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Si riprende la discussione.
(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 1638-A ed abbinate)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Crapolicchio. Ne ha facoltà.
SILVIO CRAPOLICCHIO. Signor Presidente, onorevoli deputati, onorevoli rappresentanti del Governo, valutiamo come assolutamente positivo che il Governo abbia ritenuto di intervenire nel fenomeno assai delicato delle intercettazioni telefoniche, al fine di fare fronte alle gravi e reiterate violazioni verificatesi in tale contesto negli ultimi mesi.
Infatti, come correttamente rilevato dalla Commissione giustizia del Senato della Repubblica, in occasione dell'indagine conoscitiva effettuata a tale proposito negli ultimi mesi, troppe erano state le violazioni costanti e ripetute della riservatezza delle persone verificatesi a causa della illecita e indiscriminata divulgazione di intercettazioni telefoniche.
Inoltre, a fronte del massiccio ricorso allo strumento delle intercettazioni telefoniche, si erano riscontrati sia la mancanza di garanzie per il cittadino dinanzi a tale strumento di indagine, sia il costo eccessivo derivante dallo stesso per l'amministrazione statale.
Per tutte le suesposte ragioni, come detto, valutiamo come assolutamente opportuno l'intervento legislativo in un fenomeno assai delicato come quello delle intercettazioni telefoniche mediante la formulazione di una disciplina quanto più possibile organica, nel tentativo di contemperare adeguatamente interessi dotati di rilievo costituzionale.
Al fine di arginare in modo consistente il dilagante fenomeno delle divulgazioni delle intercettazioni, riteniamo dunque valido, nei limiti temporali previsti dal testo in esame, il divieto di pubblicazione di tutti gli atti contenuti nel fascicolo del pubblico ministero e delle investigazioni difensive.
Per la medesima ratio di tutela riteniamo altresì apprezzabile l'intenzione del legislatore di impedire l'acquisizione o l'utilizzazione di documenti, contenenti dati inerenti a conversazioni e comunicazioni telefoniche o telematiche, illecitamente formati o acquisiti, nonché i documenti redatti attraverso la raccolta di illecite informazioni.
Altrettanto positiva è la proposta di modificare l'articolo 267 del codice di procedura penale, in relazione alla quale si è correttamente previsto che la richiesta di autorizzazione a procedere ad intercettazioni possa essere avanzata dal pubblico ministero al giudice per le indagini preliminari soltanto in presenza della sussistenza di gravi indizi di reato e dell'assoluta indispensabilità delle intercettazioni per la prosecuzione delle indagini, in modo da consentire la concessione della menzionata autorizzazione nei soli casi nei quali sia effettivamente lecita e necessaria.Pag. 69
Riteniamo positiva l'approvazione largamente condivisa dell'emendamento garantista circa l'inutilizzabilità dei risultati delle intercettazioni.
Tralasciando in questa sede di soffermarsi sui positivi aspetti strettamente procedimentali e strutturali della novella legislativa, trattati dettagliatamente in sede di discussione sulle linee generali, riteniamo di segnalare ancora una volta all'attenzione dell'aula la disposizione disciplinante gli illeciti commessi in tale ambito per finalità giornalistiche.
È infatti evidente a tutti che intervenire in ambiti intimamente connessi all'esercizio della libertà di manifestazione del pensiero, di cui all'articolo 21 della nostra Costituzione, rechi in sé il rischio di dare luogo ad odiose ed antidemocratiche censure, a danno di fondamentali risorse della democrazia, quali i mezzi di comunicazione. Ma anche su questo punto si è cercato di trovare il giusto equilibrio fra esigenze diverse.
Valutiamo infine favorevolmente la novella legislativa finalizzata a contenere i costi derivanti all'amministrazione statale dalle intercettazioni telefoniche.
In buona sostanza, tirando le fila del discorso, si può senza dubbio affermare come l'intervento legislativo in esame, mediante un testo di legge di carattere organico, rappresentasse un fatto dovuto, onde mettere finalmente ordine nella materia e tentare di porre fine alle reiterate violazioni di interessi e diritti costituzionalmente garantiti.
Ebbene, per quanto fin qui detto, sembra davvero che il testo di legge in esame, nell'operare un punto di incontro quanto più possibile equo fra i beni di rilievo costituzionale, inevitabilmente coinvolti dal fenomeno delle intercettazioni, e nel disciplinare per la prima volta organicamente la materia, consenta al paese di dotarsi finalmente di un valido strumento giuridico e di porre fine ad episodi francamente intollerabili per il proprio elevato grado di civiltà giuridica e sociale.
Per tali motivi il gruppo parlamentare dei Comunisti italiani dichiara il proprio voto favorevole al disegno di legge in esame (Applausi dei deputati del gruppo dei Comunisti Italiani).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Volontè. Ne ha facoltà.
LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, il provvedimento al nostro esame è frutto anche dell'impegno profuso dall'UDC in Commissione giustizia. Infatti, gli onorevoli Romano, Mazzoni e tanti altri colleghi si sono impegnati in questa direzione al fine di elaborare un progetto di legge nostro. Noi siamo assolutamente favorevoli al lavoro svolto, sia dal Comitato dei nove sia dalla Commissione.
Il gruppo dell'UDC esprimerà sul provvedimento voto favorevole, anche se su alcuni punti si potevano compiere ulteriori passi in avanti. Si tratta comunque di un segnale importante davanti a ciò che è accaduto purtroppo in questi anni: intercettazioni che riguardano non solo parlamentari ma anche il mondo dell'economia e quello della società civile italiana.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Buemi. Ne ha facoltà.
ENRICO BUEMI. Signor Presidente, ritengo che ci si debba ritenere soddisfatti del fatto che il proficuo lavoro svolto da maggioranza e opposizione ed il contributo importante offerto dal Governo, in particolare dal ministro Mastella e dal sottosegretario Li Gotti, abbiano consentito di giungere all'approvazione di una normativa che non si propone di perseguire - di questo dobbiamo essere sinceri - un solo obiettivo. Per quanto ci riguarda, gli obiettivi che ci eravamo prefissati sono stati in buona parte raggiunti.
La prima questione era quella di garantire l'efficacia dell'azione giudiziaria, anche attraverso l'utilizzo di strumenti importanti come sono le intercettazioni, pur garantendo una maggiore responsabilizzazione dei vari livelli di autorizzazione previsti dal nostro ordinamento, assicurando -Pag. 70e in questo senso riteniamo un po' l'obiettivo mancato - una maggiore collegialità nella definizione dei provvedimenti riguardanti le intercettazioni. Da questo punto di vista ritengo che si possa riconsiderare la questione prevedendo una norma di carattere più generale che possa riguardare non soltanto i provvedimenti relativi alle intercettazioni, ma anche quelli relativi agli arresti cautelari.
