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Seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 31 gennaio 2007, n. 7, recante misure urgenti per la tutela dei consumatori, la promozione della concorrenza, lo sviluppo di attività economiche e la nascita di nuove imprese (A.C. 2201-A).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 31 gennaio 2007, n. 7, recante misure urgenti per la tutela dei consumatori, la promozione della concorrenza, lo sviluppo di attività economiche e la nascita di nuove imprese.
Ricordo che nella seduta di ieri è stato, da ultimo, approvato l'emendamento 13.300 della Commissione.
Avverto che il Governo ha presentato l'emendamento 13.500, sostitutivo dei commi da 1-quater ad 8 dell'articolo 13 e soppressivo degli articoli da 13-bis a 15, nonché 6 e 12 del decreto-legge, del quale la Presidenza ha verificato l'ammissibilità (Per l'articolo unico del disegno di legge di conversione, nel testo recante le modificazioni apportate dalla Commissione, vedi l'allegato A - A.C. 2201 sezioni 3 e 4. Per le proposte emendative riferite agli articoli del decreto-legge, nel testo recante le modificazioni apportate dalla Commissione, vedi l'allegato A - A.C. 2201 sezione 5).
Tale emendamento, il cui testo è in distribuzione, è stato trasmesso ai gruppi e alle Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio), che hanno espresso il prescritto parere (Vedi l'allegato A - A.C. 2201 sezioni 1 e 2). L'emendamento è stato, altresì, esaminato dal Comitato dei nove della Commissione competente.
Avverto, inoltre, che il ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali ha preannunziato l'intenzione del Governo di porre la questione di fiducia sul predetto emendamento 13.500 (Commenti).
(Posizione della questione di fiducia - Emendamento 13.500 del Governo - A.C. 2201-A)
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Ne ha facoltà.
VANNINO CHITI, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Signor Presidente (Commenti), questa mattina ho trasmesso alla Presidenza (Commenti)...
PRESIDENTE. Colleghi, per favore! Per favore!
VANNINO CHITI, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali... un emendamento al decreto-legge n. 7 del 31 gennaio 2007, che riguarda misure urgenti per la tutela dei consumatori, la promozione della concorrenza, lo sviluppo di attività economiche e la nascita di nuove imprese, riferito alle parti non ancora esaminate, preannunciando l'intenzione del Governo di porre la questione di fiducia su questo emendamento (Commenti).
Nel corso del dibattito il Governo ha sempre manifestato contrarietà alla posizione della questione di fiducia, in quanto l'esame in Commissione e quello in Assemblea si sono svolti con un confronto serio. Nel corso del dibattito, proprio in questo spirito costruttivo, il Governo e la maggioranza hanno accolto numerose proposte emendative presentate dalla stessa opposizione.
GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Non è vero!
VANNINO CHITI, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Tuttavia, poiché sono stati presentati per l'Assemblea emendamenti in numero notevole, che ne hanno rallentato l'esame - ne restano ancora da esaminare circa settanta - il tempo necessario per l'approvazione definitiva è ancora molto ampio, dato che occorre ancora esaminare gli ordini del giorno e svolgere le dichiarazioni di voto.
L'esame presso la Camera ha oltrepassato ben oltre i trenta giorni assegnati per l'approvazione e continuare a votare gli emendamenti ci porterebbe a ridosso della scadenza e porrebbe a rischio la conversione del decreto-legge in esame. Infatti, come è noto, esso scade il 2 aprile e il Senato avrebbe pochi giorni per convertirlo in legge.
Per questi motivi dico sinceramente ai colleghi della maggioranza che chi parla, cioè il ministro per i rapporti con ilPag. 15Parlamento e le riforme istituzionali, ha sbagliato perché avevano ragione i presidenti dei gruppi dell'Unione a dirmi, una settimana-dieci giorni fa, che c'era un ostruzionismo di fatto che non avrebbe consentito l'approvazione di questo provvedimento (Commenti dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Colleghi, vi prego! Il ministro esprime una sua opinione, che è necessario sia semplicemente ascoltata!
VANNINO CHITI, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Ritengo anche (Commenti) che d'ora in avanti, quando vi sarà confronto vero, noi confronto vero vorremo portare avanti...
GIUSEPPE ROMELE. Quando non c'è crisi di Governo!
VANNINO CHITI, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali... e non lasceremo niente di intentato, perché lo spirito del dialogo e il rapporto costruttivo ci premono molto. A me pare singolare che su una materia come quella delle liberalizzazioni...
