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Discussione della proposta di legge Realacci: Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse (A.C. 17); e delle abbinate proposte di legge Boato; Paolo Russo; Foti ed altri; Pezzella ed altri (A.C. 39-51-397-472) (ore 20,55).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della proposta di legge d'iniziativa del deputato Realacci: Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse; e delle abbinate proposte di legge d'iniziativa dei deputati Boato; Paolo Russo; Foti ed altri; Pezzella ed altri.
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi per la discussione sulle linee generali è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (vedi calendario).
(Discussione sulle linee generali - A.C. 17 ed abbinate)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Avverto che il presidente del gruppo parlamentare di Forza Italia ne ha chiesto l'ampliamento senza limitazioni nelle iscrizioni a parlare, ai sensi dell'articolo 83, comma 2, del regolamento.
Ha facoltà di parlare il relatore, deputato Stradella.
FRANCO STRADELLA, Relatore. Signor Presidente, rinvio alla relazione che accompagna il testo del provvedimento, nella quale sono chiarite le ragioni per le quali su questo provvedimento vi è l'unanimità delle forze politiche presenti in Parlamento data l'importanza che riteniamo abbia la Commissione di cui si chiede la istituzione, in particolare nell'ambito dell'individuazione dei rapporti tra malavita e ciclo dei rifiuti.
Si tratta di un'esperienza ormai ripetuta sia nella XIII sia nella XIV legislatura. Il testo adottato come testo base comprende tutte le esigenze dell'alta funzione che viene delegata a questa Commissione.
Ritengo di non avere altro da aggiungere, se non invitare i colleghi iscritti a parlare - vista l'ora e visto soprattutto che si tratta di un argomento condiviso - a chiedere alla Presidenza l'autorizzazione a far pubblicare in calce al resoconto della seduta odierna il testo dei loro interventi.
PRESIDENTE. Onorevole Stradella, grazie anche per quest'ultimo suggerimento cui sia associa la Presidenza, fermo restando il diritto dei colleghi ad utilizzare tutto il tempo a loro disposizione.
Ha facoltà di parlare il rappresentante Governo.
GIANNI PIATTI, Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio. Signor Presidente, condividiamo l'obiettivo della istituzione della Commissione in questione e le valutazioni già svolte dal relatore, che sono state ampiamente discusse in Commissione.
Come è stato ricordato, la Commissione di cui si chiede l'istituzione ha già lavorato nel corso delle due passate legislature ed ha svolto un buon lavoro. A questo proposito, ricordo che la Commissione ha svolto delle missioni conoscitive (più di trentuno), mille persone ascoltate, centosettantotto sedute, nove i documenti inviati ai Presidenti delle Camere. Un buon lavoro che è necessario riproporre. Cito, ad esempio, dalla relazione finale inviata al Parlamento, i temi della nozione giuridica di rifiuto, del rapporto con la normativa europea, il tema dei rifiuti speciali, quello delle bonifiche e la vicenda della Somalia, il fenomeno chiamato delle navi a perdere (ossia quegli affondamenti programmati e realizzati di navi cariche di rifiuti tossici). Come si vede, si tratta di temi importanti richiamati sia nella relazione sia in questa sede dal relatore e noi ci associamo all'obiettivo di istituire la Commissione.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Misiti. Ne ha facoltà.
AURELIO SALVATORE MISITI. Signor Presidente, concordo sulla istituzione di una Commissione bicamerale d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti. La Camera dei deputati, già nel corso della XII legislatura, aveva istituito una Commissione di inchiesta di questo tipo, che ha lavorato senza l'apporto dei colleghi del Senato. Poi, nella XIII e XIV legislatura sono state istituite altre Commissioni analoghe.
In questo periodo, sono stati compiuti enormi passi in avanti nel paese per quanto riguarda la questione dei trattamenti di rifiuti, sia quelli civili sia quelli industriali, e sono stati compiuti passi in avanti anche nella cultura del trattamento e dello smaltimento dei rifiuti stessi. In particolare, si è capito che il ciclo avrebbe dovuto essere integrato e tale da aiutare i cittadini a migliorare la propria condizione di vita. È noto che la produzione del rifiuti è in rapporto anche al livello di vita delle popolazioni.
I risultati di queste attività, però, leggendo gli atti parlamentari, non mi sembrano eccezionali anche perché, a mio Pag. 118avviso, c'è stata una commistione tra l'attività di queste Commissione di inchiesta e l'attività delle Commissioni di Camera e Senato che si occupano dello stesso problema. Per quale motivo? Sulla stessa denominazione ho qualche perplessità, anche se apprezzo moltissimo quanto è stato fatto dalla Commissione da ultimo istituita e da quelle precedenti. Ritengo, tuttavia, che si tratti di una denominazione fuorviante nel senso che l'argomento «ciclo dei rifiuti» sembra accostarsi ed equipararsi alle attività illecite. È come se nella circostanza ricordata dall'onorevole Boato, quando si è pensato, a seguito dell'audizione di Callipo, di estendere l'oggetto di attività della Commissione antimafia alle attività produttive, quest'ultima fosse stata denominata Commissione attività produttive e illeciti connessi.