La seconda questione è quella della tutela dei cittadini da un uso eccessivo e improprio delle intercettazioni, garantendo che questa misura, particolarmente invasiva nella vita privata dei cittadini, venga limitata ad aspetti strettamente necessari che, seppure in una visione moderna dell'indagine che si avvale del contributo di tecnologie più avanzate, deve essere garantita.
La terza questione è quella relativa allo spazio di libertà che deve essere assicurato all'informazione che non può subire, a nostro avviso, particolari condizionamenti se non quelli relativi alla coscienza dei giornalisti e alla loro deontologia professionale. Da questo punto di vista ci aspettiamo che gli ordini professionali competenti facciano uno sforzo di autoregolamentazione e di autoresponsabilizzazione in modo tale da limitare il ricorso alle sanzioni penali, cosa che ci sembra assolutamente inaccettabile in una società che si considera moderna, avanzata, civile e rispettosa del principio fondamentale che è alla base di ogni democrazia, vale a dire quello della libertà di stampa.
La quarta questione, non irrilevante dal punto di vista del coinvolgimento dei cittadini, è relativa all'uso proficuo delle risorse ed al controllo della Corte dei conti. A tale riguardo devo ringraziare il Governo, in particolare il ministro Mastella e il sottosegretario Li Gotti, per avere messo a nostra disposizione un documento importante per valutare i comportamenti della pubblica amministrazione nel settore della giustizia, in relazione alle intercettazioni telefoniche.
Non è vero che c'è una cattiva gestione soltanto in altri settori: se analizziamo questo documento, infatti, vediamo che in moltissime realtà italiane, a parità di prestazioni, vi sono diversità di riconoscimento economico che in qualche misura pongono taluni interrogativi.
Credo che si debba procedere rapidamente in questo senso e che la centralizzazione dei centri di ascolto e del sistema delle trascrizioni e di quello delle intercettazioni più in generale abbiano in qualche misura superato una fase fortemente criticabile. Tuttavia, ritengo che ciò non basti e che bisognerà procedere ad una standardizzazione delle prestazioni che dovrà essere uguale per tutte le procure italiane. Non possono esservi situazioni in cui la medesima prestazione viene pagata in maniera sostanzialmente diversa, in un rapporto da uno a dieci, e altre situazioni in cui vi sono invece prestazioni non adeguate dal punto di vista della tempestività e della qualità delle intercettazioni. Molte problematiche processuali derivano, infatti, anche da una non elevata qualità delle intercettazioni.
Si tratta di aspetti che abbiamo in qualche misura valutato all'interno del provvedimento oggi all'esame. Ci pare che siano stati fatti grandi passi avanti ed esprimiamo quindi il nostro voto favorevole.
Rimangono ovviamente aperte le questioni di cui parlavo prima, ma penso che si tratti di aspetti che potranno essere corretti anche in una fase successiva.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Giulia Bongiorno. Ne ha facoltà.
GIULIA BONGIORNO. Presidente, vorrei dire soltanto poche parole che spero però vengano ascoltate. Il voto di Alleanza nazionale, infatti, fino a qualche ora fa avrebbe dovuto essere un voto contrario - e ne spiegherò il perché -, mentre invece adesso sarà favorevole e intendo spiegarne i motivi.
La prima riflessione è stata questa: se in passato tutti noi provavamo stupore quando leggevamo brandelli di vita privata sui giornali, da un po' di tempo non proviamo più stupore, perché ci siamo abituati e forse rassegnati.Pag. 71
Addirittura, io credo che il problema non sia solo un problema di diritto - vale a dire che viene violata la legge - bensì che, secondo me, la diffusione di intercettazioni coperte da segreto è diventata un problema culturale, perché il linguaggio degli italiani al telefono si è addirittura trasformato. Non so se voi avete notato che quando parliamo anche di fatti non penalmente rilevanti, tendiamo a incapsulare i nostri discorsi in frasi criptiche. Credo che una modifica a livello culturale del linguaggio sia una limitazione della libertà e sotto questo profilo era indispensabile una nuova legge.
Cosa chiedeva Alleanza nazionale? Alleanza nazionale chiedeva che si incidesse su tre aspetti: sul momento in cui venivano disposte le intercettazioni, su quello in cui venivano conservate e sull'aspetto sanzionatorio.
Per quanto concerne il problema del momento in cui vengono disposte, il nostro emendamento non è stato approvato e credo che resterà comunque un punto a sfavore di questa legge, perché si trattava di un emendamento, a mio avviso, davvero significativo e ve ne spiego il motivo.
Il vero problema delle intercettazioni è quello di riuscire a ridurre quelle superflue, non a ridurne più in generale il numero. Perché attualmente vi è un numero così elevato di intercettazioni superflue? Perché il pubblico ministero chiede l'autorizzazione ad un giudice unico, monocratico, che è nato come una figura sbiadita, sostanzialmente una sorta di burocrate che si limita a vistare la richiesta del pubblico ministero. Per riuscire ad introdurre un organismo atto a controllare effettivamente l'operato del pubblico ministero sarebbe bastato prevedere un organo collegiale, che garantisse un più ponderato accertamento dei presupposti delle intercettazioni.
Il fatto che oggi vi sia un abuso delle intercettazioni, Presidente, dipende, secondo me, dal fatto che spesso esse vengono ritenute indispensabili anche quando non lo sono.
Talvolta la difficoltà di un'indagine o anche la semplice impazienza dell'inquirente fanno ritenere indispensabile un risultato che con altri tipi di indagine si sarebbe potuto perfettamente ottenere. In modo eloquente è stata evocata l'immagine del medico che, invece di dar fondo a ogni risorsa della diagnosi clinica, sottopone il paziente a continui e reiterati esami radiografici.
Allora, di fronte a tutto ciò, a nostro avviso era indispensabile introdurre l'organo collegiale. Tuttavia, anche se l'emendamento volto ad introdurre tale organo è stato respinto, è stata accolta una richiesta essenziale di Alleanza Nazionale (non so se il Parlamento se ne sia reso conto). Vi è stato un contributo da parte di tutti, anche del ministro Mastella, e devo dare atto al relatore, onorevole Tenaglia, di aver mostrato una grande attenzione agli emendamenti.
In particolare, Alleanza Nazionale non chiedeva di mettere in carcere i giornalisti, come qualcuno ha affermato. Alleanza Nazionale, di fronte al fatto che si è scelto di creare una serie di nuovi divieti, chiedeva che vi fosse anche un ampliamento delle sanzioni.
Fino ad oggi, infatti, si è verificata una pubblicazione arbitraria di atti, perché le sanzioni sono blande. Figuratevi che, fino ad oggi senza la modifica introdotta, con una mera oblazione di 250 euro era possibile estinguere il reato.
