendamento D'Agrò 1.27 è identico all'emendamento Lazzari 1.201, che lei ha sottoscritto.
LUIGI FEDELE. Sì, ma l'emendamento 1.27 è diverso e vorrei intervenire a titolo personale.
PRESIDENTE. È identico all'altro, deputato Fedele. La prego di credere.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Baldelli. Ne ha facoltà.
SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, come ho già fatto per l'emendamento dell'onorevole Fava, intervengo per aggiungere la mia firma agli identici emendamenti dei colleghi D'Agrò e Lazzari e per sottolineare che in realtà la chiusura del Governo su queste proposte emendative sembra paradossale, nel momento in cui, come giustamente sottolineava un collega della Lega, è necessario soltanto... Chiedo scusa al Governo, ma chiedo, se è possibile, che mi presti un po' di attenzione: forse sembra chiedere troppo al Governo e al relatore, se si chiede soltanto un po' di attenzione su questo argomento?
In realtà questo emendamento non comporta alcun genere di costo per le compagnie telefoniche, perché attraverso uno strumento tecnologico che si chiama ring back tones, ossia attraverso lo squillo dedicato, si può riuscire ad ottenere questo genere di informazione senza aggravi Pag. 75per le compagnie. Visto che l'emendamento non prevede costi per le compagnie, né sanzioni, ma soltanto un'indicazione di trasparenza pura nel mercato dell'utenza della telefonia mobile, sarebbe opportuno approvarlo.
Ci auguriamo che il Governo riesca a comprendere che si tratta di un emendamento che non ha bisogno di una copertura economica e garantisce i cittadini e i consumatori.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il rappresentante del Governo. Ne ha facoltà.
FILIPPO BUBBICO, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, intervengo per segnalare come la questione sia controversa, esattamente come risulta dall'illustrazione dell'emendamento effettuata dall'onorevole D'Agrò.
Infatti, quest'ultimo, illustrando l'emendamento, ha segnalato la complessità della questione, dando atto che già oggi è possibile conoscere il numero chiamato ed il costo praticato (Commenti del deputato Baldelli) e ha provato ad individuare soluzioni, ipotizzando addirittura la trasformazione dello scatto alla risposta in un'offerta in grado di garantire questo tipo di informazioni.
Occorre precisare che non tutti i profili tariffari espongono il dato relativo allo scatto alla risposta. Quindi, la questione è piuttosto complicata.
Negli interventi successivi sempre sull'emendamento in questione è emerso quanto sia labile il confine tra l'individuazione di un comportamento trasparente, che gli operatori telefonici devono garantire a tutela dei consumatori, e la qualificazione di servizio aggiuntivo ed ulteriore; non vi è dubbio che un servizio per sua stessa natura comporta di essere sostenuto, risultando per ciò stesso oneroso.
Proprio alla luce di queste considerazioni e per evitare effetti collaterali, che potrebbero risultare addirittura più pesanti per l'utenza, vorrei proporre l'accantonamento degli identici emendamenti in esame, affinché possano essere approfondite eventuali formulazioni in grado di evitare gli effetti collaterali già segnalati nel corso del dibattito.
PRESIDENTE. Prendo atto che il relatore concorda.
Avverto che, non essendovi obiezioni, l'esame degli identici emendamenti D'Agrò 1.27 e Lazzari 1.201 deve intendersi accantonato.
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Raisi 1.29 e Fava 1.30.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fava. Ne ha facoltà.
GIOVANNI FAVA. Presidente, credo che nell'emendamento in esame, con una valenza apparentemente formale, stia tutto il ragionamento che dal nostro punto di vista ruota intorno all'articolo 1.
Noi continuiamo cioè a pensare - lo avevo anticipato nel mio intervento precedente - che si debba parlare di consumatori e non di semplice contraente: noi non ragioniamo in termini meramente contrattualistici. E continuiamo a pensarlo non perché esista una questione formale che ci appassiona, ma perché in questo modo, riconoscendo che di consumatori stiamo parlando, ci si può rivolgere, in quanto soggetti di diritti, direttamente alla normativa che regola i diritti dei consumatori stessi, in modo particolare alla legge n. 206 del 6 settembre 2005.
Riteniamo che ciò sia a maggiore tutela del soggetto che va a sottoscrivere un contratto, e, nel caso di specie, a chiedere un recesso anticipato piuttosto che un trasferimento. Dobbiamo uscire dalla logica, che ci vede interessati soltanto attraverso i comunicati stampa a quello che ci sta a cuore nei rapporti con i cittadini, cioè con quei soggetti che, nel bene o nel male, potrebbero avere un ritorno dalle nostre scelte in termini legislativi.
Dobbiamo una volta per tutte - lo avevamo presentato anche in Commissione e anche in quel caso ci era stato risposto negativamente - uscire da questa logica: non di un problema meramente contrattuale si tratta, ma di tutela.
Crediamo che vada fatta attenzione nel senso che il consumatore in quanto tale (con la definizione di consumatore Pag. 76inserita in modo espresso nel provvedimento si chiarirebbe una volta per tutte quale debba essere il regime cui assoggettare il contraente) debba essere tutelato; e per fare sì che questo avvenga in modo chiaro e inequivocabile, assoggettandolo ad una norma dello Stato, non dobbiamo giocare sulle definizioni. Stiamo parlando di un soggetto, che in questo caso è un contraente, quindi soggetto di un istituto giuridico, che viene citato in modo un po' asettico, mentre nella nostra filosofia sarebbe stato più utile parlare di «consumatore» perché questo è soggetto di diritti meglio normati, identificati e individuati.
In definitiva si deve trattare di trasparenza e discutere di concorrenza - come pretendete si debba fare - a vantaggio di un soggetto che immaginiamo sia quello più a cuore a tutti in questa fase della discussione, cioè quello delle fasce più deboli, perché alla base della scelta che ha originato questo tipo di provvedimento certamente non c'era la tutela dell'interesse delle fasce medio-alte, ma quella dell'interesse di una molteplicità di soggetti (giovani e anziani), che utilizzano allo stesso modo i contratti con il costo di ricarica addebitato. A quel punto è di «consumatori» che occorre parlare e di null'altro.
Se entriamo in questa logica, continuiamo a fare un servizio a questo Parlamento, che in questa fase vuole in un certo qual modo condividere. Abbiamo detto fin dall'inizio che condividiamo lo spirito e la finalità dell'articolo. Ci dividono alcune sfumature e alcune impostazioni, che forse sono di tipo politico ed appartengono anche alla sfera individuale dei soggetti che si sono occupati di questa vicenda e alle idee che ognuno di noi porta dentro di questo consesso.
Se, però, cominciassimo a convergere su questi temi, che sono quelli qualificanti del provvedimento, ad uscire da una logica di mera contrapposizione e a comprendere la bontà anche delle proposte dell'opposizione, con molta probabilità faremmo un buon servizio. Potremmo rendere più spedita la discussione ed avviarci alla conclusione dell'articolo 1, che sia il più possibile largamente condiviso, tanto più che, ripeto, fin dall'inizio abbiamo detto di condividerlo nella sostanza. Cerchiamo di fare modo che, oltre alla sostanza, ci siano anche fatti concreti e speriamo che ci sia la volontà da parte della maggioranza di venire incontro a noi su questo ragionamento (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Raisi. Ne ha facoltà.
ENZO RAISI. Colgo anzitutto l'occasione per ringraziare il Governo per l'attenzione rispetto all'emendamento precedente: è un gesto di buon senso. Proprio per questo motivo, chiedo attenzione anche verso questo emendamento.
Chi mi ha preceduto lo ha spiegato correttamente: non si tratta solo di una questione semantica, ma c'è anche un'attenzione giuridica al tema oggetto della nostra discussione. È necessario specificare, infatti, che la disposizione è rivolta ai contratti stipulati dai consumatori e trae riferimento dalla legge 6 settembre 2005 n. 206, che reca una dettagliata disciplina a tutela degli stessi. È evidente quindi che la nostra richiesta non è faziosa o strumentale, ma vuole esprimere la volontà di dare maggiore garanzia proprio al consumatore e sottolineare, da questo punto di vista, l'importanza del cambiamento di quel termine, che apparentemente sembra semantico, ma che in realtà è importante sul piano giuridico, perché instaura un maggiore collegamento con la normativa vigente, il che consente una tutela maggiore del consumatore. Questa è la ragione per la quale credo che, anche in questo caso, ci possa e ci debba essere l'attenzione da parte del Governo su questa nostra richiesta, che va proprio nell'indirizzo di voler tutelare maggiormente il consumatore.
Anche noi siamo d'accordo con chi ha precedentemente sottolineato che sull'articolo 1 c'è da parte della minoranza una condivisione sui principi e sugli obiettivi. È Pag. 77chiaro che la presentazione di una serie di emendamenti sottolinea la volontà di modificare alcune sfaccettature, che possono essere facilmente accolte da parte del relatore e del Governo, come buona intenzione e come una volontà che può produrre anche su questo articolo un avvicinamento al momento del voto da parte della minoranza. Questo, però, deve avvenire attraverso una manifestazione di intenti e di reciproca volontà di andare a percorrere insieme quest'obiettivo. Questo emendamento serve a rafforzare la figura del consumatore, collegandola dal punto di vista normativo alla legge n. 206 del 2005.
Attendiamo, come è avvenuto con l'emendamento precedente, una buon gesto da parte del Governo e la condivisione da parte del relatore, proprio perché stiamo lavorando insieme sulla stessa strada, per cogliere l'obiettivo di tutela del consumatore nei rapporti con le società, che danno questo servizio di telefonia. Credo che ci siano tutte le condizioni per arrivare almeno ad un accantonamento di questo emendamento, per poi svolgere un dibattito generale su quelli adesso accantonati. Ringrazio fin da ora il Governo e il relatore se intendono, anche in questo caso, manifestare un orientamento analogo a quello già espresso in precedenza.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Saglia. Ne ha facoltà.
STEFANO SAGLIA. Signor Presidente, rinuncio ad intervenire.
PRESIDENTE. Sta bene.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Filippi. Ne ha facoltà.
ALBERTO FILIPPI. Signor Presidente, mi corre l'obbligo di evidenziare che quella in esame non è una modifica volta a cambiare il senso dell'intero comma 3 dell'articolo 1 o dello stesso provvedimento. In questo caso, infatti, si chiede solamente ed esclusivamente di fare un po' più di chiarezza circa l'interpretazione del testo.
Ci domandiamo, quindi, se al relatore dia fastidio fare un po' di chiarezza. C'è da chiedersi, allora, se non si tratti di un brutto sintomo, vale a dire se non sia la spia del fatto per cui tutto ciò che viene proposto dall'opposizione...
PRESIDENTE. La prego di concludere...
ALBERTO FILIPPI. ...debba essere respinto a priori. Ritengo, dunque, che non si tratti di un modo corretto di procedere...
PRESIDENTE. Deve concludere, per favore!
ALBERTO FILIPPI. ...e che sia, comunque, un modo miope di gestire...
PRESIDENTE. Grazie...!
ALBERTO FILIPPI. ...l'esame del provvedimento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Garavaglia. Ne ha facoltà.
MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, desidero intervenire brevemente per rimarcare un concetto. Si continua, infatti, ad ipotizzare che vi sia la possibilità di discutere il provvedimento in esame in maniera serena e senza pregiudiziali. Vorrei evidenziare, tuttavia, una questione che mi sembra molto semplice.
Infatti, scrivere «contraente» anziché «consumatore» non è banale: al di là del «burocratese» - che dà fastidio a numerosi cittadini -, vogliamo rammentare che il titolo del provvedimento in esame è «misure urgenti per la tutela dei consumatori», non «dei contraenti»! Ci vuole poco, a nostro avviso, per lanciare un piccolo segnale di disponibilità e di rispetto nei confronti di chi, come al solito, paga!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fedele. Ne ha facoltà.
LUIGI FEDELE. Signor Presidente, vorrei dire che, per la verità, non riusciamo a comprendere la ratio per la quale il Governo ed il relatore non vogliono consentire l'approvazione degli identici emendamenti in esame, permettendo di modificare il testo del presente decreto-legge. Vorrei peraltro evidenziare che, nell'ambito di un provvedimento che si prefigge la tutela dei consumatori, mi sembra normale sostituire la parola «contraente» con il termine «consumatore»!
Auspico, quindi, che anche in questo caso il Governo, come già fatto in occasione dell'esame degli identici emendamenti D'Agrò 1.27 e Lazzari 1.201 (che abbiamo presentato perché mirano anch'essi alla tutela dei consumatori), riveda il proprio orientamento. Infatti, si tratta non di una misura eccezionale, bensì di un intervento nell'interesse di quei consumatori che voi, a parole, sostenete di voler tutelare.
Pertanto, anche il nostro gruppo, come hanno già fatto egregiamente i colleghi che mi hanno preceduto, chiede che gli identici emendamenti Raisi 1.29 e Fava 1.30 vengano approvati, oppure che siano accantonati, per essere trattati nel prosieguo del dibattito (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
ANDREA LULLI, Relatore. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANDREA LULLI, Relatore. Signor Presidente, intervengo per ribadire il parere contrario sugli identici emendamenti in esame. Vorrei rilevare che, quando si tratta di contratti, si parla di «contraenti»; tuttavia, volendo sottilizzare, mi domando se, una volta sostituita la parola «contraente» con la parola «consumatore», le aziende o i giovani in possesso di partita IVA debbano essere definiti «consumatori» o «contraenti».
Pertanto, dal momento che la disposizione in oggetto è rivolta al complesso dei contratti telefonici, ritengo la parola «contraente» il termine più giusto da adoperare (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e Italia dei Valori).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Allasia. Ne ha facoltà.
STEFANO ALLASIA. Signor Presidente, intervengo per rimarcare il nostro orientamento. A nostro avviso, infatti, chi stipula un contratto è un «contraente», ma chi consuma è un «consumatore»!
Noi abbiamo voluto precisare questo concetto con l'emendamento in esame, perché crediamo che la velocità che ha contraddistinto la presentazione della proposta del relatore in Commissione - e anche in Assemblea - abbia causato in alcuni punti delle lacune.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Raisi 1.29 e Fava 1.30, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 459
Votanti 357
Astenuti 102
Maggioranza 179
Hanno votato sì 109
Hanno votato no 248).
Prendo atto che la deputata Dato non è riuscita a votare.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Raisi 1.35.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Raisi. Ne ha facoltà.
ENZO RAISI. Sono contento che sia entrato il collega Gasparri e che quindi possa intervenire su questo emendamento. Sottolineo che è necessario sopprimere l'obbligo, previsto dalla disposizione del comma 3 dell'articolo 1, di trasferire presso altro operatore il numero telefonico, in quanto tale previsione è già inserita nel decreto legislativo n. 259 del 2003. Ci troviamo di fronte ad una disposizione che ha già una sua collocazione normativa e quindi riteniamo oggettivamente inutile rimarcarla in questo passaggio del decreto-legge.
Oltre all'aspetto normativo, vorrei anche evidenziare come sia il rappresentante del Governo sia il relatore potrebbero riflettere sulla possibilità di eliminare tale passaggio, dal momento che abbiamo già una normativa che prevede tale misura e - lo ripeto - sarebbe pertanto del tutto inutile riproporla in questa sede. È possibile fare le verifiche necessarie e, se vi fossero dubbi, sarebbe opportuno quantomeno accantonare l'emendamento che si sta per votare. Tuttavia, ritengo che le spiegazioni appena date siano sufficientemente chiare per comprendere la necessità di votare a favore del mio emendamento.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Raisi 1.35, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 470
Votanti 420
Astenuti 50
Maggioranza 211
Hanno votato sì 165
Hanno votato no 255).
Prendo atto che la deputata Dato non è riuscita a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Baldelli 1.42 e Raisi 1.44, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 475
Votanti 456
Astenuti 19
Maggioranza 229
Hanno votato sì 201
Hanno votato no 255).
Prendo atto che la deputata Dato non è riuscita a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento D'Agrò 1.208.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato D'Agrò. Ne ha facoltà.
LUIGI D'AGRÒ. Signor Presidente, questo emendamento è simile al successivo che andremo a votare, il mio emendamento 1.209. Dunque, intervengo ora anche con riferimento a quest'ultimo emendamento.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE CARLO LEONI (ore 17,28).
LUIGI D'AGRÒ. Il problema è il termine del subentro: la compagnia che viene disdettata da un utente trascina il più in là possibile la chiusura dell'utenza. Con il mio emendamento 1.209 si definisce un termine più lungo e, nel caso in cui non sia possibile portarlo da trenta a quarantacinque giorni come previsto dal mio emendamento 1.208, si fa riferimento a trenta giorni lavorativi. In tal modo, chi subentra ha il tempo effettivo di dare all'utente la possibilità di essere immediatamente Pag. 80collegato, senza dover attendere ed avere - per così dire - «vuoti» di chiamate.