GIUSEPPE ROMELE. ...e la scuola!
VANNINO CHITI, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali... su cui, quando si fanno dibattiti nei salotti televisivi, ognuno è più bravo e sfida l'altro, poi qui si sia costretti a porre la questione di fiducia per convertire questo provvedimento.
Allora, quando ci sarà confronto, sarà confronto, ma quando vi sarà di nuovo un ostruzionismo, anche se di fatto e non annunciato, il Governo sui decreti-legge non esiterà più, non aspetterà più l'ultimo momento per porre la questione di fiducia, perché è un punto di politica e di iniziativa politica che risponde al vostro ostruzionismo (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo e Comunisti Italiani - Applausi polemici dei deputati del gruppo Forza Italia)!
GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Ricattatore!
EMERENZIO BARBIERI. Vai a quel paese!
PRESIDENTE. Per favore....
VANNINO CHITI, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Per questi motivi, a nome del Governo, a ciò espressamente autorizzato dal Consiglio dei ministri, pongo la questione di fiducia sull'approvazione, senza subemendamenti ed articoli aggiuntivi, dell'emendamento 13.500 del Governo, che è sostitutivo dei commi da 1-quater a 8 dell'articolo 13 e soppressivo degli articoli da 13-bis a 15, nonché degli articoli 6 e 12 del decreto-legge di cui al disegno di legge n. 2201-A: «Conversione in legge del decreto-legge n. 7 del 2007 recante misure urgenti per la tutela dei consumatori, la promozione della concorrenza, lo sviluppo di attività economiche e la nascita di nuove imprese» (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Italia dei Valori e Comunisti Italiani - Commenti dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. A seguito della decisione del Governo di porre la questione di fiducia, la Conferenza dei presidenti di gruppo è convocata immediatamente al piano aula.
Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori il deputato Elio Vito. Ne ha facoltà.
ELIO VITO. Signor Presidente, vorrei avere un po' della sua attenzione per informarla del fatto che, se fosse vera la teoria per la quale la posizione della questione di fiducia è resa indispensabile e necessaria dall'ostruzionismo dell'opposizione nonché dalla necessità di accelerare i tempi, visto che restano circa settanta emendamenti da votare e che, come è noto anche al ministro Chiti, il voto di fiducia, comunque, non cancella gli ordini del giorno e il voto finale (che sono successivi), noi siamo in grado di impegnarci formalmente, anche in sede di ConferenzaPag. 16dei capigruppo - che lei, signor Presidente, ha convocato -, affinché questi settanta emendamenti siano esaminati nelle ventiquattr'ore che devono in ogni caso decorrere per poter procedere alla votazione sulla fiducia: siamo in grado di assumere formalmente questo impegno (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
Probabilmente, saranno sufficienti anche meno di ventiquattr'ore e ritengo che ciò possa dimostrare al Governo come la posizione, oggi.....
ANTONIO BORGHESI. Basta prendere in giro la gente!
EMERENZIO BARBIERI. Sei tu che prendi in giro te stesso!
PRESIDENTE. Vi prego di lasciare esporre al deputato Vito il suo pensiero.
ELIO VITO. .... della questione di fiducia, a fronte degli articoli che restano ancora da esaminare del decreto, sia dovuta a tutt'altre ragioni.
Noi non stiamo esaminando norme che riguardano le liberalizzazioni (lo ribadiremo meglio domani nelle dichiarazioni di voto). Stiamo invece trattando, come il ministro Chiti sa, della riforma della scuola, che non mi pare sia materia che abbia qualcosa a che vedere con il resto del decreto e, soprattutto, signor Presidente, ci accingiamo a trattare di un articolo - l'articolo 12 - di carattere, per così dire, un po' comunista, statalista, totalitario, che prevede la revoca di tutte le concessioni in atto per le grandi opere pubbliche. Un articolo sul quale sono stati presentati emendamenti soppressivi e modificativi anche da diversi gruppi della maggioranza (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale e Lega Nord Padania).
Per cui, ministro Chiti, il Governo ha potuto ben attendere tutta la settimana scorsa - giovedì, venerdì e anche ieri -, ma ora che arriviamo all'esame di articoli sui quali ci sono dissensi anche all'interno della maggioranza, per evitare che tali dissensi si palesino con il voto sugli emendamenti, pone, in extremis, la questione di fiducia, ottenendo solo il risultato di fare perdere più tempo per la conversione in legge del decreto, perché - lo ripeto - i settanta emendamenti residui li avremmo esaminati (e siamo ancora in grado di farlo) in meno delle ventiquattr'ore previste.
