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TESTO AGGIORNATO AL 23 MARZO 2007
(Esame degli ordini del giorno - A.C. 2201-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A - A.C. 2201 sezione 1).
Ricordo che, a norma dell'articolo 88, comma 1, del regolamento, ciascun ordine del giorno può essere illustrato dal presentatore o da uno solo dei firmatari per non più di cinque minuti. Dopo l'illustrazione degli ordini del giorno, avrà luogo l'espressione del parere da parte del Governo e successivamente si procederà alla votazione di tali ordini del giorno.
Avverto che è in distribuzione la nuova formulazione dell'ordine del giorno Adornato n. 9/2201/73.
Avverto inoltre che la Presidenza non ritiene ammissibili, ai sensi dell'articolo 89, comma 1, del regolamento, in quanto estranei rispetto alla materia del decreto-legge in esame, i seguenti ordini del giorno: Turco n. 9/2201/37, in materia di trattamento economico degli insegnanti di religione cattolica; Poretti n. 9/2201/38, in materia di disciplina fiscale degli immobili destinati all'esercizio pubblico del culto; D'Elia n. 9/2201/40, concernente la destinazione di parte del gettito derivante dall'applicazione dell'otto per mille; Aracu n. 9/2201/81, Azzolini n. 9/2201/82, Brusco n. 9/2201/83 e Cesaro n. 9/2201/84, in materia di metrologia legale; Cicu n. 9/2201/85, relativo alle funzioni dell'Autorità per l'energia elettrica e il gas, in materia di contatori; Mario Pepe n. 9/2201/100, in materia di cessione degli immobili costruiti da cooperative edilizie; Beltrandi n. 9/2201/104, in materia di frequenza del corso postuniversitario della Scuola superiore per le professioni legali; Saglia n. 9/2201/105, in materia di designazione dei membri mancanti dell'Autorità per l'energia elettrica e il gas; Tondo n. 9/2201/115, volto a chiedere un'interpretazione dei commi 1180-1185 della legge finanziaria per il 2007, con riferimento ad adempimenti degli uffici scolastici; Neri n. 9/2201/130, in materia di riforma della legislazione in materia di case da gioco.
La deputata Milanato ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2201/129.
LORENA MILANATO. Signor Presidente, l'ordine del giorno n. 9/2201/129 a mia firma si riferisce all'articolo 9, che prevede la semplificazione delle procedure per la nascita delle nuove imprese. Abbiamo lungamente discusso sull'articolo 9, prima in Commissione poi in quest'aula. Visto come sono andate le cose, riteniamo di dover intervenire almeno con gli ordini del giorno, che sono l'ultimo strumento che ci è rimasto a disposizione.
Vorrei qui ricordare brevemente come è stato affrontato l'esame dell'articolo 9. Noi avevamo presentato un emendamento totalmente sostitutivo di tale articolo, che conteneva norme molto più efficaci per semplificare l'inizio dell'attività, ma è stato assurdamente, prima in Commissione e poi in Assemblea, dichiarato inammissibile per estraneità di materia. In questo modo si è voluta sottrarre al dibattito politico una proposta dell'opposizione che meritava di essere valutata dalla Camera. Ancora una volta - e questo è il grande rammarico - ha prevalso una visione meramente burocratica del regolamento della Camera, che mai dovrebbe essere usato al fine di precludere od ostacolare il dibattito politico, che invece dovrebbe favorire per garantire il confronto fra le idee e le varie soluzioni tecnico-giuridiche praticabili per risolvere un problema.
Auspichiamo quindi che il Governo non voglia più prevaricare il ruolo del Parlamento, come è successo con questo decreto-legge e come è successo con questo articolo. A questo proposito, permettetemi di ricordare la violenza subita dalla X Commissione e dal Parlamento in riferimento al lavoro svolto unanimemente sulla proposta di legge del presidente Capezzone sullo sportello unico, così com'è stato fatto con altre materie inopinatamente inserite in questo provvedimento. Ma tant'è, questo è ciò che è accaduto. E oggi proviamo con lo strumento degli ordini del giorno a provocare qualche reazione nel Governo e nella maggioranza.
Vorrei quindi porre l'attenzione sul ruolo delle commissioni provinciali per l'artigianato. Il provvedimento che stiamo discutendo, all'articolo 9 prevede la semplificazione delle procedure per la nascita delle nuove imprese. Secondo quanto indicato, chiunque sia interessato ad intraprendere un'attività è tenuto a presentare al registro delle imprese, per via telematica, una comunicazione unica che servirà ad assolvere tutti gli adempimenti amministrativi previsti per l'iscrizione al registro delle imprese ai fini previdenziali e fiscali, oltre che per l'ottenimento del codice fiscale e della partita IVA. Contestualmente verrà rilasciata agli imprenditori una ricevuta che rappresenterà l'unico Pag. 41titolo per l'avvio dell'attività e verrà data notizia alle amministrazioni competenti dell'avvenuta presentazione della comunicazione. Sicuramente, questa misura ha l'obiettivo di ridurre le formalità da espletare; però, stiamo trattando una materia veramente molto complessa.
In particolare, vorrei ricordare che sarebbe bene - e questo è l'auspicio che noi rivolgiamo - rivalutare il ruolo delle commissioni provinciali per l'artigianato. Le commissioni hanno sempre vigilato sull'attività di certificazione dei requisiti delle attività artigiane. Vorrei ricordare che le stesse promuovono iniziative utili, dirette a valorizzare le attività artigiane; in particolare, segnalo l'importanza che le commissioni assumono vigilando anche sul corretto uso dei marchi di qualità tipici dell'artigianato e del made in Italy. Con il contenuto dell'articolo 9 si rischia di vedere depotenziato il rilevante ruolo di controllore del sistema dell'artigianato.
Il provvedimento - lo ricordo - ha un titolo molto ambizioso: la tutela dei consumatori, la promozione della concorrenza, lo sviluppo di attività economiche e la nascita di nuove imprese. Quindi, riteniamo che l'ordine del giorno da me presentato possa essere agevolmente compreso dalla maggioranza. Riteniamo altresì che possa trovare spazio all'interno di questo provvedimento anche l'attività di controllo che potrebbe essere svolta dalle commissioni in oggetto.
Per questo, chiediamo al Governo l'impegno a valutare il ruolo delle commissioni provinciali per l'artigianato in relazione proprio all'importanza che tale settore riveste nell'economia del nostro paese (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Democrazia Cristiana-Partito Socialista).
STEFANO SAGLIA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
STEFANO SAGLIA. Signor Presidente, l'ordine del giorno n. 9/2201/105 - è questo il motivo del mio intervento - non può essere dichiarato inammissibile, mi permetta, perché l'articolo 11 di questo decreto-legge comporta misure per l'organizzazione del mercato del gas. Come lei sa perfettamente, per poterlo attuare è necessario che intervenga l'Autorità per l'energia elettrica e per il gas.
Con questo ordine del giorno segnaliamo una stortura che ormai si trascina da mesi, se non da oltre un anno, e consistente nel fatto che il collegio commissariale dell'Autorità è composto soltanto da due membri quando la legge ne prescrive cinque. Nell'ordine del giorno ci limitiamo ad impegnare il Governo a procedere nelle nomine. Si dica allora con chiarezza che si tratta di un argomento spinoso che la maggioranza non vuole affrontare.
Questo ordine del giorno non può essere dichiarato inammissibile. Si deve soltanto alla buona creanza nei rapporti tra l'Autorità e gli operatori il fatto che non siano stati ancora presentati ricorsi sulle deliberazioni adottate dall'Autorità stessa. Tuttavia, risulta evidente che questo collegio, che per legge dovrebbe essere composto da cinque membri quando invece ne sono in carica solamente due, non possa continuare a deliberare su materie delicate come la regolamentazione del mercato del gas e dell'elettricità.
Pertanto, invito la Presidenza a modificare il precedente avviso affinché il mio ordine del giorno sia dichiarato ammissibile, anche perché all'interno del decreto-legge è contenuto l'articolo 11 nel quale sono previste misure che devono essere attuate dall' Autorità per l'energia elettrica ed il gas.
PRESIDENTE. Deputato Saglia, mi dispiace ma devo confermare il giudizio espresso. Come sempre, il giudizio di ammissibilità esula dalle valutazioni sul contenuto, come è evidente.
Nel suo ordine del giorno n. 9/2201/105 è indicata una fattispecie precisa, che riguarda la designazione dei membri mancanti, laddove invece la materia interessata dal decreto-legge riguarda le misure operative in quel settore. È evidente che l'organismo costituisce questione diversa Pag. 42da ciò che invece attiene propriamente alle politiche di quel settore.
ROBERTO MENIA. È un'interpretazione cervellotica!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori il deputato Borghesi. Ne ha facoltà.
ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, vorrei soltanto riproporre un'osservazione da me già svolta in passato, ma non ancora recepita. Vorrei cortesemente chiederle di dare disposizioni affinché gli uffici incaricati di redigere il testo delle dichiarazioni di inammissibilità possano indicare prima del numero dell'emendamento (in questo caso la situazione è peggiore) o dell'ordine del giorno la pagina del fascicolo in cui sono pubblicati. Ciò permetterebbe a noi deputati di seguire meglio le sue indicazioni. La ringrazio.
PRESIDENTE. Grazie a lei. Sebbene gli ordini del giorno siano riportati nel fascicolo secondo il loro ordine numerico, accoglieremo il suo suggerimento.
Il deputato Della Vedova ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno 9/2201/8.
BENEDETTO DELLA VEDOVA. Signor Presidente, procederò all'illustrazione del mio ordine del giorno n. 9/2201/8. In questi giorni abbiamo assistito ad un attacco molto duro e molto propagandistico nei confronti della Casa delle libertà portato dal ministro Bersani, che ha chiesto come mai i «sedicenti liberali» (queste le parole usate dal ministro) si oppongano alle liberalizzazioni. Intanto vorrei fare tanto di cappello al ministro perché è riuscito a costruire un'operazione comunicativa e mediatica di rara efficacia, con la quale ha convinto gran parte degli organi di stampa e dell'informazione televisiva del fatto che questo decreto riguardi effettivamente le liberalizzazioni, così come fece l'estate scorsa riuscendo a far passare come decreto sulle liberalizzazioni un provvedimento che per l'80 per cento conteneva misure di natura squisitamente fiscale.
Vorrei dire al ministro Bersani che il centrodestra e Forza Italia saranno pronte a discutere di liberalizzazioni e a raccogliere la sfida del ministro quando effettivamente cominceremo a discutere in proposito, ovvero quando ad esempio arriverà in aula il disegno di legge del ministro Lanzillotta in merito alla liberalizzazione dei servizi pubblici locali. Il decreto-legge in oggetto, con l'eccezione forse dell'articolo 10, contiene misure di altra natura. Si è parlato e discusso molto della riforma della scuola e della revoca delle concessioni per la TAV. Tuttavia, anche l'articolo più famoso di questo provvedimento, ovvero quello relativo all'abolizione dei costi di ricarica per la telefonia mobile, è tutto tranne che etichettabile sotto il capitolo delle liberalizzazioni. Si tratta di un intervento di imperio operato dal Governo, che scavalca le autorità ed interviene sulla formulazione delle tariffe in materia di telefonia mobile. È un intervento che, in qualche modo, è sicuramente più sulla scia delle politiche attuate in Venezuela dal presidente Chavez, che so godere di molti consensi dentro quest'aula, che non dei grandi liberalizzatori: facciamo un nome per tutti, quello della Tatcher.
Questo intervento, per quanto popolarissimo, dal punto di vista economico risente di una assoluta irrazionalità. Purtroppo, gli emendamenti che andavano a completare l'intervento sulla telefonia mobile sono stati dichiarati inammissibili: stranamente, sul tema che toccherò tra qualche secondo, vi è addirittura un ordine del giorno del relatore Lulli. E mi stupisco che il relatore stesso, ravvisando quantomeno - con la presentazione di un ordine del giorno - la necessità di accompagnare all'abolizione del costo della ricarica l'abolizione della tassa di concessione governativa sui contratti di telefonia mobile, non si sia invece battuto affinché fosse ammissibile l'emendamento che concretizzava quanto riportato nel suo ordine del giorno n. 9/2201/6, che in qualche Pag. 43modo ricalca quello presentato da me e dall'onorevole Baldelli, che sto ora illustrando.
L'irrazionalità economica della misura dirigista dell'abolizione del costo di ricarica sta nel fatto che, come la relazione congiunta dell'Antitrust e dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ha evidenziato in modo inoppugnabile, l'origine della «bolla», come la chiamo io, del costo di ricarica sta non nel fallimento del mercato della telefonia mobile, che, come ben sappiamo, è uno dei più competitivi che vi sono in Italia, ma nel persistere della tassa di concessione governativa, impropria anche nell'uso (ormai si tratta di licenze, non più di concessioni), che ha determinato, unicum nel nostro paese, un aggravio di costi per il consumatore medio stimato, dalla citata relazione congiunta delle competenti autorità, pari al 40 per cento rispetto al costo delle telefonate in senso proprio.
Se non aboliremo questa tassa, è matematico e certo che quel differenziale lascerà spazio a nuovi e sacrosanti interventi da parte delle compagnie, che recupereranno in altro modo ciò che il ministro Bersani...
PRESIDENTE. La prego di concludere.
BENEDETTO DELLA VEDOVA. ... toglie loro oggi, cioè - e concludo, signor Presidente - il 20 per cento del fatturato.
L'unico modo per creare una pressione competitiva, che tenga basse le tariffe della telefonia mobile, è quello di abolire la tassa di concessione governativa. Per questo chiedo a tutti i colleghi della maggioranza e dell'opposizione di sostenere l'ordine del giorno Della Vedova n. 9/2201/8, che impegna il Governo, visto che non ce l'hanno fatto fare nella sede propria sostenendo l'emendamento che avevo a tal fine presentato, ad operare in questa direzione.
PRESIDENTE. Il deputato Fasolino ha facoltà di illustrare l'ordine del giorno Stradella n. 9/2201/72, di cui è cofirmatario.
GAETANO FASOLINO. Signor Presidente, intendo fare poche telegrafiche notazioni al fine di utilizzare un tempo minore di quello che mi è stato concesso.
Per quanto riguarda la prima considerazione che vorrei avanzare, il decreto-legge in esame non può non lasciare l'amaro in bocca. È intitolato «delle liberalizzazioni», ma in definitiva delle vere liberalizzazioni, quelle di cui ha bisogno il paese, non si è parlato nel modo più assoluto. Mi riferisco all'ENEL, alla Telecom, al regime bancario. Bisogna ricordare che nel sud il denaro costa più che nel nord, per cui per l'imprenditore del sud non vi è vera libertà.
Sono stati invece affrontati temi diversi (dalla rottamazione alle etichettature, a quello della scuola, che avrebbe avuto bisogno di un intervento ad hoc) in modo raffazzonato e inconcludente. La questione che più ci interessa, e sulla quale desidero attirare la vostra attenzione, riguarda l'articolo 12. Con questo sciagurato articolo, infatti, il Governo non solo ha posto l'Italia nella condizione di permanere nel ritardo infrastrutturale nei confronti degli altri paesi d'Europa, ma ha creato anche le condizioni per non sfruttare la grande occasione economica e sociale offerta dall'ingresso nell'Unione europea dei paesi dell'est. Con questo articolo vengono affossate opere di fondamentale importanza: viene revocata la concessione relativa alla linea veloce Terzo valico dei Giovi Milano-Genova, il che, aggiungendosi per la sua parte alla eliminazione del ponte sullo Stretto, annulla definitivamente la grande idea strategica del corridoio europeo n. 1.
Vengono altresì eliminate le tratte di linea veloce Milano-Verona e Verona-Padova e, con esse, la grande occasione per la Pianura padana di diventare snodo centrale nei trasporti e nei traffici est-ovest. Ciò si aggiunge a quanto sta accadendo per la Val di Susa.
L'ultima questione sulla quale desidero attirare l'attenzione riguarda il costo di questo articolo, perché queste revoche avranno un peso economico notevole, in quanto causeranno numerosi contenziosi e Pag. 44una serie di sentenze della magistratura che vedranno condannate le Ferrovie e, quindi, il Governo al pagamento di penali esose, oltre alle somme relative ai rimborsi alle aziende per i costi già sostenuti.
Quindi, rivolgo un invito al Governo perché non lasci il Parlamento solo rispetto a queste gravi responsabilità contabili e, attraverso una approfondita indagine, ci faccia conoscere il danno erariale di questa sciagurata operazione (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Il deputato Zacchera ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2201/7.
MARCO ZACCHERA. Signor Presidente, ho avuto occasione di intervenire più volte durante l'esame di questo decreto-legge. Oggi, nell'illustrare il mio ordine del giorno n. 9/2201/7, visto che abbiamo anche la fortuna e il piacere di avere lei, Presidente Bertinotti, a presiedere la seduta, vorrei elevare una formale protesta per come sono andate le cose.
Mi riferisco, ad esempio, a come è stata trasmessa la notizia agli italiani. In poche parole, la sinistra vuole le liberalizzazioni e noi del centrodestra saremmo contrari. Presidente, abbiamo avuto modo di sottolineare in quest'aula come già questo decreto sia partito male, in quanto contiene molte materie che non rivestono alcun carattere di straordinarietà e di urgenza. Ciò viene riconosciuto da tutti: le norme che entrano in vigore centottanta giorni dopo l'approvazione di questo decreto-legge evidentemente non sono urgenti.
In secondo luogo, voglio rimarcare l'iter procedurale di questo decreto-legge: vi sono state diciotto segnalazioni da parte del Comitato per la legislazione su come è stato redatto questo decreto, ma non sono state rispettate. Vi sono stati interi articoli che non sono stati neanche esaminati dall'Assemblea, perché il problema dell'alta velocità non è mai neanche stato affrontato, ma passerà con un voto di fiducia qui ed uno al Senato.
In quale democrazia siamo finiti da quando comanda il centrosinistra? Si tratta di un decreto-legge non indispensabile che passa solo con il voto di fiducia! Cosa ci sta a fare il Parlamento? Noi non abbiamo fatto perdere tempo, ma abbiamo parlato sempre e specificamente di questioni assolutamente precise.
Ebbene, veramente credo vi sia da fare una riflessione su come si sta deliberando in questo momento alla Camera.
Relativamente al mio ordine del giorno, si tratta di argomenti che non sono stati neanche affrontati dall'Assemblea quando è stata posta la questione di fiducia.
Veniamo al discorso degli artigiani. Noi non siamo contrari a certe liberalizzazioni. Ad esempio, nell'auspicare che venga accettato il mio ordine del giorno, vorrei rilevare che si cerca di razionalizzare la normativa, si vuole promuovere una concorrenza più ampia e si consente agli estetisti di esercitare altre attività. Tuttavia, poiché ci rendiamo conto che, in alcuni centri commerciali, saranno aperti grandi centri estetici, vorremmo che il Governo adoperasse una maggiore diligenza, come peraltro ha già fatto in passato.
Ricordo che dieci anni fa, sempre quando governavate voi, avevate disposto, in casi simili, l'erogazione di alcune provvidenze: pertanto, chiedo che vengano stanziati finanziamenti a favore delle piccole imprese del settore. Infatti, anche se esse devono adeguarsi ad una maggiore concorrenza, vorrei sottolineare che è necessario approntare un'efficace difesa, di carattere finanziario, per tali aziende.
Per quanto concerne i mutui - e concludo, signor Presidente -, vorrei sottolineare che è stato affermato che siamo contrari all'eliminazione delle commissioni per l'estinzione dei finanziamenti. Si tratta di una falsità, perché abbiamo chiesto di sopprimere le commissioni bancarie anche sui mutui contratti precedentemente! Infatti, se non ci si può «disincagliare» dalle posizioni debitorie precedenti, è evidente come non sia possibile scegliere e non possa esservi una vera concorrenza!
Allora, chi sono i liberalizzatori: siamo noi o siete voi? Siete voi quelli che tutelate gli interessi delle banche, a discapito della Pag. 45clientela! Mi sembra che ciò sia abbastanza evidente, perché si tratta di una questione di obiettività, che trascende le singole posizioni partitiche o politiche!
È questo il motivo per cui prego il Governo - che sono convinto si esprimerà in tal senso - di accettare il mio ordine del giorno n. 9/2201/7.
PRESIDENTE. Il deputato Gianfranco Conte ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2201/106.
GIANFRANCO CONTE. Mi rivolgo a lei, Presidente Bertinotti, perché pare evidente che, dall'esame del presente provvedimento, si possa trarre una conclusione. Infatti, ci stiamo ormai incamminando lungo una strada che consente, all'interno delle Commissioni, uno scarso approfondimento dei testi normativi; successivamente, quando essi giungono all'esame dell'Assemblea, per varie ragioni, soprattutto quando presentano contenuti molto eterogenei, non ci è permesso (anche rispetto ai tempi riservati al dibattito) di approfondire questioni come quella che mi accingo ad esporre al sottosegretario Bubbico.
Vorrei segnalare, infatti, un problema abbastanza evidente, poiché si tratta del disallineamento tra il cosiddetto decreto Visco-Bersani ed il provvedimento in esame in materia di rilascio delle partite IVA. Come è noto, l'articolo 9 del presente decreto-legge reca una prescrizione che prevede il rilascio immediato, ai fini dell'inizio dell'attività, della partita IVA.
Tale disposizione, tuttavia, confligge con un'altra normativa, contemplata dal decreto-legge n. 223 del 2006, la quale prevede riscontri automatizzati, prima dell'attribuzione della partita IVA, da parte dell'Agenzia delle entrate. Peraltro, nel caso di un'attività aperta che riguardi i commerci infracomunitari, tale Agenzia, oltre ad effettuare i riscontri, prima di rilasciare la partita IVA deve addirittura acquisire anche una garanzia fideiussoria.
Ciò apre un problema di coordinamento tra le due normative: pertanto, attraverso l'ordine del giorno da me presentato, sollecitiamo il Governo ad impartire all'Agenzia delle entrate specifiche direttive affinché la disposizione sullo snellimento delle procedure per l'apertura di un'impresa, recata dall'articolo 9 del decreto-legge in esame, non rimanga una mera indicazione, ma sia coordinata con le norme in materia fiscale.
Ci rendiamo conto, naturalmente, che l'iperattività del Ministero dell'economia e delle finanze - il quale ha notevolmente aggravato tutte le procedure concernenti la gestione delle imprese, soprattutto la parte fiscale ad esse relativa - comporta un appesantimento molto grave dei procedimenti da avviare, in particolare per quanto concerne l'Agenzia delle entrate. Infatti, abbiamo riscontrato un notevole ritardo nella pubblicizzazione di tutte le norme che erano state previste dalla legge finanziaria dello scorso anno. Ricordo che tale provvedimento prevedeva l'adozione di una serie di atti regolamentari, tra i quali quello relativo alle indicazioni necessarie ai fini dell'armonizzazione delle diverse procedure, soprattutto con riferimento agli scambi intracomunitari.
Per questa ragione, dunque, invitiamo il sottosegretario Bubbico, come peraltro abbiamo già fatto nel corso dell'esame del provvedimento in Assemblea, a prendere in seria considerazione la nostra richiesta di accoglimento del mio ordine del giorno n. 9/2201/106.
PRESIDENTE. Il deputato Minardo ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2201/45.
RICCARDO MINARDO. Signor Presidente, illustrerò brevissimamente il mio ordine del giorno n. 9/2201/45 concernente le frequenti telefonate che gli italiani ricevono dai call center di tutte le aziende telefoniche quotidianamente, più volte al giorno, con una aggressività inaudita.
Occorre un impegno da parte del Governo volto a regolamentare tali fattispecie. In particolare, vi è un disagio da parte dei cittadini i quali, valutata la proposta dell'azienda telefonica, si trovano a stipulare Pag. 46contratti «a voce». Soprattutto, le fasce più deboli si ritrovano vincolate ad un contratto e soggette a procedure di recupero crediti senza aver sottoscritto materialmente nulla.
Numerosi cittadini si lamentano per le offerte telefoniche e per il continuo disturbo arrecato alla propria vita privata; spesso, infatti, le offerte commerciali vengono proposte negli orari meno opportuni.
Il mio ordine del giorno impegna il Governo a regolamentare tale questione alquanto disagevole per tutti gli utenti e ad adottare norme che prevedano la validità dei contratti solo dopo l'invio all'utente, in forma cartacea o telematica, di quanto stipulato telefonicamente e, comunque, a seguito dell'apposizione di una firma legalmente valida.
Chiedo, quindi, al Governo un impegno per risolvere una questione di rilevanza sociale.
PRESIDENTE. La deputata Aprea ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2201/77.
VALENTINA APREA. Signor Presidente, intervengo per illustrare gli ordini del giorno Adornato n. 9/2201/73, Martusciello n. 9/2201/74, Palmieri n. 9/2201/75, nonché il mio ordine del giorno n. 9/2201/77.
L'esame dell'articolo 13 è stato interrotto dalla posizione della questione di fiducia. Abbiamo preso atto del fatto che alcune delle nostre proposte emendative sono state accolte, ma non abbiamo potuto discutere dei poli tecnici e professionali e, soprattutto, dell'alta formazione professionale che nel provvedimento in esame viene demandata agli «istituti tecnici superiori».
Ci siamo confrontati con il Governo al di fuori dell'aula ed abbiamo rappresentato le nostre riserve in ordine a questa denominazione che fa pensare molto più ad una prosecuzione dell'istruzione tecnica statale che ad una formazione non accademica volta a consolidare l'esperienza dell'istruzione e della formazione tecnica superiore, ma destinata ad essere estesa al territorio, tenendo conto delle esigenze del mondo del lavoro e delle imprese.
Vorremmo avere rassicurazioni in ordine al fatto che l'istruzione tecnica superiore non diventi il sesto o il settimo anno dell'istruzione tecnica statale: i nostri ordini del giorno vanno in questa direzione.
Vorrei spendere ancora una parola rispetto alle erogazioni liberali. Purtroppo, l'Assemblea non ha potuto discutere (per la verità, se ne è discusso poco anche in Commissione attività produttive) dell'unica disposizione che, forse, sarebbe potuta risultare coerente con il provvedimento in esame e con la materia delle liberalizzazioni. Con queste disposizioni si introduce la possibilità di erogare contributi privati alle scuole statali e non statali. Si tratta di un nuovo strumento di parità per le scuole paritarie, che nello stesso tempo consente alle scuole pubbliche di ottenere maggiori finanziamenti.
Noi avremmo votato a favore dell'approvazione di queste disposizioni ma ci è stato impedito in quanto la materia è trattata all'articolo 13 del provvedimento. Esprimiamo comunque talune riserve su alcune modifiche introdotte durante l'esame in sede referente dalla Commissione attività produttive, modifiche che hanno limitato la possibilità dei genitori di far parte dei consigli di istituto sulla base della fissazione di un limite, per le erogazioni liberali, di 2 mila euro. Francamente, non comprendiamo come si possano porre tali limiti: fino a 2 mila euro non si è ricchi mentre oltre lo si diventa, sicché bisogna nascondere questa ricchezza e, soprattutto, la generosità di chi investe nelle scuole (e quindi l'anonimato). Così, si priva la famiglia benestante che vuole investire sulla scuola della possibilità di fare emergere la propria volontà di contribuire ad un maggiore finanziamento delle scuole statali. Insomma, con riferimento a tali previsioni, avremmo preferito approvare il testo elaborato in sede di Consiglio dei ministri; quindi, forse, è stato un bene non aver potuto esprimere il voto su questa materia per intero in quanto, comunque, esprimiamo molte riserve, ora, Pag. 47su come anche questa parte del testo sarà approvata dalla Camera dei deputati.
In ogni caso, concludendo il mio intervento, a nome del gruppo di Forza Italia mantengo la richiesta - questo, invero, era l'oggetto di uno degli ordini del giorno - al Governo di estendere la disciplina sulla possibilità di effettuare erogazioni liberali anche a favore di strutture formative che offrano percorsi di istruzione e formazione professionale senza che detta possibilità venga limitata solo alle strutture pubbliche statali.
PRESIDENTE. La deputata Di Centa ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2201/79.
MANUELA DI CENTA. Signor Presidente, illustro l'ordine del giorno n. 9/2201/79 per chiedere al Governo di continuare ad impegnarsi su un progetto, chiamato ski college, che è inquadrabile nell'articolo 13 del provvedimento, laddove si introducono disposizioni per diversificare l'offerta scolastica e favorire il finanziamento privato. Ski college è un progetto di scuola per atleti, una scuola fatta a misura degli atleti, nel cui ambito costoro possano finalmente coniugare la didattica e lo sport; questo progetto è stato elaborato dal MIUR in collaborazione con il CONI, con la Federazione italiana sport invernali e l'Unione nazionale delle comunità montane. La sua peculiarità risiede nel fine di incentivare la pratica sportiva nell'ambito della programmazione scolastica al fine, per l'appunto, di conciliare la pratica agonistica con la frequenza scolastica.
Il merito di questo progetto, nato nel 2002, è avere creato un percorso formativo, sportivo, scolastico, atletico ed educativo di massimo livello e in grado di evitare il grande fenomeno dell'abbandono scolastico per quanti vogliano emergere nello sport agonistico attraverso, per l'appunto, un'offerta formativa strutturale di altissimo livello.