Il fatto di chiedere delle sanzioni - lo ripeto - non significava incidere sulla libertà di stampa, perché le sanzioni nulla hanno a che vedere con il diritto di cronaca: il diritto di cronaca attiene a un precetto. Ebbene, in esito all'ultima riunione che si è tenuta con gli altri componenti del Comitato dei nove, è stato raggiunto un accordo che voglio definire addirittura quasi storico: per la prima volta, vi è una sanzione effettiva in caso di arbitraria pubblicazione di atti. Pensate che, fino ad oggi, la sanzione era di 250 euro; da oggi, credo anche grazie alle insistenze di Alleanza Nazionale, è stata prevista una sanzione fino a 100 mila euro. Vi è stato, quindi, un considerevole aumento della sanzione.Pag. 72
Il nostro obiettivo non era affatto quello di prevedere il carcere per i giornalisti. L'unico nostro obiettivo era di evitare che questo provvedimento rimanesse una legge bandiera e questa nuova sanzione di 100 mila euro soddisfa Alleanza Nazionale. A fronte di tutto ciò, Alleanza Nazionale esprimerà un voto favorevole sul disegno di legge in esame (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Del Bue. Ne ha facoltà.
MAURO DEL BUE. Signor Presidente, dopo un primo tentativo del ministro Mastella cui è stato sbarrato il passo per resistenze interne ed esterne al Governo, finalmente questo provvedimento arriva alla Camera dei deputati e si accinge ad ottenere un voto unanime, recependo nella sostanza le istanze delle diverse forze politiche.
In Italia esiste - come è stato ricordato da diverse parti - un evidente abuso di questo strumento indagatorio. L'Italia è il paese che spende di più rispetto agli altri paesi europei per le intercettazioni telefoniche. Avrei preferito anch'io che in questo disegno di legge ad un organo monocratico si opponesse un organo collegiale per ciò che riguarda l'autorizzazione a procedere sulle intercettazioni telefoniche. Ma in quest'aula un emendamento su questo argomento posto al centro della nostra attenzione è stato respinto.
Prendo atto con favore dell'ultimo emendamento concertato dalla Commissione giustizia della Camera per ciò che riguarda l'elevamento delle sanzioni pecuniarie per chi deroga ai divieti previsti dalla legge, che vanno da diecimila a centomila euro, assai più pesanti di quanto non fossero quelle prescritte nel testo presentato alla Camera dei deputati.
E quando dico questo non sostengo che la categoria da punire, per ciò che riguarda i divieti, debba essere necessariamente quella dei giornalisti. Penso che, quando si stabiliscono sanzioni pecuniarie a carico dei giornalisti che infrangono i predetti divieti, si compia, in realtà, un atto che dimostra l'impotenza a perseguire coloro che sono i primi a violare, a monte, il segreto istruttorio (e sappiamo che spesso si tratta proprio delle procure). Insomma, in tal modo si confessa una sorta di impotenza a punire i soggetti che per primi diffondono le notizie. Ad ogni modo, siamo anche noi in questa situazione e prendiamo atto che c'è stata una convergenza unanime da parte dei gruppi della Camera dei deputati.
Il sistema delle intercettazioni telefoniche non è servito soltanto a spiare la vita dei cittadini, dei parlamentari, di coloro che detengono una sorta di potere politico ma, come il caso clamoroso della Telecom ci ha drammaticamente ricordato, è stato utilizzato anche nel settore dello spionaggio industriale. Sto parlando della vicenda Telecom, signori del Parlamento della Repubblica italiana, che in questo momento vede in lizza, impegnati per l'acquisto della società, importanti interlocutori dell'uno e dell'altro dei due poli presenti in Parlamento. Paradossalmente, il Governo di larghe intese, al quale non si vuole dare vita alla luce del sole, capita di vederlo realizzato, in modo piuttosto privato e subdolo, quando vengono in rilievo questioni - uso una parola cara all'estrema sinistra - strutturali dell'economia e della finanza di questo paese. Tuttavia, mi riferisco all'affare Telecom, in questo caso, per quel che riguarda il sistema di spionaggio industriale delle persone fisiche, è completamente clandestino ed illegale e al di fuori di un sistema di controllo pubblico.
Penso anche - e questa è la terza osservazione che mi sento in dovere di proporre in questa dichiarazione di voto; ha ragione, al riguardo, l'onorevole Bongiorno - che sia completamente cambiato anche il modo di dare le informazioni, di fare informazione oggi in Italia. Esiste una procura, la procura di Potenza, che si è specializzata in indagini riferite a personalità dello spettacolo e che non perde occasione per avviare indagini giudiziarie che hanno un clamore mediatico, in barbaPag. 73all'obbligatorietà dell'azione penale ed anche al concetto di competenza territoriale.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE CARLO LEONI (ore 17,15)
MAURO DEL BUE. Ebbene, capita che i giornali italiani, che hanno una storia di serietà e di scrupolo nel dare le notizie, anche i più grandi, si siano impegnati e specializzati, nel corso di questi mesi, a diffondere notizie sulla vita privata di personaggi del mondo dello spettacolo, a volte con allusioni anche a personalità qui presenti e del Governo, del mondo della politica. Capita, inoltre, che importanti «salotti» televisivi, che hanno il compito di «formare», di informare i cittadini italiani sulla politica e anche sul costume di questo nostro paese, si siano recentemente trasformati in occasioni per soddisfare l'esigenza di voyeurismo, o la presunta esigenza di voyeurismo, della nostra società. Questo è un modo preoccupante, un degrado preoccupante, un'involuzione preoccupante del nostro modo di fare informazione: non viene in considerazione soltanto il reato commesso violando i principi che sono finalmente sanciti dal provvedimento che ci accingiamo ad approvare, ma anche la protervia di inseguire, di cavalcare un modo di concepire l'informazione che, secondo me, va assolutamente bloccato, in nome dei principi che hanno fatto grande l'informazione di questo paese ed anche la televisione pubblica.
Ed è con questi sentimenti e con questi auspici che il nostro gruppo si accinge a votare a favore del provvedimento in esame, anche se siamo convinti che non sarà una legge a determinare una nuova cultura in questa nostra Italia. (Applausi del gruppo DCA-Democrazia Cristiana per le Autonomie-Partito Socialista-Nuovo PSI).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Capotosti. Ne ha facoltà.
GINO CAPOTOSTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi e colleghe, il fenomeno delle intercettazioni è un fenomeno composito, sul quale abbiamo avuto modo di pronunciarci, sia in sede di discussione sulle linee generali, sia nei mesi scorsi attraverso atti di sindacato ispettivo, sia, infine, nel corso dell'esame del provvedimento che ci accingiamo ad approvare.
