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Si riprende la discussione.
(Ripresa discussione sulle linee generali - A.C. 1092)
PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame del disegno di legge di conversione n. 1092, sospeso nella parte antimeridiana della seduta.
È iscritto a parlare l'onorevole Tranfaglia. Ne ha facoltà.
NICOLA TRANFAGLIA. La discussione sul disegno di legge di conversione in esame ha messo in evidenza un problema che tutti abbiamo potuto constatare in questi cinque anni, cioè il fatto che il ritorno a commissioni di esame interamente composte da membri interni nelle scuole ha generato, nelle scuole paritarie, Pag. 50un aumento del numero delle maturità esponenziale ed ha provocato, a quanto sappiamo, fenomeni poco accettabili negli istituti scolastici.
D'altra parte nessuno di noi ritiene che si possa o si voglia ritornare alla scuola di élite. A differenza di quanto detto dall'onorevole Aprea, qui non vi sono persone che hanno fatto le scuole negli anni Trenta, che avrebbero più di cento anni, ma persone che le hanno fatte negli anni Sessanta, dunque non molto tempo fa, ed abbiamo potuto constatare, in quel periodo, che la formazione di commissioni con membri esterni e membri interni aveva mantenuto nelle scuole pubbliche, ma anche nelle altre scuole, un livello che si è perduto negli ultimi anni.
Si può discutere sulla materia d'esame e sul fatto che non si tratti, diciamo così, di chiedere agli studenti l'impossibile, anche se tutto dipende dal modo in cui ciò viene richiesto. Non mi pare che siano decisive le questioni relative all'anno o ai tre anni, oppure a tutte o alcune delle materie, perché la situazione dipende dal tipo di organizzazione e dalle modalità dell'esame. È certo, invece, che sia assolutamente necessaria un'attività di controllo che valga per le scuole pubbliche come per quelle paritarie.
Chi come me insegna da trent'anni nell'università sa perfettamente ciò che è avvenuto negli ultimi anni e come le matricole arrivino all'università in una situazione sempre più difficile, non tanto a livello di nozioni quanto di capacità di leggere un libro o di scrivere un testo, aspetti su cui l'università non può intervenire più di tanto per le caratteristiche dell'insegnamento universitario ed il rapporto che si stabilisce negli anni dell'università.
Siamo fortemente interessati ad arrivare ad una diversa composizione delle commissioni di esame ed al fatto che la maturità, senza essere una sorta di massacro, mantenga nelle scuole pubbliche come in quelle paritarie elementi di controllo e di livello necessari anche per quanto riguarda il proseguimento degli studi superiori.
Ritenevo necessario affermare questi concetti.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Baldelli. Ne ha facoltà.
SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, ci troviamo ad affrontare il disegno di legge di conversione del decreto-legge presentato dal Governo con un aspetto tecnico relativo alla copertura degli esami di maturità.
Ritengo sia opportuno approfittare di questa discussione per porre al centro del dibattito politico alcuni elementi di chiarezza con riferimento alle problematiche della scuola e degli esami di maturità e con riguardo agli intendimenti che il Governo ha o dovrebbe avere in relazione a tutte le riforme varate dal precedente esecutivo, che costituiscono un complesso piuttosto organico di un ammodernamento della società che ci ha chiesto l'Unione europea e sul quale il paese non può tornare indietro.
Abbiamo il dovere, in primo luogo, di consentire agli studenti che l'uscita dalla scuola e dal percorso di formazione avvenga presto e bene, ponendoli in collegamento con il mondo del lavoro. Noi abbiamo costruito un impianto che, con la riforma Moratti e con la riforma Biagi, collega due mondi, riorganizza la flessibilità del lavoro e - a differenza di quanto affermato durante la campagna elettorale e anche in quest'aula da esponenti del Governo - esalta il ruolo della formazione professionale.
Oggi, in via incidentale, ci troviamo a discutere del tema degli esami di maturità e ritengo - avendoli sostenuti abbastanza di recente - che siano piuttosto inutili. Tuttavia, al di là dell'inutilità degli esami di maturità, mi ha sorpreso il tono duro della relatrice, quando affermava la necessità di rigore e serietà con riferimento a tali esami. Semmai, il rigore e la serietà sono necessari durante tutto il percorso formativo!
ALBA SASSO, Relatore. Stiamo parlando degli esami!
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SIMONE BALDELLI. Onorevole Sasso, lei è la relatrice del provvedimento ed è già intervenuta al riguardo; pertanto, quando parlano i colleghi dell'opposizione, la pregherei di non interrompere.
A nostro avviso, al centro del sistema scolastico vi deve essere la persona, lo studente. Quindi, ben venga la promozione del maggior numero di studenti e, nonostante non sia convinto dell'utilità degli esami di maturità, ritengo che non sia il membro esterno a fornire quel rigore e quella serietà che, secondo molti, manca a tali esami.