L'anno 2002 è stato l'anno internazionale delle montagne; l'idea della scuola nacque anche perché era avvertita l'esigenza di dare una risposta proprio nel senso di una conciliazione tra la formazione scolastica e l'attività agonistica sportiva, in particolare nel caso di attività sportive che si svolgano sulle montagne o comunque vicino alla neve. Chiaramente, infatti, tali attività sportive inducono gravissimi problemi di compatibilità tra frequenza delle lezioni in classe e allenamenti e gare.
Questo progetto ski college comprende circa 500 studenti e 11 località collocate nell'arco alpino e anche negli Appennini; mi fa molto piacere comunque sottolineare, Presidente, che da queste scuole così particolari sono 'usciti' e stanno 'uscendo' tantissimi atleti che hanno già vinto nei loro ambiti di competenza e di categoria portando la bandiera italiana in tutto il mondo.
Gli obiettivi degli ski college sono la realizzazione, quindi, di percorsi formativi centrati sulla persona, in cui la pratica sportiva venga valorizzata nelle sue potenzialità educative e formative attraverso la formula integrata di istruzione e pratica sportiva.
È per questo, Presidente, che io mi rivolgo non solo al Governo ma anche alla maggioranza. Questa scuola dà agli atleti che fanno agonismo di alto e medio livello la possibilità di entrare, di potersi formare e contemporaneamente di portare avanti la bandiera del nostro paese. Chiedo pertanto al Governo e alla maggioranza con il proprio voto di rispondere positivamente a questo ordine del giorno.
PRESIDENTE. Il deputato Garagnani ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno 9/2201/78.
FABIO GARAGNANI. Questo ordine del giorno, sottoscritto anche da numerosi altri colleghi del gruppo di Forza Italia, fa riferimento all'articolo 13, che prevede la possibilità di detrarre singoli contributi versati alle scuole per iniziative di vario tipo, per l'arricchimento dell'offerta scolastica o per opere di edilizia scolastica. Ora (mi pare che la cosa sia stata già fatta rilevare dalla collega Aprea), la defiscalizzazione Pag. 48è da valutarsi positivamente, sempre che alla enunciazione seguano i fatti, cosa su cui ho molti dubbi. Tuttavia, tale articolo introduce un principio sul quale il gruppo di Forza Italia e l'intera Casa delle libertà si sono sempre battuti: coinvolgere in qualche modo la famiglia ed i privati nella gestione della scuola, che, mai come oggi, ha bisogno di elementi radicalmente innovativi che prevedano un aggiornamento rispetto alle condizioni richieste dalla nostra società.
L'articolo 13, al comma 3 e seguenti, a nostro modo di vedere, fissa dei paletti troppo limitati e stringenti per il versamento di determinati contributi: il 2 per cento del reddito di impresa e comunque una somma non superiore ai 70 mila euro annui. Tali limitazioni si cumulano con la soglia dei 2 mila euro, al di sopra della quale coloro che versano dei contributi non possono far parte del consiglio di istituto e della giunta esecutiva. In questo modo, si scoraggiano molti cittadini che, desiderosi dell'arricchimento dell'offerta formativa e desiderosi di contribuire ad un'ulteriore evoluzione della qualità degli studi, sarebbero invece particolarmente generosi pur essendo presenti all'interno di queste istituzioni. Davanti a noi vi è l'esempio anglosassone, e credo che ve ne sia particolarmente bisogno, anche di fronte alle proteste di molti dirigenti scolastici che evidenziano sempre più la carenza di strumenti operativi che consentano alle scuole di essere aggiornate.
In questo senso, ritengo che il Governo dovrebbe valutare l'opportunità di modificare i limiti posti in questo decreto-legge, soprattutto in riferimento alle erogazioni liberali a favore degli istituti scolastici con un innalzamento della soglia prevista, rispondendo in questo modo ad esigenze estremamente diffuse e dimostrando nei fatti la volontà di innovare in un settore che si sta dimostrando sempre più refrattario ad ogni innovazione con conseguenze negative, che noi verifichiamo costantemente, quasi quotidianamente. Sarebbe questo anche un modo di definire compiutamente l'autonomia scolastica, consentendo veramente alla cosiddetta società civile di manifestarsi liberamente e di trasformarsi in un soggetto promotore sul proprio territorio di una offerta formativa di cui si avverte l'esigenza, evitando inoltre quella centralizzazione che sta caratterizzando oggi la scuola italiana. La centralizzazione e la verticalizzazione di tutta una serie di decisioni, infatti, la sta dissanguando: questa è la ragione dell'ordine del giorno che abbiamo presentato e che ci permettiamo di sottoporre all'attenzione del Governo, augurandoci che alle parole seguano i fatti (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. La deputata Pelino ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno 9/2201/80.
PAOLA PELINO. Grazie, Presidente. L'articolo 14 apporta delle modifiche alla disciplina dei contributi e degli incentivi per la rottamazione dei veicoli, recentemente introdotti dalla legge finanziaria per il 2007.
Viene ristretto il campo della rottamazione degli autoveicoli Euro 1 ed Euro 0 e del beneficio consistente nel rimborso dell'abbonamento dei trasporti pubblici alla sola ipotesi in cui non vi sia sostituzione del veicolo per tre anni. Tutto questo provocherebbe una grave crisi del settore dell'industria dell'auto del nostro paese e non consentirebbe di avere collegamenti soprattutto nelle zone più limitrofe e a bassa densità di popolazione, come, per esempio, le zone montane. Si tratta di una disposizione di tipo estremista, omaggio ideologico ai Verdi, che non considera l'identità geografica, economica e sociale del paese.
Si invita, pertanto, il Governo a rivedere tale norma, considerando che nelle aree poco popolate del paese non ci possono essere reali alternative al trasporto privato. L'articolo si ravvisa inutile, dannoso, penalizzante per le fasce deboli della popolazione - e, inopinatamente, interviene su un provvedimento (legge finanziaria per il 2007) fortemente voluto da questo Governo a colpi di fiducia - contraddittorio e non corrispondente al titolo, Pag. 49che recita: «Conversione in legge del decreto-legge 31 gennaio 2007, n. 7, recante misure urgenti per la tutela dei consumatori, la promozione della concorrenza, lo sviluppo di attività economiche e la nascita di nuove imprese» (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. La deputata Mondello ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2201/117.
GABRIELLA MONDELLO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, intervengo sull'ordine del giorno n. 9/2201/117 per riaffermare con forza il nostro pensiero sul comma 3 dell'articolo 12. Certamente, l'articolo 12 - inerente alla revoca delle concessioni per la progettazione e costruzione di linee ad alta velocità ed alla nuova disciplina degli affidamenti contrattuali nella revoca di atti amministrativi - sembra essere ben poco attinente all'enunciato del disegno di legge in esame, avente per oggetto la conversione in legge del decreto-legge 31 gennaio 2007, n. 7, recante misure urgenti per la tutela dei consumatori, la promozione della concorrenza, lo sviluppo - udite, udite - di attività economiche e la nascita di nuove imprese. Dati gli scopi del decreto-legge, sembra di sognare leggendo l'articolo 12, che semina ostacoli sempre più grandi sulla via della realizzazione di importanti infrastrutture (le tratte Milano-Verona e Verona-Padova) e, in particolare, di un'opera attesa da anni, sulla quale si sono versati fiumi di inchiostro, cioè la linea Milano-Genova, il terzo valico. Sul fatto che questo decreto-legge, e in particolare l'articolo 12, siano portatori di confusione, per non dire peggio, lo dimostrano le accuse rivolte al Governo dal presidente della regione Liguria: «Il decreto Bersani? Un pasticcio che mette insieme barbieri, ricariche telefoniche e infrastrutture», e le parole dell'assessore ai trasporti della regione Liguria, di centrosinistra: «Siamo preoccupati dal testo del decreto e anche dalla totale assenza di dialogo. Avremmo molte cose da chiedere, ma non sappiamo con chi parlare. Ci sono almeno quattro ministri ad occuparsi di alta velocità e la sensazione è che ognuno vada per la sua strada». Il teatrino, più tragico che ridicolo, prosegue: «Questo è un problema fra persone di sinistra. Se la vedano loro». Sapete chi dice così? Una delle parti in causa, il ministro delle infrastrutture Antonio di Pietro. Invece, il viceministro ai trasporti, Cesare De Piccoli, afferma che il terzo valico è un'opera prioritaria e il Governo intende rispettare gli impegni presi con la regione Liguria.
A suo parere, il decreto-legge non significa che non si è interessati alla realizzazione dell'opera, anzi; noi crediamo, invece, che sia esattamente il contrario, che non si riducano affatto i costi di infrastrutture imponenti come il terzo valico e se ne rallenti sine die l'inizio. Inoltre, appare quasi certa l'apertura di un contenzioso con i concessionari - o ex concessionari, a questo punto -, che difficilmente si accontenteranno di un equo indennizzo.
Ancora una volta a, a Roma come a Genova, a dettare la linea anche in materia di opere pubbliche, è la sinistra radicale, il «partito dei no». Questo modo di procedere è gravemente antisociale, è contrario ai principi stessi del pensiero chiamato «progressista», oltre a quelli della dottrina sociale cristiana, tanto che, durante la messa in onore di San Giuseppe, dedicata al mondo del lavoro, l'arcivescovo di Genova, Monsignor Magnasco, così attento alla dottrina sociale e ai bisogni dei cittadini, ha individuato nel terzo valico una delle chiavi più importanti per aprire Genova ad una realtà occupazionale più stabile.
Questo articolo altro non è che la conseguenza dell'atteggiamento del Governo Prodi verso le infrastrutture. In questi mesi, l'unica attività, in questo settore, è stata quella di cancellare e di distruggere quanto fatto dal Governo Berlusconi nel campo delle infrastrutture. Nel settembre scorso lo stesso Ministro per le infrastrutture, Di Pietro, aveva assicurato che entro la fine del 2006 sarebbe partito il nodo ferroviario di Genova. Siamo oltre Pag. 50la metà di marzo del 2007 e non risulta che sia stato aperto un cantiere né presa una decisione.
Posso anche credere alla buona fede del ministro Di Pietro quando dice di voler rilanciare le opere pubbliche, ma non si accorge di essere in realtà prigioniero di una struttura che gli impedisce di fare qualunque cosa. Intanto, mentre qui si continua a revocare e a discutere, rischiamo seriamente di tornare indietro, penalizzando lo sviluppo di intere aree del nostro paese (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia).
PRESIDENTE. La deputata Germontani ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno 9/2201/109.
MARIA IDA GERMONTANI. Grazie, signor Presidente. Presento brevemente il mio ordine del giorno n. 109, relativo all'articolo 9 del decreto-legge in esame, articolo che prevede la semplificazione delle procedure per l'assolvimento degli adempimenti amministrativi previsti per la nascita delle imprese, che potranno, con un'unica comunicazione, assolvere a tutti gli adempimenti amministrativi previsti per l'iscrizione. È una norma con la quale si cerca, in teoria, di agevolare chi voglia aprire una nuova attività. Dico «in teoria», perché in realtà, con le norme varate in precedenza, in particolare con la legge finanziaria per il 2007, che prevede appesantimenti ai fini dell'IVA, i contribuenti che avviano una nuova attività produttiva non verranno affatto facilitati.
Inoltre, le imprese di nuova costituzione dovranno pagare le imposte sulla base degli studi di settore. Ciò significa che le nuove imprese si dovranno far carico degli stessi oneri contributivi di imprese già strutturate ed avviate. Liberalizzare non vuol dire soltanto «sburocratizzare» e questo decreto-legge, così come il precedente decreto-legge Bersani di luglio del 2006, rappresenta solamente una accelerazione burocratica.
Liberalizzare significa principalmente favorire economicamente la nascita di nuove attività produttive, cosa che questo Governo, attraverso questo decreto-legge, sottoscritto da ben undici ministri, dimostra di non essere in grado di fare.
Attraverso una serie di provvedimenti come questo, «di facciata», esso nasconde ciò che precedentemente ha attuato a svantaggio delle categorie produttive del nostro paese. Non è un caso se, dopo le cosiddette «liberalizzazioni» di luglio, abbiamo avuto in piazza tutte le categorie produttive, dai tassisti, ai notai, ai commercialisti, né possiamo ignorare la grande manifestazione organizzata dalla Casa delle libertà, che ha visto due milioni di persone, in piazza San Giovanni, a Roma, il 2 dicembre scorso.
Nel provvedimento che stiamo analizzando, la misura dell'imposta di bollo è demandata ad un decreto del Ministero dell'economia e delle finanze, di concerto con il Ministero per lo sviluppo economico. Tale misura deve attuarsi entro 45 giorni dalla data di entrata in vigore di questo decreto-legge. Questa variazione dovrà garantire l'invarianza di gettito.
Non sono ben chiare, però, - in questo senso va il mio ordine del giorno, con il quale chiedo l'impegno del Governo - le modalità con le quali sarà garantita tale invarianza di gettito, tanto che l'unico criterio fissato dalle disposizioni è di carattere agevolativo, in quanto mira ad incentivare le domande presentate per via informatica. Appare quindi necessario che sia chiarito a carico di quali voci della tariffa verranno compensate le minori entrate derivanti dall'agevolazione introdotta dalla norma.
Inoltre, il mio ordine del giorno 9/2201-A/109 impegna il Governo a fornire chiarimenti sull'insorgenza di eventuali maggiori oneri di carattere amministrativo, connessi al periodo di transizione tra il sistema attuale e quello previsto dalla disposizione. Mi auguro, quindi, che il Governo voglia accogliere questo ordine del giorno (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Il deputato Brancher ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2201/99.
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ALDO BRANCHER. Onorevole Presidente, onorevoli colleghi, il mio intervento intende illustrare l'ordine del giorno n. 9/2201/99, relativo alla revoca di alcune concessioni per le linee ferroviarie ad alta velocità e ad alta capacità. Le tratte sono la Milano-Verona-Padova e la Milano-Genova, fondamentali per il cosiddetto Corridoio 5 e per il collegamento con Genova e con il mare. Le conseguenze del provvedimento sono, in primo luogo, il rallentamento dei lavori e, in secondo luogo, la determinazione di gravi danni per le casse dello Stato. È prevedibile, infatti, un conseguente ampio contenzioso, peraltro già avviato, con ingenti oneri per la finanza pubblica. È ormai chiaro che tutto ciò si inquadra nella logica di questo Governo, ossia smantellare la politica delle grandi opere del Governo Berlusconi, dal ponte di Messina a tutto il resto. Vi è un grande sforzo per imporre una cultura anti-opere pubbliche, quando nel nostro paese, la dotazione infrastrutturale, come è noto, è largamente insufficiente rispetto alle necessità.
Credo che per «spirito iconoclasta», per cecità ideologica degli estremisti ambientalisti, si vuole smantellare un'opera particolarmente meritoria del Governo Berlusconi, penalizzando pesantemente tutto il nord. Noi nutriamo forti dubbi che si tratti di una sorta di vendetta politica contro il nord, che non ha votato l'attuale maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia), di una vendetta contro una struttura fondamentale per decongestionare il Lombardo-Veneto ed aiutare lo sviluppo delle sue imprese e della sua gente, e per questo motivo il mio ordine del giorno n. 9/2201-A/99 chiede di verificare le conseguenze che tale norma disastrosa può produrre, al fine di modificarla e di mettere, possibilmente, una «pezza» in corso d'opera (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Il deputato Misuraca ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2201/13.
FILIPPO MISURACA. Signor Presidente, in linea con quanto affermato dal vicepresidente del mio gruppo, onorevole Leone, ho chiesto di illustrare il mio ordine del giorno n. 9/2201/13, relativo ad un argomento che non è stato affrontato con questo decreto-legge. Lo dico, signor rappresentante del Governo, non perché resti agli atti, ma perché si tratta di un tema estremamente importante, di cui sia il Governo sia l'Assemblea devono prendere atto. Si tratta di un tema che si riferisce non tanto all'etichettatura sui prodotti agroalimentari, prevista dall'articolo 4 del provvedimento in discussione, ma in modo particolare al tema dell'origine dei prodotti, così come viene contestato dalla Commissione dell'Unione europea, che vuole modificare il decreto-legge n. 157 del 2004, convertito nella legge n. 204 del 2004.
Signor sottosegretario, vi sono stati molti interventi bipartisan, sia di centrodestra sia di centrosinistra ed atti di indirizzo parlamentare rivolti al Governo italiano e, in particolare, al Parlamento europeo per tutelare i prodotti agricoli italiani. Il Governo non interviene nelle sedi opportune per tutelare il sistema agricolo ed agroalimentare ed è per tale motivo che ho presentato questo ordine del giorno. Ho la netta sensazione che l'assenza di rappresentanti del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali mentre si discute di questo provvedimento - quando si è discusso dell'etichettatura dei prodotti agroalimentari non era presente il ministro De Castro, ma solo voi, in rappresentanza del Ministero dello sviluppo economico - dimostri che si stia giocando a carte coperte.
Il Ministero dello sviluppo economico vuole tutelare gli industriali; noi abbiamo bisogno, invece, di un Governo che tuteli non soltanto gli agricoltori, ma anche i consumatori. Signor rappresentante del Governo, il Trattato europeo difende la salute del consumatore; quindi, l'etichetta dell'origine, della provenienza e della tracciabilità è estremamente importante. So che questo Governo, allo scopo di riformare ciò che era stato fatto dal precedente Governo, vuole modificare la legge n. 204; invece, noi chiediamo - anche all'Assemblea - Pag. 52un impegno da parte di questo Governo a tutelare nelle competenti sedi europee la provenienza, l'origine dei prodotti agroalimentari italiani. Guai se così non fosse: si tratterebbe della sconfitta per il mondo agroalimentare e della ricchezza per le industrie!
Per questo mi sono rivolto a lei, signor sottosegretario; nel ringraziarla per avermi dedicato la sua attenzione, mi auguro che il mio ordine del giorno sia accettato dal Governo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Il deputato Tondo ha facoltà di illustrare l'ordine del giorno Verdini n. 9/2201/88, di cui è cofirmatario.
RENZO TONDO. Signor Presidente, impiegherò pochi minuti per illustrare l'ordine del giorno n. 9/2201/88, che fa riferimento alla necessità di modificare alcune norme contenute nella legge finanziaria per renderle più chiare.
In particolare, l'ordine del giorno concerne la vicenda, di cui si è avuta notizia in questi giorni, dei dirigenti scolastici e del mondo del lavoro. I centri per l'impiego di parecchie province d'Italia, in ottemperanza a norme incoerenti in tema di accertamenti volti a contrastare il fenomeno del lavoro nero, stanno comminando sanzioni a carico dei dirigenti scolastici che hanno disposto la sostituzione del personale assente per malattia. Gli ispettori dei centri per l'impiego si sono sostanzialmente recati presso alcuni istituti scolastici ed hanno contestato ai dirigenti degli stessi di non avere comunicato tempestivamente ai centri per l'impiego le sostituzioni di insegnanti, bidelli ed amministrativi.
In tal modo, i dirigenti scolastici si trovano nell'impossibilità di provvedere alla sostituzione del personale ammalato la mattina stessa in cui vengono informati dell'assenza e, qualora vi provvedano, vengono sanzionati: un pezzo dello Stato in sostanza multa un altro pezzo dello Stato! Peraltro, poiché il personale chiamato in sostituzione proviene da graduatorie già approvate, è impossibile considerare il comportamento del dirigente scolastico che dispone la sostituzione come un ricorso al lavoro nero (dovrebbe pagarlo di tasca sua). Con lo spirito poliziesco che contraddistingue l'attività di questo Governo, di fatto andiamo a controllare chi sta lavorando! Un commentatore di blog mi ha fatto rilevare che la norma si applica alle scuole, alle quali non dovrebbe essere applicata, mentre non si applica - e questo aspetto fa pensare - alle agenzie di somministrazione di lavoro ed alle cooperative (al riguardo, mi astengo da ogni commento).
A conclusione di questo intervento, chiedo che il Ministero del lavoro e quello della pubblica istruzione risolvano il problema e facciano in modo che i centri per l'impiego lascino lavorare liberamente i dirigenti scolastici; soprattutto, chiedo al Governo di fare in modo che i dirigenti scolastici non siano costretti a pagare le sanzioni di tasca propria, soltanto perché hanno fatto il loro dovere. Grazie (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Deputato Tondo, le ho dato la parola sull'ordine del giorno di cui è cofirmatario in quanto il suo ordine del giorno n. 9/2201/115 è stato dichiarato inammissibile. Ho ritenuto di precisarlo affinché ne prendesse atto.
Il deputato Moffa ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2201/125.
SILVANO MOFFA. Signor Presidente, l'ordine del giorno, che abbiamo presentato e che sottoponiamo all'attenzione del Governo, concerne l'attività di guida ed accompagnatore turistico.
L'articolo 10, comma 4, del decreto-legge in esame prevede che chi opera in questo particolare settore di attività non è più soggetto all'obbligo di autorizzazione preventiva, né al rispetto di parametri numerici e di requisiti di residenza.
Siamo di fronte ad un processo di vera e propria deregolamentazione e ad una caduta verticale della qualificazione professionale in un settore molto delicato Pag. 53come quello delle guide turistiche. Il mio ordine del giorno intende ricordare al Governo che la Comunità europea richiede per tali attività una qualifica professionale. Quelle di guida turistica e di accompagnatore turistico, infatti, sono figure collocate all'interno di una vera e propria categoria professionale. Perciò, affinché queste attività possano essere esercitate in maniera piena ed efficace, occorre un titolo abilitativo, cosa che, invece, il decreto-legge in esame esclude.
Vorrei ricordare, altresì, che lo articolo 10, comma 4, abilita a tale professione chi abbia conseguito una laurea in storia dell'arte o un titolo equipollente, introducendo anche in questo caso una sorta di disparità di trattamento e, soprattutto, un rischio effettivo, vale a dire quello di entrare in una logica di tipo concorrenziale in base alla quale l'offerta del servizio di guida turistica si appella ad una sorta di autocertificazione.
Vorrei che il Governo riflettesse sull'opportunità di accogliere questo ordine del giorno. In occasione di convegni e assemblee, noi sottolineiamo spesso - se non ricordo male, anche nel programma di Governo presentato da Prodi c'è un capitolo importante al riguardo - la necessità di rilanciare l'industria turistica nel nostro paese, rivitalizzandolo e riqualificando. Mi chiedo, allora, come si possa riqualificare il turismo andando a colpire proprio l'attività di guida turistica. Invece, solo attraverso una maggiore professionalizzazione possiamo rispondere a quella domanda di qualità, che oggi definisce meglio il comparto del turismo, nel quale la domanda non è soltanto quantitativa. Proprio perché il nostro paese vanta più di altri giacimenti in campo culturale e storico-artistico, abbiamo la necessità di qualificare meglio la risposta ad una domanda e ad una esigenza fortemente qualificate.
Pertanto, sottoponiamo al Governo un ordine del giorno che intende richiamare l'attenzione sulla necessità che le regioni e gli enti locali introducano corsi di qualificazione professionale perché in questo ambito non si può intervenire con una liberalizzazione e una dequalificazione assurde, come quelle che si vuole realizzare attraverso il decreto-legge in esame. Peraltro, in tutto il provvedimento è evocata una falsa liberalizzazione, che di fatto dequalifica alcune figure professionali; ricordo, tra le altre, l'attività di autoscuola. Lo stesso si vuol fare nel settore del turismo. Mi appello pertanto al Governo affinché nell'industria turistica italiana la qualità non sia trascurata in virtù dell'introduzione di una sostanziale liberalizzazione, che colpisce il settore e non consente di investire in esso così come dovremmo.
PRESIDENTE. Il deputato Compagnon ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno 9/2201/124.
ANGELO COMPAGNON. Signor Presidente, paradossalmente ci restano soltanto gli ordini del giorno per poter dibattere di un provvedimento importante come questo. Ogni altra discussione, ancorché contraria, se connessa alla presentazione di un emendamento è interpretata da questo Governo e da questa maggioranza come ostruzionismo. Invece, c'è soltanto la volontà - o meglio, c'era perché ormai la questione di fiducia è stata posta - di tentare di migliorare provvedimenti, che dal nostro punto di vista certamente non vanno incontro agli interessi del paese.
Questa fiducia, che, guarda caso, è arrivata proprio alla soglia dell'articolo 12, viene imputata al comportamento dell'opposizione, mentre non è altro che la fiducia che salva le contraddizioni di questa maggioranza, dato che proprio il suddetto articolo le avrebbe fatte di certo scoppiare in quest'aula. Tale articolo, come è stato ricordato da altri colleghi, intende revocare delle concessioni fondamentali per lo sviluppo del nostro paese, in generale, non solo del nord, ovvero quelle che in parte prevedono la costruzione dell'asse est-ovest, che, come sappiamo, è essenziale per il completamento del Corridoio n. 5, se non vogliamo perdere anche questo treno rispetto allo sviluppo dell'Europa.
Inoltre, oltre a chiederci come mai tale iniziativa sia inserita in questo decreto-legge, Pag. 54ci rendiamo conto che si assiste, dall'inizio della legislatura, a continuare un metodo e un sistema. Ricordando gli altri decreti Bersani, ne cito un caso: quello relativo alla liberalizzazione dei farmaci. A metà del decreto, dopo la fiducia, era già subito pronta una grande distribuzione degli stessi da parte delle cooperative, in adempimento a tutto quello che il provvedimento aveva previsto nel cosiddetto interesse del paese. Allora è ovvio che, anche in questo caso, viene da pensare che, una volta revocate queste concessioni, ci siano dei nuovi affidamenti. Penso, inoltre, che forse ci saranno altre realtà pronte a prenderseli e non ho motivo di dubitare che saranno diverse da quelle di adesso, forse più vicine e più amiche di quel mondo, che conosciamo essere molto legato ad una parte importante di questa maggioranza.
L'ordine del giorno che ho presentato cerca in maniera corretta di salvare quanto meno quello che si può salvare nei confronti di chi, in questi anni, ha lavorato e si è impegnato a fronte di concessioni già date, ovvero cercare di prevedere di dare quanto dovuto a questi general contractors a termini di legge e di convenzione (e non: «o di convenzione», come, per errore, è scritto nell'ordine del giorno pubblicato). Si tratta soltanto di un modo di tentare di venire incontro in maniera corretta a chi si è impegnato in passato.
La parte peggiore di tutta questa iniziativa è che, agendo in tale maniera, questo Governo ha a cuore gli interessi ben limitati di alcuni settori del paese, ma di certo non ha a cuore quelli del paese. Mi auguro che ben presto - e credo che non passerà tanto tempo - questa cosiddetta farsa tra i decreti e la fiducia che incolpa l'opposizione finirà [Applausi dei deputati del gruppo UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)].
PRESIDENTE. La deputata Goisis ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2201/30.
PAOLA GOISIS. Signor Presidente, come tutti sappiamo, l'articolo 13, al comma 1, ha modificato sostanzialmente il decreto legislativo n. 226 del 2005. Con questa modifica, si è sostituito il sistema dei licei con il sistema dell'istruzione secondaria superiore, del quale faranno parte i licei, gli istituti tecnici e gli istituti professionali. Il comma 1-ter, inoltre, prevede una delega in bianco al Governo per realizzare una controriforma che azzera la riforma Moratti. In questo modo, si espropria il Parlamento delle proprie prerogative, sia nel corso della formazione della legge, sia nella sua esecuzione. È ben vero che, durante il dibattito, abbiamo ottenuto che il percorso dell'istruzione professionale rimanga specifico e preveda l'attuazione dei percorsi triennali come un'alternativa per ottenere una qualifica ed assolvere l'obbligo di istruzione.
Infatti l'articolo 117 della Costituzione concedeva alle regioni la legislazione esclusiva sull'istruzione e sulla formazione professionale. Le regioni inoltre hanno la legislazione concorrente nella gestione e nell'organizzazione concreta, regolamentare, della rimanente istruzione statale, ovvero delle scuole dell'infanzia, elementari, medie e superiori liceali. D'altra parte, le norme costituzionali hanno la finalità di valorizzare il carattere educativo della formazione professionale e con essa dell'istruzione professionale tecnica e liceale non già per privarla dello spessore culturale e pedagogico, asservendola quindi a mere logiche di tipo mercantile.
Inoltre sulla base degli accordi in sede di Conferenza unificata, la riforma Moratti aveva dato luogo ad un vero e proprio laboratorio per le politiche formative territoriali. Appare perciò opportuno non togliere specificità ai percorsi di formazione professionale, i quali attraverso la diversificazione dei progetti sono in grado di ridurre la dispersione scolastica, conseguendo così l'ottenimento di qualifiche o, in alternativa, il rientro nell'ambito dell'istruzione per chi avesse compiuto i 16 anni, con un recupero degli standard formativi precedentemente acquisiti.
Occorre inoltre consentire che percorsi sperimentali di istruzione e formazione professionale siano spendibili per l'assolvimento Pag. 55dell'obbligo scolastico, tenendo conto della legge n. 296 del 2006 che, al comma 622, ha ridefinito l'obbligo di istruzione elevandolo a dieci anni e autorizzando, fino alla messa a regime della nuova disciplina, la prosecuzione dei percorsi sperimentali di istruzione e formazione professionale, prescrivendo l'accreditamento delle strutture formative da parte delle regioni sulla base di criteri generali definiti con decreto interministeriale, naturalmente previa intesa con la Conferenza unificata.