Credo sia giusto non confondere coloro che si occupano del ciclo dei rifiuti con coloro che si occupano della cosiddetta ecomafia, delle attività illegali. Pertanto, ritengo sia meglio riformulare la denominazione della Commissione apportando qualche cambiamento, nel senso che essa dovrebbe essere denominata Commissione di inchiesta sulle attività illecite nel ciclo dei rifiuti e non Commissione di inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite connesse. Una cosa di questo genere, è chiaro, può sollevare qualche confusione. Si possono aggiungere anche le attività irregolari, oltre a quelle illecite, perché è giusto che la Commissione indaghi pure sulle attività che non hanno rilevanza penale. Certamente, però, è giusto focalizzare l'attività della Commissione sugli illeciti e sulle irregolarità e non sull'intero ciclo dei rifiuti, perché ciò è compito della VIII Commissione permanente e della corrispondente Commissione del Senato.
Tutto questo lo affronteremo nella discussione successiva. Mi riservo di presentare alcuni emendamenti che possano corrispondere a questa mia convinzione, cioè che è meglio apportare alcune modifiche perché così la nostra attività sarebbe ancora più efficace. Trattandosi di una Commissione di inchiesta non possiamo che occuparci delle illegalità e irregolarità e non del ciclo dei rifiuti e delle illegalità connesse.
Quindi, ritengo sia giusto istituire questa Commissione e, forse, modificarne la denominazione e anche l'oggetto della sua attività, per migliorarla rispetto al passato, dato che i risultati del passato non li ritengo soddisfacenti.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Barani. Ne ha facoltà.
LUCIO BARANI. Anzitutto, chiedo alla Presidenza di autorizzare la pubblicazione del testo integrale del mio intervento in calce al resoconto della seduta odierna.
PRESIDENTE. La Presidenza la autorizza, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
LUCIO BARANI. Grazie. Prendo la parola, signor Presidente, molto brevemente, soltanto per spiegare di che tipo di intervento si tratta. Volevo semplicemente dare un apporto, un suggerimento alla Commissione di inchiesta sul ciclo dei rifiuti, avendo ricoperto la carica di sindaco per 16 anni, ed essendo stato a contatto con le necessità di tutti i giorni dei cittadini e dell'amministrazione e dovendo anche gestire quotidianamente il ciclo dei rifiuti.
Con il mio intervento intendevo porre l'accento solo sul problema del passaggio dalla TARSU alla TIA, cioè da una tassa sui rifiuti ad una tariffa di igiene ambientale, e chiudevo con un suggerimento, sottolineando che la futura Commissione d'inchiesta dovrà porre mano al cambiamento disposto dal decreto-legge n. 22 del 1997 e dal decreto del Presidente della Repubblica n. 158 del 1999, al fine di chiarire molti aspetti dubbi, consentire ai comuni di applicare tali norme, modernizzare la gestione programmatica del servizio e, infine, rendere giusto e consapevole quanto chiedono i cittadini, ma soprattutto quanto chiediamo ai cittadini. Consegno alla Presidenza il testo integrale dell'intervento. Grazie.
PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Francescato. Ne ha facoltà.
GRAZIA FRANCESCATO. Anch'io mi limiterò ad un flash breve, data l'ora.
Signor Presidente, colleghi deputati, i Verdi hanno sostenuto e sostengono con forza la necessità di dare continuità all'intenso lavoro che è stato svolto dalla Commissione nella XIII e XIV legislatura, avendo presentato, per iniziativa dell'onorevole Marco Boato, una proposta di legge, l'A.C. 39, il cui testo collima peraltro in maniera quasi totale con il testo della proposta di legge A.C. 17, scelto in Commissione come testo base per il seguito dell'esame in sede referente.
Voi sapete bene, colleghi, che il problema dei rifiuti è sicuramente in testa alla hit parade delle questioni chiave per garantire la tutela ambientale e la sostenibilità dello sviluppo, a livello non solo nazionale, ma planetario. Qualche giorno fa ho partecipato a Vancouver, in Canada, al World Urban Forum, che ha siglato il trentesimo anniversario - probabilmente lo ricorderete - della prima conferenza Habitat sugli insediamenti umani, svoltasi nel 1976 sempre a Vancouver. Quest'anno l'appuntamento era dedicato alla sfida di rendere sostenibili le nostre città: una sfida più che mai attuale, perché sapete bene che ormai è stato attuato il sorpasso, cioè la popolazione urbana del pianeta è di gran lunga superiore a quella rurale. È stata quindi data specifica attenzione alla corretta impostazione del ciclo dei rifiuti e si è ribadito più volte nei documenti finali il concetto che occorre rilanciare e dare piena attuazione all'ormai famosa - e spesso dimenticata, quasi mai realizzata - strategia delle tre «r» (ridurre i rifiuti all'origine, riutilizzare e riciclare), al fine di promuovere quella che è stata chiamata l'extended producer responsability. Quest'ultima implica che la responsabilità di chi produce deve essere quella di pensare prima all'intero ciclo di vita del prodotto, dalla culla alla tomba, per essere sicuri che esso sia costituito da componenti il più possibile riciclabili, come peraltro chiedono anche le direttive europee in materia - che voi ben conoscete - e come chiedeva e chiede il cosiddetto decreto Ronchi.