Diamo alla scuola un senso vero! Noi ci abbiamo provato, attraverso una riforma importante, sulla quale peraltro ancora non si è compreso quale sia la posizione del Governo. Come affermava in precedenza il collega Del Bue, non si capisce dove intendete modificarla, se intervenendo sui cicli scolastici o sulle commissioni d'esame. Il fatto è che esiste una riforma che sta entrando in vigore, che vi sono giovani il cui percorso scolastico e formativo dipenderà da ciò che si deciderà in merito alla scuola e al lavoro.
Sono mondi vicini e rappresentano, nell'ambito di un quadro generazionale, una faccia della stessa medaglia che, per altri versi, tocca anche il mondo della previdenza, che riguarda la competenza di altri ministri, ma dello stesso Governo. Anche in questo ambito vi sono visioni che difficilmente riescono a conciliarsi. La maturità non è il passaggio all'età adulta (che, peraltro, in Europa si raggiunge a 25 anni, molto tempo dopo rispetto a quanto accade in Italia). L'esame di maturità è un passaggio, senza inerpicarci sui tecnicismi e sulle coperture finanziarie. Cogliamo l'occasione di questo dibattito per capire cosa volete fare in ordine alla riforma Moratti ed al lavoro svolto da questo Governo! Fate anche tesoro di un consiglio che vi ha dato il Capo dello Stato, ossia quello di non affrontare in maniera pregiudizialmente distruttiva tutto ciò che ha fatto il Governo precedente.
È facile portare gli studenti in piazza e fare l'opposizione di piazza quando le associazioni studentesche sono finanziate dai sindacati, quando si scimmiottano vecchi slogan, quando si ripropone quel modello post-sessantottino per cui uno sciopero «val bene una messa», quando la contropartita dello scendere in piazza è quella di non andare a scuola.
È anche facile fare demagogia da questo punto di vista. Per cinque anni, abbiamo visto i sindacati ed una parte minoritaria ma assai chiassosa di studenti scendere in piazza contro il ministro Moratti, sbeffeggiata ed insultata in ogni modo possibile ed immaginabile. Anche voi siete stati appresso a tutto questo; anche voi, che oggi sedete nei banchi della maggioranza parlamentare (che non è maggioranza nel paese) e nei banchi del Governo con ruoli di responsabilità.
Mi auguro che questa farsa finisca, anche perché il ministro Moratti ha assunto il prestigioso incarico elettivo di sindaco di Milano. Oggi, la palla, in qualche modo, passa a voi. Noi difendiamo la nostra riforma, ne difendiamo le linee guida, il processo di ispirazione politica e difendiamo il principio per cui vi sia libertà di scelta per le famiglie e per gli studenti, perché crediamo che ciò sia giusto. Crediamo che la centralità della scuola implichi anche guardare il «prodotto» (si passi il termine, forse, un po' troppo aziendale), ossia la finalità della scuola, ossia la preparazione degli studenti.
Non parliamo solo della scuola e di ciò che ruota attorno ad essa: è fondamentale la preparazione degli studenti. Tale preparazione deve essere certificata, certificabile e riconoscibile. Per questo motivo, è stato creato un meccanismo come quello dell'Invalsi e per questo motivo si deve dare ai nostri studenti la possibilità di essere competitivi con i colleghi europei. Altrimenti, è inutile dare loro un esame di maturità così strutturato.
Quindi, attenzione a dove metterete le mani! Non intervenite in maniera pregiudiziale: pensate che c'è una ratio e che sono stati portati avanti alcuni adempimenti perché ce li ha richiesti l'Europa, Pag. 52dal momento che il mondo va in quella direzione. Non cerchiamo di fermare il mondo, perché si vuole scendere...!
Ancora, si è fatto riferimento agli insegnanti, insinuando che vi è stata disattenzione nei loro confronti. Tuttavia, ricordo che sono stati regolarizzati 117 mila insegnanti precari. Non vorrei aprire nuovamente la ferita del precariato degli insegnanti della scuola, che ha una storia lunga e travagliata, per certi versi tragicomica o drammatica, a seconda dei punti di vista. Ma credo sia un dato significativo che 117 mila insegnanti precari siano passati in ruolo.
Pertanto, rivolgo un appello in questo senso, affinché il Governo, da questo momento in poi, tenga presente che vi è la necessità di portare in Parlamento, nelle Commissioni e via dicendo, un quadro chiaro. Dovete dirci cosa volete fare, dove intendete intervenire e con quale tempistica. Soprattutto, vi invito a portare avanti un'azione politica che sia rispettosa non solo del lavoro svolto sino ad oggi (non so se questo appello cadrà nel vuoto), ma che sia intellettualmente onesta nel riconoscere quanto di positivo (moltissimo!) è stato fatto.
Vi invito a guardare la scuola un po' di più dal punto di vista degli studenti, di quelli veri, non di quelli che vengono pagati per andare in piazza a fare i cortei!
