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Si riprende la discussione.
(Ripresa esame dell'articolo unico - A.C. 2374)
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Fugatti 1.95.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gioacchino Alfano. Ne ha facoltà.
GIOACCHINO ALFANO. Signor Presidente, l'emendamento in esame fa riferimento al caso limite del comune socio che non abbia le risorse per pagare l'imposta. Si propone quindi di utilizzare un meccanismo collegato ai trasferimenti erariali: anziché essere chiamati al pagamento diretto, gli enti locali potrebbero optare, in alternativa, per la corrispondente riduzione, in misura pari alle imposte dovute, dei trasferimenti erariali spettanti per il 2007. In questo modo, non si verrebbe a determinare quel disagio che per certi comuni sarebbe insopportabile. Peraltro, come abbiamo già detto, i soci dell'epoca potrebbero anche non essere quelli attuali: anche questa è una difficoltà.
Vi è un ulteriore elemento che conferma la complessità e la delicatezza dell'applicazione della norma. Paradossalmente, le società che sono chiamate a pagare le imposte in questo momento potrebbero finire in liquidazione: non si tratta, infatti, di pagare piccole cifre, ma somme che, essendo relative a più periodi d'imposta, possono essere anche molto consistenti. Quindi, se non si vuole modificare molto, almeno si valutino i disagi che potrebbero incontrare le società.
Un'altra questione fondamentale per la valutazione della modifica proposta è legata all'imposta incassata. Se facciamo pagare le imposte tramite una riduzione Pag. 57dei trasferimenti erariali, diamo automaticamente un beneficio alla società. Quando fu concessa l'agevolazione, alcuni comuni stabilirono che ogni onere successivo alla trasformazione sarebbe stato addebitato ai proprietari; altri comuni, invece, non stipularono una clausola in tal senso. Pertanto, vi sono due tipologie di società per azioni: una che deve recuperare le risorse direttamente, in ragione della mancata stipulazione della predetta clausola, ed un'altra che, avendo stipulato la clausola, automaticamente chiede ai comuni di provvedere al pagamento. È questo il caso di Bologna: il comune è chiamato a far fronte all'imposta perché, quando le municipalizzate furono trasformate in Spa, fu stabilito proprio il principio secondo il quale ogni nuovo o maggiore onere sarebbe stato addebitato al comune. Ciò fa sì che operino sul mercato società che hanno un vantaggio rispetto alle altre. Tuttavia, anche tenendo conto della normativa europea, non è possibile la coesistenza di società che possono addebitare gli oneri ai comuni e, di conseguenza, ai cittadini con altre che, non avendo stipulato la menzionata clausola, devono reperire direttamente le risorse.
Allora, senza valutare se ciò sia giusto o meno, diciamo che l'emendamento Fugatti 1.95 cerca di andare incontro a quei comuni che hanno previsto una condizione di vantaggio per gli oneri successivi alla trasformazione e si sono addebitati l'imposta. Avendo previsto un beneficio per la società, può capitare che il comune non disponga delle risorse per pagare la cartella di pagamento, ormai già notificata. In questo caso, anziché far pagare l'imposta, si potrebbero ridurre i trasferimenti erariali per l'anno corrente.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fugatti. Ne ha facoltà.
MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, la ratio dell'emendamento è stata spiegata benissimo dal collega Gioacchino Alfano.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE CARLO LEONI (ore 16,30)
MAURIZIO FUGATTI. Se i comuni che pagano le imposte - all'epoca non dovute, con i relativi interessi; quest'ultimo è l'aspetto che più ci dà fastidio - sono in difficoltà, perché non hanno già stanziato le risorse o perché non possono modificare i capitoli di bilancio, diamo loro la possibilità di imputare l'importo da pagare ai trasferimenti erariali. La misura è normale, ma si scontra con la filosofia del provvedimento in esame, tutto impostato su tempi certi sia della notifica delle cartelle di pagamento sia del pagamento stesso. Per l'assolvimento dell'onere proponiamo che il comune possa optare per la riduzione dei futuri trasferimenti erariali e possa disporre, quindi, di un termine più lungo.
Il mio emendamento ha una sua ragione logica e funzionale; sappiamo, però, che questo provvedimento è blindato e quindi non verrà accettato.
La ragione di questo emendamento è quella di concedere la possibilità di scalare il dovuto dal trasferimento erariale che il comune, se interessato al pagamento, deve fare.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fugatti 1.95, non accettato dalle Commissioni né dal Governo, su cui la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 369
Votanti 368
Astenuti 1
Maggioranza 185
Hanno votato sì 149
Hanno votato no 219).Pag. 58
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fugatti 1.96, non accettato dalle Commissioni né dal Governo, su cui la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 366
Votanti 365
Astenuti 1
Maggioranza 183
Hanno votato sì 145
Hanno votato no 220).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Fugatti 1.97.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fugatti. Ne ha facoltà.
MAURIZIO FUGATTI. Questo emendamento è simile all'emendamento 1.95, sul quale eravamo intervenuti prima, che dava la possibilità di scalare dai trasferimenti erariali per l'anno 2007 le imposte dovute ai comuni. L'emendamento 1.96, che abbiamo appena votato, si occupava delle imposte liquidate. L'emendamento 1.97 è più interessante, in quanto prevede la possibilità di scalare gli interessi dovuti. Questo emendamento dà la possibilità di tornare a denunciare questo stato di cose, ossia che a queste aziende vengono fatti pagare anche gli interessi. Da notizie di stampa, apparse sui quotidiani di settore, sappiamo che già si profilano numerosi ricorsi da parte di queste aziende proprio riguardo la corresponsione degli interessi.
Le aziende sostengono che gli interessi non sono dovuti, in quanto neanche le imposte erano dovute. Va bene pagare le imposte, in quanto lo impone l'Europa, ma almeno che si eviti di far pagare anche gli interessi, in quanto non è che queste aziende non abbiano pagato le imposte volutamente. Si parla di ex IRPEG, oggi IRES. Questo emendamento stabilisce semplicemente che gli interessi applicati alle imposte relative agli anni 1997, 1998 e 1999 vengano sì pagati, perché così ormai è stato deciso, ma possano essere scalati dai trasferimenti erariali dovuti per l'anno 2007.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Garavaglia. Ne ha facoltà.
MASSIMO GARAVAGLIA. Intervengo a titolo personale in parziale dissenso con il collega Fugatti, perché, pur essendo d'accordo sul principio, non voterò questo emendamento in quanto non sono d'accordo con l'idea di continuare a ragionare in termini di trasferimenti. Se ragioniamo in termini di federalismo fiscale, dobbiamo sempre e solo parlare di compartecipazione, e considerare i trasferimenti erariali come una figura in via di estinzione (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fugatti 1.97, non accettato dalle Commissioni né dal Governo, su cui la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 365
Votanti 364
Astenuti 1
Maggioranza 183
Hanno votato sì 146
Hanno votato no 218).
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Fugatti 1.106, Germontani 1.107, Galletti 1.108, Gioacchino Alfano 1.109, Satta 1.111.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Germontani. Ne ha facoltà.
MARIA IDA GERMONTANI. Grazie, Presidente. È stata manifestata la volontà del Governo di non accettare emendamenti che, io credo, seguano una linea che può essere condivisa sia dalla maggioranza sia dall'opposizione.
Si tratta di una linea che noi non condividiamo. Intervengo quindi per dire che ritirerò l'emendamento a firma mia e dell'onorevole Leo, per presentare un ordine del giorno affinché il Governo si pronunci su questo punto. Qual è allora il punto? La decisione dell'Unione europea di dichiarare illegittime sia le agevolazioni fiscali (esenzione triennale dal pagamento dell'IRPEF e dell'IRES) sia la possibilità di stipulare prestiti a tassi agevolati con la Cassa Depositi e Prestiti, che erano stati concessi dallo Stato italiano alle cosiddette aziende ex municipalizzate. Questo perché la Commissione europea li ha valutati come aiuti di Stato e, in quanto tali, da considerare illegittimi. Infatti l'articolo 87, paragrafo 1, del Trattato istitutivo della Comunità europea vieta gli aiuti di Stato alle imprese, al fine di non intaccare il principio di libera concorrenza, tranne in casi esplicitamente indicati. Infatti gli aiuti di Stato, favorendo talune imprese o talune produzioni, falsano o minacciano di falsare la concorrenza e come tali sono incompatibili con il mercato comune.
L'Italia è tenuta quindi a recuperare queste agevolazioni - questo è l'oggetto del decreto-legge oggi al nostro esame - relativamente ai periodi di imposta 1994-1999 e, dato che non ha fino ad oggi ottemperato, è stata avviata nei suoi confronti una procedura d'infrazione. Le conseguenze maggiori e più preoccupanti - questo credo sia condivisibile da parte di tutti - si avranno sui bilanci delle società partecipate dai comuni, alcune delle quali sono quotate in Borsa, e quindi sui bilanci degli stessi comuni. In tale ipotesi si auspica la previsione di regole chiare, che non penalizzino la governance delle società nelle quali la partecipazione del soggetto pubblico assume una valenza rilevante, ed un congruo periodo di tempo per l'adeguamento dei meccanismi di governance societaria particolarmente articolati, che si porrebbe come elemento centrale di una riforma di così ampia portata.
Con l'emendamento che ritiro, ma che sarà oggetto di un apposito ordine del giorno, proponiamo di abrogare una parte del secondo comma dell'articolo 1, relativamente alla non applicabilità degli istituti della dilazione dei pagamenti e della sospensione in via amministrativa, perché ciò avrebbe gravi effetti sui bilanci dei comuni interessati. Il decreto-legge vieta infatti l'applicazione delle disposizioni ordinarie in materia di rateizzazione di tributi, nonché in materia di sospensione cautelare. In altri termini, viene imposto di pagare incondizionatamente quanto liquidato dall'Agenzia delle entrate, facendo solo salva la possibilità di impugnativa, senza dare la possibilità - invece normalmente ammessa - di sospendere l'esecuzione in presenza di un fumus boni iuris e, dove sussista, il periculum in mora. Va al riguardo premesso che l'attività di recupero è disciplinata dalle procedure del diritto nazionale e ciò in particolare con riferimento alle garanzie apprestate dall'ordinamento alle posizioni giuridiche dei soggetti privati. L'articolo 3 della decisione 2003/193/CE stabilisce che il recupero viene eseguito senza indugio e secondo le procedure del diritto nazionale. Non mi sembra che questo «senza indugio» vada ad impedire di ammettere una rateizzazione per le società nelle quali i comuni hanno la partecipazione e quindi, in sostanza, per i comuni stessi. In altri termini una disciplina di recupero che escluda in radice sia la possibilità di sospensione sia la possibilità di riscossione frazionata e graduale si presenta fortemente critica sul piano della legittimità costituzionale, con il fondato rischio di eccezioni da parte delle società interessate, tale da paralizzare l'attività di recupero stesso. Quindi, ritiro il mio emendamento, riservandomi di presentare un ordine del giorno sullo stesso argomento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fugatti. Ne ha facoltà.
Pag. 60MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, anche noi abbiamo presentato un emendamento del tutto simile a quello della collega Germontani. Volevo chiederle (mi scuso se non sono al corrente di questa cosa, lo dico con molta franchezza): qualora non ritirassimo il nostro emendamento, e quest'ultimo venisse respinto dall'Assemblea, potremmo presentare un ordine del giorno di analogo contenuto? Mi scusi per l'ignoranza.
PRESIDENTE. Se l'ordine del giorno riproduce esattamente un emendamento respinto non si può presentare; mi riferisco al contenuto e non alla lettera o alla forma.
MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, la collega Germontani ha già parlato della non applicabilità degli istituti relativi alla dilazione dei pagamenti e alla sospensione in sede amministrativa. Al riguardo, l'impostazione dell'Assemblea è volta chiaramente a non aderire a nessuna decisione o apporto costruttivo proveniente dall'opposizione; infatti, ogni emendamento presentato viene respinto al fine di non permettere la modificabilità di questo provvedimento.
Attraverso il nostro emendamento di buon senso intendiamo dare la possibilità di dilazionare nel tempo - attraverso la definizione di scadenze chiare e definite - il pagamento delle somme dovute da parte delle aziende interessate.
Quindi, visto che il mio emendamento 1.106 verrà respinto, anche il nostro gruppo, in conseguenza della decisione della collega Germontani, procede al suo ritiro.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Gioacchino Alfano. Ne ha facoltà.
GIOACCHINO ALFANO. Signor Presidente, anch'io ritiro il mio emendamento 1.109 poiché, vista la precisazione della Presidenza, nel caso in cui venisse respinto ciò precluderebbe al sottoscritto la presentazione di un ordine del giorno.
NICOLA CRISCI, Relatore per la VI Commissione. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
NICOLA CRISCI, Relatore per la VI Commissione. Signor Presidente, intervengo soltanto per manifestare apprezzamento nei confronti della responsabilità e dell'intenzione costruttiva con cui i colleghi hanno provveduto a ritirare questi identici emendamenti.
Ritengo ragionevole trasfondere la proposta emendativa in un ordine del giorno ed invito in questo senso il Governo a cercare, per quanto possibile, di sostanziare attraverso una valutazione possibilmente positiva l'atto di indirizzo nel momento in cui sarà presentato.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Galletti. Ne ha facoltà.
GIAN LUCA GALLETTI. Signor Presidente, intervengo per ritirare il mio emendamento 1.108, a seguito di quanto detto dai colleghi in precedenza.
PRESIDENTE. Degli identici cinque emendamenti presentati rimane soltanto l'emendamento Satta 1.111. Onorevole Satta, gli altri colleghi presentatori di un emendamento identico al suo lo hanno tutti ritirato riservandosi di presentare un ordine del giorno. Lei cosa intende fare?
ANTONIO SATTA. Anch'io ritiro il mio emendamento 1.111, riservandomi di presentare un ordine del giorno.
PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Gioacchino Alfano 1.113.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gioacchino Alfano. Ne ha facoltà.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIA MELONI (ore 16,45)
GIOACCHINO ALFANO. Signor Presidente, il Senato ha modificato in parte questo comma relativamente alla definizione di fruizione. Comunque, a mio modo di vedere, non si è riusciti, avendone la Pag. 61possibilità, a riconoscere la dilazione ai soggetti interessati.
Ora, osservo che stiamo cercando di eliminare dal ragionamento che stiamo svolgendo le questioni che non risultano essere fondamentali (poiché vi è un'infrazione comunitaria, l'imposta va pagata e stiamo valutando chi sia il soggetto obbligato a farlo, o perlomeno responsabile) e stiamo tentando, altresì, di affrontare vicende parallele, come ad esempio se siano dovuti gli interessi e, in tal caso, chi sia obbligato al pagamento degli stessi, o quanto meno chi sia il responsabile di tale situazione.
Tra le questioni che non si ritengono importanti, ma che comunque possono produrre disagi ai soggetti interessati, rientra la dilazione dei pagamenti. Il mio emendamento, pertanto, mira ad autorizzare il frazionamento dell'imposta, visto che non ci siamo riusciti a disporlo al Senato.
Ritengo la dilazione di pagamento addirittura indispensabile. Come già detto in precedenza, e come intendo rimarcare adesso, l'Unione europea interviene per evitare situazioni di concorrenza sleale. Infatti, si parte dal presupposto che le imposte in oggetto, se pagate, avrebbero posto le società in questione (che operavano soprattutto nell'ambito dei servizi) in condizioni di parità con le altre imprese, mentre concedere a queste un beneficio fiscale avrebbe significato garantire loro un vantaggio a discapito dei concorrenti.
Mi domando, allora, cosa centri la rimozione di questa causa di infrazione con la possibilità di far pagare tali imposte ai soggetti interessati non interamente, ma con una dilazione. Ciò, a mio avviso, era quasi un atto dovuto.
Infatti, credo che nel momento in cui è stato adottato il decreto-legge in esame, oppure quando il Senato della Repubblica ha approvato, avendo a disposizione un tempo maggiore, alcune modifiche (perché non lo ha licenziato nella sua versione originaria), si sarebbe dovuto introdurre tutti quegli elementi di vantaggio che avrebbero affievolito un'ingiustizia. Tale ingiustizia derivava dal fatto che le società in oggetto non hanno fatto altro che distribuire utili non tassati per legge.
Ritengo indispensabile, quindi, agire in tal senso, poiché da ciò, talvolta, dipende la sopravvivenza delle aziende di cui stiamo parlando. Esistono situazioni paradossali: infatti, le società che debbono pagare tali imposte, ed i cui consigli di amministrazione hanno ormai deliberato le somme da liquidare, chiedono soltanto di poterle versare in un periodo più ampio.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fugatti. Ne ha facoltà.
MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, desidero innanzitutto sottoscrivere l'emendamento Gioacchino Alfano 1.113, nonché le riflessioni che il collega ha testè svolto.
Vorrei aggiungere un'ulteriore considerazione. Infatti, se verranno presentati ordini del giorno al provvedimento in esame (come ha precedentemente fatto l'onorevole Germontani) finalizzati a «calmierare» un po' alcuni suoi aspetti negativi, ciò non è dovuto al fatto - almeno da quanto risulta dalla discussione in sede di Assemblea, e desidero evidenziarlo al signor sottosegretario - che la maggioranza ha dimostrato la volontà di apportare modifiche positive allo stesso decreto-legge.
Al contrario, ciò avviene perché l'opposizione, preso atto del modo in cui si agisce, è disposta, sapendo che tutti gli emendamenti da essa presentati non sono stati accettati, a non porre in votazione proposte emendative costruttive come quelle proposte, perché, in caso contrario, non vi sarebbe la possibilità di presentare ordini del giorno favorevoli alle aziende in oggetto, che potrebbero essere accettati dal Governo.
Intendo ribadire, che, in questa Assemblea, l'opposizione sta affrontando l'esame del presente provvedimento in una maniera costruttiva ed anche equilibrata; se avessimo voluto ragionare in termini «distruttivi», infatti, avremmo insistito per la votazione di tutte le proposte emendative presentate. Peraltro, se alcuni ordini del giorno, almeno in base a quanto sentiamo affermare, verranno accettati dal Governo, la reiezione dei nostri emendamenti precluderebbe Pag. 62la presentazione e l'accoglimento degli stessi.