A questo proposito, vorrei dire che mi sembra fondamentale tornare all'impostazione originale di tale decreto, che persegue, per l'appunto, gli obiettivi della riduzione all'origine dei rifiuti, della selezione e della raccolta differenziata e del recupero delle materie seconde, nell'ambito di una corretta gestione del ciclo dei rifiuti che monitori e controlli i vari passaggi dall'origine al recupero e allo smaltimento finale. Occorre cancellare una serie di norme specifiche (io ne ho fatto qui un lungo elenco, ma ve ne faccio grazia) che sono state approvate nella XIV legislatura e che, di fatto, hanno smantellato e demolito l'impostazione originaria del cosiddetto decreto Ronchi. Tra parentesi, esse sono in gran parte oggetto di procedure d'infrazione aperte dalla Commissione europea nei confronti della Repubblica italiana per violazione delle normative comunitarie in materia di rifiuti. Vi ricordo che le violazioni sono ben 77, tra cui appunto parecchie in materia di rifiuti. È chiaro che si tratta di disposizioni specifiche e ne cito solo una per darvi un esempio: penso alla legge n. 405, riguardante gli interventi urgenti in materia di spesa sanitaria, in cui è stabilito che i rifiuti sanitari pericolosi, dopo un semplice processo di disinfezione, siano promossi, di fatto, a rifiuti urbani e, quindi, possano essere smaltiti insieme a questi nelle discariche comunali o conferiti agli inceneritori per RSU.
Voi capite bene che tale tipo di disposizioni (vi faccio grazia, come già detto, del lungo elenco che avevo redatto) possono creare, di fatto, un terreno favorevole allo sviluppo di attività illecite in questo settore, e comunque rendono di sicuro più difficile spezzare il legame perverso tra gestione del ciclo dei rifiuti ed organizzazioni criminali.
Non è un caso che tale legame si sia rafforzato negli ultimi tempi, come accertato da un recente rapporto di Legambiente, nonché da una serie di dossier presentati dalle associazioni ambientaliste. Pensate che il business dei rifiuti è cresciuto Pag. 120del 17 per cento: in pratica, vengono commessi tre reati ambientali all'ora. Ben 202 sono i clan coinvolti, per un volume d'affari pari a 22 miliardi e mezzo di euro l'anno. Particolarmente preso di mira, oltre alle regioni meridionali, tradizionalmente afflitte da tale fenomeno, è anche il nord d'Italia.
Di fronte a tale situazione, quindi, i Verdi ritengono imprescindibile ed urgente la ricostituzione di una Commissione di inchiesta in grado di monitorare, in maniera puntuale e permanente, l'intero ciclo dei rifiuti, di far luce sugli eventuali rapporti con la criminalità organizzata, di accertare la legittimità e la congruità dei comportamenti della pubblica amministrazione e di proporre soluzioni per arginare un fenomeno che costituisce un grave attentato non solo all'integrità dell'ambiente, ma anche alla legalità nel nostro paese.
Per questo motivo, a nome del gruppo dei Verdi raccomando la tempestiva approvazione della proposta di legge per la ricostituzione della Commissione parlamentare d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse; tutti noi, naturalmente, auspichiamo la sua successiva e rapida approvazione definitiva anche da parte dell'altro ramo del Parlamento (Applausi dei deputati dei gruppi dei Verdi e de L'Ulivo).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Picano. Ne ha facoltà.
ANGELO PICANO. Signor Presidente, anzitutto chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale del mio intervento, del quale vorrei comunque riassumere brevemente i contenuti.
PRESIDENTE. Onorevole Picano, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
ANGELO PICANO. La prima considerazione che vorrei svolgere, signor Presidente, concerne il fatto che la lotta alla criminalità, specialmente nel settore dello smaltimento dei rifiuti, debba cominciare dalle buone leggi che il Parlamento deve elaborare e proseguire, successivamente, nella correttezza della pubblica amministrazione nell'assegnazione degli appalti.
La seconda considerazione che vorrei sviluppare è che è necessaria, a mio avviso, un'opera di educazione alla raccolta differenziata dei rifiuti sin dalle scuole elementari.
In terzo luogo, ritengo necessario incrementare ed incoraggiare un utilizzo delle moderne tecnologie, soprattutto i termovalorizzatori. A tale riguardo, dal momento che vi è una grande difficoltà nella scelta dei siti, perché tutti i comuni si oppongono all'impiego di tali tecnologie nel loro territorio, suggerisco di pensare a navi messe al largo ed opportunamente attrezzate: mi riferisco a piattaforme stabili, distanti 30 o 40 chilometri dalla costa, in modo da allontanare tutte le preoccupazioni avvertite dalle popolazioni. Siamo altresì del parere che i commissariamenti nella gestione dei rifiuti rappresentino uno strumento transitorio e che occorrerebbe abolirli, tornando alla normalità.
L'ultimo consiglio che vorrei rivolgere è quello per cui ritengo necessario rafforzare sempre più e meglio le strutture delle Forze dell'ordine, poiché stanno compiendo un'opera meritoria; naturalmente, più esse sono robuste ed attrezzate, più la criminalità viene scoraggiata. Su queste linee, signor Presidente, il gruppo dei Popolari-Udeur si dichiara favorevole alla istituzione di una Commissione di inchiesta sul ciclo dei rifiuti.
PRESIDENTE. Constato l'assenza dell'onorevole Dussin, iscritto a parlare: s'intende che vi abbia rinunziato.
È iscritto a parlare l'onorevole Cacciari. Ne ha facoltà.
PAOLO CACCIARI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, visto che i precedenti oratori sono stati rapidi nello svolgimento dei loro interventi, prenderò un po' più di tempo...! Sto scherzando, signor Presidente: sarò anch'io brevissimo, ma consentitemi di svolgere alcune considerazioni.Pag. 121
Associandomi al collega Misiti, vorrei ribadire anch'io che dieci anni di attività delle diverse Commissioni parlamentari di inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse hanno visto accrescere notevolmente le nostre conoscenze. I lavori compiuti, infatti, sono stati molto validi, e le indagini, le audizioni ed i sopralluoghi sono stati molto approfonditi; tuttavia, ahimè, le ecomafie sono anch'esse aumentate.