Capisco che il termine di quarantacinque giorni potrebbe essere inteso come una dilazione. Tuttavia, visto che il provvedimento prevede trernta giorni, se essi vengono intesi come lavorativi, probabilmente facciamo in modo che anche gli operatori subentranti siano certi del tempo necessario per subentrare nell'utenza disdettata.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento D'Agrò 1.208, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 469
Votanti 445
Astenuti 24
Maggioranza 223
Hanno votato sì 194
Hanno votato no 251).
Prendo atto che le deputate Dato e Nicchi non sono riuscite ad esprimere il proprio voto.
Passiamo alla votazione dell'emendamento D'Agrò 1.209.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Garavaglia. Ne ha facoltà.
MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, come il mio presidente, dichiaro che a titolo personale intendo astenermi. Tuttavia, non so se il gruppo avrà la mia stessa posizione. Secondo noi non è corretto che a pagare le spese (in senso buono) siano i cittadini contraenti dei contratti di telefonia. Ora è opportuna una semplificazione. Vorrei ritornare sull'emendamento accantonato in precedenza, relativo alla semplificazione e all'accertamento puntuale, preciso dei costi di telefonia. Ebbene, chi di noi non ha un telefonino che permette di calcolare il costo della chiamata? Lo abbiamo tutti; tuttavia è necessario inserire il dato. Il problema è quello che non si capisce mai quale sia il dato da inserire. Che ci voglia tempo per fare questo....
PRESIDENTE. Onorevole Garavaglia, se lei, come ha dichiarato, parla a titolo personale, ha a disposizione soltanto un minuto di tempo, già scaduto.
MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, parlo a nome del gruppo. Ho solo espresso la mia opinione personale; tuttavia so che essa è condivisa anche dal gruppo perché in proposito mi sono confrontato.
PRESIDENTE. Onorevole Garavaglia, lei sa che quando si dice di intervenire a titolo personale, scatta un particolare meccanismo.
MASSIMO GARAVAGLIA. No problem! Dicevo che il punto è quello di sapere esattamente quanto costa telefonare. Non è corretto che si conceda ulteriore tempo per arrivare a questa decisione. Non è con l'escamotage dei giorni lavorativi, escludendo il sabato e la domenica, che si guadagna tempo e, per così dire, si manda lontano la palla. Se vogliamo fare questa cosa, facciamola una volta per tutte e che il Governo si impegni davvero, anche se non sarebbe compito suo, bensì dell'Autorità. Tuttavia, a questo punto non fa nulla. Se si è presa questa piega, ci si impegni davvero ad inserire chiaramente nei contratti quanto costa telefonare. Infatti, è stato tolto - e va bene - il costo della ricarica. Probabilmente rimarrà lo scatto alla risposta; infatti, se togliete anche questo, saltano i due operatori più piccoli, ovvero Tre e Wind, con conseguenti problemi occupazionali. Non me ne vogliano i colleghi di sinistra, tuttavia è un dato di fatto.
Quindi, non spariamo ancora e con più intensità sugli operatori per evitare problemi Pag. 81più grandi di quelli che già esistono. Tuttavia, bisogna arrivare a dare un messaggio di trasparenza e chiarezza. Pertanto, auspico che emerga chiaramente questo costo nei tempi stabiliti, senza ulteriori dilazioni.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento D'Agrò 1.209, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 461
Votanti 439
Astenuti 22
Maggioranza 220
Hanno votato sì 191
Hanno votato no 248).
Prendo atto che le deputate Mura e Dato non sono riuscite ad esprimere il proprio voto.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Proietti Cosimi 1.212, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 464
Votanti 444
Astenuti 20
Maggioranza 223
Hanno votato sì 195
Hanno votato no 249).
Prendo atto che i deputati Buontempo e Mura non sono riusciti ad esprimere il proprio voto.
Avverto che l'emendamento Fava 1.205 è stato ritirato.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Lazzari 1.221.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lazzari. Ne ha facoltà.
LUIGI LAZZARI. Signor Presidente, l'emendamento soppressivo del comma 4 dell'articolo 1 in sostanza non incide sulla struttura dell'articolo stesso. Esso è stato presentato da parte nostra perché l'intero capitolo sulle Autorità forse dovrebbe essere preso nuovamente in considerazione. Esiste infatti una serie di emendamenti successivi che vanno in questa direzione. Tuttavia, approfitto del mio intervento per ribadire un altro concetto che pure merita di essere riproposto all'Assemblea e a tutti coloro che ci ascoltano.
Abbiamo sottaciuto sino a questo momento un altro problema che riguarda l'articolo 1, che pure è stato già sollevato: quello dei costi che questo articolo può comportare ed i suoi riflessi sulle entrate e sul bilancio pubblico dello Stato. La Commissione bilancio aveva posto il problema di un eventuale minore gettito dell'IVA. Voglio ricordare a tutti quanti che la risposta del Governo è stata veramente strana e merita di essere conosciuta per rifletterci sopra. Il Governo, rispetto all'obiezione di un'eventuale diminuzione del gettito dell'IVA per effetto del mancato pagamento dei costi di ricarica, ha risposto che le aziende avrebbero comunque rimodulato le loro offerte e, alla fine, non vi sarebbe stata incidenza su una diminuzione eventuale del gettito dell'IVA.
Sollevo la questione perché deve essere chiaro a tutti che nessuno di noi ha voluto contestare l'articolo 1, e che presentarlo nei termini in cui viene presentato da parte della maggioranza, come se effettivamente dovesse portare chissà quali risultati sia un errore, di serietà prima di tutto e anche di rispetto per i consumatori. Il Governo, infatti, sa, in quanto lo ha già affermato, che non vi sarà riduzione di gettito IVA per la semplice ragione che i costi delle ricariche telefoniche saranno pari a quelli attualmente sostenuti dai clienti. Magari, invece di pagare i cinque euro iniziali pagheranno sotto un'altra Pag. 82forma: scatto alla risposta o rimodulazione delle offerte.
Quando si esce sui giornali, quando si parla all'opinione pubblica, qualcuno di voi dovrebbe essere più rispettoso e ricordare questo aspetto. Peggio ancora, se mi è consentito, vorrei ricordare che noi avevamo presentato l'emendamento 1.200 a prima firma Conte, con il quale stabilivamo esplicitamente che non doveva derivare una diminuzione del gettito dell'IVA dall'applicazione dell'articolo 1. Anche in questo caso l'emendamento è stato dichiarato inammissibile. Qualcuno mi spieghi il perché, dal momento che esso stabilisce ciò che esplicitamente il Governo ha riferito in Commissione bilancio. Noi volevamo fare in modo che tale previsione fosse contenuta all'interno del provvedimento.
Tutto ciò è strano: se il Governo lo afferma in Commissione bilancio ha detto la verità, mentre se lo affermiamo noi sotto forma di emendamento stiamo dicendo una sciocchezza che non merita neanche di essere ospitata in discussione e viene dichiarata inammissibile.
Su questo tema forse un pò di serietà in più non guasterebbe ed eviterebbe di imbrogliare i consumatori.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lazzari 1. 221, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 461
Votanti 443
Astenuti 18
Maggioranza 222
Hanno votato sì 193
Hanno votato no 250).
Prendo atto che i deputati Mura e Boato non sono riusciti a votare e che quest'ultimo avrebbe voluto esprimere un voto contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lazzari 1. 203, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 451
Votanti 441
Astenuti 10
Maggioranza 221
Hanno votato sì 195
Hanno votato no 246).
Prendo atto che la deputata Mura non è riuscita a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Sanga 1. 302, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 463
Votanti 461
Astenuti 2
Maggioranza 231
Hanno votato sì 452
Hanno votato no 9).
Prendo atto che la deputata Dato non è riuscita ad esprimere il proprio voto.
Il successivo emendamento Raisi 1. 58 è assorbito dall'approvazione dell'emendamento Sanga 1.302.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Fedele 1.61.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Lazzari. Ne ha facoltà.
LUIGI LAZZARI. Chiedo scusa, Presidente, ma avevo preannunciato che avremmo parlato dell'Autorità. Gli emendamenti Lazzari 1.203, che abbiamo già votato, Fedele 1.61, ora in esame, e Lazzari Pag. 831.204 tentano di ridefinire la centralità dell'Autorità su questa materia. È uno sforzo che noi abbiamo compiuto in forma emendativa. Mi dispiace che ci sia un parere contrario su di essi, perché ritengo che la strada maestra doveva essere quella di investire l'Autorità in merito alla definizione dei percorsi e all'applicazione dei principi sanciti nella norma e soprattutto quella di farla tornare ad essere centrale in queste decisioni che andiamo ad assumere, perché mi sembra che di fatto è come se avessimo espropriato l'Autorità dei suoi compiti e delle sue prerogative.
Ebbene, questi emendamenti tendevano a raggiungere questo obiettivo. Mi pare che invece non ci sia stato nemmeno un approfondimento. Di questo ci lamentiamo ed invitiamo i colleghi a votare a favore dell'emendamento in esame.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fava. Ne ha facoltà.
GIOVANNI FAVA. Questa mi sembra l'ennesima singolarità di questa discussione paradossale, alla quale abbiamo partecipato oggi. L'emendamento in oggetto è un emendamento di buon senso. Non capisco come possa incontrare il parere contrario della Commissione il voler stabilire che dalla soppressione dei contributi per la ricarica non debbano derivare aumenti sui piani tariffari e che per realizzare tale obiettivo possano contribuire gli organismi di vigilanza con il proprio lavoro. Sinceramente, sono anche un po' in difficoltà a dover spiegare e giustificare delle posizioni, che sono assolutamente di buonsenso, condivise e condivisibili cioè delle posizioni che non dovrebbero nemmeno essere oggetto di una discussione.
Mi sembra che nell'arco di tutta questa giornata si sia discusso da una parte in modo costruttivo, ma dall'altra si sia sistematicamente parlato con un muro, ad eccezione di un episodio che ha visto protagonista il quasi sempre distratto rappresentante del Governo. Qui siamo di fronte ad un emendamento, che dice espressamente che l'Autorità provvede a verificare che gli operatori di telefonia mobile, in conseguenza della soppressione dei contributi per la ricarica, non aumentino ingiustificatamente altre componenti di costo o le tariffe o i costi in altri settori. Se anche questo deve essere oggetto di un parere contrario, non so allora di cosa stiamo discutendo!
Una delle preoccupazioni che ci siamo posti fin all'inizio della discussione di questo provvedimento in Commissione è stata quella della tutela del consumatore. Allora, se vogliamo tutelare il consumatore - o meglio il contraente, perché ormai il consumatore è un termine superato dagli eventi -, dobbiamo fare in modo che queste tutele siano in qualche modo garantite dallo strumento legislativo. Qui non esiste un regime sanzionatorio vero e proprio. Esistono troppe contraddizioni e troppi punti oscuri in questa formulazione, per convincerci del fatto che si voglia assolutamente, in buona fede, con serietà e con sincerità, perseguire questo obiettivo.
Io sono fermo ad una mia impressione di questa mattina, che non è sostanzialmente modificata, ed è quella per la quale qui si fa propaganda, punto e basta! Questi provvedimenti servono solo ed esclusivamente a far comparire qualche esponente del Governo sui giornali, in un contesto diverso da quello che vi è solito, cioè il contesto del disastro politico! Serve a farvi apparire in un contesto, che vi vuole innovatori di non si sa che cosa! o in un contesto, che vi vuole difensori di non si sa chi! Ma se alla fine non si vuole, con energia e con sincerità, scegliere di tutelare i consumatori e se ci si oppone a qualcosa di assolutamente ragionevole, vuol dire che qui c'è qualcosa che non quadra. Vuol dire che questa è solo demagogia e propaganda!
Cosa sta alla base di questa interpretazione e di questo ragionamento del Governo? Mi sto scaldando su emendamenti degli altri, perché ormai abbiamo visto qual è l'atteggiamento del Governo sugli emendamenti presentati dalla Lega: nella quasi totalità, eccetto uno - per l'intervento peraltro del presidente della Commissione -, sono stati o giudicati inammissibili Pag. 84oppure hanno potuto fregiarsi del parere contrario del relatore. Ma io non posso pensare che qualcuno in quest'aula creda che tutto quello che abbiamo proposto sia fuori logica o non sia di buonsenso! Credo invece che ci sia una volontà politica di emarginare le posizioni, seppur ragionevoli, di una parte di questo Parlamento e credo che questa volontà politica debba essere assolutamente stigmatizzata.
Lo dico al Presidente perché in questa sede non c'è il dialogo, non si parla più di niente. Tutti hanno fretta di andare a casa o aspettano che arrivi qualcuno a dire che tra poco si porrà la questione di fiducia, in modo da poter avere 24 ore di tempo per dedicarci a qualcos'altro. Mi chiedo come si possa continuare la discussione in queste condizioni e, soprattutto, come qualcuno possa giustificare il parere contrario sull'emendamento Fedele 1.61 (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Saglia. Ne ha facoltà.
STEFANO SAGLIA. Signor Presidente, l'emendamento Fedele 1.61, che anch'io ho sottoscritto, pone una questione dirimente. Più volte abbiamo sollecitato in Commissione un chiarimento sul fatto che questo decreto-legge, e in particolare l'articolo 1 relativo alle ricadute telefoniche, non comporti oneri per le finanze dello Stato, che deve restare così. Tuttavia, in Commissione bilancio il rappresentante del Ministero del tesoro, a precisa domanda sul trasferimento dei costi di ricarica in tariffa o in bolletta, ha risposto che non vi sarebbe stata alcuna varianza di gettito. È evidente, quindi, che una misura di questo tipo, seppur importante e positiva - e noi, ovviamente, la condividiamo nella ratio -, avrebbe necessariamente portato ad un aggravio per l'erario dello Stato. Nonostante questo, il Ministero del tesoro, dicendo che non vi sarebbe stata varianza di gettito, ha implicitamente ammesso che le compagnie telefoniche, non subendo alcun danno da questo intervento normativo, avrebbero di fatto scaricato altrove questo costo.
L'emendamento Fedele 1.61 è un punto chiarificatore perché stabilisce con norma l'impossibilità per le compagnie telefoniche di caricare altrove questo balzello o, quanto meno, fa riferimento alla vigilanza da parte dell'autorità competente.
Quindi, l'approvazione di questo emendamento è estremamente importante. Naturalmente, è sostenuto dal mio gruppo, ma ci auguriamo davvero che, se le intenzioni della maggioranza sono - come immaginiamo - di portare effettivamente un beneficio all'utente delle compagnie telefoniche, si possa addivenire all'approvazione di questo emendamento, perché, altrimenti, ci ritroveremo con un'operazione solo ed esclusivamente di maquillage, che non porterà alcun beneficio agli utenti della telefonia mobile.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Garavaglia. Ne ha facoltà.
MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, intervengo per aggiungere la mia firma all'emendamento Fedele 1.61. Inizialmente sembrava talmente ininfluente e così scontato che abbiamo detto: come fanno a dire di «no» ad una simile proposta emendativa? Da quando si è discusso delle liberalizzazioni, in tutti i titoli dei giornali si è sempre parlato banalmente solo del costo della ricarica, come se fosse la soluzione dei problemi del paese. Noi abbiamo sempre detto che si trattava di una semplificazione, ma poi, alla fine, le tariffe sarebbero aumentate. In questo caso, non si dice agli operatori di non aumentare le tariffe perché sappiamo che, poi, le dovranno aumentare; invece, si dice che l'Autorità deve verificare e non imporre di non farlo, e che gli aumenti almeno non siano ingiustificati. Va bene che è tardi, che abbiamo fretta e che si deve porre la questione di fiducia, ma è possibile che siamo qui a scaldare la sedia? Come si fa a dire di «no» ad un simile emendamento?
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sanga. Ne ha facoltà.
Pag. 85GIOVANNI SANGA. Signor Presidente, intervengo per ricordare, a fronte di tutto il dibattito che si sta sviluppando, che già nel mio emendamento 1.302 abbiamo chiarito, in modo quasi definitivo, il ruolo delle Autorità; anzi, abbiamo previsto un rafforzamento del ruolo delle Autorità di garanzia, stabilendo che, anche per il caso di questo articolo, si faccia riferimento alle sanzioni già previste dall'attuale ordinamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Baldelli. Ne ha facoltà.
SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, il parere contrario del Governo su questo emendamento conferma quanto noi abbiamo già denunciato: l'Esecutivo ha chiaramente messo in conto l'ipotesi dell'aumento delle tariffe per gli utenti che facciano ricorso alle ricariche per gli utilizzi telefonici. Quindi, lo ripeto, il Governo ha messo in conto che, sopprimendo i costi per le ricariche, le compagnie avrebbero potuto rifarsi attraverso aumenti tariffari.
