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Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali, il ministro per le Pag. 47politiche per la famiglia, il ministro della pubblica istruzione, il ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, il ministro del lavoro e della previdenza sociale e il ministro della solidarietà sociale.
(Indirizzi del Governo a salvaguardia della famiglia e delle scelte individuali da tentativi di strumentalizzazione - n. 3-00785)
PRESIDENTE. L'onorevole Bellillo ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00785
(Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 1).
Le ricordo che ha due minuti di tempo a disposizione.
KATIA BELLILLO. Signora Presidente, signora ministro, la manifestazione del 12 maggio sembrava che avesse come obiettivo quello di sensibilizzare la politica e la società, affinché si rafforzasse nelle istituzioni l'impegno per sostenere le famiglie nel lavoro di cura quotidiano, al quale sono state relegate senza adeguati interventi sociali da parte dello Stato; ma il documento della CEI di qualche giorno fa e l'incitamento di questa mattina a preti, parroci e monache di partecipare alla manifestazione preoccupano non poco gran parte dei cittadini sulla tenuta della convivenza civile in questo paese, perché con la manifestazione, in realtà, si pretende di imporre sugli altri il modello di famiglia cattolico e già vediamo rigurgiti di intolleranza, istigati da gruppi estremisti di stampo neofascista, che si registrano nel paese contro le donne, gli omosessuali, le persone di diversa etnia.
E allora quali sono le azioni che il Governo intende intraprendere e adottare per garantire la civile convivenza e sostenere la libertà delle persone di scegliere come qualificare sul piano formale il proprio diritto di amare e di essere amato, di prendersi cura di chi si prende cura di sé, riconoscendo i diversi nuclei familiari?
PRESIDENTE. Il ministro per le politiche per la famiglia, Rosy Bindi, ha facoltà di rispondere.
ROSY BINDI, Ministro per le politiche per la famiglia. Signor Presidente, credo che la profonda cultura democratica della onorevole Bellillo non possa e non potrà mai essere contraria a nessuna forma di manifestazione, né alla possibilità da parte di qualunque gruppo di cittadini di esprimere attraverso la libertà di associazione e la libera partecipazione le proprie idee e di indirizzare alle istituzioni del paese proposte su temi che stanno a cuore a chi convoca le manifestazioni.
Credo che il Family day debba essere guardato da parte delle istituzioni italiane esattamente in questa ottica, cioè una manifestazione di una componente rilevante e importante della vita del nostro paese, che è quella che si riconosce nell'associazionismo cattolico e anche in una serie di valori che sono da ricondurre all'ispirazione cristiana, che è convocata in nome della famiglia e dei diritti della famiglia e che propone al Governo e alle istituzioni una serie di interventi per meglio tutelare la famiglia in generale e le famiglie italiane in particolare.
Penso che il Governo debba porsi nei confronti di questa manifestazione con attenzione in atteggiamento di ascolto, così come nei confronti di qualunque altra manifestazione. D'altra parte, credo che il Governo su questi temi abbia fatto il proprio dovere: ha accolto una mozione approvata da questa Camera a larga maggioranza, nella quale ha chiesto la redazione di un disegno di legge sui diritti individuali delle persone stabilmente conviventi, disegno di legge che oggi è all'esame del Parlamento e ha offerto questa sintesi al Parlamento stesso perché sia esso, nel libero confronto di tutte le parti politiche, a decidere il futuro di quel disegno di legge nel quale non vi è alcuna forma di riconoscimento di matrimonio di serie B o di famiglie alternative a quelle di cui all'articolo 29 della Costituzione, ma vi è il riconoscimento dei diritti delle persone senza alcuna forma di discriminazione. Al tempo stesso, dopo aver predisposto una legge finanziaria per la famiglia, il Governo sta preparando una conferenza nazionale per la famiglia che si terrà a Pag. 48maggio e che sarà convocata sotto lo slogan «cresce la famiglia, cresce l'Italia». A partire da quella conferenza verrà varato il piano nazionale per la famiglia e in quella occasione chi sarà in piazza il 12 maggio potrà liberamente confrontarsi con gli altri cittadini di diversa impostazione culturale per dare risposte alle famiglie italiane.
PRESIDENTE. L'onorevole Bellillo ha facoltà di replicare.
KATIA BELLILLO. Grazie, signor Presidente. Signora ministro, la ringrazio molto per la sua risposta. Conosco la sua onestà intellettuale e anche la sua lealtà alla Carta costituzionale. Tuttavia, non è riuscita a tranquillizzare tanti cittadini che, come me, sono sicuramente strenui difensori della libertà di religione e temono che queste ingerenze possano dividere le persone in base alle differenze fisiologiche, sessuali o etniche, riportando la società italiana indietro di anni luce.
La ringrazio perché ha informato l'Assemblea di questo nuovo convegno sulla famiglia, che rappresenterà sicuramente un momento importante per confrontare le diverse sensibilità e le diverse culture che finora hanno convissuto in questo paese con grande civiltà. Ci auguriamo che anche con il suo prezioso contributo si possa ricucire il filo di questa civile convivenza.
Le istituzioni devono operare per riabilitare la nozione del rispetto e rafforzare l'idea che sono la coscienza, la libertà e la responsabilità l'essenza fondamentale degli esseri umani.
Non possono esistere differenze fra le persone nei diritti. Il dovere dello Stato è quello di intervenire per cancellare discriminazioni infami che, purtroppo, subiscono ancora tanti cittadini anche in virtù del loro orientamento sessuale.
Signora ministro, non possiamo confondere o fare in modo che nella nostra società si confondano i diritti universali dell'uomo con le scelte differenziate dalla religione, dalle opinioni e dalle diverse convinzioni.
(Sicurezza stradale e percorribilità nei percorsi alternativi durante la chiusura del viadotto del Fornello - n. 3-00782)
PRESIDENTE. L'onorevole Ronconi ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00782
(Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 2).
Ricordo all'onorevole Ronconi che ha un minuto di tempo disposizione.
MAURIZIO RONCONI. Signor Presidente, signor ministro, la strada E-45 è uno dei tracciati inseriti nella rete stradale internazionale europea. Tra i lavori più urgenti calendarizzati dall'ANAS risulterebbe il rifacimento del viadotto del Fornello, inaugurato soltanto nel 1974.
Il viadotto andrà demolito - così afferma l'ANAS - e ricostruito, perché non è più in grado di sostenere la mole di traffico che ogni giorno utilizza la E-45 per collegare Lazio, Umbria, Toscana ed Emilia Romagna. I lavori dovrebbero iniziare entro la prossima estate e per tutta la durata degli stessi, stimata in ben 3 anni, il traffico sarà deviato nella vicina provinciale che attraversa tutti i paesi della dorsale appenninica.
Nel tratto che verrà chiuso circolano ogni giorno non meno di 20-25 mila veicoli già penalizzati dalle disastrate condizioni di gran parte dei tratti umbro e toscano della superstrada, che lamenta anche la mancanza di corsie di emergenza e di guard-rail.
Chiedo al ministro quali iniziative intenda adottare dal punto di vista della sicurezza e della percorribilità stradale conseguentemente alla completa chiusura del viadotto.
PRESIDENTE. Il ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali, Vannino Chiti, ha facoltà di rispondere.
VANNINO CHITI, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Signor Presidente, la gara per il rifacimento del viadotto del Fornello sulla strada E-45 è stata esperita e sono state Pag. 49inviate alle imprese le lettere per i chiarimenti di rito sulle domande presentate.
La conclusione delle procedure di gara è prevista entro aprile e la consegna dei lavori entro maggio, come lei ha detto, prima dell'avvio dell'estate.
Per quanto riguarda gli aspetti di sicurezza del traffico durante l'esecuzione dei lavori, gli stessi sono disciplinati dal codice della strada e la loro messa in opera sarà curata dall'ufficio territorialmente competente in stretto raccordo con le amministrazioni quali le prefetture, la polizia della strada e i comuni. Nel caso specifico, allo scopo di mantenere attivo il collegamento stradale, il traffico, nella previsione dei lavori, verrà trasferito sull'impalcato agibile che avrà un doppio senso di circolazione; nel frattempo si lavorerà sull'altro che sarà abbattuto; sarà onere della direzione dei lavori monitorare la sicurezza dell'impalcato, operando anche le deviazioni del traffico sulla rete viaria locale, nel caso sorgessero problemi strutturali, per alleviare il peso che ricade su questo unico impalcato.
In ogni caso, sarà cura del compartimento ANAS porsi in relazione con gli enti locali interessati per ridurre al minimo i disagi che, naturalmente, in opere così rilevanti in parte esistono. Alcune di queste impostazioni, come lei può ben capire, dovranno essere valutate nel merito e, successivamente, potranno essere oggetto di un confronto.
PRESIDENTE. L'onorevole Ronconi ha facoltà di replicare, per due minuti.
MAURIZIO RONCONI. Ringrazio il ministro Chiti per la risposta, anche se non sono completamente soddisfatto. Mi permetto un rilievo di tipo politico: nella passata legislatura il centrosinistra ha sempre protestato quando alle sedute riguardanti il cosiddetto question time erano assenti i ministri con competenza specifica. Oggi avviene lo stesso.
Aggiungo che ci troveremo di fronte al rischio di un gravissimo danno all'economia delle regioni circostanti per l'interruzione di questa strada che, ricordo al ministro e all'intero Governo, è tra le più importanti trasversali del nostro paese.
Tra l'altro (su ciò il ministro è stato elusivo), l'ANAS era disponibile a trasformare la E-45 in tratto autostradale con un tracciato alternativo sul valico. Tale progetto è finito nel «dimenticatoio», perché si sono riscontrate divisioni politiche, in modo particolare all'interno delle giunte di sinistra delle regioni circostanti, nelle quali i cosiddetti ambientalisti della domenica si sono dichiarati fortemente contrari.
Per questi motivi continuiamo ad essere assolutamente preoccupati, perché una strada di grande transito come la E-45 non può essere abbandonata a se stessa come rischia di avvenire.