Allora, alla luce di tutte queste considerazioni, chiediamo che il Governo si impegni ad adottare tutte le opportune iniziative, anche normative, finalizzate a dare seguito a quanto richiamato in premessa (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Il deputato Cota ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2201/22.
ROBERTO COTA. Signor Presidente, il mio ordine del giorno n. 9/2201/22 affronta l'annoso problema legato all'obbligo di etichettatura dei prodotti, problema che riguarda i prodotti agricoli e anche quelli manifatturieri. Le nostre aziende, sia quelle agricole sia le aziende manifatturiere, stanno subendo ormai da anni, soprattutto dopo l'ingresso della Cina nel WTO, una concorrenza sleale che arriva appunto non solo dalla Cina ma anche da altri paesi con una manodopera a basso costo.
Ebbene, uno degli strumenti per poter contrastare questo tipo di concorrenza sleale è proprio quello di ottenere che sui prodotti - sia su quelli alimentari che su quelli manifatturieri - venga apposta l'etichetta con l'indicazione di origine.
Su questo punto la Lega sta conducendo da anni una battaglia, sia con riferimento ai prodotti agricoli sia con riferimento evidentemente ai prodotti manifatturieri.
Ci rendiamo conto che si tratta principalmente di una competenza in sede di Unione europea, ma il fatto è che, dal nostro punto di vista, è necessario che, una volta per tutte, venga mantenuta da parte del nostro Governo una posizione chiara in Europa, la stessa che era stata assunta nella passata legislatura sulla spinta del nostro movimento.
Oggi approviamo un decreto-legge che contiene una norma relativa alla data di scadenza dei prodotti alimentari. Su questo punto siamo inflessibili, sia per la tutela dei consumatori sia nei confronti dei produttori; infatti, li obblighiamo - o meglio, voi li obbligate, perché noi esprimeremo un voto contrario su questo provvedimento - a cambiare l'impostazione dell'etichetta.
Dunque, si è inflessibili nei confronti degli imprenditori, ma si è estremamente inflessibili nei confronti di quegli imprenditori che praticano la concorrenza sleale. Infatti, con la legge comunitaria varata dal Consiglio dei ministri, ci si appresta ad eliminare una serie di norme che riguardano l'obbligo di etichettatura di origine dei prodotti agricoli, in quanto l'Europa non accetterebbe queste disposizioni che appaiono in contrasto con le norme dei trattati europei.
A nostro avviso, se si deve essere inflessibili, pretendendo che i prodotti presentino una serie di indicazioni, lo si deve essere sempre e, soprattutto, lo si deve essere quando sono in ballo gli interessi dei nostri imprenditori, siano essi agricoli o manifatturieri. Infatti, è inaccettabile che in Italia arrivino i pomodori e le magliette taroccate o i jeans trattati in modo da recare danno alla salute dei consumatori. Allora, l'ineffabile ministro Bersani, che parla tanto di tutela dei consumatori, dovrebbe sapere che questi prodotti sono, non solo potenzialmente ma anche praticamente, dannosi per la salute dei nostri consumatori!
Per questo motivo, abbiamo presentato un ordine del giorno con il quale impegnano il Governo a far valere le istanze dei nostri imprenditori in Europa (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. L'onorevole Baldelli ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2201/16.
SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, illustrerò il mio ordine del giorno che riguarda un argomento di politica generale con riferimento al provvedimento in esame.
Premessa di questo ordine del giorno è il fatto che le liberalizzazioni dovrebbero costituire un elemento di competizione tra i due schieramenti e sarebbe virtuoso per il paese che, su questo terreno, ci fosse una gara al rialzo, vale a dire una sfida su quale potrebbe essere la strada migliore per giungere alla realizzazione di liberalizzazioni in diversi settori strategici per il futuro del paese, per l'ampliamento del mercato interno, per una maggiore competitività delle nostre imprese e per maggiori e più efficienti servizi ai cittadini.
Essendo questa la seconda volta in cui il Governo si ritrova a legiferare su tale materia attraverso lo strumento della decretazione d'urgenza, e visto che, già in occasione della discussione del cosiddetto primo decreto Bersani, abbiamo assistito a lamentele da parte di alcune categorie che non hanno visto un'adeguata consultazione preventiva, ritengo che il dispositivo di questo ordine del giorno possa essere ragionevole e accettabile da parte di tutti, posto che con esso si chiede una consultazione adeguata delle categorie interessate dalle cosiddette liberalizzazioni ed una consultazione preventiva del Parlamento e, in particolare, delle Commissioni parlamentari competenti.
È evidente che avremmo preferito un diverso sviluppo dei nostri lavori. Infatti, in questi giorni siamo stati attenti a discutere anche nel merito gli articoli e le norme che riguardano le liberalizzazioni, ma in qualche caso anche quelli che non riguardano affatto tale argomento. Mi riferisco ad articoli quali quelli riguardanti la scuola o le concessioni della TAV. Mi sembra che il relatore Lulli ed il Governo abbiano dimostrato un una certa permeabilità, seppure relativa, su alcuni punti sollevati dall'opposizione con una certa competenza e puntualità.
Se fosse vero quanto affermato dal ministro Chiti, dal Presidente Prodi e con una certa facilità, superficialità e un po' di coda di paglia dal ministro Bersani, ovvero che la Casa delle libertà abbia voluto fare ostruzionismo, allora non ci saremmo comportati come in precedenza ha annunciato in aula il collega Leone. Infatti, ci limitiamo ad illustrare soltanto alcuni ordini del giorno presentati, scegliendo quelli riferiti a materie non esaminate in aula nel corso del dibattito di questi giorni sugli emendamenti. Non vi è stato ostruzionismo da parte dell'opposizione. La maggioranza ha mostrato un atteggiamento in alcuni casi disponibile, ma anche molto accondiscendente, perché aveva lo scopo di far arrivare il decreto-legge al Senato per una certa data, tanto che esso già da qualche tempo è stato calendarizzato in quel ramo del Parlamento per il 28 marzo prossimo.
La questione di fiducia non è stata posta a causa dell'ostruzionismo e ciò è dimostrato dal fatto che la collega Aprea al termine della seduta aveva anticipato la disponibilità del gruppo di Forza Italia, ma anche degli altri, al ritiro degli emendamenti riferiti all'articolo 13 riguardante la scuola. Pertanto, non è stato l'elemento dell'ostruzionismo a far decidere per il ricorso al voto di fiducia ed in proposito avremmo voluto che vi fosse stata onestà intellettuale.
Colleghi, ripeto che se avessimo voluto fare ostruzionismo adesso saremmo ancora in quest'aula a dibattere e a votare gli emendamenti all'articolo 13, come sapete bene. Quindi, noi non abbiamo voluto fare ostruzionismo, ma voi avete voluto superare un problema interno alla vostra maggioranza, dal momento che alcuni suoi gruppi avevano presentato emendamenti soppressivi dell'articolo 12. In questa circostanza la maggioranza non è stata in grado di dimostrare un atteggiamento intellettualmente più onesto. Crediamo invece che uno sforzo di onestà intellettuale sia il minimo che si possa chiedere ad una Pag. 57maggioranza che ha vinto le elezioni con un vantaggio di 24 mila voti contestati, ma che pretende di legiferare tramite lo strumento della decretazione d'urgenza come se avesse conseguito l'80 per cento dei consensi del paese. Invece, l'opposizione ha raccolto la metà dei consensi degli elettori alle ultime elezioni e in questo momento sembra godere di un consenso molto più ampio. Pertanto, l'onestà intellettuale è il minimo che ci aspettiamo e vorremmo che tale criterio fosse sempre mantenuto.
Consultate il Parlamento, rispettate l'Assemblea, rispettate le Commissioni parlamentari perché spesso mortificate anche il lavoro svolto dai presidenti delle Commissione appartenenti alla vostra maggioranza. Signor Presidente, lo affermo anche nell'interesse della Presidenza e di quest'Assemblea: fate lavorare il Parlamento e smettetela di procedere per decreto-legge. Siamo stufi di affrontare liberalizzazioni già in vigore...
PRESIDENTE. Deputato Baldelli, la prego di concludere.
SIMONE BALDELLI. Siamo stufi di prestarci all'accusa di fare ostruzionismo, mentre voi presentate decreti-legge relativi a norme già in vigore...
PRESIDENTE. Deputato Baldelli, deve concludere.
SIMONE BALDELLI. ... per i vostri interessi nel ritardare e dilazionare i tempi (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia)!
PRESIDENTE. È così esaurita la fase dell'illustrazione degli ordini del giorno.
Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli ordini del giorno presentati.
FILIPPO BUBBICO, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Il Governo accetta l'ordine del giorno Mazzocchi n. 9/2201/1, compatibilmente con i profili di competenza statale. Il Governo inoltre accetta l'ordine del giorno Folena n. 9/2201/2 ed accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Crisci n. 9/2201/3. Il Governo accetta gli ordini del giorno Leddi Maiola n. 9/2201/4, Caparini n. 9/2201/5 e Lulli n. 9/2201/6, mentre accetta l'ordine del giorno Zacchera n. 9/2201/7, se riformulato sopprimendo nella parte dispositiva le parole «ad adottare adeguate misure di carattere finanziario, volte». Pertanto, l'inizio della parte dispositiva si deve leggere come segue: «Impegna il Governo ad agevolare il ricorso al credito».
Inoltre, il Governo invita i presentatori al ritiro dell'ordine del giorno Della Vedova n. 9/2201/8, in quanto assorbito dall'ordine del giorno Lulli n. 9/2201/6. Il Governo non accetta l'ordine del giorno Bricolo n. 9/2201/9, mentre accetta l'ordine del giorno De Laurentiis n. 9/2201/10.
Il Governo formula un invito al ritiro dell'ordine del giorno Carlucci n. 9/2201/11, perché il contenuto risulta superato dalla nuova versione dell'articolo 4 del provvedimento d'urgenza in esame; accetta, invece, l'ordine del giorno Falomi n. 9/2201/12 e, anche alla luce delle considerazioni addotte dal presentatore nella illustrazione, accetta l'ordine del giorno Misuraca n. 9/2201/13.
Il Governo, inoltre, esprime un invito al ritiro dell'ordine del giorno Bellotti n. 9/2201/14, perché il meccanismo della vigilanza è già disposto, mentre accetta l'ordine del giorno Ghizzoni n. 9/2201/15.
Il Governo non accetta l'ordine del giorno Baldelli n. 9/2201/16 e neppure l'ordine del giorno Alessandri n. 9/2201/17, perché confliggente con vincoli comunitari. Formula un invito al ritiro dell'ordine del giorno Allasia n. 9/2201/18, in quanto risulta superato dalla norma come risulta dal testo giunto in aula. Inoltre, il Governo accetta l'ordine del giorno Bodega n. 9/2201/19; accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Fugatti n. 9/2201/20, mentre non accetta l'ordine del giorno Brigandì n. 9/2201/21, così Pag. 58come non accetta l'ordine del giorno Cota n. 9/2201/22, perché confliggente con vincoli comunitari.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Dozzo n. 9/2201/23, purché venga accolta la riformulazione con l'abrogazione nel dispositivo delle parole «prevedendo anche sanzioni per gli istituti che non le attuassero». Accetta inoltre l'ordine del giorno Dussin n. 9/2201/24, mentre accetta l'ordine del giorno Fava n. 9/2201/25 purché venga riformulato in modo da sostituire nel dispositivo le parole: «ad adottare» con le seguenti: «a studiare»; così come accetta l'ordine del giorno Filippi n. 9/2201/26, purché venga riformulato il dispositivo nel modo seguente: «impegna il Governo ad adottare ulteriori provvedimenti che consentano un allineamento dei costi dei servizi bancari proposti dagli istituti italiani a quelli delle banche europee, per tutelare la categoria dei consumatori».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Garavaglia n. 9/2201/27, purché venga accolta la riformulazione volta a sostituire nel dispositivo le parole: «ad adottare ulteriori iniziative normative volte ad estendere i benefici previsti», con le seguenti: «a vigilare in ordine all'attuazione dell'estensione dei benefici previsti».
Il Governo non accetta l'ordine del giorno Giancarlo Giorgetti n. 9/2201/28, mentre accetta l'ordine del giorno Grimoldi n. 9/2201/29, purché venga riformulato nel senso di sostituire le parole: «a garantire» con le seguenti: «a promuovere da parte delle competenti autorità». Il Governo non accetta, inoltre, l'ordine del giorno Goisis n. 9/2201/30, e neppure l'ordine del giorno Lussana n. 9/2201/31, perché risulta superato dalla nuova formulazione.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Maroni n. 9/2201/32, purché venga riformulato nel dispositivo sostituendo le parole: «nell'ambito di un prossimo riordino della tassazione, a garantire» con le seguenti: «a studiare già dal prossimo riordino della tassazione le misure atte a garantire». Il Governo invita, inoltre, al ritiro dell'ordine del giorno Montani n. 9/2201/33, perché risulta superato dalla nuova versione dell'articolo 4 del provvedimento all'esame.
Il Governo non accetta l'ordine del giorno Pini n. 9/2201/34, mentre accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Pottino n. 9/2201/35, considerato, peraltro, che la materia risulta anche trattata dall'ordine del giorno Lulli n. 9/2201/6. Inoltre, invita al ritiro dell'ordine del giorno Stucchi n. 9/2201/36, risultando assorbito dall'ordine del giorno Lulli n. 9/2201/6.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Tassone n. 9/2201/39, mentre accetta gli ordini del giorno Zorzato n. 9/2201/41, Alfredo Vito n. 9/2201/42, Romani n. 9/2201/43 e Germanà n. 9/2201/44.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Minardo n. 9/2201/45, se riformulato nel senso di sostituire le parole: «ad emanare», con le seguenti: «a valutare l'opportunità di adottare», mentre formula un invito al ritiro dell'ordine del giorno Lazzari n. 9/2201/46, perché il contenuto dell'articolo 1 già risolve il problema posto dallo stesso ordine del giorno.
Il Governo non accetta l'ordine del giorno Lainati n. 9/2201/47; accetta l'ordine del giorno Grimaldi n. 9/2201/48, mentre accetta l'ordine del giorno Franzoso n. 9/2201/49, se riformulato nel senso di sostituire le parole: «ad adottare» con le seguenti: «a segnalare alle autorità competenti l'opportunità di adottare». Il Governo formula un invito al ritiro dell'ordine del giorno Floresta n. 9/2201/50, perché la norma è in vigore dal 2 febbraio 2007 e l'AGICOM ha già adottato il provvedimento attuativo, nonché dell'ordine del giorno Giacomoni n. 9/2201/51, in quanto la questione posta è già affrontata nell'articolo 1.
Il Governo non accetta gli ordini del giorno Fedele n. 9/2201/52 e Costa n. 9/2201/53, mentre accetta l'ordine del giorno Luciano Rossi n. 9/2201/54, rispetto al quale, peraltro, occorre segnalare che la norma risulta già chiara ed è in fase di predisposizione la delibera attuativa che verrà approvata dal CIPE. Il Governo Pag. 59accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Provera n. 9/2201/55; formula un invito al ritiro dell'ordine del giorno Marinello n. 9/2201/56 e accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Zanetta n. 9/2201/57. Il Governo non accetta gli ordini del giorno Giudice n. 9/2201/58, Fratta Pasini n. 9/2201/59 e Rosso n. 9/2201/60, mentre accetta l'ordine del giorno Picchi n. 9/2201/61, se riformulato nel senso di sopprimere dalle parole: «, al fine di adottare» fino alla fine del dispositivo.
Il Governo non accetta gli ordini del giorno Marras n. 9/2201/62, La Loggia n. 9/2201/63, Uggè n. 9/2201/64, Fabbri n. 9/2201/65, Baiamonte n. 9/2201/66, Mazzaracchio n. 9/2201/67 e Campa n. 9/2201/68 e formula un invito al ritiro dell'ordine del giorno Stagno d'Alcontres n. 9/2201/69, perché le questioni sono trattate nel disegno di legge Bianchi sulla sicurezza stradale.
Il Governo non accetta l'ordine del giorno Bernardo n. 9/2201/70; formula un invito al ritiro dell'ordine del giorno Romagnoli n. 9/2201/71, perché le questioni saranno disciplinate dal disegno di legge sull'energia, che giace al Senato; non accetta l'ordine del giorno Stradella n. 9/2201/72, mentre per quel che riguarda l'ordine del giorno Adornato n. 9/2201/73
(Nuova formulazione), darei la parola al viceministro Bastico.
PRESIDENTE. Prego, viceministro Bastico, ha facoltà di parlare.
MARIANGELA BASTICO, Viceministro della pubblica istruzione. Il Governo accetta l'ordine del giorno Adornato n. 9/2201/73
(Nuova formulazione), se ulteriormente riformulato nel senso di sopprimere il primo capoverso della premessa e se il dispositivo è modificato nel modo seguente: «a valutare l'opportunità di quanto citato in premessa ai fini dell'attuazione degli istituti tecnico-superiori di cui al decreto-legge». Il Governo non accetta l'ordine del giorno Martusciello n. 9/2201/74.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Palmieri n. 9/2201/75. Il Governo accetta, altresì, l'ordine del giorno Aprea n. 9/2201/77, purché il dispositivo venga riformulato nel senso di...
PRESIDENTE. Mi scusi, viceministro Bastico, ma non ha espresso il parere sull'ordine del giorno D'Elpidio n. 9/2201/76.
MARIANGELA BASTICO, Viceministro della pubblica istruzione. Signor Presidente, sull'ordine del giorno D'Elpidio n. 9/2201/76 il Governo propone una riformulazione, che chiedo al sottosegretario Bubbico di esplicitare.
PRESIDENTE. Prego, sostituitevi pure...!
FILIPPO BUBBICO, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, il Governo accetta l'ordine del giorno D'Elpidio n. 9/2201/76, purché riformulato nel senso di sopprimere, dal dispositivo, l'espressione: «al fine di evitare il verificarsi di ampi contenziosi da parte dei soggetti danneggiati dalla citata revoca». Il dispositivo di tale documento di indirizzo, quindi, si concluderebbe con le parole «del decreto-legge in esame».
PRESIDENTE. La ringrazio.
Prego, viceministro Bastico, prosegua.
MARIANGELA BASTICO, Viceministro della pubblica istruzione. Signor Presidente, il Governo accetta l'ordine del giorno Aprea n. 9/2201/77, purché riformulato sostituendo l'intero dispositivo con le parole: «ad effettuare un monitoraggio in ordine all'attuazione delle innovazioni introdotte nel provvedimento in esame, al fine di valutare l'opportunità di iniziative finalizzate ad armonizzare tale disciplina con quella vigente in tema di poli formativi territoriali».
Il Governo, inoltre, accetta l'ordine del giorno Garagnani n. 9/2201/78 a condizione che il dispositivo venga riformulato come segue: «impegna il Governo a valutare l'opportunità, a seguito del monitoraggio biennale di cui al decreto-legge, di Pag. 60un eventuale innalzamento della soglia rispetto a quella prevista di 2.000 euro».
Il Governo, infine. accetta l'ordine del giorno Di Centa n. 9/2201/79, mentre non accetta l'ordine del giorno Pelino n. 9/2201/80.
Signor Presidente, il collega Bubbico proseguirà l'espressione del parere del Governo sui restanti ordini del giorno.
PRESIDENTE. Sta bene. Prego, sottosegretario Bubbico.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIA MELONI (ore 16,05)
FILIPPO BUBBICO, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, il Governo non accetta gli ordini del giorno Elio Vito n. 9/2201/86, Verro n. 9/2201/87, Verdini n. 9/2201/88, Santelli n. 9/2201/89, Galli n. 9/2201/90, Ferrigno n. 9/2201/91 e Leone n. 9/2201/92.
Il Governo, inoltre, accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Fitto n. 9/2201/93, Carfagna n. 9/2201/94, Bertolini n. 9/2201/95 e Boscetto n. 9/2201/96, se riformulati nel senso di sopprimere, nei loro dispositivi, le parole: «in futuro».
Il Governo non accetta gli ordini del giorno Bruno n. 9/2201/97, Biancofiore n. 9/2201/98, Brancher n. 9/2201/99 e Oliva n. 9/2201/101.
Il Governo accetta, invece, gli ordini del giorno Affronti n. 9/2201/102 e Sasso n. 9/2201/103.
Il Governo, anche alla luce dell'illustrazione svolta dal presentatore, accetta l'ordine del giorno Gianfranco Conte n. 9/2201/106, purché il dispositivo venga riformulato nel senso di sostituire l'espressione: «impegna il Governo ad adottare le opportune iniziative normative» con la seguente: «impegna il Governo a verificare l'opportunità di adottare iniziative normative».
Il Governo invita al ritiro dell'ordine del giorno Raisi n. 9/2201/107, poiché risulta superato dalle norme approvate, mentre non accetta l'ordine del giorno Pedrizzi n. 9/2201/108.
Il Governo, inoltre, invita al ritiro dell'ordine del giorno Germontani n. 9/2201/109, dal momento che le connessioni informatiche risultano già esistenti e fruibili e che è in corso di predisposizione il provvedimento attuativo di cui al documento di indirizzo in oggetto.
Il Governo, altresì, invita al ritiro dell'ordine del giorno Antonio Pepe n. 9/2201/110, essendo assorbito dall'ordine del giorno Lulli n. 9/2201/6.
Il Governo non accetta gli ordini del giorno Proietti Cosimi n. 9/2201/111, Frassinetti n. 9/2201/112, Alberto Giorgetti n. 9/2201/113, Casero n. 9/2201/114 e Gibelli n. 9/2201/116.
Il Governo inoltre non accetta l'ordine del giorno Mondello n. 9/2201/117 ed invita a ritirare l'ordine del giorno Bordo n. 9/2201/118, dal momento che la questione risulta già risolta dall'articolo 10 della legge n. 248 del 2006. Peraltro, la circolare ministeriale è già stata varata il 21 febbraio 2007 e il problema posto è da considerarsi risolto. Addirittura, l'iniziativa dell'ABI sul cambio conto consente di attivare da subito la procedura semplificata.
Il Governo invita, altresì, a ritirare l'ordine del giorno Ferdinando Benito Pignataro n. 9/2201/119 ed accetta l'ordine del giorno Formisano n. 9/2201/120, a condizione che il dispositivo venga così riformulato: «impegna il Governo a monitorare l'applicazione della norma richiamata per favorire la crescita delle capacità professionali delle guide e degli accompagnatori turistici, anche attraverso l'adozione di specifici provvedimenti atti ad evitare penalizzazioni dell'industria turistica e del suo indotto».
Il Governo non accetta gli ordini del giorno Volontè n. 9/2201/121 e D'Agrò n. 9/2201/122 ed invita a ritirare l'ordine del giorno Barbieri n. 9/2201/123. Il Governo non accetta, altresì, gli ordini del giorno Compagnon n. 9/2201/124 e Moffa n. 9/2201/125 ed invita a ritirare l'ordine del giorno Salerno n. 9/2201/126, essendo la problematica superata dai commi 5, 6 e 7 dell'articolo 7 del provvedimento in esame.
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE FAUSTO BERTINOTTI (ore 16,10)
FILIPPO BUBBICO, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Il Governo invita a ritirare l'ordine del giorno Rampelli n. 9/2201/127, non accetta gli ordini del giorno Valducci n. 9/2201/128, Milanato n. 9/2201/129 e invita a ritirare l'ordine del giorno Migliori n. 9/2201/131, essendo stato assorbito dall'ordine del giorno D'Elpidio n. 9/2201/76 nella nuova formulazione.
ANTONIO LEONE. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. A che titolo ?
ANTONIO LEONE. Signor Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori, delineando anzitutto una brevissima cronistoria di quanto accaduto.
Mi riferisco all'ordine del giorno Della Vedova n. 9/2201/8, che riguarda la richiesta di eliminazione della tassa di concessione governativa sui contratti di abbonamento di telefonia mobile. Questo ordine del giorno ricalca un emendamento presentato nei termini regolamentari e dichiarato inammissibile dalla Presidenza. Sta di fatto che il collega Della Vedova ha trasfuso il contenuto di quell'emendamento nell'ordine del giorno citato. Qualche secondo prima, il collega Lulli aveva presentato l'ordine del giorno n. 9/2201/6, di analogo contenuto. Il rappresentante del Governo, attuando una strana procedura regolamentare (non ricordo di aver mai assistito ad una scena del genere) e sostenendo che un ordine del giorno risulta assorbente rispetto a un altro, chiede al collega Della Vedova di ritirare il suo ordine del giorno.
Mi sembra che non sia possibile procedere in questo modo, anche perché si ricalcherebbe un vezzo di questa maggioranza: vi è l'esempio del collega Capezzone che, praticamente, ha visto il contenuto di un suo provvedimento inserito all'interno di un disegno di legge presentato dal ministro Bersani.
In altri termini, il collega Della Vedova presenta un emendamento che viene dichiarato inammissibile; dopodiché, trasfonde il contenuto dell'emendamento in un ordine del giorno che rivolge al Governo. Il collega Lulli lo anticipa di qualche secondo, presentando un identico ordine del giorno, cosicché quest'ultimo viene accolto, mentre il collega Della Vedova e anche qualche collega della Lega (mi sembra vi sia un altro ordine del giorno analogo sottoscritto dall'onorevole Stucchi) sono invitati a ritirare i propri ordini del giorno in quanto assorbiti.
Presidente, non mi sembra che sul piano regolamentare una tale procedura sia ortodossa: al massimo, poteva essere rivolto un invito a unificare i due ordini del giorno convogliando le firme su un unico testo; diversamente, il sottosegretario Bubbico avrebbe avuto il dovere di specificare il parere del Governo sull'ordine del giorno nel caso in cui non fosse stato accolto l'invito al ritiro. Si sarebbe così potuto verificare se il parere espresso fosse diverso rispetto a quello formulato sull'ordine del giorno presentato dal collega Lulli (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
ANTONIO PEPE. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANTONIO PEPE. Signor Presidente, intervengo sulla stessa problematica testé sollevata dall'onorevole Leone; mi riferisco all'ordine del giorno n. 9/2201/110, a firma mia e del collega Lamorte, con il quale si impegna il Governo ad eliminare la tassa di concessione governativa gravante sui contratti di telefonia mobile (un atto, il nostro, che ha quasi lo stesso contenuto dell'ordine del giorno n. 9 /2201/6 a firma del collega Lulli). Siccome il Governo ha formulato un invito al ritiro del mio ordine del giorno perché «assorbito», vorrei osservare che si può parlare di assorbimento quando si tratta di emendamenti: non mi pare che si possa farlo quando si trattano gli ordini del giorno. Quindi, anch'io vorrei invitare il Governo Pag. 62ad esplicitare il parere sul mio ordine del giorno n. 9 /2201/110, parere che mi auguro sia favorevole in quanto il Governo ha già accettato l'ordine del giorno Lulli n. 9 /2201/6.
RICCARDO MIGLIORI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Prima di darle la parola, nel caso lei intervenisse su questo argomento, vorrei far notare che, siccome si tratta di casi diversi, ma che riguardano tutti ipotesi di invito al ritiro, avrei una risposta generale da dare al riguardo. Ma, prego, deputato Migliori, ha facoltà di parlare.
RICCARDO MIGLIORI. Signor Presidente, anch'io intervengo sull'argomento testé sollevato dai colleghi Leone e Antonio Pepe; anch'io infatti sono tra gli sfortunati firmatari di un ordine del giorno, esattamente l'ordine del giorno Migliori n. 9 /2201/131, che ha subito in sorte la formulazione di un invito al ritiro da parte del Governo perché recante un contenuto già ricompreso in un precedente ordine del giorno. È un modo di procedere francamente originale e sottolineo la necessità di seguire una metodologia chiara su questa materia. Non può al riguardo imporsi, infatti, il principio noto dalle nostre parti con la massima: chi prima arriva, meglio alloggia! È ovvio che dobbiamo seguire una metodologia diversa.
PRESIDENTE. Scusate, vorrei dare una risposta generale su questo argomento. Se non sarà convincente, proseguirà il dibattito in corso.
Come loro sanno, il criterio di ammissibilità sugli ordini del giorno - era la prima osservazione fatta dal deputato Leone - è più ampio dei criteri restrittivi adottati per la presentazione degli emendamenti (Commenti del deputato Leone)... È una premessa, certo! Era semplicemente una puntualizzazione.
In secondo luogo, l'invito al ritiro, motivato dal Governo con il fatto che l'ordine del giorno in esame sarebbe assorbito da un altro ordine del giorno, costituisce una valutazione del Governo attinente al merito, che non ha conseguenze procedurali. Infatti, voglio chiarire che, qualora il presentatore insista - ogni presentatore! -, il Governo dovrà chiarire il proprio parere in maniera definitiva per poi procedere o meno al voto. Se, come mi pare, questo chiarimento risolve la questione, possiamo allora proseguire nell'esame degli ordini del giorno.
Passiamo dunque all'ordine del giorno Mazzocchi n. 9/2201/1, accettato dal Governo a condizione che venga accolta la riformulazione proposta.