Da questo punto di vista, ci sorprende l'ipocrisia del Governo, come ci sorprende che si continui a tenere un atteggiamento che tende a «sventolare» liberalizzazioni e nuove concorrenze. In questo senso, l'aumento delle tariffe non solo è previsto, ma viene addirittura addotto da parte della maggioranza come copertura ai mancati introiti dell'IVA, conseguenti alla cessazione dei proventi sulle ricariche.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Franzoso. Ne ha facoltà.
PIETRO FRANZOSO. Intervengo solo per sottolineare che sembra anacronistico il non voler accogliere questo emendamento, perché ciò significa voler dare ragione a chi, nei giorni scorsi, sosteneva che per quanto concerne la parte fissa la riduzione era una scusante: qualcuno ha affermato che si tratta di un'operazione di facciata.
Non parliamo di competitività, di concorrenza tra operatori, ma almeno applichiamo quello che prevede il decreto-legge, cioè la tutela del consumatore! Proprio per questo è stato presentato l'emendamento in questione, perché attraverso di esso si vuole impedire l'aumento ingiustificato di altre componenti di costo, delle tariffe o dei costi in altri settori. Ciò significa tutelare il consumatore, a meno che non ci troviamo di fronte soltanto ad una cortesia di facciata, che mira ad abbattere alcuni costi per poi farli rientrare, come si suol dire, dalla finestra.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Uggè. Ne ha facoltà.
PAOLO UGGÈ. Signor Presidente, anch'io voglio aggiungere la mia firma a questo emendamento, perché mi pare che esso miri a dare certezza di garanzie ai consumatori.
Non comprendo le ragioni per le quali non si intenda chiarire esplicitamente che da parte dell'Autorità si potrà intervenire, in conseguenza della soppressione dei contributi, per evitare che si verifichino aumenti ingiustificati rispetto ad altre componenti di costo delle tariffe. Questa è la differenza, collega Sanga, con la proposta emendativa approvata in precedenza. Queste sono le ragioni per le quali ritengo che, se vogliamo veramente approvare un provvedimento che tuteli i consumatori, sia indispensabile votare a favore di questo emendamento, che in fondo non cambia assolutamente molto, ma dà garanzia ai consumatori.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Allasia. Ne ha facoltà.
STEFANO ALLASIA. Signor Presidente, sottoscrivo anch'io l'emendamento in questione, anche se si può sicuramente riconoscere che l'emendamento Sanga 1.302, approvato in precedenza, potrebbe risultare analogo. Essendo, comunque, troppo arzigogolato si potrebbe aggirare la norma; tra l'altro, conoscendo le compagnie telefoniche, che non sono istituti di Pag. 86beneficenza, noi vorremmo rafforzare con questo emendamento la norma, in modo che non si verifichi in futuro un aumento dei costi e dei prezzi per gli utenti.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Verro. Ne ha facoltà.
ANTONIO GIUSEPPE MARIA VERRO. Intendo anch'io aggiungere la mia firma a questo emendamento. In ogni caso, signor Presidente, vorrei dirle che l'insistenza dimostrata da molti parlamentari su questo tema non è strumentale, in quanto il problema è essenziale rispetto all'eventuale aumento delle tariffe.
Vorrei che il sottosegretario, anziché leggere il giornale, desse risposta alle questioni che molto compiutamente i miei colleghi hanno finora posto. Quindi, insisto formalmente affinché il Governo spieghi perché sia contrario all'approvazione di questa proposta emendativa.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bodega. Ne ha facoltà.
LORENZO BODEGA. Signor Presidente, anch'io interverrò brevemente per evidenziare uno stato di disagio dinanzi ad un ostinato atteggiamento della maggioranza nel non voler approvare una proposta emendativa, che tende comunque a chiarire inequivocabilmente una situazione altrimenti poco chiara.
L'onorevole Saglia ha dichiarato che, con l'approvazione dell'emendamento 1.302, è stata risolta definitivamente l'intera questione; non sono tuttavia d'accordo e manifesto, per l'appunto, il disagio avvertito dinanzi all'ostinata tendenza a non voler comunque approvare questo emendamento migliorativo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Provera. Ne ha facoltà.
MARILDE PROVERA. Signor Presidente, vorrei invitare tutti i colleghi a prendere atto del fatto che ci troviamo dinanzi ad una proposta propagandistica in quanto già oggi, siccome il decreto ha immediato vigore - fortunatamente per tutte le persone che ne possono godere - la gente paga di meno in quanto, da un lato, non deve più sostenere questi costi e, dall'altro, non vi sono stati altri aumenti (Commenti dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale e Lega Nord Padania). In più...
SIMONE BALDELLI. Te ne accorgerai!
PRESIDENTE. Colleghi, per favore...
MARILDE PROVERA. Tanto proseguo lo stesso, sono qui apposta! Siamo qui per raccontarcela, finché non l'abbiamo capita!
Con l'approvazione dell'emendamento Sanga 1.302, si affida all'autorità istituzionalmente preposta il controllo in rapporto ai commi 1, 2 e 3 dell'articolo, proprio per evitare aumenti dei costi ingiustificati.
Se poi osserviamo che le autorità non servono, apriamo un altro dibattito (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo e Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fedele 1.61, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 448
Votanti 446
Astenuti 2
Maggioranza 224
Hanno votato sì 205
Hanno votato no 241).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lazzari 1.204...Pag. 87
Revoco l'indizione della votazione in quanto ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Baldelli.
Prima di dare la parola al collega, vorrei fare osservare che, come vedete, procedo lentamente e non posso revocare in continuazione le votazioni: chiedete per tempo la parola!
Prego, onorevole Baldelli, ha facoltà di parlare.
SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, è ovvio che su emendamenti così importanti non sì può non intervenire (Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo).
Peraltro, l'importanza è relativa; riteniamo che questo sia un emendamento importante per alcuni motivi. Intanto, già altri colleghi - tra cui l'onorevole Della Vedova, con grande opportunità - rilevavano come proprio la rubrica dell'articolo 1 del decreto avesse il seguente tenore: «Ricarica nei servizi di telefonia mobile, trasparenza e libertà di recesso dai contratti con operatori telefonici, televisivi e di servizi Internet».
Quindi, il discorso sulla ricarica dovrebbe essere a se stante rispetto alla libertà di recesso ed alla trasparenza dei contratti; ciò, se si dovesse rimanere nell'ambito dell'attinenza alla rubrica dell'articolo. Inoltre, l'emendamento riguarda in particolar modo la parte dei servizi erogati dagli operatori di reti televisive; ebbene, esistendo un'authority, che ha competenza sulla materia, evidentemente si può demandare proprio ad essa l'applicazione della normativa, nonostante - lo ribadisco - quest'ultima sia stata introdotta in maniera surrettizia in violazione della rubrica stessa dell'articolo. Peraltro, la violazione della rubrica dell'articolo ha costituito, in questa sede, anche un criterio di valutazione nel giudizio di estraneità di materia. Ritengo quindi che, a fronte di ciò, demandare all'authority l'adozione di un apposito regolamento, che chiaramente dovrà ispirarsi alle disposizioni della legge, sia quanto meno opportuno.
Ritengo dunque che il parere contrario del Governo sia da rivedere. Non possiamo scrivere provvedimenti, come quello al nostro esame, sulla base delle indicazioni che arrivano dall'Autorità garante della concorrenza e del mercato e non prestare fede all'attività, al comportamento, alle direttive di un'altra authority, come quella delle garanzie nelle telecomunicazioni. Non possiamo «scopiazzare» gli articoli di Francesco Gavazzi trasformandoli addirittura in un decreto-legge e non ascoltare le esigenze degli operatori del settore.
Una decretazione d'urgenza, i cui profili e le cui fondatezza sono da dimostrare, per forza di cose pone il legislatore di fronte ad un intervento contingentato nei tempi, che non può che essere breve in termini di approfondimento e di analisi.
Riteniamo che l'Authority delle garanzie nelle telecomunicazioni sia l'interlocutore ideale per un approfondimento normativo competente su attività di questo genere. Consideriamo la nostra una proposta di buonsenso. È questa la ragione per la quale ho assunto l'onere di illustrare l'emendamento dei colleghi, perché, avendo presentato altri emendamenti ed essendo intervenuto sul complesso di essi, su quello in discussione avevo specificamente facoltà di intervenire.
Ritengo che il relatore, onorevole Lulli, e il Governo dovrebbero serenamente ripensare al parere espresso sull'emendamento in esame, che riteniamo una proposta - ripeto - di buonsenso, che valorizza l'attività di un'authority, che non è meno importante, meno legittimata e meno autorevole di quella garante della concorrenza e del mercato.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lazzari 1.204, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 464
Votanti 463
Astenuti 1
Maggioranza 232
Hanno votato sì 214
Hanno votato no 249).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Zunino 1.0200, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
MAURIZIO GASPARRI. Chiedo di parlare!
PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 459
Votanti 439
Astenuti 20
Maggioranza 220
Hanno votato sì 435
Hanno votato no 4).
Prendo atto che il deputato Vichi non è riuscito a votare e che avrebbe voluto esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Ruggeri 2.300.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gasparri. Ne ha facoltà.
Mi dispiace, ma non ho potuto darle la facoltà di parlare precedentemente.
MAURIZIO GASPARRI. Signor Presidente, colgo l'occasione dell'emendamento in esame per dire che l'articolo aggiuntivo precedentemente votato propone la proroga delle licenze telefoniche UMTS di terza generazione. È una valutazione che abbiamo condiviso, in quanto riteniamo che, a fronte del pagamento di ben 5 mila miliardi di vecchie lire delle licenze (a tale prezzo furono pagate dalle società telefoniche nel 1999), il ritorno economico non sia stato ancora adeguato.
Anni fa al Governo abbiamo già prorogato le licenze telefoniche e ritengo che tale possibilità sia giusta, in una fase, peraltro, in cui il mercato delle telecomunicazioni, della telefonia in particolare, è attraversato da fenomeni e problematiche rilevanti.
Ringrazio il Presidente per aver potuto parlare, anche se impropriamente, in occasione dell'esame dell'emendamento successivo, per motivare il voto a favore del gruppo di Alleanza Nazionale sull'articolo aggiuntivo Zunino 1.0200.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ruggeri 2.300, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 465
Votanti 464
Astenuti 1
Maggioranza 233
Hanno votato sì 459
Hanno votato no 5).
Prendo atto che il deputato Volontè non è riuscito a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Fava 2.1.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Garavaglia. Ne ha facoltà.
MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, l'emendamento in esame ha uno scopo provocatorio. Infatti, chiediamo qualcosa che, come sappiamo perfettamente, non è fattibile, cioè esporre sui tabelloni in autostrada non solo il prezzo finale ma anche il costo industriale del carburante. Ciò perché intendiamo svolgere dei ragionamenti sui prezzi dei carburanti per incentivare la maggiore trasparenza e abbassare i costi.Pag. 89
In Italia, le accise e le imposte incidono per oltre il 55 per cento. Quindi, è su di esse che dovremmo usare il coltello per tagliare e ridurre un po' il costo. I nostri autotrasportatori sono in difficoltà, rispetto agli altri, per questo motivo e le nostre imprese sono in difficoltà, rispetto a quelle del resto d'Europa e del mondo, sempre per questo motivo. Il costo del trasporto di un container da Genova a Milano è più elevato del costo del medesimo trasporto dalla Cina fino a Genova. Questi sono i problemi che noi abbiamo. Come possiamo risolverli? Può essere utile esporre qualche cartello che indichi dove si possa acquistare la benzina a un prezzo inferiore ma, magari, sarebbe più utile intervenire affinché si riducano le varie accise. Sulla benzina, infatti, gravano ancora le accise relative a terremoti e guerre di moltissimi anni fa. Sarebbe il caso di metterci mano, un giorno o l'altro, di fare un po' d'ordine e di eliminarle, una volta per tutte.
Il problema non è neppure quello del prezzo alla pompa. In altri termini, ad incidere non è il costo della distribuzione, perché il margine di guadagno per il singolo distributore è di 10 o 15 centesimi per ogni litro. Con la concorrenza, al limite, possiamo eliminare questo margine. Il problema è che, in Italia, le società distributrici fanno cartello e, mediamente, il costo industriale italiano è più alto, rispetto al resto d'Europa. C'è un problema di cartello: non mi riferisco al cartello esposto sull'autostrada ma al cartello tra i distributori!
Avremo modo di illustrare, in occasione dell'esame dei successivi emendamenti, le nostre proposte volte ad una effettiva e maggiore trasparenza e anche alla tutela dei piccoli esercizi. Soprattutto in montagna, dove c'è una scarsa densità di popolazione, hanno una valenza sociale importante. Non è aprendo un distributore in un grande centro commerciale, costringendo gli utenti a percorrere 50 chilometri in montagna, magari con la neve, che offriamo un servizio. Magari, in quel distributore il prezzo potrà essere inferiore di 10 o 15 centesimi al litro ma, quando nevica, è necessario impiegare tutta la giornata per raggiungerlo e, inoltre, la spesa annulla il vantaggio economico. Non è questo il punto.
Ciò detto, anche per evitare ulteriori imbarazzi all'Assemblea, potremmo anche ritirare questo emendamento. Lo scopo era quello di portare all'attenzione dell'Assemblea il problema reale, costituito, innanzitutto, dall'eccessivo peso delle imposte e delle accise, cui dobbiamo mettere mano. Magari non si potrà farlo dall'oggi al domani; tuttavia, dal momento che c'è il bonus fiscale, iniziamo ad usarlo per questo scopo, anziché distribuirlo per mille rivoli. Dobbiamo eliminare le accise che finanziano necessità ormai del tutto scomparse: ciò aiuterebbe tutti, indistintamente, soprattutto chi ha meno denaro nel portafoglio. Mi rivolgo sempre a chi, in teoria, vuole aiutare le persone disagiate e in difficoltà. In secondo luogo, dobbiamo agire contro il cartello, non quello esposto sulle autostrade - lo ripeto - ma il cartello dei grandi distributori.
Ciò detto, annuncio il ritiro dell'emendamento Fava 2.1, di cui sono cofirmatario.
PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Stradella 2.200, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 460
Votanti 455
Astenuti 5
Maggioranza 228
Hanno votato sì 197
Hanno votato no 258).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lazzari 2.201, non accettato dalla Commissione né dal Governo.Pag. 90
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 459
Votanti 456
Astenuti 3
Maggioranza 229
Hanno votato sì 196
Hanno votato no 260).
Prendo atto che il deputato Vichi non è riuscito a esprimere il proprio voto.
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Lazzari 2.2, Tuccillo 2.301 e Affronti 2.302.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Lazzari. Ne ha facoltà.
LUIGI LAZZARI. Signor Presidente, intervengo semplicemente per sottolineare che, almeno, si corregge un aspetto un po' abnorme presente nella stesura della norma, la quale prevede la revoca della concessione autostradale per problemi, certamente, di una certa gravità ma rispetto ai quali la sanzione è esageratamente dura. Il parere favorevole su questi emendamenti ci trova ovviamente pienamente d'accordo e sosterremo questa scelta.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Garavaglia. Ne ha facoltà.
MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, intervengo su questi emendamenti, ma il mio discorso vale anche per i successivi.
Bisognerebbe fare una distinzione tra la rete autostradale e la rete stradale. Un conto, infatti, è l'esercente sulla rete autostradale, che è dipendente di una grande compagnia; altro conto è l'imprenditore, magari piccolo, o l'azienda familiare, che ha la sfortuna di trovarsi su una rete di interesse nazionale e che è soggetto, quindi, ad una serie di adempimenti e di costi aggiuntivi.
Si tratta di una discriminante che, purtroppo, magari per la fretta nello scrivere la norma, non è stata tenuta considerazione.
Bisogna fare attenzione, perché, se parliamo di concessionari delle pompe di benzina nelle autostrade, va bene anche usare la mano pesante, perché sappiamo che, purtroppo, negli anni non sono stati fatti gli investimenti per costruire le strade, a fronte dei pedaggi, e quindi va benissimo che debbano esporre un cartello in più. È il minimo.
Se parliamo, invece, di concessionario pubblico, cioè di ANAS, che non ha i soldi per fare la terza corsia della A4 Milano-Torino, dove si rischia la pelle quotidianamente, perché è un cantiere unico, dobbiamo stare attenti ad imporre ulteriori adempimenti, dal momento che l'ANAS non ha più quattrini.
Questo è un discorso di carattere più generale. Va bene la trasparenza, ma stiamo attenti a chi carichiamo dei costi. Ci tenevo a precisare questo aspetto, ma è un discorso che avremo modo di approfondire su altri specifici emendamenti.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Lazzari 2.2, Tuccillo 2.301 e Affronti 2.302, accettati dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 472
Votanti 454
Astenuti 18
Maggioranza 228
Hanno votato sì 451
Hanno votato no 3).