Infine, l'argomentazione di voler trasmettere il provvedimento in tempo utile al Senato è, anche in questo caso, chiaramente falsa perché il Governo aveva già proposto nella precedente riunione della Conferenza dei capigruppo al Senato che il disegno di legge di conversione in legge di questo decreto fosse calendarizzato dopo quello sull'Afghanistan e a partire dal prossimo 28 marzo!
Quindi anche questa è una scusa chiaramente infondata. Il Governo sa già che, per far approvare un provvedimento di questo tipo al Senato, deve trasmetterlo in prossimità della scadenza del decreto-legge, per poter dire che è costretto a porre la questione di fiducia. Si possono utilizzare tutte le argomentazioni, ma queste devono essere fondate su un minimo di verità e devono essere rispettose dei fatti e del Parlamento.
Il Governo può benissimo dire che, poiché ci sono dei problemi all'interno della maggioranza su un articolo - su una questione che riguarda i lavori pubblici, ma che in realtà sappiamo stare più a cuore al ministro Bersani che non al ministro Di Pietro, che su questo è un tantino distratto! -, deve porre la questione di fiducia. Tutto qui! È legittimo, lo rispettiamo, ma questa è la vera ragione! Chiamare in causa invece altri argomenti, che non c'entrano, credo sia francamente offensivo per il Parlamento. Ad ogni modo, noi confermiamo la nostra disponibilità (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale).
IGNAZIO LA RUSSA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
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IGNAZIO LA RUSSA. Signor Presidente, le argomentazioni sono già state ampiamente esposte dal collega Elio Vito e quindi mi posso richiamare completamente al suo intervento, con una sottolineatura, che comunque mi sento di dover fare, anche perché non appartiene solo alla sensibilità dei colleghi dell'opposizione, ma anche ad alcuni autorevoli esponenti della maggioranza. Al riguardo richiamo l'intervento di ieri dell'onorevole Villetti, il quale ha evidenziato esattamente come noi - è questo l'argomento che intendo sottolineare - come fosse ultroneo e fuor di luogo che il tema della riforma della scuola professionale venisse inserito surrettiziamente in un provvedimento intitolato «liberalizzazioni». Ci pare che voi, anziché liberalizzare, stiate «liberando» il vostro desiderio di cancellare le riforme fatte dal Governo precedente, e questo non è ammesso. Se già era fuori luogo l'avere inserito in questo provvedimento la materia della riforma della scuola professionale, quindi la modifica della riforma Moratti, è veramente fuori da ogni logica politica - lo sottolineo - pretendere che su questa materia si decida con un voto di fiducia. Noi siamo assolutamente disponibili - lo abbiamo cercato di dichiarare ieri senza successo - ad arrivare comunque a chiudere entro questa settimana l'esame di questo provvedimento.
Vede, signor Presidente, a chi dice che è in atto un ostruzionismo da parte dell'opposizione, rispondo con il calendario alla mano. Se non fosse stata posta la questione di fiducia, al di là dell'impegno a cui faceva riferimento l'onorevole Elio Vito, rimarrebbero comunque materialmente più di due giorni di lavoro prima della chiusura della settimana. Voi sapete che il Senato, in ogni caso, all'inizio della prossima settimana ha all'ordine del giorno il provvedimento sull'Afghanistan e che dunque non potrà prendere in esame questo provvedimento se non alla fine della settimana prossima.
Nessuno può pensare o immaginare che, per quanto si potesse continuare con lo stesso ritmo dei giorni scorsi a discutere di questo provvedimento, non sarebbe stato ugualmente trasmesso al Senato in tempo utile per essere discusso e approvato, anche con un voto di fiducia, come avevate già previsto. Si tratta quindi di un escamotage, che ancora una volta nasconde il desiderio di questo Governo di non consentire a questo Parlamento, alla Camera in particolare, di discutere approfonditamente e di decidere su una materia sensibile, qual è appunto quella della scuola. Pertanto credo che la nostra valutazione su questo tema non possa che essere di grave censura rispetto all'operato del Governo (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale e Forza Italia)!