Deputato Mazzocchi, accetta la riformulazione proposta dal Governo del suo ordine del giorno n. 9/2201/1?
ANTONIO MAZZOCCHI. Sì, signor Presidente, ringrazio il sottosegretario. L'unica osservazione che devo fare, pur accettando la riformulazione proposta, è la seguente. Dato che si propone di inserire l'espressione «compatibilmente» con la normativa nazionale, se il Governo avesse letto bene il contenuto dell'ordine del giorno, avrebbe notato che di fatto, poiché ci riferiamo proprio alla normativa nazionale, già c'è questo «compatibilmente». Comunque, noi ugualmente accettiamo la proposta del Governo perché finalmente si chiarisce il ruolo delle commissioni provinciali per l'artigianato, che possono e debbono continuare ad avere il ruolo che fino ad oggi hanno avuto.
PRESIDENTE. Sta bene.
Secondo la prassi, e ove i presentatori non insistano, gli ordini del giorno accettati dal Governo non saranno posti in votazione.
Prendo atto che il deputato Crisci, presentatore dell'ordine del giorno n. 9/2201/3, accolto come raccomandazione dal Governo, non insiste per la votazione.
Prendo atto altresì che il deputato Zacchera accetta la riformulazione proposta e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2201/7.
Chiedo ai presentatori dell'ordine del giorno Della Vedova n. 9 /2201/8 se accedano Pag. 63all'invito al ritiro formulato dal Governo.
BENEDETTO DELLA VEDOVA. No, signor Presidente, lo mantengo.
PRESIDENTE. Sta bene. Chiedo dunque al sottosegretario di chiarire il parere del Governo sull'ordine del giorno Della Vedova n. 9/2201/8, atteso che il presentatore ha dichiarato di non accedere all'invito al ritiro.
FILIPPO BUBBICO, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Il Governo non accetta l'ordine del giorno Della Vedova n. 9/2001/8.
ANTONIO LEONE. È ridicolo!
PRESIDENTE. Deputato Della Vedova, insiste per la votazione?
BENEDETTO DELLA VEDOVA. Signor Presidente, a questo punto l'ordine del giorno va posto in votazione. Invito il relatore ed i colleghi a considerare che questo ordine del giorno riprende esattamente il testo di un ordine del giorno accolto dal Governo, in quanto chiede che lo stesso Governo si adoperi per l'abolizione della tassa di concessione sugli abbonamenti dei telefonini, misura a favore della quale si è espresso il relatore con un ordine del giorno. Spero che il relatore voglia confermare il suo avviso favorevole anche in occasione del voto su questo ordine del giorno, in quanto sa benissimo che su questo tema sono intervenuto da tempo con una proposta di legge e con emendamenti poi dichiarati inammissibili: sarebbe paradossale, credo inaccettabile oltre che dannoso per i consumatori italiani, se la Camera si esprimesse contro un ordine del giorno che impegna il Governo ad accompagnare all'abolizione dei costi di ricarica anche l'abolizione della tassa di concessione governativa sui contratti di abbonamento dei telefonini. Trovo ciò incomprensibile, ma a questo punto chiedo all'Assemblea, e in particolare al relatore Lulli, di esprimersi a favore dell'approvazione di questo ordine del giorno (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale).
FILIPPO BUBBICO, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FILIPPO BUBBICO, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Chiedo scusa all'onorevole Della Vedova; partivo dal presupposto che le questioni poste con questo ordine del giorno potessero essere considerate completamente assorbite dall'ordine del giorno Lulli n. 9/2001/6. Nella velocità di espressione dei pareri ho evidentemente trasformato il parere in negativo. Voglio precisare, però, che il Governo accetta l'ordine del giorno limitatamente all'ultimo capoverso della premessa; il dispositivo fa riferimento a tutta la premessa e di qui la difficoltà. Pertanto il parere è favorevole se l'ordine del giorno è riformulato nel senso di prevedere soltanto il dispositivo che riproduca esattamente, come impegno al Governo, il contenuto dell'ultimo capoverso della parte motiva.
PRESIDENTE. Deputato Della Vedova, accetta la riformulazione proposta dal Governo del suo ordine del giorno n. 9/2201/8?
BENEDETTO DELLA VEDOVA. Sì, signor Presidente, ma per fornire un elemento di chiarezza dentro e fuori dall'aula credo sia opportuno giungere ad un voto e pertanto insisto per la votazione.
PRESIDENTE. Sta bene.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato La Russa. Ne ha facoltà.
IGNAZIO LA RUSSA. Signor Presidente, naturalmente noi votiamo a favore di questo ordine del giorno, ma cogliamo l'occasione per invitare il sottosegretario a guardare gli ordini del giorno, magari Pag. 64anche facendo una pausa, perché un ordine del giorno non può assorbirne un altro (Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo). Non c'è niente di male, lo dico con simpatia. Come si dice con un pessimo italiano: nessuno nasce imparato! Diamogli dieci minuti per studiare gli ordini del giorno in modo che comprenda che non possono essere assorbiti. Non sono mica emendamenti!
PRESIDENTE. Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Della Vedova n. 9/2201/8, nel testo riformulato, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 486
Votanti 482
Astenuti 4
Maggioranza 242
Hanno votato sì 473
Hanno votato no 9).
Prendo atto che i deputati Schirru e Belisario non sono riusciti a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Bricolo n. 9/2201/9, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 499
Votanti 498
Astenuti 1
Maggioranza 250
Hanno votato sì 223
Hanno votato no 275).
Prendo atto che il deputato Schirru non è riuscito a votare.
Ricordo che l'ordine del giorno De Laurentiis n. 9/2201/10 è stato accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori dell'ordine del giorno Carlucci n. 9/2201/11 non accedono all'invito al ritiro.
PRESIDENTE. Qual è il parere del Governo?
FILIPPO BUBBICO, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Il Governo non lo accetta.
PRESIDENTE. Sta bene.
Prendo atto che i presentatori dell'ordine del giorno Carlucci n. 9/2201/11 insistono per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Carlucci n. 9/2201/11, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 483
Votanti 479
Astenuti 4
Maggioranza 240
Hanno votato sì 212
Hanno votato no 267).
Ricordo che gli ordini del giorno Falomi n. 9/2201/12 e Misuraca n. 9/2201/13 sono stati accettati dal Governo.
Chiedo al deputato Bellotti se acceda all'invito al ritiro del suo ordine del giorno n. 9/2201/14.
LUCA BELLOTTI. No, signor Presidente, non accolgo l'invito al ritiro e insisto per la votazione del mio ordine del giorno n. 9/2201/14.
Pag. 65PRESIDENTE. Qual è il parere del Governo?
FILIPPO BUBBICO, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Il Governo non lo accetta.
PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Bellotti n. 9/2201/14, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 506
Votanti 502
Astenuti 4
Maggioranza 252
Hanno votato sì 225
Hanno votato no 277).
Ricordo che l'ordine del giorno Ghizzoni n. 9/2201/15 è stato accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Baldelli n. 9/2201/16, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 502
Votanti 500
Astenuti 2
Maggioranza 251
Hanno votato sì 224
Hanno votato no 276).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Alessandri n. 9/2201/17, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 506
Votanti 504
Astenuti 2
Maggioranza 253
Hanno votato sì 226
Hanno votato no 278).
Chiedo al deputato Allasia se accetti l'invito al ritiro formulato dal relatore con riferimento al suo ordine del giorno n. 9/2201/18.
STEFANO ALLASIA. Signor Presidente, insisto per la votazione del mio ordine del giorno n. 9/2201/18, anche se c'è l'invito al ritiro da parte del Governo, essendo superato per discussioni d'aula ed altre situazioni che sono state poste in evidenza, cioè l'ostruzionismo, come lo avete chiamato voi.
L'intenzione del Governo, come risulta dalla lettura dell'ordine del giorno, sembra essere quella di consentire solo su richiesta dell'utente la conoscenza dell'operatore che gestisce il numero chiamato. Dato che nel dibattito parlamentare sui vari articoli e sui vari emendamenti si era posto in evidenza e si era trovata una soluzione di merito, sarebbe piacevole che anche il Governo approdasse ad un accoglimento del mio ordine del giorno perché l'Assemblea si era espressa in modo favorevole su tutti i suoi punti.
PRESIDENTE. Grazie...
STEFANO ALLASIA. Ho cinque minuti?
PRESIDENTE. Prego, prosegua pure.
STEFANO ALLASIA. Allora, vorrei solo evidenziare, come risulta da altri ordini del giorno, la situazione anomala che si sta verificando nel nostro bel paese, nel momento in cui le compagnie telefoniche stanno aumentando in modo subdolo le tariffe telefoniche (ad esempio, inserendo i servizi di segreteria telefonica automatici che nessun utente ha richiesto). Per ottenere poi la richiesta di annullamento di questi servizi bisogna servirsi di una procedura ben precisa, che, per un utente normale, è assolutamente semplice - perciò penso che tutti noi siamo in grado di eliminarla velocemente -, ma per le persone che non hanno praticità con l'informatica e con i sistemi tecnologici può rappresentare un'enorme difficoltà. Dato che voi del Governo e della maggioranza vi ponete come Stato assistenziale, un Governo e una maggioranza che cercano di sostenere le parti sociali più disagiate, non solo quelle economiche, dovreste fare attenzione. Infatti, al nonno d'Italia che ha il nipotino capace di utilizzare il cellulare verrà tolta velocemente la segreteria o altri servizi non richiesti, ma non ci sono soltanto gli italiani che hanno il figlio, il nipote o le persone in grado di attivarsi per togliere tali servizi. Allora, bisognerebbe anche tutelare gli altri italiani che, per negligenza o per altre motivazioni, non sono capaci, anche se sono in misura minima.
Pertanto, per tutte le disquisizioni che abbiamo svolto qui in aula nei giorni precedenti, peraltro senza intenti ostruzionistici, come abbiamo dichiarato più di una volta, noi vorremmo che questo impegno si portasse avanti da parte dell'Assemblea ma soprattutto da parte del Governo. Questa è dunque la richiesta della Lega Nord (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
FILIPPO BUBBICO, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FILIPPO BUBBICO, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Il Governo ribadisce il parere già espresso sull'ordine del giorno in esame.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Allasia n. 9/2201/18, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 498
Votanti 497
Astenuti 1
Maggioranza 249
Hanno votato sì 225
Hanno votato no 272).
Prendo atto che i deputati Buffo, Nicchi e Vacca non sono riusciti ad esprimere il proprio voto e che ne avrebbero voluto esprimere uno contrario. Prendo atto altresì che il deputato Cacciari non è riuscito a votare.
Ricordo che l'ordine del giorno Bodega n. 9/2201/19 è stato accettato dal Governo e che l'ordine del giorno Fugatti n. 9/2201/20 è stato accolto come raccomandazione.
Prendo atto che il deputato Brigandì insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2201/21, non accettato dal Governo.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Brigandì n. 9/2201/21, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 496
Votanti 495
Astenuti 1
Maggioranza 248
Hanno votato sì 222
Hanno votato no 273).Pag. 67
Prendo atto che il deputato Cota insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2201/22, non accettato dal Governo.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Cota n. 9/2201/22, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 499
Votanti 495
Astenuti 4
Maggioranza 248
Hanno votato sì 222
Hanno votato no 273).
Prendo atto che il deputato Dozzo accetta la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/2201/23 proposta dal Governo e non insiste per la votazione.
Ricordo che l'ordine del giorno Dussin n. 9/2201/24 è stato accettato dal Governo.
Chiedo al deputato Fava se accetti la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/2201/25 proposta dal Governo.
GIOVANNI FAVA. Accetto la riformulazione e non insisto per la votazione, come prova di buona volontà da parte nostra, anche se faccio notare come la riformulazione proposta sostanzialmente riduca la portata del mio ordine del giorno in modo significativo. Infatti io chiedevo di adottare misure volte all'attuazione di un programma di potenziamento dei sistemi di distribuzione e di approvvigionamento. Invece il sottosegretario mi chiede di sostituire nel dispositivo la parola «adottare» con la parola «studiare», secondo una formula che rende sicuramente più blanda la portata dell'ordine del giorno.
Ad ogni modo, Presidente, l'accetto comunque, come un primo passo in avanti, augurandomi che in futuro vi sia un impegno serio a trasformare una semplice attività di studio in una fase un po' più elaborata ed nella vera e propria adozione di strumenti legislativi opportuni (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Sta bene, deputato Fava.
Prendo atto che i deputati Filippi e Garavaglia accettano la riformulazione proposta dal Governo dei loro ordini del giorno, rispettivamente il n. 9/2201/26 e il n. 9/2201/27, e che non insistono per la votazione.
Prendo atto che il deputato Giancarlo Giorgetti insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2201/28, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Giancarlo Giorgetti n. 9/2201/28, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 502
Votanti 500
Astenuti 2
Maggioranza 251
Hanno votato sì 225
Hanno votato no 275).
Prendo atto che il deputato Minardo non è riuscito ad esprimere il proprio voto.
Prendo atto altresì che il deputato Pedica non è riuscito ad esprimere il proprio voto e che ne avrebbe voluto esprimere uno contrario.
Prendo atto inoltre che i presentatori dell'ordine del giorno Grimoldi n. 9/2201/29 accettano la riformulazione proposta dal Governo e non insistono per la votazione.
Chiedo alla deputata Goisis se insista per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2201/30, non accettato dal Governo.
PAOLA GOISIS. Sì, signor Presidente, insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PAOLA GOISIS. Questo parere negativo da parte del Governo conferma la volontà di distruggere la riforma Moratti. Assisto ad una contraddizione, che addirittura evidenzia un atteggiamento schizofrenico della sinistra: da una parte ha votato il nuovo Titolo V della Costituzione, che prevede la competenza regionale sulla cultura e sull'attività professionale; dall'altra parte invece boccia questo mio ordine del giorno.
Noi non abbiamo fatto ostruzionismo; l'altra sera quattro deputati del mio gruppo sono intervenuti sulla materia, perché l'articolo 13 di questo provvedimento essendo relativo alla scuola ci interessa molto. Tuttavia devo registrare ancora una volta che in tale circostanza l'Assemblea non per nulla è andata in fibrillazione, proprio perché la volontà della sinistra è quella di controllare le menti dei nostri giovani. Purtroppo trent'anni di scuola di sinistra, di testi di sinistra e di insegnanti di sinistra non sono bastati! Volete prendervi ancora tutta la cultura e tutta l'istruzione! Vergogna (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania, Forza Italia e Alleanza Nazionale - Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo)!
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Goisis n. 9/2201/30, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 502
Votanti 500
Astenuti 2
Maggioranza 251
Hanno votato sì 219
Hanno votato no 281).
Prendo atto che la deputata Lussana insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2201/31, non accettato dal Governo.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Lussana n. 9/2201/31, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 501
Votanti 500
Astenuti 1
Maggioranza 251
Hanno votato sì 223
Hanno votato no 277).
Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione proposta dal Governo dell'ordine del giorno Maroni n. 9/2201/32.
Prendo atto che il presentatore accede all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Montani n. 9/2201/33 e che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Pini n. 9/2201/34.
Dunque, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Pini n. 9/2201/34, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 500
Votanti 499
Astenuti 1
Maggioranza 250
Hanno votato sì 225
Hanno votato no 274).Pag. 69
Prendo atto che la deputata Nicchi non è riuscita a votare e che avrebbe voluto esprimere un voto contrario.
Ricordo che l'ordine del giorno Pottino n. 9/2201/35 è stato accolto come raccomandazione.
Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Stucchi n. 9/2201/36, con riferimento al quale il Governo ha formulato un invito al ritiro.
GIOVANNI FAVA. Signor Presidente, a nome del presentatore, intervengo per chiarire che, per quanto riguarda l'ordine del giorno Stucchi n. 9/2201/36, si configura la medesima situazione che, in precedenza, si è presentata rispetto all'ordine del giorno dell'onorevole Della Vedova. Mi auguro, dunque, che, così come in quella occasione si è potuto procedere alla votazione in seguito alla modifica del parere da parte del rappresentante del Governo, anche in questa circostanza si possa adottare un'analoga procedura e procedere alla votazione di quest'ordine del giorno.
Dunque, insisto per la votazione dell'ordine del giorno Stucchi n. 9/2201/36.
FILIPPO BUBBICO, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Chiedo si parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FILIPPO BUBBICO, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, il Governo accetta l'ordine del giorno purché riformulato nel senso di prevedere soltanto il dispositivo che riproduca esattamente, come impegno al Governo, il contenuto dell'ultimo capoverso della parte motiva, analogamente alla riformulazione dell'ordine del giorno Della Vedova.
PRESIDENTE. Dunque, deputato Fava, lei chiede che sia messo ai voti l'ordine del giorno nella riformulazione poc'anzi precisata dal Governo?
GIOVANNI FAVA. Il punto è che venga posto in votazione, prendendo atto del parere del Governo sull'ordine del giorno riformulato, che presumo sia lo stesso espresso sull'ordine del giorno Della Vedova.
PRESIDENTE. Quindi, dovremmo votare l'ordine del giorno Stucchi n. 9/2201/36, nel testo riformulato. Invito il rappresentante del Governo a rileggere la parte riformulata sulla quale ha espresso un parere favorevole.
FILIPPO BUBBICO, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, mi riferisco esattamente all'ultimo periodo della parte motiva, dalle parole: «appare opportuno», fino alla fine del periodo.
PRESIDENTE. Prendo atto che il deputato Fava accetta la riformulazione ed insiste per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Stucchi n. 9/2201/36, nel testo riformulato, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 500
Votanti 494
Astenuti 6
Maggioranza 248
Hanno votato sì 466
Hanno votato no 28).
Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Tassone n. 9/22001/39, accolto come raccomandazione dal Governo.
MARIO TASSONE. Signor Presidente, vorrei invitare il Governo a rivedere il parere sul mio ordine del giorno.
Nel dispositivo si chiede al Governo di «valutare l'opportunità di predisporre interventi legislativi». Accogliere come raccomandazione Pag. 70l'impegno a «valutare l'opportunità», credo sia insufficiente. Si parla, infatti, di sicurezza stradale, di autoscuole.
Nel secondo periodo del dispositivo, inoltre, chiedo al Governo di svolgere un'attività di monitoraggio sul servizio prestato dalle autoscuole, dal punto di vista della loro professionalità e, quindi, della formazione.
Inviterei il Governo, dunque, a rivedere il suo parere, anche per dare certezza alle nostre richieste, ove si consideri anche il dibattito che è stato svolto sul comma 5 dell'articolo 10.
FILIPPO BUBBICO, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FILIPPO BUBBICO, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. A seguito delle specificazioni dell'onorevole Tassone, il Governo accetta l'ordine del giorno Tassone n. 9/2201/39.
PRESIDENTE. Sta bene. Gli ordini del giorno da D'Elia n. 9 /22001/41 a Germanà n. 9 /22001/44 sono stati accettati dal Governo.
Prendo atto che i presentatori dell'ordine del giorno Minardo n. 9 /22001/45 accettano la riformulazione proposta dal Governo.
Prendo atto, altresì, che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Lazzari n. 9 /2201/46 sul quale il Governo ha formulato un invito al ritiro.
Prendo atto che il deputato Lainati insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2201/47 non accettato dal Governo.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Lainati n. 9/2201/47, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 492
Votanti 491
Astenuti 1
Maggioranza 246
Hanno votato sì 217
Hanno votato no 274).
Prendo atto che i deputati Lomaglio e Lovelli non sono riusciti a votare ed avrebbero voluto esprimere un voto contrario.
Ricordo che il Governo ha accettato l'ordine del giorno Grimaldi n. 9/2201/48.
Prendo atto che il deputato Franzoso accetta la riformulazione proposta dal Governo del suo ordine del giorno n. 9/2201/49, che i deputati Floresta e Giacomoni accettano gli inviti al ritiro formulati dal Governo sui loro ordini del giorno n. 9/2201/50 e n. 9/2201/51 e che il deputato Fedele non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2201/52.
Prendo, altresì, atto che il deputato Costa insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2201/53 non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Costa n. 9/2201/53, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 489
Votanti 487
Astenuti 2
Maggioranza 244
Hanno votato sì 219
Hanno votato no 268).
Ricordo che l'ordine del giorno Luciano Rossi n. 9/2201/54 è stato accettato dal Governo.Pag. 71
Prendo atto che la deputata Provera non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2201/55, accolto come raccomandazione dal Governo.
Deputato Marinello, accede all'invito al ritiro formulato dal Governo con riferimento al suo ordine del giorno n. 9/2201/56?
GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Signor Presidente, chiedo al Governo di rivedere il parere anche alla luce di una riformulazione che è stata, in un certo qual modo, proposta dagli stessi banchi del Governo su cui vi potrebbe essere una larga intesa.
PRESIDENTE. Dunque, lei chiede che venga messo in votazione?
GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Insisto per la votazione, ma vorrei ascoltare il parere del Governo.
PRESIDENTE. Il Governo?
FILIPPO BUBBICO, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Il parere del Governo è favorevole se si espunge il secondo capoverso della parte motiva dell'ordine del giorno.
PRESIDENTE. Accetta la riformulazione proposta, deputato Marinello?
GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. La accetto, signor Presidente.
PRESIDENTE. Sta bene.
Prendo atto che il deputato Zanetta, il cui ordine del giorno n. 9/2201/57 è stato accolto come raccomandazione dal Governo, non insiste per la votazione.
Prendo, altresì, atto che i deputati Giudice, Fratta Pasini e Rosso insistono, rispettivamente, per la votazione dei loro ordini del giorno n. 9/2201/58, n. 9/2201/59 e n. 9/2201/60, non accettati dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Giudice n. 9/2201/58, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 494
Maggioranza 248
Hanno votato sì 216
Hanno votato no 278).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Fratta Pasini n. 9/2201/59, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 486
Votanti 484
Astenuti 2
Maggioranza 243
Hanno votato sì 213
Hanno votato no 271).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Rosso n. 9/2201/60, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 487
Votanti 485
Astenuti 2
Maggioranza 243
Hanno votato sì 214
Hanno votato no 271).Pag. 72
Prendo atto che il deputato Pitti accetta la riformulazione proposta dal Governo del suo ordine del giorno n. 9/2201/61 e non insiste per la votazione.
Prendo, altresì, atto che i deputati Marras e La Loggia insistono per la votazione dei loro ordini del giorno n. 9/2201/62 e n. 9/2201/63, non accettati dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Marras n. 9/2201/62, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 488
Votanti 487
Astenuti 1
Maggioranza 244
Hanno votato sì 215
Hanno votato no 272).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno La Loggia n. 9/2201/63, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 486
Votanti 485
Astenuti 1
Maggioranza 243
Hanno votato sì 214
Hanno votato no 271).
Prendo atto che il deputato Fava non è riuscito a votare e avrebbe voluto esprimere un voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'ordine del giorno Uggè n. 9/2201/64.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Uggé. Ne ha facoltà.
PAOLO UGGÈ. Signor Presidente, volevo sottolineare che il mio ordine del giorno chiede sostanzialmente di monitorare l'applicazione delle modifiche sulla disciplina delle autoscuole. Sappiamo tutti quanto sia importante la sicurezza per i cittadini e l'abbiamo ribadito durante tutto l'esame del provvedimento. Non credo che monitorare sia un'attività così impegnativa da creare grandi difficoltà al Governo e, quindi, chiedo al Governo di modificare il parere espresso oppure ai colleghi deputati di valutare questo aspetto e votare a favore del mio ordine del giorno.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Uggè n. 9/2201/64, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 493
Votanti 490
Astenuti 3
Maggioranza 246
Hanno votato sì 213
Hanno votato no 277).
Prendo atto che i deputati Fabbri, Baiamonte, Mazzaracchio e Campa insistono rispettivamente per la votazione dei loro ordini del giorno n. 9/2201/65, n. 9/2201/66, n. 9/2201/67 e n. 9/2201/68, non accettati dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Fabbri n. 9/2201/65, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).Pag. 73
(Presenti 483
Votanti 481
Astenuti 2
Maggioranza 241
Hanno votato sì 211
Hanno votato no 270).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Baiamonte n. 9/2201/66, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 487
Votanti 485
Astenuti 2
Maggioranza 243
Hanno votato sì 209
Hanno votato no 276).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Mazzaracchio n. 9/2201/67, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 492
Votanti 491
Astenuti 1
Maggioranza 246
Hanno votato sì 213
Hanno votato no 278).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Campa n. 9/2201/68, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 457
Votanti 455
Astenuti 2
Maggioranza 228
Hanno votato sì 197
Hanno votato no 258).
Prendo atto che il deputato Fava non è riuscito a votare.
Passiamo all'ordine del giorno Stagno d'Alcontres n. 9/2201/69, in riferimento al quale il Governo ha formulato un invito al ritiro. Chiedo ai presentatori se accettino l'invito al ritiro.
FRANCESCO STAGNO d'ALCONTRES. Si, signor Presidente, accettiamo l'invito al ritiro.
PRESIDENTE. Sta bene. Passiamo all'ordine del giorno Bernardo n. 9/2201/70, non accettato dal Governo.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Uggè. Ne ha facoltà.
PAOLO UGGÈ. Signor presidente, chiedo un momento di valutazione anche su questo aspetto.
È una scelta discutibile, si dice, quella dell'ordine del giorno, perché confligge con una legge approvata dal Parlamento, la legge n. 30, che prevede un periodo transitorio durante il quale si possa consentire a queste imprese (mentre da un lato si «apre», mettendo un limite di 30 chilometri per le nuove linee), di poter ammortizzare gli investimenti effettuati. Si liberalizza secondo un principio di gradualità. Anche qui, non mi pare che si tratti di un grande intervento. Chiedo pertanto al Governo di rivedere la propria posizione, e ai colleghi di votare a favore. Grazie.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Bernardo n. 9/2201/70, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 481
Votanti 462
Astenuti 19
Maggioranza 232
Hanno votato sì 193
Hanno votato no 269).
Passiamo all'ordine del giorno Romagnoli n. 9/2201/71, del quale il Governo ha formulato un invito al ritiro. Chiedo ai presentatori se intendano accedervi.
MASSIMO ROMAGNOLI. Signor Presidente, insisto per la votazione.
PRESIDENTE. Qual è in tal caso il parere del Governo?
FILIPPO BUBBICO, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Il Governo non accetta l'ordine del giorno Romagnoli n. 9/2201/71.
PRESIDENTE. Sta bene. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Romagnoli n. 9/2201/71, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 493
Votanti 491
Astenuti 2
Maggioranza 246
Hanno votato sì 214
Hanno votato no 277).
Prendo atto che il deputato Sansa non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Stradella n. 9/2201/72, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 481
Votanti 479
Astenuti 2
Maggioranza 240
Hanno votato sì 206
Hanno votato no 273).
Prendo atto che il deputato Galletti non è riuscito a votare ed avrebbe voluto esprimere un voto favorevole.
Passiamo all'ordine del giorno Adornato n. 9/2201/73, per il quale il Governo ha proposto una riformulazione. Chiedo ai presentatori se intendano accoglierla.
VALENTINA APREA. Signor Presidente, accolgo la riformulazione proposta dal Governo.
PRESIDENTE. Grazie.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Martusciello n. 9/2201/74, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 487
Votanti 485
Astenuti 2
Maggioranza 243
Hanno votato sì 211
Hanno votato no 274).
Prendo atto che il deputato D'Elpidio accetta la riformulazione proposta dal Governo e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2201/76.
Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione proposta dal Governo dell'ordine del giorno Aprea n. 9/2201/77.
VALENTINA APREA. Sì, signor Presidente, l'accetto e non insisto per la votazione.
PRESIDENTE. Sta bene. Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione proposta dal Governo dell'ordine del giorno Garagnani n. 9/2201/78.
FABIO GARAGNANI. No, signor Presidente, e insisto per la votazione perché - lo voglio spiegare - con la riformulazione proposta dal Governo, di fatto questo testo viene privato di efficacia. Si tratta di un tentativo di inutile ipocrisia, per cui si affermano certe cose e si toglie efficacia alle medesime con una prorogatio che non è minimamente definita. I termini proposti, ogni due anni, di fatto lasciano cadere nel nulla una affermazione che, se invece fosse stata attuata con responsabilità, avrebbe avuto conseguenze di un certo tipo.
Chiudo ribadendo che non mi riesce difficile vedere in questa proposta emendativa del Governo le pressioni dell'ultrasinistra per vanificare la proposta del ministro Fioroni in merito alle erogazioni liberali a favore delle scuole. (Commenti dei deputati del gruppo l'Ulivo - Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Garagnani n. 9/2201/78, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 489
Votanti 483
Astenuti 6
Maggioranza 242
Hanno votato sì 207
Hanno votato no 276).
Ricordo che l'ordine del giorno Di Centa n. 9/2201/79 è stato accettato dal Governo.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Pelino n. 9/2201/80, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 494
Votanti 493
Astenuti 1
Maggioranza 247
Hanno votato sì 217
Hanno votato no 276).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Elio Vito n. 9/2201/86, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 496
Votanti 495
Astenuti 1
Maggioranza 248
Hanno votato sì 219
Hanno votato no 276).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Verro n. 9/2201/87, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 496
Votanti 495
Astenuti 1
Maggioranza 248
Hanno votato sì 217
Hanno votato no 278).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Verdini n. 9/2201/88, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 488
Votanti 487
Astenuti 1
Maggioranza 244
Hanno votato sì 212
Hanno votato no 275).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Santelli n. 9/2201/89, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 495
Votanti 492
Astenuti 3
Maggioranza 247
Hanno votato sì 217
Hanno votato no 275).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Galli n. 9/2201/90, non accettato dal Governo...