Gli emendamenti Fedele 2.202 e Lazzaro 2.203 sono preclusi dall'approvazione degli emendamenti precedenti.Pag. 91
Passiamo alla votazione dell'emendamento Urso 2.208.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fugatti. Ne ha facoltà.
MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, dobbiamo capirci perché, quando parliamo di gestione degli impianti su rete stradale o autostradale, dobbiamo indicare a quali strade facciamo riferimento.
Vi sono i piccoli benzinai, collocati in montagna o nelle strade statali che passano però all'interno di piccoli comuni, che dovendosi adeguare a quanto previsto da questo emendamento avrebbero dei problemi di costi, anche importanti, che li metterebbero oggettivamente in difficoltà.
Bisogna capire di cosa si tratta quando si parla di rete stradale statale, perché i piccoli benzinai di provincia potrebbero essere messi in crisi dalla necessità di intervenire in modo così preciso, come prescrive questo emendamento, anche a fronte di ciò che prevedono queste disposizioni in via generale.
Infatti, queste disposizioni vanno a favore delle grandi catene di distribuzione e dei grandi gruppi petroliferi e a sfavore dei piccoli distributori di provincia; e prevedere, come in questo caso, di rendere visibili i prezzi praticati con modalità analoghe a quelle adoperate per segnalare la presenza dell'impianto, crediamo voglia dire che per questi piccoli distributori occorrerà segnalare i prezzi così come viene visualizzata la compagnia petrolifera che eroga il carburante.
Quindi, vi sarebbero problemi di costi e di strutture, nell'ambito di un provvedimento che già mette in crisi i piccoli distributori. Se le strade alle quali si fa riferimento sono anche quelle statali, che passano nei piccoli comuni, questa disposizione può costituire un aggravio non da poco e sul quale occorre riflettere.
Esprimiamo, quindi, questi nostri dubbi a proposito dell'emendamento in esame.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Saglia. Ne ha facoltà.
STEFANO SAGLIA. Signor Presidente, colgo l'occasione dell'esame dell'emendamento Urso 2.208 per proporre una riflessione complessiva sull'articolo 2.
Anche nel caso di questa cosiddetta «lenzuolata» è possibile rilevare il carattere minimale degli interventi. Per agire sul prezzo della benzina ci vuole ben altro che l'informazione sui prezzi dei carburanti! Lo diciamo perché, nel corso dell'ultima estate, si è svolto un articolato dibattito che ha fatto passare il ministro dello sviluppo economico, Bersani, per il Robin Hood delle liberalizzazioni. In particolare, il ministro Bersani ha più volte sottolineato la decisione del Governo di intervenire per sterilizzare l'IVA sui carburanti. Non se n'è più avuta notizia: il provvedimento di sterilizzazione dell'IVA sui carburanti non ha mai visto la luce! Probabilmente, ciò è avvenuto perché il Tesoro ha bloccato il ministro Bersani e non gli ha consentito un intervento che, invece, sarebbe stato positivo.
Oggi, si interviene sull'informazione dei prezzi dei carburanti, come se quello della cartellonistica fosse il problema principale: si tratta di un dettaglio che - per carità! - può anche essere introdotto, ma il problema vero rimane quello relativo alla fiscalità. Oltretutto, la sterilizzazione dell'IVA è stata tolta dal disegno di legge di liberalizzazione dei settori dell'energia e del gas naturale, in discussione al Senato, ed è stata inserita nella legge finanziaria, prevedendo come parametro il prezzo al litro del carburante (contenuto nel DPEF). Tuttavia, avendo indicato nel DPEF il livello di 70 dollari al barile, ed essendo il prezzo del petrolio fortunatamente sceso al di sotto di tale soglia, anche quella misura è risultata assolutamente propagandistica e di nessuna efficacia. Oggi, si propone al cittadino una maggiore informazione sui carburanti, che dovrebbe comportare una diminuzione del prezzo alla pompa, mentre sono elusi tutti quei temi che il Governo Prodi ha propagandisticamente annunciato, ma non ha messo in pratica.
Anche la misura in parola è assolutamente limitata. Anche l'Antitrust ha segnalato che, mentre sul prezzo dei carburanti Pag. 92vi è, in qualche misura, un eccesso di trasparenza, non si interviene sul problema nodale della Cabina di monitoraggio e di valutazione del mercato, istituita dal 2000 presso il Ministero dello sviluppo economico. Se entriamo nel sito Internet del Ministero, troviamo un link alla Cabina di monitoraggio, che quotidianamente aggiorna i prezzi. L'Antitrust denuncia che proprio tale finestra informativa, che apparentemente dovrebbe informare sui prezzi ma che, in realtà, esplicita i prezzi medesimi in un mercato che dovrebbe svolgersi secondo un regime concorrenziale, favorisce comportamenti collusivi tra le compagnie petrolifere. Ciò che apparentemente sembra informazione, un di più di trasparenza del mercato, si traduce, invece, in uno scambio di informazioni che agevola i comportamenti collusivi delle compagnie petrolifere e genera comportamenti anticoncorrenziali.
Pertanto, al di là di una misura più estetica che di contenuto, è importante che il Ministero si ponga il problema di non facilitare questo «gioco», denunciato anche dall'Antitrust quando ha deciso, il 18 gennaio 2007, di avviare un'istruttoria nei confronti delle principali compagnie petrolifere italiane. Grazie.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Urso 2.208, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 455
Votanti 436
Astenuti 19
Maggioranza 219
Hanno votato sì 186
Hanno votato no 250).
Prendo atto che la deputata Formisano non è riuscita ad esprimere il proprio voto.
Ricordo che l'emendamento Fava 2.3 è stato ritirato.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lazzari 2.204, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 462
Votanti 461
Astenuti 1
Maggioranza 231
Hanno votato sì 215
Hanno votato no 246).
Prendo atto che il deputato Tenaglia non è riuscito ad esprimere il proprio voto.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fava 2.6, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 475
Votanti 451
Astenuti 24
Maggioranza 226
Hanno votato sì 196
Hanno votato no 255).
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Fava 2.7 Lazzari 2.205.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Garavaglia. Ne ha facoltà.
MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, gli identici emendamenti in oggetto sono importanti. Sul fatto che non vi siano oneri aggiuntivi per il bilancio pubblico, siamo tutti d'accordo. È giusto che Pag. 93ciò sia previsto. Tuttavia, è importante aggiungere (come si chiede con gli identici emendamenti in esame) che non vi siano oneri aggiuntivi per gli utenti della rete stradale e autostradale.
Onestamente, non capiamo il motivo del parere contrario della Commissione e del Governo su questi emendamenti, giacché parliamo delle autostrade. Come abbiamo già avuto modo di dire, bisognerebbe andare con i piedi di piombo nella selezione delle strade in cui imporre tale scelta - magari, bisognerà tenerne conto nei regolamenti attuativi per non mettere a carico dei piccoli esercizi costi che non sono in grado di sostenere. L'importante è che, alla fine, non siano a pagare gli utenti. Il problema, dunque, si pone solo con riferimento alle autostrade.
Lo abbiamo detto e lo ripetiamo: che i concessionari abbiano «fieno in cascina», perché negli anni scorsi non hanno fatto investimenti, lo sappiamo (si parla di due, tre miliardi di euro, quindi, di grandi cifre), ma chiedere che, nel mettere tali cartelli, non si impongano i relativi costi agli utenti dell'autostrada, ci sembra il minimo! È una cosa oltremodo ovvia e di buonsenso. Inoltre, occorre farlo per un'altra motivazione che abbiamo già avuto modo di esplicitare. Spesso e volentieri, anzi di fatto sempre, le aziende distributrici di carburante, le compagnie petrolifere, fanno cartello fra di loro. Questo è il punto: se in Italia abbiamo un costo industriale superiore del 15, 20 per cento rispetto al resto d'Europa, ciò avviene perché le aziende petrolifere fanno cartello fra loro.
Se le aziende fanno cartello, nel momento in cui mettiamo un pannello di segnalazione (cambiamogli nome, altrimenti si fa un bisticcio), chi ci garantisce che le aziende non ragionino nel modo seguente, «oggi stabilisco io il prezzo più basso e domani tu»? E siamo al punto di partenza.
A questo punto, perché non tutelarci e dire: va bene, fatelo pure, ma almeno, sulle autostrade non scaricate il costo di questi pannelli informativi sugli utenti e sui pedaggi?
Ci sembra una scelta di buonsenso e, pur nella stanchezza di questo dibattito, che va avanti con posizioni pregiudiziali, senza attenzione sulle argomentazioni, ma solo se uno sia di destra, di sinistra, della Lega, dell'Inter o del Milan, se ragionassimo sulle varie questioni, potremmo approvare una emendamento di buonsenso.
PRESIDENTE. Ha chiesto di Parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lazzari. Ne ha facoltà.
LUIGI LAZZARI. Signor Presidente, vorrei anche illustrare rapidamente il successivo emendamento Fedele 2.206. Entrambi gli emendamenti sono dettati da null'altro che il buon senso, per fare in modo che vi sia una maggiore informazione, sulla quale non abbiamo niente in contrario - anzi diciamo che è auspicabile senza aspettarci per questo chissà quali effetti miracolistici - e che la procedura che dovrà essere posta in essere sia gestita con accortezza, avendo costantemente presente che dovrà esserci poi un risvolto rispetto agli interessi degli utenti. Non vorremmo infatti che, gestita male questa fase, si facesse risparmiare qualche «virgola» sul prezzo della benzina, per scaricare poi sugli utenti della rete o sui costi dei servizi della rete una serie di aumenti, che vanificherebbero ciò che si vorrebbe tentare di raggiungere.
Ci sarebbe sembrato utile che gli emendamenti in questione avessero potuto avere un parere favorevole dal relatore e dal Governo e che venissero approvati, in quanto pongono sostanzialmente dei paletti affinché non si scarichi sugli utenti della rete stradale e autostradale una gestione disinvolta di questa fase, che magari in nome di una pubblicizzazione dei prezzi, esagerata o fatta con strumenti molto costosi, alla fine andrebbe a ripercuotersi sulle tariffe e sui costi, che poi sarebbero gli utenti a dover sopportare.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Uggè. Ne ha facoltà.
PAOLO UGGÈ. Presidente, vorrei aggiungere la mia firma all'emendamento in Pag. 94esame ed evidenziarne un aspetto. Le compagnie petrolifere, attraverso le convenzioni che stipulano con la società Autostrade, riconoscono alle stesse una royalty sui litri venduti in ragione del totale dei litri consumati dalle persone che fanno rifornimento.
Mi sembra ovvia e comprensibile la finalità che l'emendamento in questione si prefigge, vale a dire evitare che sui singoli utenti possa ricadere il costo del ricarico di un'operazione che è fatta solo per garantire trasparenza: tale finalità dovrebbe essere fatta propria da un Governo, che dichiara a gran voce di voler creare una condizione nella quale tutti gli utenti e i consumatori possano avere migliori condizioni.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Allasia. Ne ha facoltà.
STEFANO ALLASIA. Presidente, l'emendamento in esame rappresenta una precisazione sull'articolo 2 e tende a fare in modo che non vi sia la possibilità da parte dei gestori della rete, che non sono dei filantropi, di far ricadere i costi aggiuntivi sugli utenti. Esso ha dunque il fine di proteggere il consumatore-utente da eventuali costi, che lo stesso potrebbe inconsapevolmente trovarsi a sostenere a causa dell'offerta di particolari servizi d'informazione.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Fava 2.7 e Lazzari 2.205, non accettati dalla Commissione né dal Governo, e sui quali la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 459
Maggioranza 230
Hanno votato sì 211
Hanno votato no 248).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Fedele 2.206.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Agrò. Ne ha facoltà.
LUIGI D'AGRÒ. Presidente, il parere contrario ai precedenti due identici emendamenti non mi esime dal fare una valutazione sull'emendamento in esame, che tende ad aggiungere le parole: «e senza eventuali aumenti delle tariffe autostradali».
Sappiamo perfettamente che questo paese è un po' strano, nel senso che, appena il concessionario intravede l'opportunità di mettere a carico dell'utente un sovrapprezzo legato ad un servizio, lo chiede immediatamente al Governo e fa pressioni affinché questo avvenga.
Credo che tale precisazione metta nelle condizioni di affrancarci almeno formalmente da questa consuetudine italica; pertanto sarebbe estremamente interessante che il Governo e anche il relatore ne prendessero atto e cambiassero il loro parere.
PRESIDENTE. Saluto i docenti e gli studenti dell'Istituto tecnico commerciale Pietro Giannone di Foggia, che stanno assistendo alla seduta dalle tribune (Applausi).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Uggè. Ne ha facoltà.
PAOLO UGGÈ. Signor Presidente, proprio per le ragioni cui prima accennavo, è evidente il rischio che questo incremento si sposti sui consumatori. Esso viene deciso per creare ragione di trasparenza e per consentire a tutti di poter avere la conoscenza del prezzo del prodotto, ma può inevitabilmente verificarsi, attraverso una politica di incremento dei pedaggi autostradali, soprattutto in presenza di un Governo o di un soggetto chiamato a vigilare, che stabilisca in realtà incrementi tariffari sul sovrapprezzo, senza tener conto delle disposizioni a livello comunitario.
Siamo in presenza di un'azione effettuata da questo Governo, che non ha Pag. 95controllato quello che di fatto si è realizzato su alcuni tratti autostradali: si è introdotto un incremento che non tiene conto minimamente di quelle che sono le indicazioni della direttiva comunitaria sul sovrapprezzo da applicare. Il sovrapprezzo è possibile nel momento in cui quanto è stato incassato viene destinato per migliorare la viabilità e le condizioni ambientali di quella zona, per la quale l'incremento del prezzo autostradale si è determinato.
Questa precisazione impedisce a qualcuno di voler tentare, attraverso formule strane e grazie anche a controlli inesistenti, che chi dovrebbe fare non effettua, perdendosi magari in battaglie, intervenendo sui contratti autostradali o su quelli tra privati, per impedire che questi possano andare a compimento come le parti hanno voluto. Questo emendamento ha il compito preciso di impedire che tutto vada a scaricarsi sul singolo utente, attraverso incrementi che le società autostradali potrebbero, nella convenzione che stipulano con le compagnie petrolifere, andare a recuperare, laddove decidessero di farsene carico. Raccomando, quindi, ai colleghi di tenere conto di queste considerazioni e di esprimersi favorevolmente su questo emendamento.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fedele 2.206, non accettato dalla Commissione né dal Governo, e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 470
Votanti 469
Astenuti 1
Maggioranza 235
Hanno votato sì 220
Hanno votato no 249).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fava 2.10, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 457
Votanti 455
Astenuti 2
Maggioranza 228
Hanno votato sì 211
Hanno votato no 244).
Prendo atto che la deputata Capitanio Santolini non è riuscita ad esprimere il proprio voto.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Germontani 4.201.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Saglia. Ne ha facoltà.
STEFANO SAGLIA. Signor Presidente, con la collega Germontani abbiamo deciso di proporre all'Assemblea la soppressione dell'articolo 4. Tale articolo, che riguarda la data di scadenza dei prodotti alimentari, è simbolico di un provvedimento che, come abbiamo ripetuto altre volte, è assolutamente ininfluente ai fini della tutela del consumatore. In questo caso ,siamo addirittura di fronte ad un intervento normativo, che non aggiunge nulla, ma crea confusione nel settore dell'etichettatura dei prodotti alimentari, sul quale,oltre agli interessi dei consumatori, vi sono evidentemente anche quelli delle piccole e medie imprese operanti nel settore.
La problematica è data dal fatto che all'articolo 18 del decreto legislativo n. 109 del 1992, si prevedono grosso modo le stesse identiche misure che si prevedono all'articolo 4 del decreto al nostro esame. Ci si chiede, quindi, come mai si sia immaginato questo intervento normativo. Oltretutto siamo in materia dettata dalla disciplina comunitaria ed allora ci chiediamo come mai questo articolo sia stato ricompreso in un decreto senza alcuna necessità ed urgenza, potendo, invece, essere tranquillamente discusso in una sede più propria, ovvero quella della legge comunitaria.Pag. 96
Oltretutto il decreto legislativo n. 109 dei 1992, già da me richiamato, è perfettamente in linea con le disposizioni comunitarie. Sarebbe auspicabile, quindi, sopprimere l'articolo 4 del provvedimento in esame e trasfonderne il contenuto all'interno del disegno di legge comunitaria.
In quella sede, infatti, sarebbe possibile approfondire meglio una disposizione, che non aggiunge nulla rispetto alla normativa vigente, tranne che intervenire sulle dimensioni della data di scadenza dei prodotti alimentari. Del resto tale tematica, come già segnalato dall'Autorità garante della concorrenza del mercato, potrebbe essere trattata in altra sede, tenendo soprattutto conto delle tipologie dei diversi prodotti, ciò perché anche l'apparato sanzionatorio relativo a tale materia è assolutamente rispondente alle disposizioni comunitarie.