TITTI DE SIMONE. Avete una concezione della partecipazione democratica molto particolare!
SIMONE BALDELLI. Abbiamo la concezione di come vengono finanziate certe associazioni studentesche! Le consiglio di andare a vedere lo statuto!
TITTI DE SIMONE. Sarebbe meglio che guardaste ciò che finanziate voi!
SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, se posso parlare...
PRESIDENTE. Onorevole De Simone, per cortesia... Onorevole Baldelli, si rivolga alla Presidenza.
SIMONE BALDELLI. Infatti, a lei mi sono rivolto, Presidente. Grazie.
Quindi, rivolgo un appello affinché si lavori dal punto di vista politico con onestà intellettuale. Credo che ancora oggi dobbiamo rendere grazie all'operato del Governo precedente. Ritengo che ormai la stagione in cui il centrosinistra scende in piazza tutti i giorni (per la scuola, per le pensioni o per il lavoro), con un ordine del giorno della piazza ancora da identificare, ma con la data dello sciopero generale già prevista in calendario, sia finita. Non ci sarà più una manifestazione degli studenti contro la Moratti, ma contro il ministro dell'istruzione di turno e contro la vostra ipotesi di riforma. Spero, almeno, che non riusciate a metterci contro gli studenti anche adesso che siamo all'opposizione.
Quindi, mi auguro che la stagione della piazza sia finita e che - è un augurio che vi faccio di cuore - vi assumiate la responsabilità di affrontare questo tema in maniera non demagogica, come abbiamo temuto ascoltandovi per tutta la campagna elettorale e in questi primi scampoli di legislatura (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole De Simone. Ne ha facoltà.
TITTI DE SIMONE. Signor Presidente, innanzitutto, vorrei tranquillizzare l'onorevole Baldelli, che è così preoccupato dei meccanismi di partecipazione democratica del mondo della scuola.
SIMONE BALDELLI. Tranquillissimo...!
TITTI DE SIMONE. Fra l'altro, oggi abbiamo sentito dai banchi dell'opposizione anche alcuni richiami, da questo punto di vista, un po' tardivi. Mi riferisco all'intervento dell'onorevole Garagnani, del tutto condivisibile, sulle prerogative del Parlamento riguardo alla discussione di merito in tema di scuola. Peccato, onorevole Garagnani, che nei cinque anni precedenti, su questi temi, nel momento in cui il Governo aveva del tutto scippato il Parlamento di qualsiasi forma di discussione Pag. 53e non si era distinto per confronto democratico con le parti sociali, lei non abbia avuto la preoccupazione di sollevare tale questione né in quest'aula, né in Commissione.
Volevo tranquillizzare il collega Baldelli sul fatto che noi siamo sempre per la partecipazione libera, spontanea e democratica della società organizzata e del mondo della scuola...
SIMONE BALDELLI. Mandate i bambini in piazza! Altro che partecipazione!
TITTI DE SIMONE. ...sia quando siamo all'opposizione, sia quando siamo nella maggioranza di Governo.
Credo che questa dovrebbe essere una buona abitudine generale di tutte le forze politiche. Noi riteniamo che il confronto con il mondo della scuola in questi cinque anni di legislatura, anche per quanto attiene al lavoro di noi parlamentari, si svolgerà, al contrario dei cinque anni precedenti, nel segno di un reale ascolto, del dialogo e dell'incontro, per un lavoro comune e costruttivo. In questo solco noi ci muoveremo.
Questo provvedimento, naturalmente, avrà il nostro voto favorevole, perché è un atto dovuto. Si tratta inoltre di un provvedimento urgente.
Non è il giorno delle polemiche. Vorrei dirlo qui, anche se questa discussione, ovviamente, è stata attraversata anche da richiami polemici dei colleghi dell'opposizione. La discussione di oggi ha un po' travalicato il tema del provvedimento in oggetto, perché stiamo esaminando un decreto urgente che riguarda la disponibilità economica rispetto ai commissari di esame. Naturalmente, la discussione, invece, si è estesa a temi che riguardano i meccanismi di funzionamento delle commissioni e la riforma dell'esame di maturità. Penso che ce ne occuperemo al momento opportuno e che svolgeremo un regolare confronto, aperto - come deve essere - e partecipato.