L'onorevole Francescato ha testé citato alcuni dati diffusi da osservatori delle associazioni ambientali. Ricordo che gli illeciti in materia ambientale sono davvero impressionanti: solo nel 2005, infatti, sono state interessate dal fenomeno diciannove regioni (quasi tutta l'Italia); le aziende coinvolte sono state 247, mentre sono in corso quaranta inchieste giudiziarie. Mi sembra, pertanto, che nessun angolo del paese si sia salvato.
La Commissione parlamentare è servita a fare emergere pratiche usuali e diffuse di occultamento, trasferimento, smaltimento illecito perché, oltre a distruggere ecosistemi naturali, ha messo e sta mettendo a rischio intere comunità di popolazioni. È giusto, quindi, continuare a tenere in tensione gli apparati preposti alle autorizzazioni, le autorità di controllo e di vigilanza. Bisognerà, quindi, mantenere attivo un sistema di osservazioni sulle innumerevoli filiere lungo cui le materie prime si trasformano, si utilizzano, degradano e vengono infine confinate e restituite all'ambiente.
C'è ancora molto da capire sui cicli di vita di ogni frazione di materia che viene impiegata nei cicli produttivi e nelle trasformazioni delle materie in merci e in oggetti comuni. Credo che noi non ci dobbiamo arrendere e rassegnare ad inseguire una tendenza all'aumento della produzione di rifiuti e che sia, invece, necessario alzare l'allarme che non possiamo venire soffocati dai rifiuti che produciamo. Servono, quindi, serie politiche di contenimento, di risparmio, di riutilizzo, di riciclaggio e qui viene, permettetemi, una nota critica. Penso che dopo 10 anni di inchieste svolte seriamente sia venuto il momento di chiederci che effetti hanno prodotto queste inchieste, che ascolto hanno avuto, quali provvedimenti legislativi hanno davvero ispirato.
Tutte le raccomandazioni - mi sono letto anche la relazione finale di quest'anno - scaturite dai lavori delle precedenti Commissioni di inchiesta vanno nella direzione di aumentare la trasparenza e la tracciabilità dei processi e delle filiere produttive. Ciò all'evidente scopo di poter sempre risalire al produttore e di responsabilizzarlo sugli effetti che si generano nel tempo, anche dopo la dismissione e la perdita di valori d'uso delle merci che i produttori realizzano.
Questa comunque era la filosofia del decreto legislativo n. 22 del 1997, i famosi decreti Ronchi, e delle direttive europee che prevedono appunto precise gerarchie nel trattamento dei rifiuti. Si ha l'impressione che negli ultimi anni il legislatore italiano abbia scelto la strada opposta, cioè quella della facilitazione allo smaltimento comunque esso avvenga, quasi per disperazione. La preoccupazione, del passato Governo in particolare, sembra essere stata quella di sottrarre dal regime dei rifiuti la più grande quantità dei residui generati dalla produzione e dal consumo, ma ciò crea un'ampia zona di incertezza nell'interpretazione delle norme e larghe maglie attraverso le quali passano anche azioni illecite e criminali di smaltimento, quali la contraffazione delle analisi, il cambio delle bolle di accompagnamento, la miscelazione di materiali tossici con conglomerati utilizzati nell'edilizia e così via.
Il dato più inquietante che emerge dalle letture delle audizioni è proprio il formarsi di una criminalità dai «colletti bianchi», che si arricchisce senza sporcarsi le mani, ma con il traffico di certificati e di bolli. Voglio ricordare anch'io uno degli ultimi provvedimenti che, secondo me, vanno quanto prima bloccati perché in controtendenza rispetto agli auspici delle Commissioni. Nel decreto del Ministero delle attività produttive, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 31 maggio di quest'anno, si insiste sul tentativo di manipolare Pag. 122la denominazione giuridica di rifiuto, nonostante i richiami ripetuti della Commissione europea, cioè il gioco di cambiare il nome ai rifiuti. Cambiare il nome ai rifiuti, una vera e propria derubricazione da rifiuti in combustibili, che si dice di origine biogenica o fossile, ma salvo i metalli non c'è materiale al mondo che non sia in qualche modo un derivato del carbonio.
C'è un gioco raffinato sul filo psicologico circa il modo in cui i produttori e i consumatori percepiscono i rifiuti e adeguano i loro comportamenti soggettivi alle leggi e alle regole del mercato. Si rende quindi sempre più labile il confine per stabilire quanto è rifiuto indesiderato e quanto è un sottoprodotto riutilizzabile, cioè, con un brutto ossimoro, una materia prima seconda. È inutile dire che tutto ciò provoca incertezze, legittime interpretazioni differenti, su cui si aprono varchi per speculatori e malavitosi. Si fa il miracolo di Re Mida, quando appunto riesce a trasformare la «mondezza» in oro!
Sempre sul decreto del 31 maggio, in attuazione della legge delega ambientale, si attua una forzatura, assimilando il rifiuto ad una fonte energetica rinnovabile. Anche questo è un altro ossimoro, essendo la perdita di materia la negazione di ogni possibile riutilizzo. Infine, si incentiva la sua termodistruzione con lauti certificati verdi, una sorta di sovrapprezzo che paghiamo tutti noi in bolletta, essendo assolutamente antieconomica la termovalorizzazione dei rifiuti, oltre che energicamente dissipativo bruciare plastica e materiali organici per produrre elettricità.
