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Si riprende la discussione.
(Repliche del relatore e del Governo - A.C. 1092)
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il relatore, onorevole Sasso.
ALBA SASSO, Relatore. Signor Presidente, come sempre quando si parla della scuola, si accendono gli animi e le passioni perché essa fa parte della nostra vita, della nostra storia, dei nostri desideri e, forse, anche delle nostre nostalgie. Sicuramente, il dibattito è stato molto interessante ma siamo andati un po' al di là dei termini dello stesso provvedimento. Il decreto-legge in esame, lo ripeto, era un atto dovuto: bisognava stabilire che ci fossero i soldi per i docenti che stanno svolgendo gli esami di Stato. A questo proposito, ringrazio tutti i colleghi della maggioranza e dell'opposizione che hanno preannunciato il loro voto favorevole su questo provvedimento, così come avevano già dichiarato in sede di Commissione, due settimane fa. Credo, quindi, che questo disegno di legge di conversione sarà approvato all'unanimità, almeno stando alle dichiarazioni fin qui rese.
Vorrei svolgere, quindi, una replica su alcune questioni, restando nel merito del provvedimento in esame.
Voglio rispondere, in primo luogo, all'onorevole Aprea, che lamentava il fatto che, nella mia introduzione, avessi parlato di mancanza di attenzione nei confronti della scuola e dei docenti. Con molto garbo devo ribadire tale disattenzione, onorevole Aprea, in quanto il provvedimento per finanziare l'esame di Stato di quest'anno non è stato varato fino al 27 di aprile, data fino alla quale il suo Governo ha continuato a legiferare sulla scuola; l'onorevole Aprea dice: «Lo avremmo fatto». Pag. 60Ma quando? Sicuramente un minimo di disattenzione c'è stata nei confronti di chi, come i docenti, sia l'anno scorso, sia quest'anno, correvano il rischio di non avere tutto il dovuto rispetto al loro lavoro. Questa è una prima questione.
La seconda questione, e anche qui voglio rassicurare gli onorevoli colleghi dell'opposizione che hanno sollevato il problema: nessun escamotage per attaccare la figura del tutor. Perché sono state prelevate queste risorse dal fondo per le attività tutoriali? Voglio anche ricordare che questi 90 milioni stabiliti da un piano pluriennale, onorevole Rositani, non erano finalizzati alle attività tutoriali. Devo forse rileggere a quali finalizzazioni erano destinati? Sviluppo delle tecnologie multimediali; interventi di orientamento contro la dispersione scolastica per il diritto-dovere di istruzione e formazione tecnica superiore; istituzione del servizio nazionale di valutazione del sistema di istruzione, eccetera. Questi soldi, che l'onorevole Aprea dice siano destinati alla valorizzazione della funzione docente, in realtà non dovevano essere finalizzati alla funzione tutoriale.
Per quanto riguarda la figura del tutor, vi prego di concedermi un minuto per chiarire alcune questioni rispetto ad essa. Tale figura è stata introdotta, come l'onorevole Aprea sa bene, dal decreto legislativo n. 59 del 2004, in attuazione di quanto previsto dalla legge n. 53 del 2003, che definiva le norme generali relative alla scuola dell'infanzia e al primo ciclo dell'istruzione. La successiva circolare del MIUR del 5 marzo 2004, n. 29, ha poi demandato a successivi approfondimenti e confronti nelle sedi competenti la definizione delle modalità di svolgimento della funzione tutoriale. Quindi, non stiamo parlando di una figura giuridica, il tutor, ma della funzione tutoriale, che è altra cosa. Però, voglio ricordare che, a questo riguardo, con la sentenza n. 279 del 15 luglio 2005, la Corte costituzionale ha chiarito che le questioni concernenti il tutor riguardano il rapporto di lavoro del personale statale; e su questo punto è il caso di ricordare che il contratto collettivo ha previsto, all'articolo 43, una norma di rinvio a successivi accordi che si rendessero necessari in relazione all'entrata in vigore della citata legge n. 53 e delle connesse disposizioni attuative. Quindi, la funzione e le competenze del tutor, eventualmente, sono da definire con il contratto di lavoro, dunque a seguito e non come definizione di legge. La questione del tutor già queste norme l'hanno rimandata ad un successivo contratto di lavoro, e bisogna vedere se viene individuata la necessità di questa figura, che non è prevista da nessuna norma giuridica. Non vogliamo eliminare il tutor attraverso questa strada, con la mancanza di un finanziamento, ma perché esso non è previsto come figura giuridica. Questo è uno dei temi del nostro programma di Governo. Questo è il punto.
La seconda questione che voglio sottolineare è stata sollevata, tra gli altri, anche dall'onorevole Aprea. Si è affermato, infatti, che con il finanziamento recato dal provvedimento in esame si vogliono punire le scuole paritarie, anzi, si vuol fare un dispetto a tali scuole.