(Intendimenti del Governo in merito alla stabilizzazione dei lavoratori non a tempo indeterminato delle pubbliche amministrazioni - n. 3-00783)
PRESIDENTE. L'onorevole Baldelli ha facoltà di illustrare l'interrogazione Leone n. 3-00783 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 3), di cui è cofirmatario.
SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, ministro Chiti, nella legge finanziaria, il Governo ha promesso un percorso di stabilizzazione ai cosiddetti precari del pubblico impiego. Alcune forze della vostra maggioranza parlamentare - che non è più tale nel paese - hanno stampato manifesti scrivendo: «Tutti assunti».
È evidente a tutti, in questo momento, che si tratta di norme irrazionali, incoerenti e in alcuni casi sospette di incostituzionalità e che da tutte queste promesse rischia di venir fuori un grande «pasticcio», che crea illusioni in coloro che pensano di essere stabilizzati ma che, a seguito di sentenze di incostituzionalità, si troveranno a non raggiungere la stabilizzazione.
Abbiamo già interpellato il Governo, il ministro Nicolais, ed è stato risposto che sarebbe stata emanata una circolare interpretativa Pag. 50di cui, però, non vi è traccia. Il ministro Nicolais continua a fare tavoli su tavoli e il Governo diventa una «falegnameria»: si costruiscono tavoli con i sindacati, con gli enti locali, ma non si ha chiarezza di chi sarà stabilizzato. Bisogna fare chiarezza e questo è quanto le chiediamo.
PRESIDENTE. Il ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali, Vannino Chiti, ha facoltà di rispondere.
VANNINO CHITI, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Signor Presidente, senza polemica, vorrei ricordare all'onorevole Baldelli che nella democrazia rappresentativa e per la Costituzione le maggioranze le stabiliscono i cittadini quando si recano votare e non i sondaggi.
Dopo l'incontro del 21 marzo con le parti sociali, vi è stata la stesura della circolare cui l'interrogante faceva riferimento che contiene le linee guida per l'attuazione dell'articolo 1, comma 519, della legge finanziaria, che è stata inviata sia alle amministrazioni sia all'Aran. La stabilizzazione potrà essere effettuata nei limiti della disponibilità finanziaria, stabilita nella legge finanziaria stessa, con il rispetto delle disposizioni in tema di dotazione organica. La circolare ha teso a fornire un indirizzo per evitare interpretazioni non corrette e per attuare, tempestivamente, questo presupposto.
Che cosa è scritto nella circolare?
Intanto, il personale che è interessato da questa opera di stabilizzazione è quello non dirigente e con almeno tre anni di servizio. Un ulteriore requisito consisterà nell'aver superato le selezioni per la qualifica per la quale si stipula il contratto a tempo indeterminato, perché diversamente occorrerà procedere a nuove soluzioni. Sono esclusi dal processo di stabilizzazione del personale i contratti a tempo determinato degli uffici di diretta collaborazione - come ovvio - perché, per loro stessa natura, questi sono caratterizzati come temporanei, dal momento che sono legati ad un rapporto fiduciario come il vertice politico. Pertanto, si concludono con la scadenza del mandato governativo. Sono esclusi anche i lavoratori cosiddetti «in somministrazione», ovvero pagati da strutture che hanno un rapporto contrattuale con l'amministrazione per la messa a disposizione del personale temporaneo.
In merito poi ai contratti di collaborazione coordinata e continuativa, i cosiddetti «Co.Co.Co», la circolare chiarisce la portata del comma 529, articolo 1, della legge finanziaria per il 2007, che dispone una riserva del 60 per cento del totale dei posti programmati a favore dei soggetti con i quali le amministrazioni stesse abbiano stipulato dei contratti. La legge finanziaria si riferisce a quei contratti di collaborazione coordinata e continuativa con i quali si è fatto fronte alle ordinarie esigenze di servizio, in carenza di presupposti di straordinarietà delle esigenze e di provata competenza che giustifichino un ricorso a collaborazioni esterne. Ai sensi, infine, dell'articolo 1, comma 418 della citata legge finanziaria, è stato adottato, a seguito di un confronto con le organizzazioni sindacali, un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri attualmente in corso di registrazione da parte della Corte dei conti, con il quale si provvede a individuare i requisiti necessari per le procedure di stabilizzazione.
Nel complesso, il decreto del Presidente del Consiglio che sta alla registrazione presso la Corte dei conti autorizza la stabilizzazione di 6.962 lavoratori, su un totale di circa 8 mila unità di personale precario nell'ambito delle amministrazioni pubbliche. Mi pare allora, concludendo, di poter dire che il Governo sta procedendo di fatto all'attuazione di una progressiva normalizzazione dei rapporti di lavoro alle dipendenze della pubblica amministrazione e vuole superare l'uso distorto della flessibilità, oltre a far scomparire definitivamente, in questa legislatura, il fenomeno del precariato nella pubblica amministrazione.
PRESIDENTE. L'onorevole Baldelli ha facoltà di replicare.
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SIMONE BALDELLI. Signor ministro, per dovere di cronaca le ricordo che avete vinto alla Camera dei deputati per 24 mila voti contestati, mentre al Senato avete una maggioranza una settimana sì e una settimana no. Comunque, lei ci ha dato degli elementi di riflessione che, in realtà, non risolvono il problema. Alcune informazioni già le avevamo e, peraltro, sulla riserva del 60 per cento, la informo che c'è un ricorso alla Corte costituzionale da parte della provincia di Bolzano.
Inoltre, noi dobbiamo risolvere questo problema in via definitiva. Intanto, lei smentisce i manifesti di Rifondazione comunista che parlavano di 320 mila assunti, in quanto di assunti - ci pare di capire - ce ne sono 6 mila. In realtà, voi avete ingenerato aspettative in molte più persone e questo, purtroppo, è un problema.
Oltre a questo, noi dobbiamo intanto ricordarci dei vincitori dei concorsi e degli idonei. Si tratta di 70 mila vincitori e 70 mila idonei di cui nessuno si ricorda e che stanno ancora da anni aspettando di essere attinti dalle graduatorie.
In secondo luogo, dobbiamo trovare il modo, signor ministro, di evitare il formarsi di nuove sacche di precariato. Sa come si fa questo? Dando la responsabilità contabile ai dirigenti per questo genere di assunzioni. Dobbiamo trovare infatti un meccanismo per impedire il ricorso alla flessibilità esterna nelle pubbliche amministrazioni e dobbiamo dare a quelli che hanno fatto i contratti di flessibilità con le stesse la possibilità di poter spendere questa esperienza sul mercato del lavoro.
Insomma, voi avete ancora una concezione assistenzialista e statalista, mentre noi invece crediamo nel libero mercato e nella meritocrazia. Crediamo che i veri casi di precariato vadano sistemati e adeguati, ma che non si possa fare una sanatoria indiscriminata per tutti.
Per fortuna, abbiamo sollevato questo problema e, in parte, vi abbiano indotto a rivedere alcune delle vostre posizioni, a partire dalle assunzioni dei portaborse dei sindaci che - vivaddio! - questa volta non si faranno.
(Iniziative in sede di Unione europea riguardo gli archivi sull'olocausto - n. 3-00784)
PRESIDENTE. L'onorevole Barani ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00784 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 4).
LUCIO BARANI. Grazie, signor Presidente. Signor ministro, quale deputato del Nuovo PSI le sottopongo la seguente questione. La Germania ha firmato un trattato per rendere disponibili gli archivi nazisti sull'olocausto attraverso la Croce rossa italiana che gestisce gli archivi della città tedesca di Bad Arolsen.
L'archivio è unico, in quanto racconta la catastrofe nei suoi aspetti più intimi e personali, ciò che rende tanto delicato il problema del libero accesso ad esso.
Noi del Nuovo PSI proponiamo che sarebbe cosa giusta e simbolica che fosse la stessa Unione europea a farsi carico di questo archivio, assumendo la responsabilità politica della propria storia come primo mattone per costruire una comune identità di pace.
Sarebbe una cosa giusta e simbolica che il Parlamento europeo iniziasse le procedure per fare dichiarare presso le Nazioni unite tale archivio come patrimonio dell'umanità.
Per noi socialisti, la raccolta di schedari conservati dall'organizzazione, contiene informazioni relative a 18 milioni e mezzo di persone. Si tratta di uno dei più grandi archivi segreti esistenti. Esso non può andare perduto, deve essere reso pubblico e aperto a studiosi e ricercatori. Lo dobbiamo alle innocenti vittime di ideologie deliranti.
PRESIDENTE. Il ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali, Vannino Chiti, ha facoltà di rispondere.
VANNINO CHITI, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Come già diceva l'onorevole Barani, il Servizio internazionale delle ricerche, Pag. 52che ha le finalità che l'onorevole Barani diceva, è stato costituito il 1o gennaio 1948, ha sede in Germania ed è gestito, sulla base degli Accordi di Bonn del 1955, da una Commissione internazionale composta da 11 paesi. Tra questi vi sono, ad esempio, Israele e gli Stati Uniti. Da qui una prima considerazione alla sua domanda: alcuni di questi paesi non sono coincidenti con i membri dell'Unione europea, e quindi è difficile poter escludere da un patrimonio così rilevante (anzi, secondo me è sbagliato), Stati Uniti o Israele. Pertanto, l'intervento, l'azione dell'Unione europea, deve in ogni caso fare i conti con questa situazione. Si può trattare di un'azione politica, di sostegno, culturale, eccetera.
Seconda considerazione: vi è stato un Accordo recente, il 26 luglio 2006, stipulato sulla base dei pareri degli esperti che vi hanno lavorato, che ha consentito di ampliare l'apertura degli archivi anche per fini di ricerca, nel rispetto di garanzie su familiari, su persone, che possano essere coinvolte.