Come dicevo, non è questo il giorno delle polemiche, però, onorevole Aprea, onorevole Baldelli, onorevole Garagnani, inviterei i colleghi dell'opposizione ad esercitare, qualche volta, una capacità di ascolto di ciò che avviene nella società e che è anche segnato da passaggi politici importanti. Ieri si è svolto un referendum costituzionale che ha avuto un risultato eclatante, nettissimo. Credo che questo debba indurre - lo dico sommessamente - le forze politiche ad una riflessione sul segnale netto ed inequivocabile provenuto dal paese, dall'elettorato, su una materia così importante. Peraltro, la riforma in questione aveva una ricaduta generale sul sistema istituzionale e sui meccanismi di partecipazione, ma anche sul sistema scolastico. Infatti, la devolution richiamava ad un sistema di carattere federalista che avrebbe avuto ripercussioni concrete sul sistema scolastico, dividendolo in tanti sistemi di carattere regionalistico. Penso che il segnale provenuto ieri dall'elettorato di bocciatura di tale riforma prenda spunto anche dalla preoccupazione fortissima del nostro elettorato di rompere quei principi costituzionali fondamentali che sono alla base di un sistema pubblico ed unitario, così come è scritto nella nostra Carta costituzionale. Credo che tali passaggi debbano invitarci tutti ad una riflessione molto profonda, al di là delle argomentazioni più o meno dotte oggi richiamate anche con excursus molto lontani storicamente e culturalmente dalla fase che viviamo.
Voglio dire molto chiaramente all'onorevole Aprea e all'onorevole Garagnani che noi non abbiamo bisogno di escamotage. Cosa pensiamo della vostra riforma ve lo abbiamo detto per cinque anni in quest'aula, ve l'abbiamo detto in Commissione e, più di noi, ve l'ha detto il mondo della scuola nelle sue varie ed ampissime articolazioni. Noi abbiamo un programma politico, un programma di Governo, che è un atto pubblico. Dunque, è noto a tutti - anche a voi, naturalmente - quali sono i principi fondativi di tale programma per quanto riguarda la scuola. Non abbiamo bisogno di un escamotage come prendere i soldi del tutor e metterli da un'altra parte per dire che non vogliamo il tutor. Non è questo il modo in cui intendiamo muoverci. Pag. 54Quando discuteremo tale aspetto della riforma, lo faremo molto chiaramente nel solco di quanto prevede il nostro programma di governo, che noi intendiamo onorare e che vogliamo sviluppare.
Per una questione di onestà intellettuale - mi sembra doveroso nei confronti del mondo della scuola, da questo punto di vista non ci vogliamo attribuire alcun vantaggio -, vorrei dire che il dipinto rose e fiori che emerge dagli interventi dell'opposizione sulla situazione della scuola pubblica italiana mi pare francamente poco onesto. Diciamo chiaramente che, ad esempio, i soldi per i compensi dei commissari d'esame quest'anno non erano previsti, cioè di fatto non era sufficiente quanto predisposto dal precedente Governo per fare fronte quest'anno a tale questione. Ci risulta, peraltro, che vi siano anche alcune pendenze del precedente anno scolastico in cui i pagamenti, onorevole Aprea, non sono stati onorati. C'è una situazione sicuramente non positiva, non solo da questo punto di vista.
Queste risorse, peraltro, erano state accantonate per una materia oggetto ancora di discussione e di confronto sindacale; quindi, probabilmente, esse non sarebbero state neanche spese. Pertanto, a noi sembra logico e sensato che sia stato predisposto tale tipo di intervento per far fronte ad un'esigenza reale ed immediata del mondo della scuola al fine, anzitutto, di restituire ad esso serenità. A mio avviso, infatti, di ciò la scuola in questo momento ha molto bisogno: di serenità, di segnali chiari e di discontinuità rispetto ad una politica - portata avanti nei trascorsi cinque anni di Governo del centrodestra - di tagli alle risorse, di riduzione degli organici, di aumento del precariato, di riduzione del tempo-scuola. Come osservava anche la relatrice, onorevole Sasso, affronteremo - dovremo farlo: certo, non oggi ma nel momento opportuno - una discussione che riguardi il tema della riforma degli esami di Stato. Ritengo, però, che servano approcci non ideologici - quali invece sono stati quelli sentiti ampiamente stamattina - ma di buonsenso e anche di conoscenza della realtà dei fatti, per cercare di porre dei rimedi ad un sistema che oggettivamente non funziona.
I dati sono a disposizione di tutti; sappiamo che il ricorso alle commissioni interne ha determinato una serie di difficoltà per il sistema e che vi è stato un aumento esponenziale del numero di diplomati nelle scuole private riconosciute. Vorrei che al riguardo ricordassimo tutti, maggioranza ed opposizione, che già nella precedente legislatura qualche problema si era registrato in ordine a queste scuole e agli accreditamenti ricevuti. Quindi, è necessario condurre una verifica su tale terreno; anche in questi giorni di esami di maturità, le cronache hanno registrato casi non belli di situazioni illegittime.
Dunque, ritengo che dobbiamo rispondere con provvedimenti che garantiscano, innanzitutto, la trasparenza, la puntualità ed il buon funzionamento del sistema, nonché gli interessi degli studenti. Ritengo che ciò rappresenti il punto principale; gli interventi, peraltro, dovrebbero certamente provvedere nella direzione opposta a quella di un sistema federalista spinto - mi si permetta l'espressione -, stamattina suggerito dall'onorevole Aprea. Utilizzare la strada che lei indicava, onorevole, citando anche, erroneamente, le parole di don Sturzo...