VALENTINA APREA. No, no!
ALBA SASSO, Relatore. Ricordo che già nella scorsa legislatura abbiamo sollevato, in sede di Commissione, il problema di come fosse aumentato a dismisura il numero dei «privatisti» presso le scuole paritarie e di come non vi fosse stato un controllo, cui il Governo era invece tenuto, sull'applicazione della legge n. 62 del 2000. Il Governo di centrodestra doveva esercitare un'azione di controllo in ordine alla questione della cosiddetta piramide rovesciata, vale a dire alunni privatisti che si iscrivevano all'ultimo anno della scuola senza aver seguito il normale percorso di studi. Ciò ha alimentato a dismisura comportamenti illegittimi, tant'è vero che sono state presentate anche alcune denunce alle procure della Repubblica.
Pertanto, vogliamo colpire non le scuole paritarie - che, come prevede la stessa legge n. 62 del 2000, fanno parte del sistema nazionale di istruzione -, ma le Pag. 61irregolarità che si sono manifestate, in questi anni, nello svolgimento degli esami di Stato, favorite anche - e ciò va detto - dalla composizione tutta interna delle commissioni.
Ritengo che non sia questo il momento per discutere degli esami di Stato in generale, nonché della riforma, urgente e necessaria, che vogliamo realizzare in questo settore: ne parleremo quando verranno varati i provvedimenti ad hoc. Voglio ricordare, altresì, che l'audizione con il ministro Fioroni in VII Commissione avrà luogo giovedì 29 giugno, in un momento in cui non è stato ancora adottato alcun provvedimento formale in materia scolastica, se non quello in esame, che tutti hanno riconosciuto essere un atto dovuto.
Credo, pertanto, che avremo modo di discutere in sede sia di Commissione, sia di Assemblea, aprendo un dibattito sulle questioni che riguardano il settore scolastico, nonché sui provvedimenti concernenti gli esami di Stato. Farò omaggio agli onorevoli Garagnani, Rositani e Baldelli del fascicoletto che riguarda il programma dell'Unione sulla scuola; anzi, a tale proposito vorrei invitare l'onorevole Garagnani - che non vedo più in aula - a denunciare alle procure della Repubblica tutti gli atti «eversivi» che egli ha riscontrato nelle scuole. Infatti, se egli afferma che vi sono soggetti e persone che, in ambito scolastico, svolgono attività eversiva, lo invito, da parlamentare, a denunciare tali fatti.
Come dicevo, discuteremo le questioni inerenti la scuola sia in Assemblea, sia in Commissione. Ciò perché vogliamo restituire al Parlamento, nell'ambito dei provvedimenti da adottare, il ruolo che è giusto che assuma: questa è la nostra intenzione. Realizzeremo il nostro programma continuando una pratica di ascolto del mondo della scuola (studenti, insegnanti e famiglie), poiché solo in questo modo si potrà veramente avviare quel processo di riforme di cui il sistema scolastico italiano, nonché il paese, hanno bisogno.
Permettetemi di formulare un'ultima osservazione. Quando si parla di rigore e di serietà della scuola e degli esami, vorrei osservare che non si tratta di bocciare. La scuola seria e rigorosa, infatti, non è la scuola che boccia, ma quella che promuove e che aiuta a crescere: questa, a mio avviso, è la scuola seria e rigorosa!
Devo riconoscere che continuo a provare un certo fastidio - scusatemi il termine - quando sento affermare che gli esami sono seri solo se si registra una percentuale di bocciature pari al 25 per cento degli esaminandi. Vorrei osservare che, se vi è una quota di alunni bocciati del 25 o del 30 per cento, allora vuol dire che la scuola non ha funzionato.
La scuola, a mio avviso, deve essere altro. L'esame, infatti, deve essere non una selezione, bensì l'occasione per gli studenti di dimostrare, nei fatti, di possedere la capacità di utilizzare e di ragionare in base alle competenze acquisite. Esso non deve rappresentare la scelta del sistema scolastico a favore dell'enciclopedismo o del nozionismo.
L'esame è un'altra cosa. Onorevole Baldelli - che non vedo più in aula -, c'è una competenza dell'esame, una responsabilità dell'esame e quest'ultimo è sempre un momento di crescita, per gli studenti e spesso anche per i docenti. Era solo questa osservazione che mi ha portato ad andare un po' avanti rispetto ai termini del provvedimento, che, ripeto, è un atto dovuto. Un atto che riporterà - questo sì, onorevole Rositani - un po' di serenità nella scuola, un po' di rispetto per la scuola e per gli insegnanti, che da sempre si rimboccano le maniche ed anche se non ci sono molti soldi riescono a far andare avanti quella grande macchina e quel grande apparato che è il sistema dell'istruzione nel nostro paese.