L'Italia è stata tra i primi firmatari di questi Protocolli e ha evidenziato il proprio impegno in favore dell'apertura degli archivi. Attualmente, noi abbiamo avviato le procedure di concerto interministeriale per poter predisporre un disegno di legge di ratifica dei Protocolli, così da permetterne l'entrata in vigore e la piena utilizzazione. Questo riguarda l'Italia, ma dovrà essere fatto anche dagli altri paesi per quelle norme di garanzia che diceva.
Infine, sulla terza considerazione, relativa all'archivio come patrimonio dell'umanità, noi certamente, come Italia, non siamo in disaccordo, è un punto, un obiettivo importante.
L'iniziativa può essere però assunta, valutata e discussa in questa Commissione degli 11 in cui, come dicevo, ci sono paesi membri e paesi non membri dell'Unione europea. Grazie.
PRESIDENTE. Grazie, ministro Chiti. L'onorevole Barani ha facoltà di replicare.
LUCIO BARANI. Grazie, signor Presidente, e grazie, signor ministro. Conosco ovviamente la sua grande sensibilità su questo tema. Credo che questo sia di forte attualità nel nostro paese, anche in considerazione della nuova esplosione di antisemitismo e negazionismo, non solo iraniano e islamico. Esso sta prendendo piede in modo preoccupante anche nel nostro paese, specialmente per sostenere, in nome di una vaga idea di integrazione multietnica e multiculturale, un fondamentalismo islamico che, come leggiamo dai giornali, interessa il 50 per 100 delle moschee islamiche in Italia di cui (ce ne accorgiamo solo oggi, dopo la trasmissione «Anno zero») non sappiamo nulla.
Il ministro Mastella, giustamente, sta presentando un disegno di legge contro il diritto di negare la Shoah. L'archivio tedesco di Bad Arolsen costituirà un grosso contributo, quando si conosceranno le storie e i drammi in esso contenuti, per la legittimità storica, politica e culturale della proposta del ministro. Incredibilmente, finora la Corte europea, signor ministro, ha sentenziato sul negazionismo intendendolo solo come semplice studio con metodologie pseudo-scientifiche dell'olocausto degli ebrei, e sostenendo che questo esercizio non può essere tutelato e finanziato, perché esula dal diritto di libertà di opinione, in quanto si basa sulla falsificazione di prove storiche e scientifiche.
Credo che anche la Corte europea dovrà dare del negazionismo un giudizio etico più pesante. Questo deve essere motivo di riflessione, specialmente quando la politica del Governo italiano si sposta sempre di più un verso il mondo islamico, mentre il Ministro degli esteri D'Alema viaggia da un paese arabo all'altro, criticando l'America e bacchettando Israele. Questo signor ministro, per noi socialisti, è ciò che sta dietro l'archivio di Bad Arolsen: la necessità di far tesoro della nostra storia, della civiltà, del diritto, anche attraverso errori che non dovranno essere mai più ripetuti, iniziando da: «non sapevo», «non credevo».
Questa mia interrogazione è dedicata proprio alla memoria di questi 17 milioni e mezzo di vittime innocenti presenti Pag. 53nell'archivio dell'olocausto di Bad Arolsen.
(Iniziative volte a contrastare il degrado culturale e sociale in cui versa la scuola - n. 3-00786 )
PRESIDENTE. L'onorevole Frassinetti ha facoltà di illustrare l'interrogazione La Russa n. 3-00786 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 5), di cui è cofirmataria.
PAOLA FRASSINETTI. Signor Presidente, ministro Fioroni, con questa interrogazione il gruppo di Alleanza Nazionale chiede al Governo quali provvedimenti intenda adottare per contrastare il fenomeno della violenza da parte degli studenti verso i professori o i presidi e, viceversa, in qualche caso, da parte dei professori verso gli studenti.
La carenza di valori in questo periodo incide sicuramente su tale fenomeno ed il bullismo nasce in un clima il cui presupposto è proprio l'assenza dei medesimi.
Da Catania è partito un allarme. Con una lettera-manifesto alcuni studenti di liceo chiedevano aiuto ai docenti per risolvere i loro dubbi esistenziali. Purtroppo, abbiamo dovuto constatare l'impossibilità da parte dei docenti di fornire risposte, in una sorta di esautoramento del compito educativo degli insegnanti.
Pertanto, siamo preoccupati: il fatto che l'insegnante non sia più al centro della scuola è sicuramente uno dei motivi per i quali, in questo momento, la scuola è in preda al degrado culturale e sociale.
PRESIDENTE. Il ministro della pubblica istruzione, Giuseppe Fioroni, ha facoltà di rispondere.
GIUSEPPE FIORONI, Ministro della pubblica istruzione. Signor Presidente, colleghi, la violenza nelle scuole, come altrove, è il segnale di un disagio giovanile molto forte e di un'emergenza educativa che la scuola sta già affrontando, ma che non può e non deve affrontare da sola.
Deve essere chiaro a tutti la gravità del problema in discussione. Ho ancora stampato nella mente il messaggio di una ragazza di sedici anni suicidatasi qualche mese fa a Roma: ho avuto tutto nella vita, il necessario e il superfluo, ma non l'indispensabile!
La scuola deve essere in prima linea nella battaglia contro questo vuoto. Deve essere un luogo dove si riconosce significato a ciò che si fa e dove è possibile la trasmissione di quei valori che corrispondono al cuore, perché danno appartenenza, identità e passione. Primo fra tutti, il rispetto di sé e degli altri che nasce dalla consapevolezza che esiste un valore intangibile, che è la dignità di tutti e di ciascuno, nessuno escluso; e questa missione è il cuore del documento presentato anche ieri, in vista delle nuove indicazioni nazionali.
La scuola ha bisogno di avere accanto a sé tutte le altre centrali educative: la famiglia, le associazioni, la società, i mezzi di comunicazione. Altro obiettivo fondamentale è quello di costruire un'alleanza educativa con i genitori, un patto di corresponsabilità con la famiglia. Ho proposto di far sottoscrivere questo patto al momento delle iscrizioni dei propri figli a scuola; è un patto da stringere non solo nei momenti critici, ma costantemente, perché scuola e famiglia si aiutino vicendevolmente.
Il ministero ha avviato poi, come strumento da offrire alle autonomie scolastiche, la campagna «Smonta il bullo», che prevede un numero verde, un sito ed osservatori permanenti che sono centrali non solo di ascolto e di segnalazione, ma anche di consiglio, di contributi e capacità di intervento. Una campagna di comunicazione fatta dai ragazzi per i ragazzi, con materiali, ma, soprattutto, con mezzi e strumenti di comunicazione che possono essere utilizzati dai nostri ragazzi non solo come la nuova serratura da cui guardare il peggio della scuola, magari con morbosità, come avviene con il telefonino, ma anche per «illuminare» le tante buone pratiche che la nostra scuola pone in essere e quotidianamente porta avanti.Pag. 54
Abbiamo avviato un protocollo di intesa con le associazioni dei produttori di videogiochi. Ho accolto con favore quanto espresso dal presidente della RAI circa la revisione dei reality.
Torno a ribadire con forza la necessità che la RAI e Mediaset contribuiscano a sostituire l'Auditel di quantità con un Auditel di qualità per superare la logica logora del «bollino» che tappa i problemi delle coscienze. Bisogna offrire alle famiglie e, soprattutto, ai ragazzi una televisione che contribuisca alla costruzione di un modello educativo che la scuola e la famiglia dovranno portare avanti anche nel campo dell'apprendimento, potenziando la curiosità ed il tarlo del conoscere.
Stesso discorso vale per la rete, che deve rappresentare un elemento di libertà per tutelare la libertà di tutti, a cominciare da quella dei più deboli.
PRESIDENTE. L'onorevole Frassinetti ha facoltà di replicare. Le ricordo che ha due minuti di tempo a disposizione.
PAOLA FRASSINETTI. Signor Presidente, ministro Fioroni, mi rendo conto che alcune campagne sono importanti, ma, a mio avviso, non sono sufficienti.
Le disposizioni - che sono giuste - volte ad eliminare l'uso del cellulare nelle aule scolastiche non sono sufficienti a riportare il docente al centro della scuola. Occorre investire risorse nella scuola: lo chiedono i professori.
Da qui nasce la nostra inquietudine. Il gruppo di Alleanza Nazionale è preoccupato anche a seguito del fallito tentativo di conciliazione. Per questo, il 16 aprile gli insegnanti manifesteranno. C'è indeterminatezza. Non si riesce a capire quante siano le risorse da reinvestire. C'è chi parla di 300 milioni di euro. Il ministro Padoa Schioppa parla di alcuni milioni di euro.
Come si fa, in un'atmosfera di incertezza, a riportare un clima di serenità all'interno del sistema educativo? Mi riferisco non soltanto alla classe docente, ma, in generale, alla confusione istituzionale.
State cercando di smantellare la riforma Moratti. Alcune norme, spesso, sono invasive, sono celate in altri decreti, come abbiamo constatato in quest'aula, pochi giorni fa, con l'articolo 13 della «lenzuolata» Bersani.
Ritengo che anche l'impianto del sistema educativo, da un punto di vista normativo e giuridico, debba essere stabile, debba dare serenità e sicurezza. In questo clima, ritengo sia molto importante investire nei docenti, nella formazione, per avere una scuola di qualità. Non capisco come si possa raggiungere questo scopo con questi presupposti. Finché non si ritornerà ad avere da parte degli studenti il piacere dell'apprendimento, finché il rapporto docente-studente non tornerà ad essere momento centrale della formazione della scuola, tutti gli altri saranno provvedimenti tampone, sempre troppo inadeguati a combattere un problema che, sicuramente, è della scuola, ma che presto, purtroppo, se continuerà ad essere affrontato con scarsi mezzi, diventerà un problema di tutta la società (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale - Congratulazioni).
(Riconoscimento ai fini giuridici ed economici del servizio prestato dal personale Ata e Itp presso gli enti locali di provenienza - n. 3-00787)
PRESIDENTE. L'onorevole Burgio ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00787 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 6). All'onorevole Burgio ricordo che ha un minuto di tempo a disposizione.