FABIO GARAGNANI. Sei la meno adatta a parlare di don Sturzo!
VALENTINA APREA. Erroneamente? Ho letto don Sturzo: sono le parole di don Sturzo!
MARILDE PROVERA. Presidente!
TITTI DE SIMONE. Devo osservare che quanto va certamente garantito, contrariamente alle indicazioni venute dai colleghi dell'opposizione, è il valore legale del titolo di studio; è, infatti, del tutto evidente che, se miniamo il sistema incidendo sui fondamentali meccanismi di garanzia del valore legale del titolo di studio e apprestando un sistema quale quello prefigurato Pag. 55dalla collega Aprea, noi rechiamo un danno complessivo alla scuola pubblica e agli studenti.
Comunque, avremo modo di confrontarci, onorevole Aprea, sui temi che sono cari al mondo della scuola e che sono oggetto del nostro programma; è chiaro, infatti, quale sia il nostro obiettivo.
Noi intendiamo smantellare l'impianto legislativo - e culturale, oserei dire - della riforma Moratti realizzando un progetto, del tutto alternativo ad essa, che riassegni una posizione centrale alla scuola pubblica, quella della Costituzione, la scuola della Repubblica, e che dia un segno di discontinuità rispetto a quanto è stato fin qui prodotto: in termini di risorse, di organizzazione dei tempi della scuola, di organici, di innalzamento dell'obbligo e di meccanismi di reclutamento. Un'attenzione specifica richiedono le questioni del precariato, che, anche grazie alla vostra azione di «istituzionalizzazione» - diciamo così -, ha raggiunto livelli che non sono mai stati raggiunti prima nel nostro paese e che di certo non fanno bene al sistema.
Desidero rassicurarvi, colleghi: la nostra è un'idea tutt'altro che conservatrice; è l'idea di una buona scuola, della scuola tratteggiata nei principi della nostra Costituzione (che, forse, bisognerebbe applicare in misura maggiore quanto alla sua prima parte, impegnandosi al riguardo con maggiore attenzione), di una scuola che unisce anziché dividere, della scuola che per noi è pubblica, della Repubblica, della scuola laica (onorevole Garagnani, siamo in un paese dove non vi è una religione di Stato). Peraltro, la nostra scuola pubblica è chiamata a rispondere, oggi, ad esigenze di integrazione, di confronto e di dialogo tra culture e religioni diverse e, di conseguenza, deve svolgere un ruolo delicato ed essenziale. Per parte nostra, dobbiamo aiutare la scuola pubblica ad adempiere questo importante ruolo.
Debbo aggiungere che non capisco i richiami dell'onorevole Garagnani agli interventi del Governo. Onorevole Garagnani, vorrei ricordarle che, nella precedente legislatura, siamo andati avanti con la politica degli annunci, che è stata il leit motiv, la prerogativa del ministero guidato dalla Moratti, e che abbiamo avuto la «fortuna» di poter ascoltare il ministro in Commissione soltanto a distanza di mesi dall'insediamento del Governo, dopo che quel Governo aveva compiuto un atto - mi riferisco al decreto-legge n. 255 del 2001, recante disposizioni urgenti per assicurare l'ordinato avvio dell'anno scolastico 2001-2002 - che costituì un passaggio fondamentale del processo di riforma che avete continuato a perseguire negli anni successivi.
VALENTINA APREA. In attuazione delle sentenze!
TITTI DE SIMONE. Il ministro Moratti venne a riferire in Commissione - lo ripeto - dopo che erano trascorse molte settimane dall'adozione del predetto decreto-legge. Mi pare molto tempestiva, invece, l'azione di confronto di questo Governo: il ministro Fioroni verrà in audizione in Commissione cultura nei prossimi giorni e, in quella sede, avremo modo di confrontarci sulle linee programmatiche del Governo.
Quindi, penso che il provvedimento in esame, al quale dobbiamo guardare con senso di responsabilità, costituisca un atto dovuto per la scuola pubblica. Credo, peraltro, che su tutte le questioni che sono state sollevate oggi sui temi programmatici avrà luogo un ampio confronto sia in Commissione sia in Assemblea.
Mi preme sottolineare che noi ci muoveremo nel solco della difesa di una scuola pubblica laica e della Repubblica, per recuperarne il ruolo essenziale nella crescita culturale e sociale del paese e nella lotta alle disuguaglianze (che sono riaffiorate, in questo paese, in maniera molto grave ed evidente). La scuola è chiamata a dare risposte ed a svolgere un ruolo essenziale in tale direzione.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Marcazzan. Ne ha facoltà.