Ci sarebbero altri fallimenti da ricordare, ma lasciatemi solo citare la reiterazione delle gestioni commissariali in Calabria, Puglia, Campania, e non so quant'altro: gestioni, che non solo non ci hanno fatto uscire dall'emergenza, ma non hanno nemmeno messo al riparo alcuni uffici pubblici da gravi inchieste giudiziarie.
In conclusione, auspico che la prossima Commissione riesca ad adottare una linea di marcia meglio indirizzata a fornire al Parlamento, alle regioni, alle province, agli operatori pubblici tutti, soluzioni organiche ed efficaci, utili insomma a stringere le maglie del sistema e ad interdire sul nascere ogni tipo di business criminale sui rifiuti, che è un business pericoloso per l'ambiente, ma anche per la salute.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole De Angelis. Ne ha facoltà.
GIACOMO DE ANGELIS. Partirei da una prima considerazione, cioè che sulla validità della Commissione bisognerebbe spendersi ancora ulteriormente, perché credo che il lavoro svolto nella precedente legislatura abbia dimostrato che si è svolto un buon lavoro. Ci sono però dei problemi che vanno affrontati con calma e quindi nel momento in cui questa Commissione verrà istituita penso si dovrà ragionare meglio anche su alcuni aspetti che ritengo fondamentali. Pertanto, per non perdere molto tempo, partirei da questa considerazione.
L'istituzione anche in questa legislatura di una Commissione parlamentare d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse rappresenta una scelta che risponde alla necessità di proseguire un lavoro positivo, svolto nella precedente legislatura, ma soprattutto vuole - credo che questo sia il messaggio - rappresentare una forte sensibilità al tema dell'ambiente da parte dell'intero Parlamento. Si tratta di un lavoro che ha evidenziato come in questo settore delicato troppe persone spregiudicate, in molti casi per conto di organizzazioni criminali, si arricchiscono sulla pelle dei cittadini: distruggono, inquinano vasti territori, spesso nell'indifferenza e nell'incapacità sospetta di organi preposti al controllo e alla vigilanza.
Il lavoro svolto dalla precedente Commissione d'inchiesta deve essere una guida per l'attività futura. Bisogna proseguire quel lavoro, per scavare ulteriormente sulle cause delle gravi disfunzioni della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti, che spesso, come si è accertato, mettono a rischio la salute dei cittadini.
Quest'attività d'indagine deve sempre avere uno sbocco propositivo. I suggerimenti, Pag. 123le proposte che nascono dal rapporto diretto con i territori e con le autorità locali devono diventare scelte vincolanti per il Parlamento. La stessa relazione annuale che la Commissione presenterà al Parlamento deve avere la forza e la capacità di stimolare un dibattito vero e costruttivo e nel contempo individuare risposte legislative ed approvare norme conseguenti.
Affermo ciò, anche in riferimento a precedenti interventi, perché ritengo che non basti verificare l'attuazione delle norme vigenti, i comportamenti della pubblica amministrazione, le modalità di gestione del servizio di smaltimento rifiuti da parte degli enti locali. Non basta indagare sul rapporto tra le organizzazioni criminali - cosa importantissima, ovviamente - e la gestione dell'intero ciclo dei rifiuti, ma credo sia necessario che questo lavoro faccia crescere una sensibilità, una coscienza su una tematica tanto delicata che, per troppi anni, è stata trascurata ed abbandonata nell'indifferenza generale.
La mole di lavoro prodotto in questi anni ci ha portato ad alcune conclusioni da tenere in stretta considerazione. Questo è il primo punto che, spero, anche nella discussione di domani emergerà con forza.
È necessaria una maggiore attenzione al delitto ambientale, poiché per troppo tempo la distruzione dell'ambiente è stata considerata un reato minore, sanzionabile con misure amministrative, ed è arrivato il momento, invece, di voltare pagina. A questo proposito, molte indicazioni giungono dall'Unione europea e dalla recente sentenza della Corte di giustizia. Dobbiamo pensare a modifiche legislative che tutelino l'ambiente, fondate sull'obiettivo della prevenzione, del contrasto, della sanzione e del ripristino.
Ritengo non più rinviabile l'introduzione, nel sistema penale italiano, di norme certe che individuino la natura del delitto ambientale e che più efficacemente tutelino l'ambiente, norme giuridiche certe che non lascino dubbi sull'interpretazione e, soprattutto, non diano la possibilità a persone senza scrupoli di trovare i soliti cavilli giuridici per sfuggire alla legge. Bisogna ritornare al concetto di rifiuto, chiarirne il significato, rimodellarlo in coerenza delle direttive dettate dalla Comunità europea, anche per rispondere alla procedura di infrazione contro il nostro paese, ma soprattutto per uniformare il nostro ordinamento al diritto comunitario in materia di rifiuti.
La capacità di una strategia sanzionatoria deve basare la propria forza sul principio irrinunciabile per il quale «chi inquina paga». Occorre garantire l'obbligo di risarcimento dei danni ambientali provocati e l'obbligo di ripristino dello stato dei luoghi danneggiati. Questo meccanismo può diventare un freno per potenziali attività illecite, ma anche un incentivo a tanti operatori onesti che vogliono lavorare nella legalità e nel rispetto dell'ambiente.
In questi anni, anche grazie al lavoro degli organi inquirenti, è emerso che tutte le regioni italiane sono toccate dalle rotte del traffico illecito di rifiuti sia urbani sia speciali. Infatti, se fino a poco tempo fa si diceva che le regioni meridionali erano i terminali di un traffico proveniente dalle grandi aree industriali del nord, oggi si scopre che questo materiale viaggia anche dal sud verso il nord. Si tratta di materiale pericoloso, che viene smaltito in discariche non autorizzate, in cave dismesse, in specchi d'acqua profondi o, peggio, nascosto nel sottosuolo di fondi anche a destinazione agricola.