ALBERTO BURGIO. Signor Presidente, signor ministro, il problema che pongo all'attenzione è circoscritto in un contesto molto complesso e difficile (è emerso qualche minuto fa), come è quello che caratterizza la scuola italiana in questo momento. Il problema non può essere trascurato, perché coinvolge diverse migliaia di lavoratori.Pag. 55
La vicenda, in estrema sintesi, è la seguente: la legge n. 124 del 1999 prevede l'inquadramento di personale tecnico e amministrativo della scuola. Si parla di settantamila lavoratori di ruolo provenienti dagli enti locali e trasferiti nei ruoli statali del personale amministrativo tecnico e ausiliario (Ata) e nei ruoli statali degli insegnanti tecnico-pratici (Itp).
Un articolo della legge n. 124 del 1999 garantisce la giusta retribuzione e riconosce l'anzianità sia ai fini giuridici sia ai fini economici di questi lavoratori. Ma la legge finanziaria per il 2006 interpreta una disposizione della legge del 1999 riducendo le distribuzioni, disconoscendo i diritti acquisiti, cancellando i procedimenti pendenti.
La legge finanziaria per il 2007, approvata lo scorso dicembre, non ha abrogato questa norma. Il risultato è che sono violati i diritti che la legge riconosce a questi lavoratori.
PRESIDENTE. Onorevole Burgio...
ALBERTO BURGIO. Presidente, non mi pare sia un buon sistema per contenere la spesa pubblica. Vorrei che il ministro mi spiegasse cosa intende fare a tale riguardo.
PRESIDENTE. Il ministro della pubblica istruzione, Giuseppe Fioroni, ha facoltà di rispondere.
GIUSEPPE FIORONI, Ministro della pubblica istruzione. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la questione che concerne l'applicazione dell'articolo 8 della legge 3 maggio 1999, n. 124, è complessa e in questo periodo è all'esame della Corte costituzionale.
Ricordo che l'articolo 8 della legge n. 124 ha posto a carico dello Stato il personale amministrativo tecnico e ausiliario degli istituti e scuole di ogni ordine e grado e ha quindi disposto il trasferimento nei ruoli del personale statale del personale di enti locali in servizio nelle scuole ed istituti statali alla data di entrata in vigore della medesima legge, prevedendone l'inquadramento nelle qualifiche funzionali e nei profili professionali corrispondenti.
Tale legge ha stabilito che al personale Ata proveniente dagli enti locali sia riconosciuto ai fini giuridici ed economici l'anzianità maturata presso l'ente locale di provenienza. Per l'attuazione del citato articolo 8, in data 20 luglio 2000, è stato siglato un apposito accordo dall'ARAN e dai rappresentanti delle organizzazioni sindacali che, come previsto dalla legge, è stato poi recepito dal decreto 5 aprile 2001, adottato dal ministro della pubblica istruzione, di concerto con gli altri dicasteri.
Vorrei ricordare che vi sono differenze strutturali tra i trattamenti economici delle due categorie di personale: per il personale scolastico statale la retribuzione è formata dal trattamento fondamentale, basato su classi di stipendio di importo progressivo, che vengono attribuite alle scadenze di periodi di servizio prestabiliti, e dal trattamento accessorio, disciplinato dalle norme contrattuali del settore. Invece, per il personale degli enti locali la retribuzione è formata dal trattamento economico fondamentale, cui corrisponde lo stipendio tabellare della retribuzione individuale di anzianità, e dal trattamento accessorio, anch'esso disciplinato dalle norme contrattuali di settore. In altri termini, l'inquadramento ha tenuto conto del cosiddetto maturato economico, prescindendo dal riconoscimento dell'anzianità di servizio conseguita dai dipendenti in ragione del regime contrattuale precedente per gli enti locali.
In molti casi, quindi, il personale interessato ha contestato i criteri di inquadramento adottati dall'amministrazione, ritenendoli in contrasto con la specifica disposizione contenuta nell'articolo 8, in base alla quale al personale va riconosciuta, ai fini giuridici ed economici, l'anzianità maturata presso l'ente locale di provenienza. Ne è derivato un diffuso contenzioso che, in alcuni casi, si è concluso con la soccombenza dell'amministrazione. Ad ogni modo, vi sono anche casi di giudici che hanno espresso un diverso Pag. 56giudizio, condividendo la tesi dell'amministrazione, in virtù della riconosciuta natura contrattuale dell'accordo del 20 luglio 2000, della valenza quale fonte normativa di tale accordo e dell'assoluta assenza nella legge n. 124 del 1999 della previsione di una copertura finanziaria per i pretesi aumenti retributivi da corrispondere al personale in parola.
In presenza di questa situazione è intervenuta la legge 23 dicembre 2005, n. 266 - la legge finanziaria per il 2006 - che all'articolo 1, comma 128, reca l'interpretazione autentica della norma controversa. Alla luce di questa norma interpretativa risulta corretto il criterio di inquadramento adottato dall'amministrazione.
Convengo con l'onorevole interrogante circa la situazione di disomogeneità che tutto ciò ha determinato nell'ambito del personale interessato.
Confermo che il Governo non ha attivato alcuna iniziativa in sede di discussione della legge n. 296 del 27 dicembre 2006 - la legge finanziaria per il 2007 - perché la Corte costituzionale non si è ancora pronunciata sulla norma d'interpretazione autentica.
Il ministero sta seguendo con grande attenzione l'evolversi di questa complessa situazione e, appena si sarà pronunciato l'organo costituzionale, valuterà la situazione ai fini dell'adozione dei provvedimenti conseguenti per il reperimento delle idonee risorse.
PRESIDENTE. L'onorevole Burgio ha facoltà di replicare.
ALBERTO BURGIO. Signor Presidente, ringrazio il ministro per la sua risposta molto articolata.
In effetti, come traspariva anche dalla risposta del ministro, in questi anni vi sono state ripetute sentenze, pronunciamenti dell'autorità giudiziaria che hanno riconosciuto le ragioni dei ricorrenti, i quali chiedevano anche il riconoscimento dell'anzianità maturata presso l'ente locale di provenienza; quindi, si è assistito all'insorgere di una situazione estremamente spiacevole e incresciosa di disparità di trattamento.
Infine, ricordo all'onorevole ministro che, a parte il prosieguo della riflessione dell'autorità giudiziaria, in particolare della Corte costituzionale, vi è anche una responsabilità politica; inoltre, lo scorso 18 novembre, il Senato ha approvato all'unanimità un ordine del giorno che impegna il Governo a ripristinare il diritto al riconoscimento del servizio, come stabilito da ripetute sentenze della Cassazione, e ad adottare immediatamente i provvedimenti necessari per evitare situazioni di disparità tra lavoratori, vessatorie e profondamente ingiuste.
Mi permetto di rinnovare all'onorevole ministro questa vibrata richiesta, questa preghiera, in attesa della legge finanziaria relativa all'anno venturo.
(Modalità organizzative della conferenza nazionale sull'energia e sul clima e coinvolgimento di tutti gli enti interessati - n. 3-00788)
PRESIDENTE. L'onorevole Benvenuto ha facoltà di illustrare l'interrogazione Bandoli n. 3-00788 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 7), di cui è cofirmatario.
ROMOLO BENVENUTO. Signor Presidente, signor ministro, abbiamo presentato questa interrogazione per essere rassicurati dal Governo circa un suo impegno straordinario ed unitario nei confronti dell'effetto serra, dei cambiamenti climatici e della riduzione del consumo di energia.
Come dicevo, questo impegno deve essere unitario e coinvolgere, quindi, tutto il Governo nella sua complessità, poiché il fenomeno dei cambiamenti climatici è ormai conclamato, come testimonia l'intera comunità scientifica internazionale; esso è universalmente noto anche ai cittadini che hanno vissuto un inverno senza sentire il bisogno di indossare il cappotto.
L'Unione europea, inoltre, si è data un obiettivo veramente molto ambizioso, decidendo Pag. 57di ridurre del 20 per cento le emissioni di gas serra, nonché di produrre almeno il 20 per cento dell'energia attraverso il ricorso a fonti rinnovabili entro il 2020.
Occorre, dunque, che il Governo adotti una decisione conseguente alla ratifica degli impegni assunti...
PRESIDENTE. La prego di concludere!
ROMOLO BENVENUTO. ... con la comunità internazionale.
Vorremmo, quindi, che fossero coinvolti, in maniera unitaria, tutti i ministri interessati, le regioni, gli enti locali, le imprese, le categorie sociali, le associazioni ambientaliste ed il mondo della ricerca nell'organizzazione di una conferenza che sia unica e che decida, altresì, di varare un piano straordinario, urgente e dettagliato per il nostro paese.
PRESIDENTE. Il ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Alfonso Pecoraro Scanio, ha facoltà di rispondere.
ALFONSO PECORARO SCANIO, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, rispondo volentieri all'interrogazione a risposta immediata presentata dall'onorevole Bandoli e da altri deputati, nonché ai riferimenti testè illustrati dall'onorevole Benvenuto, precisando che, a margine del Consiglio dei ministri del 27 dicembre 2006, si è deciso, in sede di Governo, di convocare, insieme al Ministero dello sviluppo economico, una nuova conferenza sull'energia e l'ambiente (poiché, in precedenza, ne era stata già tenuta un'altra).
Attraverso l'adozione di un decreto, si è quindi costituito un comitato congiunto, in cui si lavori insieme per definire le strategie nazionali più idonee, come peraltro prevede il nostro programma di Governo, il quale parla di un piano energetico nazionale di cui si avverte la necessità.
Gli obiettivi da perseguire sono connessi alla riduzione delle emissioni di CO2; peraltro, essi sono in linea con l'obiettivo, prefissato dall'Unione europea, di ridurre entro il 2020 del 30 per cento le emissioni di gas serra, rispetto al 1990, quale contributo ad un accordo globale e completo per il periodo successivo al 2012. Vi è, comunque, l'intenzione di ridurre tali emissioni del 20 per cento anche in mancanza di un accordo; si aderisce, altresì, al forte impegno dell'Unione europea per rilanciare il ricorso alle fonti energetiche rinnovabili. È esattamente questa la determinazione della conferenza sull'energia e l'ambiente, organizzata d'intesa con il ministro dello sviluppo economico.