Vogliamo agire in questo modo nonostante vi sia una maggioranza che, alla Camera dei deputati, ha affermato che il provvedimento uscirà nello stesso testo pervenuto dal Senato!
Sottolineo, in conclusione che se, come pare, verrà accolto un ordine del giorno che prevede la dilazione dei termini per effettuare il pagamento di quanto dovuto da parte delle imprese in questione, ciò sarà possibile perché noi, in maniera costruttiva e responsabile, abbiamo deciso di ritirare le nostre proposte emendative per «spirito di gruppo».
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Galletti. Ne ha facoltà.
GIAN LUCA GALLETTI. Signor Presidente, il mio gruppo condivide pienamente l'emendamento presentato dall'onorevole Gioacchino Alfano. Ci rendiamo conto, altresì, che la strada maestra sarebbe la sua approvazione da parte dell'Assemblea, poiché riteniamo che tale proposta sia molto coerente con l'intero provvedimento in esame. Comprendiamo, tuttavia, come non sussista la possibilità - e lo abbiamo denunziato fin dall'inizio - di modificare il testo del decreto legge, dal momento che non vi sono le condizioni per un ulteriore esame da parte del Senato.
Assumendo un atteggiamento costruttivo, quindi, pur rendendoci conto della minore cogenza di un ordine del giorno rispetto all'inserimento di una disposizione all'interno del testo in esame, segnalo che, assieme alla collega Germontani, abbiamo presentato un documento di indirizzo che invita il Governo a prevedere la rateizzazione degli oneri dovuti dalle società partecipate dagli enti locali.
Per questo motivo, chiedo all'onorevole Gioacchino Alfano di ritirare il suo emendamento per permettere la presentazione di un ordine del giorno, che abbiamo già predisposto.
GIOACCHINO ALFANO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIOACCHINO ALFANO. Signor Presidente, ritiro il mio emendamento 1.113 ed anche il mio emendamento 1.114, che è simile.
PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Gioacchino Alfano 1.121.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gioacchino Alfano. Ne ha facoltà.
GIOACCHINO ALFANO. Signor Presidente, questo emendamento tratta una questione delicata. L'articolo 1 stabilisce le azioni che i soggetti possono attivare nei confronti delle ingiunzioni di pagamento. Alla fine del periodo il Senato ha aggiunto l'espressione «, e successive modificazioni», nel senso che, nel caso in cui i soggetti interessati volessero fare ricorso contro gli atti ricevuti, lo possono fare non solo con la norma attuale, ma anche con la norma che sarà modificata in futuro.
Oltre alle «modificazioni», aggiungerei anche il termine «integrazioni», perché spero che nei provvedimenti che il Governo ha già predisposto si intervenga sulla possibilità per i soggetti chiamati al pagamento di utilizzare forme migliori di difesa.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gioacchino Alfano 1.121, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 371
Votanti 370
Astenuti 1
Maggioranza 186
Hanno votato sì 149
Hanno votato no 221).Pag. 63
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gioacchino Alfano 1.123, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 362
Votanti 360
Astenuti 2
Maggioranza 181
Hanno votato sì 143
Hanno votato no 217).
Prendo atto che il deputato Realacci non è riuscito a votare e che avrebbe voluto esprimere voto contrario.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Gioacchino Alfano 1.124.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gioacchino Alfano. Ne ha facoltà.
GIOACCHINO ALFANO. Signor Presidente, stiamo cercando di intervenire sulle somme che vengono incassate dallo Stato per il pagamento di imposte che non erano dovute e che oggi sono obbligatorie.
In effetti, dobbiamo porci un'altra domanda. Se era vero che quegli utili non erano tassati e se è vero che oggi, invece, lo sono in modo retroattivo, perché l'Unione europea ha avviato una procedura di infrazione? È pur vero che queste risorse rimangono nelle casse dello Stato. Quindi, anche se l'emendamento è abbastanza complesso, si cerca di realizzare una sorta di recupero, che non costituisce un aiuto di Stato, ma che può alleggerire il peso di un pagamento ingiusto.
Lo abbiamo ripetuto tante volte: ci troviamo di fronte ad un recupero di un'imposta non dovuta, con gli interessi e con tutti i carichi per un evasore, perché, tranne le sanzioni, questi soggetti vengono considerati come evasori, anche se gli stessi sanno da tempo di dover pagare. Bisogna dirlo per una questione di onestà intellettuale: non è da oggi che è stata avviata la procedura di infrazione, ma essa ha una data più antica. Alcune società avevano accantonato nei loro bilanci delle somme all'incirca paragonabili alle imposte che sono state quantificate e notificate ai soggetti interessati.
Con questo emendamento cerchiamo di recuperare quelle somme non alla disponibilità dello Stato, ma in termini di benefici per i comuni. Non mi riferisco tanto ai comuni interessati direttamente, perché se riproponiamo il principio che queste risorse vengano attribuite ai soggetti di cui parliamo, possiamo incorrere in un'altra infrazione. Si possono creare, però, dei canali attraverso i quali queste risorse vengono riportate ed utilizzate a beneficio dei comuni che all'epoca hanno ipotizzato di trasformare le proprie municipalità in società per azioni.
Quindi, non posso ritirare il mio emendamento e trasfonderne il contenuto in un ordine del giorno, in quanto si tratta di una questione normativa ben precisa.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gioacchino Alfano 1.124, non accettato dalle Commissioni né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 373
Votanti 372
Astenuti 1
Maggioranza 187
Hanno votato sì 146
Hanno votato no 226).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Gioacchino Alfano 1.134.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fugatti. Ne ha facoltà.
MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, questo emendamento vuole modificare il comma 2 dell'articolo 1 del decreto-legge. Esemplificando, accertato l'importo delle somme dovute dall'impresa, l'Agenzia delle entrate, entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore di questo decreto-legge, deve notificare il dovuto pagamento all'azienda interessata. Quest'ultima deve pagare entro trenta giorni, pena l'iscrizione a ruolo e, quindi, l'avvio della contestazione; come sappiamo, in base al testo attuale del provvedimento l'azienda interessata non può chiedere una dilazione dei pagamenti; vedremo poi se, tramite l'approvazione di specifici ordini del giorno, si potrà rimodulare in parte tale previsione.
Sempre in base al comma 2 dell'articolo 1 in esame, l'azienda interessata può, però, impugnare l'atto di ingiunzione dinanzi alle commissioni tributarie. L'autorità giudiziaria, infine - e sempre in base alle previsioni di cui al secondo comma dell'articolo 1 del provvedimento -, «può disporre la sospensione in sede cautelare delle ingiunzioni di cui al periodo precedente» ovvero degli atti con cui si ingiunge all'impresa di pagare. Il provvedimento però prevede solo tre ipotesi di detta sospensione: errore di persona, errore materiale del contribuente ed evidente errore di calcolo.
L'emendamento Gioacchino Alfano 1.134 intende appunto rimettere alla valutazione discrezionale delle commissioni tributarie l'individuazione delle ipotesi di sospensione di tali atti di ingiunzione; qualora ne ravvedano eventuali e fattive incongruenze, e non solo quindi nei tre casi previsti dal testo attuale, esse possono sospenderle. Ci sembra che anche questo emendamento vada nel senso di conferire maggiori garanzie alle aziende interessate dal provvedimento.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gioacchino Alfano 1.134, non accettato dalle Commissioni né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 371
Votanti 370
Astenuti 1
Maggioranza 186
Hanno votato sì 145
Hanno votato no 225).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gioacchino Alfano 1.135, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 364
Votanti 363
Astenuti 1
Maggioranza 182
Hanno votato sì 139
Hanno votato no 224).
Prendo atto che la deputata Formisano non è riuscita ad esprimere il proprio voto.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Gioacchino Alfano 1.139.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gioacchino Alfano. Ne ha facoltà.
GIOACCHINO ALFANO. Signor Presidente, adesso stiamo valutando l'ipotesi di atti che vengano notificati alle società e avverso i quali si può ricorrere dinanzi alle commissioni tributarie; si tratta di soggetti 'ordinari' ai quali sono permesse tutte le azioni utili per difendersi dagli accertamenti ricevuti. Il decreto-legge stabilisce tre ipotesi per le quali può essere sospesa la procedura di ingiunzione; ebbene, l'emendamento in questione vuole aggiungere alla lettera c), alle parole «evidente errore di calcolo» le parole «di significativa entità». Bisogna mettersi nei Pag. 65panni dei soggetti chiamati a pagare le imposte; come è capitato in passato - per esempio, con le famose cartelle pazze -, possono verificarsi casi in cui si confonde l'obbligo al pagamento per questa infrazione con situazioni soggettive diverse. Quindi, gli atti possono non essere sospesi su presupposti oggettivi. Tra i presupposti oggettivi può esserci anche il caso in cui l'importo sia di entità significativa, ipotesi in cui si potrebbe cautelativamente chiedere una sospensione. Quindi, l'emendamento al nostro esame cerca di inserire le parole «di significativa entità» alla lettera c) del comma 2.
Anche con riferimento ai successivi emendamenti cerchiamo di chiarire quale sia la posizione del contribuente che, seppure ormai rassegnato al pagamento delle imposte e degli interessi, può ricorrere al giudice per errori materiali o di identificazione del soggetto chiamato in causa. Ci possono essere altresì errori di quantificazione delle somme. Pertanto, quando questo tipo di errore è consistente, si chiede la sospensione del provvedimento.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gioacchino Alfano 1.139, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 363
Votanti 362
Astenuti 1
Maggioranza 182
Hanno votato sì 145
Hanno votato no 217).
Prendo atto che le deputate Formisano e Germontani non sono riuscite a votare e che quest'ultima avrebbe voluto esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Gioacchino Alfano 1.140.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fugatti. Ne ha facoltà.
MAURIZIO FUGATTI. L'emendamento Gioacchino Alfano 1.140 segue la linea di ciò di cui ho parlato prima. Infatti si dice che l'autorità giudiziaria può disporre la sede cautelare delle ingiunzioni in tre ipotesi, come poc'anzi detto: errore di persona, errore materiale del contribuente ed evidente errore di calcolo. I precedenti emendamenti hanno cercato di specificare in maniera più chiara ed esaustiva questi tre punti che ho appena citato. L'emendamento in esame punta ad inserire la lettera c-bis), vale a dire l'ipotesi della «evidente necessità di ritardare recupero, al fine di evitare danni irreparabili al contribuente».
Si tratta di una proposta emendamentiva che va incontro alla necessità del contribuente che si trovi in uno stato di evidente difficoltà. In questo caso, l'autorità giudiziaria può disporre la sospensione di questo pagamento in relazione ad uno stato oggettivo di necessità, chiaro e contingente, da parte del contribuente, proprio per evitarne danni irreparabili.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gioacchino Alfano. Ne ha facoltà.
GIOACCHINO ALFANO. Signor Presidente, su questo articolo, insieme ai gruppi della Lega Nord Padania, dell'UDC e di Alleanza Nazionale, avevamo presentato quasi quattrocento emendamenti che sono stati adesso ridotti cento. Di questi cento, ne sono rimasti pochissimi. Di questi pochissimi, le questioni che rimangono veramente importanti sono poche. Una è questa: il rischio che corrono le società chiamate al pagamento. Infatti, parliamo di risorse consistenti. Inoltre, si tratta di soggetti che nella maggior parte dei casi sono stati delegati a svolgere attività dei servizi degli enti locali o comunque servizi che, fino a pochi anni fa, venivano erogati esclusivamente dagli enti locali e dai comuni.
Quindi, molti cittadini considerano queste società, anche se società per azioni - in quanto soggetti chiamati a stare nella Pag. 66concorrenza -, come operatori degli enti locali. Sarebbe grave, dal punto di vista dell'immagine dello Stato, che queste società si vedano recapitate cartelle di pagamento d'imposta e che siano eventualmente soggette altresì all'esecuzione forzata delle stesse. Infatti, potrebbe accadere che un comune, proprietario delle quote di tale aziende e obbligato al pagamento per questioni diverse, non abbia la possibilità di poterle pagare. In quanto, di fatto, tale comune è il proprietario di una società che è il soggetto obbligato al pagamento nelle more di questa esecuzione, si vedrà applicati gli istituti tradizionali di recupero delle imposte non pagate.
Quindi, riteniamo ingiusto il recupero di un'imposta non dovuta, che viene addebitata ai comuni per non farla addebitare allo Stato che aveva legiferato in quel senso. Non riusciamo a convincerci del fatto che, se il comune chiede una dilazione o, quanto meno, dimostra oggettivamente un danno che può essere causa dell'impossibilità momentanea del pagamento, non si possa avere la sospensione. Tra l'altro, l'istituto della sospensione viene applicato ai singoli contribuenti. Noi abbiamo cercato di inserirlo nella norma perché, ripeto, parlando di importi molto consistenti, che non danno ai direttori delle Agenzie delle entrate la libertà di poter interpretare autonomamente la sospensione - sapete benissimo che la sospensione delle ingiunzioni dei pagamenti viene attivata dai direttori delle Agenzie delle entrate -, se il contribuente fosse impossibilitato al pagamento della somma, si potrebbe chiedere la sospensione.
Nella premessa ho fatto riferimento al numero degli emendamenti che avevamo presentato perché da parte nostra sussisteva un atteggiamento anche abbastanza critico nei confronti di una parte del Parlamento che avrebbe potuto approfondirne maggiormente l'esame. Nel corso della discussione sulle linee generali ho detto che forse il Senato, distratto da altri provvedimenti che aveva in calendario, non ha avuto tempo di apportare quelle modifiche che niente avevano a che fare con le infrazioni. Infatti, adesso stiamo continuando a parlare delle infrazioni come se giustificassero il tutto. Allora, se è vero che alcuni soggetti sono chiamati al pagamento di somme consistenti per evitare un'infrazione, è anche vero che ci possono essere delle situazioni soggettive di impossibilità a soddisfare il pagamento di tali somme. Quindi, la lettera c-bis tende ad aggiungersi alle ipotesi di sospensione che sono state già previste, per fare in modo che poi, una volta dimostrata l'impossibilità del pagamento, possano essere sospesi i recuperi.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Galletti. Ne ha facoltà.
GIAN LUCA GALLETTI. Signor Presidente, intervengo solo per aggiungere la mia firma all'emendamento Alfano 1.140. Ritengo, infatti, che sia di buon senso prevedere, oltre alle fattispecie già contemplate dall'articolo 1 (errore di persona, errore materiale del contribuente ed evidente errore di calcolo), anche la fattispecie contemplata dalla lettera c-bis (evidente necessità di ritardare il recupero, al fine di evitare danno irreparabile al contribuente). Tutto ciò perché stiamo parlando, da una parte, di oggetti delicati, di società che erogano pubblici servizi - quindi, un grave e irreparabile danno dato da questo pagamento (che, ripeto, in molti casi è ingente) potrebbe anche avere un effetto negativo sulla collettività - e, dall'altra, di comuni. Vi lascio pensare ciò che cosa significhi e che danni possa provocare alla contabilità dei comuni in momenti difficili come questi e con somme ingenti.
Quindi, reputo che l'emendamento Gioacchino Alfano 1.140 sia di buonsenso. Sottolineo nuovamente che la rigidità della discussione impedisce di migliorare alcune parti del provvedimento in maniera condivisa al fine di determinare effetti positivi a favore dei cittadini.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gioacchino Alfano 1.140, non accettato Pag. 67dalle Commissioni né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 379
Votanti 377
Astenuti 2
Maggioranza 189
Hanno votato sì 146
Hanno votato no 231).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fugatti 1.141, non accettato dalle Commissioni né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 384
Votanti 382
Astenuti 2
Maggioranza 192
Hanno votato sì 151
Hanno votato no 231).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gioacchino Alfano 1.142, non accettato dalle Commissioni né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 379
Votanti 378
Astenuti 1
Maggioranza 190
Hanno votato sì 149
Hanno votato no 229).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Fugatti 1.145.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fugatti. Ne ha facoltà.
MAURIZIO FUGATTI. Allo stesso modo dell'emendamento Gioacchino Alfano 1.142, anche questa proposta emendativa tratta di interessi. In particolare, ci si riferisce al comma 3 dell'articolo 1, dove si stabilisce come calcolare gli interessi che queste imprese devono pagare a seguito del pronunciamento dell'Unione europea che impone di restituire - con gli interessi, appunto - le imposte non pagate relative agli anni 1997, 1998 e 1999.
Con la presente proposta emendativa proponiamo dunque che il tasso di interesse da applicare debba essere ridotto nella misura del 50 per cento.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fugatti 1.145, non accettato dalle Commissioni né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 376
Votanti 375
Astenuti 1
Maggioranza 188
Hanno votato sì 147
Hanno votato no 228).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gioacchino Alfano 1.150, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 371
Votanti 370
Astenuti 1
Maggioranza 186
Hanno votato sì 145
Hanno votato no 225).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gioacchino Alfano 1.153, non accettato dalle Commissioni né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 378
Votanti 377
Astenuti 1
Maggioranza 189
Hanno votato sì 149
Hanno votato no 228).
Passiamo agli identici emendamenti Germontani 1.155, Galletti 1.156, Gioacchino Alfano 1.157 e Satta 1.159.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Germontani. Ne ha facoltà.
MARIA IDA GERMONTANI. Signor Presidente, il gruppo di Alleanza Nazionale ha presentato pochi emendamenti, volti a migliorare e a chiarire il testo in esame.
Intendo ritirare il mio emendamento 1.155 con l'intenzione di trasfonderne il contenuto in un ordine del giorno, al fine di sollecitare una risposta da parte del Governo. Tale emendamento riguarda il comma 4, dell'articolo 1 che, riferendosi alla disciplina comunitaria, prevede che costituiscono deroghe al divieto previsto dall'articolo 87, paragrafo 1, del Trattato che istituisce la Comunità europea, e non sono pertanto oggetto di iscrizione a ruolo a titolo definitivo, gli aiuti, comunque determinati nella comunicazione di ingiunzione notificata al soggetto beneficiario, rientranti nell'ambito di applicabilità della regola «de minimis», esclusi i settori disciplinati da norme comunitarie speciali in materia di aiuti di Stato emanate sulla base del Trattato che istituisce la Comunità economica europea o del Trattato che istituisce la Comunità europea del carbone e dell'acciaio, vigenti nel periodo di riferimento.