Abbiamo del resto riscontrato che in sede di Commissione sono stati presentati emendamenti soppressivi dell'articolo 4 del decreto-legge in esame anche da parte di colleghi appartenenti alla maggioranza. Quindi, il Governo, insistendo per l'approvazione di tale articolo, probabilmente desidera soltanto perseguire un obiettivo di carattere propagandistico, vale a dire poter affermare che si è approvata una norma che tutela maggiormente i consumatori, mentre in realtà la questione è già disciplinata da una normativa vigente. Per di più con questo articolo si creerà una specificità tutta italiana, che penalizzerà le nostre aziende produttrici di generi alimentari rispetto a quelle europee.
Pertanto, invitiamo nuovamente il Governo ad affrontare tale questione, poiché a nostro avviso occorre sopprimere l'articolo 4 e trasferire in un'altra sede la discussione di questo argomento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Mazzocchi. Ne ha facoltà.
ANTONIO MAZZOCCHI. Signor Presidente, per sottolineare ancora di più quanto giustamente affermato dal collega Saglia, vorrei segnalare che ho esaminato l'intero decreto legislativo 27 gennaio del 1992, n. 109, recante attuazione di direttive comunitarie. Ebbene, vorrei francamente dire che, dopo aver letto tale decreto legislativo, non si riesce a capire per quale motivo sia stato proposto dal Governo l'articolo 4 del provvedimento in esame.
Infatti, volendo realmente difendere i consumatori, non si riesce a comprendere, caro collega Lulli, il motivo per cui in sede di Commissione sia stato dichiarato inammissibile un emendamento presentato dal gruppo di Alleanza Nazionale. Con tale proposta emendativa si chiedeva, a fronte delle notizie di stampa diffuse in questi ultimi giorni - come ad esempio il fatto che 300 mila beni contraffatti sono prodotti e venduti da alcune società italiane - che sull'etichetta venisse chiaramente indicato se il prodotto in questione fosse nazionale o no.
Cari colleghi, chi vi parla è nato nel Meridione. Ebbene, sapete che numerose società...
PRESIDENTE. La prego di concludere...!
ANTONIO MAZZOCCHI. ...meridionali - concludo, Presidente - stanno producendo scatole di pomodori con ortaggi provenienti dalla Cina, scrivendo però su di esse made in Italy?
Pertanto, onorevole Lulli, non riesco a capire il motivo per il quale sia stato dichiarato inammissibile un emendamento che andava proprio in direzione...
PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole!
ANTONIO MAZZOCCHI. ...della tutela del consumatore! In conclusione, il Governo dovrebbe rispondere a quanto il collega Saglia ha giustamente sottolineato!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Carlucci. Ne ha facoltà.
GABRIELLA CARLUCCI. Signor Presidente, intervengo innanzitutto per aggiungere la mia firma all'emendamento 4.201 Pag. 97presentato dagli onorevoli Germontani e Saglia, avendo condiviso interamente quanto da quest'ultimo esposto.
Ho voluto portare in Assemblea un'etichetta (La deputata Carlucci mostra un foglio riproducente un'etichetta di prodotto alimentare), poiché l'articolo 4 del decreto-legge in esame dovrebbe venire incontro alle esigenze dei consumatori. Esso, tuttavia, anziché soddisfare tali esigenze ( spiegherò meglio tale concetto, mostrando l'etichetta qui presente), serve soltanto a penalizzare le nostre imprese.
Noi dovremmo aiutare le aziende italiane, consentendo loro di «agganciare» la ripresa economica in atto; invece, le stiamo solamente penalizzando! Come avete tutti ascoltato, infatti, la normativa che disciplina l'etichettatura dei prodotti agroalimentari è comunitaria. Pertanto, soltanto le aziende ed i produttori italiani vedrebbero applicate regole diverse!
Qual è, allora, l'obiettivo perseguito dall'articolo 4 del cosiddetto decreto Bersani? Tale articolo vorrebbe obbligare le imprese italiane a riportare all'interno dell'etichetta di un prodotto, garantendo la stessa visibilità ed adoperando lo stesso tipo di inchiostro usato per indicare la quantità del prodotto stesso, la data di scadenza: ebbene, ciò è impossibile! Infatti, le aziende si fanno produrre le etichette da un'apposita fabbrica. Hanno addirittura scorte che durano almeno per due anni, queste etichette sono numerosissime. È ovvio che la data di scadenza del prodotto viene messa in maniera estemporanea, in quanto la richiesta di quantitativo dello stesso segue le regole del mercato. Molto spesso si tratta di richieste stagionali. Per tale motivo, l'etichetta può essere messa solo all'ultimo minuto. Per poter fare quello che chiede il decreto Bersani bisognerebbe che le aziende si dotassero di altri macchinari e buttassero al macero le etichette che già hanno nelle loro fabbriche per far fronte ai bisogni dei prossimi due anni. Con questa norma si innescherebbe un meccanismo che le penalizzerebbe dal punto di vista economico e comunque, nell'immediato, le penalizzerebbe nei confronti delle altre aziende europee. Peraltro, la Comunità europea non è stata nemmeno avvisata di questo cambiamento della norma.
La domanda che poniamo è questa: perché si usa questo strumento? In questo modo si va contro le aziende e senza alcun vantaggio per il consumatore. Infatti, nell'etichetta, la data di scadenza c'è e si vede, l'inchiostro è soltanto più leggero. Però, andando a guardare bene, anche chi non ha una vista perfetta la trova. Quindi, non è vero che si interviene a vantaggio del consumatore, in quanto la data di scadenza già c'è; infatti, esistono norme europee che vigono per tutti gli Stati membri. Non si è capisce quale sia il vero obiettivo di una norma che penalizza le imprese italiane. Per questo motivo, chiediamo, in nome delle piccole, grandi e medie imprese italiane: cui prodest questa norma (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale)?
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fugatti. Ne ha facoltà.
MAURIZIO FUGATTI. Come più volte è stato detto, quello in esame è un provvedimento a tutela del cittadino e del consumatore. L'articolo 4, che prevede l'inserimento della data di scadenza dei prodotti alimentari, dovrebbe andare in questa direzione. In questo modo il consumatore sa se il prodotto è nei termini di legge, trovando un'etichetta con una data di scadenza che prescrive il tempo entro il quale è possibile consumare il prodotto. Si tratta di una tutela in più del consumatore, che sa così entro quanto tempo può consumare il prodotto (benché molto spesso il prodotto sia ancora buono anche oltre la data di scadenza, ma questo è un altro discorso).
D'altra parte, abbiamo visto anche nei giorni scorsi che il Governo ha «ceduto i pantaloni» - come diciamo noi in termini metaforici -, ha ceduto la propria sovranità al legislatore comunitario. Infatti, nella legge comunitaria, predisposta dal Governo nelle scorse settimane, è stato tolto quell'articolo che prevedeva che per i prodotti alimentari sia obbligatoria l'etichettatura, vale Pag. 98a dire l'origine degli alimenti. Ciò era stato previsto dal Governo Berlusconi - lo sappiamo - per dare maggiore sicurezza al consumatore, che altrimenti non poteva essere a conoscenza della provenienza del prodotto che andava a consumare. Abbiamo vari alimenti: si parla di pomodori, delle carni, dell'olio e di tutti quegli alimenti che vengono spacciati per made in Italy, cioè come prodotti padani e italiani, mentre invece vengono dall'estero. Il caso della Cina è emblematico. In quel provvedimento varato dal Governo della Casa delle libertà si prevedeva l'etichettatura, benché si sia dovuto fare un braccio di ferro con l'Europa. Infatti, quest'ultima ha un concetto di concorrenza secondo il quale prevedere l'etichettatura - e quindi la certificazione del made in Italy - di un determinato prodotto va contro la concorrenza europea, perchè in questo modo si favorirebbe il consumo del prodotto italiano rispetto ad altri prodotti.
Da una parte, noi dobbiamo considerare che il consumatore va tutelato (perché uno può pensare di mangiare pomodoro italiano, che invece proviene dalla Cina, oppure può mangiare, senza saperlo, carne che viene dalla Thailandia o da altri paesi come il Brasile), dall'altra, però, dobbiamo tutelare anche le imprese. Infatti, è vero che la salubrità e la genuinità degli alimenti è a rischio, però sono anche a rischio quelle imprese che oggi fanno il made in Italy in relazione a prodotti alimentari. Queste imprese si vedono messe in crisi perché c'è qualcuno che «tarocca» questi prodotti, spacciandoli per prodotti made in Italy, mentre invece tali non sono.
Quindi, da una parte, con questo provvedimento il Governo afferma di essere a fianco del consumatore perché in esso è scritto che la data di scadenza deve figurare in modo facilmente visibile. La data di scadenza non può essere scritta in maniera nascosta ed in questo senso - ripeto - si dice di essere dalla parte del consumatore. D'altro canto, però, lo stesso Governo nel disegno di legge comunitaria predisposto nei giorni scorsi ha eliminato quel grande provvedimento consistente nella legge sull'etichettatura, che a nostro parere va a tutela del consumatore e delle imprese made in Italy. Inoltre, esso era legato al discorso della filiera. Infatti, sappiamo che i prodotti.... Signor Presidente, mi scusi ma in aula non è presente il Governo.
PRESIDENTE. Onorevole Fugatti, il rappresentante del Governo si è dovuto allontanare per un problema «tecnico». Il sottosegretario tornerà immediatamente.
MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, ma cosa facciamo? Con chi parliamo? Capiamoci, ci sono 103 sottosegretari e ho anche dimenticato il numero dei ministri. Signor Presidente, ci fermiamo perché manca il Governo!
PRESIDENTE. Il sottosegretario ha comunicato alla Presidenza che la sua assenza sarebbe durata un minuto. Si tratta di un'assenza di un minuto.
MAURIZIO FUGATTI. Prego?
PRESIDENTE. Il sottosegretario ha comunicato alla Presidenza che si sarebbe assentato per un minuto per un esigenza - diciamo così - «tecnica».
MAURIZIO FUGATTI. Allora ci fermiamo per un minuto anche noi. Signor Presidente, aspettiamo un minuto.
PRESIDENTE. Sta bene. Sospendo brevemente la seduta.
La seduta, sospesa alle 18,45, è ripresa alle 18,50.
PRESIDENTE. Invito il deputato Fugatti a terminare la sua dichiarazione di voto sull'emendamento Germontani 4. 201.
MAURIZIO FUGATTI. Grazie, Presidente. Capisco le esigenze fisiologiche del rappresentante del Governo, ma con un provvedimento così importante pensavamo che vi fosse qualche sottosegretario pronto a sostituirlo, tra gli oltre cento di questo Governo. È chiaro che per una persona sola sostenere tutta la seduta diventa difficile Pag. 99al di là del fatto che noi abbiamo dovuto chiedere la sospensione dei lavori. Noi siamo qui per illustrare la nostra posizione politica e dobbiamo farlo di fronte al Governo, non possiamo certo farlo davanti a sedie vuote.
L'articolo 4 si occupa della data di scadenza dei prodotti alimentari. Si è detto che questo Governo ha adottato un provvedimento a favore e a tutela dei consumatori. In sostanza, si vuole che la data di scadenza sia fissata e indicata con precisione in modo da dare certezze a chi acquista e poi consuma un prodotto. D'altro canto, abbiamo rilevato che nella legge comunitaria appena presentata in Consiglio dei ministri, che inizierà il suo iter parlamentare, ed in riferimento alla quale in Commissione agricoltura si è già discusso di un particolare aspetto, è stato previsto di non riportare più sulle etichette l'indicazione della provenienza.
In un provvedimento varato dal Governo della Casa delle libertà si era stabilito di indicare sull'etichetta dei prodotti a loro provenienza. Il fatto che il prodotto fosse stato prodotto in Italia era certamente importante per il consumatore in quanto gli garantiva una maggiore tutela. Abbiamo scoperto che il Governo, a causa dell'ingerenza europea, delle decisioni prese in sede comunitaria, ha deciso di togliere l'indicazione di provenienza sull'etichetta dei prodotti togliendo al consumatore italiano la certezza della provenienza italiana del prodotto. Per tanti prodotti tutto ciò può rappresentare un problema: al riguardo si è parlato dei pomodori, dell'olio d'oliva, delle carni. Si tratta di prodotti che vengono spacciati come fatti in Italia, ma che tali non sono perché giungono dalla Cina, dal Brasile o da altri paesi, dove le regole applicate non sono certamente quelle italiane, dove i prodotti fitosanitari non hanno un protocollo come quello italiano.
Al consumatore, l'etichettatura dei prodotti dava una particolare garanzia, che poteva anche essere la stessa garanzia della data di scadenza dei prodotti alimentare. Vediamo pertanto che il Governo da una parte va in una direzione e dall'altra, a causa degli obblighi di Bruxelles, ne segue una completamente opposta.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Ronchi. Ne ha facoltà.
ANDREA RONCHI. Presidente, vorrei ricollegarmi a quanto detto poco fa dall'onorevole Saglia e dalla collega Carlucci. Sono esterrefatto di fronte ad un atteggiamento quantomeno schizoide e schizofrenico del Governo in questa materia. Da un lato, abbiamo sentito roboanti dichiarazioni in campagna elettorale sulla volontà di aiutare le imprese italiane; dall'altro, si producono norme - come hanno sottolineato i colleghi del centrodestra - che in realtà vanno a penalizzare queste imprese.
Non capisco il silenzio del Governo, rispetto alle nostre osservazioni. C'è un autorevole esponente del Governo, al quale io chiedo ufficialmente di prendere posizione e di rispondere. Da ore, tutto il centrodestra, all'unisono, sta battendo questo tasto, questa battaglia per la trasparenza e per il rilancio delle imprese italiane e il Governo tace e sta zitto!
Se ci sei batti un colpo, Governo! Dicci che cosa pensi rispetto a questa giusta e sacrosanta richiesta del centrodestra, a difesa delle imprese italiane! Non è con il silenzio che si può governare questo paese (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale - Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto a titolo personale l'onorevole Gamba. Ne ha facoltà.
PIERFRANCESCO EMILIO ROMANO GAMBA. Deputato Presidente, effettivamente questa è un'altra delle caratteristiche di questo grande pasticcio, rappresentato da questo decreto-legge e dalle ipotesi cosmetiche su molti aspetti. Non si trattano invece quelle questioni, sulle quali realmente vi sarebbe bisogno, come molti hanno sottolineato, relative a reali ed effettive liberalizzazioni. Anzi, in questo caso si va esattamente nel senso opposto: si creano ulteriori adempimenti, assolutamente inutili ai fini della trasparenza e dell'effettiva tutela dei consumatori, e si Pag. 100impongono ai produttori delle misure, che tra l'altro sono diverse e non concordate a livello comunitario.
Pertanto in questo momento, perlomeno sino a quando non si addivenisse ad una scelta comune riguardo a queste modifiche sui caratteri delle indicazioni previste sulle confezioni, non si farebbe altro che stabilire...
PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole.
PIERFRANCESCO EMILIO ROMANO GAMBA. ...degli aggravi ulteriori per i nostri produttori, con evidente svantaggio in sede di concorrenza con gli altri partner comunitari. Insomma, invece che tutela dei consumatori, pesi ed oneri per i produttori!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Campa. Ne ha facoltà.
CESARE CAMPA. Signor Presidente, anch'io intervengo in dichiarazione di voto, perché mi sembra veramente strano che da parte della maggioranza, che qualche volta mostra anche segni di saggezza, non si voglia accogliere, nella sua essenza, la bontà di questo emendamento. Colgo peraltro l'occasione per dire che è mia intenzione sottoscriverlo, ringraziando il collega Saglia e Carlucci, che lo hanno illustrato con grande forza. Qui ci troviamo in presenza di uno Stato, che vuole interferire non dando garanzie ai consumatori. È giusto che ci sia la data di scadenza nelle etichette, ma perché obbligare i produttori a farlo in una determinata maniera? Infatti, alla fine il prodotto non darà certamente una maggiore garanzia, bensì subirà un mero aggravio di costo. Infatti, stiamo imponendo alle imprese di buttare via tutte le etichette che hanno, nonché le macchine che hanno acquistato per l'etichettatura automatica con la data di scadenza, per fare non si sa bene che cosa!
Per quale motivo il Governo deve intervenire con norme così cogenti e così assurde? L'importante è stabilire dei principi: il prodotto deve avere la data di scadenza e questa deve essere ben visibile. Questo mi sembrerebbe di buonsenso. Ma perché non usate questo buonsenso?
PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole.