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il rappresentante del Governo.
MARIA LETIZIA DE TORRE, Sottosegretario di Stato per l'istruzione. Signor Presidente, innanzitutto rivolgo un ringraziamento da parte del Governo per tutti gli interventi, ricchi ed alcuni anche appassionati, che sono stati formulati, che hanno anche fatto un excursus storico Pag. 62sulla recente attività del precedente Governo. Credo che tutto quello che è stato detto sia utile, comunque è utile per cominciare a parlarci e a dialogare. Anch'io mi ero segnata una frase, che poi è stata espressa anche dall'onorevole Baldelli: onestà intellettuale. Credo che dobbiamo trovare il modo di parlarci con grande onestà intellettuale, ed allora riguardo a questo vorrei rassicurare sui tre timori che sono stati sollevati.
In primo luogo, è stato espresso il timore che si voglia cancellare tutto con un colpo di spugna: assolutamente no. Le dichiarazioni del ministro fatte a tante persone in pubblico ed in luoghi politici lo possono chiarire senz'altro. In secondo luogo, è stato paventato che qualsiasi provvedimento, scelta o pronunciamento voglia in qualsiasi modo danneggiare il sistema delle scuole paritarie: assolutamente no. Nemmeno una prima idea di rivedere la composizione della commissione d'esame: assolutamente no. Crediamo, invece, che insieme con le scuole paritarie bisogna lasciarci sfidare da questo momento perché si crescerà come sistema di istruzione, che è a responsabilità pubblica, solamente se ci si metterà tutti quanti in gioco. In terzo luogo, non esiste un noi e un voi, non esiste una categoria di amico-nemico, e tanto meno si potranno spingere i giovani in questa categoria di amico-nemico: speriamo di no perché saremmo davvero degli adulti irresponsabili.
Comunque, non voglio addentrarmi nei temi e rispondere alle domande che legittimamente sono state fatte al Governo perché, se avessi la risposta, mi metterei in quella logica che l'opposizione ha chiesto di non avere, cioè quella di offrire un pacchetto pronto diverso da quello che era stato precedentemente perseguito: assolutamente no. Invece, dopodomani il ministro verrà in Commissione cultura alla Camera e sarà la prima occasione per cominciare un dialogo più ampio con tutta l'onestà intellettuale di cui saremo capaci.
Non vorrei allargare il discorso perché, come ha detto l'onorevole Garagnani, altro è il punto fondamentale della questione: in questo caso stiamo trattando semplicemente di come poter pagare gli insegnanti che fanno gli esami di maturità in questi giorni. É importante che ci fermiamo a questo concetto perché, così si dice in matematica, tutti i problemi complessi devono essere scissi in problemi elementari ed allora riusciamo a risolvere tutto. Oggi parliamo di questo, è un atto dovuto, ma vi assicuro che non è stato assolutamente facile reperire le risorse. È sicuramente vero che il ministro appena arrivato si è trovato sulla scrivania questo problema, ma accanto non c'erano dei soldi accantonati e stanziati per tutto ciò. Quindi, è stata un'operazione complessa reperire le risorse, ma l'importante è che si sia riusciti a farlo.
Ovviamente rimane scoperto tutto il pregresso, soprattutto dei due anni precedenti, in cui non erano stati accantonati i soldi aggiuntivi, rispetto ai 40,27 milioni di euro che erano stati previsti dalla legge; e comunque anche negli anni successivi rimangono dei crediti, che le scuole di tutta Italia vantano rispetto al Governo. Dunque questo sarà un problema assolutamente di non facile soluzione.
Voglio assicurare che di questo provvedimento sono stati messi al corrente, come ho già detto in Commissione, sia le associazioni degli studenti sia quelle dei genitori, spiegando loro da dove venivano prese le risorse e chiarendo peraltro, come è stato detto in quest'aula, che ciò non significava compiere alcuna scelta, bensì significava solo pagare delle persone che in questi giorni lavorano e che è d'obbligo pagare.
In Commissione questo provvedimento è stato votato all'unanimità. Anche in Assemblea penso che accadrà lo stesso. Spero che questo sia un segnale di una ripresa forte di dialogo sulla scuola. Sono infatti convinta che un paese che è diviso sulla formazione delle future generazioni sia un povero paese, e l'Italia non può essere un povero paese. Dobbiamo tirare fuori tutta la ricchezza delle diverse posizioni. Ho la ferma convinzione che dobbiamo cominciare, nei luoghi e con i modi opportuni e pur mantenendo convinzioni Pag. 63diverse, ad avviare un dialogo che crei unità nel paese sul tema della scuola.
Per concludere, mi sembra che tutto sia stato così ben chiarito che non occorre aggiungere altro, ma solo ringraziare i colleghi per tutti gli interventi che sono stati svolti.
PRESIDENTE. Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.