DANIELE GALLI. Avevo chiesto di intervenire per dichiarazione di voto!
PRESIDENTE. Chiedo scusa. Revoco l'indizione della votazione perché il deputato Galli aveva chiesto di intervenire per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
DANIELE GALLI. Grazie, Presidente. Le motivazioni di questo decreto portano in calce la frase «per la tutela dei consumatori». Il mio ordine del giorno è per la tutela dei consumatori, in quanto chiede di poter tutelare tutte le persone che, ai sensi dell'articolo 1264 del codice civile, subiscono degli automatismi della norma, che permettono che un credito - o presunto tale - si trascini per anni e consentono al titolare dello stesso di cederlo ad altri soggetti che ne vantino diritto, senza che vi sia da parte delle persone a cui fa capo la possibilità di potersi appellare o, per lo meno, avere un riscontro del trasferimento in essere di tale credito.
Questo vale anche per ciò che riguarda il fermo amministrativo, che viene apposto molto spesso senza che chi lo subisce ne sia consapevole. Questa persona, dunque, non si potrà nemmeno tutelare con la possibilità di un ricorso.
Poiché nella scorsa legislatura la sinistra ha sempre appoggiato questa mia proposta, anche se non era mai stata accolta dal Governo, adesso che siete al Governo vi chiedo di essere coerenti (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Galli n. 9/2201/90, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 77
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 493
Votanti 491
Astenuti 2
Maggioranza 246
Hanno votato sì 214
Hanno votato no 277).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Ferrigno n. 9/2201/91, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 491
Votanti 490
Astenuti 1
Maggioranza 246
Hanno votato sì 201
Hanno votato no 289).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Leone n. 9/2201/92, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 487
Votanti 482
Astenuti 5
Maggioranza 242
Hanno votato sì 207
Hanno votato no 275).
Prendo atto che i presentatori degli ordini del giorno Fitto n. 9/2201/93, Carfagna n. 9/2201/94, Bertolini n. 9/2201/95, Boscetto n. 9/2201/96 accettano, rispettivamente, la riformulazione proposta dal Governo e non insistono per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Bruno n. 9/2201/97, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 497
Votanti 495
Astenuti 2
Maggioranza 248
Hanno votato sì 218
Hanno votato no 277).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Biancofiore n. 9/2201/98, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 487
Votanti 481
Astenuti 6
Maggioranza 241
Hanno votato sì 205
Hanno votato no 276).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Brancher n. 9/2201/99, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 492
Votanti 489
Astenuti 3
Maggioranza 245
Hanno votato sì 212
Hanno votato no 277).Pag. 78
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Oliva n. 9/2201/101, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 496
Votanti 481
Astenuti 15
Maggioranza 241
Hanno votato sì 205
Hanno votato no 276).
Ricordo che gli ordini del giorno Affronti n. 9/2201/102 e Sasso n. 9/2201/103 sono stati accettati dal Governo.
Deputato Conte, accetta la riformulazione proposta dal Governo del suo ordine del giorno n. 9/2201/106?
GIANFRANCO CONTE. Sì, Presidente, la accetto.
PRESIDENTE. Sta bene.
Prendo atto che i presentatori dell'ordine del giorno Raisi n. 9/2201/107 accedono all'invito al ritiro formulato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Pedrizzi n. 9/2201/108, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 493
Votanti 491
Astenuti 2
Maggioranza 246
Hanno votato sì 221
Hanno votato no 270).
Prendo atto che la deputata Zanotti non è riuscita ad esprimere il suo voto.
Chiedo alla deputata Germontani se acceda all'invito al ritiro del suo ordine del giorno n. 9/2201/109.
MARIA IDA GERMONTANI. Signor Presidente, il sottosegretario ha motivato l'invito al ritiro affermando che il Governo sta provvedendo alla regolamentazione di quanto richiesto nell'ordine del giorno. Credo che proprio per questo esso potrebbe essere tranquillamente accolto; anzi, il Governo dovrebbe ringraziare il Parlamento del sostegno che viene dato. Insisto quindi per la votazione.
PRESIDENTE. Il Governo?
FILIPPO BUBBICO, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Il parere del Governo, dunque, è contrario.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Germontani n. 9/2201/109, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 501
Votanti 500
Astenuti 1
Maggioranza 251
Hanno votato sì 223
Hanno votato no 277).
Prendo atto che i presentatori dell'ordine giorno Antonio Pepe n. 9/2201/110 accedono all'invito al ritiro formulato dal rappresentante del Governo, che lo ha considerato assorbito.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Proietti Cosimi n. 9/2201/111, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 493
Votanti 490
Astenuti 3
Maggioranza 246
Hanno votato sì 216
Hanno votato no 274).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Frassinetti n. 9/2201/112, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 488
Votanti 485
Astenuti 3
Maggioranza 243
Hanno votato sì 214
Hanno votato no 271).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Alberto Giorgetti n. 9/2201/113, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 447
Votanti 444
Astenuti 3
Maggioranza 223
Hanno votato sì 196
Hanno votato no 248).
Prendo atto che la deputata Raffaella Mariani non è riuscita a votare e che avrebbe voluto esprimere voto contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Casero n. 9/2201/114, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 494
Maggioranza 248
Hanno votato sì 215
Hanno votato no 279).
Deputato Gibelli, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2201/116, non accettato dal Governo?
ANDREA GIBELLI. Signor Presidente, la riformulazione sarebbe stata opportuna, anche perché questo ordine del giorno - lo vorrei ricordare a tutta l'Assemblea - consisteva in una richiesta di ravvedimento operoso rispetto a quello scandalo che si sta consumando in questo decreto: la revoca ai general contractors dei diritti soggettivi acquisiti su alcune importanti tratte della TAV. Non è accettabile che in un paese moderno si decida, in maniera sovietica, di togliere un diritto acquisito, il che consentirà di non realizzare le infrastrutture che servono a questo paese. Ciò non è giustificato.
Chiedo un cambiamento di parere, perché il dispositivo dell'ordine del giorno impegna sostanzialmente il Governo a valutare eventuali iniziative legislative e normative volte a dar seguito ai rapporti a suo tempo legittimamente instaurati fra TAV e i general contractors. Non risponde a verità quanto afferma il Governo, cioè che, mandando a gara queste tratte, il paese risparmierebbe: il nodo di Bologna dimostra che, pur essendoci un ribasso del 40 per cento, i costi sono aumentati del 13 per cento. Con questa iniziativa date sostanzialmente alla sinistra estrema l'alibi per non realizzare le grandi opere, congelando il paese in una situazione di arretratezza nei confronti di tutti i paesi europei, che Pag. 80- mi riferisco alla Francia - la scorsa settimana hanno inaugurato una nuova tratta ad alta velocità.
Invece, noi gireremo ancora con i muli che usavano gli ex paesi comunisti (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania, Forza Italia e Alleanza Nazionale)!
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Gibelli n. 9/2201/116, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 493
Votanti 491
Astenuti 2
Maggioranza 246
Hanno votato sì 229
Hanno votato no 262).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Mondello n. 9/2201/117, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 489
Votanti 486
Astenuti 3
Maggioranza 244
Hanno votato sì 215
Hanno votato no 271).
Prendo atto che l'ordine del giorno Bordo n. 9/2201/118 è stato ritirato.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito a ritirare l'ordine del giorno Ferdinando Benito Pignataro n. 9/2201/119.
FERDINANDO BENITO PIGNATARO. Signor Presidente, poiché un precedente ordine del giorno vertente sulla stessa materia è stato accolto dal Governo come raccomandazione e considerato che si tratta di un ordine del giorno similare (concerne misure sulle guide turistiche), chiedo al Governo di modificare il parere precedentemente espresso.
PRESIDENTE. Il Governo?
FILIPPO BUBBICO, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, il Governo, modificando il parere precedentemente espresso, accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Ferdinando Benito Pignataro n. 9/2201/119.
PRESIDENTE. Sta bene.
Chiedo al deputato Formisano se accetti la riformulazione proposta dal Governo del suo ordine del giorno n. 9/2201/120.
ANNA TERESA FORMISANO. Signor Presidente, accetto la riformulazione proposta dal Governo - e lo ringrazio - e non insisto per la votazione.
PRESIDENTE. Sta bene.
Chiedo al deputato Volontè se insista per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2201/121.
LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, insisto per la votazione del mio ordine del giorno.
Vorrei che il Governo spiegasse come sia possibile esprimere parere contrario, poiché tale ordine del giorno contiene un invito a valutare la possibilità di adottare provvedimenti più incisivi, al fine di affrontare il problema delle liberalizzazioni oggetto del provvedimento, includendo i settori che godono ancora di posizioni monopolistiche.
A mio avviso, il testo di tale ordine del giorno è stato letto un po' «in cavalleria»: se, relativamente ad un provvedimento per le liberalizzazioni, si invita il Governo ad intervenire contro i monopolisti, vi è qualcosa che non funziona o nel provvedimento o nella sostanza del parere espresso!
PRESIDENTE. Il Governo?
FILIPPO BUBBICO, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, il Governo, modificando il precedente avviso, accetta l'ordine del giorno, ma limitatamente alla parte dispositiva.
PRESIDENTE. Prendo atto che il deputato Volontè non insiste per la votazione.
Chiedo al deputato D'Agrò se insista per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2201/122.
LUIGI D'AGRÒ. Signor Presidente, mi rivolgo al sottosegretario che ha espresso il parere. L'ordine del giorno in esame tende a verificare che, in seguito alla soppressione dei costi di ricarica, gli stessi non vengano in qualche modo rimodulati dalle aziende, con costi impropri nella bolletta.
Non ho capito se il problema derivi dal fatto che abbiamo previsto di sollecitare l'Authority (qualche volta ho visto che questo Governo impropriamente supera le authority) o se si tratti di un problema di controllo. Non vogliamo cambiare le ragioni del provvedimento che il Governo si accinge a far approvare. Insisto, pertanto, per la votazione.
PRESIDENTE. Sta bene.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno D'Agrò n. 9/2201/122, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 498
Votanti 496
Astenuti 2
Maggioranza 249
Hanno votato sì 219
Hanno votato no 277).
Prendo atto che il deputato Barbieri non accede all'invito a ritirare il suo ordine del giorno n. 9/2201/123.
Il Governo?
MARIANGELA BASTICO, Viceministro della pubblica istruzione. Signor Presidente, il Governo non accetta l'ordine del giorno Barbieri n. 9/2201/123.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Barbieri n. 9/2201/123, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 494
Votanti 492
Astenuti 2
Maggioranza 247
Hanno votato sì 219
Hanno votato no 273).
Chiedo al deputato Compagnon se insista per la votazione del suo del giorno n. 9/2201/124.
ANGELO COMPAGNON. Signor Presidente, vorrei invitare il Governo a leggere con attenzione la parte dispositiva. In essa si chiede di valutare l'opportunità di adottare ulteriori iniziative affinché le Ferrovie dello Stato o altre società del gruppo corrispondano ai general contractor quanto loro dovuto a termini di legge e di convenzione. In pratica, si chiede di valutare l'opportunità di far applicare la legge e la convenzione, ancorché revocata. Non si chiede nulla di preciso se non di valutare tale opportunità. Lasciando perdere tutto il pregresso, che pure meriterebbe una discussione approfondita, vorrei che si capisse come il mio ordine del giorno contenga un'opportunità che il Governo dovrebbe cogliere.
Pag. 82
PRESIDENTE. Prendo atto che il Governo non intende modificare il proprio parere. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Compagnon n. 9/2201/124, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 488
Votanti 487
Astenuti 1
Maggioranza 244
Hanno votato sì 214
Hanno votato no 273).
Invito i deputati a votare ognuno per sé!
Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Moffa n. 9/2201/125, non accettato dal Governo. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Moffa n. 9/2201/125, non accettato dal Governo. Ricordo che vale sempre quanto detto sopra.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 467
Maggioranza 234
Hanno votato sì 201
Hanno votato no 266).
Prendo atto che il deputato Vacca non è riuscito ad esprimere il proprio voto.
Prendo atto inoltre che i presentatori accedono all'invito al ritiro degli ordini del giorno Salerno n. 9/2201/126 e Rampelli n. 9/2201/127.
Prendo atto altresì che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Valducci n. 9/2201/128, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Valducci n. 9/2201/128, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 481
Votanti 465
Astenuti 16
Maggioranza 233
Hanno votato sì 192
Hanno votato no 273).
Chiedo alla deputata Milanato se insista per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2201/129.
LORENA MILANATO. Signor Presidente, chiedo al Governo di rivedere il proprio parere, visto che è stato sostanzialmente accettato l'ordine del giorno Mazzocchi n. 9/2201/1, che verte su contenuti simili. Pertanto, chiedo che il Governo riveda il proprio parere.
PRESIDENTE. Il Governo?
FILIPPO BUBBICO, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, premesso che la competenza è già regionale, il Governo può accettare l'ordine del giorno Milanato n. 9/2201/129 relativamente alla sola parte dispositiva.
PRESIDENTE. Deputata Milanato, accede alla proposta del rappresentante del Governo?
LORENA MILANATO. Sì, signor Presidente, e non insisto per la votazione.
Pag. 83PRESIDENTE. Passiamo all'ordine del giorno Migliori n. 9/2201/131. Chiedo ai presentatori se intendano accedere all'invito al ritiro del Governo.
RICCARDO MIGLIORI. Signor Presidente, si tratta del solito caso. Il Governo ha espresso un parere «per interpretazione». Vorrei in merito sentire il Governo.
PRESIDENTE. Il Governo?
FILIPPO BUBBICO, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Il Governo conferma il pronunciamento già espresso. Quindi, se la parte dispositiva viene riformulata negli identici termini dell'ordine del giorno D'Elpidio n. 9/2201/76, il Governo accetta l'ordine del giorno in oggetto. Diversamente, non può accettarlo.
PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori accedono alla riformulazione proposta dal Governo.
È così esaurito l'esame degli ordini del giorno del giorno presentati.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 18 con le dichiarazioni di voto finale, per le quali è stata disposta la ripresa televisiva diretta.
La seduta, sospesa alle 17,05, è ripresa alle 18,05.
(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 2201-A)
PRESIDENTE. Ricordo che, prima della sospensione della seduta, sono stati esaminati gli ordini del giorno presentati.
Passiamo, dunque, alle dichiarazioni di voto finale.
Ricordo che è stata disposta la ripresa televisiva diretta delle dichiarazioni di voto dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto.
Ricordo che, a trenta secondi dallo scadere del termine, avviserò con la campanella che l'intervento è arrivato pressoché alla sua conclusione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato La Malfa. Ne ha facoltà.
Le ricordo che ha tre minuti di tempo a disposizione.
GIORGIO LA MALFA. Presidente, onorevoli colleghi, porre la fiducia su un testo di legge è sempre una prova di debolezza, specialmente se si hanno, come in questo caso, settanta deputati in più rispetto all'opposizione.
La questione di fiducia è in genere un segno di divisioni nella maggioranza e voi siete divisi tra statizzatori e liberalizzatori, fra chi vuole più spesa pubblica e chi vuole più mercato ed efficienza. Tutti i giorni, Padoa Schioppa deve difendere il Tesoro da assalti nella condizione difficile in cui è. Per questo il decreto-legge, che è oggi all'esame delle Camere, non è particolarmente importante e non risolverà le vostre difficoltà.
Ma in queste ore, onorevoli colleghi, il problema di fronte al quale si trova l'Italia è ormai un altro. Il problema grave davanti al quale ci troviamo è la posizione internazionale del nostro paese.
Mai, dico mai, signor Presidente della Camera, nella storia della Repubblica, l'Italia ha ricevuto critiche pubbliche dai governi dei paesi amici, dagli Stati Uniti, dalla Gran Bretagna, dalla Germania, dall'Olanda. Nel giro di poche ore, ieri, tutti questi paesi hanno dichiarato il loro dissenso rispetto al modo in cui l'Italia ha risolto in Afghanistan la questione della liberazione dell'ostaggio Mastrogiacomo.
Signori della maggioranza, avete fatto dei talebani, che sono dei terroristi, degli interlocutori del Governo. Qui, ieri, avete dichiarato che avete soddisfatto le loro condizioni. Avete preteso dal Governo dell'Afghanistan la liberazione di terroristi. E la stampa internazionale di questa mattina è piena di attacchi all'Italia, in cui si dice che l'Italia ha messo in pericolo, con il rischio di nuovi rapimenti, non solo altri italiani, ma anche altri giornalisti.
Onorevoli colleghi, avete messo in pericolo la sicurezza dei soldati italiani, che rappresentano il nostro paese nel mondo, avete messo in pericolo la sicurezza dei Pag. 84giornalisti di tutto il mondo: lo avete fatto, signor Presidente del Consiglio, perché avevate paura che se non liberavate l'ostaggio prima del voto sull'Afghanistan al Senato vi si sarebbe squagliata nelle mani la vostra maggioranza (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Repubblicani, Liberali, Riformatori, Alleanza Nazionale, Lega Nord Padania e Democrazia Cristiana-Partito Socialista)!
Il problema non è il decreto-legge, ma il fatto che quella crisi di governo, rinviata quindici giorni fa, deve riaprirsi e dare luogo a un diverso Governo che, come i repubblicani chiedono, possa restituire credibilità e serenità al nostro paese (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Repubblicani, Liberali, Riformatori, Forza Italia, Alleanza Nazionale, Lega Nord Padania e Democrazia Cristiana-Partito Socialista)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Neri. Ne ha facoltà.
Le ricordo che ha cinque minuti di tempo a sua disposizione
SEBASTIANO NERI. Presidente, onorevoli colleghi, il voto di oggi è stato preceduto da un voto di fiducia al Governo, che rispondeva forse nelle intenzioni del Governo stesso ad una esigenza tecnica di abbreviazione dei tempi, ma, come ha già detto il collega La Malfa, denunziava palesemente uno stato di debolezza politica; e però nel momento stesso in cui la fiducia è stata chiesta si apre, oltre all'esame del merito del provvedimento, anche la valutazione politica della condotta di questo Governo, non soltanto con riferimento al provvedimento in esame, ma anche con riguardo alla complessa attività che il Governo dovrebbe svolgere nell'interesse del paese.
Questo decreto-legge è stato divulgato dai media come un provvedimento sulle liberalizzazioni. Qui le cose sono due: o ci hanno insegnato cose diverse in economia su ciò che si deve intendere per liberalizzazioni, oppure assistiamo all'ennesima mistificazione terminologica in un provvedimento che non costituisce affatto una liberalizzazione del mercato, ma che contiene, accanto anche da alcune misure condivisibili in difesa dei diritti dei consumatori, alcuni contentini a quella sinistra radicale che continua a condizionare le scelte politiche del Governo. Qui si inseriscono, per esempio, tutti i provvedimenti che modificano la realizzazione delle infrastrutture e la TAV in primo luogo.
L'impressione è che questa montagna non stia partorendo un topolino, ma che a stento abbia qualche doglia, dalla quale non sappiamo cosa verrà fuori.
Manca in questo decreto-legge, di cui ci apprestiamo ad approvare la conversione in legge, una strategia politica ed economica; manca un'organica visione delle dinamiche di mercato; manca la capacità di vedere nel paese quali debbano essere le prospettive di sviluppo.
Paradossalmente, nel momento in cui si parlava di liberalizzazioni, è stata negata l'ammissibilità di un ordine del giorno del Movimento per l'autonomia, che invitava a rivedere la politica della localizzazione delle case da gioco che, essendo sempre collegate a località di grande richiamo turistico, costituiscono un grande volano per lo sviluppo di quelle attività.
È stata negata, inoltre, l'approvazione di un altro ordine del giorno del Movimento per l'autonomia, che intendeva promuovere la realizzazione di una politica fiscale di attenzione per le zone dell'obiettivo 1, ossia non solo la Sicilia, la Puglia e la Sardegna, ma l'intero Meridione d'Italia. Si trattava di un ordine del giorno che aveva lo stesso spirito di uno che era già stato recepito dal Governo in sede di esame della legge finanziaria e che, evidentemente, fa registrare la memoria corta di un Governo che non sa il lunedì quello che ha fatto la domenica.
Signor Presidente, signori rappresentanti del Governo, di quali liberalizzazioni stiamo parlando? Vogliamo spacciare per liberalizzazioni soltanto l'abolizione del costo fisso che era imposto per ricaricare i telefonini o per poter fruire dei servizi con carte ricaricabili o il diritto di recedere dal contratto di assicurazione annualmente Pag. 85anziché poliennalmente? Credo che questa sia davvero una capacità di nascondersi dietro le piccole cose, perché si è incapaci di fare quelle grandi.
Forse, l'unica questione che stiamo liberalizzando sono gli scambi, quelli tra prigionieri e terroristi, in distonia con la linea di rigore adottata sul territorio nazionale con lusinghieri risultati. Alle famiglie italiane non è mai stato consentito scambiare i loro cari presi come ostaggi dai delinquenti con qualche prigioniero, più o meno politico, detenuto nelle nostre patrie galere. Alle famiglie italiane non è consentito nemmeno pagare il riscatto. Noi, invece, consegniamo alla loro attività pericolosissimi terroristi che hanno creato una situazione di grave pregiudizio per il paese, in dispregio della sicurezza e della vita, anche dei militari italiani, e invitiamo tali terroristi al tavolo della pace.
PRESIDENTE. La prego...
SEBASTIANO NERI. Credo che il paese sia stato esposto al ridicolo per le vicende di politica internazionale e che debba saper sorridere amaramente di un provvedimento che è esattamente il contrario di quello che dice di essere. Per questi motivi, annunzio il nostro voto contrario (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Movimento per l'Autonomia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Catone. Ne ha facoltà, per dieci minuti.
GIAMPIERO CATONE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, oggi quella che viene mortificata è l'essenza stessa della democrazia, che trova la sua massima espressione nel confronto di idee e nel dibattito.
Il voto di fiducia appena ottenuto nega tutto ciò e relega il Parlamento a mero luogo di conferma di quanto deciso nelle stanze del Governo, facendo venir meno il principio della separazione dei poteri.
Con la richiesta, per la sedicesima volta, della fiducia, il Governo si è in pratica sostituito al Parlamento, legiferando al suo posto, ma si tratta solo di un accanimento terapeutico. Infatti, quando la fiducia viene chiesta non in un solo, decisivo momento politico, ma in maniera continuativa, si dimostra per ciò che è: un atto di debolezza, e non di forza o di compattezza, della maggioranza.
Nel caso in esame, quello delle cosiddette fasulle liberalizzazioni, la posizione della questione di fiducia è, allo stesso tempo, un salvagente ed una maschera. Essa serve, infatti, non solo a tenere in piedi l'Unione, ma anche a nascondere il fatto che, tra quanti voteranno a favore, esistono differenze tanto grandi da non poter affrontare un voto liberamente espresso. Ciò è già sufficiente per esprimere un deciso «no» al cosiddetto decreto Bersani, con un giudizio politico di netta condanna per una maggioranza tenuta insieme dal collante del potere.
Signor Presidente, sono sei mesi che il Governo inonda il Parlamento di provvedimenti omnibus come l'ultima legge finanziaria, composta da oltre 1.300 commi, la quale, per ampiezza e pluralità di interventi settoriali, ha impedito che si svolgesse un sereno confronto tra maggioranza ed opposizione.
È forse utile ricordare all'Esecutivo che, a tre mesi di distanza dall'approvazione della legge finanziaria per il 2007, egli deve ancora emanare circa 300 provvedimenti amministrativi per rendere efficaci numerose disposizioni approvate; senza dimenticare, naturalmente, che l'Unione europea non ha ancora dato il via libera ad alcuni interventi, come la riduzione del cuneo fiscale, che risultano essere centrali nella manovra economica predisposta dal Governo. Tale modo di legiferare, attraverso provvedimenti che contengono di tutto e di più e che richiedono altri provvedimenti amministrativi «a valle», genera solamente confusione ed incertezza.
Ricordo che, in questi giorni, l'opposizione ha messo in forte difficoltà il Governo e la maggioranza con un'azione puntuale e precisa, che avete voluto stroncare ponendo la questione di fiducia ed accusando la Casa delle libertà di ostruzionismo. Pag. 86Ogni cosa che fa emergere le contraddizioni del centrosinistra viene bollata come «ostruzionismo», mentre all'epoca in cui al governo vi era la Casa delle libertà, iniziative concrete per lo sviluppo economico ed occupazionale diventavano oggetto di campagne sconsiderate e di inaudita violenza verbale sia in Parlamento, sia nel paese.
L'Esecutivo vuole imbavagliare le critiche mosse dal centrodestra alle liberalizzazioni fasulle. Come si ricorderà, uno dei dodici punti del Presidente Prodi faceva riferimento proprio alla prosecuzione dell'azione di liberalizzazione e di tutela del cittadino-consumatore nell'ambito dei servizi e delle professioni.
Vorrei però osservare che nessun provvedimento, nel nostro paese, può avere diritto alla definizione di «liberalizzazioni» se non mette mano ai grandi monopoli, come le aziende municipalizzate, che rappresentano il cuore ed il motore del potere del centrosinistra in Italia, le cui articolazioni, comunali e regionali, hanno tuttavia riflessi determinanti sull'assetto e sulle distorsioni del mercato a livello nazionale.
Tuttavia, neanche adesso le finte liberalizzazioni del Governo Prodi riescono ad intaccare la cristallizzazione di potere economico e politico nelle grandi catene di distribuzione cooperativistiche, le quali oggi sono addirittura maggiormente avvantaggiate, grazie alla concessione di vendita di farmaci e di idrocarburi!
Il Governo Prodi ha tentato di sedurre il pubblico italiano con la misura dell'abolizione, per decreto, dei costi delle ricariche telefoniche. Il nostro pensiero è che si tratta certamente di una norma che, marginalmente, contribuisce alla trasparenza dei rapporti con i consumatori, ma non vi è dubbio che con le vere liberalizzazioni centra poco o nulla! Comunque, non vorremmo essere fraintesi: tutto ciò che avvantaggia i cittadini, e quindi i consumatori, ci vede favorevoli.
Ricordo che, con l'articolo 11 del decreto-legge in esame, l'Esecutivo ha previsto una nuova tassa per l'avvio della cosiddetta Borsa del gas, contrabbandadola come una liberalizzazione. Si tratterebbe, dunque, di un articolo che aiuterebbe l'approvvigionamento al miglior prezzo del tanto prezioso metano.
Nulla di più falso! Anche i bambini, infatti, sanno bene che il metano viene fornito al nostro paese, in condizioni di ferreo duopolio, esclusivamente da Russia ed Algeria. Questo è il vero nodo del gas: si tratta di un problema fondamentale per il nostro paese, ma che il Governo non affronta assolutamente con l'articolo in oggetto.
Il Presidente Prodi è al corrente che, l'estate scorsa, Russia ed Algeria hanno ufficialmente firmato un accordo di cartello, ovvero un impegno per cui questi due paesi decidano di concordare quantità e prezzi di vendita del rispettivo gas? Che cosa ha fatto il Governo per assicurare il gas agli italiani, oltre a scrivere questo inutile articolo 11? Niente!
Vorrei inoltre osservare che, con l'adozione del successivo articolo 12 del decreto-legge in esame, l'Esecutivo consolida la tendenza ad annullare, unilateralmente, contratti e concessioni. La revoca delle concessioni per alcune linee ad alta velocità - come, ad esempio, la tratta Milano-Verona, la linea Milano-Genova ed altre ancora nascondono l'obiettivo di abbandonare o rallentare il progetto di ammodernamento del sistema ferroviario, perseguito da tutti i paesi comunitari.
Quello del risparmio è un falso obiettivo: il ministro Bersani sa bene che per quelle linee il prezzo non era stato ancora definito e che le ferrovie avrebbero dovuto stabilirne la congruità. Per certo vi sarà il pagamento di un miliardo di euro di penali: perché o, meglio, per chi?
Non a caso per quattro anni, dal 1996 al 2000, il Governo Prodi con gli stessi ministri ha mantenuto in piedi queste concessioni, revocandole solo quattro mesi prima delle elezioni nel 2001.
Se il ministro Bersani ritiene che i costi delle tratte già iniziate siano elevati e fuori mercato, può chiedere informazioni al Presidente del Consiglio che, in qualità di Pag. 87allora presidente dell'IRI, gestì alcune tratte dell'alta velocità, tra cui la Roma-Napoli.
La verità è un'altra, ossia quella di ritenere - sbagliando - l'alta velocità una infrastruttura inutile e costosa, marginalizzando così il paese dinanzi alle grandi reti di trasporto est-ovest e nord-sud, che l'Unione europea ha ritenuto, invece, prioritarie. In ogni caso, si tratta di una decisione grave che, ovviamente, non ha nulla a che vedere con le liberalizzazioni.