È stato sottolineato l'uso abnorme dello strumento investigativo, pure importante, al quale ha fatto seguito un uso, secondo alcuni, per fini di spionaggio industriale, e dunque di vera e propria violazione delle dinamiche economiche del paese, e di «guardonismo» televisivo alla maniera del Grande fratello. Sono stati citati i casi di Potenza, dell'ex Re e di numerose altre personalità. Vi è, infine, chi ha addirittura parlato di un nuovo costume sociale, quello di cambiare linguaggio, di parlare cripticamente, di esprimersi con termini nuovi per evitare di essere compresi. Sembrerebbe, quindi, un nuovo modo di vivere, uno stile diverso di comunicare per sfuggire a questo grande «occhio invisibile» che a detta di molti è presente.
Non so dire quale sia la conseguenza più grave, più rilevante e più dannosa dell'uso abnorme delle intercettazioni, che pure è stato segnalato e denunziato dall'intera opinione pubblica. Tuttavia, ritengo che abbiamo, fortunatamente e finalmente, la possibilità di colmare un vuoto che si protrae da troppo tempo. Ci siamo già pronunciati sulle intercettazioni illegittime, vale a dire quelle effettuate da soggetti non autorizzati; oggi ci pronunciamo sulle intercettazioni legittime: parliamo, dunque, di regolamentazione, di sanzioni, di conservazione dei dati, di revisione del sistema di captazione, e, da ultimo, delle modalità di apprendimento.
Non intendo sostenere che questo è il miglior provvedimento possibile. Mi piace tuttavia sottolineare, e dare atto al Parlamento, che ringrazio, che vi è uno scatto di reni da parte di tutte le forze politiche, visto il consenso generale che è stato raggiunto, che va nella direzione del recupero di una moralità della coscienza e del rispetto dell'io e della dignità dellePag. 74persone, con il rifiuto di ammettere la «macabra» vista della vita privata di qualcun altro come un elemento ordinario della vita comune. Si tratta di un fenomeno al quale non ci si può che opporre. Ci si deve necessariamente opporre, riportando al centro del dibattito lo strumento delle intercettazioni in quanto tale: uno strumento di indagine. Va ancora e di più segnalato che tale strumento continuerà ad essere usato secondo la tradizione del nostro ordinamento, che è il prodotto di una cultura liberale e garantista, che ha saputo affrontare stagioni difficili della vita democratica - mi riferisco agli anni Settanta - senza ricorrere a strumenti straordinari, vale a dire senza sospendere, contrariamente a quanto accaduto in altre culture e in altri paesi del mondo, i diritti civili o attribuire poteri speciali ad alcuni soggetti.
Abbiamo avuto la forza di affrontare stagioni difficilissime con i mezzi ordinari; nel rispetto di quella cultura liberale e garantista abbiamo elaborato un provvedimento «contemperato» - il mio gruppo è fra quelli che hanno presentato una propria proposta di legge -, che tiene conto del diritto di critica e di cronaca, della necessità dell'indagine, dell'importanza di dare una risposta alle persone offese dal reato e dell'esigenza di individuare finalmente chi per troppo tempo ha forse esercitato con eccessiva leggerezza una funzione pur affidatagli dalla Repubblica, nell'interesse generale.
Intendo ringraziare il relatore, per il dotto lavoro effettuato, anche in sede tecnica, tutti i colleghi membri della Commissione e tutte le forze politiche per la sensibilità che hanno saputo dimostrare, pervenendo ad una mediazione - mi riferisco, in particolare, alla sanzione pecuniaria - che consente di stigmatizzare un fatto negativo.
Ciò che è stabilito per legge, a tutela di diritti inalienabili dei singoli, è un elemento, prima che del diritto, della nostra coscienza, del nostro essere cittadini, è un elemento che non dobbiamo solo a noi stessi, ma a tutti gli altri cittadini e cittadine della Repubblica. Su questo concetto base della democrazia - mi permetto di dire - abbiamo trovato una concordia omnium.
Anch'io vorrei sottolineare alcuni punti, alcune situazioni che certamente sono perfettibili, che potrebbero essere più puntuali e che forse, nel tempo, saranno rimesse in discussione.
Noi oggi, però, possiamo guardare con soddisfazione alla legge che stiamo per emanare, perché, dopo circa 15 anni in cui il tema all'ordine del giorno è stato quello dell'«abuso dell'intercettazione», finalmente siamo in condizione di dare una risposta, non di parte, ma istituzionale, ad un problema che pone la generalità dei consociati.
Ringrazio ancora tutti i colleghi, e ringrazio il ministro, per la capacità di mediazione dimostrata e per la sensibilità istituzionale e politica di cui ha saputo dare prova. Annunzio il voto favorevole del gruppo Popolari-Udeur.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Palomba. Ne ha facoltà.
FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, annuncio il voto favorevole dell'Italia dei Valori ad un testo che registra un equilibrio verso l'alto tra molteplici esigenze, anche di livello costituzionale: le prerogative del potere giudiziario, la tutela della riservatezza, la libertà di informazione e la segretezza nei loro rapporti, la neutralizzazione delle illecite intrusioni nella sfera comunicativa privata, un appropriato regime sanzionatorio.
Vi era il grave rischio di comprimere taluno dei diritti e degli interessi in gioco, cosa che avrebbe reso disarmonico ed incompleto il testo. L'Italia dei valori ha collaborato per valorizzare sostanzialmente il testo governativo, attraverso modifiche migliorative che lo hanno reso più armonico e completo. Per questo risultato desidero esprimere, anche a nome del mio gruppo, l'apprezzamento al Governo e al ministro della giustizia, al sottosegretario Li Gotti, il cui testo base ha retto benissimo, al presidente della Commissione PisicchioPag. 75e al relatore Tenaglia, che hanno portato a compimento pressoché all'unanimità il testo votato.
Passerò in rassegna i punti più qualificanti, i valori che lo rendono meritevole di entrare a far parte del nostro ordinamento giuridico. Il primo e più importante di tutti consiste nel fatto che esso non vulnera o limita minimamente il potere di indagine della magistratura. E ve ne era il rischio, perché si è tentato di confondere artatamente le legittime intercettazioni con chi illecitamente le diffondeva. In caso contrario, se cioè fossero state minimamente compresse le prerogative della magistratura, l'Italia dei Valori non avrebbe espresso un voto favorevole sul provvedimento in esame, perché l'opinione pubblica non avrebbe capito le «mani legate» della magistratura nel momento in cui si stanno scoprendo tante mani non pulite.
Vi era il rischio che delinquenti eccellenti avessero una maggiore possibilità di farla franca, dopo il grande regalo già ricevuto con l'indulto, se le indagini fossero state contenute attraverso la limitazione delle intercettazioni.
Questo è stato un punto qualificante su cui il Consiglio dei ministri, in maniera molto apprezzabile, con gli apporti dei diversi ministri, è stato molto attento. Vi è, è vero, il contenimento del tempo delle intercettazioni entro il termine massimo di tre mesi, ed è previsto il dovere di motivare accuratamente tanto la richiesta quanto il provvedimento di ammissione, ma si tratta di punti garantisti e non impeditivi della funzione.