Diversa cosa, invece, è la conferenza nazionale sul clima, la quale, come è stato specificato e spiegato, alle Commissioni parlamentari competenti, dal professor Vincenza Ferrara - il più noto e riconosciuto climatologo a livello internazionale, chiamato a coordinare detta conferenza sul clima, la cui organizzazione è stata già avviata con l'adozione del decreto ministeriale di gennaio -, ricalca la conferenza nazionale già tenuta anni or sono ed ha come obiettivo strategico quello di discutere non solo di energia, ma, al contrario, anche del piano nazionale sull'adattamento climatico, del mutamento della situazione dei mari, del problema della difesa delle coste e del tema rilevante dell'impatto sulla flora e sulla fauna dei cambiamenti climatici in atto.
Ovviamente, si tratta di una tematica imponente, che vedrà un impegno unitario del Governo; ricordo, peraltro, che sono stati invitati i rappresentanti di tutti i ministeri, delle regioni, dei comuni e delle province. La conferenza sul clima si terrà nella sede della FAO - una sede prestigiosa ed internazionale - il 12 e 13 settembre prossimo. La richiesta di partecipazione anche delle Commissioni parlamentari competenti è stata già avanzata, ai presidenti delle stesse, dal professor Vincenzo Ferrara, al fine di realizzare la massima collaborazione possibile.
Quindi, posso assicurare agli interroganti che il nostro obiettivo è lavorare attraverso la massima concertazione possibile nell'ambito del Governo, pur tenendo Pag. 58ben presente, ovviamente, che l'energia e l'ambiente sono tematiche che devono essere affrontate nei tempi consentiti. Si tratta dei tempi relativi ad una conferenza che, probabilmente, durerà alcuni mesi e che...
PRESIDENTE. La prego di concludere!
ALFONSO PECORARO SCANIO, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. ... avrà vari step.
Dovrà essere affrontato, infine, il tema molto importante dei cambiamenti e dell'adattamento climatico, spesso sottovalutato in passato, perché l'Italia ha bisogno di un grande piano sull'adattamento, a tutt'oggi mancante.
PRESIDENTE. L'onorevole Bandoli ha facoltà di replicare, per due minuti.
FULVIA BANDOLI. Signor ministro, la ringrazio per le preziose informazioni che ci ha fornito; tuttavia mi consenta di dirle che non avevamo sbagliato quando, con la presentazione dell'interrogazione in oggetto, volevamo esprimere le nostre perplessità circa il fatto che il Governo si stesse orientando ad organizzare due conferenze diverse.
Capisco perfettamente ciò che lei ha voluto dirci, vale a dire che l'energia e l'ambiente sono una cosa mentre l'adattamento ed i cambiamenti climatici sono un'altra; però, proprio perché quello in corso è stato l'anno in cui tutti i Governi europei hanno segnalato, in modo pressante, l'emergenza che circonda le questioni energetiche, forse unificare la trattazione dei temi dell'energia e del clima avrebbe potuto anche non rappresentare una scelta sbagliata.
Infatti, sappiamo che esistono al riguardo interrelazioni importanti; politiche infrastrutturali, trasportistiche, edilizie implicano anche politiche energetiche e costituiscono, anzi, i principali settori che possono contribuire alla diminuzione delle emissioni. Limitare l'ambito di un'importante conferenza sul clima alle misure di adattamento ai cambiamenti climatici, separate, però, dalle questioni energetiche, ci lascia alquanto perplessi. Può darsi che nel corso dello svolgimento e della preparazione delle due conferenze alcuni dei dubbi in questa sede espressi vengano dissipati; era però doveroso da parte nostra segnalare a lei, ministro, e al Governo, tale perplessità al riguardo.
Voglio infine richiamare la sua attenzione sulla necessità di un coinvolgimento - cui in parte lei ha già fatto cenno - delle regioni, degli altri enti locali, delle forze della ricerca e delle forze sociali; ritengo infatti che senza uno sforzo da parte di tutti l'obiettivo della diminuzione delle emissioni entro il 2020 proposto dall'Unione europea sarà di difficile realizzazione. Infatti, il 2020 è già qui, incombente sull'oggi ...
PRESIDENTE. Deve concludere...
FULVIA BANDOLI. Senza un tempestivo impegno rischiamo di non raggiungere il risultato programmato così come è avvenuto, purtroppo, nel caso degli obiettivi fissati dal protocollo di Kyoto, sottoscritti ma poi non raggiunti.
(Iniziative a tutela dello stato di luoghi ricadenti in provincia di Trento - n. 3-00789)
PRESIDENTE. L'onorevole Bezzi ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00789 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 8), per un minuto.
GIACOMO BEZZI. Signor Presidente, signor ministro, so bene quali siano i limiti giuridici di questa mia interrogazione a risposta immediata in relazione alla circostanza che la provincia autonoma di Trento ha competenza primaria su alcune materie legate all'ambiente.
Però, veda, signor ministro, la zona interessata riveste particolare importanza in quanto già pesantemente condizionata dalla presenza dell'autostrada del Brennero, di un viadotto e di una piccola Pag. 59frazione che si chiama Vela. Ebbene, è in corso un complesso piano di interventi ad opera della provincia autonoma di Trento, che prevede, oltre al centro di rottamazione, la creazione di un inceneritore, il cambio di destinazione d'uso del terreno, da verde agricolo a industriale, opere infrastrutturali - strade e ponti -, il centro di stoccaggio dei rifiuti pericolosi e l'attività di lavorazioni di inerti.
La serie di interventi citati, anziché essere valutata nel suo complessivo impatto sul territorio ai fini del rispetto, della valutazione e dell'attuazione della normativa europea in materia ambientale, viene presa in esame per singole richieste di intervento, anche a causa del recente accorpamento del servizio parchi e conservazione della natura con il servizio ripristino e valorizzazione ambientale della provincia autonoma di Trento effettuato dalla stessa, con significative riduzioni di capacità operativa e di controllo sulle aree protette locali ed europee, in virtù della normativa sui SIC.
PRESIDENTE. Il ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Alfonso Pecoraro Scanio, ha facoltà di rispondere.
ALFONSO PECORARO SCANIO, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, con riferimento all'interrogazione a firma dell'onorevole Bezzi e di altri, posso precisare immediatamente che la provincia di Trento, da noi interpellata sulla questione per fornire una risposta agli interroganti, ha fatto presente che il piano stralcio approvato in via preliminare dalla giunta con deliberazione del 16 marzo 2007 ribadiva, per quanto riguarda la previsione del centro di rottamazione, le scelte già operate dal comprensorio della valle dell'Adige. Il sito che la giunta provinciale con il piano in esame ha confermato per la rottamazione dei veicoli ricade effettivamente in un'area di tutela ambientale come indicato nell'interrogazione. Peraltro, in ragione della criticità geologica rilevata in sede istruttoria e della vicinanza anche del fiume Adige, nella deliberazione della giunta provinciale si è stabilito che, in sede di definizione dei progetti puntuali e dei successivi procedimenti autorizzatori, dovranno essere osservate e valutate una serie di prescrizioni e di forme di mitigazione indicate nella relazione di incidenza ambientale nel rapporto ambientale.
Poiché l'area prescelta dal piano stralcio in esame è posta nelle immediate vicinanze di una zona SIC, il piano della giunta provinciale, da quanto ci è stato 'rapportato' dalla stessa giunta, è accompagnato dalla relazione di incidenza ambientale predisposta ai sensi della direttiva 92/43/CE dell'Unione europea recepita a livello provinciale.
Da ultimo, la stessa provincia ha segnalato che sui progetti dovranno essere espletate procedure di valutazione di impatto ambientale - in conformità alla normativa statale e provinciale di riferimento -, nonché di valutazione di incidenza.
Dato sinteticamente conto di quanto riferisce la provincia - il ministero non può che chiedere informazioni alla provincia autonoma, nel rispetto dell'autonomia e del federalismo - dovendo tenere conto della sua pressoché esclusiva competenza (si parla di due impianti, di rottamazione e di riciclaggio di inerti da demolizione nell'area oggetto dell'interrogazione), sulla base delle informazioni che gli uffici hanno potuto reperire, ritengo di poter aggiungere alcune considerazioni brevissime.
Da un sommario esame della questione emerge chiaramente che la localizzazione dei due impianti è assai problematica per la onerosità e complessità delle nuove opere necessarie per porre il sito in sicurezza, sia sotto il profilo idraulico, sia per le frequenti piccole frane provenienti dalla parete sovrastante e, infine, perché occorrerà realizzare una nuova viabilità di accesso, stante l'evidente insufficienza della viabilità esistente, limitata sostanzialmente ad una strada marginale. È auspicabile, quindi, che il provvedimento in oggetto possa essere considerato più attentamente, Pag. 60anche alla luce delle prevedibili opposizioni che inevitabilmente susciterà e che, peraltro, sia l'interrogante sia alcune iniziative locali confermano.
Il comune di Trento, infatti, anche nella recente variante del piano regolatore generale del 2004 ha confermato la destinazione della stessa area a zona agricola di interesse primario, pur essendo a conoscenza della richiesta delle due ditte. Inoltre, non vi è dubbio che le due ditte svolgano un'attività di tipo industriale e commerciale che, ancorché connessa al recupero di materiali, troverebbe una più consona collocazione in aree industriali e artigianali, di cui certo non è sprovvisto né il comune di Trento, né il vicino comune di Lavis.
Quindi, premesso che ho dovuto riferire ciò che ha affermato la provincia, la valutazione del ministero è che non farebbe male una più attenta considerazione della questione.
PRESIDENTE. L'onorevole Bezzi ha facoltà di replicare.