LUCA VOLONTÈ. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LUCA VOLONTÈ. Intervengo anch'io, signor Presidente, per esprimere il mio dispiacere per questa scelta del Governo; peraltro mi dispiaccio anche per gli impegni che hanno i ministri mentre sto parlando, ma questo fa parte della vita ordinaria! Esprimo dispiacere, perché il nostro gruppo parlamentare non può essere additato come quello che ha creato situazioni di ostruzionismo. Per la verità, ieri non mi sembra che siano state create da parte di alcuno, né mi pare che le proposte emendative ancora da esaminare siano espressione di una volontà di questo ramo del Parlamento di impedire l'approvazione di un provvedimento così importante, recante misure urgenti per la tutela dei consumatori, la promozione della concorrenza, lo sviluppo di attività economiche e la nascita di nuove imprese.
Ieri abbiamo fatto presente - lo dico al ministro Bersani, che ha avuto la cortesia di essere presente in aula - che l'articolo che tenta di riformare, a nostro avviso in maniera sbagliata, la riforma Moratti poco ha a che fare con il merito di questo provvedimento.
Signor Presidente, nella confusione generale si pone un problema di ammissibilità (al riguardo stiamo discutendo dell'argomento nella Giunta per il regolamento), ma anche di scelta politica.Pag. 18
Caro ministro Chiti, non si vuole portare avanti un confronto che nei giorni scorsi è stato approfondito, trovando una composizione tra le ragioni di chi voleva migliorare il provvedimento e quelle di chi giustamente voleva difenderlo perché sembrava che fosse il testo migliore e che avrebbe potuto nelle prossime ventiquattr'ore trovare un suo compimento.
Non consentire a questo ramo del Parlamento, per la sesta volta in questa legislatura, di migliorare un provvedimento a cui tutti noi avevamo chiesto di dare un contributo positivo è una scelta politica di cui siamo costernati, sapendo che anche al Senato verrà posta la questione di fiducia sul pacchetto di misure che uscirà da questo ramo del Parlamento, senza alcuna possibilità di confronto.
Nel prendere atto con dispiacere di questa scelta politica, mi aspetto che, invece, sull'altro disegno di legge del quale è stata deliberata l'urgenza e che aspettiamo con ansia (da qualche mese è depositato al Senato), le liberalizzazioni del ministro Lanzillotta, si possa aprire un confronto.
Non è tanto per il lavoro che è stato svolto in quest'aula, costruttivo per quanto ci riguarda; è che, fino ad oggi, da quando il provvedimento in esame è stato approvato il 31 gennaio in Consiglio dei ministri, si sono susseguite tante vicende. I dieci giorni di crisi di Governo non hanno permesso all'Assemblea di lavorare e, forse, anche a fronte di ciò che è accaduto, non porre la questione di fiducia sarebbe stato un gesto di grande rispetto per questa Assemblea ed avrebbe consentito in ultima analisi a questo ramo del Parlamento di incidere finalmente su una materia che sta a cuore a tutti noi (perché così è), corrispondendo agli interessi primari dei cittadini (Applausi dei deputati del gruppo UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro))!
ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, innanzitutto credo sia opportuno dare atto del fatto che, in questi dodici giorni di discussione in Assemblea su un importantissimo provvedimento, quale quello delle liberalizzazioni, abbiamo riscontrato un comportamento diverso da parte dei gruppi dell'opposizione; devo, in particolare, sottolineare che, nel corso della giornata di ieri, a fronte di una richiesta di un impegno formale da parte dei gruppi della maggioranza e dell'Unione ai gruppi dell'opposizione, il rappresentante del gruppo di Forza Italia non ha voluto sottoscrivere o formalizzare alcun accordo che consentisse alla Camera dei deputati di procedere alla conversione in legge di un decreto-legge così importante e tanto atteso dai cittadini, dalle imprese e dai consumatori italiani.
Tale posizione, manifestatasi nel corso della discussione in questi dodici giorni, ha fatto prevalere nell'opposizione un atteggiamento di carattere ostruzionistico.
Devo dare atto del fatto che, nella prima fase della discussione, tutta l'opposizione nel suo complesso ha dimostrato di avere questo atteggiamento, ma poi, a fronte di una disponibilità del Governo, della maggioranza, del relatore, del Comitato dei nove a trovare punti di accordo e di confronto nel merito delle materie oggetto del decreto-legge, alcuni parlamentari, colleghi dell'opposizione hanno collaborato, tant'è che, nel corso della discussione sugli emendamenti, alcuni di questi sono stati approvati. Certo, ciò è avvenuto ad un ritmo di 30 emendamenti al giorno, comprese le sedute notturne; il che significa che, con altri 70 emendamenti da esaminare, la fase della discussione degli stessi terminerà nella giornata di venerdì.