Escono rafforzate la segretezza degli atti di indagine e la tutela della riservatezza, a garanzia dell'indagato che, senza una pronuncia a suo carico emessa con le garanzie del contraddittorio del giudizio, avrebbe potuto essere, agli occhi dell'opinione pubblica, anticipatamente bollato come colpevole, per poi magari non essere neppure rinviato a giudizio.
Sono, infatti, previste nuove sanzioni penali a carico di chi illecitamente accede agli atti segreti o li divulga. Vi è poi la piena neutralizzazione delle intercettazioni illegittimamente acquisite, con una pesante sanzione di inutilizzabilità dei relativi atti e con la sanzione penale altrettanto forte per la loro divulgazione. È previsto, infine, un incentivo alla limitazione dei costi delle intercettazioni attraverso la loro comunicazione, ma in maniera svincolata da ogni rischio collegato con la violazione della segretezza dei singoli procedimenti.
Vi è poi anche un certo equilibrio per quanto riguarda la libertà di stampa, ma anche la sanzione delle trasgressioni con l'aggravamento delle sanzioni pecuniarie, in corrispondenza della motivazione, solitamente sottostante alle divulgazioni illecite, rappresentata da una motivazione economica.
Concludo, dicendo che, con questo provvedimento, la magistratura potrà continuare a svolgere la propria funzione di presidio della legalità ed i cittadini saranno più tutelati nella loro riservatezza. Si tratta di un provvedimento soddisfacente e, pertanto, il gruppo Italia dei Valori esprimerà voto favorevole.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Paola Balducci. Ne ha facoltà.
PAOLA BALDUCCI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor ministro, sottosegretario, il gruppo dei Verdi si appresta ad esprimere voto favorevole su un provvedimento che riveste un grande valore storico. Si tratta di una riforma che si attendeva da tanti anni (non si è riusciti a vararla nelle precedenti legislature), a fronte della quale, per la prima volta (basta già avere presenti i voti favorevoli ai diversi articoli), maggioranza ed opposizione hanno espresso una posizione ferma e condivisa.
Vorrei rivolgere anche grande apprezzamento al ministro della giustizia che, già nei mesi passati, ha dato una forte spinta per l'adozione della riforma con alcuni importanti provvedimenti nella delicata materia dell'indebita ingerenza nella vita delle persone. Mi riferisco all'articolo 15 della Costituzione che, a differenza ed in misura maggiore rispetto agli articoli 13 ePag. 7614, prevede una riserva di legge ed un riserva di giurisdizione.
Attraverso un decreto-legge, successivamente convertito, è stato affrontato il delicatissimo problema delle intercettazioni illecite; vorrei ricordare, a tale riguardo, il periodo storico che abbiamo attraversato ultimamente, con la pubblicazione arbitraria di dossier illecitamente acquisiti.
Questo, a mio avviso, è stato un grande passo in avanti.
Oggi, con grande soddisfazione, siamo di fronte ad un secondo passo in avanti, poiché abbiamo ridisegnato l'istituto processuale delle intercettazioni, tema tra i più delicati nella dialettica tra autorità e libertà.
Si tratta di un punto di mediazione difficile e delicato, perché, da un lato, uno Stato democratico deve tutelare il diritto alla riservatezza, la dignità e la privacy del cittadino e, dall'altro, deve ugualmente tutelare su un versante l'esigenza di accertamento dei reati e, su un altro versante, il diritto di cronaca e di critica previsto dall'articolo 21 della Costituzione.
Per questi motivi abbiamo fissato alcuni punti. Sicuramente la legge è perfettibile, tuttavia ritengo che i princìpi fissati da questo provvedimento - che mi auguro sarà approvato anche al Senato - siano importanti.
Dal canto nostro, riteniamo di aver dato un valido contributo al testo finale con la proposizione di alcuni emendamenti fatti propri dalla Commissione che hanno riguardato la disciplina delle modalità di svolgimento dei diversi tipi di intercettazioni, anche con riferimento alle clausole di garanzia costituzionale (mi riferisco ad esempio all'inserimento dei tabulati telefonici tra i dati sensibili cui prestare tutela, alle garanzie per la riservatezza in caso di intercettazioni contenute in provvedimenti cautelari).
Abbiamo creato un reticolo di precetti molto forti e in proposito non posso non ringraziare il relatore e il presidente della Commissione per la loro capacità di mediazione su tematiche così delicate e complesse. La nuova normativa costituirà la linea guida da seguire per tutti coloro che operano nel mondo della giustizia. Mi riferisco ai magistrati, agli avvocati, alla polizia giudiziaria e ai giornalisti.
Un altro punto molto importante, frutto di mediazione, consiste nell'aver evitato di introdurre sanzioni eccessivamente e inutilmente repressive che si sarebbero risolte un una penalizzazione a senso unico nei confronti degli operatori dell'informazione.
A mio avviso una questione seria su cui tutti dovremo impegnarci è costituita dalla revisione dei codici deontologici di tutti i soggetti che ruotano intorno al pianeta della giustizia. Si tratta di un mondo retto da equilibri molto delicati, tutti costituzionalmente tutelati. Si pensi alla fase iniziale delle indagini, quando ancora spesso non risulta alcun indagato, quando si valutano ipotesi di reato e quando qualsiasi notizia, diffusa in maniera non conforme alla dinamica processuale, può creare danni molto gravi alla vita, alla dignità, al diritto al lavoro di una persona. La giurisprudenza americana ci dovrebbe insegnare molto al riguardo.
Vorrei inoltre ricordare l'importante tema del registro riservato delle intercettazioni, a proposito del quale sono stati introdotti importanti obblighi di controllo e tutela, nonché delle nuove disposizioni in tema di controllo contabile da parte della Corte dei Conti in tema di spese per le intercettazioni.
Da ultimo (ma non all'ultimo posto) vorrei sottolineare la norma che consente anche ad autorità diverse da quella giudiziaria, come il Garante per la protezione dei dati personali, di svolgere accertamenti nell'ipotesi di lesione della privacy del cittadino.
In conclusione, ritengo che il provvedimento costituisca un passo in avanti, la prosecuzione di un percorso di riforma del sistema processuale penale. Sicuramente in esso non sono contenute risposte risolutive per tutti i problemi. Infatti, quando si trattano princìpi costituzionali di tale valore - e il diritto alla libertà e alla dignità del cittadino ha sicuramente valorePag. 77primario, vista la doppia riserva di legge e di giurisdizione - non si possono pretendere soluzioni definitive.