La regola «de minimis» fissa una cifra assoluta, nell'arco di tre esercizi finanziari, recentemente innalzata a 200 mila euro dal nuovo regolamento della Commissione europea, quale soglia di aiuto al di sotto della quale si può considerare inapplicabile l'articolo 87, paragrafo 1, del Trattato di Roma, che vieta gli aiuti di Stato.
Questa regola si basa sul principio che, nella grande maggioranza dei casi, gli aiuti di importo esiguo non hanno alcun impatto sensibile sugli scambi e sulla concorrenza tra Stati membri. Gli Stati membri, a loro volta, sono tenuti ad instaurare modalità di controllo atte a garantire che il limite che vi abbiamo indicato non venga superato, anche se l'aiuto è concesso da autorità locali, regionali o nazionali diverse e che permettono loro di dare risposta all'eventuale richiesta di spiegazione da parte della Commissione europea.
L'emendamento che ritiro, il cui contenuto sarà trasfuso in un ordine del giorno che presenterò, suggerisce di aggiungere, all'ultimo periodo del comma 4 dell'articolo 1, un riferimento che ampli le ipotesi di esclusione o di riduzione dell'entità della restituzione, che viene invece prevista dal provvedimento solo per i casi rientranti nell'ambito di applicabilità della regola del «de minimis». Sarebbe auspicabile, infatti, l'ampliamento anche a tutte quelle ipotesi che, così come è stato espressamente previsto dalla decisione del 2003 n. 193 della Commissione europea, non rientrano nell'ambito di applicazione della decisione, come ad esempio le agevolazioni fiscali relative ad attività non concorrenziali.
PRESIDENTE. Dunque, l'emendamento Germontani 1.155 è stato ritirato e l'onorevole Germontani si riserva di trasfonderne il contenuto in un ordine del giorno.
Chiedo all'onorevole presentatore dell'emendamento Gioacchino Alfano 1.157 se acceda anch'egli all'invito al ritiro.
GIOACCHINO ALFANO. Signor Presidente, lo ritiro anch'io.
PRESIDENTE. Sta bene.
Chiedo all'onorevole Galletti se acceda all'invito al ritiro del suo emendamento 1.156.
GIAN LUCA GALLETTI. Signor Presidente, lo ritiro e preannunzio che sottoscriverò l'ordine del giorno che sarà presentato dalla collega Germontani.
PRESIDENTE. Onorevole Satta, accede anche lei all'invito al ritiro del suo emendamento 1.159?
ANTONIO SATTA. Lo ritiro anch'io.
PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo, dunque, alla votazione dell'emendamento Gioacchino Alfano 1.171.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gioacchino Alfano. Ne ha facoltà.
GIOACCHINO ALFANO. Signor Presidente, l'emendamento in oggetto riguarda i soggetti che non sono tenuti al pagamento, perché gli aiuti rientrano in un certo importo. Mi riferisco ai cosiddetti aiuti «de minimis». Poiché l'importo viene calcolato su un periodo fisso, nel caso in cui si raggiunga il limite massimo si passa ad un periodo successivo; l'emendamento, dunque, chiede la soppressione del secondo e del terzo periodo del comma 6.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento già che Alfano 1.171, non accettato dalle Commissioni né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 379
Votanti 377
Astenuti 2
Maggioranza 189
Hanno votato sì 153
Hanno votato no 224).
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Galletti 1.188, Gioacchino Alfano 1.189 e Satta 1.191.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gioacchino Alfano. Ne ha facoltà.
GIOACCHINO ALFANO. Signor Presidente, in precedenza ho atto riferimento ai soggetti esonerati dal pagamento perché non raggiungono un importo minimo. Vi chiedo di mettervi nei panni di questi soggetti e sul modo in cui devono documentare il fatto di rientrare in questo requisito.
L'emendamento in oggetto chiede che le società beneficiarie, che intendano avvalersi della disposizione, producano una dichiarazione sostitutiva dell'atto di notorietà. Quello delle semplificazioni è un tema non nuovo al Parlamento. Dunque, è fondamentale affrontarlo ora.
Dovete soltanto pensare che la preoccupazione dei soggetti interessati al pagamento o all'esonero riguarda anche le spese che nascono dalle consulenze o comunque dalla difficoltà di interpretazione della norma. E quindi ci potrebbe essere, oltre a quello dell'imposta, anche un costo aggiuntivo non di poco conto: voi immaginate che queste società, che sono state sempre in regola, oggi sono tenute a pagare un'imposta non dovuta; adesso dunque pagano, pagano gli interessi e sono Pag. 70anche chiamate ad attivarsi dal punto di vista dell'interpretazione ad esempio dei requisiti e degli importi.
Allora, per il caso «de minimis», cioè di quei soggetti che non sono chiamati al pagamento in quanto non arrivano all'importo limite, prevediamo che essi possano produrre una dichiarazione sostitutiva. Come vedete, la proposta emendativi non c'entra nulla con l'inflazione e con l'obbligo; si prevede solo una procedura amministrativa interna, che aiuta alcuni soggetti che possono avere anche difficoltà rispetto agli adempimenti, e che quindi, non avendo la possibilità di documentare che si trovano all'interno di quel limite, possono essere chiamati al pagamento, anche se non dovuto. Viceversa, l'atto di notorietà può semplificare e permettere di avvalersi di quel beneficio.
MARIA IDA GERMONTANI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MARIA IDA GERMONTANI. Intervengo per apporre la mia firma all'emendamento Gioacchino Alfano 1.189.
PRESIDENTE. Sta bene. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Galletti 1.188, Gioacchino Alfano 1.189 e Satta 1.191, non accettati dalle Commissioni né dal Governo, e sui quali la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 384
Votanti 383
Astenuti 1
Maggioranza 192
Hanno votato sì 155
Hanno votato no 228).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Gioacchino Alfano 1.192.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gioacchino Alfano. Ne ha facoltà.
GIOACCHINO ALFANO. Signor Presidente, ora entriamo nel tecnicismo, in questioni di dettaglio. In effetti, come possono i soggetti chiamati in causa dimostrare i requisiti posseduti? E come possono poi depositare i ricorsi o, comunque, mettere in campo un contenzioso? Ci stiamo incamminando in questioni tecniche forse poco comprensibili, ma che, per chi deve applicarle, sono molto importanti.
Ci riferiamo ora alla notifica di diversi esercizi e quindi di anni: abbiamo detto che l'esenzione di cui parliamo veniva applicata su diversi anni e che quindi le società vengono chiamate al pagamento di imposte per diversi anni.
L'emendamento in esame tende a semplificare l'azione di chi intenda opporsi a tale richiesta, dandogli il diritto a farlo una sola volta, non appellandosi dunque ad ogni documento. Forse questo potrebbe essere risolto alla radice, cioè gli uffici delle entrate che si sono attivati per il recupero possono procedere in modo che questo venga fatto con un solo atto, in modo che il soggetto che intenda opporsi alla richiesta possa farlo con un solo atto.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fugatti. Ne ha facoltà.
MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, intervengo per sottoscrivere l'emendamento Gioacchino Alfano 1.192, del quale comprendiamo a pieno il significato: si vuole invertire il procedimento previsto dal provvedimento, secondo cui è compito delle società beneficiarie, che intendano avvalersi della disposizione di cui al comma 4 (dove si parla del cosiddetto «de minimis»), produrre la dichiarazione per dimostrare che si trovino in quel particolare stato.
L'emendamento Gioacchino Alfano 1.192 inverte, invece, le parti e dice che, Pag. 71con il procedimento di cui al comma 2, è l'Agenzia delle entrate che informa le società beneficiarie degli aiuti di cui possono avvalersi secondo la disposizione di cui al comma 4. Vi è quindi un'inversione di compiti: mentre secondo quanto previsto nel testo in esame la società beneficiaria deve sapere di essere nella situazione prevista nel comma 4, e quindi poi attivarsi dimostrando di essere in quella particolare condizione, secondo l'emendamento dell'onorevole Gioacchino Alfano, che certamente non verrà approvato, sarebbe l'Agenzia delle entrate a comunicare alla società beneficiaria quello stato di cose.
Ci sembra una inversione di ruoli e di funzioni che va comunque verso la certezza del godimento di quel diritto. Prevedere che l'Agenzia delle entrate (la quale chiaramente dovrà operare in modo corretto, funzionale ed efficiente) comunichi alla società che potrà beneficiare della disposizioni previste dal comma 4 e rientrare quindi all'interno di tutta una serie di casistiche (importanti per questo tipo di provvedimento e per quella società), mi sembra una modifica interessante e anche utile.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gioacchino Alfano 1.192, non accettato dalle Commissioni né dal Governo e su cui la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 385
Votanti 384
Astenuti 1
Maggioranza 193
Hanno votato sì 155
Hanno votato no 229).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Fugatti 1.196.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fugatti. Ne ha facoltà.
MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, come diceva in precedenza il collega Gioacchino Alfano, si entra nel dettaglio di piccolezze e di aspetti non certo importantissimi, ma il cui contenuto può comunque essere interessante. Con l'emendamento in oggetto chiediamo di sopprimere le seguenti parole: «consegnate a mano o». Stiamo parlando delle società beneficiarie, rientranti all'interno del de minimis, di cui al comma 4, che devono produrre una dichiarazione sostitutiva dell'atto di notorietà, nonché una serie di documentazioni per specificare questo aspetto, come recita il comma 9. Il comma 10 stabilisce che le società debbano provvedere tramite la consegna a mano, oppure tramite l'invio a mezzo di raccomandata, con avviso di ricevimento, entro quindici giorni. Noi chiediamo che la possibilità della consegna a mano venga soppressa perché riteniamo che l'invio tramite raccomandata sia più chiaro ed efficiente. Infatti, molte volte la consegna a mano può essere meno utilizzata da chi è abituato ad altre modalità ed ha quindi in proposito meno esperienza. A nostro avviso la previsione dell'invio soltanto tramite raccomandata è più funzionale.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fugatti 1.196, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 387
Votanti 386
Astenuti 1
Maggioranza 194
Hanno votato sì 154
Hanno votato no 232).Pag. 72
Passiamo alla votazione dell'emendamento Gioacchino Alfano 1.197.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gioacchino Alfano. Ne ha facoltà.
GIOACCHINO ALFANO. Signor Presidente, il collega Fugatti faceva giustamente riferimento ad una fase del provvedimento piuttosto tecnica. Tuttavia, non bisogna dimenticare che in sede di Commissioni non siamo riusciti, a causa di motivi forse non dovuti alla volontà della Camera dei deputati, ad avere il tempo per approfondire tali questioni, che pertanto affrontiamo in Assemblea.
Il mio emendamento chiede di utilizzare come strumento di trasmissione per i soggetti abilitati anche i mezzi informatici e telematici. Ciò dovrebbe essere già stabilito da norme giuridiche e in effetti il nostro codice già definisce quali sono gli strumenti utilizzabili per la notifica, sia per chi la riceve che per le opposizioni. Tuttavia, dal momento che il decreto-legge li richiama, quasi a volerli rimarcare, con il nostro emendamento vogliamo aumentare le possibilità di applicazione della norma che in qualche modo attenuano il disagio dei soggetti chiamati in causa.
Come continuiamo a ripetere dall'inizio dell'esame del provvedimento, stiamo parlando di soggetti che pagano imposte riferite ad anni per i quali erano stati dichiarati esenti. Quindi, si può verificare il controsenso di una società che, pur abilitata alla trasmissione telematica delle proprie dichiarazioni e quindi all'utilizzo di uno strumento economico e veloce, ne è impedita dal fatto che il decreto-legge in oggetto non ne fa menzione.
Pertanto, il mio emendamento intende aggiungere agli strumenti di comunicazione previsti anche quello telematico.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gioacchino Alfano 1.197, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 375
Votanti 373
Astenuti 2
Maggioranza 187
Hanno votato sì 146
Hanno votato no 227).
Avverto che, della serie di emendamenti a scalare da Fugatti 1.198 a Fugatti 1.209, porrò in votazione, come prassi, il primo e l'ultimo.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Fugatti 1.198.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fugatti. Ne ha facoltà.
MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, torniamo a quanto dicevamo in precedenza sul fatto che le società beneficiarie devono produrre una documentazione da consegnare a mano o da inviare a mezzo raccomandata. Il provvedimento recita che tale produzione deve avvenire entro 15 giorni. Noi chiediamo di ampliare il termine di tempo a 60 giorni, perché crediamo che ciò vada nella direzione di fornire un aiuto alle società interessate. Poiché parliamo delle società che possono beneficiare della possibilità di essere escluse dal provvedimento, vorrei portare all'attenzione dell'Assemblea quanto è stato sostenuto dagli auditi presso le Commissioni, che hanno manifestato il rischio che determinate fattispecie di società siano inserite nel provvedimento come contribuenti, fatto che creerebbe oggettive difficoltà.
Era stato chiesto dalle categorie interessate, durante le audizioni, di prevedere l'esclusione in base a peculiari caratteristiche di alcune società. Mi riferisco in particolare alle società in house, che a tempo debito non potevano aver compiuto una distorsione della concorrenza e non potevano avere ricevuto aiuti di Stato essendo società di una fattispecie ben chiara. Vedremo se vi saranno ordini del giorno che andranno in questo senso e se saranno accettati dal Governo.Pag. 73
Comunque, si tratta di casi particolari che devono essere valutati. Ciò non è stato possibile perché gli emendamenti presentati su questo argomento, anche da altri colleghi, sono stati ritirati per la chiara mancanza di volontà da parte del Governo di modificare il provvedimento.
L'emendamento a mia firma 1.198 è molto semplice. Esso punta ad ampliare il termine di tempo necessario, da 15 a 60 giorni, per la presentazione della documentazione da parte delle società beneficiarie. Ci sembra, anche in questo caso, che si tratti di un emendamento di tutto vantaggio per le società interessate. Comprendiamo che non potrà essere accettato, ma non possiamo certo dire che si tratti di un emendamento ostruzionistico.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fugatti 1.198, non accettato dalle Commissioni né dal Governo, e sui cui la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 379
Votanti 377
Astenuti 2
Maggioranza 189
Hanno votato sì 151
Hanno votato no 226).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fugatti 1.209, non accettato dalle Commissioni né dal Governo, e su cui la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 381
Maggioranza 191
Hanno votato sì 154
Hanno votato no 227).
Prendo atto che la deputata Formisano non è riuscita a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Ciro Alfano 1.212.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Galletti. Ne ha facoltà.
GIAN LUCA GALLETTI. Signor Presidente, si tratta dell'ultimo tentativo per ripristinare la tassazione corretta degli utili che riguardano il periodo di imposta in moratoria. L'emendamento in esame mira a rimettere, diciamo così, l'orologio indietro di alcuni anni per ripristinare la metodologia esistente prima del 2003, cioè il credito d'imposta. Chiediamo che le imposte, che oggi gli enti locali sono tenuti a pagare attraverso le loro società partecipate, ritornino ai comuni tramite il credito di imposta. Quindi, i comuni potrebbero riprendersi quanto le società oggi pagano attraverso il minor versamento di altre imposte, come ad esempio l'IVA (per le attività per cui gli enti locali ne sono soggetti) o gli oneri contributivi sui dipendenti. Ciò riporterebbe la neutralità che esisteva sul pagamento delle imposte.
Ritengo che tale procedura sarebbe comprensibile anche da parte delle autorità europee, perché il pagamento dell'imposta sarebbe effettuato come sarebbe stato effettuato allora se non vi fosse stato il medesimo dell'esenzione dell'imposta e si verificherebbe anche il recupero allora esistente e che esisterebbe anche oggi.
Ritengo, quindi, che questa neutralità sia necessaria, al fine di rendere il provvedimento giusto nei confronti delle società ex municipalizzate dei comuni.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gioacchino Alfano. Ne ha facoltà.
GIOACCHINO ALFANO. Signor Presidente, vorrei sottoscrivere l'emendamento in esame che è fondamentale, perché, paradossalmente, se le società all'epoca avessero pagato le imposte, vi sarebbe stato un recupero da parte dei comuni. Pag. 74Pertanto, oggi ci troviamo di fronte ad un paradosso: in ordine alle imposte da pagare, vi è un trattamento differenziato, secondo una certa modalità aggravata, nei confronti dei soggetti tenuti al pagamento.
Si tratta dell'ultimo emendamento presentato all'articolo 1 (poi si passa all'esame degli emendamenti presentati all'articolo 2) che affronta, forse, la questione più importante. Il comune può deliberare di trasformare un'azienda municipalizzata in società per azioni, avvalendosi di una norma che contiene disposizioni relative all'esenzione dalle imposte che poi vengono recuperate dopo un certo periodo di anni; se tali imposte fossero state pagate in un certo periodo, i comuni le avrebbero recuperate. Quindi, l'emendamento tende a fare in modo che quella condizione storica, non di beneficio, ma di recupero, possa essere ripristinata.
È l'ultimo appello che rivolgo per quanto riguarda le modifiche da apportare all'articolo 1; dobbiamo convincerci tutti che si tratta di una richiesta condivisibile che non intralcia le disposizioni dell'Unione europea, la quale, invece, tende a riequilibrare le società per azioni, perché l'infrazione fa in modo che i soggetti sul mercato siano gli stessi: quindi nessun soggetto Spa che svolge quell'attività deve beneficiare dell'esenzione fiscale.
In Italia vigeva un sistema in base al quale, per alcune situazioni, venivano assoggettati gli utili all'imposta, ma, poiché si tratta di quote di enti locali, di comuni, questi ultimi si trovano in una situazione soggettiva che gli permette di recuperarli. Pertanto, mi rivolgo al relatore e al Governo e chiedo uno sforzo teso a modificare, almeno in parte, questo articolo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Germontani. Ne ha facoltà.