In alcune indagini si è scoperto che tonnellate di rifiuti, soprattutto speciali, venivano inviate in impianti di produzione di compost per l'agricoltura e poi rimessi nuovamente sul mercato. L'ultimo episodio criminoso risale a qualche settimana fa, nella provincia di Caserta, dove il Corpo forestale dello Stato ha scoperto un nuovo filone «creativo» di smaltimento di rifiuti tossici, che hanno denominato «fertirrigazione», cioè fertilizzanti per l'irrigazione, ovvero l'immissione sul terreno di materiale tossico classificato come concime o come antiparassitario. Dalle indagini effettuate emerge che l'azienda zootecnica, con un patrimonio di 1.467 capi di bestiame, soprattutto bufali, avrebbe smaltito, Pag. 124in un anno, circa 6 mila tonnellate di liquame che veniva prima mescolato con rifiuti liquidi pericolosi di tutti i tipi e poi utilizzato per irrigare il terreno dell'azienda che ha un'estensione di 54 ettari.
Lo stesso titolare dell'azienda è accusato di aver scaricato in un torrente, attraverso una condotta sotterranea, enormi quantità di acque reflue, liquami e rifiuti zootecnici. Un giro di affari enorme, di decine di milioni di euro all'anno, gestito ormai da anni da un sistema affaristico e criminale in regime - oserei dire - monopolistico.
Occorre rompere questo sistema, che si basa anche sul controllo sistematico di interi territori e sulla complicità di amministratori compiacenti. Questa Commissione può e deve svolgere un ruolo fondamentale, dando continuità al pregevole lavoro svolto già nella passata legislatura, ma anche incoraggiando con la propria presenza quelle comunità, quei cittadini che amano la propria terra e che sono disposti a ribellarsi ai continui crimini che danneggiano e distruggono il territorio, arrecando danni irreversibili alla salute.
Tutto ciò non basta. I cittadini si aspettano da noi anche risposte, vogliono sentire la presenza dello Stato; non basta solo ascoltare, occorre costruire soluzioni praticabili in tempi certi. Ritengo che questo sia l'unico modo per far crescere una coscienza civile e democratica nel nostro paese, l'unica in grado di arginare ed isolare una cultura imperante di malaffare e corruzione. Potenziare gli apparati investigativi, favorire il coordinamento permanente di tutti gli apparati dello Stato interessati alla problematica, utilizzare nuove tecnologie che aiutino l'attività investigativa sono scelte irrinunciabili per invertire tale rotta.
In questo quadro assume una forte rilevanza il ruolo dell'Agenzia regionale di protezione ambientale e dell'APAT, che devono essere libere da qualsiasi condizionamento politico, valorizzando la loro autonomia gestionale, favorendo un processo di qualificazione e di specializzazione del proprio personale, investendo in risorse finanziarie necessarie e creando le condizioni ottimali affinché le stesse possano fornire un contributo tecnico, scientifico e di controllo sull'intero ciclo dei rifiuti.
La lettura della relazione conclusiva della Commissione della precedente legislatura lascia aperti - e non poteva essere diversamente - troppi interrogativi, ai quali la nascente Commissione dovrà tentare di fornire risposta. In primo luogo, vi sono la funzionalità e i benefici apportati dall'istituzione di commissariamenti straordinari in materia di rifiuti, soprattutto nelle regioni meridionali che hanno gestito per decenni le situazioni emergenziali. Su tale aspetto la relazione ribadisce tutte le perplessità e le critiche per situazioni di anomala ordinarietà della gestione commissariale. Un giudizio pesante che ci spinge a ridefinire i tempi e le prerogative di tale istituto, ma soprattutto i benefici di questa scelta. In Campania, ad esempio, la gestione dei rifiuti è gestita da oltre dieci anni da un commissario straordinario e, a mio avviso, non si sono fatti molti passi in avanti; anzi in questi giorni riviviamo l'ennesimo incubo dell'emergenza, con le città sepolte dai rifiuti, con montagne di rifiuti incendiati nelle strade, con gli impianti saturi incapaci di smaltire le quantità accumulate in questi giorni. E l'unica soluzione prospettata dal commissario è quella di riaprire le discariche!
Mi chiedo e vi chiedo a cosa sia servito tale commissariamento, se non a sperperare soldi pubblici, a deresponsabilizzare la politica, gli enti locali e tutti gli organi preposti. Occorre uscire dalla straordinarietà; si ritorni ai poteri ordinari! Gli enti locali devono assumersi le proprie responsabilità in materia di controllo del territorio e, insieme alle popolazioni locali, individuare le soluzioni più idonee.
In secondo luogo, occorre riflettere sull'incapacità, nella stragrande maggioranza dei casi, di far partire nel Mezzogiorno la raccolta differenziata, che non supera in media il 5 per cento reale, a fronte di una più consistente percentuale, pari al 29 per cento, presente al nord. Occorre capire - questo è un altro interrogativo al quale la Commissione dovrà tentare di fornire risposta Pag. 125- quali sono le responsabilità degli enti locali e quale ruolo hanno svolto i vari commissari straordinari che si sono succeduti in questi anni.
In terzo luogo, un'attenta verifica e un'attenta indagine vanno sicuramente svolte sulla non funzionalità del sistema impiantistico, che periodicamente provoca il collasso dell'intero ciclo di smaltimento dei rifiuti.