Alla fine del mio intervento, vorrei rivolgere un invito. Vi sono taluni aspetti della disciplina delle intercettazioni che non hanno trovato compiuta sistemazione. Si è proposto, ad esempio, da parte di alcuni deputati, fra i quali alcuni intervenuti in precedenza, che i provvedimenti sulle intercettazioni vengano adottati dal Tribunale in composizione collegiale anziché da un giudice monocratico. Mi auguro dunque che le prese di posizione su questa come su tante altre tematiche che riguardano i diritti e le garanzie non restino un flatus vocis, ma abbiano possibilità di essere affrontate in una riforma sistematica del codice di procedura penale, con particolare riferimento al delicato tema della libertà personale.
In conclusione, preannunzio il voto favorevole del gruppo dei Verdi sul provvedimento in esame.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Lussana. Ne ha facoltà.
CAROLINA LUSSANA. Nel corso di questo ampio dibattito, da parte di tutte le forze politiche si è riconosciuto quanto sia necessario disciplinare in modo innovativo la materia delle intercettazioni di conversazioni e comunicazioni telefoniche, così da rendere più rigoroso il divieto di pubblicazione dei relativi atti. Il provvedimento che quest'Assemblea si accinge ad approvare era già in corso di esame presso il Parlamento quando nuove vicende giudiziarie - confluite poi nelle successive pubblicazioni di nomi e conversazioni private, che nulla avevano a che fare con le indagini - hanno riportato alla ribalta una questione urgente. Quindi, tutti, in Commissione e nel dibattito che si è svolto questa mattina in aula, concordiamo sulla necessità di porre rimedio all'uso indiscriminato delle intercettazioni telefoniche ambientali, che rappresentano sì uno strumento di indagine importante, ma tra i più invasivi della vita privata dei cittadini. È quindi necessario rendere effettivi e non virtuali i limiti che la legge prevede e che, invece, troppo spesso sono aggirati, così da provocare poi l'inevitabile fuga di notizie. Si cerca sempre il responsabile, ci si interroga sui motivi, ma alla fine le notizie vengono diffuse e non si sa mai il perché, nonostante le ispezioni ministeriali che, anche in questo caso, il ministro Mastella ha inviato presso le varie procure.
Di questo problema ci eravamo già occupati nella scorsa legislatura. Il Governo aveva presentato un disegno di legge sul tema delle intercettazioni, sensibilizzato in tal senso anche dai dati che l'allora ministro guardasigilli, Castelli, aveva fornito sulle migliaia di decreti emessi ogni anno per disporre le intercettazioni e le centinaia di miliardi che gravano sull'erario. Tale fenomeno fa detenere all'Italia un triste primato: il nostro Paese è, infatti, primo in Europa per il numero eccessivo di intercettazioni effettuate. Ebbene, è cambiato il Governo, è cambiato il ministro, ma anche lei, ministro Mastella, ha denunciato l'eccessiva spesa del nostro Paese in materia di intercettazioni telefoniche ambientali. Abbiamo dunque convenuto che fosse doveroso cercare di limitare l'utilizzazione delle medesime nell'ambito delle attività investigative.
Il testo che stiamo discutendo è profondamente diverso dal provvedimento originario presentato dal Governo ed è effettivamente il frutto di una collaborazione fattiva che si è registrata in Commissione giustizia da parte di tutte le forze politiche, nonché della sensibilità del Governo. Siamo stati tutti uniti nella volontà di mettere finalmente ordine in una materia che vede coinvolti diritti e garanzie fondamentali: il diritto alla riservatezza, il diritto all'informazione, il diritto all'effettività della giurisdizione ed alla ricerca della prova.
È vero, e non dobbiamo dimenticarlo, che, nella lotta al terrorismo e al crimine organizzato, le intercettazioni sono strumenti assai utili che hanno portato a risultati eccellenti nella ricerca dei colpevoli. È anche accaduto, però, che molti innocenti siano stati coinvolti ingiustamentePag. 78in procedimenti penali, a causa di trascrizioni sbagliate, di errori commessi nella verbalizzazione o per incapacità o impossibilità di interpretare, nel modo giusto, il senso della conversazione captata.
Le proposte emendative che il gruppo della Lega aveva presentato in Commissione erano dettate dalla preoccupazione di tutelare soprattutto le persone non indagate che, tante volte, si trovano coinvolte, loro malgrado, in intercettazioni, per il solo fatto di essere entrate in contatto o essere menzionate da soggetti coinvolti in un'inchiesta giudiziaria.
Siamo, quindi, abbastanza soddisfatti del testo approvato in Commissione, che si pone come obiettivo quello di tutelare in modo particolare questi soggetti. Ciò è stato frutto dell'accoglimento di alcuni emendamenti, parzialmente difformi, ma, comunque, identici nella sostanza a quelli da noi presentati, per quanto riguarda, ad esempio, la creazione di un apposito archivio riservato, istituito in ogni procura della Repubblica. In questo archivio, verranno finalmente custodite le intercettazioni rilevanti o illecite sotto la diretta responsabilità del procuratore stesso, che diventa, dunque, il soggetto responsabile della secretazione degli atti in esso contenuti. Speriamo che, in questo modo, potrà essere più facile accertare le responsabilità disciplinari di soggetti che, a volte, disattendono le modalità fissate dal procuratore stesso per garantire il segreto.
Registriamo, inoltre, sensibili novità nel testo approvato anche per quanto riguarda il deposito e l'acquisizione dei verbali. La procedura di trascrizione delle registrazioni è stata ridisegnata nelle forme della perizia, prevedendosi che, appena concluse le operazioni, i verbali e le registrazioni siano immediatamente collocati nell'archivio riservato, mentre le trascrizioni confluiranno nel fascicolo per il dibattimento.
Altri punti fondamentali sono il divieto di trascrizione di quelle parti di conversazione riguardanti esclusivamente persone, fatti o circostanze estranee alle indagini e la previsione che il giudice disponga che i nominativi e i riferimenti identificativi di soggetti estranei alle indagini siano espunti dalle trascrizioni delle conversazioni, ove ciò chiaramente non rechi pregiudizio all'accertamento dei fatti per cui si procede.
In sostanza, quindi, siamo favorevoli all'impianto del disegno di legge, ma non abbiamo mancato di far emergere, anche nel dibattito odierno, dei distinguo. Abbiamo riflettuto sul problema del numero esagerato e della spesa eccessiva delle intercettazioni, che è stato, tra l'altro, più volte sollevato dal ministro. Avevamo presentato un emendamento per fissare un tetto di spesa e per responsabilizzare maggiormente le procure. Tale tetto, chiaramente, non voleva inficiare la doverosa, opportuna e necessaria attività di indagine, ma voleva essere un segnale per dire che, in questo modo, le cose non possono andare avanti, perché, purtroppo, gli abusi ci sono stati e, se non interverremo, continueranno ad esserci in futuro. Non si è espresso parere favorevole su quell'emendamento, ma si è trovato l'accordo su una riformulazione dell'emendamento Pecorella, da noi sottoscritto, che prevede, almeno, la segnalazione alla Corte dei conti da parte del ministro. Questo è un primo passo importante per dare un segnale chiaro alla magistratura, un segnale che noi avremmo voluto vedere più incisivo e più forte, ma che, comunque, non possiamo non accogliere favorevolmente.