GIACOMO BEZZI. La ringrazio, signor ministro. Dando per scontato ciò che avevo detto anche io, ossia che la competenza primaria della provincia autonoma di Trento non si discute, tuttavia, tale questione ha una rilevanza particolare per la provincia autonoma di Trento e, in particolare, per noi come partito autonomista.
Si tratta di un piccolo paese e di una popolazione che vive in una situazione di sofferenza. Caricare quell'area di altre infrastrutture di questo tipo, evidentemente, causerebbe un ulteriore peggioramento della qualità della vita.
Quindi, la prego, signor ministro, di seguire attentamente la questione.
(Iniziative a tutela delle risorse idriche e delle riserve, per il mantenimento della loro gestione in mano pubblica - n. 3-00790)
PRESIDENTE. L'onorevole Francescato ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00790 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 9).
GRAZIA FRANCESCATO. Signor Presidente, signor ministro, l'acqua sta diventando la risorsa più preziosa del pianeta e, non a caso, viene chiamata «oro blu». Tuttavia, è sempre più scarsa ed inquinata. Già oggi un miliardo di persone ha «la gola secca». Domani potrebbero essere tre miliardi i soggetti che non hanno l'accesso a questa risorsa vitale.
Anche in Italia le prospettive non sono rosee. Siamo un paese ricco di acqua, ma sprecone: ognuno di noi consuma 250 litri di acqua al giorno; gli acquedotti ne perdono dal 30 al 70 per cento; il cambiamento del clima provoca un'impennata di eventi estremi, ossia periodi di siccità che si alternano a piogge spesso devastanti; la quasi scomparsa delle nevi in questo inverno (un inverno desaparecido) e la scarsa, finora, piovosità già ci hanno spinto a decretare l'emergenza idrica.
È dunque una priorità assoluta tutelare il ciclo delle risorse idriche ab ovo, cioè dalle falde, dalle sorgenti e dalle zone umide.
Vorremmo sapere, quindi, cosa il Governo intenda fare in questa direzione e come intenda adoperarsi affinché l'acqua resti un bene comune, come è scritto peraltro nel programma dell'Unione, e non diventi una merce in mano ai privati.
PRESIDENTE. Il ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Alfonso Pecoraro Scanio, ha facoltà di rispondere.
ALFONSO PECORARO SCANIO, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, ringrazio anche in questo caso gli interroganti perché offrono l'occasione per ribadire l'impegno forte del Governo sulla tutela dell'acqua come bene fondamentale e come bene comune, come è previsto anche nel programma dell'Unione. Noi riteniamo che l'acqua sia indispensabile alla vita, come anche la comunità mondiale Pag. 61ritiene, e si sta lavorando, in concerto con gli altri ministeri, ad una iniziativa che consenta una sospensione dei processi di privatizzazione in atto, in modo da consentire una riorganizzazione adeguata del settore. Questa è almeno l'azione che sta sicuramente svolgendo il ministro dell'ambiente.
Per quanto riguarda i problemi idrici, stiamo lavorando alla riscrittura del decreto legislativo n. 152 del 2006, proprio per ridefinire in modo adeguato i distretti idrografici nazionali, ricordando che, attraverso il coordinamento delle autorità di bacino, il Ministero dell'ambiente sta lavorando anche a realizzare quell'obbligo di predisporre il bilancio idrico di bacino, che anticipa anche alcune normative comunitarie.
Peraltro, già dal mese di giugno scorso avevo lanciato personalmente un appello, insieme al Ministero delle politiche agricole, per una valutazione comune del risparmio soprattutto nel settore dell'agricoltura, nel quale è ancora molto frequente l'irrigazione a pioggia, e anche nel settore industriale. Infatti, è necessario procedere in modo massiccio al riuso delle acque, evitando di sacrificare acque potabili preziose per un uso industriale, come spesso avviene anche a scapito del flusso minimo vitale per i fiumi. Ciò è necessario per mantenere un adeguato livello di tutela dei bacini idrici del nostro paese.
Infine, un ruolo centrale sarà svolto anche dal ricostituito comitato per la vigilanza sull'uso delle risorse idriche che, oltre a promuovere studi e approfondimenti scientifici, si occuperà del coordinamento delle attività relative alla costruzione del quadro delle criticità a livello nazionale e della definizione di una strategia idonea ad affrontare efficacemente l'emergenza idrica nel nostro paese. Ho ritenuto di chiamare a presiedere tale comitato il professor Passino, già magistrato del Po, e di indicare a farne parte anche il professor Riccardo Petrella, noto nel mondo per aver lavorato al Contratto mondiale sull'acqua e al rilancio di una cultura del rispetto delle fonti idriche.
Credo che, da questo punto di vista, si potrà lavorare in una maniera positiva. Peraltro, il predetto comitato, facendo seguito alla circolare diramata il 5 marzo 2007 dal Presidente del Consiglio dei ministri, recante indicazioni operative per fronteggiare eventuali crisi idriche, ha già inviato, in data 30 marzo 2007, una nota a tutte le 91 Autorità di ambito territoriale, ottimale per ragionare e per chiedere che ciascuna di esse, entro il 15 aprile prossimo venturo, fornisca un quadro conoscitivo relativo alla disponibilità delle risorse, ai fabbisogni e a quello che occorre fare anche in prospettiva della stagione estiva.
Del resto, a seguito dell'inverno appena trascorso che, come lei ha ricordato, onorevole Francescato, è stato un inverno «senza cappotto» o, comunque, un inverno «senza inverno», noi dobbiamo prevedere, da subito, forme di consistente risparmio e di tutela delle risorse idriche, nell'interesse di tutti i cittadini.
PRESIDENTE. L'onorevole Francescato ha facoltà di replicare, per due minuti.
GRAZIA FRANCESCATO. Signor Presidente, abbiamo ascoltato con sollievo le rassicurazioni del signor ministro, soprattutto per quel che riguarda la vigilanza sul bilancio idrico e il risparmio idrico complessivo. C'è una tendenza, che ci preoccupa un po', a discutere o, persino, a litigare sulle competenze e sulla distribuzione della fette della torta: un tanto per i consumi domestici, un tanto per la produzione di energia elettrica e un tanto all'agricoltura. Si tende a dimenticare, però, che prima di tutto deve essere difesa la torta stessa, cioè la risorsa idrica allo stato naturale, vale a dire le falde, le sorgenti e le aree umide, garantendo anche ai fiumi un minimo di flusso vitale. Spesso, ciò non avviene in Italia. Basti l'esempio del Tagliamento, catturato alle origini; attualmente tutti i comitati e i rappresentanti dei paesi di quel bacino stanno lottando per riportare almeno un po' d'acqua in quel fiume che, altrimenti, non potrà essere più considerato tale. Pag. 62Questa è, a mio avviso, una delle vere grandi opere di cui ha bisogno il nostro paese: la difesa delle acque fin dall'inizio del ciclo. Ad essa, ovviamente, si deve aggiungere la lotta agli sprechi, l'adeguamento degli impianti e l'uso razionale e lungimirante della risorsa.
Tuttavia, c'è un'altra tendenza che ci preoccupa e alla quale lei ha accennato, vale a dire l'aggressione che potrebbe venire e che già sta provenendo dal mercato. È in corso il tentativo di trasformare l'acqua in merce. Non a caso, l'inserto finanziario di Le Monde di qualche giorno fa, di lunedì 2 aprile, informava che il settore privato serve già il 9 per cento della popolazione mondiale. Questa percentuale potrebbe salire al 16 per cento nel 2015, costituendo un mercato potenziale di ben 260 miliardi di dollari con una crescita annua del 6 per cento. Nell'Unione europea già si stanno accumulando oltre 70 proposte di privatizzazione, che la Commissione ha messo in programma e che Petrella, con il comitato che dirige, sta cercando di neutralizzare.
Anche il nostro paese non è esente dalla tentazione, come ben sappiamo. Già sono in corso appalti ai privati e sono state bandite le gare, anche se ora si sta facendo marcia indietro per onorare il programma dell'Unione che, lo ripetiamo, al riguardo è chiarissimo: l'acqua deve restare un bene comune, un servizio e non una merce, un diritto inalienabile di ogni cittadino. Su questo continueremo a mantenere altissima la vigilanza (Applausi dei deputati dei gruppi Verdi e Italia dei Valori).
(Criteri nella scelta delle imprese da favorire con la procedura della «mobilità lunga» prevista dalla legge finanziaria 2007 - n. 3-00791)
PRESIDENTE. L'onorevole Villetti ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00791 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 10).
ROBERTO VILLETTI. Signor Presidente, signor ministro, la legge finanziaria per il 2007 prevede la possibilità di accedere alla «mobilità lunga» e, quindi, al prepensionamento per 6 mila lavoratori.
Ricordo al signor ministro che il centrosinistra ha più volte precisato che la stagione dei prepensionamenti doveva essere considerata chiusa, tanto più che si mira ad innalzare l'età pensionabile.
Considerata la straordinarietà dei provvedimenti, chiedo al ministro quali siano i criteri per assegnare tali vantaggi, che riguardano solo alcune imprese ed un numero limitatissimo di lavoratori, a differenza di tutti gli altri.
PRESIDENTE. Il ministro del lavoro e della previdenza sociale, Cesare Damiano, ha facoltà di rispondere.
CESARE DAMIANO, Ministro del lavoro e della previdenza sociale. Signor Presidente, onorevole Villetti, la questione riveste indubbiamente un'importanza sociale rilevante.
Tra le imprese che hanno richiesto l'utilizzo della mobilità lunga c'è il gruppo FIAT, che il 14 marzo scorso ha presentato un'istanza per accedere alla procedura relativamente a 2 mila lavoratori. La richiesta è corredata da un verbale di esame congiunto del piano aziendale di gestione delle eccedenze occupazionali del 19 febbraio 2007, definito presso la Presidenza del Consiglio dei ministri alla presenza del Presidente del Consiglio, del sottoscritto e di altri membri del Governo. In quella sede, si è ritenuto di riconoscere la sussistenza delle condizioni stabilite dal comma 1189 della legge n. 296 del 27 dicembre 2006 per concedere al gruppo FIAT una quota di mobilità lunga, nella misura individuata nell'accordo stipulato tra l'azienda e le organizzazioni sindacali il 18 dicembre 2006.