CESARE CAMPA. Presidente, ma perché non dice alla sua maggioranza e al suo Governo, invece di stare là in qualche maniera a far passare il tempo, di applicare quel buonsenso che gli stessi componenti del Governo richiamavano rivolgendosi al Governo precedente? Svegliamoci, per cortesia (Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Consolo. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE CONSOLO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, intervenendo ieri in quest'aula su questo sciagurato provvedimento, ho sottolineato la palese violazione dell'articolo 77 della Costituzione, che prevede, com'è a voi noto, il requisito della necessità e dell'urgenza per poter emanare un decreto-legge. L'articolo 4 del provvedimento prevede che gli effetti finali di tale norma - ecco perché il nostro gruppo ha presentato questo emendamento, che peraltro vorrei sottoscrivere, con l'intesa dei colleghi - sono destinati a prodursi centottanta giorni dopo l'entrata in vigore del decreto-legge! Dunque dov'è l'urgenza in una disposizione del genere?
Inoltre questo articolo 4 è sciagurato anche nel merito e quindi ribadisco la volontà di sottoscrivere questo emendamento, che ne propone la soppressione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Pini. Ne ha facoltà.
GIANLUCA PINI. Signor Presidente, intervengo brevemente per rivolgere un invito concreto al Governo, cioè stralciare completamente questo articolo per un semplice motivo: è fumoso, crea confusione e soprattutto capita in un momento, in cui sappiamo già di dover intervenire Pag. 101nella materia delle etichettature alimentari. Infatti, nella nuova legge comunitaria è già presente una direttiva che deve recepire determinati... Mi scusi, signor rappresentante del Governo, le sto rivolgendo un invito formale, tecnico e, ritengo, di buonsenso...
PRESIDENTE. Onorevole Pini, prosegua, il Governo è presente.
GIANLUCA PINI. Proseguo, ma se non c'è attenzione (Commenti)!
Vorrei sinceramente che mi ascoltasse. A breve dovremmo trattare anche la cosiddetta legge comunitaria, che al suo interno reca delle norme di recepimento di una direttiva, che trattano nuovamente di etichettatura di prodotti alimentari.
PRESIDENTE. La prego di concludere.
GIANLUCA PINI. Non solo, ma la norma, così com'è contenuta nell'attuale decreto, è contro alcune disposizioni di vecchie direttive comunitarie, cioè la 200/13/CEE, recepita dal decreto legislativo n. 181 del 2003...
PRESIDENTE. Mi dispiace, ma ha esaurito ampiamente il suo tempo.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Buontempo. Ne ha facoltà.
TEODORO BUONTEMPO. Dissento profondamente dalle argomentazioni espresse finora dai colleghi perché non facciamo altro che recepire una norma europea. L'articolo 3 del decreto legislativo n. 109 del 1992 disciplina proprio la denominazione di vendita indicata, l'elenco degli ingredienti e via dicendo. Ritengo quindi positivo e non negativo il fatto che in Italia sia prevista una scritta più grande, più visibile. Semmai il Governo italiano dovrebbe chiedere alla Comunità europea che gli altri paesi si uniformino, nel senso di recepire la disposizione della Comunità stessa, non che noi, per metterci alla pari degli altri, vorremmo non indicare queste caratteristiche che rappresentano una tutela per il consumatore. È anzi grave che non sia stato fatto finora.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Frassinetti. Ne ha facoltà.
PAOLA FRASSINETTI. Signor Presidente, anch'io voglio intervenire sull'articolo 4 del decreto-legge in esame. Ritengo che con questo articolo crei confusione in un momento importante per il consumatore, cioè quello della qualità del prodotto. Tale aspetto incide sicuramente nella quotidianità delle persone ed è anche evidente che le direttive CEE risultano chiaramente difformi da questa strutturazione normativa. Nel caso in cui lo Stato italiano intendesse adottare nuove disposizioni - sappiamo che ci sono stati degli interventi legislativi proprio in campo alimentare - sarebbe necessario procedere alla comunicazione di tale nuovo disposto legislativo. Mi chiedo se non sia un eccessivo formalismo voler applicare una norma, che in questo senso è inutile perché era già presente nel nostro sistema legislativo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Airaghi. Ne ha facoltà.
MARCO AIRAGHI. Signor Presidente, l'articolo 4 è una norma assolutamente dannosa ed inutile. È inutile perché la data di scadenza dei prodotti alimentari è già normata in modo chiaro fin dal 1992 e sono anche previste sanzioni per chi non l'applichi correttamente. La norma è anche dannosa perché, obbligando inutilmente le aziende alimentari a dei costi di adeguamento degli impianti produttivi per poter mettere le scritte previste dalla nuova normativa, impone alle stesse dei costi aziendali, che sarebbero inevitabilmente riversati sui consumatori, non essendo le aziende alimentari delle imprese di beneficenza, ma essendo gestite da gente che deve far profitto.
Per questo, oltre che inutile perché fornisce delle informazioni già previste, è dannosa per i consumatori: alla faccia Pag. 102della semplificazione! Come avevo già affermato ieri, questo provvedimento non è semplificatorio, ma aggiunge normative su normative. Quindi, voteremo contro questo articolo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Menia. Ne ha facoltà.
ROBERTO MENIA. Grazie, deputato Presidente. Intervengo anch'io per aggiungere la mia voce a quella dei tanti colleghi che hanno già motivato la nostra contrarietà alla previsione cervellotica prevista dal Governo. Si intende cioè riportare la data di scadenza sui prodotti alimentari d'origine italiana in un modo più particolare.
Appare paradossale che dietro la presunta applicazione di un concetto a tutela del consumatore si vada, in realtà, a penalizzare proprio il prodotto italiano, le aziende italiane in genere. Queste ultime sarebbero infatti doppiamente penalizzate: in primo luogo, sotto il profilo dell'impatto visivo immediato che ha il consumatore del prodotto italiano rispetto a qualunque altro prodotto comunitario; in secondo luogo, riguardo ad un altro aspetto appena ricordato dal collega Airaghi, perché si verrebbero a determinare costi maggiori derivanti dall'adempimento delle aziende italiane alle nuove previsioni.
Per queste ragioni riteniamo che quella in oggetto sia una previsione illogica, quindi invitiamo il Governo a prenderne atto e, magari, a ritirare o a rivedere la sua posizione sull'emendamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Minasso. Ne ha facoltà.
EUGENIO MINASSO. Signor Presidente, penso di prendere la parola con cognizione di causa visto che prima di essere eletto parlamentare mi occupavo proprio di normative europee, soprattutto in riferimento ai prodotti alimentari.
Quella in oggetto è una norma assolutamente superflua perché esiste già e posso anche dire, per chi non lo sapesse, che la Comunità europea ha già indicato la dimensione. Si tratta esattamente dell'altezza di quella «E» che tutti possono vedere esposta sugli imballaggi: la scritta deve essere esattamente alta come quella. Tra l'altro, la normativa europea penalizza anche le aziende che non si mettono in regola.
Debbo dirvi che ai miei tempi, quando facemmo sostituire questa normativa, subimmo naturalmente tutte le modifiche: non potete immaginare cosa voglia dire per un'azienda cambiare delle stampanti a getto d'inchiostro che costano milioni di lire, quindi centinaia di migliaia di euro.
In tutti i casi i tempi dovrebbero essere notevolmente più lunghi per smaltire la banda stagnata e la carta già stampata, giacente nelle aziende che la consumano e in quelle che la forniscono.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Patarino. Ne ha facoltà.
CARMINE SANTO PATARINO. Grazie, deputato Presidente. A quanto già detto dai miei colleghi a proposito dell'inutilità di questa norma debbo aggiungere che noi abbiamo compreso l'assenza da parte vostra di una volontà rivolta alla tutela degli interessi dei consumatori: vi è, invece, il vizietto di vessare i produttori italiani. Invece di preoccuparvi, come sarebbe più giusto e corretto, di intensificare i controlli e di comminare delle sanzioni riguardo ai prodotti di dubbia qualità provenienti dalle altre parti del mondo, voi vi state accanendo contro i nostri produttori, senza dare ai nostri consumatori un minimo di sicurezza sul piano alimentare e dei prezzi.
Credo che dobbiate fare un esame di coscienza, utile a far capire agli italiani che da parte del Governo di centrosinistra non vi è alcun interesse a tutela dei lavoratori e dei consumatori.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Scalia. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE SCALIA. Signor Presidente, intervengo anch'io per sottolineare l'incongruenza di ciò che il Governo di centrosinistra intende fare.Pag. 103
Francamente, si tratta di un provvedimento incomprensibile perché non tiene conto delle esigenze dei consumatori - come è stato detto da più parti e, soprattutto, dai colleghi di Alleanza Nazionale - e rende esasperante la questione per i produttori.
Noi non riusciamo a capire perché questo Governo continui a voler far male a produttori e consumatori, a tanta gente che produce, che ha voglia di produrre in Italia con serietà, assicurando la qualità dei prodotti e una filiera che non può essere lasciata alla ventura.
PRESIDENTE. Deve concludere...
GIUSEPPE SCALIA. È importante pertanto sottolineare come ancora una volta, da parte di questo Governo, vi sia un'insensibilità nei confronti del mondo delle produzioni e di milioni di consumatori italiani.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Stucchi. Ne ha facoltà.
GIACOMO STUCCHI. Signor Presidente, ritengo che le indicazioni contenute in questo articolo possano ritenersi condivisibili.
Però, si tratta non tanto di scrivere la data di scadenza in modo facilmente visibile o chiaramente leggibile ovvero indelebile quanto, piuttosto, di porre rimedio al fatto che, a volte, tali indicazioni, quando in ipotesi sono riportate con cifre, numeri e parole, vengono scritte non in italiano ma in una delle lingue dell'Unione europea. Sovente, anzi, sono utilizzate esclusivamente delle cifre e, prima della data di scadenza, sono segnati taluni codici propri degli stabilimenti di produzione i quali rendono il tutto completamente incomprensibile. A me stesso è capitato tra le mani, qualche giorno fa, un prodotto e devo ammettere che non sono riuscito a capire quale ne fosse la data di scadenza.
PRESIDENTE. Deve concludere...
GIACOMO STUCCHI. Ciò, proprio perché determinati numeri erano preceduti da cifre relative agli stabilimenti di produzione che rendevano del tutto incomprensibile la data di scadenza. Forse, si dovrebbe stare attenti più a tali elementi che alla dimensione dei numeri e delle cifre riportate sulle confezioni.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Franzoso. Ne ha facoltà.
PIETRO FRANZOSO. Signor Presidente, su tale argomento ritengo che il buon senso indurrebbe - e mi rivolgo al relatore, il collega Lulli - ad accantonare l'esame degli emendamenti riferiti all'articolo 4, atteso che la X Commissione attività produttive sta elaborando, in sede di Comitato ristretto, un disegno di legge proprio sulla tracciabilità. L'etichettatura dei prodotti alimentari, importante ai fine della tutela del consumatore e della salubrità del prodotto, deve a mio avviso indicare anche l'origine del prodotto alimentare e la codificazione di come sia stato prodotto; ecco perché sarebbe necessario, per avere un'etichettatura più completa, rinviare la trattazione della materia al momento in cui si esaminerà un provvedimento di legge specifico sulla tracciabilità in generale dei prodotti alimentari.
PRESIDENTE. Deve concludere...
PIETRO FRANZOSO. Concludo, Presidente. Dobbiamo anche considerare che lo stesso decreto prevede un periodo di centottanta giorni per l'adeguamento dei soggetti tenuti all'apposizione dell'indicazione della data di scadenza, sicché non si ravvisa una particolare urgenza tale da giustificare l'adozione della misura già con il presente provvedimento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rao. Ne ha facoltà.
PIETRO RAO. Signor Presidente, intervengo brevemente in dissenso dal mio Pag. 104gruppo per osservare come, atteso che questo Governo è ormai giunto alla frutta, sono disponibile a votare contro l'emendamento in esame purché questo Governo metta una scadenza anche al proprio mandato.
PRESIDENTE. Deve concludere...
PIETRO RAO. Questo, lo dico e non lo dico (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale e Lega Nord Padania)...!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Provera. Ne ha facoltà.
MARILDE PROVERA. Signor Presidente, colleghe e colleghi, se effettivamente questo provvedimento fosse inutile e superfluo, sarebbero incomprensibili le numerose proteste delle associazioni dei consumatori, che lamentano, proprio nel campo della visibilità della scadenza dei prodotti, un'insufficienza per cui non riescono ad identificare la data di scadenza dei prodotti non solo le persone anziane o ipovedenti, ma anche persone con facoltà del tutto normali, persone che utilizzano buona parte del loro tempo dedicato alla spesa alimentare per riuscire a capire quando il prodotto scade. E la scadenza del prodotto, specie per i generi alimentari particolarmente delicati, è importantissima per la salute e l'integrità fisica della persona.
Ciò va detto con riferimento al consumatore; quindi, è del tutto evidente che si tratta di una norma che tutela il consumatore e la sua integrità fisica. In altri termini, si fa sì, anche con le proposte emendative presentate al riguardo, che le modalità con cui viene indicata per iscritto la data di scadenza siano tali che essa venga apposta in una posizione visibile. Ciò consente, quindi, anche alle aziende un margine di adattamento, purché la scadenza sia chiaramente visibile sull'etichetta stessa.
Vorrei inoltre vorrei far riflettere i colleghi e le colleghe sul fatto che avere etichette appetibili e comprensibili da parte del consumatore non sarebbe per le nostre aziende un disvalore in quanto avrebbero maggiori costi. Altrimenti, non sarebbe comprensibile come mai, periodicamente, le aziende stesse modifichino l'etichettatura dei propri prodotti.
Si tratta di una mera questione di concorrenza, di mettersi in grado di reggerla dal punto di vista qualitativo, perché nel nostro futuro, e già oggi, non si reggerà la concorrenza tagliando sui costi, ma investendo e migliorando la qualità, di modo che il nostro prodotto sia più apprezzabile in Italia, in primo luogo, e poi all'estero. Ciò risponderebbe sia ad un criterio di tutela del consumatore sia, al contrario di quanto ho sentito dire fino ad ora, ad un rilancio e ad un ammodernamento dell'impresa e ad una valorizzazione qualitativa del prodotto.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Lo Presti. Ne ha facoltà.
ANTONINO LO PRESTI. Signor Presidente, è talmente cervellotica la norma che stiamo esaminando che c'è da chiedersi cui prodest?, cosa vi sia dietro questo incomprensibile tentativo della maggioranza di introdurre una norma che complica la vita alle aziende e che si pone in aperto contrasto con le direttive europee in materia.
La norma in questione, proprio per i tempi della sua applicazione, confligge con i presupposti ed i principi che regolamentano la decretazione d'urgenza. Non si comprende cosa c'entri una norma del genere, di cui si prevede un'applicazione differita, con i criteri di indifferibilità e di urgenza che presiedono all'approvazione di un decreto-legge.
Bisogna chiedersi cosa vi sia dietro, per quale ragione abbiate proposto una norma così incomprensibile e quale interessi essa intenda tutelare.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Ascierto. Ne ha facoltà.
FILIPPO ASCIERTO. Mi riservo di intervenire in occasione dell'esame del prossimo emendamento.
Pag. 105
PRESIDENTE. Sta bene.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Raisi. Ne ha facoltà.
ENZO RAISI. Signor Presidente, trovo stupefacenti le motivazioni che alcuni colleghi della maggioranza hanno prodotto a difesa dell'articolo 4. Nessuno di voi ha notato che imponete alle aziende italiane un maggiore impegno vincolante nel realizzare l'etichettatura, che non è imposto per i prodotti stranieri venduti in Italia.
Siamo talmente «intelligenti» che sovraccarichiamo le nostre aziende di costi e oneri rendendole ancora meno competitive rispetto alle aziende straniere. Infatti, non possiamo imporre, ad esempio, ai francesi che vendono i loro prodotti da noi di utilizzare questa etichettatura, ma lo imponiamo alle nostre aziende. Fate una scelta ancora più burocratica, mentre sostenete di voler «sburocratizzare» il lavoro delle nostre aziende.
Da una parte dite che è inaccettabile prevedere il made in Italy come etichettatura, ma dall'altra imponete una cosa di questo genere che sarà punitiva per le nostre aziende, rendendole meno concorrenziali e competitive con il resto d'Europa. È veramente un fatto scandaloso (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Garavaglia. Ne ha facoltà.
MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, vorrei brevemente rispondere alle argomentazioni fornite dalla collega Provera. La Lega Nord Padania non voterà a favore dell'emendamento soppressivo in esame, in quanto condividiamo, nei principi, l'articolo 4. La questione è fare bene le cose. Successivamente all'emendamento in esame, vi sono emendamenti di buonsenso. Ad esempio, non siamo d'accordo sul fatto di specificare che la data di scadenza debba essere grande esattamente tanto quanto l'indicazione della quantità del prodotto. È un fatto che ha poco senso. Siamo poi d'accordo sul dare la possibilità all'azienda di smaltire le scorte.
Fatti salvi i principi, il gruppo Lega Nord Padania vuole cercare di modificare una norma che è scritta abbastanza male. Mi sembrava doveroso rispondere alla collega.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Fedele. Ne ha facoltà.