L'articolo 13 del decreto-legge introduce una sorta di controriforma della riforma Moratti in particolare per quanto attiene alla formazione professionale. Cosa c'entra la riforma della scuola con le liberalizzazioni? È possibile che nemmeno gli studenti e le famiglie ne siano informati? Francamente, è inaccettabile!
È stato ricordato da molti colleghi, anche dell'attuale maggioranza, come non si possa continuamente riformare la scuola a seconda del Governo in carica. Non possiamo giocare in questo modo con il destino degli studenti e delle famiglie.
Signor Presidente, vorrei concludere l'intervento citando la parte più negativa di questo provvedimento: essa consiste, paradossalmente, in ciò che non vi è scritto. I veri santuari delle situazioni economiche di oligopolio e di rendita di posizione escono da questa mitica lenzuolata di liberalizzazioni gloriosamente e splendidamente intoccati ed intoccabili. Sarà, forse, un caso che molti autorevoli esponenti di questi settori economici siano vicini - o almeno non sono lontani - all'attuale Governo. Tutti gli anacronistici e ingiusti privilegi delle cooperative vicine alla sinistra rimangono assolutamente integri; semmai, vengono ulteriormente aumentati. Per non parlare dei vantaggi derivanti dalle posizioni di monopolio delle aziende pubbliche locali da cui il centrosinistra tradizionalmente trae linfa per il suo sistema di potere e per la collocazione del suo personale politico con consigli di amministrazione e organi di gestione faraonici a spese di tutti i cittadini.
Signor Presidente, queste sono le ragioni principali del voto contrario del gruppo Democrazia Cristiana-Partito Socialista su questo provvedimento e, innanzitutto, su questo confuso modo di legiferare (Applausi dei deputati del gruppo Democrazia Cristiana-Partito Socialista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Affronti. Ne ha facoltà.
PAOLO AFFRONTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signori rappresentanti del Governo, a nome del gruppo Popolari-Udeur preannuncio il voto favorevole su questo disegno di legge di conversione del decreto-legge recante misure urgenti per la tutela dei consumatori, la promozione della concorrenza, lo sviluppo di attività economiche e la nascita di nuove imprese.
Già dal titolo del provvedimento, al di là di ogni semplificazione, emerge la prima positiva osservazione di merito. In esso, infatti, si coniugano sviluppo economico ed equità sociale, attuando così uno degli impegni che i Popolari-Udeur avevano assunto al momento della firma del programma dell'Unione.
Nel merito vorrei, anzitutto, sottolineare come il provvedimento contenga interventi, che nella maggior parte dei casi non potevano essere elusi e che rispondono a bisogni reali del paese. Non potevano essere elusi perché era necessario uniformarsi alle direttive europee riguardanti le liberalizzazioni del mercato del lavoro. Tale provvedimento risponde, infatti, ai bisogni del paese nel momento in cui si pone al centro dell'intervento legislativo il cittadino consumatore, garantendogli più libertà di scelta, e nel momento in cui si imposta da parte del Governo una nuova politica di giustizia sociale.
Quello del Governo è un segnale politico molto forte. Noi consideriamo il cittadino come un produttore di reddito tramite il suo lavoro, ma anche quale consumatore.
Il nostro obiettivo è creare, intorno alla sua figura, l'unione di diritti e doveri di fronte al mercato, che noi vogliamo sempre più aperto e civile.
Sono i cittadini che hanno chiesto, in buona parte, questi provvedimenti; noi, Pag. 88come maggioranza, siamo stati determinati sin dall'inizio della nostra esperienza di Governo a fornire questi strumenti fondamentali di libertà e di equità agli italiani.
In questi mesi, come coalizione di centrosinistra, ci siamo impegnati con successo a raddrizzare i conti della finanza pubblica attraverso misure strutturali. La lotta all'evasione fiscale sta già dando i suoi frutti, che permetteranno di diminuire la pressione fiscale sulle imprese e sulle famiglie.
Per queste ultime, oltre ai provvedimenti assunti con la legge finanziaria, noi Popolari-Udeur auspichiamo al più presto possibile provvedimenti sulle pensioni minime e sull'ICI per la prima casa. La diminuzione della pressione fiscale anche sulle imprese e misure quali quelle che oggi noi stiamo per approvare aiuteranno a rendere duraturi i benefici ed i risparmi per i cittadini.
Giunti alla fine della discussione di questo importante provvedimento, vorrei esprimere la nostra soddisfazione per come si è svolto il dibattito in Commissione; un ringraziamento va rivolto al relatore, ai componenti la X Commissione ed ai funzionari. Era prevedibile che un disegno di legge di tale portata avrebbe determinato una discussione ampia ed articolata in Assemblea, con altrettanto prevedibili contestazioni e incomprensioni. È stato un dibattito a tratti aspro, comunque costruttivo ed utile, che ha portato anche ad accogliere una serie di nostre proposte migliorative.
A tale riguardo, il comportamento dei colleghi dell'opposizione non è parso univoco. Da un lato siamo riusciti sempre a mantenere aperto il dialogo con alcuni di loro trovando, attraverso il confronto, le soluzioni di equilibrio più avanzato; siamo stati peraltro disponibili ad accogliere i contributi migliorativi della minoranza, tanto da approvare talune loro proposte emendative. Dall'altro lato, tuttavia, nell'ultima fase del dibattito il centrodestra ha attuato un ostruzionismo che noi riteniamo inopportuno.
È comunque sempre nostra intenzione cercare un confronto con l'opposizione, che renda più produttivo il lavoro di quest'Assemblea.
Per entrare nel merito, vorremmo sottolineare l'impostazione di gradualità che abbiamo voluto conferire al decreto grazie ad alcuni nostri interventi emendativi. Nel settore delle assicurazioni siamo riusciti a correggere l'effetto, probabilmente indesiderato, che sarebbe derivato dall'individuazione del contraente. Si correva, infatti, il rischio che una stessa persona avrebbe potuto stipulare un numero indefinito di nuovi contratti facendo valere la classe di merito risultante dal suo attestato di rischio; ciò avrebbe reso il sistema bonus-malus privo di alcun senso. Con la nuova formulazione, da noi proposta, si potranno soddisfare meglio le legittime aspettative dei conviventi del nucleo familiare, che decidano di acquistare un autoveicolo. Abbiamo poi ottenuto che fosse rispettato il principio della gradualità nell'attuazione della nuova normativa, con vantaggi per l'assicurato, per gli agenti e per le compagnie di assicurazione.
Ricordiamo poi che, con questo decreto, si avranno tempi più celeri per avviare un'attività produttiva: basterà una dichiarazione unica che attesti i requisiti di conformità dell'impianto. A questo riguardo il nostro auspicio è che si riesca ad apprestare un testo unico, che abbini le misure proposte da questo decreto con quelle recate dalla proposta di legge di cui sono cofirmatario, alla quale la Commissione attività produttive della Camera ha già espresso il proprio parere positivo.
Per quanto riguarda, poi, le liberalizzazioni delle professioni, con una nostra proposta emendativa riguardante il comparto delle guide turistiche, siamo riusciti a contemperare l'intento liberalizzatore con la salvaguardia delle esigenze della categoria, assicurando professionalità e verifica delle competenze sul territorio dal punto di vista sia scientifico, sia linguistico. Tale intervento è molto importante in un settore strategico quale quello del turismo in Italia.Pag. 89
Nell'ambito poi della valorizzazione dell'autonomia scolastica abbiamo ritenuto importante estendere l'accreditamento non solo alle strutture della formazione professionale, come enunciate da un decreto del 2005, ma anche ai soggetti della formazione professionale, che operano nell'ambito della qualifica triennale e del diploma formativo conseguito al quarto anno.
Grazie ad un nostro ordine del giorno, che mi vede primo firmatario, ma sottoscritto anche da autorevoli rappresentanti di entrambe gli schieramenti e approvato dall'Assemblea, si impegna il Governo ad estendere alle strutture formative senza scopo di lucro, riconosciute con apposito decreto del Ministero della pubblica istruzione, e alle scuole paritarie quanto è previsto in termini di agevolazioni delle donazioni per le istituzioni scolastiche statali.
Per onestà dobbiamo dire, però, che vi sono aspetti del decreto che non ci hanno del tutto convinti, ad esempio per quanto riguarda i criteri per la determinazione dell'indennizzo nel caso la revoca dell'atto amministrativo incida su preesistenti rapporti negoziali con privati. Nello specifico stiamo parlando, per essere chiari, della revoca delle concessioni relative alla TAV.
Noi avevamo presentato un emendamento per sopprimere il comma, trasformato in un ordine del giorno appena approvato, in cui il Governo si impegna a rivalutare la questione. Il nostro timore è infatti che si creino ampi contenziosi, che possano compromettere la stessa realizzazione di un'opera strategica e necessaria per il nostro paese come può essere la TAV.
In conclusione, l'UDEUR è consapevole che la strada da percorrere per le liberalizzazioni sarà ancora lunga, così come resta quale punto fondamentale la discussione sul riordino del sistema delle professioni. Siamo sicuri che anche questo impegno sarà onorato di concerto con i ministri competenti. L'agenda del Governo è ricca sotto questo punto di vista e la maggioranza ha già dimostrato di saper dare risposte alle esigenze dei cittadini. Bisognerà quindi mettere mano a quei settori, che in Italia ancora sfuggono al libero mercato e operano tuttora in regime di scarsa concorrenza, come quelli dei servizi, in particolare quelli pubblici locali.
Va infine sottolineato che è davanti agli occhi di tutti la lentezza della burocrazia, quindi il modo attuale di gestire la pubblica amministrazione deve necessariamente cambiare. Dunque, signor Presidente, diciamo che noi siamo convinti che la strada intrapresa dall'esecutivo sia quella giusta. È per questo che noi Popolari-UDEUR voteremo con convinzione questo provvedimento nel suo impianto complessivo (Applausi dei deputati del gruppo Popolari-Udeur).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Trepiccione. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE TREPICCIONE. Grazie, Presidente. Il disegno di legge che ci apprestiamo a votare rappresenta una grande opportunità per il paese, perché introduce importanti novità legislative, tese ad eliminare alcuni ostacoli, che limitano lo sviluppo economico, i diritti dei consumatori e la concorrenza.
Le misure in esame intervengono essenzialmente a tutela dei cittadini per ridurre e semplificare gli innumerevoli adempimenti amministrativi a carico delle imprese e per combattere privilegi corporativi e particolaristici. L'obiettivo di questo Governo e di questa maggioranza di aprire il mercato, di arricchire l'economia italiana di nuovi operatori, accelerando la nascita e lo svolgimento di nuove attività si è già manifestata nella predisposizione del Documento di programmazione economica e finanziaria. Basti ricordare, ad esempio, i provvedimenti adottati in materia di risparmio energetico e fonti rinnovabili, dove, oltre a prevedere detrazioni di imposta per il contribuente, si inserisce l'obbligo dell'installazione di pannelli solari e fotovoltaici per la produzione di energia, creando di fatto nuove opportunità imprenditoriali e nuove figure professionali.
Nella stessa finanziaria sono previsti contributi per la rottamazione di autoveicoli Pag. 90euro zero ed euro uno ad uso promiscuo; i contributi prevedono il rimborso del costo di rottamazione del veicolo e dell'abbonamento annuale dei mezzi pubblici. A seguito di un intervento di noi Verdi questi contributi sono stati estesi anche alle autovetture private. Infatti, sarebbe stato contrario ad ogni logica ambientale e di rinnovo del parco macchine nazionale tralasciare dal sistema di incentivi gli autoveicoli adibiti ad uso privato, la categoria più numerosa e principale responsabile delle emissioni di anidride carbonica nelle città.
Il pacchetto in esame prevede una serie di misure, che permetteranno sicuramente di difendere i mercati, ma soprattutto di consentire alle singole famiglie consistenti risparmi, stimabili in almeno mille euro l'anno. Ci saremmo, infatti, aspettati che attorno a tali rilevanti questioni ci fosse stato, da parte dell'opposizione, un coinvolgimento più responsabile e costruttivo, vista l'identificazione liberale che si attribuisce.
Si è cercato evidentemente di tutelare e mantenere, attraverso l'atteggiamento ostruzionistico, interessi di parte e privilegi corporativi o semplicemente di frenare una vera riforma liberale, che loro per cinque anni di Governo non sono stati in grado di realizzare.
Se da parte del centrodestra ci fosse stata la volontà di adottare politiche liberali avrebbe potuto agire facendo leva anche sulle sollecitazioni della Commissione europea e sull'indagine conoscitiva congiunta dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato e dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, che di fatto ponevano la necessità di un intervento per l'abolizione dei costi di ricarica nei servizi di telefonia mobile.
Secondo alcune indagini risulta che il valore complessivo del contributo di ricarica corrisposto dagli utenti si stima, per il 2005, in oltre 2 miliardi di euro.
Noi oggi abbiamo provveduto a determinare un forte risparmio, soprattutto per i giovani e gli anziani, inoltre ci siamo posti il problema di dover vigilare su possibili aumenti delle tariffe.
Come Verdi, valutiamo positivamente anche le rilevanti disposizioni, adottate a favore dei consumatori in materia di mutui, tesi a garantire le fasce più deboli ed a semplificare le procedure.
È di fatto prevista l'abolizione della penale per l'estinzione anticipata dei mutui non solo sulla prima casa, ma anche in riferimento a quelli accesi per la ristrutturazione o per le attività professionali; inoltre, è prevista la cancellazione delle imposte sostitutive in caso di portabilità e surrogazione.
Non bisogna dimenticare le ulteriori misure a favore dei consumatori, tra le quali le informazioni sui prezzi dei carburanti, la trasparenza delle tariffe aeree, misure per la concorrenza e tutela dei consumatori nei servizi assicurativi.
Di notevole rilievo le nuove disposizioni per l'inizio di una nuova attività; in un solo giorno sarà possibile aprire una nuova impresa, sostituendo tutti gli adempimenti amministrativi finora necessari con una comunicazione unica da presentare al registro delle imprese.
Il comparto produttivo ha richiesto da tempo la semplificazione amministrativa e procedurale. Ancora oggi per avviare o esercitare un'attività d'impresa vige il generale principio di priorità dell'intervento amministrativo, che ha determinato e determina il sostanziale rallentamento delle iniziative imprenditoriali: una innaturale burocratizzazione, la lentezza dei procedimenti autorizzatori, la mortificazione, in definitiva, di buona parte delle potenzialità di sviluppo della nostra economia.
Riteniamo che siano ormai maturi i tempi per un salto di qualità, che consenta alle nostre imprese di liberarsi da vincoli amministrativi ingiustificati e costosi, che inibiscono lo slancio creativo e propositivo di tanti imprenditori, senza alcuna reale utilità per la collettività.
Un altro risultato rilevante è l'introduzione di un articolo che revoca alcune concessioni, rilasciate alla TAV Spa e a RFI Spa dall'ente Ferrovie dello Stato per la progettazione e la costruzione di linee Pag. 91ad alta velocità, limitatamente ad alcune tratte ferroviarie, riaprendo il mercato alla gara nel settore ferroviario.
La questione dei treni ad alta velocità ha avuto inizio nei primi anni novanta, quando per realizzare le nuove e costosissime linee ferroviarie ad alta velocità non si fecero le gare pubbliche, che avrebbero consentito di scegliere le migliori imprese, secondo il principio della concorrenza, come era invece previsto dal diritto italiano e dell'Unione europea. Non si stipularono nemmeno contratti di appalto, che avrebbero garantito il controllo pubblico sulla progettazione e sulla realizzazione dei lavori. Si elaborò, invece, il sistema del general contractor, con esiti assai controversi.
Spesso ai Verdi viene contestata l'opposizione alla realizzazione delle grandi opere, in realtà noi ci opponiamo solo a quelle inutili, che producono costi esorbitanti per i cittadini e che diventano vere e proprie cattedrali nel deserto.
Liberalizzare l'economia significa anche porre fine a simili interventi dannosi per il sistema paese. Il nostro è un paese, il cui mercato deve progressivamente essere più libero e trasparente. Il nostro auspicio e il nostro obiettivo è che questo processo di ammodernamento non si fermi a questi provvedimenti, perché esso necessita di ulteriori e serie riforme, in particolar modo nel campo energetico e dei servizi pubblici. Ci auguriamo che a breve si concretizzino interventi per un nuovo sistema di mobilità collettiva, liberalizzando il settore e dando la possibilità di organizzare liberamente un trasporto collettivo su piccole dimensioni: per lavoratori e studenti, per tragitti casa-lavoro-scuola, garantendo un servizio a chi decide di rinunciare all'uso dei mezzi di trasporto privati.
Nel campo energetico occorre proseguire ed incrementare la produzione e la messa in rete dell'energia generata da fonti rinnovabili, dando anche la possibilità ad ogni famiglia di diventare autoproduttrice di energia pulita, così come sarà prioritario liberalizzare le tariffe elettriche incentivando il risparmio energetico e l'uso intelligente e flessibile dell'elettricità, diminuendo il costo della bolletta. Occorre liberalizzare l'uso del software, allo stato bloccato dai monopoli informatici, permettendo l'uso personale e senza fini di lucro nella riproduzione di software, libri di testo e brani musicali, seguendo l'orientamento giurisprudenziale recentemente espresso dalla Corte di Cassazione e le indicazioni della Commissione europea.
Siamo in una fase di ripresa economica e di indicatori positivi sull'occupazione. Bisogna perseverare con le riforme strutturali e con i processi di liberalizzazione. Solo così l'Italia potrà continuare a crescere, contrastando le rendite, aumentando l'efficienza del sistema economico e diminuendo i costi dei servizi e dei beni per i cittadini. Questo provvedimento e gli altri, che presto esamineremo, rispondono a questa logica ed a questa visione strategica. Per questo i Verdi dichiarano il loro voto favorevole (Applausi dei deputati dei gruppi Verdi, L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e La Rosa nel Pugno).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Ferdinando Benito Pignataro. Ne ha facoltà.
FERDINANDO BENITO PIGNATARO. Signor Presidente, signori rappresentanti del Governo, onorevoli deputati, i Comunisti Italiani voteranno a favore di questo provvedimento, perché lo ritengono importante e perché esso risponde in modo positivo alle tante richieste dei cittadini, dei consumatori e delle imprese, di rendere migliore la vita quotidiana, di snellire le procedure per intraprendere iniziative produttive e di una maggiore tutela per le parti più deboli della società.
Questo decreto-legge contiene una serie di iniziative, che hanno creato una forte aspettativa in tutto il paese. Contestualmente è venuto fuori un atteggiamento di parte delle forze di opposizione strumentale, ostruzionistico, che con comunque non è riuscito a mascherare la debolezza nel confronto di merito, sulle scelte e sulle decisioni importanti che andavano prese. Pag. 92Il tentativo di non far convertire in legge il decreto è stato chiaro fin dall'inizio della discussione in quest'aula, costringendo il Governo a porre la fiducia, quando addirittura non si è voluto rispettare gli accordi presi e non si è dato atto al Governo e al relatore delle disponibilità e degli sforzi compiuti per andare incontro alle richieste delle opposizioni.
Vorrei rispondere in breve ad alcune osservazioni, che ho sentito durante il dibattito. Si è detto «forti con i deboli e deboli con i forti». Se si interviene in modo netto su banche, assicurazioni, lobby, gestori della telefonia mobile, proprietari delle pay-TV - cosa che ha fatto tra l'altro arrabbiare il più grande partito dell'opposizione: della serie, prima gli interessi dell'azienda poi quelli collettivi! -, questi sono poteri forti o categorie deboli? Si è detto: liberalizzazioni inefficaci e parziali. Allora perché si è adottato un ostruzionismo selvaggio, dando una sponda a tutte le spinte corporative? Si è detto inoltre che questo provvedimento non dà un contributo al rilancio economico e alle attività produttive. Ma come? Abbiamo eliminato vincoli, orpelli, privilegi ed incrostazioni che frenano l'economia e adesso le nuove imprese possono nascere in un solo giorno (rispettando regole e leggi), senza il freno della burocrazia! Si è obiettato, allora, che il problema non è far nascere le imprese, ma farle vivere. Lo dite proprio voi, che avete lasciato un paese al declino economico e nella più profonda crisi dal dopoguerra del sistema produttivo italiano.
Ora c'è ripresa vera, strutturale, duratura, e si apre un terreno nuovo per una politica seria di sviluppo, occupazione e miglioramento delle condizioni di vita degli italiani, da quelli più deboli, da quelli che avete costretto all'insicurezza e all'impoverimento.
Noi non possiamo che sostenere una legge che cancella i privilegi di pochi e, nello stesso tempo, lega la libertà in economia a nuove regole che valgono per tutti e che tutti devono rispettare.
Si poteva fare di più e meglio, avete obiettato. È sempre così. Tuttavia, la domanda che nasce spontanea è la seguente: cosa avete fatto voi, in cinque anni di Governo del centrodestra? Infine, si è detto: come fa la sinistra, soprattutto quella «radicale», a votare provvedimenti liberisti?
Non si tratta di iniziative di liberismo economico (ci avrebbero visto nettamente contrari e avversare un continuismo per noi inaccettabile. No, cari colleghi, si tratta di libertà da vincoli anacronistici, snellezza nelle procedure, cancellazione di oboli che facevano gli interessi di pochi a discapito dei tanti cittadini e consumatori. Tra l'altro, c'è la contemporanea individuazione e decisione delle regole.
Certo, per voi è inaccettabile, perché avete un'avversione ideologica alle regole. La verità è che siete preoccupati non solo di questo decreto-legge, ma del fatto che il provvedimento fa parte di una strategia complessiva! Quindi non si tratta di un atto episodico e slegato da una politica finalizzata: una strategia di rilancio economico, contestuale all'opera di risanamento, con nuove tutele per i consumatori, risparmi concreti per le famiglie, più snellezza per intraprendere, modernizzazione ed adeguamento alle regole che vigono in Europa!
Questo processo è stato avviato con il documento di programmazione economico-finanziaria, con le scelte in esso contenute, con gli indirizzi e le indicazioni di politica economica e di sviluppo. È proseguito poi con il primo pacchetto cosiddetto Bersani, la legge n. 248 del 2006. Oggi, vi sono ulteriori tasselli con questo decreto-legge e con le anticipazioni, di cui discuteremo in seguito, del disegno di legge del Governo.
Il Governo ha impostato il DPEF, puntando fortemente sul risanamento e sul miglioramento del funzionamento del mercato con le relative regole, quale input per rilanciare la crescita. Non vi è dubbio che, oggi, gli indicatori macroeconomici ci confortano su risultati di quelle scelte. La ripresa c'è e può essere strutturale, creando le condizioni per una politica redistributiva seria e immediata. Può essere crescente, può creare fiducia.Pag. 93
Occorre, perciò, ancor di più, rilanciare la strategia di fondo, comunicare meglio le scelte che si compiono, valorizzare i risultati. Era giusto puntare in modo forte sul rigore, dopo l'epoca della «finanza creativa», sulla crescita legata strettamente all'equità, quindi, anche sulla sostenibilità sociale dello sviluppo! Questa politica, anche dal punto di vista occupazionale, come ci dicono i dati di questi giorni, comincia a dare i primi frutti.
Concordiamo con il ministro Bersani - per questo apprezziamo questo provvedimento - nel ritenere che una politica di sinistra deve riuscire a saldare diritti e doveri dei cittadini. Pensiamo che lo Stato debba intervenire in economia e nei settori produttivi. Deve saper realizzare cambiamenti ed incentivare il rilancio del sistema paese.
Non v'è dubbio che occorre eliminare i costi impropri di telefonia, mutui ed assicurazioni, immettere facilitazioni per l'avvio di imprese o in materia di vettori aerei, eliminare rendite di posizione, privilegi che non solo creano ingiustizia e disparità, ma frenano lo sviluppo dell'iniziativa privata e il rilancio economico di interi settori produttivi e del paese.
Ecco perché c'è molta attenzione su quello che stiamo facendo. Infatti, vogliamo approvare un provvedimento che tenda a rendere più trasparente la concorrenza, eliminare profitti impropri delle imprese a danno del risparmi di cittadini.
Infine, credo che questa sia la più grande preoccupazione delle opposizioni. Questo decreto contribuisce ad una strategia più ampia che produce effetti certi e la ripresa.
Certo, anche noi non abbiamo apprezzato l'inserimento improprio di pezzi di riforma scolastica in questo provvedimento, perché, pur condividendo il bisogno di qualificazione degli istituti tecnici professionali e il rapporto proficuo con il territorio e con le imprese, riteniamo che si debba approntare un provvedimento organico di riforma della scuola che, prima di ogni altra cosa, cancelli le tante nefandezze delle leggi Moratti (Applausi dei deputati del gruppo Comunisti Italiani). Ciò, comunque, non inficia il nostro giudizio positivo sul decreto-legge.
Concludo sulla ripresa, sulle risposte che bisogna dare ai cittadini, ai lavoratori, ai giovani, ai pensionati e alle famiglie, che hanno pagato un prezzo alto alla crisi. ICI, salari dei lavoratori, reddito delle famiglie, stabilizzazione del lavoro precario, interventi per le scuole, ricerca, lotta alla povertà: questi sono i punti su cui occorre intervenire per rinsaldare il rapporto tra questo Governo e il popolo italiano. Queste scelte ci convinceranno, ancora di più, che il Governo Prodi è la compagine che rilancia l'economia e il prestigio del nostro paese, il Governo che i Comunisti Italiani hanno voluto e sostenuto e continueranno a sostenere (Applausi dei deputati del gruppo Comunisti Italiani).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Villetti. Ne ha facoltà.
ROBERTO VILLETTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, con l'approvazione del decreto-legge in esame si fornisce un ulteriore impulso alle liberalizzazioni nel campo dell'economia. Siamo di fronte a provvedimenti a difesa dei consumatori che assicurano una migliore concorrenza e allargano gli spazi per l'informazione: tanto più il cittadino consumatore può scegliere tra beni e servizi attraverso un confronto trasparente tra le diverse offerte, tanto più si potranno ottenere prestazioni migliori ed a prezzi più bassi.
Si tratta di misure che portano un beneficio immediato per i consumatori, come quella che elimina il costo della ricarica dei telefonini, quella che migliora l'informazione sui prezzi dei carburanti, quella sulla trasparenza delle tariffe aeree, quella che accresce la concorrenza nel campo delle assicurazioni o quella che semplifica le cancellazioni delle ipoteche sui mutui immobiliari. È un passo in avanti, cui seguiranno altri, cui ha contribuito il ministro Bersani con il disegno di legge che dovrà essere sottoposto, al più presto, all'esame del Parlamento.Pag. 94
Troppo spesso, nel nostro paese, la complicità corporativa viene scambiata con la solidarietà sociale e il clientelismo con la solidarietà individuale. In Italia, si perpetuano professioni o mestieri attraverso l'avvicendarsi di diverse generazioni: il figlio del medico fa il medico come il nonno, così per l'avvocato, per il giornalista e per tante altre professioni o mestieri. Capita pure che il figlio dell'operaio faccia l'operaio, come già lo faceva il nonno.
La verità è che questa società è ingessata e in essa si perpetuano ingiustizie evidenti e vi sono forti freni allo sviluppo civile ed economico.
Dobbiamo favorire il merito attraverso una competizione che parta da pari opportunità per tutti e la chiave di volta per dare a tutti le stesse possibilità è costituita dalla scuola pubblica. Nel decreto-legge in esame è stata inserita una miniriforma che riguarda gli istituti tecnici professionali. Eravamo fortemente contrari a seguire questa strada e avremmo preferito un apposito disegno di legge per varare una vera e propria riforma della scuola.
Nella scorsa legislatura, la maggioranza di centrodestra volle imporre la sua visione senza tenere in alcun modo conto dei contributi dell'opposizione. Noi non dobbiamo seguire la stessa strada. Vogliamo una riforma che duri e per questo la dobbiamo fare con il concorso di opposizione.
Dobbiamo pensare ad una riforma che abbia solide basi e che possa essere un riferimento certo per le nuove generazioni. Pensiamo ad una scuola che selezioni ma, prima di selezionare, istruisca. Ciò richiede un continuo aggiornamento professionale degli insegnanti, che devono essere retribuiti meglio di come lo sono oggi, perché noi sappiamo che oggi sono mal retribuiti.
Abbiamo sempre combattuto, e continueremo a farlo, una scuola fatta su misura per i ricchi, una scuola per i benestanti e un'altra per i poveri. La scuola pubblica deve essere uguale per tutti. La scuola pubblica deve però essere laica. Siamo contrari ad avere una scuola su base confessionale, divisa per appartenenza religiosa: per i cattolici, per gli ebrei, per i musulmani, e via di seguito. Non vogliamo impedire che vengano istituite questo tipo di scuole, ma non possiamo accettare che vengano finanziate dallo Stato, contro il dettato costituzionale.
Invece, il ministro Fioroni ha inserito in questo decreto uno sconto fiscale che si traduce anche in un inaccettabile vantaggio per le scuole paritarie private cattoliche. Onorevoli colleghi, non c'è un buon clima per la scuola pubblica laica, direi che non c'è un clima positivo per lo Stato laico (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Forza Italia)! Ho letto proprio adesso una notizia di agenzia che spero venga smentita. In essa viene detto che l'Ulivo, DS e Margherita, parteciperanno alla manifestazione cosiddetta del Family day (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania - Applausi dei deputati del gruppo La Rosa nel Pugno - Commenti del deputato La Russa).