Da venerdì in poi dovranno essere illustrati gli ordini del giorno, indi seguiranno le dichiarazioni di voto e le votazioni degli stessi. Alla fine, vi saranno le dichiarazioni di voto finale sul provvedimento nel suo complesso; ciò, significa che, anche se si lavorasse giorno e notte, senza interruzioni, non si farebbe in tempo a consegnare al Senato il testo del provvedimento prima del 27 marzo.Pag. 19
Ho detto questo a fronte di un atteggiamento dell'opposizione che, sino a questo momento, non si è mai dimostrato complessivamente collaborativo, anche se vi sono state delle eccezioni. Quindi, non ci si può aspettare altro che un atteggiamento ancora ostruzionistico, a meno che, signor Presidente, non si voglia scambiare la disponibilità alla collaborazione della maggioranza per disponibilità a dilazionare i tempi di discussione del decreto-legge, fino a comprometterne il passaggio all'altro ramo del Parlamento e la definitiva conversione in legge. È chiaro, infatti, che questo decreto-legge decadrà il 2 aprile e che il Senato è impegnato anche nella conversione in legge di un altro importante provvedimento per il paese, riguardante la proroga della partecipazione italiana a missioni umanitarie e internazionali.
Quindi, signor Presidente, di fronte alla tendenza a far prevalere logiche ostruzionistiche rispetto ad una disponibilità alla collaborazione, è chiaro che non esiste altro rimedio se non quello di prendere atto di un simile atteggiamento di taluni gruppi dell'opposizione. Da questo punto di vista, bisogna prendere atto anche della necessità, manifestata dal Governo, di porre la questione di fiducia per la conversione in legge, rapida ed immediata, di un decreto-legge importante per il paese e per i cittadini italiani (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).
MASSIMO DONADI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MASSIMO DONADI. Signor Presidente, abbiamo dedicato dodici giorni alla discussione di questo provvedimento, di fatto un giorno per ognuno degli articoli fino ad ora esaminati ed approvati. Per ognuno di questi dodici giorni abbiamo preso atto dell'atteggiamento dell'opposizione, in un primo tempo, e delle opposizioni, in un secondo momento: infatti, appare sempre più chiaro che dall'altra parte dell'emiciclo siedono non i rappresentanti di un'opposizione, ma di tante opposizioni divise su tutto e unite soltanto dalla volontà - avente gradi e tempi diversi - di fare ostruzionismo sulla pelle del paese. In questo modo si vuole impedire al Governo, al Parlamento di approvare provvedimenti anche importanti.
Oggi il presidente Elio Vito, parlando di date, ha manifestato disponibilità a concludere entro ventiquattr'ore l'esame degli emendamenti; ebbene, forse, questa disponibilità poteva essere data in uno qualunque dei dodici giorni che hanno preceduto questo momento, ad esempio ieri quando, ancora una volta, la maggioranza ed il Governo si sono aperti al confronto anche attraverso l'accoglimento di proposte emendative presentate dal centrodestra. Si è cercato, in sede politica, di individuare un percorso comune che consentisse sia all'opposizione sia alla maggioranza e al Governo il più completo esame di questo provvedimento con la garanzia di convertirlo in tempo utile. Comunque, a nessuno di questi atti di disponibilità è mai stato dato il minimo riscontro; anzi, ogni volta, venivano individuati come dirimenti singoli aspetti che, sistematicamente, venivano accolti, salvo tornare sui propri passi un minuto dopo.
Si è cercato, ogni volta, di spostare un metro più in là la linea d'arrivo; non è così che si rispetta la dignità del Parlamento, invocata da qualcuno poco fa. La dignità del Parlamento la si onora in tutt'altro modo: rispettando le esigenze del paese, la volontà degli italiani che, al di là delle coalizioni, degli schieramenti hanno scelto una maggioranza, un Governo.
Questo Esecutivo può essere contrastato, combattuto in quest'aula, ma vi deve essere un punto non superabile rappresentato dall'interesse del paese.