MARIA IDA GERMONTANI. Signor Presidente, sottoscrivo anch'io l'emendamento Ciro Alfano 1.212, perché mi sembra un emendamento di buon senso.
Il dibattito sugli emendamenti viene costretto e contenuto. Un dibattito nel quale tutti noi, membri della Commissione finanze, siamo particolarmente coinvolti perché ci appassiona. Certamente c'è anche un dibattito di contenuto tecnico che quindi richiede una certa conoscenza, perché si tratta di articoli a volte ostici sotto certi aspetti. Mi unisco anch'io all'appello degli altri colleghi e chiedo al Governo di considerare quanto richiesto dall'emendamento Ciro Alfano 1.212.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ciro Alfano 1.212, non accettato dalle Commissioni né dal Governo e sul quale anche la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 386
Votanti 385
Astenuti 1
Maggioranza 193
Hanno votato sì 159
Hanno votato no 226).
Prendo atto che l'emendamento Fugatti 2.30 è stato ritirato.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Fugatti 2.31.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Garavaglia. Ne ha facoltà.
MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, l'articolo 2 riguarda la promozione della candidatura di Milano all'Esposizione universale del 2015. Ovviamente siamo d'accordo. È chiaro che proporre la città di Milano, capitale economica del Paese, come candidata per l'Expo è una cosa positiva.
Milano e la Lombardia sono la locomotiva economica della Padania e, quindi, di tutto il Paese. Sappiamo tutti che, se vanno bene Milano, la Lombardia, il Veneto, Pag. 75il Piemonte - la Padania - va bene l'economia di tutto il Paese. Ce ne siamo accorti proprio in questi giorni, quando si è sviluppata la discussione sul cosiddetto «tesoretto»: vi è stata una crescita imprevista del PIL che è frutto dell'azione delle nostre imprese, del settore privato (non è il pubblico che genera il PIL; semmai, il pubblico rappresenta una zavorra per il PIL). Il settore privato riesce a produrre reddito nonostante un settore pubblico elefantiaco ed inefficiente! Che almeno questo «tesoretto» non sia buttato via! Speriamo che, una volta tanto, si voglia fare non come la cicala, ma come la formica! Speriamo che il «tesoretto» non sia speso, ma investito in infrastrutture o nella detassazione degli utili reinvestiti, per generare ulteriore ricchezza.
Quanto all'emendamento Fugatti 2.31, non si tratta di proposta meramente formale: noi proponiamo che siano coinvolti anche gli enti locali e che i fondi non siano gestiti dal centro, da Roma, dallo Stato e dal ministero, bensì anche, insieme, dagli enti locali, vale a dire dalla regione, dalla provincia e dal comune. La questione non è formale, perché c'è una «leggina» che si chiama Costituzione, la quale prevede, all'articolo 117, che il commercio internazionale è materia di legislazione concorrente (penso che siamo d'accordo tutti). Orbene, se si tratta di materia di legislazione concorrente, perché la gestione delle risorse è demandata in toto allo Stato ed al ministero? Non ha senso! Sempre la Costituzione prevede, all'articolo 114, che «La Repubblica è costituita dai Comuni, dalle Province, delle Città metropolitane, dalle Regioni e dallo Stato»: poi c'è lo Stato!
Per noi il federalismo non è fatto di chiacchiere, ma è una cosa concreta; quindi, la Costituzione va riempita di contenuti concreti. All'inizio degli anni Novanta, un noto economista, Niki Omae, aveva previsto che in Italia il federalismo sarebbe stato attuato entro il 2010: entro tale data sarebbe avvenuta la trasformazione dell'Italia in uno Stato pienamente federale. Noi speriamo che ciò avvenga prima del 2010; di sicuro, dovrà avvenire almeno per il 2015. Grazie (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fugatti 2.31, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 384
Votanti 383
Astenuti 1
Maggioranza 192
Hanno votato sì 158
Hanno votato no 225).
Prendo atto che il deputato Realacci non è riuscito votare e che avrebbe voluto esprimere un voto contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fugatti 2.34, non accettato dalle Commissioni né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 378
Votanti 377
Astenuti 1
Maggioranza 189
Hanno votato sì 151
Hanno votato no 226).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Fugatti 2.37.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fugatti. Ne ha facoltà.
MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, non vorrei portare male - mi riferisco all'auspicio formulato dal collega Pag. 76Garavaglia -, ma ho l'impressione che il federalismo, considerata la situazione politica che caratterizza questo Parlamento, non lo vedremo realizzato entro il 2010; e chissà se nel 2015 terminerà la stasi di questo Stato (ma questo è un altro discorso)!
Il mio emendamento 2.37 mira ad inserire tra i soggetti che dovranno realizzare le iniziative per la promozione della candidatura della città di Milano all'Esposizione universale del 2015 gli enti interessati: la regione Lombardia, la provincia ed il comune di Milano.
Come ha affermato il collega Garavaglia, quello in esame è un emendamento federalista che è conforme anche al principio di sussidiarietà, secondo il quale le iniziative vanno assunte al livello più vicino al soggetto realmente interessato.
Il fatto che si parli della candidatura di Milano e che si preveda che la regione Lombardia, la provincia di Milano ed il Comune di Milano siano partecipi ed interpreti di questa azione è sicuramente positivo.
È sintomatico che sia il gruppo della Lega Nord a prevedere queste modifiche all'interno di questo provvedimento. La Lega Nord dimostra così di essere autenticamente autonomista e federalista e, nel momento in cui si parla di enti locali e decentramento, dimostra anche di saper intervenire con emendamenti puntuali e precisi per dare forza e potere decisionale agli enti interessati, in questo caso la regione Lombardia, la provincia ed il comune di Milano.
Sappiamo già che questi emendamenti non verranno approvati; il fatto che noi li abbiamo comunque proposti rappresenta un ulteriore segnale di quale sia la nostra posizione politica verso gli enti locali, l'autogoverno, il federalismo e l'autonomia.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fugatti 2.37, non accettato dalle Commissioni né dal Governo, su cui la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 373
Votanti 372
Astenuti 1
Maggioranza 187
Hanno votato sì 154
Hanno votato no 218).
Prendo atto che il deputato Grassi non è riuscito a votare e che avrebbe voluto esprimere voto contrario.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Fugatti 2.39.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Garavaglia. Ne ha facoltà.
MASSIMO GARAVAGLIA. Grazie, Presidente. Torniamo sull'argomento auspicando che almeno venga accolto l'ordine del giorno. Purtroppo sappiamo come sta funzionando questa legislatura, si va avanti con decreti-legge e con il Parlamento che di fatto approva leggi approvate dal Governo e dalle segreterie di partito, con buona pace della democrazia rappresentativa. Dobbiamo quindi affidarci agli ordini del giorno per modificare le leggi che vengono fatte in fretta e male, ma questo è un problema che riguarda la coscienza di chi si comporta in questo modo.
Veniamo ora al punto. Si è detto prima: riempiamo di contenuti il federalismo. Pare, ma noi ne siamo anche convinti, che si sta diffondendo l'idea in tutti i partiti politici che l'unico modo per tenere veramente sotto controllo la spesa pubblica sia in quantità che in qualità sia il federalismo fiscale. Solo portando il livello di spesa vicino ai cittadini, dando la possibilità di controllare come vengono spesi i quattrini, se Pag. 77vengono spesi, esiste la possibilità di spendere meno soldi oppure di spendere meglio gli stessi soldi, avendo quindi un ritorno maggiore in termini di produzione di ricchezza e di servizi e benessere per i cittadini.
Ebbene, noi continuiamo ad insistere su questo punto e siamo convinti che alla fine ci arriveremo. Tuttavia, tornando sulla questione del «tesoretto», invece di pensare a spenderlo in maniera elettoralistica, perché ci sono le amministrative che incombono ed i sondaggi elettorali non sono dei migliori, pensiamo una buona volta al bene del paese e utilizziamo il «tesoretto» per iniziare a generare un po' di federalismo fiscale. Questo potrà dare un futuro di benessere a tutta la nazione.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fugatti 2.39, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 383
Votanti 382
Astenuti 1
Maggioranza 192
Hanno votato sì 159
Hanno votato no 223).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Fugatti 2.38.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fugatti. Ne ha facoltà.
MAURIZIO FUGATTI. Stiamo discutendo su una serie di emendamenti molto simili, che danno il senso di quale sia la posizione politica della Lega Nord sulla candidatura di Milano e sul fatto che debbano essere interessati anche la regione Lombardia, la provincia ed il comune di Milano. L'emendamento 2.38 punta ad inserire la regione Lombardia ed il comune di Milano quali candidati promotori per la candidatura di Milano per l'Esposizione universale del 2015.
Il fatto che sui vari emendamenti presentati ci siano interventi solamente degli esponenti della Lega Nord credo sia sintomatico, anche in una fase non certo di dura contrapposizione all'interno di quest'aula, di quali siano le diverse sensibilità del nostro gruppo verso gli enti locali e verso i temi del decentramento, dell'autogoverno e della possibilità di decidere a casa propria su determinate questioni o comunque almeno di proporre a casa propria qualcosa al riguardo.
Questo emendamento, così come il successivo 2.41, sempre a mia prima firma e che va nella stessa direzione, fa parte di un pacchetto di cinque, sei emendamenti che sono stati presentati appositamente per specificare la chiara posizione della Lega Nord su questo tema. Crediamo infatti che quando si parla, all'interno di quest'aula, di federalismo, di autogoverno, di decentramento e di autonomia - temi sui quali molti si riempiano soltanto la bocca! - sia un aspetto positivo anche semplicemente stabilire che sia lo stesso territorio a gestire poi questo evento, a dare l'input, a promuoverlo, essendo esso stesso portatore di questa istanza.
Vedo però che la voce della Lega, che comunque non sarà ascoltata perché sappiamo che il provvedimento è blindato, è l'unica ad andare in questo senso e questo ci fa capire come il Parlamento romano sia poco sensibile ai temi delle autonomie, del decentramento e del federalismo e quanto strada ci sia ancora da fare per raggiungere questi obiettivi.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Ippolito Vitale. Ne ha facoltà.
IDA D'IPPOLITO VITALE. Non resto indifferente al richiamo del collega della Lega e chiedo inoltre di sottoscrivere questo suo emendamento, nella convinzione che l'idea di federalismo non sia contraria Pag. 78al principio di unità nazionale e che nella fattispecie il coinvolgimento degli enti locali per sostenere e garantire la candidatura di Milano rappresenti un percorso giusto e perciò condivisibile.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Ceroni. Ne ha facoltà.
REMIGIO CERONI. Poiché questo è uno degli ultimi emendamenti riferiti all'articolo 2, vorrei manifestare il mio disappunto su tale articolo, il cui intento è quello di semplificare le procedure di utilizzo delle risorse messe a disposizione dalla legge finanziaria 2007 per la promozione della candidatura italiana all'Esposizione universale del 2015. Intanto si tratta di somme molto rilevanti (mi pare 3 milioni di euro). Non capisco inoltre per quale motivo occorre accelerare le procedure per un'iniziativa che si farà fra sette, otto anni, violando così le norme in materia di appalti, di pubblicità di bandi, di termini per la ricezione delle domande di partecipazione alle gare, di presentazione delle offerte, di comunicazione dei capitolati e di esclusione automatica delle offerte.
Questo modo di comportarsi mi pare veramente assurdo, perché mentre un piccolo comune per ottenere la fornitura di dieci risme di carta deve fare una gara e pubblicare il relativo bando, a questo Ente Comitato e alla Presidenza del Consiglio dei ministri riconosciamo invece la facoltà di spendere 3 milioni di euro senza rispettare le norme! Ciò è veramente assurdo e per questo motivo voterò contro questo articolo 2.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fugatti 2.38, non accettato dalle Commissioni né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 382
Votanti 381
Astenuti 1
Maggioranza 191
Hanno votato sì 149
Hanno votato no 232).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Fugatti 2.41.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Garavaglia. Ne ha facoltà.
MASSIMO GARAVAGLIA. Anche questo emendamento rappresenta l'occasione per chiarire qualche concetto, perché spesso si parla e si straparla di federalismo, ma senza affrontare il tema fino in fondo nella maniera corretta.
Spesso, ad esempio, si contrappone il processo di federalismo ad un vago concetto di solidarietà; si pensa, si dice, si afferma, che la visione della Lega Nord sul federalismo non è sufficientemente solidale. Ebbene, noi questo lo contestiamo concettualmente - perché le cose non stanno così e non c'è niente di vero - e attraverso i dati. Faccio un esempio di solidarietà che la regione Lombardia esercita nei confronti di tutto il paese; ebbene, la regione Lombardia quest'anno ha versato al fondo di solidarietà nazionale per la sanità 3,5 miliardi di euro. Questa cifra rappresenta il 56 per cento del totale di questo fondo: non so se vi è chiaro il concetto. Una regione, da sola, è solidale al 56 per cento: alla faccia della mancanza di solidarietà, ci viene da dire. Ebbene, a fronte di questa partecipazione così importante e non giustificata, la regione Lombardia - ricordiamolo - avanza dallo Stato, per varie cose trascinate negli anni, 7 miliardi di euro. Sarebbe cosa buona e giusta se per questa volta Formigoni scrivesse di aver già dato e di voler patteggiare, azzerare i 3,5 miliardi di quest'anno con i 7 miliardi che ci debbono essere dati. Non si arriverà a questo perché il nostro Pag. 79non è un paese normale, però rimaniamo, comunque, convinti che è il federalismo - distribuzione delle risorse prima ai comuni, alle regioni e poi allo Stato per la parte rimanente - rappresenti la soluzione per ridurre la spesa pubblica, non ve ne sono altre. Altrimenti, accadrà quello che sta già accadendo: la regione Lazio crea un buco di 10 miliardi di euro nella sanità e il Governo lo ripiana attraverso i 3,5 miliardi della regione Lombardia. Questo non è federalismo, ma la peggior gestione possibile dei soldi pubblici (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania e del deputato Armani).
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE CARLO LEONI (ore 18)
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Fava. Ne ha facoltà.
GIOVANNI FAVA. Signor Presidente, intervengo per ribadire i concetti espressi dal collega Garavaglia e per far cogliere all'Assemblea, oggi molto distratta, il succo, lo spirito, la sintesi dei nostri interventi a sostegno di questo, apparentemente banale, articolo 2, attinente alla promozione della candidatura della città di Milano all'Esposizione universale del 2015.
Noi continuiamo a pensare che in questo Parlamento si sta perseguendo una politica razzista, di esclusione, di totale disinteresse, nonché di lontananza nei confronti della Lombardia e delle proprie peculiarità, specialità.
Nel nostro piccolo cerchiamo di portare al centro della discussione di questa Assemblea la questione settentrionale; molto spesso, invece, anche esponenti di questa maggioranza, attraverso i loro comizi, discutono del tema nell'ambito di diversi organismi. L'Unione si sta completamente dimenticando di trattare questo argomento e con ciò sta facendo un torto ad una parte del paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania e del deputato Bellotti).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Fugatti. Ne ha facoltà.
MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, non sono lombardo, ma trentino, però sarei pronto a scommettere che se al posto della regione Lombardia, oppure della provincia, del comune di Milano, fosse contemplata la regione Sicilia o la provincia, il comune di Catania, la lobby - intesa in senso positivo e non negativo - dei siciliani si sarebbe già sollevata a favore di questo emendamento.
Di contro, la non considerazione, il silenzio nei confronti di questo emendamento testimoniano quanto l'Assemblea sia poco interessata al federalismo, soprattutto quanto riguarda la Padania, il Settentrione: lo ripeto chi vi parla è un trentino, non un lombardo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Montani. Ne ha facoltà.
ENRICO MONTANI. Signor Presidente, vorrei dire che sono veramente esterrefatto: mi domando, infatti, come non si possa votare a favore di un emendamento del genere! Qui siamo davanti all'ennesimo «caso», ma ormai è diventato «sistema» il fatto che una parte del paese debba «dare» e che un'altra parte, invece, debba «prendere», e magari spende anche male le risorse ad esso trasferite!
Rimango veramente esterrefatto di fronte a tale situazione. Nei dieci mesi che siedo in Parlamento, ho appurato che si tratta di una costante; a mio avviso, però, si tratta di una costante «storica», che probabilmente parte dal 1861!
Chiedo, per piacere, all'Assemblea, dunque, di votare a favore dell'emendamento in esame (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Romele. Ne ha facoltà.
Pag. 80GIUSEPPE ROMELE. Signor Presidente, vista la sollecitazione dell'amico trentino, chiedo di sottoscrivere, a titolo personale, l'emendamento Fugatti 2.41 (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fugatti 2.41, non accettato dalle Commissioni né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 381
Votanti 379
Astenuti 2
Maggioranza 190
Hanno votato sì 153
Hanno votato no 226).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Gioacchino Alfano 2-bis.1.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Gioacchino Alfano. Ne ha facoltà.
GIOACCHINO ALFANO. Signor Presidente, ricordo che abbiamo appena trattato l'articolo 1 del decreto-legge in esame, concernente un'infrazione comunitaria, e l'articolo 2, recante una disposizione che non ottempera ad alcun adempimento comunitario; nel caso di specie, invece, rilevo che torniamo ad affrontare materie che riguardano trattati internazionali od infrazioni.
Vorrei osservare che, al comma 1 dell'articolo 2-bis del provvedimento in esame, si fa riferimento ai soggetti interessati alla valutazione di alcuni tipi di colture; l'organo competente, quindi, viene giustamente individuato nel Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali. Il mio emendamento mira a prevedere quale organo competente nella valutazione degli insediamenti in questione, in aggiunta al primo dicastero, anche il Ministero della salute.
Rilevo, come fatto precedentemente, che se facciamo riferimento ad obblighi comunitari, siamo in presenza di un aggiornamento; invece, se si tratta dell'adempimento di disposizioni comunitarie, è una materia che rientra nella facoltà del Parlamento e, nel caso specifico, del Governo.