PIETRO MARCAZZAN. Signor Presidente, onorevoli colleghi, innanzitutto, desidero Pag. 56dire che anche il gruppo dell'UDC ha votato in Commissione a favore del provvedimento in esame, testimoniando, in tal modo, la sua sensibilità nei confronti della scuola, sicuramente molto cara a tutti noi, anche perché essa rappresenta un investimento. È doveroso, pertanto, tenere sempre desta, al riguardo, la nostra attenzione. Quindi, occorre sensibilità da parte di tutti, indistintamente.
Mi sento di affermare che la nostra scuola, il nostro sistema scolastico, nonostante tutto, nel corso degli anni ha compiuto veri e propri miracoli, checché se ne dica. E ciò lo dico non tanto per chissà quali impianti o nostalgie, ma perché ho avuto modo di vivere personalmente esperienze scolastiche diverse, da quelle dell'ex Unione sovietica - a Mosca -, a quelle degli Stati Uniti e di altri paesi europei. Quindi, tutto sommato, mettendolo a confronto con i diversi sistemi, il nostro apparato scolastico nulla ha da invidiare agli altri, pur con tutte le difficoltà, i disagi ed il disorientamento che in esso oggigiorno riscontriamo (e ciò non lo possiamo negare).
A parte il provvedimento tecnico in esame, che ha riscontrato un consenso unanime da parte di tutte le forze politiche, sicuramente nei prossimi mesi e nei prossimi anni si registrerà un dibattito molto ampio sulla scuola. Mi auguro che se davvero la scuola ci è cara, come affermiamo, ci ricorderemo di mettere sempre gli studenti al primo posto. Anch'io sono insegnante e, quindi, provengo dal mondo della scuola. Nel modo della scuola vi sono alcune correzioni da apportare e credo sia indispensabile l'apporto e l'intelligenza di tutte le forze per far sì che davvero l'investimento che faremo si riveli un patrimonio per l'intero paese. Quindi, è vero, oggi sono state espresse - legittimamente - posizioni divergenti in merito e tutte sono valide e vanno rispettate. Noi, come gruppo dell'UDC, auspichiamo per il futuro che si riesca davvero a guardare avanti, che si riesca a fare tesoro delle esperienze, della riforma del passato, e quindi ad integrare, migliorare e correggere, ma soprattutto tenendo bene a mente che gli studenti - gli studenti anzitutto - sono i protagonisti della scuola, insieme agli insegnanti, alle famiglie, ed a tutto il tessuto sociale nel quale sono inseriti [Applausi dei deputati del gruppo dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)].
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Rositani. Ne ha facoltà.
GUGLIELMO ROSITANI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, ho ascoltato con molta attenzione gli interventi dei colleghi dell'attuale maggioranza, in particolar modo quelli del collega Rusconi e della collega Titti De Simone: la prova provata che anche sulla scuola, da domani in poi, avremo grandi problemi da risolvere, non solo problemi per quanto riguarda gli insegnanti e gli studenti, ma anche problemi di contrasto e di fondo che esistono nell'attuale maggioranza tra la parte radicale e la parte cosiddetta moderata.
Mi sono adoperato, nei cinque anni che abbiamo lavorato in Commissione cultura, per far giungere ai colleghi, con l'umiltà necessaria, il messaggio che gli argomenti di cui si interessa, in genere, la stessa Commissione cultura sono materie in cui è accettabile l'impostazione ideologica, ma non sono accettabili atteggiamenti faziosi, pregiudizialmente presi e che vanno, comunque, al di là dell'interesse oggettivo - della scuola, in questo caso - e, quindi, dei soggetti interessati. Dunque, il messaggio che la precedente maggioranza aveva trasmesso all'opposizione era la serenità nel trattare gli argomenti della cultura e della scuola in particolar modo. Ci siamo trovati di fronte ad un atteggiamento negativo, pregiudizialmente negativo, chiuso ad ogni tipo di colloquio, per cui oggi ci si accusa di aver varato la riforma della scuola da soli per nostra scelta. La verità è l'opposto!
A me fa piacere ripetere oggi ai colleghi, nuovi e vecchi, che l'aria che ho respirato nelle prime sedute della Commissione cultura, presidente Folena, non mi è piaciuta.
In particolar modo, mi riferisco all'audizione dei precari. In ogni caso, come Pag. 57detto, si tratta delle prime esperienze, dei primi atteggiamenti: con calma ci conosceremo e sapremo come lavorare. Ciò, me lo auguro di tutto cuore come uomo di scuola e di cultura perché mi sono interessato di questi problemi per larga parte della mia esistenza.