Quando si opera esclusivamente con cinismo, con l'unico scopo di indebolire un Governo, cercando di non consentire che un decreto-legge venga convertito in legge, io credo che si vada oltre la dinamica di una corretta dialettica parlamentare, che può conoscere anche momenti di ostruzionismo, e che si provochi esclusivamente un danno al paese.Pag. 20
Credo che la scelta fatta oggi dal Governo sia una scelta che tutta la maggioranza ha vissuto come una sofferta necessità di chi ha preso atto che, nonostante dodici giorni, ancora oggi si era di fronte a settanta emendamenti da votare, cento ordini del giorno da discutere e alla certezza pressoché assoluta che questo decreto-legge non sarebbe mai stato convertito.
Occorre che si dica chiaramente al paese di chi sono le responsabilità. È indubbio, non tutta l'opposizione si è comportata allo stesso modo in questi ultimi giorni, ma a qualcuno, al gruppo di Forza Italia in particolare, non possiamo non far presente che vi sono delle responsabilità gravi e che questa fiducia viene posta oggi non per una scelta del Governo, non per una forzatura della maggioranza, ma per una responsabilità grave ed esclusiva di chi ha deciso di svolgere in questo Parlamento un'opposizione esclusivamente volta allo sfascio delle istituzioni, allo sfascio del paese, allo sfascio del Governo (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
ROBERTO MARONI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ROBERTO MARONI. Presidente, ogni volta che viene posta la fiducia su un provvedimento c'è questo rimpallo di accuse tra maggioranza ed opposizione. Lo abbiamo visto tante volte nella passata legislatura a parti invertite. Le stesse identiche argomentazioni che vengono utilizzate oggi da noi contro la maggioranza venivano utilizzate contro di noi a ruoli invertiti. Il problema quindi non è se tutto ciò sia giusto o meno: prendiamo atto che il Governo ha preso questa decisione. Ci rammarichiamo, però, perché vi erano le condizioni per poter giungere all'approvazione del provvedimento senza il voto di fiducia.
Voglio che resti agli atti che condivido tutte le argomentazioni svolte dai colleghi dell'opposizione, in particolare quelle del collega Vito e del collega La Russa, ma mi sembra che qui vi sia qualcosa di più che non il solo merito del provvedimento. Come in tutti i provvedimenti vi sono luci ed ombre, cose buone e cose pessime, che noi abbiamo cercato di modificare con emendamenti ragionevoli non ostruzionistici, a meno che non si voglia considerare ogni proposta emendativa dell'opposizione come ostruzionistica e ogni momento in cui l'opposizione interviene per illustrare i propri emendamenti come una perdita di tempo. Non è così perché siamo in democrazia (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania, Forza Italia, Alleanza Nazionale); questa Camera ha un regolamento preciso, che concede tempi precisi, che definisce cosa è atteggiamento ostruzionistico e cosa è il libero ed il pieno diritto dell'opposizione di fare opposizione, fosse anche il diritto di far «cadere» o di mettere in difficoltà il Governo. Questo è il ruolo dell'opposizione, che non deve essere collaborativa a tutti i costi ed appiattita sulle posizioni della maggioranza. Mi pare che chiedere questo all'opposizione sia piuttosto umiliante.
Come dicevo prima, però, mi pare che vi sia qualcosa di più ed è questo che ci preoccupa. Siamo giunti in prossimità dell'approvazione del provvedimento e improvvisamente tutto si blocca e tutto si irrigidisce, al di là del merito del provvedimento stesso. Io vedo in questo - in Assemblea e fuori di essa - un disegno, un'interferenza di carattere politico più generale nei rapporti tra maggioranza ed opposizione. Un'interferenza che non si limita e non si ferma a questo provvedimento (se fosse così, sarebbe poco male), perché le polemiche sul voto di fiducia ci saranno e ci sono sempre state ed ognuno farà la sua parte.
Tuttavia, mi pare che quanto accaduto oggi possa interferire ed influire negativamente sull'agenda dei prossimi mesi, in particolare sulla legge elettorale e sulle altre riforme. Credo che il Governo abbia sottovalutato quanto avvenuto in questi giorni. Il ministro Chiti ha definito un suo errore il non aver previsto questa situazione. Al di là di ciò, mi pare che Governo e maggioranza (in particolare il Governo)Pag. 21abbiano sottovalutato ciò che è accaduto e ciò che si sta verificando. Temo che da oggi in avanti sarà più difficile proseguire il dialogo, anche quello sulle riforme e sulla legge elettorale, perché c'è chi non ci vuole arrivare ed ha utilizzato impropriamente questo provvedimento per ottenere tale risultato.