A nostro avviso, quindi, per la valutazione dei siti in oggetto - proprio perché stiamo parlando di piantagioni che possono produrre anche conseguenze sulla salute umana - è indispensabile estendere la competenza, in tale ambito, anche al Ministero della salute (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole D'Ippolito Vitale. Ne ha facoltà.
IDA D'IPPOLITO VITALE. Signor Presidente, intervengo a titolo personale per chiedere di apporre la mia firma all'emendamento in esame, convinta come sono che, all'interno dell'articolo 2-bis del decreto-legge - che detta disposizioni per l'attuazione del Trattato internazionale sulle risorse genetiche vegetali per l'alimentazione e l'agricoltura, il cui obiettivo principale è proprio quello di conservare e garantire l'uso duraturo di tali risorse -, sia opportuno coinvolgere, nella responsabilità delle valutazioni, quel Ministero della salute che è garante di un diritto costituzionalmente garantito (si tratta, per l'appunto, del diritto alla salute), a causa della peculiarità della materia affrontata.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gioacchino Alfano 2-bis.1, non accettato dalle Commissioni né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 385
Votanti 383
Astenuti 2
Maggioranza 192
Hanno votato sì 155
Hanno votato no 228).
Passiamo all'emendamento Gioacchino Alfano 2-bis.2.
Ha chiesto di parlare il deputato Gioacchino Alfano. Ne ha facoltà.
GIOACCHINO ALFANO. Signor Presidente, intervengo solo per annunziare il ritiro del mio emendamento, poiché ritengo opportuno che rimanga la previsione che le organizzazioni sociali siano titolate a segnalare quali possano essere le varietà da conservare. Pertanto, Presidente, ritiro il mio emendamento 2-bis.2.
PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Gioacchino Alfano 2-bis.3.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto deputato Gioacchino Alfano. Ne ha facoltà.
GIOACCHINO ALFANO. Signor Presidente, la norma in esame fa riferimento alle specie di piante autoctone o non autoctone da iscrivere nell'apposito registro, purché integratesi da almeno cinquant'anni negli agroecosistemi locali. In effetti, riteniamo che tale periodo di riferimento vada ridotto da cinquanta a quarant'anni.
Il tempo scorre velocemente e le situazioni ambientali e paesistiche si modificano. Alla luce di questa valutazione, ai fini della designazione di una pianta come varietà propria del territorio, a nostro avviso, sarebbero sufficienti quarant'anni e non cinquanta. Chiediamo, quindi, la riduzione della durata di tale periodo per considerare alcuni siti come varietà da conservazione.
PRESIDENTE. Salutiamo gli studenti e gli insegnanti dell'Istituto comprensivo Francesco Maiore-secondo circolo di Noto, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gioacchino Alfano 2-bis.3, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 377
Votanti 375
Astenuti 2
Maggioranza 188
Hanno votato sì 147
Hanno votato no 228).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Gioacchino Alfano 2-bis.4.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gioacchino Alfano. Ne ha facoltà.
GIOACCHINO ALFANO. Signor Presidente, faccio innanzi tutto presente che nel fascicolo degli emendamenti il testo del mio emendamento 2-bis.4 contiene un errore materiale: si fa riferimento al comma 1, capoverso Articolo 19-bis, comma 2, lettera a), mentre il riferimento esatto sarebbe al comma 1, capoverso Articolo 19-bis, comma 2, lettera c).
PRESIDENTE. Ha ragione lei, onorevole Alfano: è un errore di stampa.
GIOACCHINO ALFANO. Signor Presidente con il mio emendamento 2-bis.4 chiedo di sostituire le parole «o paesaggistico» con le seguenti: «paesaggistico o ambientale». A tale riguardo, chiamo a Pag. 82raccolta tutti i parlamentari appassionati di questo tema. Stiamo, infatti, valutando le caratteristiche degli insediamenti che devono essere inseriti nell'apposito registro e tale valutazione deve essere effettuata sulla base dell'interesse paesaggistico. Ai fini di tale valutazione, volta a stabilire se gli insediamenti siano o meno «nazionali», suggeriamo di considerare non solo un interesse legato al passaggio, ma anche all'ambiente il quale spesso, con riferimento agli insediamenti naturali, è più importante del paesaggio, che ha una rilevanza sotto un profilo estetico.
Chiediamo, quindi, di aggiungere, dopo la parola «paesaggistico», la seguente: «ambientale», per fare in modo che possa svolgersi anche questa valutazione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Marinello. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Signor Presidente, innanzitutto chiedo di sottoscrivere l'emendamento Gioacchino Alfano 2-bis.4.
Inoltre, vorrei far presente ai colleghi dell'Assemblea - specie a coloro che talvolta hanno dimostrato una certa sensibilità rispetto a tematiche di natura ambientale e naturalistica - che questo emendamento non è capzioso, ma solleva una questione assolutamente fondata. Chiedo una riflessione e una valutazione anche da parte dei relatori su un tema che, a mio avviso, è assolutamente fondato. La reiezione di questo emendamento, qualora fosse posto in votazione, produrrebbe effetti assolutamente negativi e potrebbe essere pregiudizievole per il nostro Parlamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Realacci. Ne ha facoltà.
ERMETE REALACCI. Signor Presidente, il collega Gioacchino Alfano ha assolutamente ragione: trattandosi di biodiversità, la valutazione delle caratteristiche ambientali delle piante da salvaguardare è un elemento essenziale. Per questo motivo, date le condizioni e le modalità con cui si sta svolgendo l'esame di questo provvedimento, prego il collega Gioacchino Alfano di ritirare il suo emendamento. Se intenderà presentare un ordine del giorno sul tema sarò ben lieto di sottoscriverlo anch'io, perché la questione che ha posto è corretta e giusta.
GIOACCHINO ALFANO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIOACCHINO ALFANO. Signor Presidente, ritiro il mio emendamento 2-bis.4.
PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Ruvolo 2-bis.300.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Delfino. Ne ha facoltà.
TERESIO DELFINO. Signor Presidente, noi sosteniamo questa proposta emendativa in relazione all'esigenza di garantire le caratteristiche del registro di cui al comma 1 dell'articolo in esame ed evitare qualsiasi contraddizione con quanto previsto dal comma 8 dell'articolato. Intendiamo tutelare l'esigenza di poter effettuare esami a campione delle risorse fitogenetiche inserite in questo registro al fine di varare una norma che vada nella direzione di garantire le caratteristiche specifiche di questo registro secondo le finalità della legge.
PRESIDENTE. Salutiamo le due classi V delle scuole elementari San Domenico e Borgo Chiaro del circolo didattico Malaspina di Ascoli Piceno, che assistono alla nostra seduta dalle tribune (Applausi).
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ruvolo 2-bis.300, non accettato dalle Commissioni né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 383
Votanti 380
Astenuti 3
Maggioranza 191
Hanno votato sì 152
Hanno votato no 228).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Gioacchino Alfano 2-bis.6 e Ruvolo 2-bis.301, non accettati dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 376
Votanti 375
Astenuti 1
Maggioranza 188
Hanno votato sì 156
Hanno votato no 219).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gioacchino Alfano 2-bis.7, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 379
Votanti 378
Astenuti 1
Maggioranza 190
Hanno votato sì 155
Hanno votato no 223).
Prendo atto che la deputata Velo non è riuscita a votare ed avrebbe voluto esprimere un voto contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gioacchino Alfano 2-bis.8, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 375
Maggioranza 188
Hanno votato sì 156
Hanno votato no 219).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Germontani 3.3, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 376
Votanti 374
Astenuti 2
Maggioranza 188
Hanno votato sì 149
Hanno votato no 225).
Prendo atto che la deputata Mura non è riuscita a votare ed avrebbe voluto esprimere un voto contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gioacchino Alfano 3.12, non accettato dalle Commissioni né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione - Commenti).
Mi spiace, ma avevo già aperto la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 381
Maggioranza 191
Hanno votato sì 153
Hanno votato no 228).Pag. 84
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fugatti 3.16, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 389
Maggioranza 195
Hanno votato sì 158
Hanno votato no 231).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fugatti 3.17, non accettato dalle Commissioni né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 377
Maggioranza 189
Hanno votato sì 152
Hanno votato no 225).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gioacchino Alfano 3.20, non accettato dalle Commissioni né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 387
Maggioranza 194
Hanno votato sì 157
Hanno votato no 230).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Germontani 3.22.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Germontani. Ne ha facoltà.
MARIA IDA GERMONTANI. Signor Presidente, la proposta emendativa a firma mia e dell'onorevole Leo, analogamente alla precedente, intende migliorare e rendere più chiaro l'articolo 3 del testo in esame; avremmo pertanto gradito che il Governo avesse posto attenzione al contenuto di tali emendamenti i quali sicuramente, intervenendo peraltro in una materia così difficile quale quella in esame, avrebbero potuto solo giovare alle imprese ed alle società direttamente interessate dall'articolo 3 del decreto-legge in esame.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Germontani 3.22, non accettato dalle Commissioni né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 376
Maggioranza 189
Hanno votato sì 152
Hanno votato no 224).
Prendo atto che il deputato Realacci non è riuscito a votare ed avrebbe voluto esprimere un voto contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fugatti 3.24, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 379
Maggioranza 190
Hanno votato sì 154
Hanno votato no 225).
Prendo atto che il deputato Realacci non è riuscito a votare ed avrebbe voluto esprimere un voto contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fugatti 3.32, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 385
Votanti 384
Astenuti 1
Maggioranza 193
Hanno votato sì 155
Hanno votato no 229).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fugatti 3.31, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 380
Votanti 379
Astenuti 1
Maggioranza 190
Hanno votato sì 157
Hanno votato no 222).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fugatti 3.34, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 383
Maggioranza 192
Hanno votato sì 154
Hanno votato no 229).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gioacchino Alfano 3.37, non accettato dalle Commissioni né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 383
Maggioranza 192
Hanno votato sì 156
Hanno votato no 227).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fugatti 4.7, non accettato dalle Commissioni né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 386
Votanti 384
Astenuti 2
Maggioranza 193
Hanno votato sì 159
Hanno votato no 225).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fugatti 4.8, non accettato dalle Commissioni né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 388
Votanti 387
Astenuti 1
Maggioranza 194
Hanno votato sì 160
Hanno votato no 227).Pag. 86
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fugatti 4.10, non accettato dalle Commissioni né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 390
Maggioranza 196
Hanno votato sì 161
Hanno votato no 229).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fugatti 4.11, non accettato dalle Commissioni né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 390
Votanti 389
Astenuti 1
Maggioranza 195
Hanno votato sì 160
Hanno votato no 229).
Prendo atto che la deputata Mura non è riuscita a votare ed avrebbe voluto esprimere un voto contrario.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Marinello 4.49.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Marinello. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Presidente, svolgerò un unico intervento con riferimento ai due emendamenti a mia firma 4.49 e 4.52. Si tratta, rispettivamente, di un emendamento soppressivo del comma 3 dell'articolo in esame e di un emendamento sostitutivo del medesimo comma.
Questa è una materia assolutamente delicata che nelle settimane passate ha alimentato non solo il dibattito politico ma anche una serie di polemiche con le organizzazioni di categoria. Ci riferiamo ad una serie di misure che riguardano la concorrenza in termini più generali ma, in particolare, alle imprese operanti nei settori della vendita, del trasporto e della distribuzione della energia elettrica e del gas naturale.
Noi abbiamo l'impressione - e vorremmo che il nostro fosse un errore - che il Governo, stia procedendo anziché nella direzione delle ventilate liberalizzazioni, verso la creazione di fenomeni di concentrazione e, di fatto, di esclusione del mercato delle piccole e medie aziende, e addirittura delle piccole imprese artigianali.
È notorio, non soltanto per il sottoscritto, ma anche per moltissimi parlamentari in quest'aula - e anche dell'attuale maggioranza - che una serie di organizzazioni di categoria, come addirittura una cassa di artigiani come la CNA, per tradizione politicamente non vicina alla nostra parte politica, hanno fortemente richiamato l'attenzione su questa problematica. Infatti, per quanto riguarda le manutenzioni di una serie di elettrodomestici, come le caldaie, vi è il rischio che le piccole imprese artigiane escano completamente fuori dal mercato e si favoriscano invece, in maniera diretta, fenomeni lobbystici e di aggregazione a favore delle grandi imprese di distribuzione. Queste ultime si trovano a poter intervenire direttamente nel mercato, attraverso meccanismi di concessione o di collaborazione con imprese terze.
Non vorrei che dietro queste manovre si nasconda ancora una volta il tentativo - tra l'altro, a dire la verità, nemmeno tanto nascosto - della vostra parte politica di favorire alcuni fenomeni cooperativi del nostro paese, e questo a discapito delle partite IVA. Capisco la vostra linea politica, l'avete perseguita nel decreto fiscale Pag. 87collegato alla legge finanziaria, nella finanziaria stessa, ma che continuiate su questa direzione mi sembra assolutamente un'ossessione. Proprio per questo chiedo all'Assemblea di votare il mio emendamento 4.49, soppressivo del comma 3.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Garavaglia. Ne ha facoltà.
MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, anch'io intervengo una sola volta sull'emendamento Marinello 4.49 e su quello successivo per guadagnare tempo. La formulazione uscita dall'esame del Senato ha cercato di contemperare le diverse esigenze: può anche andare abbastanza bene, però mantiene dei margini di ambiguità. Appunto di questo vogliamo parlare, perché si tratta di un tema importante. Si è parlato tanto di liberalizzazioni e in esame abbiamo un tema da monitorare molto bene.
In questo caso che cosa si dice? Che cos'è il servizio post-contatore, che per i non addetti ai lavori non vuol dire niente ? Faccio un esempio banale di una discussione animata avvenuta in un consiglio di amministrazione di una municipalizzata che vende il gas e poi svolge anche il servizio per alcuni comuni: quindi, vende il gas e poi ne gestisce anche i consumi per i comuni. Ebbene, in questa azienda il presidente ha fatto un'affermazione, dal mio punto di vista, demenziale. Egli ha detto che l'anno scorso le cose sono andate male, io gli ho chiesto il motivo e lui ha risposto perché aveva fatto poco freddo ed avevano venduto poco gas. La tentazione era di buttarlo dalla finestra perché, se il presidente di una municipalizzata ragiona così, non opera per i cittadini, per i comuni soci, ma ragiona pro domo sua e basta. Quindi, occorre fare molta attenzione ai servizi post-contatore.
La versione precedente, che poneva il divieto, magari poneva un vincolo dal punto di vista della concorrenza, ma la versione attuale va monitorata con estrema attenzione. Un altro campo dove sussistono delle distorsioni notevolissime è quello dell'illuminazione pubblica. In quel caso abbiamo, di fatto, il monopolio dell'Enel Sole, che ha reti obsolete e fuori norma. Nessuno dice niente e i comuni non possono disfarsene perché c'è un contratto «capestro» che li vincola; poi la stessa Enel vende la corrente elettrica ai comuni, che, avendo le reti di illuminazione obsolete, buttano via un sacco di quattrini.
Allora, se vogliamo intervenire davvero sulle liberalizzazioni, facciamolo anche in questo settore in maniera seria. La Lega su questo tema è assolutamente disponibile.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Romele. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE ROMELE. Signor Presidente, in coerenza con l'intervento del collega Marinello, chiedo ulteriore attenzione sul fatto che le aziende artigiane, le piccole e medie imprese non devono assolutamente trovarsi fuori gioco, fuori schema nell'ambito delle attività di supporto, di servizio e di sostegno a quelle principali della fornitura del gas e dell'energia elettrica. Ebbene, un segnale forte - lo chiedo alla maggioranza perché si abbia maggiore attenzione - al rilancio vero delle piccole attività industriali ed artigianali lo si dà anche tramite questa strada. Tali segnali sono coerenti con un quadro complessivo di riferimento - cioè la piccola attività, la famosa Italia paese delle partite IVA e delle piccole attività, che costituisce il 95 per cento del prodotto interno lordo - e si dimostrano anche in questi particolari tipi di servizio.
PRESIDENTE. La prego di concludere.
GIUSEPPE ROMELE. Ebbene, devono trovare se non nel Governo, quantomeno in questo Parlamento, un significato forte.
Queste sono le occasioni importanti affinché il Parlamento possa fornire un segnale unitario sulle nostre attività che danno un forte contributo al prodotto interno lordo italiano (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato D'Ulizia. Ne ha facoltà.
LUCIANO D'ULIZIA. Signor Presidente, ho sentito che il comma 3 creerebbe difficoltà alle piccole imprese. In realtà, tale comma garantisce le piccole imprese proprio dagli enti monopolisti. Inoltre, non capisco perché ogni volta si citano le cooperative, a volte quelle rosse a volte le cooperative in genere.
Quindi, bene ha fatto il Governo, per realizzare quelle liberalizzazioni che il centrodestra non è riuscito ad attuare, a garantire una condizione di massima trasparenza e concorrenzialità tra i soggetti che gestiscono i processi a valle e non solo quelli a monte.
GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Pensa alla Telecom!
LUCIANO D'ULIZIA. Inoltre, si intende razionalizzare la questione della distribuzione elettrica e del gas, che consentirà un'economia di gestione e, allo stesso tempo, una concorrenza leale.
Intendiamo far rilevare che molto spesso la minoranza usa considerazioni prive di fondamento per far credere che la maggioranza e il Governo vogliono andar contro le questioni che riguardano l'artigianato e la piccola impresa, contrapponendo una cooperazione in questo caso non bene identificata e, comunque, cercando di far apparire i provvedimenti della maggioranza e dell'Esecutivo contrari a qualcuno.
Noi non siamo contro nessuno, noi siamo favorevoli ad agevolare la concorrenza tra le imprese per non far perdere le opportunità alle piccole e microimprese che, in questo settore, sono fondamentali. Bene, quindi, hanno fatto la maggioranza e il Governo ad introdurre una normativa che permette un adeguamento trasparente alle disposizioni comunitarie (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Marinello 4.49, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 379
Votanti 377
Astenuti 2
Maggioranza 189
Hanno votato sì 149
Hanno votato no 228).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Marinello 4.52.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marinello. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Signor Presidente, pensavo di non intervenire su questo emendamento, ma l'intervento del collega D'Ulizia dimostra che probabilmente non sono riuscito a farmi capire.