Oggi i colleghi della minoranza vogliono sapere cosa si intende fare di questa riforma, ed una risposta del Governo - che speriamo verrà data già nel corso di questa giornata - è stata ripetutamente sollecitata. Nelle risposte di alcuni colleghi della maggioranza - in particolare, mi riferisco agli interventi degli onorevoli Rusconi e Titti De Simone - non abbiamo trovato sintonia, convergenza. L'onorevole Rusconi è stato possibilista circa un incontro, una discussione ed ha parlato di una revisione non a tutti costi; egli ha interpretato il messaggio contenuto nel programma dell'Unione in modo estremamente elastico e possibilista. Di contro, l'intervento della collega Titti De Simone è stato caratterizzato da discontinuità, rottura totale, cambiamento radicale. Quindi, capite perfettamente che un uomo come me, presente ormai da tanti anni in questa aula, è preoccupato poiché, giorno dopo giorno, ha esercitato per gran parte della sua esistenza la professione di professore. Quando sento questi discorsi, ovviamente, ne soffro non tanto come uomo politico, ma come padre di famiglia, come uomo che sta a contatto con la gente comune dalla mattina alla sera per svolgere, nel miglior modo possibile, il suo ruolo di rappresentante del popolo.
Colleghi dell'attuale maggioranza, rinnovo allora l'invito alla serenità dei giudizi e delle impostazioni, alla moderazione e all'equilibrio poiché si tratta di argomenti, di materie - parlo della scuola - sui quali non sono consentite a tutti costi deviazioni di ordine ideologico.
Il provvedimento oggi in esame, come ha potuto osservare la gran parte dei colleghi che mi hanno preceduto, rappresenta in sostanza un atto dovuto, quindi evitiamo anche in questo caso di sollevare polemiche circa la sua predisposizione, anche se personalmente sono propenso a rispondere affermativamente.
Attualmente la previsione della spesa viene fatta con una scelta che onestamente, lasciando da parte gli atteggiamenti pregiudiziali, ha creato delle perplessità, delle preoccupazioni. Indubbiamente si tratta di una decisione che solleva un minimo di preoccupazione poiché tecnicamente, a mio parere, è sbagliata.
Stiamo parlando, infatti, di un finanziamento pluriennale e non annuale, quindi - a mio modesto avviso - il Governo, secondo il principio di opportunità, non sarebbe dovuto intervenire su quella spesa; in ogni caso, l'avete fatto e l'onorevole Titti De Simone ha affermato che tanto quei fondi non si sarebbero spesi. Quindi, evidentemente, avete effettuato una scelta. Allora abbiate il coraggio di dirci quest'oggi in aula qual è questa scelta; infatti, o ha ragione il relatore o ha ragione l'onorevole Rusconi o ha ragione l'onorevole Titti De Simone. Vogliamo sapere il perché di quella scelta e, comunque, che fine dovrà fare l'esperienza del tutor, poiché se lo stanno chiedendo in questi giorni anche i sindacati.
Cari amici, fino a ieri era tanto facile, tanto comodo fare opposizione e voi siete maestri in questo campo: questo lo riconosco, anche se non so se sarete altrettanto maestri nell'esercitare il ruolo di maggioranza.
Responsabilmente non vi posso augurare una cosa simile, ma come cittadino italiano spero che ve la caviate a rappresentare la maggioranza così come avete esercitato l'opposizione. Al riguardo però ho qualche dubbio, qualche riserva non dico mentale, ma di natura culturale.
Ebbene, vogliamo sapere se è stata fatta veramente questa scelta: i sindacati vi chiedono cosa volete farne di questa esperienza. Si tratta di una domanda, a mio parere, legittima che personalmente ribadisco e ripeto in questa circostanza.
Il provvedimento al nostro esame è un atto dovuto che riguarda un argomento che è stato in questa sede abbondantemente approfondito: quello degli esami di Pag. 58Stato. Qualche perplessità in ordine agli interventi fin qui svolti mi è sorta. Non voglio fare il giudice - ci mancherebbe altro, ritengo di essere la persona più umile di questo mondo -, ma la leggerezza con la quale è stato affrontato questo argomento mi preoccupa ora più di prima.
Ho fatto per trent'anni il commissario d'esame trovandomi ad applicare vari metodi, ognuno dei quali presenta sia aspetti positivi sia aspetti negativi. Al di là della riforma Gentile e di quel tipo di esami che era una conseguenza logica della impostazione di quella riforma, in questo caso non c'è, a mio avviso, un corpo estraneo che dev'essere posto lì, cioè un nuovo organismo preposto agli esami di Stato. No, la commissione, la sua composizione, nonchè i criteri di formazione e quelli di valutazione debbono essere il frutto consequenziale di un'impostazione scolastica che parta dalle scuole elementari e termini alle scuole superiori. Non si può, quindi, trattare di un corpo estraneo posto lì artificialmente che decida come formare la commissione d'esame.