Vedo che ci sono applausi da un settore della Camera che è significativo.
Io spero che questa notizia sia smentita, perché quella manifestazione non è una manifestazione a difesa della famiglia: è invece una manifestazione che vuole ridurre i diritti degli altri, i diritti civili degli altri, i diritti delle minoranze, e uno Stato laico, democratico, deve rispettare i diritti delle minoranze. Se tuttavia la notizia fosse confermata, darei un consiglio agli amici della Margherita e ai compagni dei DS, un consiglio molto semplice. Non abbiate imbarazzo nello scegliere la bandiera del nuovo partito democratico, ve la indico io: una bella bandiera bianca e gialla, come quella del Vaticano!
Io penso che il principio fondamentale della laicità ha sicuramente la sua base nella scuola.
Questi temi, onorevoli colleghi, meritavano una discussione aperta e approfondita, e invece l'opposizione ha sviluppato un confronto che si è trasformato in una manovra ostruzionistica, tale da costringere il Governo a mettere la fiducia. È stato un comportamento contrario all'interesse generale, e posto in essere contro una misura che è indubbiamente popolare; Pag. 95quindi non si capisce, perché da questo decreto scaturisce un vantaggio per tutti i cittadini.
Questo atteggiamento corrisponde certo ad un riflesso condizionato che hanno le opposizioni, tendente a mettere i bastoni fra le ruote all'azione del Governo in carica.
Non ho mai negato che alcuni atteggiamenti che ha avuto oggi l'opposizione contro il Governo, li abbiamo avuti precedentemente noi nella scorsa legislatura. C'è un problema di riforma di questo Parlamento di cui tutti dobbiamo farci carico.
In ogni caso non c'è solo questo, non c'è solo questo riflesso condizionato, c'è anche il fatto che esiste una destra essenzialmente conservatrice, corporativa e persino statalista, che resiste alle liberalizzazioni. È per questi motivi complessivi, che riguardano la sostanza di un provvedimento (lo voglio dire al ministro Bersani), che noi, come Rosa nel pugno, come deputati socialisti e deputati radicali spingeremo ancora con maggiore forza e vigore nel senso della liberalizzazioni, perché riteniamo che le liberalizzazioni diano ai cittadini un maggiore vantaggio, e creino anche quello scatto necessario per il nostro paese ad affrontare la crescita, che è fondamentale.
Per questo motivo noi daremo un voto di approvazione a questo provvedimento che vediamo non come la conclusione di un processo, ma come l'inizio di un cammino. Esso porterà alla modernizzazione della società italiana nel segno della competitività, dell'equità e della giustizia sociale. Questo, onorevoli colleghi è ciò che si aspettano le elettrici e gli elettori del Governo di centrosinistra: un'Italia più civile, più moderna e più laica (Applausi dei deputati del gruppo La Rosa nel Pugno).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Mura. Ne ha facoltà.
SILVANA MURA. Signor Presidente, signori del Governo, onorevoli colleghi, nell'annunciare il voto favorevole del gruppo dell'Italia dei Valori a questo provvedimento, mi preme ribadire i concetti che lo hanno ispirato: la difesa della dignità e del rispetto del consumatore; l'accesso dei giovani al mestiere della professione per offrire loro nuove possibilità di inserimento nel mondo del lavoro; facilitare l'avvio di nuove imprese; combattere l'evasione e l'elusione fiscale.
Basti pensare all'abolizione del costo fisso delle cariche telefoniche, alla possibilità di cancellare l'ipoteca sulla casa senza più dover ricorrere a un notaio, all'abolizione delle penali per estinzione anticipata dei mutui immobiliari e, ancora, il libero accesso alle attività di parrucchiere, estetista, pulizia e disinfezione, facchinaggio ed autoscuola, grazie alla sostituzione della serie infinita di procedure burocratiche con una semplice dichiarazione di inizio attività.
La finalità di questo decreto-legge che è la naturale continuazione del provvedimento adottato l'estate scorsa, è quella di determinare mercati più aperti e concorrenziali, riducendo le rendite di posizione che si ripercuotono negativamente sui cittadini in termini di costi e di qualità dei servizi. Sono concetti condivisi dall'intero Parlamento. Per coerenza, ci saremmo aspettati un voto favorevole e convinto dell'intera opposizione. Viceversa, questa non solo ha votato contro, ma ha cercato in tutti i modi di minimizzare la portata dei provvedimenti delle liberalizzazioni. Per dodici giorni ha messo in campo soltanto un provocatorio ostruzionismo, per far decadere un provvedimento del Governo senza produrre alcuna proposta concreta.
È stata quindi una scelta inevitabile, giunti a questo punto, la richiesta di fiducia posta dal Governo per approvare in tempo utile il disegno di legge di conversione del decreto-legge sulle liberalizzazioni. La mancata conversione del decreto-legge, infatti, avrebbe ripristinato immediatamente, ad esempio, i costi di ricarica sui telefoni cellulari che il Governo ha giustamente abolito, rispondendo ad una petizione dei consumatori alla Commissione dell'Unione europea che ha Pag. 96superato le ottocentomila firme. È chiaro a tutti, colleghi dell'opposizione, che pur di contrastare la maggioranza, non avete esitato ad anteporre gli interessi di parte alle esigenze dei cittadini e alla volontà degli italiani.
Crediamo che abbia ben descritto la cultura politica del centrodestra uno dei suoi principali rappresentanti, Giuliano Urbani, quando definì i suoi colleghi di partito, Forza Italia, come finti liberali figli di Ceausescu. Avete bloccato il Parlamento per ore parlando delle autoscuole, paventando ripercussioni sulla sicurezza stradale e un aumento del numero degli incidenti.
Invece, sapete benissimo che questo decreto-legge intende liberalizzare questa attività, ma lascia assolutamente invariati i requisiti tecnici e professionali degli istruttori delle autoscuole. Non vengono invece umiliate le loro qualità professionali, limitando l'accesso alla professione.
Questo Governo e questa maggioranza, in meno di un anno, hanno realizzato più fatti nel settore delle liberalizzazioni di quanto l'attuale opposizione non sia riuscita a realizzare in un'intera legislatura e con maggioranze ben più ampie. Infatti, in cinque anni di Governo, quegli stessi partiti che sono riusciti a produrre un solo provvedimento che andasse in questa direzione, oggi fanno le barricate cavalcando tutte le pressioni corporative provenienti dagli interessi toccati dalle liberalizzazioni. Tuttavia, su un punto concordiamo con l'opposizione: questo decreto-legge non è sufficiente ad affrontare tutte quelle questioni che finora non sono state risolte. Per capire bene quanto ci sia ancora da fare in questo settore, è utile citare i dati del rapporto semestrale della Commissione europea sull'applicazione delle norme comunitarie e per la costruzione del mercato interno.
Ebbene, nel febbraio 2006, delle 157 procedure di infrazione aperte contro l'Italia, ben 50 erano quelle relative al mancato recepimento di direttive europee volte ad una maggiore liberalizzazione e ad una maggiore apertura dei mercati.
È per questo che invitiamo il Governo a proseguire con forza nella strada intrapresa e siamo certi che questa politica verrà estesa a più settori economici ed a più grossi interessi. Ci aspettiamo, quindi, anche da parte dell'opposizione, proposte che aumentino la concorrenza nel settore finanziario, delle assicurazioni e delle comunicazioni.
Per quanto ci riguarda, crediamo che la sovranità sia nelle mani dei cittadini e crediamo anche che i politici debbano ritenersi loro dipendenti e non al servizio dei lobbisti e degli interessi particolari.
Per promuovere lo sviluppo della nostra economia, occorre innanzitutto creare un clima di apertura economica e sociale, che valorizzi i capaci e i meritevoli e non i corrotti e i corruttori, che consenta ai giovani di esprimere il loro potenziale lavorativo e intellettuale e non ammetta l'umiliazione di un lavoro eternamente precario, sotto il perenne ricatto di ritrovarsi in mezzo ad una strada.
L'Italia, al pari degli Stati Uniti, negli ultimi anni, ha visto la concentrazione di ricchezza nelle mani di pochi sempre più ricchi e, contemporaneamente, l'impoverimento delle classi medie e la crescita dei nullatenenti. Lo stesso Presidente degli Stati Uniti, Bush, ha dovuto denunciare la crescente ingiustizia economica come pericolo della stabilità sociale. Non abbia sentito in quest'aula nessuna voce della minoranza spendere una sola parola in questa direzione.
Il Governo e la sua maggioranza hanno vinto le elezioni politiche proprio affermando la necessità di una più equa redistribuzione dei redditi a favore delle classi sociali più deboli e di maggiori opportunità di sviluppo a vantaggio di tutti. Questo è precisamente quello che è accaduto negli ultimi dieci mesi, con l'economia italiana in ripresa e ad un tasso di sviluppo che è il doppio del miglior risultato del Governo precedente, con i conti pubblici finalmente in ordine - contro un deficit superiore al 4 per cento - , con l'apprezzamento delle autorità monetarie europee ed internazionali.Pag. 97
Il provvedimento che stiamo votando qualifica l'azione del Governo e dell'intera maggioranza e offre indicazioni verso cui orientare le future misure di liberalizzazione e di regolazione dei mercati. Maggiore trasparenza, maggiore competizione tra gli operatori, abbattimento delle barriere di accesso ai mercati, sburocratizzazione delle procedure, innovazione e ricerca rappresentano le condizioni e le opportunità per nuovi investimenti e nuove occasioni di lavoro per i giovani, per garantire loro un futuro possibile e mantenere l'Italia nel novero delle nazioni che competono nell'economia globale.
Il vero riformismo, onorevoli colleghi, quello in cui l'Italia dei Valori crede, è quello in grado di incidere e migliorare la vita dei cittadini, di riconoscere loro più dignità, di tutelare i deboli nei confronti dei più forti e i consumatori nei confronti dei grandi gruppi, di ridurre le disuguaglianze, offrendo più opportunità professionali e di lavoro, eliminando privilegi e interessi di parte che discriminano innanzitutto i più giovani, che rappresentano il futuro e la speranza del nostro paese.
Noi dell'Italia dei Valori crediamo in tutto questo, crediamo in questo futuro, crediamo in un futuro fatto di giustizia, di partecipazione, di uguaglianza; è per questo che votiamo a favore di questo decreto-legge e, allo stesso tempo, comprendiamo come queste minoranza, vecchia e senza fiducia nel paese e nelle sue risorse, non possa, non voglia e non riesca a sostenerlo. Questo ci differenzia nel profondo, e di questa diversità andiamo orgogliosi di fronte al paese (Applausi dei deputati dei gruppi Italia dei Valori e L'Ulivo - Congratulazioni).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Maroni. Ne ha facoltà.
ROBERTO MARONI. Signor Presidente, signori ministri, la Lega Nord voterà contro questo provvedimento per ragioni di merito e per ragioni di metodo. Nel merito, non abbiamo tenuto alcun atteggiamento di pregiudiziale contrasto, al contrario: nonostante le nostre ragionevoli proposte non siano state accolte, per quel realismo tutto padano che ci caratterizza, abbiamo anche riconosciuto la bontà di alcuni interventi presenti nel decreto-legge; ad esempio, la parte sulle assicurazioni o quella relativa all'estinzione dei mutui per la prima casa. Abbiamo lavorato intensamente con spirito costruttivo per formulare proposte migliorative (estendere l'eliminazione delle penali anche per i mutui in essere), ma abbiamo contrastato con forza quelle parti del decreto-legge che nulla c'entrano non solo con le liberalizzazioni, ma neppure con il sostegno allo sviluppo, all'economia, come la cancellazione sostanziale della riforma Moratti sulla scuola o l'azzeramento delle procedure di gara per la TAV. Sono temi estranei alle liberalizzazioni, ma non solo!
Le misure inserite nel provvedimento sulla scuola e sulla TAV sono provvedimenti sbagliati nel merito che ostacolano la modernizzazione del paese a cui lei, ministro Bersani, fa spesso riferimento per giustificare un'accozzaglia di norme incoerenti e confuse.
È stato sgradevole, ministro Bersani, leggere oggi sui giornali la sua reprimenda contro la destra corporativa e contraria al mercato. Se vi è qualcuno in quest'aula che ha ceduto alla pressione di lobby e corporazioni, ministro, è proprio il suo Governo: dai tassisti alla potente corporazione delle cooperative, tra le grandi beneficiarie degli ultimi provvedimenti del Governo.
Ci risparmi, inoltre, per favore la storiella che sulle liberalizzazioni non vi è alcun problema politico nella maggioranza. Ha già dimenticato la violenta rissa scatenata dall'interno della sua maggioranza solo poche settimane fa sulla TAV in Val di Susa? Oggi, alla domanda imbarazzata di un quotidiano, che peraltro sostiene il Governo su queste evidenti contraddizioni del decreto-legge, lei ha cercato di giustificarsi con la tipica manovra diversiva di chi viene preso con le mani nel sacco.
È vero, ha detto, scuola e TAV non c'entrano nulla con le liberalizzazioni, ma Pag. 98nemmeno il taglio delle ricarica telefoniche c'entra. Si tratta di misure per modernizzare il paese.
Bene, apprezziamo l'abilità nel dribbling, ministro, ma dobbiamo constatare che, ancora una volta e lo dico con sincero rammarico, sui tassisti, sulle coop, sulla scuola, sulla TAV e anche sulle ricarica, lei ed il suo Governo non riuscite proprio a contrastare l'assalto delle corporazioni che governano l'economia italiana e che trovano in questo Governo un referente debole e disponibile.
Sul taglio alle spese di ricarica per i telefonini vi è la beffa del secolo! Non vi sarà alcun vantaggio per gli utenti.
Dovete dirlo, dobbiamo dirlo ai giovani ed ai cittadini che ci ascoltano e che si illudono di pagare di meno!
Le compagnie telefoniche, con il consenso esplicito del Governo, come ha affermato il sottosegretario Lettieri in Commissione bilancio, stanno già predisponendo una revisione del sistema tariffario per assorbire il taglio dei costi di ricarica e, forse, addirittura, per approfittare di questa occasione per aumentare i guadagni.
Che beffa per i cittadini: li avete illusi che pagheranno di meno e, invece, non avranno alcun vantaggio! Semplicemente pagheranno quanto prima, ma in modo diverso. Alla faccia della modernizzazione del paese!
Ma come ho detto all'inizio, la Lega voterà «no» anche per ragioni di metodo.
Diciamo «no» ad una fiducia che serve a nascondere i problemi che avete nella vostra maggioranza!
Diciamo «no» all'arroganza di chi come voi ritiene che l'opposizione debba sempre stare agli ordini della maggioranza, senza fiatare né alzare la voce!
Diciamo «no», infine, ad un metodo di gestire il confronto con l'opposizione un po' levantino che ammicca, invece di parlare chiaro, che cerca accordi in corridoio, che vuole dividere, invece di sforzarsi di creare le condizioni di un largo consenso che, su misure come questa, avrebbe anche potuto essere trovato.
La realtà è che voi predicate il liberismo, ma praticate una politica del vantaggio per i settori economici che vi sono politicamente vicini (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Forza Italia).
State confermando con le vostre ambigue misure di politica economica la profezia di Andrè Gide, Premio Nobel per la letteratura che, molti anni fa, affermava sconsolato: entriamo in un'epoca in cui il liberalismo diventerà la virtù più sospetta e la meno praticabile.
Come col federalismo, demonizzato per decenni in chiave anti Lega e dipinto falsamente come lo strumento istituzionale per affermare l'egoismo dei ceti produttivi padani, adesso con queste finte liberalizzazioni indurrete le corporazioni e le lobby di ogni dimensione a mobilitarsi per ottenere vantaggi e protezione, confidando sulla debolezza della maggioranza e sull'intervento provvidenziale del Governo per blindare il testo, sottraendolo al confronto dal Parlamento.
In conclusione, dunque, ribadisco il voto contrario della Lega Nord a questo provvedimento di finte liberalizzazioni. Tuttavia, voglio esprimere anche una preoccupazione che si rafforza in noi in questi momenti. Ministro Chiti, la Lega Nord le assicurato nei giorni scorsi la disponibilità ad un percorso anche impegnativo sul tema delle riforme, di quella elettorale in particolare. Questa disponibilità rimane, ma esige un'iniziativa politica tempestiva ed efficace per contrastare il comportamento di chi sta agendo per pregiudicare il già difficile tentativo di dialogo sulle riforme che lei ha messo in campo. Noi ci crediamo ancora, ma ogni giorno che passa invano avvicina fatalmente il momento in cui l'ottimismo della ragione cederà il posto al realismo del fallimento. E questa sarebbe una sconfitta grave per tutti coloro che, come noi, credono ancora che la democrazia si realizza con il confronto a viso aperto davanti agli elettori e non attraverso trucchi e manipolazioni elettorali (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cesa. Ne ha facoltà.
LORENZO CESA. Signor Presidente, signori rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, viviamo in un momento che definirei paradossale. Mentre l'economia di tutto il mondo cresce (e un po' anche quella italiana) e tutti i paesi si attrezzano per agganciare stabilmente la ripresa economica, noi rischiamo di perdere la grande occasione, abbandonandoci in risse e in discussioni sterili, che minacciano di strozzare sul nascere qualsiasi possibilità di crescita.
Il voto di fiducia richiesto dal Governo sul decreto-legge Bersani ne è l'ennesima riprova. Invece di andare, come sarebbe stato possibile e doveroso, verso una nuova stagione di responsabilità collettive, continuiamo a galleggiare per scelta del centrosinistra in una fase di instabilità e paralisi, segnata da continue lotterie parlamentari dalle quali dipende per uno o due voti la sopravvivenza del Governo al Senato.
L'UDC, come sempre, avrebbe preferito la via del confronto. La nostra opposizione al decreto-legge Bersani non è stata mai pregiudiziale, ma sempre costruttiva, una sfida a migliorare, ad innovare e a mettere finalmente al centro delle politiche economiche gli interessi dei cittadini, delle nostre famiglie e delle nostre imprese. Abbiamo contribuito insieme alle altre forze di opposizione a migliorare il testo del decreto-legge durante il suo cammino parlamentare. Grazie alle nostre proposte, parti importanti del provvedimento, che riguardano le assicurazioni e le banche, sono state ampiamente modificate per tutelare meglio e di più il cittadino consumatore.
Ancora una volta siamo stati coerenti e responsabili. Abbiamo apprezzato quanto di buono c'è in questo decreto-legge (le semplificazioni amministrative) ed abbiamo criticato quello che non c'è e che il Governo voleva far credere all'opinione pubblica ci fosse: le liberalizzazioni. Mi riferisco alle liberalizzazioni vere, a cominciare da quelle dei servizi pubblici locali e della pubblica amministrazione.
So che siamo discutendo al Senato ormai da otto mesi il decreto Lanzillotta sui servizi pubblici locali. Tuttavia, proprio l'iter parlamentare di quel provvedimento dimostra ancora una volta che questo Governo, anche quando avanza a fatica qualche buona proposta, è costretto in corso d'opera a trasformarla in un provvedimento modesto o addirittura inutile, colpa appunto dei veti ideologici e della fragilità di questa maggioranza. Gli emendamenti presentati al Senato dal Governo e dalle forze di maggioranza ne stravolgono il contenuto e ne annullano i benefici per i cittadini consumatori e per le imprese.
Dico queste cose per respingere con forza al mittente le accuse di chi in questi giorni ci ha dipinto come coloro che hanno portato avanti una sterile politica ostruzionistica al solo fine di bloccare quelle che voi definite pomposamente «liberalizzazioni».
La verità è un'altra: è stata la competizione tra gli interessi divergenti dei diversi ministri ad alimentare le tensioni tra le forze di maggioranza, che hanno poi indotto il Governo a mettere la fiducia sul provvedimento che oggi votiamo, una competizione che si è scaricata sull'attività del Parlamento in aula e che ha introdotto provvedimenti assolutamente negativi ed incomprensibili, come la revoca delle concessioni TAV e il blocco della riforma della scuola. Tutto questo nonostante avessimo ascoltato chiaramente le posizioni di molti leader, capigruppo della maggioranza, che condividevano la nostra richiesta di stralcio per questi articoli che stravolgono il sistema scolastico e bloccano le grandi opere pubbliche infrastrutturali.
Si utilizza il decreto-legge per continuare a smantellare le riforme del precedente Governo con furia, quasi ci trovassimo nel vortice di una perenne resa dei conti.
Il paese ha bisogno di un clima diverso, esige normalità nel confronto democratico tra chi governa e chi fa opposizione. Occorre, dunque, mettere la parola «fine» Pag. 100ad una pratica inaccettabile e pericolosa: bisogna spezzare una spirale perversa che non giova a nessuno.
E ricordiamo all'onorevole Prodi che la campagna elettorale è finita da un pezzo e proprio a lei, onorevole Prodi, che con questi comportamenti - lei, Prodi - continua ad alimentare un clima di scontro di cui prima o poi resterà vittima.
Noi le chiediamo al contrario di lavorare insieme per il bene del paese, assecondando, senza confondere i rispettivi ruoli, un preciso desiderio degli italiani. Le liberalizzazioni non possono venirci offerte per parti separate. Occorre che il Governo dimostri, una volta per tutte, di avere le idee chiare ed una visione organica del problema e che introduca un disegno di legge omogeneo in grado di affrontare i veri nodi delle liberalizzazioni.
Signor Presidente, siamo alla sesta fiducia in questa Camera, dove pure il centrosinistra gode di un'ampia maggioranza numerica. Questa decisione, ancora una volta, mortifica il Parlamento e impedisce all'Assemblea di Montecitorio di fare quello per cui è stata eletta dagli italiani: discutere e migliorare i provvedimenti. Così come per la legge finanziaria si sceglie la via più semplice, ma anche la meno efficace: la scorciatoia della fiducia per imbavagliare il Parlamento e la maggioranza ed evitare che le profonde divergenze del centrosinistra portino ad una nuova crisi.
Tutto questo, onorevoli Prodi, è inaccettabile, non serve agli interessi del paese e, ne sia certo, non la porterà da nessuna parte.
Signori della maggioranza, ministro Bersani, onorevole Prodi, vi aspettiamo tutti ad una prova di maturità. Qui, oggi, l'UDC vi lancia una sfida in un vero confronto, libero dai condizionamenti e dai ricatti paralizzanti che vengono dalle forze più estremiste della vostra coalizione. Noi come sempre siamo pronti, voi ancora oggi avete dimostrato il contrario.
Vi chiediamo di abbandonare gli interessi e la tutela di una coalizione sempre più traballante e di guardare invece al bene comune e agli interessi profondi del paese: è lì che vi aspettiamo, perché è da lì che dovrete necessariamente passare e rendere conto agli italiani, a cominciare da quelli che vi hanno votato, del vostro fallimento (Applausi dei deputati dei gruppi UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), Forza Italia e Alleanza Nazionale - Congratulazioni)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Migliore. Ne ha facoltà.
GENNARO MIGLIORE. Signor Presidente, signori del Governo, colleghe e colleghi, il provvedimento che ci apprestiamo a votare è un decreto-legge i cui benefici sono già operanti presso i cittadini consumatori italiani. Lo dico anche perché, a guardare alcune delle pagine pubblicitarie pagate a caro prezzo da molte aziende telefoniche, parrebbe che eliminare la gabella insopportabile dei costi di ricarica dei telefoni cellulari sia stato un atto di gentile concessione liberale.
È stato invece il Governo ad obbligare le grandi compagnie telefoniche a farlo. Lo stesso Governo ha già avviato ed è già operante l'azione che obbliga i gestori della rete autostradale a rendere più trasparente il prezzo dei carburanti e ha già obbligato le compagnie aeree e le aziende alimentari a rendere trasparenti i messaggi sui prezzi e sulla qualità dei prodotti venduti.
È inoltre già operante la tutela dei consumatori nei confronti di quei luoghi, quali gli istituti assicurativi e bancari, dove spesso i cittadini entrano chiedendo permesso, dove, invece, si pagano e si sono pagati, fino a due mesi fa, costi aggiuntivi e nei cui contratti venivano inserite clausole scritte a caratteri microscopici, che invece vanno rapidamente ed urgentemente abolite, come abbiamo fatto noi.
Vi sembra logico che fino a due mesi fa si dovesse cambiare classe di merito e pagare di più nel caso di una seconda auto oppure pagare penali per l'estinzione anticipata dei mutui immobiliari o per trasferirli presso istituti che, magari, potevano praticare condizioni più vantaggiose? Pag. 101A noi non pare giusto, ma se queste misure sembrano anche a voi così urgenti, ci fareste la cortesia, signori dell'opposizione, di dirci per quale motivo volete impedirle? In questo, infatti, consiste il vostro ostruzionismo.
Ditelo qui, in quest'aula, davanti a milioni di persone che ci stanno ascoltando. Spiegate che il vostro ostruzionismo avrebbe impedito la conversione del decreto-legge entro i sessanta giorni previsti dalla Costituzione e spiegate, soprattutto, le ragioni per le quali da giorni cambiate versione e di volta in volta giustificate il vostro ostruzionismo per inconfessabili interessi.
Prima avete detto che c'erano degli emendamenti importanti. Noi ne abbiamo approvati alcuni, ma neanche ciò è bastato. Da un paio di giorni sostenete che la maggioranza vuole porre la questione di fiducia perché è divisa: vi sfido. Sfido l'onorevole La Russa e gli altri capigruppo dell'opposizione a dirci su quali aspetti saremmo divisi, perché sapete bene che noi non avremmo mai posto la questione di fiducia (Commenti del deputato Baiamonte).
Da questo punto di vista, vi dovete rassegnare: la maggioranza su questo provvedimento è compatta. Siete voi che ancora una volta vi siete sottomessi al volere di Forza Italia e di una parte di Alleanza nazionale, che hanno costretto tutto il resto dell'opposizione a fare un'arrampicata sugli specchi, sempre più scivolosi.
La verità è molto più semplice, perché la destra italiana - questa destra - non vuole attuare nessuna delle misure previste nel decreto-legge. Cito il nome corretto del provvedimento, che non è quello che appare nei sottotitoli della televisione genericamente come «pacchetto sulle liberalizzazioni»: si tratta di «misure urgenti per la tutela dei consumatori, la promozione della concorrenza, lo sviluppo di attività economiche e la nascita di nuove imprese».
Avete fatto ostruzionismo perché non siete in grado di sostenere questo tipo di misure. La prova più chiara del fatto che non abbiate considerato urgenti né necessarie queste misure a favore dei consumatori è molto banale. Questo è il nostro secondo decreto-legge a sostegno e a tutela dei consumatori. Già a luglio abbiamo messo in discussione rendite di posizione e privilegi feudali. Voi, che prendete in considerazione con urgenza i consumatori solo quando si siedono di fronte ai «consigli per gli acquisti», avete governato per cinque anni e non avete trovato il tempo per approvare neppure uno di questi piccoli benefici quotidiani (Applausi dei deputati dei gruppi Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, L'Ulivo, Comunisti Italiani e La Rosa nel Pugno). Si tratta di benefici, che noi oggi, invece, approveremo.
Avete trovato il tempo per fare leggi contro gli immigrati, contro i tossicodipendenti e contro i precari. Avete trovato persino il tempo di istituire otto tipi diversi di liceo, tra i quali quelli più singolari sono il liceo economico ed il liceo tecnologico, che oggi, invece, con urgenza noi aboliamo.
Avete trovato il tempo di disegnare un sistema scolastico con una controriforma, come la Moratti, che avrebbe diviso la società in figli di dottori e figli di operai, così come ha ricordato più volte, pensando che questa fosse la sua normale società, il presidente Berlusconi.
Non avete neppure trovato il tempo - mi rivolgo all'ex ministro Tremonti - di annullare gli oneri di ricarica sui cellulari. Insomma, smettetela di raccontare storie e spiegate perché non avete mai toccato gli interessi delle banche e delle assicurazioni! Dite le ragioni per le quali non vi crea alcun problema etico la pubblicità poco chiara e fraudolenta di alcune compagnie low cost.
Noi vogliamo contribuire, anche per questa via, al risarcimento sociale necessario al paese, il quale ha sicuramente ricominciato a crescere nei grandi numeri, ma che in tante sue parti tira ancora la cinghia.
Quindi, se dobbiamo favorire i consumatori - lo affermo con estrema pacatezza e fermezza - dobbiamo convertire Pag. 102oggi il decreto-legge in esame e, subito dopo, dobbiamo approvare - mi rivolgo ai qui presenti ministri Chiti e Bersani - la moratoria dei processi di privatizzazione dell'acqua. Oggi ne ricorre la giornata mondiale e noi ce ne ricordiamo (Applausi dei deputati dei gruppi Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, L'Ulivo e Comunisti Italiani).
Siccome il consumatore medio dell'acqua è ciascun essere vivente, ogni cittadina ed ogni cittadino di questo paese, ne consegue che si tratta di un bene che non può che essere comune e pubblico, che quindi deve essere tutelato, in questo caso dalla voracità monopolistica del mercato.
Ricordo, altresì, che abbiamo apprezzato la sospensione delle concessioni per l'alta velocità non affidate attraverso una gara. Per una volta, infatti, abbiamo smascherato i falsi liberalizzatori, come oggi ha avuto occasione di ripetere anche la nostra collega e compagna Marilde Provera.