Questo è ciò che ci preoccupa in particolare perché, come il Presidente sa, su simili questioni noi - e non solo noi - abbiamo una rilevante sensibilità. Pertanto, l'invito che rivolgo al Governo, al di là delle polemiche sul provvedimento in oggetto su cui ognuno farà la sua parte, è quello di compiere uno sforzo ancora maggiore rispetto a quanto sta facendo. In particolare mi rivolgo al partito al ministro Chiti affinché sia profuso tutto l'impegno per non interrompere quel dialogo che sappiamo essere stato avviato attorno ad un tavolo tra grandi difficoltà. Vogliamo che quanto avvenuto oggi non porti all'annullamento di questo dialogo e alla sua chiusura definitiva. In caso contrario, vi sarebbero conseguenze estremamente negative. Dietro a questo esiste un disegno. Tuttavia, se davvero il Governo crede al dialogo, come penso che sia, deve profondere tutto l'impegno per far sì che il confronto possa proseguire (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
LUCIO BARANI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LUCIO BARANI. Signor Presidente, a nome del mio gruppo, voglio condannare senza «se» e senza «ma» l'atteggiamento del Governo e della maggioranza con il quale dimostrano lapalissianamente la loro incapacità di governare.
Cari colleghi, il dibattito in Parlamento non può essere definito ostruzionismo. Il confronto su una legge così importante per l'Italia e per gli italiani non può essere stigmatizzato come ostruzionismo. Abbiamo cercato di migliorare una brutta legge, che certamente non faceva l'interesse degli italiani. Avete chiesto la fiducia quando vi siete accorti nell'unica seduta notturna di giovedì sera che il numero legale era borderline, perché c'era e non c'era. Siamo arrivati fino ad uno scontro non solo verbale ma anche fisico. Allora vi siete arresi e avete capito che non sareste riusciti ad andare avanti. Pertanto, vi siete sottratti al dibattito democratico del paese. È la democrazia che mettete in dubbio. In questo Parlamento si sta instaurando una dittatura a colpi di fiducia. Non si può andare avanti così. Dovete presentarvi ai cittadini ed arrendervi, ammettendo di non essere più in grado di governare.
La fiducia è stata posta perché vi sono alcuni articoli ancora da esaminare su cui non siete d'accordo. Infatti, l'articolo 12 revoca le concessioni per le progettazioni e le costruzioni di linee ad alta velocità e prevede la nuova disciplina degli affidamenti contrattuali nella revoca di atti amministrativi. Si tratta della TAV e di tutte le grandi opere pubbliche, sulle quali siete ostaggio della sinistra massimalista che vuole impedire la modernizzazione del paese.
L'articolo 13, sul quale ci siamo arenati, riguarda la riforma Moratti che volete scomporre e ricomporre a vostro piacimento. Questa riforma ha apportato novità significative in materia tecnologica e professionale, come il principio dell'alternanza scuola/lavoro, basata su consistenti periodi di stage presso aziende, su un adeguato supporto territoriale e sul finanziamento degli oneri relativi all'accoglimento degli stagisti a carico delle aziende stesse. Questo principio è osteggiato dalla sinistra massimalista e definito come sfruttamento giovanile. Volete riportare l'avviamento al lavoro, lo stesso che abbiamo cancellato trenta o quaranta anni fa. Non è possibile.
Ancora, possiamo pensare all'articolo 6 che portava avanti gli interessi relativi alla semplificazione del procedimento di cancellazione dell'ipoteca dei mutui immobiliari. Su questi tre articoli ci siamo arenati poiché non c'è una maggioranza in quest'aula che poteva portare ad compimento le liberalizzazioni. Quindi, è un vostro fallimento! Lo avete dimostrato: non siete in grado di approvare questi tre articoli e,Pag. 22giustamente, da parte del Governo è arrivata la boccata di ossigeno del voto di fiducia che è l'unico modo per ricompattarvi. Infatti, sul resto, non siete compatti in nulla.
Quindi, noi condanniamo fermamente e denunciamo pubblicamente questa vostra incapacità di trattare le liberalizzazioni e questa legge così importante. In effetti, non si può portare avanti la materia delle liberalizzazioni discutendo sulle date di scadenza e su come devono essere messe le etichette sui prodotti in vendita. Le cose da liberalizzare sono altre: l'energia, il trasporto pubblico locale, gli acquedotti e le fognature, le cosiddette aziende municipalizzate, le università, le scuole dove bisogna puntare sulla qualità e non certo sulla quantità. È su questo che noi cerchiamo il confronto; è questo che dimostra il vostro fallimento.