Con il presente emendamento proponiamo all'Assemblea che quelle aziende operanti nel settore della distribuzione dell'energia elettrica e del gas naturale - aziende che riescono a sussistere grazie ad una attività di concessione o di affidamento - di fatto si limitino a questo genere di attività, lasciando i settori terminali e marginali al tessuto vivo dell'economia italiana.
Ciò deve accadere, senza che vi sia il rischio che queste piccole aziende, questi artigiani soccombano o siano costretti a cedere a tutta una serie di accordi e di pressioni che evidentemente potrebbero determinarsi tra il contraente debole e le grandi compagnie concessionarie, che diventerebbero contraenti forti.
Dunque, per evitare che questi patti leonini possano finire con lo strozzare le piccole, le piccolissime imprese e le imprese artigiane (tra l'altro, questa non è assolutamente Pag. 89una nostra fisima; infatti, la Confederazione nazionale degli artigiani, la Confartigianato e quant'altri hanno segnalato tali questioni urbi et orbi e credo che le osservazioni provenienti dal mondo del lavoro siano assolutamente meritevoli di approfondimento e di riflessione), abbiamo presentato l'emendamento in oggetto.
Mi rivolgo alla Presidenza: se, da parte del Governo, vi fosse la disponibilità a valutare l'eventuale accettazione di un ordine del giorno su quest'argomento, potrei ritirare l'emendamento. Altrimenti, sono costretto ad insistere per la votazione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Garavaglia. Ne ha facoltà.
MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, ritorniamo sul punto che riteniamo importante anche alla luce del contenuto del cosiddetto decreto Lanzillotta.
Siamo consapevoli che non si poteva riscrivere la norma tale e quale, proprio perché vi era un'infrazione comunitaria. Il punto è svolgere con attenzione un monitoraggio su tale questione. Nella prassi, avviene che le aziende municipalizzate svolgano sia il servizio di vendita sia il servizio post-contatore. Per richiamare un esempio, le aziende municipalizzate che vendono gas realizzano profitti anche elevati, ma non hanno una contabilità separata, corretta e ben fatta. Dunque, possono nascondere le perdite sui servizi post-contatore svolti in maniera inefficiente. In tal modo, creano una distorsione nel mercato e non mettono le aziende artigianali nelle condizioni di operare con migliore qualità, a minor costi, per compensare, all'interno dei bilanci, le perdite da una parte con gli extra profitti dall'altra.
Sarebbe, dunque, opportuno che la contabilità separata per centri di costo che esiste sulla carta fosse fatta davvero e fino in fondo e che magari si andasse a verificare questa contabilità separata per vedere se i vari centri di costo e di profitto abbiano realmente i conti giusti, soprattutto per quanto attiene alla ripartizione dei costi fissi. Infatti, con la ripartizione dei costi fissi si riescono a far quadrare i bilanci, anche se, in realtà, non quadrano per i singoli settori.
Per questo motivo, mi asterrò dal voto, ma vorrei sollevare il problema nella sua realtà concreta. Si tratta della reale contabilità delle aziende multi-servizio che, se ben fatta, può rappresentare una tutela per la concorrenza, altrimenti no.
PRESIDENTE. Onorevole Marinello, mi è parso di capire che precedentemente il rappresentante del Governo abbia fatto un cenno negativo rispetto alla disponibilità da lei richiesta.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Quartiani. Ne ha facoltà.
ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, l'emendamento in oggetto ripropone la norma così com'è scritta nella cosiddetta legge Marzano, il che comporterebbe una nuova bocciatura da parte dell'Europa.
Tuttavia, il problema si pone. Si tratta di verificare come sia possibile superare una condizione di presenza monopolistica di aziende che operano sul territorio non in concorrenza con le attività artigianali post-contatore, bensì in regime di monopolio, sottraendo dal punto di vista del mercato le condizioni di una effettiva competitività.
Quindi, io penso che sia possibile, anche da parte del Governo, mostrarsi disponibile, nel momento in cui andremo a discutere in questo ramo del Parlamento il disegno di legge sull'energia, a verificare, sulla base della trasformazione in ordine del giorno del contenuto dell'emendamento in esame, un punto specifico di quel disegno di legge sull'energia in futuro, in modo da raggiungere una nuova convergenza in Parlamento, così come accadde nella scorsa legislatura, trovando una formulazione adatta per evitare un ulteriore rifiuto a livello europeo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Romele. Ne ha facoltà.
Pag. 90
GIUSEPPE ROMELE. Ritengo che quello del collega Quartiani sia un intervento intelligente, sensibile e che ha colto l'essenza del nostro emendamento.
Pertanto, riconosco che, nel contesto di questo decreto-legge, magari per questioni anche di orgoglio del ministro piuttosto che del Governo, una soppressione del comma in esame potrebbe creare qualche fastidio; tuttavia, per la sensibilità dell'amico e compagno Quartiani (la cui attenzione anche al mondo travagliato dell'impresa conosco da tempo) credo, sottosegretario Grandi, di poter condividere l'intervento di Quartiani quando parla del pre-contatore e del dopo-contatore.
PRESIDENTE. Deve concludere!
GIUSEPPE ROMELE. Tanti di noi hanno vissuto e vivono in situazioni di condominio, di servizio generalizzato del gas, così come della corrente elettrica e dell'acqua: ebbene, è sufficiente che ci mettiamo un po' di attenzione... Non voglio adesso... Non me ne voglia Presidente, però nel clima distratto di questa sera in tanti non si pongono il problema...
PRESIDENTE. Purtroppo deve concludere!
GIUSEPPE ROMELE. Il servizio municipalizzato che arriva (pre-contatore, intendo, o post-contatore nella stessa situazione) magari dopo quindici giorni... Non vorrei banalizzare, però se il sottosegretario accogliesse un ordine del giorno nel quale complessivamente si aiuta a riportare...
PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Romele!
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Fava. Ne ha facoltà.
GIOVANNI FAVA. Presidente, intervengo solo per prendere atto della disponibilità dell'onorevole Quartiani ad una discussione che dovrebbe essere portata verso un altro provvedimento, l'ormai famoso disegno di legge sull'energia, e per puntualizzare con lo stesso collega una aspetto che noi riteniamo non essere assolutamente ininfluente, ossia il fatto che questo disegno di legge sull'energia giace da tempo al Senato e che sta diventando una specie di ricettacolo di tutti i problemi.
Scusate, non posso credere che quel provvedimento possa essere snaturato e integrato, così come ci state promettendo a destra e a sinistra: più di metà del decreto-legge è ormai superata dagli eventi, più della metà del decreto-legge è stata di fatto recepita all'interno della discussione sulla legge finanziaria...
PRESIDENTE. La prego, deve concludere!
GIOVANNI FAVA. ... tutte le volte che in quest'aula ci si trova in difficoltà, non si ha il coraggio di dire che si vuole contingentare il testo e che lo si vuole approvare il più in fretta possibile, senza discutere nulla, di fatto bloccandolo perché i tempi non ci sono.
Si dica con grande sincerità che non vi è la disponibilità a modificare nulla e poi, quando parleremo del decreto-legge sull'energia, mi auguro vi sia la volontà della maggioranza di mantenere fede a tutti gli impegni che sta prendendo con l'esponente del Governo, che tutte le volte che si parla di qualche problema riguardante l'energia ci dice: ma tanto ci sarà il decreto-legge in materia! Vediamo cosa arriverà dal Senato (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!
ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, intendo parlare per un richiamo al regolamento. In particolare, chiedo se sia diritto di un deputato avere una risposta dal Governo, qualora rivolga una richiesta ad un suo rappresentante.
Pag. 91PRESIDENTE. Deputato Quartiani, come lei sa, per il Governo non esiste obbligo di rispondere.
ALFIERO GRANDI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ALFIERO GRANDI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Visto che si insiste su questo punto, voglio precisare che il Governo non può sottrarsi ad una sentenza contraria della Corte europea né accogliere un ordine del giorno che ripeta esattamente gli argomenti in base ai quali si è stati condannati. Ho fatto pervenire all'onorevole Marinello (me ne scuso, ma era il modo più semplice) la proposta di una riformulazione che non ci metta in una situazione difficile da spiegare, qualora si accettasse un ordine del giorno contenente gli argomenti su cui si basa la condanna e dai quali si cerca di uscire.
Rivolgendomi all'onorevole Quartiani, che ci tiene molto, ricordo che non posso formulare personalmente un ordine del giorno, perché tale compito spetta ai componenti il Parlamento. Se essi intendono formulare un ordine del giorno in maniera tale da non porre il Governo in contraddizione con la sentenza di condanna, non avrò difficoltà ad accoglierlo. Dipende da quanto vi è scritto. Se gli interessati ritirano l'emendamento in oggetto e presentano un ordine del giorno di analogo contenuto, accettano il rischio che il Governo non possa accettarlo o ne chieda una riformulazione. Non esiste alcuna difficoltà di metodo, ma francamente eviterei di continuare a discutere sul nulla. Chi deve farlo, proponga l'ordine del giorno, ed il Governo valuterà rispondendo in quella sede.
GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Signor Presidente, prendo atto che di fatto il Governo ha rivalutato l'intera questione, accogliendo se non nel merito, quantomeno nel metodo, la nostra richiesta e quella dell'onorevole Quartiani.
Pertanto, ritiro il mio un emendamento 4.52 ed avvalendomi anche della collaborazione dei colleghi - sarò onorato in proposito se il collega Quartiani vorrà aiutarmi con la sua firma - preannuncio la presentazione di un ordine del giorno vertente sulla stessa materia senza confliggere con i ragionamenti testè sviluppati dal sottosegretario Grandi (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
GIOVANNI FAVA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Deputato Fava, è stato ritirato l'emendamento e quindi non esiste più l'oggetto della discussione.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Gioacchino Alfano 4.53.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fava. Ne ha facoltà.
GIOVANNI FAVA. Signor Presidente, farò un intervento velocissimo solo per rimarcare un fatto assolutamente irrilevante ai fini della discussione e del dibattito in aula. Prendiamo atto che gli impegni dell'onorevole Quartiani non coincidono con quelli del Governo. D'ora in avanti ci rivolgeremo esclusivamente al Governo. Non ce ne vogliano l'onorevole Quartiani o qualche altro esponente della maggioranza, ma credo che ad essi sia preclusa qualsiasi facoltà di interloquire con l'opposizione. Ne prendiamo atto, anche se lo riteniamo un esercizio scarsamente democratico.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gioacchino Alfano 4.53, non accettato dalle Commissioni né dal Governo e su cui la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 372
Maggioranza 187
Hanno votato sì 144
Hanno votato no 228).
Prendo atto che la deputata Mungo ha espresso erroneamente un voto favorevole mentre avrebbe voluto esprimerne uno contrario.
Prendo atto altresì che la deputata D'Ippolito Vitale non è riuscita a votare e che avrebbe voluto esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Misuraca 4-bis.1, Buonfiglio 4-bis.2 e Ruvolo 4-bis.300.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Misuraca. Ne ha facoltà.
FILIPPO MISURACA. Signor Presidente, l'esame di questo decreto-legge sta procedendo spedito, così com'è avvenuto presso le Commissioni competenti. Durante l'esame delle Commissioni riunite finanze ed agricoltura, la XIII Commissione è entrata nel merito di questo articolo, aggiunto durante l'esame al Senato, che ci vede molto perplessi (e non solo perplessi). Avremmo voluto discutere in proposito, come il presidente della Commissione ci darà atto, ma purtroppo non c'era il tempo a disposizione. Il provvedimento sembra infatti blindato a causa della sua scadenza incombente e pertanto bisogna approvarlo in fretta.
Però, colleghi, stiamo commettendo qualcosa che deve immediatamente essere portato a conoscenza di tutti. L'articolo aggiuntivo 4-bis, introdotto al Senato, ma non presentato dal Governo bensì da alcuni senatori della maggioranza, autorevoli esponenti anche del mondo dell'agricoltura, non aiuterà ma, all'opposto, danneggerà il mondo agricolo.
Con questo articolo aggiuntivo, infatti, viene introdotta l'obbligatorietà del documento unico di regolarità contributiva, il «famoso» DURC, per le aziende agricole che hanno uno scoperto con l' INPS. In quest'aula abbiamo molto dibattuto del famoso condono previdenziale, dell'indebitamento che le aziende agricole hanno nei confronti dell'INPS e abbiamo lavorato per il cosiddetto condono, per bloccare l'indebitamento fino al 2004, considerato che dal 2006 vi è l'obbligatorietà per tutte le aziende, non solo quelle agricole, di presentare il DURC e dimostrare che si è a posto con i debiti nei confronti dell'istituto previdenziale.
Qualora le aziende agricole fossero indebitate nei confronti dell'INPS, con un colpo di mano i senatori della maggioranza obbligano, attraverso l'articolo aggiuntivo 4-bis, alla compensazione dei contributi comunitari che devono incassare dalla GEA. I contributi agricoli sono contributi che per legge spettano dalla PAC con la riforma comunitaria. Questo articolo aggiuntivo risulta vessatorio e mette in difficoltà le aziende agricole. Gli stessi uffici della Camera hanno serie perplessità sull'articolo aggiuntivo. Sarà certamente capitato che molte aziende agricole, sapendo che si tratta di un credito certo che vantano dall'Unione europea e dalla GEA, ente pagatore per conto del Governo italiano, abbiano ceduto alle banche questo contributo, considerata la difficoltà del mondo agricolo. Ora, improvvisamente con l'articolo aggiuntivo 4-bis il credito è trasformato da certo in incerto, perché alcuni senatori (con non so a quale fine, certo non quello della moralizzazione) vorrebbero compensare il contributo proveniente dalla GEA con i debiti nei confronti dell'INPS.
Tutto ciò certamente non aiuta il mondo dell'agricoltura che, sappiamo, in questo momento ha bisogno di essere aiutato e stiamo lavorando tutti insieme in questa direzione. Il ministro De Castro ha dato atto all'opposizione di voler contribuire alla risoluzione dell'indebitamento delle aziende verso l'INPS.
L'articolo aggiuntivo sembra vessatorio e illegittimo. Signor sottosegretario, lei non può assumere impegni, ma le ripeto che Pag. 93l'articolo aggiuntivo ci sembra illegittimo e creerà molte preoccupazioni fino al blocco del decreto-legge.
So che il Governo vorrebbe discuterne, ma non vi sono i tempi. Allora, colleghi, non si può andare avanti in questo modo e approvare all'ultimo momento decreti-legge che arrivano alla Camera «blindati». Sono consapevole che il mio intervento (come quello di altri colleghi in precedenza) non porterà a nulla, ma il resoconto stenografico certificherà che l'opposizione sta cercando di aiutare gli imprenditori agricoli.
Non so spiegare quale sia la ragione di questo comportamento vessatorio verso il mondo agricolo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buonfiglio. Ne ha facoltà.
ANTONIO BUONFIGLIO. Signor Presidente, intervengo per richiamare l'attenzione dei colleghi sugli identici emendamenti in esame, proprio perché legati all'annosa questione dei contributi agricoli previdenziali.
In astratto, non è che questa disposizione fosse del tutto sbagliata, tant'è che, anche nella scorsa legislatura, il Governo l'aveva in qualche modo studiata ed approvata.
Il problema è che doveva trattarsi dell'ultimo intervento che avrebbe dovuto seguire una serie di altri provvedimenti da adottarsi previamente: mi riferisco, ad esempio, all'armonizzazione delle norme previdenziali in agricoltura con quelle degli altri paesi europei, nonché alla soluzione del condono agricolo; solo successivamente si sarebbero dovute prevedere, come ultimo provvedimento, le norme per la compensazione.
Con riferimento a tale misura, peraltro, non si tratta di dare attuazione ad un obbligo comunitario, ma di una semplice possibilità che trae origine da una sentenza della Corte (pertanto, non si tratta di procedere all'attuazione di una qualsiasi direttiva).
In Commissione avevamo chiesto di procedere all'esame di questo articolo 4-bis, una volta individuata la soluzione ai contributi agricoli previdenziali che, molte volte, il ministro De Castro ha sollecitato ai rappresentanti della Commissione (tale problematica è stata sempre sollevata, ma mai risolta). Abbiamo, pertanto, formulato la richiesta di stralciarlo o di procedere quanto meno all'accoglimento della proposta emendativa presentata dai colleghi Misurata, Ruvolo e Marinello che prevedono solamente l'entrata in vigore di una procedura graduata.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Delfino. Ne ha facoltà.
TERESIO DELFINO. Signor Presidente, siamo di fronte ad un articolo che testimonia una modalità di legiferare assolutamente improvvisata e disarticolata rispetto al tema in discussione.
È già stato ricordato dai colleghi Misuraca e Buonfiglio, relativamente alla questione della previdenza agricola, della cosiddetta sanatoria, che è dall'inizio di questa legislatura che abbiamo ripreso il percorso avviato nella precedente, prevedendo, nell'ottica di una diminuzione degli oneri a carico delle imprese agricole nel settore previdenziale, in un primo momento, l'armonizzazione delle misure previste a livello europeo, con la volontà di affrontare successivamente il carico arretrato determinatosi in oltre 500 mila aziende agricole; in ordine a quest'ultimo aspetto il ministro, nel corso di ripetute audizioni, ma anche in sede di svolgimento di atti ispettivi presentati sull'argomento anche dal gruppo dell'UDC, aveva ripetutamente garantito il rispetto di un percorso all'interno di un accordo complessivo tra l'INPS, la società che aveva cartolarizzato il credito e le banche che vi subentravano, al fine di individuare una soluzione che avrebbe comportato per le imprese agricole un riassetto complessivo del loro debito ed un onere non superiore al 25-30 per cento.
Con questa norma il Parlamento smentisce il cammino intrapreso in questi mesi. È in tale contesto che abbiamo presentato Pag. 94questo emendamento insieme ai colleghi: riteniamo che le disposizioni contenute in questo articolo debbano essere soppresse, perché vanno ad intralciare un percorso che abbiamo condiviso (è già stato affermato, ma vorrei ribadirlo ancora); abbiamo portato avanti insieme una certa posizione per fornire un apporto significativo ed affrontare un problema oramai molto antico. Con queste misure di completamento finalmente si avrebbe la possibilità di risolvere il problema della previdenza agricola che grava sulle nostre imprese del settore.