Le determinazioni ministeriali conclusive della procedura in oggetto e, in particolare, il decreto contenente il piano di riparto delle 6 mila unità complessivamente previste dalla legge finanziaria per il 2007, dovranno ovviamente tenere conto, oltre che delle previsioni normative e della direttiva ministeriale recante i criteri generali Pag. 63per la relativa attuazione, anche di quanto rappresentato nel verbale di esame congiunto del piano aziendale di gestione delle eccedenze occupazionali.
Resta inteso che, ove il numero delle unità riservate dalla legge a determinate categorie di imprese, ovvero mille a quelle in stato di insolvenza sottoposte ad amministrazione straordinaria ed ulteriori cinquecento a quelle operanti nel settore dell'elettronica sottoposte a procedure concorsuali ed ubicate in talune regioni, sia superiore a quello delle imprese istanti riservatarie, le unità di mobilità residue verranno complessivamente ripartite tra le imprese aventi diritto sulla base dei criteri oggettivi.
PRESIDENTE. L'onorevole Villetti ha facoltà di replicare, per due minuti.
ROBERTO VILLETTI. Signor ministro, ogni volta che si effettuano scelte straordinarie e particolari che riguardano una determinata impresa si crea, ovviamente, il problema di stabilire perché le altre imprese non possano accedere ai medesimi vantaggi.
Io sono tra coloro i quali apprezzano l'azione del management attuale della FIAT e notano che i risultati di tale azione si fanno sentire in termini positivi. A fronte di tali risultati positivi, abbiamo tuttavia la predetta richiesta di «mobilità lunga» che, come lei sa, signor ministro, accolla sui conti pubblici un certo peso. Come ci comporteremo quando busseranno alla porta dello Stato le altre imprese? Busserà, forse, Alitalia, dopo che sarà assegnata ad una nuova proprietà; potrebbe bussare un'altra azienda; e perché un'impresa deve essere favorita dal Governo con un provvedimento vantaggioso ed un'altra no? Perché devono essere favoriti alcuni lavoratori e non altri? Qual è l'arco di discrezionalità? Ogni volta che le scelte sono effettuate sulla base di criteri politici e non di principi ed orientamenti generali si creano sempre situazioni di iniquità: questo è il problema!
Signor ministro, lei è intervenuto più volte sulla questione dei prepensionamenti: non ho voluto citare i suoi interventi, ma esprimono tutti una posizione contraria ai prepensionamenti. Noi del centrosinistra abbiamo affermato che ci impegnavamo a non ricorrere a tale misura, tanto è vero che abbiamo anche approvato, qui alla Camera, provvedimenti volti a chiudere la stagione dei prepensionamenti. Non credo che si tratti di una misura proposta dal Governo, ma almeno la si poteva limitare al Mezzogiorno d'Italia, che ha tanto bisogno di un aiuto da parte dello Stato.
Spero che il Governo faccia tesoro degli errori che può avere commesso (Applausi dei deputati del gruppo La Rosa nel Pugno).
(Ricostruzione delle posizioni previdenziali di ferrovieri trasferiti in altri settori della pubblica amministrazione - n. 3-00792)
PRESIDENTE. L'onorevole Astore ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00792 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 11).
GIUSEPPE ASTORE. Onorevole ministro, la questione che le sottopongo è di notevole rilevanza sociale. Ricordo in breve che, nel 1990, 5 mila ferrovieri dopo crisi cicliche dell'Ente ferrovie (prima della privatizzazione) furono trasferiti alle amministrazioni periferiche dello Stato, ai comuni e ad altre amministrazioni e che con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri vennero costituiti dei fondi speciali, nei quali tali ferrovieri hanno regolarmente versato i contributi per la pensione.
Siamo arrivati al punto in cui questi lavoratori non possono godere della pensione, perché l'INPS a seconda delle regioni dà una risposta diversa. Lo stesso comportamento assume anche a proposito di altre questioni: cito l'esempio di Potenza o di Campobasso - città dalla quale io provengo - soprattutto per quanto riguarda i contributi per il terremoto.
Dunque, come dicevo, questi lavoratori non possono godere della pensione: qualcuno Pag. 64è arrivato all'età della pensione, fa la domanda, ma non riesce ad ottenerla. Mi sembra che questa sia una questione di una rilevanza sociale incredibile, soprattutto perché riguarda lavoratori deboli, che per di più hanno subito la mobilità dalle Ferrovie verso altri enti.
PRESIDENTE. Il ministro del lavoro e della previdenza sociale, Cesare Damiano, ha facoltà di rispondere.
CESARE DAMIANO, Ministro del lavoro e della previdenza sociale. Signor Presidente, onorevole Astore, come lei sa con l'articolo 43 della legge n. 488 del 1999 il fondo pensione del personale delle Ferrovie dello Stato, istituito con la legge n. 418 del 1908, è stato soppresso ed è stato istituito apposito fondo speciale presso l'INPS, al quale sono iscritti obbligatoriamente, con effetto dal 1o aprile 2000, i dipendenti delle Ferrovie dello Stato, nonché gli ex dipendenti della stessa società, trasferiti in base a particolari norme di legge alle dipendenze di altre amministrazioni, enti o società, che si sono avvalsi della facoltà di opzione per il mantenimento anche durante il nuovo rapporto di lavoro dell'iscrizione al citato fondo pensioni.
Da tale data dunque l'Istituto ha effettuato ed effettua la ricostruzione delle posizioni assicurative dei soggetti interessati, acquisendo dalle Ferrovie dello Stato Spa la documentazione necessaria. Le informazioni pervenute all'Istituto, relative al periodo fino al 31 marzo 2000, vengono poi inserite nel sistema informatico di gestione delle prestazioni a carico del fondo. Per i periodi successivi al 31 marzo 2000 le informazioni relative alle singole posizioni previdenziali risultano automaticamente acquisite dall'INPS tramite le denunce dei datori di lavoro effettuate con i modelli 770 dal 1o gennaio 2005 attraverso apposita procedura telematica.
L'INPS ha fatto presente che per gli ex lavoratori delle Ferrovie che sono transitati ad altre amministrazioni pubbliche a seguito dei processi di mobilità, tale operazione di acquisizione documentale risulta più complessa in considerazione dell'ulteriore richiesta verso i detti enti. Si precisa poi che la competenza a liquidare i trattamenti di buonuscita - e non trattamenti pensionistici - dei ferrovieri da parte del soppresso Ente OPAFS è stata assorbita dalle Ferrovie dello Stato dal 1o giugno 1994 per effetto dell'articolo 1, comma 43, della legge n. 537 del 1993. In ogni caso nei confronti di tutti i soggetti interessati al momento del conseguimento dei requisiti di legge sono erogati i trattamenti pensionistici in via provvisoria, salvo conguagli al completamento della ricostruzione della posizione assicurativa.
In considerazione della complessità della normativa che disciplina il riconoscimento delle pensioni agli iscritti al fondo speciale Ferrovie dello Stato, l'Istituto ha concentrato la lavorazione delle posizioni assicurative pensionistiche di detti iscritti su 14 sedi polo sul territorio e, al fine di venire incontro alle esigenze dell'utenza, sono peraltro allo studio alcune ipotesi di decentramento anche su altre sedi. Qualora i lavoratori abbiano necessità di ottenere informazioni circa la propria situazione possono comunque rivolgersi a qualsiasi sede dell'Istituto, che provvederà ad interessare la pertinente sede polo.
PRESIDENTE. L'onorevole Astore ha facoltà di replicare.
GIUSEPPE ASTORE. Ringrazio il ministro e apprezzo la risposta, l'interessamento e tutte le operazioni che in questi anni sono state fatte. La realtà però, signor ministro, lo devo dire con estrema lealtà, è quella che il primo pensionato non riesce a prendere neanche la pensione provvisoria.
Ecco perché io, nel reputarmi soddisfatto per il modo e anche per il tono pacato con il quale ha ricostruito la vicenda, credo che lei possa oggi prendere l'impegno anche personale - visto che si tratta di andare incontro alle esigenze, oggi del primo, ma domani degli altri appartenenti a questa categoria particolare (circa 5 mila) -, di sollecitare l'INPS Pag. 65o gli altri organismi appositamente creati. Credo, infatti, che questo primo lavoratore in difficoltà abbia più diritto degli altri alla fine della sua carriera lavorativa ad accedere alla previdenza e ai contributi pensionistici.
Vi ringrazio e ribadisco che bisogna assolutamente spingere sull'acceleratore, perché questa categoria di lavoratori non può rimanere senza quello che è un suo sacrosanto diritto.
(Riconoscimento a pieno titolo della pensionabilità dell'indennità di amministrazione per i pensionati INPDAP - n. 3-00793)
PRESIDENTE. L'onorevole Satta ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00793
(Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 12).
Le ricordo che ha un minuto di tempo a sua disposizione.
ANTONIO SATTA. Signor Presidente, signor ministro, l'interrogazione intende porre con forza un problema di chiara giustizia sociale, che riguarda proprio i pensionati INPDAP delle agenzie fiscali.
Signor ministro, è di certo inaccettabile continuare ad accettare il fatto che, mentre per i dipendenti INPS è stabilita la pensionabilità di tutti gli emolumenti a qualunque titolo percepiti, non altrettanto avviene per i dipendenti INPDAP che, pur svolgendo nella loro vita lavorativa compiti analoghi e avendo pari responsabilità, sono fortemente penalizzati a causa di una norma discriminante chiaramente incostituzionale.