Il fatto ancora più grave è che si determinano oggettivamente le condizioni favorevoli affinché, ogni anno, circa un terzo dei rifiuti prodotti venga dirottato nel circuito illegale dello smaltimento.
Per quanto concerne la questione della bonifica dei siti inquinati, dopo un lavoro di individuazione e censimento e la formulazione del piano nazionale di bonifica, ci si chiede come e quando tale attività inizierà e quali saranno le priorità: più tempo passa e maggiori saranno i danni prodotti. Tutti sappiamo che questi siti inquinati, oltre a rappresentare un pericolo costante per l'ambiente, sono una seria minaccia anche per la salute umana, in quanto le sostanze tossiche contaminano i suoli, il sottosuolo, le risorse idriche ed entrano drammaticamente nella catena alimentare. Sono troppi i casi esaminati che hanno dimostrato la veridicità di queste affermazioni.
Infine, nel corso della discussione sulle linee generali, vorrei sottoporre a questa Assemblea un interrogativo, che spero di riproporre anche nella giornata di domani: mi chiedo se l'emergere di forti legami fra il ciclo dei rifiuti ed il territorio, l'utilizzo criminoso di cave abbandonate, di terreni incolti ma spesso anche agricoli e di corsi d'acqua non ci debba sollecitare ad ampliare la funzione di questa Commissione, a parlare più chiaramente di Commissione parlamentare di inchiesta sui crimini ambientali. Questo interrogativo nasce dalla consapevolezza che su questo tema non si può più tenere un atteggiamento lassista. È in gioco un bene prezioso quale la vita umana, messa fortemente in pericolo da criminali senza scrupolo, il cui unico interesse è quello di accumulare soldi ai danni dell'ambiente.
In conclusione, crediamo che questo Parlamento sia chiamato a dare certezze e serenità ai cittadini italiani, a costruire un futuro per le nuove generazioni. Questo è l'impegno che i comunisti italiani si assumeranno nel momento in cui si istituirà la nuova Commissione parlamentare. Ovviamente, auspichiamo un interesse maggiore da parte dell'intero Parlamento, affinché tutto il lavoro che questa Commissione svolgerà - come dicevo prima - si traduca in scelte concrete che il Parlamento stesso dovrà fare nell'interesse dell'Italia e dei cittadini italiani (Applausi dei deputati del gruppo dei Comunisti Italiani).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Gentili. Ne ha facoltà.
SERGIO GENTILI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, vorrei pronunciare poche parole per sottolineare come l'istituzione di una Commissione bicamerale di inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse (ho citato appositamente il titolo del provvedimento) sia un fatto importante, che segnala il carattere positivo di uno dei primi atti del Parlamento italiano.
Abbiamo dato anche un contributo come Commissione, poiché tale proposta - come ha affermato l'onorevole Stradella - è stata sostenuta all'unanimità dalla Commissione stessa, nell'ambito di una discussione effettiva ed interessante, che abbiamo potuto ascoltare anche in questa sede, seppure in pillole.
Sul fronte del ciclo dei rifiuti (che è cosa diversa dalla illegalità del sistema), si registra nel nostro paese una situazione di forti squilibri: vi sono situazioni molto avanzate ed altre in forte ritardo rispetto ai parametri minimi europei. Anzi, sempre con riferimento alla parte ordinaria del sistema del ciclo dei rifiuti, metà dell'Italia, il sud d'Italia e, in particolare, la Puglia e la Campania da tredici anni, la Sicilia e la Calabria da quasi dieci anni vivono in uno stato di commissariamento permanente. Lì, in tutto questo periodo, la legge dello Stato che governa il ciclo dei rifiuti non è stata applicata dalle regioni, Pag. 126dagli enti locali, dai comuni e dalle province.
Questa situazione è molto seria e credo che tra gli obiettivi di questa Commissione vi debba essere proprio quello di dare un contributo determinante, fin dai primi mesi, per superare questa situazione di commissariamento. Abbiamo visto - la legge indica benissimo le funzioni, i ruoli e i compiti - che deve esserci un'anima in questa Commissione. L'anima deve essere costituita da alcuni obiettivi politici di modernizzazione ecologica del nostro paese. Non vorrei, fra cinque anni, che il nuovo Parlamento dovesse nuovamente istituire la Commissione per i medesimi problemi. Questo tema deve essere risolto il più presto possibile.
Da questo punto di vista, credo che dobbiamo operare una svolta politica rispetto al passato, che consiste in un rapporto di sintonia tra Governo e Commissione, di vera sintonia politica e di concordanza in ordine agli obiettivi da realizzare.
Noi siamo anche eredi del lavoro egregiamente svolto dalla Commissione nella passata legislatura ed io ho raccolto alcuni nodi che hanno caratterizzato lo studio, la ricerca e il lavoro di indagine. Tali nodi ci dicono che il sistema sanzionatorio è assolutamente inadeguato, che esiste un'insufficiente possibilità di svolgere indagini al più alto livello tecnico nelle investigazioni, che la prescrizione di questi reati è troppo frequente, che c'è stato un nostro contributo, a livello europeo, sulla definizione dei rifiuti, che c'è una proposta di legge predisposta dalla Commissione stessa relativamente alla possibilità di introdurre nel codice penale il delitto ambientale.
Queste cose sono state indicate dalla Commissione e sono rimaste lì. Qui il problema non è della Commissione - lo dico all'onorevole Misiti -, ma è politico, ossia di un Governo e di un Parlamento che devono raccogliere i contributi della Commissione e tradurli in leggi, in atti e in azione di Governo.