Pertanto, con questo emendamento chiediamo la soppressione dell'articolo 4-bis, mentre in riferimento agli altri emendamenti successivi si prevede l'adeguamento di questa norma agli impegni che sono stati reiterativamente assunti dal ministro De Castro presso la Commissione agricoltura di questa Camera.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Romele. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE ROMELE. Signor Presidente, non so fino a che punto si tratta di un intervento a titolo personale, considerato che sono anche cofirmatario dell'emendamento Misuraca 4-bis.1.
PRESIDENTE. Solo perché è già intervenuto un collega del suo gruppo.
GIUSEPPE ROMELE. Signor Presidente, vorrei, se possibile, «bloccare» non solo l'amico Quartiani, ma anche gli altri membri dell'Assemblea.
Sulla questione posta dagli emendamenti in esame non si può scherzare! Vorrei che tutto il mondo dell'agricoltura si facesse sentire per il tramite delle sue associazioni storiche (Coldiretti, CIA e - perché no? - Unione ed altre sigle più marginali). Premesso che, di solito, sono le piccole aziende quelle che fanno fatica a pagare l'INPS, non le grosse, non si può immaginare che il finanziamento della PAC alla piccola impresa contadina che ha un debito nei confronti dell'INPS - legittimo, per carità! - sia compensato...
PRESIDENTE. La invito a concludere.
GIUSEPPE ROMELE. ... con gli aiuti comunitari. Questo deve sapere l'Assemblea, il Parlamento! E il Governo non può sfuggire...
PRESIDENTE. Dovrebbe concludere.
GIUSEPPE ROMELE. ... la responsabilità di mettere in moto un virtuoso recupero...
PRESIDENTE. Deve concludere!
GIUSEPPE ROMELE. ... dell'attività agricola, che più di tutte le altre attività imprenditoriali patisce questo momento delicatissimo dell'economia italiana. Ebbene, rivolgo un appello ai colleghi parlamentari...
PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole!
GIUSEPPE ROMELE. ... affinché sia accolto l'emendamento soppressivo dell'articolo 4-bis; diversamente, c'è il rischio di immobilizzare il mondo più debole - ho terminato, signor Presidente - dell'attività agricola. E perché proprio Forza Italia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia)...
PRESIDENTE. Grazie!
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zucchi. Ne ha facoltà.
ANGELO ALBERTO ZUCCHI. Signor Presidente, questo è un paese nel quale, negli ultimi quindici anni, 500 mila imprenditori agricoli hanno accumulato nei confronti dell'INPS un debito di 6 miliardi di euro.
Il Governo precedente e quello in carica, attraverso un processo di cartolarizzazione e, oggi, attraverso un processo che vede le banche impegnate, in una procedura privatistica, nel recupero di almeno il 30 per cento di quel debito, stanno cercando, Pag. 95con fatica, di uscire da una situazione che per un paese normale è anche poco comprensibile.
Nel descritto contesto emerge e nasce la disposizione in esame, alla quale non è sotteso alcun atteggiamento vessatorio nei confronti degli imprenditori agricoli: si tratta di una misura di necessaria tutela da parte dello Stato, il quale stabilisce che l'AGEA possa compensare gli aiuti comunitari con i contributi previdenziali che alcuni imprenditori agricoli ostinatamente si ostinano a non versare. Tutto ciò non confligge, comunque, con l'operazione di condono - come qualcuno l'ha definita - perché il provvedimento ha effetto dal mese di gennaio 2006 e, quindi, è rivolto soltanto a coloro i quali, a tale data, erano ancora debitori dell'INPS: in questi casi, riteniamo corretto e giusto che lo Stato in qualche modo si tuteli (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo e La Rosa nel Pugno).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Ulizia. Ne ha facoltà.
LUCIANO D'ULIZIA. Signor Presidente, poiché quando ho chiesto di parlare ancora non sapevo che sarebbe intervenuto il collega Zucchi, dichiaro di concordare con lui ed intervengo, inoltre, per fare una precisazione all'Assemblea.
L'onorevole Romele ha invocato l'intervento delle organizzazioni agricole - Coldiretti, Confagricoltura e CIA -, come se esse non fossero d'accordo con noi: insieme a quelle organizzazioni abbiamo recuperato tutto l'aspetto previdenziale! Oggi, siamo in grado di risolvere un problema atavico che era sul tappeto da oltre dieci anni: questo Governo e questa maggioranza hanno risolto il problema con la condivisione di tutte le organizzazioni degli agricoltori e delle cooperative agricole. Quindi, non facciamo passare quella di compensare gli aiuti comunitari con i debiti per contributi previdenziali come una scelta vessatoria o contraria: essa viene subito dopo l'azione compiuta dal Governo e dalla maggioranza, che sono riusciti finalmente a dipanare la questione dei contributi previdenziali agricoli! Altri governi ci avevano provato, ma senza riuscirci; noi ci siamo riusciti, nell'interesse generale della nostra agricoltura.
Cosa voglio dire? Vedete, abbiamo lavorato tutti quanti insieme, perché allora in quest'aula dobbiamo far risaltare sempre e comunque questa diversità e questa contrapposizione? Posso dire, e lo dico senza peli sulla lingua, che il risultato sul «condono previdenziale» è un risultato tanto del centrosinistra quanto dell'opposizione, che avete dato una mano perché avete capito il problema delle imprese agricole. Perché dobbiamo allora far apparire sempre un contrasto, anche quando non vi è stato?
Noi abbiamo coadiuvato il Governo e abbiamo condiviso le sue scelte insieme a voi, quindi in Assemblea non deve venire fuori sempre e comunque una contrapposizione, ma deve risaltare il risultato positivo; se oggi abbiamo regolarizzato e saremo in grado di dare alle nostre imprese agricole il Durc, è giusto che ci riportiamo in un equilibrio comunitario, ove il contributo previdenziale deve essere detratto da eventuali mancati pagamenti dei contributi previdenziali.
La mia volontà è quindi quella di mettere in evidenza che sostanzialmente esiste un accordo ed un lavoro comune dietro la conversione di questo decreto-legge e non capisco perché sempre più spesso si voglia far emergere da parte delle minoranze una contraddizione che alcune volte non esiste (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto a titolo personale l'onorevole Giuseppe Fini. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE FINI. Presidente, onorevoli colleghi, comprendo la passione del collega D'Ulizia - in Commissione agricoltura abbiamo discusso molto su questo - ma esiste un regolamento comunitario che dice testualmente: i pagamenti nell'ambito dei regimi di sostegno elencati nell'allegato Pag. 961 sono corrisposti integralmente ai beneficiari. Noi andiamo sicuramente contro, quindi, ad un regolamento dell'Unione europea.
Collega Zucchi, quello dell'INPS è sicuramente un problema, ma D'Ulizia dimentica che anche il precedente Governo aveva sul proprio tavolo questo tema. I problemi dell'INPS sono stati creati in molti altri modi. Soprattutto per le piccole aziende il problema va risolto in un altro modo e l'articolo 4-bis va soppresso.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Marinello. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Presidente, qui si sta facendo un po' di confusione, tra la questione dei contributi pregressi dell'INPS, delle cosiddette cartolarizzazioni (che tra l'altro risalgono al 1999) e tutto quello che è stato fatto successivamente dal passato Governo e da questo per giungere ad una regolarizzazione della questione.
La norma introdotta al Senato deriva da una iniziativa parlamentare e non dall'opera del Governo; essa sostanzialmente non riguarda la sopraccitata fattispecie, ma qualcosa di molto diverso e molto più ampio: la possibilità che l'INPS possa aggredire i contributi della PAC. Di fronte alle aziende in difficoltà - si tratta di centinaia di migliaia, che non sono a regime con il pagamento dei contributi - come si pensa di risolvere il problema? Aggredendo i contributi della PAC!
Molto spesso, però, i contributi della PAC di fatto sono stati ceduti o messi a garanzia di somme presso gli istituti bancari. Quindi, questa norma si incista su sé stessa ed è estremamente pericolosa.
A me non sembra che stiamo facendo un buon lavoro. Pertanto chiederei sommessamente ai due relatori - pronto anche ad avvalorare un'ipotesi di accantonamento della questione - un momento di pausa e di riflessione, per valutare tutte quelle situazioni che si vengono a creare a cascata. Peraltro, basta prendere il dossier del Servizio Studi della Camera dei deputati, per vedere che le cose che stiamo dicendo non ce le siamo inventate noi!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Baldelli. Ne ha facoltà.
SIMONE BALDELLI. Le ragioni che hanno spinto i colleghi a presentare questo emendamento soppressivo si fondano sul fatto che molti di questi crediti vengono chiaramente impegnati da coloro che devono ricevere i contributi. Seppure è evidente l'importanza della contribuzione previdenziale per un ripianamento in questo settore, è altrettanto evidente che non possiamo giocare con queste risorse comunitarie, destinandole in maniera diretta al pagamento dei contributi INPS, dopo che molti agricoltori hanno ritenuto di poter confidare su queste risorse per altre destinazioni che possono essere di qualsiasi natura, ma comunque inerenti alle proprie attività. C'è dunque un problema anche di credibilità relativamente a queste risorse.
Se l'AGEA si impegna a destinarle, evidentemente chi è destinatario di queste risorse ci fa affidamento. Se queste risorse vengono invece destinate ad altre compensazioni, credo che allora abbiamo di fronte un problema di credibilità delle istituzioni nei confronti degli operatori di questo settore così strategico.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Barani. Ne ha facoltà.
LUCIO BARANI. Credo che non sia possibile che la Camera dei deputati permetta allo Stato di essere forte con i deboli e debole con i forti! Quando sento dire, da alcuni colleghi che sono intervenuti, che lo Stato si deve tutelare, mentre poi si tratta di colleghi che si definiscono di sinistra, mi sento male! Ho dovuto quindi prendere la parola per dirvi quello che penso. Ma lo Stato si deve tutelare dai contadini? Si deve tutelare proprio nei confronti della classe più debole che c'è in Italia (Applausi dei deputati dei gruppi Democrazia Cristiana-Partito Pag. 97Socialista e Forza Italia)? Voi vi volete tutelare dai contadini? Ma non vi vergognate neanche un po' (Applausi dei deputati dei gruppi Democrazia Cristiana-Partito Socialista e Forza Italia - Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo)? Non vi vergognate, quando sapete perfettamente...
PRESIDENTE. Onorevole Barani, si rivolga alla Presidenza, per favore!
LUCIO BARANI. Signor Presidente, sta parlando un uomo di sinistra e si rivolge alla Presidenza, che deve ascoltare (Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo). Certo che mi rivolgo alla Presidenza!
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, per cortesia!
LUCIO BARANI. Sapete perfettamente che queste aziende agricole hanno già ceduto il credito alle vostre banche e che le vostre banche hanno applicato loro interessi che sono a dir poco usuranti (Applausi dei deputati dei gruppi Democrazia Cristiana-Partito Socialista, Forza Italia e Alleanza Nazionale)!
Questi contadini hanno impostato il loro bilancio su quei contributi, che ora voi gli togliete! Voi avete solamente in mente le agevolazioni che date alle cooperative (Applausi dei deputati dei gruppi Democrazia Cristiana-Partito Socialista, Forza Italia e Alleanza Nazionale)! Avete in mente le agevolazioni che date ai forti e volete colpire i deboli (Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo)!
Questa operazione che state compiendo non è di sinistra né tanto meno da socialisti (Applausi dei deputati dei gruppi Democrazia Cristiana-Partito Socialista, Forza Italia e Alleanza Nazionale - Commenti del deputato Mantovani)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fava. Ne ha facoltà.
GIOVANNI FAVA. Vorrei che si facesse una riflessione attenta sugli atteggiamenti che vengono tenuti in quest'aula dall'attuale maggioranza, che continua in una discussione distratta, asettica, poco interessata e molto finalizzata al raggiungimento dell'obiettivo di approvare il provvedimento senza approfondire i temi di cui stiamo parlando.
Noi abbiamo appena assistito ad uno spettacolo indecoroso. Vi sono un po' di importanti - in teoria - «ambasciatori» del centrosinistra che si stanno aggirando tra i banchi del centrodestra alla ricerca di un minimo di disponibilità riguardo all'approvazione di questo provvedimento. Probabilmente, dovrebbero restare seduti ai loro posti per fare stare zitti i loro colleghi che intervengono con inaccettabili affermazioni. Mi riferisco alle cose che escono dalla bocca di chi, spinto da intento moralizzatore, cerca di trasmetterci un rigoroso messaggio e di chi fa parte di quella maggioranza che non molto lontano da dove ci troviamo - sto parlando del Senato -, qualche settimana fa, si è resa partecipe di un blitz per cercare di sanare, ad esempio, la penosa ed indecorosa vicenda dell'evasione dei contributi SCAU. Nessuno ha citato questo esempio, vi sono due pesi e due misure; laddove esiste un certo tipo di convenienza e vi è la possibilità di rastrellare il consenso delle organizzazione sindacali agricole, la maggioranza trova delle forme morbide - per così dire - nei confronti di questa categoria martoriata dal mercato e dalla storia.
Ormai, l'agricoltura in Italia è diventata, a pieno titolo, un elemento marginale: non credo si possa più parlare di settore primario. Ricordiamoci che la maggiore evasione dei contributi SCAU si registra al sud, quasi la totalità dell'evasione riguarda questa parte del nostro paese. È lì che si esercita il clientelismo e si trova la forza, la convergenza politica, per individuare delle norme a tutela di qualcosa. In Assemblea, invece, nell'ambito di una diversa discussione, lo stesso comportamento viene definito immorale e viene richiamato il rigore che deve venire esercitato da uno Stato forte.Pag. 98
Il collega Barani ha ragione quando afferma che il nostro Stato è forte con i deboli e debole con i forti. Quindi, se vi deve essere rigore, noi siamo disponibili ad accettarlo purché si eserciti in modo assolutamente trasparente e nei confronti di tutte le categorie.
In questo momento stiamo violando in modo netto il principio di uguaglianza, con la complicità di questo asettico Parlamento che, in modo assente, sta tirando a campare, cercando stasera di portare a casa il risultato, di contenere i tempi, a prescindere da quello che si sta discutendo e si sta votando. La discussione non sussiste e qualcuno, in ordine sparso, si sta facendo bello, ma la maggioranza non sta dando risposte al paese e non sta onorando il proprio impegno parlamentare (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania - Congratulazioni).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Benedetti Valentini. Ne ha facoltà.
DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la norma è molto preoccupante per il mondo agricolo. Capisco che il problema è annoso e complesso, ma non è questa la soluzione. In primo luogo, essa non è lecita poiché, a mio parere, non si possono compensare contributi comunitari con un credito/debito interno nei confronti dello Stato. A mio modesto parere, non è lecito fare questo. Vi prego di esaminare bene il problema perché ne può nascere un enorme contenzioso; i contributi comunitari debbono, comunque, arrivare all'agricoltore.
Certamente, bisogna trovare un'altra soluzione e su questo siamo disposti a cooperare. Ormai, sapete benissimo, voi che di agricoltura vi intendete, che nessuna coltura si regge più senza il contributo comunitario. Non c'è settore - dalle colture arboree a quelle dei cereali e così via - per il quale questi contributi non siano indispensabili a mantenere in piedi l'attività. Se voi tagliate, mediante compensazione, queste risorse, condannate molte imprese alla miseria e, forse, alla chiusura.
Vi prego di ripensarci e, come minimo, chiedo che si accantoni l'esame di questi emendamenti per valutare se sia possibile accoglierli o trovare una soluzione alternativa (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rocchi. Ne ha facoltà.
AUGUSTO ROCCHI. Signor Presidente, colleghe e colleghi, ho chiesto di intervenire proprio perché la discussione non è di piccolo rilievo.
La questione mi pare molto chiara: bisognerà essere capaci di pensare a scelte politiche e a misure a sostegno dello sviluppo in agricoltura e delle piccole imprese agricole, in grado di venire incontro a situazioni di grave difficoltà.
Ma la cosa che ritengo inaccettabile è che ciò possa avvenire attraverso il mancato pagamento dei contributi previdenziali. Non posso accettare, infatti, che non si possano riscuotere tali contributi intervenendo, attraverso una partita di giro, sui finanziamenti erogati a queste aziende. In caso contrario, se non si agisse in tal modo - che è altro dal varare misure ad hoc a sostegno della piccola impresa agricola, nonché dei lavoratori che operano in tale comparto -, si genererebbero alcuni fenomeni negativi.
In primo luogo, tali fenomeni si verificherebbero all'interno dello stesso mercato, in termini di concorrenza tra le imprese che versano regolarmente i contributi e quelle che, invece, non assolvono a tale obbligo. In secondo luogo, vorrei osservare che forse l'onorevole Barani fa un po' di confusione «storica»: un conto, infatti, è l'imprenditore agricolo ed un altro sono i lavoratori dipendenti delle piccole aziende agricole!
Mi aspetto, in una futura discussione, questo grande accanimento anche in difesa dei diritti dei lavoratori agricoli, i quali, molte volte, sono costretti a lavorare in Pag. 99nero, non vedono versati i contributi previdenziali, non godono di coperture sociali e sono esposti a duplici ricatti anche in numerose realtà del nostro paese!
Quindi, prevedere la riscossione dei contributi previdenziali in agricoltura da parte degli erogatori degli aiuti comunitari, a tutela dei servizi che l'INPS deve successivamente erogare, rappresenta solamente un atto di giustizia; altra cosa, invece, è discutere delle politiche a sostegno delle piccole imprese. Pertanto, strumentalizzare in questo modo la questione non ha alcun senso ed auspico che tanti colleghi del centrodestra, magari tra qualche giorno, non sostengano che bisognerà togliere qualcosa a qualche povero pensionato agricolo per risanare il sistema pensionistico italiano (Applausi dei deputati del gruppo Rifondazione Comunista-Sinistra Europea)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Garagnani. Ne ha facoltà.