In Commissione, ci siamo divisi sulla tematica relativa alle sanzioni: c'era la via della sanzione amministrativa, sulla quale si era inizialmente orientati, e quella di una sanzione più restrittiva, ovvero quella penale pecuniaria, addirittura con la possibilità di prevedere la reclusione.
Anche noi, di certo, non siamo soddisfatti dell'immagine che, all'esterno del Palazzo, certa stampa ha voluto dare riguardo alle nostre proposte emendative. Come abbiamo avuto modo di spiegare, esse non avevano certo l'intenzione di limitare il diritto di cronaca e il diritto alla libertà di informazione, che sono diritti ampiamente riconosciuti dalla nostra Costituzione e che devono essere tutelati. Ci mancherebbe!Pag. 79
Ma qui si tratta di soggetti che violano delle disposizioni legislative e che pubblicano, dandole tante volte in pasto alla pubblica opinione, notizie che non dovrebbero essere pubblicate. Qui non c'entrano affatto il diritto di informazione e il diritto di cronaca, ma siamo nell'ambito di un reato.
Per rendere efficace la normativa che andiamo ad approvare, abbiamo deciso di rendere più restrittive le sanzioni, per rendere effettivi i divieti.
Alla fine, dobbiamo dire che siamo abbastanza soddisfatti del risultato che abbiamo ottenuto e i nostri emendamenti, che, magari, potevano avere l'aspetto provocatorio, hanno colpito nel segno, perché la maggioranza e il Governo hanno convenuto su una proposta soddisfacente, quella di mantenere l'impianto attuale dell'articolo 684 e di innalzare notevolmente l'ammenda.
Certo, avremmo voluto qualcosa di più: forse avremmo dovuto avere il coraggio di non prevedere la possibilità di oblare. Comunque, riteniamo apprezzabile il risultato ottenuto innalzando l'ammenda a centomila euro.
Quindi, signor ministro, voteremo a favore di questo provvedimento per le ragioni che ho sinteticamente esposto.
PRESIDENTE. La prego...
CAROLINA LUSSANA. Ci auguriamo che le sanzioni scelte - rimane questa perplessità - siano opportune e di non doverci ritrovare, tra 15 giorni o un mese, ancora una volta, di fronte ad una fuga di notizie e di pubblicazioni non solo di intercettazioni lecite, ma anche di quelle illegittime (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Daniele Farina. Ne ha facoltà.
DANIELE FARINA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor rappresentante del Governo, per brevità mi rifaccio agli argomenti che sono stati più ampiamente espressi in sede di discussione generale. Vorrei sottolineare, tra l'altro, che il tempo trascorso da quella discussione non ci deve sorprendere, in quanto stiamo trattando una materia in cui il rispetto della privacy e della libertà di comunicazione tra i cittadini, le esigenze investigative e di accertamento giudiziario, la tutela del diritto alla difesa del singolo nel procedimento penale e le garanzie poste dalla Costituzione a salvaguardia della libertà di stampa costituiscono fattori che intervengono contemporaneamente, in modi a tratti contrapposti, come credo abbiamo notato unanimemente.
Non sfugge a nessuno, dunque, che l'iter di questo provvedimento è stato influenzato dalla cronaca, ovvero dagli abusi che sono stati evidenziati mediante la pubblicazione di conversazioni intercettate, che null'altro scopo avevano se non quello di suscitare il pubblico interesse.
Da una parte, dunque, l'inefficacia palese della normativa esistente e, dall'altra parte, i numeri e la pervasività dello strumento ci hanno condotto a questa iniziativa legislativa.
Sull'inefficacia delle regole esistenti non mi dilungo: basta aprire i giornali. Sui numeri (un miliardo e 300 milioni di euro nello scorso quadriennio), invece sì: essi costituiscono la proiezione di milioni di azioni volte alla captazione di conversazioni e dati e, al tempo stesso, un monito sull'estensione, la potenza e la pericolosità dello strumento dell'intercettazione telefonica.
Non siamo tra coloro che, gridando allo scandalo sui costi, in realtà mirano a limitare l'azione della magistratura. In quest'ultima direzione, la riduzione dei centri di ascolto e più rigorose prescrizioni in ordine a disposizione, proroga e motivazione delle intercettazioni, nonché una più stretta verifica contabile e amministrativa da parte della Corte dei conti possono rappresentare un'utile argine ad una disinvoltura eccessiva nel loro utilizzo.
Questo provvedimento ha rischiato di arenarsi sugli illeciti commessi con finalitàPag. 80giornalistiche. Non ce lo dobbiamo nascondere, colleghi, né lo dobbiamo nascondere al paese e alla stessa stampa.
Non abbiamo dubbi che l'attuale penalità estinguibile con l'oblazione di poche decine di euro abbia dimostrato la sua inconsistenza. Non abbiamo dubbi che gli interessi economici che si manifestano anche nelle imprese editoriali spingano prepotentemente all'illecito.
Non abbiamo dubbi, infine, sulla non grande caratura dell'argomento deontologico della categoria e delle organizzazioni e ordini che dovrebbero assicurarne il rispetto. È tuttavia inaccettabile che una parte del centrodestra abbia spinto per un inasprimento della sanzione penale, dalla contravvenzione al delitto, ponendo in essere un vero e proprio intervento a gamba tesa sull'articolo 21 della Costituzione.
Guardate, colleghi, che la distanza tra carcere e stampa è un segno distintivo delle democrazie; la loro contiguità, invece, lo è dei sistemi e dei Governi autoritari!
Grazie, dunque - e soprattutto mi rivolgo ai colleghi di Alleanza Nazionale e della Lega -, per la vostra insistenza verso la previsione di una sanzione penale per il giornalista in quanto ciò mi restituisce e ci restituisce una più chiara idea su quanto è di destra e quanto di sinistra. Spero che ciò sia chiaro anche al paese.
È dunque con una certa serenità che annuncio il voto favorevole all'approvazione del provvedimento del gruppo di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea (Applausi dei deputati del gruppo Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Pecorella. Ne ha facoltà.