Chiudo dicendo che non possiamo continuare in questo Parlamento a fare gli interessi dei grandi gruppi capitalisti, delle cooperative rosse, delle grandi banche che ormai vi tengono in ostaggio come hanno...
PRESIDENTE. La invito a concludere.
LUCIO BARANI... sì, Presidente, ho concluso... come hanno fatto i talebani con Mastrogiacomo, i quali hanno tenuto in scacco tutta l'Italia...
PRESIDENTE. Deve concludere...
LUCIO BARANI. ...e il prestigio degli italiani. Grazie, signor Presidente.
ANTONELLO FALOMI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANTONELLO FALOMI. Presidente, la proposta di concludere velocemente l'esame dei rimanenti 61 emendamenti e 114 ordini del giorno avanzata dall'onorevole Vito e ripresa dall'onorevole La Russa, a mio avviso giunge un po' tardiva. Infatti, giunge dopo che il Governo ha posto la questione di fiducia ed è stata contraddetta dal comportamento concreto tenuto non da tutta l'opposizione - ci tengo a precisarlo -, ma da settori della stessa. I colleghi sanno esattamente a chi mi sto riferendo. Questi settori, attraverso l'uso sistematico e ripetuto delle dichiarazioni di voto a titolo personale, hanno costretto la Camera a procedere lentissimamente. Abbiamo impiegato cinque sedute e trentotto ore di lavoro per approvare 145 emendamenti, ciò vuol dire che abbiamo proceduto a meno di quattro emendamenti all'ora. Questo è stato il risultato del comportamento di alcuni settori dell'opposizione.
Badate, si tratta di un atto che non solo ha danneggiato i lavori della Camera, che poteva invece impegnarsi in altri provvedimenti - anche in quelli che l'opposizione ha chiesto di inserire nell'ordine del giorno -, ma ha anche minato il lavoro di costruzione di una linea di confronto e di dialogo che pure, a fatica, c'è stata all'interno dei lavori di questo ramo del Parlamento. Credo che questo sia l'elemento su cui riflettere.
Allora, è evidente che l'opposizione vuole fare ostruzionismo. Chi della stessa vuole farlo, ne ha tutto il diritto. Tuttavia, anche il Governo e la maggioranza hanno il diritto di tutelarsi e di tutelare la propria attività.
Quanto poi all'intenzione che avrebbe avuto il Governo di prendere artatamente tempo per far arrivare il provvedimento il più tardi possibile al Senato, ammettendo che sia vera questa interpretazione, dobbiamo constatare che l'effettivo ostruzionismo messo in atto da quei settori dell'opposizione ha dato una notevole mano per raggiungere questo obiettivo.
Trovo paradossale questa accusa, a me sembra che al punto in cui noi siamo arrivati, non restava al Governo che porre la questione della fiducia.
PAOLO AFFRONTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PAOLO AFFRONTI. Signor Presidente, mi sembra che, giunti a questo punto, laPag. 23posizione della questione di fiducia da parte del Governo fosse una decisione ormai inevitabile. Infatti, dopo una prima fase di dibattito e di confronto costruttivo, che ha condotto anche all'approvazione di numerose proposte emendative presentate dalle opposizioni, ieri abbiamo dovuto assistere ad un ostruzionismo che tutti hanno potuto constatare. Ciò ha indotto la maggioranza a rendersi conto che porre la questione di fiducia si rendeva necessario per convertire in legge in tempo utile il provvedimento in esame.
Mi sembra che il maxiemendamento presentato dal Governo raccolga molte istanze emerse ed accettate in sede sia di Commissione sia di Comitato dei nove; vorrei osservare, inoltre, che la possibilità di svolgere un dibattito sugli ordini del giorno consentirà a ciascuno di fare la propria parte. Quindi, al di là degli orientamenti assunti dai diversi gruppi parlamentari di opposizione, tale decisione non intende comunque spegnere la possibilità di svolgere un confronto ulteriore (Applausi dei deputati del gruppo Popolari-Udeur).
PRESIDENTE. In attesa delle determinazioni della Conferenza dei presidenti di gruppo, immediatamente convocata al piano aula, sospendo la seduta.
La seduta, sospesa alle 11,20, è ripresa alle 13,20.