FABIO GARAGNANI. Signor Presidente, intervengo perché l'andamento del dibattito mi conferma la valutazione che alcuni colleghi appartenenti al mio gruppo, nonché altri deputati del centrodestra, hanno formulato proprio in merito alla volontà «punitiva» - che non posso definire altrimenti - contenuta nel provvedimento in esame.
Non so se l'ultimo esponente della sinistra intervenuto conosca realmente le condizioni del settore agricolo, nonché dei piccoli e medi operatori economici che non impiegano dipendenti. Molto spesso, infatti, si tratta di persone anziane, che lavorano aree estremamente piccole e limitate; non a caso, ieri l'altro, nella mia provincia (quella di Bologna), si è tenuto un convegno che ha evidenziato tali aspetti. È una situazione nella quale si registra un progressivo invecchiamento della popolazione...
PRESIDENTE. La prego di concludere...!
FABIO GARAGNANI. Occorre, dunque, che il Governo si faccia carico di tale situazione non indulgendo a futuri provvedimenti, tutti...
PRESIDENTE. Concluda!
FABIO GARAGNANI. ...da definire, ma compensando in questa sede! Credo si tratti di una misura equanime...
PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole!
FABIO GARAGNANI. Ricordo che interventi del genere sono stati già effettuati nel passato!
Vorrei sottolineare che si tratta di una situazione di oggettiva difficoltà. Dire «difficoltà» è un eufemismo: vi è l'impossibilità di condurre le aziende agricole, oberate come sono dall'esistenza di...
PRESIDENTE. Grazie: deve concludere! Grazie...!
FABIO GARAGNANI. ...oneri impropri, che non consente loro di esplicare la loro attività fino in fondo!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Grimaldi. Ne ha facoltà.
UGO MARIA GIANFRANCO GRIMALDI. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario Grandi, perché, vedendolo sempre alzato, mi rendo conto della sua difficoltà ad ascoltare tutto ciò che noi stiamo affermando: infatti, pur condividendo, è costretto ad assumere una posizione completamente diversa!
ALFIERO GRANDI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. È solo la schiena!
UGO MARIA GIANFRANCO GRIMALDI. Vede, signor sottosegretario, la possibilità che viene concessa dall'articolo 4-bis del decreto-legge in esame all'organismo pagatore degli aiuti comunitari di compensare, a favore dell'INPS, eventuali Pag. 100debiti contributivi dei beneficiari di tali aiuti è, come lei sa benissimo, del tutto illegittima!
Infatti, lo stesso fondamentale regolamento comunitario della riforma della politica agricola comune, in base alla quale vengono erogati gli aiuti comunitari...
PRESIDENTE. La prego di concludere...!
UGO MARIA GIANFRANCO GRIMALDI. ...recita testualmente: «(...) salvo disposizione contraria, contenuta nel presente regolamento, i pagamenti nell'ambito dei regimi di sostegno elencati nell'allegato I...
PRESIDENTE. Deve concludere!
UGO MARIA GIANFRANCO GRIMALDI. ...sono corrisposti integralmente ai beneficiari»!
Allora, caro sottosegretario, per evitare realmente, in questo caso, di fare non dico ridere il Paese...
PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole!
UGO MARIA GIANFRANCO GRIMALDI. ...come nel passato, ma di far soffrire una categoria, quali i nostri coltivatori diretti ed i nostri agricoltori, noi sosteniamo che questo articolo 4-bis...
PRESIDENTE. Grazie!
UGO MARIA GIANFRANCO GRIMALDI. ...deve essere soppresso (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Salerno. Ne ha facoltà.
ROBERTO SALERNO. Signor Presidente, ho chiesto di intervenire per rilevare con quanta superficialità la maggioranza stia affrontando un problema così delicato per le aziende che operano nel settore agricolo.
Dopo cinque anni di Governo del centrodestra - durante i quali l'agricoltura ha conosciuto un momento di valorizzazione e di riaffermazione - adesso vogliamo introdurre una norma che addirittura sembra non poter produrre effetti nemmeno giuridicamente. Si confonde un diritto che sorge in capo alle imprese agricole su base comunitaria e che va direttamente a favore del settore agricolo con un debito che l'azienda agricola può avere nei confronti dell'ente previdenziale. Credo che sia come entrare in un negozio di cristalleria muovendosi da elefanti: cerchiamo di evitare danni enormi all'agricoltura! Chiedo anch'io lo stralcio di questo articolo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Consolo. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE CONSOLO. Signor Presidente, con grande pacatezza, ma nello stesso momento con fermezza, pregherei il Governo di considerare la questione sotto il profilo giuridico. Nel caso in cui un'azienda agricola abbia omesso legittimamente di pagare i contenuti perché li contesta o per un altro motivo, quali conseguenze vi sarebbero? La norma invocata sembra autorizzare automaticamente la compensazione, senza tenere conto delle legittime lagnanze.
Pertanto, faccio mio l'invito rivolto dall'onorevole Benedetti Valentini al Governo: chiedo al Governo di accantonare la questione per esaminarla successivamente dopo le necessarie valutazioni.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Franci. Ne ha facoltà.
CLAUDIO FRANCI. Signor Presidente, intervengo solo per ritornare al merito della questione, poiché ho ascoltato molte inesattezze. Comincerei dal tema affrontato dall'onorevole Benedetti Valentini. Dal 1o gennaio 2006, per riscuotere i contributi comunitari è necessaria la dichiarazione di regolarità di pagamento degli oneri contributivi e previdenziali (il cosiddetto DURC). Se un'impresa non ha pagato tali Pag. 101contributi non potrà ricevere alcuna sovvenzione sul piano comunitario; quindi, non ci saranno soldi per le imprese. Questa norma serve, casomai, a tutelare tali imprese, introducendo l'elemento della compensazione.
L'altra questione concerne il fatto che questa norma non si applica a quelle 500 mila aziende che non hanno pagato i contributi prima del 1o gennaio 2006 e che aderiscono alla cartolarizzazione, ossia alle imprese che hanno accumulato un debito di circa 6 miliardi di euro e che, aderendo alla cartolarizzazione, potranno liquidare il loro debito nei confronti dello Stato con una cifra che oscilla fra il 25 e il 30 per cento. Dire che si sta causando un danno...
PRESIDENTE. Deve concludere.
CLAUDIO FRANCI... all'impresa agricola è una falsità, un elemento di demagogia. Comprendo la battaglia politica, ma non ne comprendo i contenuti (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo e Comunisti Italiani).
PRESIDENTE. Prendo atto che il relatore non accede alla proposta di accantonamento.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Misuraca 4-bis.1, Buonfiglio 4-bis.2 e Ruvolo 4-bis.300, non accettati dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 367
Votanti 365
Astenuti 2
Maggioranza 183
Hanno votato sì 128
Hanno votato no 237).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Misuraca 4-bis.3.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Misuraca. Ne ha facoltà.
FILIPPO MISURACA. Signor Presidente, credo che nel prendere la parola nessuno voglia per forza strappare un applauso, come hanno fatto i colleghi Franci, Zucchi e D'Ulizia. Noi siamo qui per tutelare gli interessi delle imprese e per fornire dei chiarimenti, onorevole D'Ulizia. Forse, lei, quando parla di cooperative, ci «azzecca»; ma questa sera, rispetto agli emendamenti in esame, non ci ha azzeccato per niente, perché ha fatto confusione riguardo al vero tema in discussione. Non stiamo parlando dell'aspetto previdenziale bensì - come ha detto il collega Franci - di qualcosa che parte dal 1o gennaio 2006! Onorevole Franci, non occorre l'applauso: questo ormai lo sappiamo tutti!
Noi, invece, onorevole D'Ulizia, denunciamo il blitz compiuto al Senato, che sta passando con il silenzio assordante delle organizzazioni professionali, le quali non hanno ancora scoperto il danno che si sta arrecando alle aziende.
Intervengo perché, peraltro, al limite, saremmo anche disposti a migliorare questo articolo introdotto con la proposta emendativa approvata dal Senato; onorevole Franci, a proposito dell'articolo 4-bis le leggo solo ed esclusivamente poche parole: «Andrebbe chiarito se la mancata certificazione della regolarità contributiva da parte delle imprese agricole impedisca in assoluto di accedere agli aiuti comunitari o, al contrario» - come sembrerebbe desumersi dalle disposizioni introdotte dall'articolo in esame - «se l'essere non completamente in regola con il versamento dei contributi previdenziali comporti solamente la decurtazione in maniera corrispondente degli aiuti comunitari». Non sono asserzioni di Filippo Misuraca, né degli illustri colleghi intervenuti della Commissione giustizia, che ringrazio per la loro interpretazione, in quanto l'articolo 4-bis è illegittimo: lo dice nel dossier sul Pag. 102provvedimento il Servizio studi della Camera, che vuole migliorare questo testo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia)! Noi lo affermiamo anche con il nostro emendamento; guardate, qui c'è un problema di scuderia! Voi state obbedendo agli ordini di un partito; voi state obbedendo agli ordini di un Governo, ma non state difendendo gli agricoltori!
Non si deve litigare, onorevole Rocchi, sul punto di chi difenda i più deboli; noi abbiamo bisogno, come diceva lei, di aiutare le aziende agricole, ma guardi, forse lei si occupa poco di agricoltura! Bisogna risollevare 546 mila aziende che - onorevole D'Ulizia , mi segua! -, in questo momento, non hanno ancora risolto il vero problema del condono agricolo! Il ministro dell'agricoltura ha dichiarato di essere preoccupato che non possano aderire alla sistemazione del condono previdenziale. Se su queste materie voi volete strappare l'applauso, sapete allora - e mi rivolgo ai miei capigruppo - su cosa abbiamo torto noi del centro destra? Non siamo capaci di portare gli agricoltori sotto palazzo Montecitorio (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia). Se avessimo fatto noi ciò che avete fatto voi, a quest'ora, qui fuori, vi sarebbe una moltitudine di agricoltori. Sono tuttavia convinto che gli agricoltori ci stanno seguendo e certamente le organizzazioni agricole, appena se ne accorgeranno, denunceranno l'illegittimità e l'incostituzionalità di questo provvedimento. Ecco perché noi sosteniamo questo emendamento, per correggere lo sbaglio fatto al Senato (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale)!
STEFANIA PRESTIGIACOMO. Bravo Filippo!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Romele. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE ROMELE. Signor Presidente, mi rivolgo anzitutto agli amici della Lega. Attenzione, il problema riguarda, sì, parecchie aziende del sud, ma anche molte aziende di montagna delle nostre vallate del nord. Quindi, si tratta di una questione che unisce un po' tutti.
Vorrei osservare come, con riferimento alla proposta in esame, l'onorevole Franci, da buon burocrate di partito, abbia, per così dire, «messo i puntini sulle i»; ma egli dimentica che tanti operatori, riguardo all'INPS ed alla cartolarizzazione, devono ancora mettersi in regola perché non ne hanno né la forza né le energie. A tale proposito, mi rivolgo al collega di Rifondazione Comunista: è facile osservare che l'INPS viene pagato ...
PRESIDENTE. Deve concludere ...
GIUSEPPE ROMELE. ... ma quando un'impresa piccola, di un salariato o del familiare - perché l'INPS riguarda anche le posizioni interne alla famiglia - non riesce a sistemare la propria contabilità con l'INPS, a quale titolo, lo Stato...
PRESIDENTE. Deve concludere ...
GIUSEPPE ROMELE. ... quale titolo ha l'INPS per bloccare sistematicamente quell'unico contributo che in questo momento può essere una piccola boccata di ossigeno data alla piccola attività agricola? Ebbene su ciò occorre avviare una profonda riflessione e chiedo quindi, per favore, l'accantonamento dell' articolo 4.bis (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia). Mi rivolgo al relatore, ma anche al Presidente che risponde al telefono ed è concittadino bresciano, il quale, di agricoltura, dovrebbe sapere qualcosa...
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Romele.
Qual è, dunque, l'opinione del relatore sulla proposta di accantonamento?
FABIO BARATELLA, Relatore per la XIII Commissione. Esprimo parere contrario, Presidente.
PRESIDENTE. Sta bene.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Marinello. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Signor Presidente, questo emendamento, sostanzialmente, tenta di migliorare sensibilmente il testo. Intervengo per riportare assoluta serenità all'interno dell'Assemblea, posto che, sia sul merito del provvedimento sia anche relativamente agli aspetti giuridici, si sono già espressi i colleghi, già intervenuti al riguardo anche con riferimento alla proposta emendativa precedente.
Chiedo ai colleghi un attimo di attenzione per tentare di far valere una volta tanto il buonsenso.
Qui non si sta dicendo che il provvedimento è assolutamente illegittimo, ma si propone qualcosa di diverso: all'atto del pagamento del contributo comunitario si tratta di avvertire l'azienda agricola...
PRESIDENTE. La ringrazio, ha esaurito il suo tempo
GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Presidente, sto concludendo. Si tratta di proporre all'azienda agricola la regolarizzazione e, nel caso di inadempienza della stessa, l'INPS potrà avvalersi sul contribuente.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Delfino. Ne ha facoltà.
TERESIO DELFINO. Signor Presidente, non è intervenuto nessuno del mio gruppo.
PRESIDENTE. Le chiedo scusa, è un mio errore. Ha facoltà di intervenire per dichiarazione di voto.
TERESIO DELFINO. Grazie, Presidente. Ho ascoltato con interesse gli interventi dell'onorevole Zucchi e dell'onorevole D'Ulizia. A me pare che nel loro ragionamento ci sia una carenza di conoscenza della realtà di queste 500 mila aziende rispetto a tutto il percorso, certamente ultradecennale, che le riguarda in relazione a quello che io ho chiamato condono, ma che rappresenta la regolarizzazione della previdenza agricola.
Di certo, a regime, le considerazioni dell'onorevole Zucchi potrebbero trovarci consenzienti, ma non oggi che siamo in mezzo al guado. Non più tardi di stamani, ho ricevuto da una di queste aziende agricole situata al nord la precisazione che la società di concessione delle riscossioni - una delle trenta e oltre concessionarie che rispondono alla Riscossione Spa - sta portando avanti le procedure coattive per riscuotere i crediti di cui stiamo parlando. Quindi, vuol dire che siamo ben lontani, signor Presidente, dalla situazione in cui l'accordo - quell'accordo privatistico che è stato citato -, il quale dovrebbe consentire a queste 500 mila aziende di regolarizzare la propria posizione contributiva, sia operante. Soprattutto, non risulta che la società di riscossione - come ha testimoniato il ministro dell'agricoltura in Commissione di merito alla Camera - abbia fornito quelle indicazioni che consentono le procedure coattive di riscossione di questi debiti previdenziali.
Per questo, io credo che questa norma sia assolutamente vessatoria e abbia bisogno quanto meno di essere resa coerente con quell'accordo che noi condividiamo. Lo abbiamo detto in Commissione e lo ribadiamo anche in quest'aula: occorre che questa possibilità di compensazione sia collegata ad una procedura - come dice l'emendamento Misuraca 4-bis.3 che io intendo sottoscrivere e come diranno gli emendamenti successivi a firma del collega Ruvolo, mia e di Martinello 4-bis. 301 e 4-bis. 302. - e ad un'intesa che oggi viene condivisa, ma che tuttavia non viene praticata.
Per questo motivo, dire che siamo già in una situazione in cui tutto è stato già risolto - come sosteneva il collega D'Ulizia - significa dire una cosa fuori dalla realtà. Noi affermiamo oggi che è stato definito un accordo, ma purtroppo esso non viene applicato. Quindi, questa norma va ad interferire pesantemente sulle disponibilità di quelle 500 mila aziende agricole.
Mi pare che questo non sia l'intendimento, espresso anche in sede di Commissione, onorevole Zucchi, dove invece si è condivisa la necessità di chiudere Pag. 104la partita e di chiuderla nei tempi e nei modi che consentano a queste 500 mila aziende - o almeno a quelle che lo vorranno fare - di continuare a stare nell'attività agricola, di mantenere le imprese in questo settore e di non vederle fuggire. Infatti, da questa ulteriore riduzione delle presenze di aziende agricole possono derivare grandi danni alla tutela dell'ambiente e del nostro territorio, oltre che delle nostre produzioni agricole di qualità.
Per tali motivi, noi votiamo favorevolmente questo emendamento, che personalmente intendo sottoscrivere [Applausi dei deputati del gruppo UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)].
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Ricci. Ne ha facoltà.
ANDREA RICCI. Signor Presidente, intervengo solo per far notare ai proponenti dell'emendamento Misuraca 4-bis.3 e all'intera Assemblea che questo emendamento, così come il successivo, qualora venisse approvato, anziché alleviare, aggraverebbe gli oneri per le imprese agricole, in modo particolare per quelle che si trovano in una condizione di maggiore difficoltà. Infatti, il testo dell'emendamento propone la sospensione del pagamento dell'aiuto comunitario in caso di mancata regolarizzazione nel versamento dei contributi. Se un'impresa agricola non avesse la liquidità necessaria per far fronte immediatamente al versamento dei contributi, per ottenere l'aiuto comunitario dovrebbe indebitarsi e, quindi, sopportare ulteriori oneri in termini di interessi per avere tale contributo. La soluzione proposta, quindi, negli emendamenti Misuraca 4-bis.3 e 4-bis.4 è peggiore dal punto di vista dell'impresa agricola che non è in regola con i versamenti contributivi rispetto a quanto prevede il testo del decreto, che adotta la formula della compensazione. Di conseguenza, mi pare che i due emendamenti debbano essere respinti (Applausi dei deputati del gruppo Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata D'Ippolito Vitale. Ne ha facoltà.
IDA D'IPPOLITO VITALE. Signor Presidente, intervengo solo per dichiarare la mia adesione e la richiesta di sottoscrizione dell'emendamento Misuraca 4-bis.3.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Misuraca 4-bis.3, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 366
Votanti 363
Astenuti 3
Maggioranza 182
Hanno votato sì 128
Hanno votato no 235).
Secondo le intese intercorse tra i gruppi parlamentari, il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.