Voi avete sospeso l'esperienza del ciclo della scuola secondaria. A questo riguardo sono molto preoccupato perché potrei avere anch'io delle riserve su come questi esami venivano svolti, ma ciò, evidentemente, era il frutto di un'impostazione culturale che trovava il logico sbocco in quella impostazione degli esami. Ecco perché, onorevoli colleghi, per noi è importante sapere che cosa volete fare. Poi, eventualmente, parleremo della riforma della commissione d'esame e di tutta l'impalcatura che riguarda l'esame di Stato. Non vi mettete a pensare oggi alla modifica dei criteri di formazione della commissione dell'esame di Stato, perché qualunque scelta fosse adottata si commetterebbe, a mio avviso, un errore perché tale modifica dovrebbe essere collegata almeno all'impostazione della scuola secondaria superiore. E ciò sarebbe il frutto di una scelta di natura principalmente culturale, ma anche organizzativa. Su questo, quindi, vi invito ad andare cauti altrimenti finiremo per scontrarci, e poi a pagarne le conseguenze sarebbero i nostri figli che devono sostenere gli esami. Qui non dobbiamo dimostrare di essere i primi della classe, ma bisogna trovare la soluzione più intelligente e più adeguata in modo tale che si possa raggiungere l'obiettivo, da un lato, di garantire che nel corso degli esami lo Stato possa verificare le capacità degli alunni e, dall'altro, che a questi ultimi e alle loro famiglie sia garantita la massima serenità e tranquillità. Noi su questo argomento attendiamo vostre risposte.
Per quanto concerne la decisione di sospendere l'esperienza del ciclo della scuola secondaria superiore, anche qui, onorevole rappresentante del Governo, vogliamo conoscere il motivo di questa scelta, anche perché il vostro programma di Governo noi lo abbiamo letto, sebbene le interpretazioni che i vari partiti hanno dato su questa tematica, sia durante la campagna elettorale sia tuttora, non vi trovano d'accordo. Noi dobbiamo conoscere, lo ripeto, il motivo della scelta di sospendere il ciclo della scuola secondaria superiore. Correttezza avrebbe voluto, e qui non faccio paragoni con altri, che il ministro, prima di adottare un provvedimento che modifica una riforma in atto e, come tale, costituisce un atto importantissimo per il futuro della scuola italiana, fosse venuto in Commissione per informarci delle intenzioni del Governo su questa materia (ma ciò evidentemente attiene al modo di concepire la politica da parte dei vari ministri e dei vari personaggi) in modo tale che il Parlamento fosse stato messo al corrente in tempo utile.
È un modo come un altro di far politica e ognuno si assume le proprie responsabilità.
Non intendo dilungarmi. Tuttavia, onorevoli colleghi, in questi giorni ho letto alcune dichiarazioni con le quali il ministro dell'economia rivolgeva accuse precise alla realtà della scuola. Secondo queste dichiarazioni rese, a mio parere, a ruota libera, ci sarebbero tre insegnanti per dodici alunni, e ciò sarebbe uno spreco ed una vergogna. Sono molto preoccupato per questo, colleghi della maggioranza, perché, se questa è la premessa, altro che precari, Pag. 59onorevole Titti De Simone! Vi auguro di riuscire a realizzare quello che abbiamo fatto noi, in cinque anni, riguardo ai precari perché noi, se non altro, più o meno 150 mila unità, tra amministrativi ed insegnanti, le abbiamo immesse in ruolo.
Vi auguro di tutto cuore di riuscire ad effettuare gli stessi investimenti che il centrodestra ha effettuato nell'edilizia scolastica e nella ricerca, quella che voi sempre avete criticato. Vi auguro di tutto cuore di riuscire a fare, almeno, quello che noi abbiamo fatto. Il mio è un augurio piccolo piccolo: così come noi siamo riusciti a far iniziare l'anno scolastico dal primo giorno, auguro anche a voi di riuscire a farlo funzionare nello stesso modo.
Perciò, vi aspettiamo alla verifica. Da parte nostra - potete stare tranquilli - non organizzeremo manifestazioni con i bambini di sei o sette anni, per dire bugie sulla scuola dell'obbligo e sulla scuola d'infanzia. Questo non lo faremo mai perché abbiamo una nostra impostazione - con tutto il rispetto per la vostra - nel fare politica. Qualche volta vi invidio, perché sono predisposto a quel tipo di polemica e di politica ma, onestamente e responsabilmente, devo dire che noi non lo faremo. Indubbiamente, organizzeremo manifestazioni con contenuti diversi, seri ed in ambienti di grande responsabilità. La Commissione cultura e le Assemblee della Camera dei deputati e del Senato sono le sedi opportune in cui queste idee devono essere espresse.
Onorevole Presidente, onorevoli colleghi, Alleanza nazionale certamente voterà a favore di questo provvedimento. Vi auguriamo di saper lavorare come noi abbiamo fatto. Vi aspettiamo alla verifica dei fatti. Mi auguro che il Governo, questa sera, ci dia risposte su quelle domande che da parte di tutti i gruppi sono state formulate, in modo tale che, da domani, ci renderemo conto di quale dovrà essere il nostro atteggiamento nei confronti dei provvedimenti che verranno dopo e, comunque, nei confronti degli atteggiamenti e del comportamento di questo Governo che, a mio parere, ha cominciato un po' male la sua attività.
PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.