Nel frattempo lei sa che si registrano numerose sentenze della Corte dei conti nelle diverse sezioni regionali, mai uniformi, che complicano ulteriormente la situazione, lasciando i lavoratori dell'Inpdap in una posizione di ingiusta ed ingiustificata disparità di trattamento economico. Va bene l'INPS, e ne siamo felici, ma non va bene l'INPDAP.
Signor ministro, quali azioni intende compiere come responsabile di un Dicastero così delicato e importante in un momento così difficile (Applausi dei deputati del gruppo Popolari-Udeur)?
PRESIDENTE. Il ministro del lavoro e della previdenza sociale, Cesare Damiano, ha facoltà di rispondere.
CESARE DAMIANO, Ministro del lavoro e della previdenza sociale. Signor Presidente, onorevole Satta, quello che lei ha sottoposto è un problema che ha un risvolto di carattere sociale e al tempo stesso è un tema molto tecnico nella sua declinazione.
La problematica relativa all'inserimento dell'indennità di amministrazione tra le voci della cosiddetta quota A di pensione è stata a lungo oggetto di esame da parte dell'INPDAP che, al fine di acquisire un indirizzo interpretativo definitivo, ha interpellato il Ministero del lavoro e della previdenza sociale, il quale, con nota del 17 aprile 2002, ha ritenuto non possibile a legislazione vigente includere attraverso una interpretazione amministrativa l'indennità in esame tra le voci della cosiddetta quota A della pensione per il personale del comparto Ministeri.
Secondo tale orientamento, l'INPDAP ha emanato l'informativa n. 51 del 2002 trasmessa a tutte le amministrazioni statali. Anche la Corte dei conti, sezione di controllo, con sentenza n. 10 del 2002 ha ritenuto l'indennità di amministrazione corrisposta ai dipendenti del comparto Ministeri non utile ai fini del calcolo della quota A della pensione. Nella medesima direzione va anche la sentenza n. 62/A/2005 della Corte dei conti, sezione giurisdizionale d'appello per la regione siciliana, che ha annullato una decisione di primo grado favorevole ad alcuni ex dipendenti dell'Agenzia delle entrate.
Pertanto, l'inserimento dell'indennità di amministrazione tra le voci pensionabili nella cosiddetta «quota A», ragionevolmente accettabile in astratto, non può che passare attraverso l'adozione di una disposizione legislativa che dovrebbe trovare comunque un'adeguata copertura finanziaria.Pag. 66
Sarà mio impegno esaminare questa problematica.
PRESIDENTE. L'onorevole Satta ha facoltà di replicare.
Ricordo all'onorevole Satta che ha due minuti di tempo a disposizione.
ANTONIO SATTA. Grazie, signor Presidente. Signor ministro, intanto la ringrazio per la correttezza e l'esaustività dell'informazione che è a tutti nota, ma soprattutto per l'impegno che sta assumendo in Parlamento per far sì che una norma legislativa possa rendere giustizia rispetto ad una situazione che tutti riconoscono essere davvero singolare.
Pertanto, in Parlamento il gruppo dei Popolari-Udeur, le sarà vicino per sostenere questa sua iniziativa e per trovare insieme la copertura finanziaria necessaria ad attuare tale disposizione normativa.
Questa è la risposta finale all'interrogazione che abbiamo presentato come parlamentari: si tratta di compiere delle scelte di equità, che diano dignità a lavoratori che, lo ripeto, hanno svolto il loro lavoro al pari di tanti altri e che hanno come alto riferimento lo Stato. Quindi, in questo contesto, signor ministro, sono certo che lei porterà avanti l'impegno che ha assunto oggi in Parlamento.
(Dichiarazioni del ministro della solidarietà sociale in tema di immigrazione e di condizioni dello straniero - n. 3-00794)
PRESIDENTE. L'onorevole Allasia ha facoltà di illustrare l'interrogazione Maroni n. 3-00794
(Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 13), di cui è cofirmatario.
Ricordo all'onorevole Allasia che ha un minuto di tempo disposizione.
STEFANO ALLASIA. Signor Presidente, l'interrogazione è volta a togliere ogni dubbio a noi ed a tutto il popolo italiano in ordine alle affermazioni del ministro della solidarietà sociale, il quale ha dichiarato alla stampa che «si devono equiparare i diritti civili, in tempi ragionevoli; equiparare i diritti sociali e riconoscere le appartenenze religiose e culturali. Il nostro Stato deve valorizzare diverse fedi come legittime e riconosciute». Inoltre, egli ha poi aggiunto che «il numero degli immigrati regolari che realizzano nel nostro Paese reati, violenze e furti è estremamente più basso della media dei delinquenti italiani».
Infine, egli ha affermato che vi è un risparmio per ogni immigrato di 150 mila euro, quanto costerebbe allevare una persona dalla nascita al compimento del ventesimo anno di età, e che la destra populista sta cercando un capro espiatorio per queste problematiche. Ciò contrasta con il vostro programma e con le note vicende del muro di Padova voluto da un'amministrazione di sinistra.
Chiediamo se il ministro non ritenga che prese di posizione come quelle riportate non finiscano per costituire un incentivo all'immigrazione clandestina e ad uno sfruttamento della manodopera immigrata.
PRESIDENTE. Il ministro della solidarietà sociale, Paolo Ferrero, ha facoltà di rispondere.
PAOLO FERRERO, Ministro della solidarietà sociale. Signor Presidente, non credo che queste dichiarazioni costituiscano un incentivo all'immigrazione clandestina. Anzi, posso notare che già nello scorso anno gli immigrati che clandestinamente sono arrivati a Lampedusa sono diminuiti rispetto all'anno precedente. Evidentemente, questo e altri ministri del Governo incentivano in misura minore l'immigrazione clandestina anche a Lampedusa rispetto a quanto è stato fatto in precedenza.
La questione che abbiamo davanti è abbastanza semplice: l'Italia ha bisogno di immigrati. Gran parte della manodopera nell'edilizia e nell'agricoltura è costituita da immigrati. In Pianura Padana quasi tutti i mungitori - quelli che un tempo si chiamavano i «bergamini» - o le badanti che si prendono cura dei nostri anziani Pag. 67nelle nostre case, piuttosto che molti operai nel nord, in particolare nel nord-est, sono immigrati e le imprese, come le famiglie, hanno bisogno di loro.
Il problema politico enorme che abbiamo di fronte è come far sì che questi immigrati possano entrare in Italia in modo legale, considerato che la legge fin qui sperimentata, in realtà, ha determinato che la maggior parte degli immigrati entra in Italia in modo illegale, ci rimane clandestinamente e, quindi, svolge lavoro nero; lavoro che è molto sfruttato, alimenta evidentemente l'evasione fiscale e produce una concorrenza al ribasso rispetto al resto dei lavoratori regolari assolutamente inaccettabile.
La prima questione che dobbiamo affrontare è come far sì che la domanda e l'offerta di lavoro si possano incontrare in modo regolare e per questo stiamo predisponendo un provvedimento che ridisegna le modalità di ingresso per favorire la regolarità. Non si tratta di avere più immigrati, ma di far sì che l'ingresso avvenga in modo regolare.
La seconda questione, trattandosi di persone che in larga parte vengono in Italia per rimanerci, riguarda le politiche di integrazione, cioè come fare in modo che gli immigrati che vengono in Italia, come i nostri connazionali andati all'estero in altri periodi, si integrino nel nostro tessuto sociale. Per questo pensiamo che aspetti decisivi siano imparare la lingua italiana e l'adesione ai valori della nostra Costituzione che prevede l'uguaglianza tra i cittadini (ad esempio tra uomo e donna) e che parimenti siano necessarie l'uguaglianza dei diritti sociali (se i lavoratori immigrati fossero pagati meno dei lavoratori italiani, si produrrebbe una concorrenza al ribasso e, quindi, una guerra tra poveri) e l'uguaglianza dei diritti civili che, per chi vive e lavora nel nostro paese, un normale elemento di civiltà.
Per questo siamo impegnati nel percorso indicato, che riteniamo sia l'unico in grado di gestire nella regolarità e nella legalità quel grande fenomeno storico che risponde al nome di «immigrazione».
PRESIDENTE. L'onorevole Allasia ha facoltà di replicare.
STEFANO ALLASIA. Signor ministro, la sua risposta è molto «latitante» rispetto alla domanda che le ho posto e risulta insoddisfacente non solo per me e per il gruppo della Lega nord Padania, ma per l'intero popolo italiano. È vero che il numero degli immigrati è diminuito negli ultimi anni, ma ciò è avvenuto soprattutto grazie alla legislazione del Governo precedente, cioè alla legge cosiddetta Bossi-Fini, molto più rigorosa della precedente legge cosiddetta Turco-Napolitano.
Quanto lei ha detto è in gran parte veritiero. È vero che gli immigrati vengono utilizzati come badanti, muratori, raccoglitori di frutta, ma ciò avviene sottocosto. Si renda conto, sia realistico e dica che questi personaggi, questi immigrati sono sfruttati a circa due euro l'ora. È improponibile l'equiparazione tra un italiano e un immigrato. In Italia vi è una forte crisi occupazionale ed è necessario mettere mano a questo settore, ma ciò non può avvenire facendo entrare nel nostro paese manodopera a basso costo, bensì cercando di specializzare queste persone e fare in modo che tutti gli italiani lavorino. Secondo noi questa è la strada maestra per risolvere il problema della disoccupazione.
Inoltre, non troviamo assolutamente riscontro alle dichiarazioni da lei fatte nel programma proposto agli italiani. Parlare di un risparmio per lo Stato di 150 mila euro per ogni bambino italiano in meno che nasce mi sembra aberrante. Non vi è un interesse umanitario nella vostra proposta, ma un mero interesse economico. Allora, nel prossimo decreto-legge «mille proroghe» o nel prossimo disegno di legge finanziaria o nel prossimo provvedimento relativo alle liberalizzazioni (come le chiamate voi) inserite la castrazione o la sterilizzazione degli italiani, così risolverete il problema di far crescere gli italiani nel territorio italiano, riuscendo così ad aprire maggiormente il nostro territorio agli extracomunitari.
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.