LUIGI FEDELE. Signor Presidente, al pari di molti altri colleghi, non siamo contrari alla norma in sé. Del resto, le indicazioni sui prodotti in circolazione sono già chiare da diversi anni. Le imprese si sono organizzate in tal senso. Affinché le date di scadenza fossero indicate con molta precisione, hanno effettuato anche investimenti in questa direzione. Certamente, siamo favorevoli ad una tutela dei consumatori e sappiamo che l'indicazione della data di scadenza è indispensabile. Del resto, è già presente da alcuni anni. Non vedo perché si debba rivoluzionare tutto, creando notevoli problemi non tanto alle grandi aziende che, in qualche modo, potrebbero adeguarsi, ma alle piccole e medie imprese. Diciamoci la verità: se una tutela è giusta e necessaria per i prodotti italiani, per molti prodotti provenienti dall'estero questa tutela in effetti non c'è. Allora, ritengo che la norma debba essere adeguata in tal senso.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Galli. Ne ha facoltà.
DANIELE GALLI. Signor Presidente, ritengo che questo provvedimento non debba adottato con un decreto-legge. Mi rivolgo alla sensibilità del relatore Lulli il quale, nella scorsa legislatura, è stato nominato relatore, a mio avviso in maniera impropria, di un importante disegno di legge del Governo precedente, riguardante la tutela del made in Italy. Egli dovrebbe essere molto sensibile riguardo a che cosa significhi il termine «etichettatura», ai contenuti di un prodotto e alle notizie che bisogna fornire per tutelare Pag. 106veramente il consumatore e non soltanto per gettare fumo negli occhi. È importante, innanzitutto, esprimersi in lingua italiana mentre, invece, molti prodotti venduti in Italia recano etichettature in lingua straniera. Occorreva valutare attentamente questa esigenza in relazione a questo decreto-legge, e occorreva prestare attenzione ai contenuti dei prodotti, alla loro tracciabilità e alla filiera da cui provengono. Invito dunque il Governo, prima di tutto, a modificare questo punto e, successivamente, a provvedere con un provvedimento adeguato.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Mancuso. Ne ha facoltà.
GIANNI MANCUSO. Signor Presidente, intervengo per sottolineare, come altri colleghi di Alleanza Nazionale, e più in generale del centrodestra, già hanno fatto, che è veramente assurdo voler ulteriormente legiferare in un ambito nel quale, negli ultimi quindici anni si è legiferato in maniera incredibile. Ricordo che, nella scorsa legislatura, sono stato relatore in Commissione di non meno di otto o dieci provvedimenti relativi all'etichettatura. Il vero problema, semmai, è la tracciabilità di quanto è contenuto nei prodotti etichettati. In questo ambito, ricordo l'ottimo lavoro svolto dal ministro Alemanno, al Ministero delle politiche agricole e forestali, e dal ministro Storace, al Ministero della salute, i quali hanno profuso un notevole impegno su questo aspetto relativo alla tutela della salute del consumatore, consentendo una maggiore conoscenza dei vari passaggi e delle sostanze che compongono gli alimenti, soprattutto quelle di origine animale.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Allasia. Ne ha facoltà.
STEFANO ALLASIA. Signor Presidente, intervengo per ribadire l'assoluta volontà del nostro gruppo di astenersi sull'emendamento in esame. Non siamo contrari alla soppressione dell'articolo 4, ma siamo convinti della necessità di regolamentare la scadenza dei prodotti e di dare un input all'approvazione di norme sull'etichettatura, sulla data di produzione e sui conservanti contenuti nei prodotti, la cui eventuale presenza deve essere evidenziata. Mi collego a quanto è stato affermato in precedenza sul rilancio del mercato, che dovrebbe derivare da questa norma. Se ci fosse la possibilità di un rilancio di questo genere, vi si sarebbe dovuto provvedere precedentemente, per evitare la chiusura della cartiera di Germagnano.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato De Corato. Ne ha facoltà.
RICCARDO DE CORATO. Il relatore, nella sua relazione sull'articolo 4, afferma che la norma in esame, ai fini della tutela da del consumatore e del corretto e leale svolgimento del commercio, prevede che l'informazione sulla data di scadenza o sul termine minimo di conservazione del prodotto alimentare debba essere apposto in un punto evidente della confezione. Inoltre, parla di modalità di presentazione.
Riteniamo che si tratti di una norma ultronea, perché a nostro avviso non aggiunge nulla di nuovo ai requisiti. Il criterio indicato all'articolo 4, infatti, è già contenuto nella legge del 1992. Quindi, non capiamo perché bisogna nuovamente tornare sulla materia con una norma ridondante.
PRESIDENTE. La prego...
RICCARDO DE CORATO. Ecco perché invitiamo il Governo a rivedere la sua posizione.
ANDREA LULLI, Relatore. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANDREA LULLI, Relatore. Signor Presidente, intervengo per fornire dei doverosi chiarimenti, visti i numerosi interventi.Pag. 107
L'articolo 4 non tocca la questione della tracciabilità dei prodotti, né nella sua formulazione originaria, né considerando gli emendamenti. Vi erano alcuni emendamenti, uno in particolare giudicato inammissibile dalla Presidenza per estraneità di materia.
Questa norma chiarisce quella contenuta nella legge del 1992 e la rende più evidente. Credo sia un fatto importante per i consumatori.
Nella trascrizione del provvedimento potevano esserci alcune modalità di collocazione dell'etichettatura che potevano causare costi aggiuntivi per le imprese. Proprio per questo motivo, e per chiarire che la norma intende rafforzare l'informazione al consumatore o all'utilizzatore finale, la Commissione ha espresso parere favorevole rispetto ad una serie di emendamenti successivi, che rispondono alla preoccupazione che alcuni hanno sollevato rispetto ai costi che dovrebbero imputarsi alle aziende.
In questo modo, con un'attività emendativa, chiariamo meglio il dettato della legge del 1992 e, allo stesso tempo, usiamo un accorgimento nei confronti delle imprese.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Barani. Ne ha facoltà.
LUCIO BARANI. Signor Presidente, anche noi vogliamo portare il nostro contributo alla discussione.
Abbiamo evitato di intervenire, ma ormai non possiamo più farne a meno, perché questo articolo impedisce di produrre i tre effetti che questo decreto-legge voleva sortire.
Il relatore non ci ha convinto. La legge n. 109, che era una buona legge, doveva essere aggiornata. Infatti, questo decreto-legge reca misure urgenti per la tutela del consumatore, ma perché non vogliamo che nell'etichetta, ben visibile, vengano date le informazioni necessarie ai consumatori?
Non dimentichiamo che tra i nostri consumatori ci sono persone che hanno bisogno di essere informate bene e noi lo dobbiamo prevedere.
Il made in Italy, la filiera ed il prodotto di nicchia devono essere ben evidenziati, con una visualizzazione anche tipografica, con colori precisi, perché non tutte le persone sono in grado di comprendere, di vedere normalmente: ci sono anziani (Commenti del deputato Leone)... Signor Presidente, il collega Leone ha sempre la battuta pronta...! Si pongono, dunque, anche questioni di comprensibilità, di tracciabilità e di rintracciabilità. Non si possono fare gli assegni alla Visco, che penalizzano i cittadini (in questo caso, si penalizzano i consumatori)! Quindi, misure urgenti di tutela dei consumatori questo articolo 4 - e ciò vale un po' per tutto il decreto-legge - non ne contiene.
Quanto alla promozione della concorrenza, se nell'etichetta non riusciremo ad esprimere il valore del prodotto di nicchia, del made in Italy, la sua specificità, per favorirne l'acquisto, continueranno ad imperversare le cooperative rosse, che prendono prodotti sotto costo dappertutto (Commenti)... Sì, le cooperative rosse sono quanto di peggio c'è in Italia (Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo)! Viene fatto per loro (Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo)! Viene fatto per loro: anche con il decreto-legge in esame state «pagando» - tra virgolette - un costo elettorale alle cooperative!
Infine, riguardo allo sviluppo di attività economiche ed alla nascita di nuove imprese, anche in un articolo che avete valutato di poco conto ve la prendete con le imprese: non si vuole che le imprese abbiano sviluppo e, soprattutto, si impedisce la nascita di nuove imprese.
È per questi motivi che non condivido il comportamento del collega della Lega, i quali parlano, urlano bene e poi, di fronte ad un articolo importante, decidono di astenersi: su un emendamento come quello in esame non è sufficiente astenersi, cari colleghi, non è sufficiente! I cittadini padani vi invitano a votare contro: ve lo dice uno che li conosce molto bene, perché la mia Lunigiana è un tratto d'unione tra il Tirreno e la Padania!
Per questi motivi, invece, noi voteremo convinti per la soppressione dell'articolo 4. Pag. 108Grazie, signor Presidente (Applausi dei deputati del gruppo Democrazia Cristiana-Partito Socialista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Verro. Ne ha facoltà.
ANTONIO GIUSEPPE MARIA VERRO. Signor Presidente,o ho apprezzato la timida apertura del relatore, il quale ha sostanzialmente ammesso che l'articolo 4 non c'entra con le liberalizzazioni. Si tratta, infatti, di norma che penalizza solo i produttori italiani e, soprattutto, nulla ha a che fare con un decreto-legge, nel senso che i requisiti di straordinaria necessità ed urgenza oggettivamente non vi sono, essendo la visibilità già garantita.
Allora, chiedo al relatore - mi può ascoltare?... - se si possa andare oltre, se sia possibile accantonare o sospendere la seduta per consentire al Comitato dei nove di valutare i rilievi che sono stati fondatamente mossi dai miei colleghi. Grazie.
LUIGI D'AGRÒ. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Onorevole D'Agrò, non le posso dare la parola perché è già intervenuto sull'emendamento in esame.
LUIGI D'AGRÒ. Sull'emendamento non sono intervenuto, signor Presidente!
PRESIDENTE. Sì, onorevole D'Agrò.
LUIGI D'AGRÒ. No, signor Presidente, assolutamente no!
PRESIDENTE. Gli uffici verificheranno, onorevole D'Agrò.
Nel frattempo, ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Fasolino. Ne ha facoltà.
GAETANO FASOLINO. Signor Presidente, innanzitutto non sono d'accordo con quanto affermato dal relatore. La preoccupazione per i costi delle etichette è irrilevante rispetto all'esigenza - più importante - che i consumatori siano messi nelle condizioni di sapere cosa mangiano e cosa bevono. La considerazione è importante perché, tanto per fare un esempio, sulle confezioni dei prodotti a base di frutta, sui succhi di frutta, non sono riportate le qualità e le quantità dell'apporto vitaminico, né si specifica se le vitamine siano aggiunte ovvero siano insite nel succo di frutta naturale.
Sull'etichetta della Coca Cola, ad esempio, vi è solo l'indicazione della caffeina. In realtà, nella Coca Cola sono presenti tutte le componenti del caffè, che non sono riportate sull'etichetta.
Dunque, mi associo a quanto sosteneva in precedenza il collega, ossia che non vi è la necessità di portare avanti questo discorso...
PRESIDENTE. Deve concludere...
GAETANO FASOLINO. Concludo, Presidente, ma vorrei esprimere il mio concetto. C'era bisogno di un provvedimento ad hoc...
PRESIDENTE. Ha già superato di molto il tempo a sua disposizione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato D'Agrò. Ne ha facoltà.
LUIGI D'AGRÒ. Signor Presidente, siamo dell'avviso che l'intervento di cui stiamo discutendo non cambi la faccia al mondo. L'articolo in questione è forse ridondante.
Effettivamente, vi sono problemi per quanto riguarda la scadenza dei prodotti. Per alcune fasce di utenti è difficile individuare con certezza tale scadenza e si tratta di un problema anche di carattere sanitario. Se conducessimo una battaglia di questo genere, non so dove potrebbe condurci la ratio a tutela del consumatore.
Credo che evidenziare meglio la scadenza del prodotto favorisca da una parte il cittadino consumatore, dall'altra le aziende che non speculano su tale aspetto. Dunque, valorizziamo la tipicità dell'eccellenza del sistema italiano. Probabilmente il concetto dovrebbe essere articolato meglio rispetto alla formulazione del testo. Vi è forse la necessità di prevedere tempi più Pag. 109lunghi perché, probabilmente, centottanta giorni sono pochi. Vi è la necessità di consumare ciò che c'è, al fine di non gravare ulteriormente sul sistema impresa, visto che quello che va consumato in termini di etichettatura è un vantaggio e non deve diventare un peso da evitare da parte delle aziende.
Pertanto, credo che la posizione di alcuni colleghi, anche in dissenso rispetto ad altri dell'opposizione, rappresenti un indirizzo che dovrebbe facilitare, nell'esame degli emendamenti successivi, una riscrittura più precisa da parte del Governo e del relatore, utile per favorire una diversa formulazione dell'articolato al nostro esame.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Fratta Pasini. Ne ha facoltà.
PIERALFONSO FRATTA PASINI. Signor Presidente, la questione è talmente scontata che potremmo anche essere d'accordo. Tuttavia approfittiamo dell'esame di quest'emendamento per contestare un decreto-legge che dovrebbe recare «misure urgenti per la tutela dei consumatori, la promozione della concorrenza, lo sviluppo di attività economiche e la nascita di nuove imprese» e che ci porta invece in questa fase a discutere se le etichette debbano essere più grandi o più piccole. È ovvio che, nel merito, siamo d'accordo, ma non possiamo esserlo sul fatto che, nell'ambito dell'esame di provvedimenti così importanti, nei quali si parla di liberalizzazioni, si debba discutere se sia più liberale fare le etichette in un modo o nell'altro. Questo non interessa i consumatori!
Su un'altra questione vorrei soffermarmi, in ordine alla quale concordo con quanto ho sentito dichiarare precedentemente dai rappresentanti del gruppo della Lega; non possiamo sempre, come in questo provvedimento, fare tutto in termini di retroattività. Dobbiamo pensare anche ai problemi delle aziende. Non possiamo lasciare che le loro scorte restino lì, che debbano rielaborarle e rivederle. Cosa ci vuole ad approvare questo emendamento, con il quale chiediamo quanto meno di lasciar smaltire le scorte? È una questione di buonsenso! Se non la volete capire, per forza che stiamo qua a parlare...!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Giuseppe Fini. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE FINI. Presidente, a proposito dell'articolo 4 vorrei dire al relatore che nelle liberalizzazioni poco conta che le aziende possano rimetterci poche lire, quindi questo discorso potrebbe anche passare ,però non si può, in virtù di questo, farne una bandiera della sicurezza alimentare e contestualmente dello sviluppo delle aziende!
In Italia siamo in condizioni in cui arrivano navi di pomodori cinesi, di cui nessuno controlla la provenienza, che vengono inscatolati e noi siamo qui a parlare di una etichetta: cerchiamo di essere un po' più seri e se vogliamo veramente dare delle certezze...
PRESIDENTE. La invito a concludere!
GIUSEPPE FINI. ... ai consumatori italiani (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania) soffermiamoci, facciamo qualcosa di più completo e serio! Arriva l'aglio dalla Turchia e arrivano mille prodotti... Chiedo scusa, ma l'argomento è molto più importante di quanto si voglia far credere (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Zanetta. Ne ha facoltà.
VALTER ZANETTA. Presidente, intervengo per apporre la mia firma all'emendamento Germontani e Saglia 4.201 e per affermare che, secondo il nostro punto di vista, non può essere certamente oggetto di decreto-legge quanto si intende attuare con l'articolo 4. Semmai, credo che possa rientrare nella prossima legge comunitaria che andremo ad approvare.Pag. 110
Il relatore ha tentato di dare qualche prospettiva per i successivi emendamenti che andremo a discutere. Si tratta quindi di un'apertura che però, dalla lettura degli emendamenti, non mi è assolutamente chiara...
PRESIDENTE. La invito a concludere!
VALTER ZANETTA. ...e mi sembra che nutrire delle speranze affinché questa norma venga in qualche misura mitigata non è proprio negli emendamenti che andremo a discutere.
Come terza questione, ci sembra che i centottanta giorni previsti per l'adeguamento da parte delle aziende siano un termine assolutamente improponibile.
Pertanto, siamo per la soppressione dell'articolo 4 del provvedimento all'esame.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Cota. Ne ha facoltà.
ROBERTO COTA. Presidente, ci asterremo per il motivo che è già stato ricordato dai colleghi, ma intervengo per portare qualche ulteriore considerazione.
Siamo favorevoli al principio, che è giusto, ma non vogliamo che esso, invece di essere di aiuto ai consumatori, si traduca in un danno per le nostre imprese, proprio per le modalità con le quali il testo è stato costruito, che non aiuta i consumatori appieno e si traduce in un danno per le imprese.