Infatti dietro questa maschera di «liberalizzatori» hanno agito le potenti lobby dei costruttori e dietro questa logica oggi è finita anche la cosiddetta legge Lunardi sulle grandi opere, che consentiva concessioni in via diretta.
Altro che sviluppo e grandi opere! In questo paese vi sono stati Governi - il vostro, per esempio - che hanno realizzato incrementi inaccettabili del costo per chilometro! Noi che siamo convinti che l'operazione dell'alta velocità non serva, chiediamo innanzitutto trasparenza e rigore, perché anche questi sono soldi dei contribuenti!
Anche per tali motivi, che ho fin qui illustrato, dobbiamo impegnare le risorse destinate al futuro del nostro paese nella direzione dell'equità e del risarcimento sociale. Se è vero (e non ho motivo di dubitarne) ciò che afferma il ministro Padoa Schioppa, cioè che l'economia va bene e che l'extragettito tributario è strutturale, allora dobbiamo lanciare segnali concreti a favore della redistribuzione e del risarcimento sociale.
Con il decreto-legge in esame lo facciamo in via indiretta, attraverso interventi che favoriscono quella concorrenza, che in questo caso non ci sembra una cattiva parola. Tra breve dovremmo realizzare ciò con misure a sostegno dei salari e delle pensioni basse, nonché mediante intervenenti sui costi degli affitti e delle case.
Vedete, signor Presidente e colleghi, a quell'importante ministro del nostro Governo che ci ammonisce dal frequentare le osterie, vorrei rispondere che le frequento. Anzi, penso sia istruttivo frequentarle per chiunque faccia politica, perché nelle osterie vanno persone che lavorano, che pagano le tasse e che sperano in un Esecutivo che possa cambiare in meglio le nostre e le loro vite, non gente che spreca il denaro pubblico.
Lì, insomma, ci vanno i pensionati e coloro che pagano l'affitto, non le persone che, nel corso di questi anni, si sono arricchite grazie alle politiche che hanno favorito l'evasione e l'elusione fiscale in questo paese!
Noi, che vogliamo restituire dignità e futuro al nostro paese, diciamo che una politica che combatta veramente l'evasione fiscale è in grado anche di dare fiducia e sicurezza a quelle classi sociali meno abbienti, che in questi ultimi anni hanno dovuto pagare troppo - lo ripeto, troppo - il risanamento dell'Italia!
PRESIDENTE. La prego di concludere!
GENNARO MIGLIORE. A queste persone, a questi uomini ed a queste donne dobbiamo molto: dobbiamo innanzitutto l'impegno a migliorare e rendere più giusto il nostro paese (Applausi dei deputati dei gruppi Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, L'Ulivo, La Rosa nel Pugno, Comunisti Italiani e Verdi - Congratulazioni)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato La Russa. Ne ha facoltà.
IGNAZIO LA RUSSA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, l'onorevole Migliore, nel suo intervento...
PRESIDENTE. Mi scusi, deputato La Russa. Colleghi, per favore...!
Pag. 103
IGNAZIO LA RUSSA. Non si preoccupi, signor Presidente, non danno fastidio.
Come stavo dicendo, l'onorevole Migliore, nel corso del suo intervento, ha esplicitamente sfidato l'opposizione, facendo anche direttamente il mio nome, a contestare che la nostra non sia stata un'azione ostruzionistica ed a spiegare perché esprimeremo un voto contrario sul decreto-legge in esame.
Io lo ringrazio perché ciò significa che avrò l'attenzione sua e dei suoi elettori nei pochi minuti che mi spettano.
Onorevole Migliore, onorevoli colleghi, questo provvedimento che all'inizio chiamavate di liberalizzazione (poi, con un po' di pudore, avete dovuto modificare almeno il titolo, parlando di un decreto-legge sulla modernizzazione) non ha molto a che vedere con la materia cui ha fatto riferimento l'onorevole Migliore. Non c'entra niente con i salari, non c'entra niente con le pensioni, non c'entra niente con gli sgravi fiscali, non c'entra niente con nessuna di queste cose. Invece, c'entra - e non se ne comprende il motivo - con materie che non hanno nulla a che vedere né con la modernizzazione né con la liberalizzazione.
In altri termini, all'interno di questo decreto-legge si annida - chissà perché proprio in un decreto-legge e chissà perché sulle liberalizzazioni - la controriforma dell'ottima legge Moratti sulla scuola. All'interno di questo decreto-legge si annida - e non si capisce cosa c'entri - il tentativo di annullare le concessioni concernenti le infrastrutture, la TAV ed i treni ad alta velocità.
Onorevole Migliore, lei è giovane, ma deve sapere che le concessioni dirette non le ha previste il Governo Berlusconi. Le concessioni dirette risalgono al 1991, quando l'IRI era diretta da un signore che si chiamava Prodi! Ne sia bene informato, perché altrimenti commette un grave, incredibile errore (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale)!
Che in Parlamento non sia possibile dibattere ampiamente su un decreto-legge (come potrebbe avvenire rispetto a un disegno di legge) concernente materie come queste, non possiamo accettarlo! E non abbiamo fatto ostruzionismo! Presidente Bertinotti, lei mi è testimone e può dire all'onorevole Migliori se l'opposizione...
MAURIZIO ACERBO. Migliore!
IGNAZIO LA RUSSA. Va bene: Migliore. Non volevo paragonarlo a quello più importante di tanti anni fa. Ho usato il plurale; se ci tiene, lo chiamerò come l'altro e lui capirà benissimo.
Onorevole Migliore, si informi e chieda al Presidente Bertinotti se sia vero o meno che l'opposizione ha usato meno del 10 per cento del tempo che il regolamento gli mette a disposizione. Se lei insiste a definire ostruzionistica la nostra azione, gli chieda se anche in questo momento non potremmo iscrivere più di 200 deputati nelle dichiarazioni di voto e rinviare la votazione di questo provvedimento fino a chissà quando!
Allora, attenzione alle parole! Non ribaltate su di noi le vostre divisioni, le vostre debolezze, la vostra impossibilità di trovare un accordo. Lei sa benissimo che in molte occasioni sulla scuola e sulla TAV avete espresso chiaramente posizioni diverse.
Andiamo al merito del provvedimento. Abbiamo cercato di discuterne e di migliorarlo: ce ne ha dovuto dare atto. Tuttavia, sappiamo che è un decreto-legge veramente misero.
Di cosa tratta questo provvedimento? Nel momento in cui si parla di liberalizzazioni, ci si aspetterebbe che ci si occupi dei servizi pubblici locali. Invece, l'esame di questo provvedimento è bloccato al Senato proprio dall'azione del suo partito e di larga parte delle forze che sostengono il Governo.
Ci si aspetterebbe che le liberalizzazioni riguardino i trasporti, il gas, l'energia elettrica, le tariffe per lo smaltimento dei rifiuti e quelle del servizio idrico: niente di tutto questo! Nessun vantaggio sulla cosa fondamentale che andrebbe liberalizzata!
Ci si aspetterebbe che almeno ci sia la possibilità di realizzare una vera concorrenza, Pag. 104non quella attualmente sleale delle cooperative che non si pongono fini di solidarietà, ad esempio le Coop, che beneficiano di ingiustificati vantaggi fiscali: niente di tutto questo!
Così come non vengono minimamente toccati il mondo della finanza e il mondo delle banche. Noi almeno avevamo provato a predisporre una legge sul risparmio. Se non altro, il Governatore della Banca d'Italia è cambiato e in qualche modo avevamo messo mano in tale settore. Niente di tutto ciò, perché secondo voi vi sono cose più importanti. E quali sono le cose più importanti?
Non bisogna mai trasformare quest'aula in un luogo che assomiglia a un teatrino di cabaret, ma la voglia verrebbe. Veramente volete convincere gli italiani che si tratta di vantaggi seri, quando parlate di liberalizzazioni come quelle contenute in questo provvedimento?
Voi avete dato agli italiani il grande vantaggio di poter andare dal barbiere anche di lunedì! Questo è uno dei grandi e fondamentali punti del provvedimento! Non sussiste più l'obbligo, per i barbieri, di tenere chiuso il locale il lunedì.
I panettieri, ah... Noi eravamo tristissimi, avevamo problemi seri; non vi erano abbastanza panettieri! Oggi - sappiatelo! -, potrete avere un panettiere su ogni via: forse, il pane sarà industrializzato; forse, non vi saranno più i forni; forse, la qualità sarà molto peggiore: ma tanti, tanti - comunitari, extracomunitari; italiani, non italiani... - potranno impastare farina, non del loro sacco ma, magari, delle Coop, vendendo il pane.
E poi, avevamo dimenticato l'altra conquista di questo provvedimento: le guide turistiche non avranno più bisogno del patentino! Così, il famoso film di Totò - ve lo ricordate, «Totòtruffa '62»? - potrà diventare realtà e qualcuno, a Decio Cavallo, potrà finalmente spacciare la fontana di Trevi come luogo possibile da acquistare (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale e Forza Italia).
FRANCESCO GIORDANO. È già stato fatto questo tipo di commento!
IGNAZIO LA RUSSA. Siamo giunti veramente al ridicolo. Ma non è tutto qui!
Ci saremmo aspettati da voi, forse in altri provvedimenti, qualche intervento sulla vicenda Alitalia: che fine ha fatto la vendita di Alitalia? No, di ciò non si parla. Però, nel decreto è contenuta una norma importantissima, in base alla quale i caratteri tipografici con i quali è espresso il costo delle tasse aeroportuali - sappiatelo, italiani! - devono essere molto più visibili: prima, erano piccoli; adesso, saranno scritti in grande, così come le date di scadenza dei prodotti alimentari.
Notate la differenza? Noi abbiamo diminuito le tasse; voi avete scritto più in grande quali sono le tasse che gli italiani devono pagare [Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale, Forza Italia e UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)]. Questa è la differenza!
Ma non illudetevi che non tratterò, seppur brevemente, degli altri due argomenti, dei mutui e delle ricariche. Quanto ai mutui, vedete, si tratta di una presa in giro; si stabilisce che per il futuro non si pagherà più il sovrapprezzo se si passa da una banca all'altra, ma ciò non vale per i mutui in essere. Perché? Perché solo con i mutui nuovi le banche potranno recuperare, attraverso gli interessi, quell'uno per cento che non ricaveranno più a seguito della natura non più onerosa di eventuali surrogazioni o estinzioni anticipate nei contratti di mutuo.
Informo i colleghi della sinistra che oggi, prima che entrino in vigore le disposizioni di cui al decreto, esistono tutta una serie di mutui - ne ho personalmente acceso uno - per i quali non si paga alcun sovrapprezzo nei casi in esame. Certo, ciò significa che il tasso di interesse è poco più alto; ma se poi si vuole cambiare, non si paga niente. Non avete fatto altro, dunque, che rendere obbligatorio un tipo di contratto di mutuo già esistente, facendo pagare ai cittadini qualcosa di più in cambio di un vantaggio di cui prima potevano scegliere di avvalersi mentre ora voi li avete obbligati.Pag. 105
Lo stesso discorso vale per le cariche telefoniche; vogliamo fare una scommessa? Il risparmio dei cittadini che oggi prevedete per legge - le compagnie devono scaricare sui costi quella parte del prezzo che non è di traffico -, nella miriade di tariffe e complicazioni varie che a me fanno incrociare gli occhi quando cerco di orientarmi tra le mille opzioni proposte dalle compagnie, in men che non si dica sarà «ricaricato» sui cittadini medesimi, che, come al solito, avranno fatto la figura di Pantalone.
Allora, vedete, vi sono mille motivi per dichiarare che non potete prenderci in giro. Avremmo voluto discutere, approfonditamente, almeno di queste misure: non ci avete fatto discutere, neanche di questo punto. Bisognava procedere in fretta.
PRESIDENTE. Deve concludere...
IGNAZIO LA RUSSA. Concludo, Presidente. Vengo all'ultimo argomento sperando di avere ancora un minuto. Quello che voi chiamavate il declino dell'Italia, ce lo state ammannendo voi!
Anche la revoca delle concessioni per la TAV significa una rottura delle regole: nessuno vorrà più investire in Italia! Capisco che piove sul bagnato: cosa è, infatti, questo, in confronto alla figura che, a livello di politica internazionale, state facendo fare all'Italia... Cos'è questo, in confronto a quanto Stati Uniti, Inghilterra, ma anche Germania e altri paesi, dichiarano, dopo che avete consentito la liberazione di cinque terroristi e dopo che dichiarate che bisogna sedersi al tavolo della pace insieme ai Talebani [Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale, Forza Italia e UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)]...
PRESIDENTE. La prego, deve concludere!
IGNAZIO LA RUSSA. Abbiate un po' di decenza! Noi voteremo contro [Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale, Forza Italia e UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)]!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Tremonti. Ne ha facoltà.
GIULIO TREMONTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, ho dieci minuti e dunque devo stare attento con i tempi, altrimenti mi potreste accusare di ostruzionismo (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale - Commenti dei deputati dei gruppi L'Ulivo e Rifondazione Comunista-Sinistra Europea)! I decreti-legge vanno convertiti entro sessanta giorni; questo decreto-legge è stato discusso in quest'aula soltanto per sette sedute. Sette sedute su sessanta giorni non è ostruzionismo. Se non voi qui, chi ci ascolta a casa davanti alla televisione capisce che non dite la verità.
La seconda accusa che ci rivolgete è: siete contro il decreto-legge, dunque siete contro le liberalizzazioni. Ciò non è vero. Questo è un tipico caso di pubblicità ingannevole per merce contraffatta (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale). Nel titolo del decreto-legge si parla di tutela dei consumatori, promozione della concorrenza, sviluppo di attività economiche e nascita di nuove impresa, ma all'interno del testo del decreto-legge avete nascosto la controriforma della scuola e il blocco dei lavori pubblici (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale), tutto insieme, prendere o lasciare. Noi non prendiamo! Voi negoziate su tutto, da ultimo negoziate anche con i talebani (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale), mentre rifiutate di discutere in Parlamento con l'opposizione. Ciò che deve sapere chi ci ascolta da fuori è che bloccare le opere pubbliche revocando le concessioni per riassegnarle voi a chissà chi - ma noi sappiamo a chi - è solo voglia di potere, non è liberalizzare, anzi è l'opposto, è contro la certezza del diritto che rappresenta la base di ogni libera attività economica. La concessione è stata data, giusta o sbagliata, pacta sunt servanda! Questo non è mercato, è dirigismo, non è diritto, bensì abuso del diritto (Applausi dei deputati Pag. 106dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale).
Controriformare l'ordinamento della scuola, di colpo e per decreto-legge, è contro i principi di base del nostro ordinamento giuridico e parlamentare, ed è per questo che noi non abbiamo alternativa, dobbiamo in assoluto votare contro (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia Alleanza Nazionale).
In ogni caso, noi non siamo contro le liberalizzazioni, ma siamo contro queste false liberalizzazioni. Faccio due esempi per tutti, la ricarica dei telefonini e l'apertura istantanea delle imprese. Sulla ricarica dei telefonini voi, nel decreto-legge, ragionate come quello che per ridurre il costo dei ristoranti proibisce la voce «coperto», ma non impedisce l'aumento del «primo» o del «secondo», del «dolce» o della «frutta» (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale ). Ci vedremo fra un po' di tempo per vedere se alla fine il telefonino costerà veramente meno o molto di più di ora. La stessa prova di trasparenza, lo stesso esame finestra, lo faranno gli italiani e lo faremo noi su tutte le altre voci di pseudo-liberalizzazioni: sui taxi, sulle banche, sulla RC auto. Ad esempio, ci vedremo dopo per vedere chi paga meno di RC auto.
PIER LUIGI BERSANI, Ministro dello sviluppo economico. Possiamo vederci anche prima! Basta andare a guardare gli ultimi cinque anni!
GIULIO TREMONTI. Vedo che siamo in difficoltà, signor ministro. Lei parli di sé e del futuro (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale). Tornando ai telefonini, noi, con un emendamento, vi abbiamo chiesto di eliminare la vera causa del relativo supercosto: la tassa di concessione governativa. Voi avete detto che l'emendamento era inammissibile, e proprio questa è la differenza tra noi e voi: per voi è inammissibile l'emendamento, per noi è inammissibile la tassa (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia Alleanza Nazionale)! Se non lo capite voi qui, lo capisce sicuramente chi ci ascolta in televisione.
Sull'apertura istantanea delle imprese voi fate un miracolo: si apre un'impresa con un solo atto in un solo giorno. Dov'è il trucco? La burocrazia non è ridotta, è solo spostata. La vecchia sequenza era: prima la burocrazia poi l'apertura. La nuova: prima l'apertura poi la burocrazia (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale). Mutando l'ordine dei fattori il prodotto non cambia, è sempre la stessa burocrazia di prima.
Leggiamo a caso un pezzo del vostro decreto-legge, l'articolo 9, comma 9: «A decorrere dalla data di cui al comma 7 sono abrogati: l'articolo 14, comma 4, della legge n. 412 del 30 dicembre 1991 e successive modificazioni; l'articolo 1 del decreto-legge n. 6 del 15 gennaio 1993, convertito con modificazioni dalla legge n. 63 del 17 marzo del 1993 ferma restando... eccetera.».
Se queste sono le semplificazioni per chi lavora, francamente preferiamo restare come prima (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
Vedete, il problema è che tutto quello che voi pensate di sapere in dottrina, in teoria, vi impedisce di capire cosa è la realtà. Leggete questo libro (L'onorevole Tremonti mostra un libro), dal titolo «Volevo solo vendere la pizza. Le disavventure di un piccolo imprenditore» e vedrete quanta burocrazia c'è: l'antincendio, la legge n. 626 del 1994, la ASL, i regolamenti d'igiene, l'obbligo di installare trappole per topi, il decalogo per come bisogna lavarsi le mani, le marche da bollo e le tasse (Commenti dei deputati dei gruppi L'Ulivo e Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).
MARCO BOATO. Ha governato cinque anni, cosa ha fatto?
ANDREA RONCHI. Stai zitto!
PRESIDENTE. Per favore, non interrompete l'oratore, vi prego. Vi prego di non interrompere l'oratore e chiedo al deputato Tremonti di proseguire il suo intervento.
GIULIO TREMONTI. L'oratore prova un certo divertimento per questi commenti. Pag. 107Lo ripeto, si raccontano le disavventure di un piccolo imprenditore. Con le vostre liberalizzazioni e semplificazioni vendere la pizza da asporto sarà come prima: complicatissimo!
Se ci aveste chiesto di ridurre la burocrazia, di eliminarne anche solo un pezzo, vi avremmo sostenuto, ma voi non l'avete fatto. Voi - vedete - delle liberalizzazioni avete la stessa idea che si registrava durante lo stadio finale dell'Unione Sovietica con la perestroika, dove c'era tutto tranne la libertà. Non per caso, nel vostro decreto-legge, su più di 5 mila parole, solo due volte appare, piccola piccola, la parola «libertà». Non è un caso, perché voi sapete fare, fin troppo bene, una sola cosa: voi sapete fare le tassazioni, non le liberalizzazioni, e su questa siete davvero bravi.
Ci avete detto che forse questa è la vostra ultima lenzuolata; ebbene, è arrivato il momento, anche perché è quaresima, che voi passiate dalla lenzuolata normativa al sudario politico, e noi voteremo anche per spingervi verso quest'ultimo (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale - Congratulazioni - Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Marina Sereni. Ne ha facoltà.
MARINA SERENI. Signor Presidente, rappresentanti del Governo, colleghi e colleghe, con il voto positivo di oggi rispondiamo ad una domanda che ci viene dalle famiglie, dai cittadini, dalla concreta realtà economica e sociale del Paese. È una domanda di crescita, di modernizzazione dell'economia, di apertura alle regole della concorrenza e di tutela dei diritti dei consumatori.
Il decreto-legge Bersani, che oggi il Parlamento è chiamato a convertire in legge, si occupa della vita quotidiana delle persone. Potremmo ricordare il divieto di far pagare penali ai clienti delle banche per l'estinzione anticipata dei mutui, oppure la portabilità dei mutui da un istituto bancario ad un altro o, ancora, l'abolizione dei costi di ricarica dei telefonini e la facoltà di cambiare senza costi il gestore, scegliendo le offerte più vantaggiose sul mercato. Potremmo ricordare la modifica dei criteri di attribuzione della classe di merito nei contratti RC auto e la maggiore trasparenza nel settore assicurativo. Potremmo citare l'abbattimento delle barriere per i giovani che vogliono aprire nuove attività di guida turistica, di estetista, di acconciatore, di pulizia e facchinaggio, di autoscuola. Potremmo ricordare la valorizzazione dell'istruzione tecnica anche ai livelli superiori, la semplificazione delle procedure per la nascita di una nuova impresa, la maggiore chiarezza sulla data di scadenza dei prodotti alimentari. Potremmo, infine, citare la revoca delle concessioni rilasciate ormai da decenni per tratte della TAV mai realizzate; noi, caro Tremonti, le abbiamo revocate per poter finalmente attivare le gare d'appalto, per fare davvero le opere necessarie all'alta velocità, perché per noi le imprese sono tutte uguali e trasparenza, rigore, efficienza nella spesa pubblica sono principi di cui non ci dimentichiamo mai (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo e Comunisti Italiani).
VALENTINA APREA. Questo ve lo potevate risparmiare!
MARINA SERENI. La filosofia che ha ispirato questo provvedimento è molto chiara. Vogliamo far risparmiare le famiglie italiane, introducendo maggiore trasparenza e concorrenza nel mercato. Vogliamo offrire più opportunità ai giovani, rompendo incrostazioni e rendite di posizione, che penalizzano il paese e la sua economia. È un provvedimento dunque che produce benefici certi per i cittadini consumatori e contemporaneamente stimola le imprese a crescere, ad innovare e a puntare sulla qualità, scommettendo sul saper fare e sul capitale umano e tecnologico del paese.
Per queste ragioni abbiamo trovato incomprensibili le argomentazioni dell'opposizione e soprattutto l'ostruzionismo: sì, l'ostruzionismo di queste settimane! Dobbiamo dare atto che nel centrodestra alcune Pag. 108forze hanno mostrato una diversa attitudine al confronto. La maggioranza e il Governo hanno corrisposto a questo atteggiamento, con una disponibilità davvero grande. Basti ricordare che sono state approvate complessivamente 36 modifiche e, di queste, ben 21 sottoscritte o presentate da colleghi dell'opposizione. Non regge dunque la favola della maggioranza chiusa e sorda al confronto.
È vero, invece, che la Casa delle libertà mostra dall'opposizione una grande coerenza con ciò che ha fatto stando al Governo. Di riforme nella direzione della concorrenza e del mercato, nei cinque anni di Governo della destra, non se ne è vista neppure una (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e Italia dei Valori)! Il Presidente Berlusconi lo ha ammesso più volte, gettando la colpa sugli alleati. Ancora poche settimane fa, davanti alle telecamere diceva: le liberalizzazioni non le abbiamo potuto fare, per via della coalizione che avevamo; mi sono dovuto stoppare.
Ora, il re è nudo! Non ci sono più alibi! Caro Tremonti, se foste davvero una destra seria e liberale, avreste almeno potuto abbandonare la strada dell'opposizione pregiudiziale e ostruzionistica, di fronte ad una maggioranza di centrosinistra, che compatta e convinta ha messo in campo una strategia di riforme per la modernizzazione dell'economia. Invece, vi siete fatti interpreti dei corporativismi peggiori. Avete difeso privilegi e inefficienze. Avete dimostrato di essere voi il cuore del conservatorismo e delle resistenze, che bloccano lo sviluppo e la crescita del nostro paese.
Ma noi andiamo avanti. Il provvedimento che oggi approviamo è un altro tassello di un mosaico più grande e ambizioso, che abbiamo cominciato a costruire a luglio con la legge che ha liberalizzato la vendita dei farmaci da banco, con la concessione delle licenze dei taxi, con l'eliminazione dei costi per la gestione dei conti correnti e con l'abolizione delle tariffe minime delle prestazioni professionali. Proseguiremo nei prossimi mesi, qui alla Camera, con la proposta di legge Capezzone per la semplificazione delle procedure per l'avvio di nuove attività produttive e con il disegno di legge del ministro Bersani, che interviene sulla rete dei distributori di carburante, sull'estensione dei pagamenti elettronici, sull'abolizione del pubblico registro automobilistico, sugli sgravi fiscali per le imprese che rafforzano il patrimonio e si quotano sui mercati finanziari e sulla riduzione dei costi per i conti correnti bancari con l'eliminazione degli interessi sul cosiddetto massimo scoperto. E poi, ancora, con i disegni di legge sulla riforma delle professioni intellettuali e per l'introduzione dell'azione collettiva risarcitoria a tutela dei consumatori. E poi ancora, al Senato, con altri provvedimenti che hanno lo stesso segno: il riordino dei servizi pubblici locali, proposto dal ministro Lanzillotta e la liberalizzazione dei settori dell'energia elettrica e del gas naturale, che in parte è stata già anticipata con la legge finanziaria.
Sono tanti i cittadini che in questi giorni ci hanno sostenuto, sollecitandoci ad andare avanti. A loro diciamo che presto queste riforme saranno realtà. Noi ci stiamo occupando del bene del paese.
Abbiamo messo mano ad un'azione riformatrice, vera, complessa, che tocca banche, assicurazioni, società di telecomunicazioni! Altro che piccole cose! Veri e propri santuari che non avete avuto il coraggio e la voglia nemmeno di guardare (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo e Italia dei Valori)!
I primi risultati, come ci dicono le cifre dell'economia, si stanno vedendo. Voi, o almeno la maggior parte di voi, avete scelto la difesa degli egoismi corporativi e delle spinte protezioniste e fate un'opposizione contro gli interessi delle famiglie e delle imprese italiane!
Noi manteniamo una disponibilità vera al confronto e al dialogo. In ogni caso, non smetteremo di lavorare per rendere l'Italia più giusta, più forte e più competitiva in Europa e nel mondo (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, Italia dei Valori, La Rosa nel Pugno, Comunisti Italiani, Verdi, Popolari-Udeur e Misto-Minoranze linguistiche - Congratulazioni)!
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.
(Correzioni di forma - A.C. 2201-A)
ANDREA LULLI, Relatore. Chiedo di parlare ai sensi dell'articolo 90, comma 1, del regolamento.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Al riguardo, ricordo che i membri del Comitato dei nove ne hanno già preso visione.
ANDREA LULLI, Relatore. Signor Presidente, propongo all'Assemblea le seguenti correzioni di forma, ai sensi dell'articolo 90, comma 1, del regolamento: all'articolo 1 del decreto-legge, comma 1, ultimo periodo, dopo le parole: «Gli operatori», sono inserite le seguenti: «di telefonia mobile»; all'articolo 8-bis, la parola «6,» è soppressa e le parole. «e 8» sono sostituite dalle seguenti: «, 8 e 13, commi da 8-sexies a 8-terdecies, »; all'articolo 10 del decreto-legge, al comma 5-quater, introdotto dall'emendamento 10.450 della Commissione, alla lettera c) sono aggiunte, in fine, le seguenti parole: «e le parole: "e a coloro" sono sostituite dalle seguenti: "e da coloro"».
Infine, Presidente, vorrei sentitamente e non formalmente ringraziare per la professionalità ancora una volta dimostrata, la competenza e anche la dedizione tutto il personale della Camera dei deputati, a partire dal personale della Commissione. Il lavoro è stato faticoso, ma credo sia stato svolto con molta passione e competenza (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Italia dei Valori e Verdi).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Pongo in votazione, per alzata di mano, la proposta formulata dal relatore in riferimento alle correzioni di forma da apportare al testo del provvedimento a norma dell'articolo 90, comma 1, del regolamento.
(È approvata).
(Coordinamento formale - A.C. 2201-A)
PRESIDENTE. Prima di passare alla votazione finale, chiedo che la Presidenza sia autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).
(Votazione finale ed approvazione - A.C. 2201-A)
PRESIDENTE. Prima di indire la votazione finale, ricordo che, dopo tale voto, avrà luogo un'ulteriore votazione sulla pregiudiziale riferita al decreto-legge in materia di adempimento di obblighi comunitari.
Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di conversione n. 2201-A, di cui si è testé concluso l'esame.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, Italia dei Valori, La Rosa nel Pugno, Comunisti Italiani, Verdi, Popolari-Udeur, Misto-Minoranze linguistiche) (Vedi votazioni).
«Conversione in legge del decreto-legge 31 gennaio 2007, n. 7, recante misure urgenti per la tutela dei consumatori, la promozione della concorrenza, lo sviluppo di attività economiche e la nascita di nuove imprese» (2201-A):
Presenti e votanti 460
Maggioranza 231
Hanno votato sì 295
Hanno votato no165.
Prendo atto che i deputati D'Elpidio e Guadagno non sono riusciti a votare e che avrebbero voluto esprimere un voto favorevole. Pag. 110Prendo atto, altresì che i deputati Paolo Russo e Berruti non sono riusciti a votare e che avrebbero voluto esprimere un voto contrario.
Infine, prendo atto che il deputato Cicchitto non è riuscito ad esprimere il proprio voto.