Questo è l'obiettivo, ossia l'anima che dobbiamo dare a questa Commissione. Ciò significa chiedere anche una corresponsabilità per quanto riguarda l'azione di Governo.
Ciò per quanto riguarda il ciclo dei rifiuti in bianco, normale. È necessario applicare le leggi ed essere in sintonia con l'Europa. Poi vi è la partita dell'illegalità, ma sta emergendo anche un nuovo fenomeno, che già segnalava la scorsa Commissione, ossia quello di soggetti imprenditoriali che bypassano le regole e i percorsi normali per poter lucrare, causando ovviamente un danno ambientale. Qui nasce quel nuovo fenomeno che è stato segnalato da Legambiente e da altre associazioni, dalla stessa magistratura e dalle indagini delle Forze dell'ordine, ossia una fascia grigia in cui bianco e nero si mischiano e si incontrano. Noi non possiamo fare l'errore di confondere le attività legali con quelle illegali, anzi, la Commissione deve avere proprio la funzione di distinguere bene cosa è legale, ma va riformato e rinnovato, e cosa è illegale e va perseguito e colpito.
Oggi ci troviamo in questa fascia, che sta spostando anche verso il nord fenomeni di traffico illegale dei rifiuti.
Qui vedo un'azione specifica e importantissima di questa Commissione, una sua specificità. Mettere insieme il ciclo dei rifiuti con le attività illecite è la fotografia di una situazione. Pertanto, dobbiamo necessariamente partire da qui per fare quell'operazione di diversificazione. Sappiamo benissimo che dietro il ciclo dei rifiuti esiste una grande potenzialità di sviluppo industriale, di ricerca scientifica, di valorizzazione della concezione del nostro modo di consumare, e non voglio andare oltre.
In conclusione, a questa Commissione vogliamo dare un'anima, quindi darle obiettivi precisi, e farla diventare uno strumento in più per creare quel collegamento fra enti locali, popolazioni, forze sociali che si battono per avere, da una parte, un ambiente migliore, cicli produttivi più avanzati, consumi sobri e, dall'altra, la possibilità di vivere nella legalità e nelle regole.Pag. 127
Ci aspettiamo che si possa creare un rapporto positivo e di sintonia tra Parlamento, Governo e la stessa Commissione e che quest'ultima possa individuare i punti critici del sistema dei rifiuti, indicare le illegalità ed i soggetti con precisione, dare suggerimenti e promuovere atti legislativi, stare in sintonia con l'Unione europea ed informare il Parlamento ed il paese. È uno strumento in più, una funzione che il Parlamento, nello scegliere di istituire tale Commissione, si dà, e credo sia un atto estremamente significativo ed importante per la democrazia italiana.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Di Gioia. Ne ha facoltà.
LELLO DI GIOIA. Signor Presidente, non dirò che parlerò pochissimo perché poi potrei rischiare di fare il contrario, come è successo questa sera ad altri colleghi che, appunto, hanno parlato moltissimo.
Ringrazio il relatore per la sua relazione sulla Commissione d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti. Ritengo che il dibattito svoltosi in quest'aula sulle questioni riguardanti le problematiche dei rifiuti abbia dimostrato senza ombra di dubbio che vi è la necessità di procedere all'istituzione della Commissione stessa.
Credo che la Commissione possa lavorare serenamente e tranquillamente per dare risposte ai cittadini che si aspettano un ambiente diverso e la possibilità di debellare le questioni di ecomafia. Credo che la Commissione sia in grado di operare con dovizia e con grande celerità, come ha fatto nella scorsa legislatura ed in quella ancora precedente.
Dunque, come si vede, tale Commissione era necessaria e verrà istituita con molta rapidità, sperando che anche domani, nella discussione sulla proposta di legge in esame, non vi siano tempi lunghi. Come Rosa nel Pugno riteniamo che con riferimento a tale Commissione ci si debba muovere con rapidità con riguardo alla sua istituzione e al suo insediamento per poter operare al più presto.
Per tali motivi siamo fortemente favorevoli al provvedimento affinché la Commissione possa operare rapidamente secondo i suoi compiti istituzionali.
PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.
(Repliche del relatore e del Governo - A.C. 17 ed abbinate)
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il relatore, onorevole Stradella.
FRANCO STRADELLA, Relatore. Signor Presidente, ho ascoltato la discussione con molto interesse poiché sono state svolte valutazioni molto interessanti. A mio avviso, tuttavia, non si è tenuto conto di un elemento: la Commissione è composta di parlamentari; quindi, tutti i consigli espressi dai vari colleghi intervenuti possono benissimo far parte del bagaglio che ogni collega porterà quando sarà nominato componente della Commissione medesima, in modo da produrre il lavoro che il Parlamento si aspetta.
Per non fare come coloro che, non potendo più dare cattivo esempio, si limitano a dare buoni consigli - in tal caso, peraltro, si possono dare cattivo esempio e anche buoni consigli -, basterà essere nominati membri della Commissione; dopodiché, l'opera è compiuta. La Commissione, infatti, non è delegata ad altri se non agli stessi parlamentari, che hanno quindi tutta la possibilità di esercitare la loro professionalità, la loro conoscenza, la loro esperienza e le loro intelligenze, come è stato dimostrato dagli interventi di questa sera.
PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole relatore, oltre che per la sobrietà, anche per il distillato di buonsenso, frutto anche dell'esperienza parlamentare.
Prendo atto che il rappresentante del Governo rinunzia alla replica.
Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.