Vorrei anche sottolineare la mancanza di coerenza da parte della sinistra, che, quando gli sta bene, sostiene alcune cose, invece, quando non gli sta bene, sostiene l'esatto contrario: quale posizione avete voi sull'obbligo di etichettatura degli altri prodotti, per esempio per quelli manifatturieri, che voi non volete perché per anni avete sostenuto la concorrenza sleale che arriva dalla Cina e dai paesi a manodopera a basso costo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)?
PRESIDENTE. La prego di concludere!
ROBERTO COTA. Ecco, su questo cosa ne pensate, quando l'etichettatura invece va nell'interesse dei nostri imprenditori? Non invocate l'Europa quando si tratta di fare gli interessi dei nostri imprenditori (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)?
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Germontani 4.201, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 444
Votanti 387
Astenuti 57
Maggioranza 194
Hanno votato sì 149
Hanno votato no 238).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti D'Agrò 4.200, Lamorte 4.202 e Tomaselli 4.300, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 438
Votanti 435
Astenuti 3
Maggioranza 218
Hanno votato sì 432
Hanno votato no 3).
Prendo atto che il deputato Pini non è riuscito a votare ed avrebbe voluto esprimere un voto favorevole.
Ricordo che i due successivi emendamenti Saglia 4.203 e 4.204 sono stati ritirati.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Germontani 4.205.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Garavaglia. Ne ha facoltà.
MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, intervengo per sottoscrivere, a nome del gruppo della Lega Nord, l'emendamento Germontani 4.205, che è importante proprio alla luce del dibattito che si è svolto prima. Abbiamo detto che siamo d'accordo sul principio, ma non esageriamo nell'arrecare un danno alle nostre aziende. Eventualmente si potrebbe anche ipotizzare una riformulazione del testo, prevedendo un termine, come un dato numero di mesi, entro il quale effettuare lo smaltimento delle scorte. C'è la possibilità di farlo, se vogliamo ragionarci.
Il punto è proprio questo: il principio è valido, ma non possiamo penalizzare le nostre aziende, anche alla luce del fatto che dovremo poi recepire una direttiva comunitaria e che, magari, la materia potrà essere ripresa, ma, soprattutto, per quanto è stato detto prima, ovvero che ciò vale per i prodotti fatti da noi in Italia, ma non per quelli che provengono dal resto d'Europa e, soprattutto, dai paesi extracomunitari.
Non è una previsione così negativa che, quanto meno, si dia la possibilità di smaltire le scorte, anche perché l'obbligo di apporre la scadenza c'è; è pur vero che magari in qualche caso si fa fatica a vederla, ma da qui ad arrivare ad arrecare un danno al sistema produttivo italiano ce ne corre!
Chiediamo che a tale aspetto si presti un minimo di attenzione ed invito il relatore ad esporre la sua opinione sull'argomento.
ANDREA LULLI, Relatore. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANDREA LULLI, Relatore. Signor Presidente, le argomentazioni dell'onorevole Garavaglia sono di buon senso. Se la firmataria dell'emendamento è d'accordo, proporrei la seguente riformulazione: «I prodotti confezionati in data antecedente all'entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto possono essere immessi nel mercato fino al 31 dicembre 2007».
PRESIDENTE. Preciso che tale proposta di riformulazione dell'emendamento Germontani 4.205, avanzata dal relatore, è espressione del Comitato dei nove. Chiedo pertanto all'onorevole Germontani se accetti la riformulazione proposta.
MARIA IDA GERMONTANI. Sì, signor Presidente, accetto la riformulazione.
PRESIDENTE. Il Governo?
ALFONSO GIANNI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Il Governo è d'accordo con la riformulazione proposta dal relatore.
PRESIDENTE. Il parere della Commissione è quindi favorevole sull'emendamento Germontani 4.205, così come riformulato.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Pini. Ne ha facoltà.
GIANLUCA PINI. Signor Presidente, alla luce del dibattito e degli interventi dei colleghi anche sui precedenti emendamenti, vorrei invitare il Governo a soffermarsi sull'efficacia di questa norma. Nell'articolo 4, ai commi 1 e 2, si parla esclusivamente di prodotti alimentari che, nella ratio della norma, sono di origine italiana, quindi confezionati e prodotti in Italia.
Perché questa norma sia efficace e non determini una concorrenza sleale nei confronti dei prodotti italiani da parte dei prodotti importati dai paesi terzi (quindi, non degli Stati membri della Comunità europea, sui quali non possiamo legiferare in questo momento) sarebbe opportuno, alla luce del fatto che non è stato soppresso l'articolo, inserire in esso un terzo comma che indichi che i commi 1 e 2 si applicano anche ai prodotti provenienti da Pag. 112paesi terzi, in modo da evitare sicure interpretazioni difformi da parte delle autorità sanitarie marittime ed aeree, a fronte delle importazioni provenienti da questi paesi terzi, tra cui non ci sono solo la Cina e l'India, ma tanti altri paesi del mondo. Rivolgo formalmente questo invito al relatore, dal quale vorrei un parere.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Raisi. Ne ha facoltà.
ENZO RAISI. Signor Presidente, noi prendiamo atto della riformulazione proposta dal relatore: infatti, come si dice in questi casi, è meglio che niente!
Ricordo, comunque, che con l'emendamento in esame intendevamo rimarcare le difficoltà che le aziende incontreranno nell'attuare immediatamente il presente provvedimento. Tra l'altro, vorremmo far presente, affinché rimanga agli atti, che quando l'Unione europea impose il marchio europeo furono concessi alle imprese, per adeguarsi a tale disposizione, trecentosessanta giorni. Pertanto, da questo punto di vista, ritenevamo esagerato essere ancora più esigenti della stessa Unione europea, che sappiamo adottare interpretazioni abbastanza restrittive su tali temi.
Se la scelta del relatore dovesse fermarsi qui, si tratterebbe comunque di un avanzamento rispetto alle posizioni precedentemente manifestate, e noi non possiamo che prendere atto di tale elemento di novità.
Vorrei tuttavia ribadire che, con queste disposizioni, si mettono inutilmente in difficoltà le imprese italiane. A nostro avviso, infatti, consentire di smaltire le scorte andrebbe sicuramente a compensare il danno economico che le aziende subiranno dall'attuazione del provvedimento in esame.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Minasso. Ne ha facoltà.
EUGENIO MINASSO. Signor Presidente, intendo intervenire perché penso si sia fatta un po' di confusione. Salutiamo favorevolmente l'impegno del Comitato dei nove affinché sia prolungato il periodo disponibile per lo smaltimento delle scorte delle imprese; tuttavia, occorre ricordare che tali scorte riportano la denominazione di origine, la provenienza ed il prodotto commercializzato.
Vorrei comunque segnalare che le date di scadenza vengono stampate giorno per giorno. Ricordo, quindi, che esistono alcuni macchinari, complicatissimi e molto sofisticati, che imprimono giornalmente la data sulla confezione.
Con l'articolo 4 del decreto-legge in esame, allora, si costringeranno le aziende che stampano la data tutti i giorni - e che possiedono macchinari costosissimi - a ricambiare tali strumenti dopo che già cinque anni fa, a causa degli obblighi stabiliti dall'Unione europea...
PRESIDENTE. La prego di concludere!
EUGENIO MINASSO. ...furono costretti a sostituirli. Si tratta di una responsabilità imputabile anche ai colleghi del gruppo Lega Nord Padania, a causa delle posizioni da loro sostenute.
Credetemi, colleghi: farete sostenere costi enormi alle imprese che devono cambiare i datari...
PRESIDENTE. Deve concludere!
EUGENIO MINASSO. ...soprattutto a quelle più piccole (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lazzari. Ne ha facoltà.
LUIGI LAZZARI. Signor Presidente, grazie alla riformulazione dell'emendamento in esame proposta dal relatore, si registra un avanzamento rispetto al problema sollevato dalla collega Germontani. Debbo tuttavia rilevare che non lo si supera interamente, poiché permangono alcune zone d'ombra.
Ovviamente, ci troviamo d'accordo sul principio generale in base al quale bisogna garantire, a beneficio del consumatore, la visibilità Pag. 113della data di scadenza del prodotto. Credo, tuttavia, che non siano stati adeguatamente approfonditi gli aspetti tecnici di questa proposta, che rischia di non trovare applicazione, oppure di creare problemi in qualche circostanza, vista la vasta gamma dei prodotti riportanti date di scadenza.
A mio avviso, dunque, pur essendo stata accettata tale impostazione, resta ancora una carenza. Infatti, un domani potremmo forse scoprire che vi sono prodotti a lunga conservazione, o non deperibili, che comunque hanno un termine di scadenza su cui, fatalmente, potrebbe nascere un intoppo imprevisto. In tal caso, quindi, avremo creato problemi almeno a qualche settore produttivo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Buontempo. Ne ha facoltà.
TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, non vi è dubbio, come già evidenziato dal collega, che si potrebbero creare problemi; tuttavia, mi sembra strano che ci si ponga tutti questi interrogativi quando si tratta di tutelare il cittadino comune.
Il cittadino, infatti, ha bisogno che la data di scadenza sia riportata in maniera visibile e chiara. Ciò vale specialmente per le persone anziane, le quali non devono girare con la lente di ingrandimento per leggere, sulle etichette dei prodotti, la scadenza!
Allora, che sia necessario dare un termine congruo affinché le aziende si possano attrezzare lo posso anche capire, ma quando si parla di scorte vorrei capire dove queste risultino quantificate. Infatti, si rischia di dar vita ad una pirateria industriale, dal momento che le scorte non sono certificate e potrebbero giacere in magazzino senza un termine, nel caso in cui non si obblighi ad apporre una data precisa. Pertanto, io sarei più favorevole al primo testo e non a questa modifica che prevede una situazione ibrida, che mette insieme...
PRESIDENTE. La invito a concludere.
TEODORO BUONTEMPO. Chiedo scusa, mi accingo a concludere. La modifica mette insieme due principi che contrastano tra loro: cercare la visibilità o alimentare la pirateria industriale.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Carlucci. Ne ha facoltà.
GABRIELLA CARLUCCI. Intanto vorrei aggiungere la mia firma all'emendamento Germontani 4.205 e dire anche che i maggiori costi, purtroppo, li pagheranno i consumatori italiani. Inoltre, le aziende subiranno la concorrenza dei prodotti europei, in quanto solo l'Italia sarà costretta a dotarsi di queste etichette. Io volevo farvi nuovamente vedere l'etichetta (La deputata Carlucci mostra un foglio riproducente un'etichetta di prodotto alimentare) e constatare con voi che non è vero che non si vede la parte più chiara che, peraltro, è apposta quotidianamente, come dicevano prima altri colleghi di Alleanza Nazionale. La scadenza viene stampata giorno per giorno.
Quindi, ribadisco il rischio di un maggior costo - considerato che questo è un provvedimento a favore dei consumatori - che si riverserà sui prezzi pagati dagli stessi consumatori che, in questo modo, verranno penalizzati (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Allasia. Ne ha facoltà.
STEFANO ALLASIA. Signor Presidente, intervengo con riferimento agli identici emendamenti D'Agro 4.200, Lamorte 4.202 e Tomaselli 4.300 votati prima. È vero che, se il Governo ha la possibilità di andare in toilette, i deputati possono eventualmente anche sbadigliare, come ha fatto il sottoscritto prima e, in questa eventualità, essere impediti nel votare. Sta di fatto che la Lega Nord sottoscrive l'emendamento D'Agro 4.200 precedentemente votato, cosa che non abbiamo potuto fare noi a causa Pag. 114della velocità di esecuzione del voto, anche vista l'ora tarda. Riteniamo opportuno ribadire il nostro assenso, ma non sull'urgenza che il Governo sta cercando di far passare anche con l'ultima modifica proposta in relazione all'emendamento Germontani 4.205.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mazzocchi. Ne ha facoltà.
ANTONIO MAZZOCCHI. Onorevoli colleghi, mi vorrei rivolgere anche all'onorevole Carlucci che ha parlato poco fa. Se mi consentite, qui i nodi stanno venendo al pettine. Prima, ho fatto una denuncia di cui mi assumo la piena responsabilità: in Italia, in questo momento, stanno girando 400 milioni di euro di prodotti contraffatti (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale)! Questo è il vero discorso che la Commissione o non vuol sentire o fa finta di non sentire. Ovviamente, sono d'accordo con i colleghi della Lega Nord che hanno messo in grande evidenza questo problema. Peraltro, la completezza che hanno offerto anche attraverso gli emendamenti presentati mi trova favorevole. Infatti, qui non si tratta dell'emendamento della collega Germontani che ci può anche trovare propensi a votarlo, ma ci troviamo di fronte ad un pirateria industriale che non viene minimamente tenuta presente e sulla quale è necessario fare chiarezza. Per questo motivo, la riformulazione dell'emendamento proposta dal relatore - con quanto dicevano anche i colleghi della Lega Nord - può e deve trovare il voto favorevole di tutti.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole D'Agrò. Ne ha facoltà.
LUIGI D'AGRÒ. Presidente, mi scusi, ma la riformulazione fatta dal relatore secondo me non è esatta. Infatti, rischia di entrare in collisione con il termine di 180 giorni dall'intervento del provvedimento.
Di fatto la previsione di una data provoca una discrasia con quanto affermato al secondo comma, laddove si dice che le aziende sono tenute a mettersi a regime dopo centottanta giorni dall'entrata in vigore del decreto-legge. Quindi, il procrastinamento con una data della chiusura delle scorte mi sembra un po' anacronistico. Direi di mantenere il testo dell'emendamento così com'è, perché forse esso permette il controllo da parte delle autorità dopo centottanta giorni e la chiusura delle scorte dal momento in cui sono finite. Altrimenti faremmo una chiosa che a me sembra inconsistente sul piano della ratio messa al primo punto, quando si è detto anche di andare incontro alle aziende.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Zacchera. Ne ha facoltà.
MARCO ZACCHERA. Signor Presidente, faccio appello alla sua saggezza. Sono le 20,05 di mercoledì. Mi sembra evidente che nell'esame di questo provvedimento le conseguenze di alcune norme, come questa relativa alle etichette, non siano state obiettivamente ben valutate dal Governo. Tuttavia, stiamo facendo il gioco delle parti e il Governo deve comunque portare a casa questo provvedimento per un problema di immagine. Mi chiedo però perché il Governo, relativamente alle norme certamente meno urgenti - l'ha detto adesso il relatore, visto che sono previsti centottanta giorni per l'applicazione delle nuove etichette - non compia un gesto di buona volontà e di intelligenza, espungendo dal decreto-legge tali norme. Esse non sono urgenti e neppure un grande esempio di liberalizzazioni. Se proprio si insiste, ci si concentri sull'aspetto specifico in modo da poter dire di averlo portato a casa. Invece, le norme che possono essere demandate anche ad un regolamento (non serve neppure una legge) a mio avviso potrebbero davvero essere lasciate fuori dal decreto-legge. Per chi vuole capire, si tratta di un invito alla ragionevolezza.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Caparini. Ne ha facoltà.
Pag. 115DAVIDE CAPARINI. Signor Presidente, la delicatezza dell'argomento ed anche gli interventi di molti colleghi consiglierebbero l'accantonamento di questo emendamento, nel caso lei non volesse accedere alla richiesta, visti lo svolgimento dei lavori e l'ora tarda, di sospendere la seduta e dare così modo al Comitato dei nove - che vedo impegnato in proposito - di trovare una migliore formulazione del testo dell'emendamento.
PRESIDENTE. Onorevole Caparini, allo stato attuale è stata avanzata una proposta di riformulazione da parte del Comitato dei nove, accolta dalla deputata Germontani, firmataria dell'emendamento. Su questo si è sviluppata la discussione. Se poi stanno intervenendo novità in sede di Comitato dei nove, questo è il momento di comunicarle.
Onorevole relatore, ci dica come procedere.
ANDREA LULLI, Relatore. Signor Presidente, l'ulteriore riformulazione potrebbe essere la seguente: «I prodotti confezionati in data antecedente all'entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto possono essere immessi nel mercato fino allo smaltimento delle scorte e comunque non oltre il 31 dicembre 2007».
PRESIDENTE. Onorevole Germontani, lei è d'accordo con questa ulteriore riformulazione del suo emendamento 4.205?
MARIA IDA GERMONTANI. Sì, signor Presidente. Ho già detto che concordo con questa riformulazione.
PRESIDENTE. Onorevole Lulli, esiste anche l'ipotesi di accantonare l'emendamento Germontani 4.205 e svolgere la seduta del Comitato dei nove. Valutate voi; io posso solo ricordare quello che possiamo fare.
ANDREA LULLI, Relatore. Signor Presidente, Credo che l'emendamento possa essere accantonato.
PRESIDENTE. Sta bene.
Avverto che, non essendovi obiezioni, l'esame dell'emendamento Germontani 4.205 deve intendersi accantonato.
Secondo le intese intercorse tra i gruppi parlamentari, rinvio il seguito del dibattito alla seduta di domani.