GAETANO PECORELLA. Vede, onorevole Farina, ritengo sia un atto di arroganza pretendere di rappresentare all'Assemblea chi è democratico e chi non lo è; soprattutto, con il suo intervento ha incrinato quel punto di incontro che questo provvedimento ha rappresentato per quanti sinceramente hanno cercato di garantire a tutti la dignità personale. Non è il caso di ricordare che dovunque - in paesi che dichiaravano di essere di sinistra e in paesi di destra - vi sono stati momenti in cui la persona umana non è stata rispettata. Si tratta, in effetti, di una questione di coscienza, e noi tutti abbiamo fatto appello alla nostra coscienza per varare una buona legge; anzi, osserverei che questo provvedimento ha rappresentato la prova di come questa opposizione non abbia alcun interesse ad ostacolare il lavoro del Governo quando lo stesso procede nella direzione giusta. Non siamo ciechi di fronte alle necessità di cambiamento e dinanzi alle esigenze del paese. Come lei lo sa bene, noi della Casa delle libertà consideriamo la persona umana al centro di ogni sistema politico e giuridico; ci riconosciamo, infatti, nella Costituzione che vede nella persona umana il centro di tutto.
Dunque, non ci dia lezioni di democrazia! Prenda atto che questa opposizione ha recato il proprio contributo proprio su quei punti fondamentali che hanno rappresentato la grande novità di questo intervento legislativo.
Il provvedimento, tutto sommato, ha un futuro che può essere luminoso ed un futuro oscuro. Mi riferisco, ad esempio, alla questione dell'archivio riservato; certamente, tale previsione rappresenta un elemento positivo, ma può costituire anche un momento di grande difficoltà per l'esercizio del diritto di difesa. Infatti, un accesso agli atti non semplice può rappresentare per il detenuto un momento di ostacolo al pieno esercizio della difesa personale. Quindi, questa misura - l'archivio riservato -, pur positiva, forse richiederà in futuro qualche ulteriore intervento perché la difesa non veda pregiudicate le sue legittime aspettative.
Anche con la distinzione tra centri di ascolto e di registrazione, mentre certamente si persegue un obiettivo condivisibile - ridurre le spese attraverso la concentrazione dei centri di registrazione - si moltiplicano, però, le difficoltà inerenti ai rapporti tra sedi giudiziarie, più precisamente tra distretto di corte di appello ePag. 81singole procure: anche su ciò dovremo sottoporre il provvedimento alla prova dei fatti.
Un'altra riserva non possiamo non fare in relazione al fatto che non si è voluta cancellare del tutto la possibilità dell'oblazione; ritengo non sia stato perfettamente compreso quale era l'obiettivo che si doveva perseguire. Non si trattava di colpire più severamente la stampa; infatti, poiché comunque sarebbe stata mantenuta la previsione di una sanzione detentiva fino a 30 giorni di arresti, non sarebbe cambiato alcunché.
Il problema era un altro: ovvero, attraverso l'oblazione si rende impossibile l'esercizio dell'azione penale e quindi si rende impossibile risalire (attraverso l'inchiesta penale) non tanto alla responsabilità del giornalista - che di per sé è evidente, nel momento in cui pubblica - ma al vero responsabile, cioè a colui che ha violato il segreto all'origine.
L'oblazione è un taglio totale rispetto alla ricerca del vero responsabile; ecco perché abbiamo insistito per far sì che, pur restando la contravvenzione o trasformando la fattispecie in delitto, non si colpisse la libertà del giornalista, ma invece si desse la possibilità al magistrato di risalire, attraverso il processo penale, ai responsabili. Non si è voluto fare; credo che questo sia un limite in questo provvedimento e mi auguro che il Senato vi ritorni sopra.
Noi avevamo degli obiettivi che - devo dire francamente - la proposta di legge governativa in parte rispettava e in parte invece non esaudiva. Il primo obiettivo era quello di controllare l'abuso nell'utilizzazione di questo strumento, certamente indispensabile per la criminalità organizzata, ma spesso utilizzato invece per un tipo di curiosità nella vita delle persone, come dimostrano i fatti, che andava evitato.
Credo che l'aver previsto una verifica da parte della Corte dei conti sugli sprechi che vi sono stati sia stato un grande passo avanti, se non altro in funzione preventiva e per fare capire al magistrato che non può più disporre del denaro pubblico (che deve essere investito, anche nella giustizia, in altre cose) a proprio piacimento.
Bisognava colpire più gravemente coloro che svelano i segreti: in questa direzione si era mosso il Governo, e vi è stata la nostra condivisione. Infine, bisognava dare un segnale (ovvero che non è lecito utilizzare la libertà di stampa per mettere alla berlina le persone, per distruggere la dignità di persone innocenti, addirittura estranee alle vicende penali): bisognava responsabilizzare il giornalista, poiché l'uso corretto della stampa fa parte della democrazia. Non è che qualunque tipo di notizia, qualunque tipo di articolo, faccia bene alla democrazia; ci devono essere dei limiti, prima di tutto relativi al rispetto della persona. Non posso pensare che sia giusto, che rientri nella democrazia distruggere la vita di qualcuno pur di dare una notizia che fa vendere qualche giornale in più.
Non è questo, onorevole Farina, che contraddistingue la democrazia.
Contraddistingue la democrazia una stampa consapevole, una stampa rispettosa della persona umana, perché quello è il centro di tutto. Democrazia non è la possibilità di dire e di scrivere quello che si vuole, ma di scrivere ciò che serve per far crescere il paese, cioè ciò che non fa male all'innocente, ciò che fa sì che ciascuno possa andare a testa alta perché non ha fatto nulla di male e perché un giornale non ha pubblicato - magari per una leggerezza - che ha un'amante, provocando la distruzione di una famiglia.
Questa non è democrazia. Questo è, semplicemente, fare del gossip e confondere il gossip con la libertà di pensiero. E allora, il fatto di aver elevato la sanzione pecuniaria è un segnale. Si sappia che chi vuole guadagnare sulla pelle, sulla vita e sulla dignità degli altri deve anche pagare l'utile che gli deriva da un modo scorretto di svolgere la funzione del giornalista.
Quindi, complessivamente, questa è una legge che, al momento, a differenza di quanto era in una fase iniziale (ed anche intermedia), noi riteniamo che rispetti gli obiettivi che ci eravamo proposti.
Credo che non siano molto utili, di solito, i ringraziamenti; invece, è più utile prendere atto che vi è stata una disponibilità,Pag. 82soprattutto da parte del relatore e del ministro (e del Governo in genere) a discutere ogni punto, ogni posizione che l'opposizione ha proposto; non vi è stata mai una chiusura pregiudiziale e questo ha fatto bene alla legge ed anche al nostro paese (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Gambescia Ne ha facoltà.
PAOLO GAMBESCIA. Grazie, Presidente. Dico subito in apertura che il gruppo de L'Ulivo voterà a favore di questo provvedimento legislativo con grande consapevolezza e anche con un atteggiamento grato al Parlamento nel suo complesso. Questo provvedimento, che ora andrà al Senato, è delicatissimo, perché coinvolge centri vitali della vita democratica: l'attività della magistratura, il rispetto dei diritti individuali, la possibilità di svolgere indagini approfondite con uno strumento utilissimo. Complessivamente, il provvedimento doveva mettere in equilibrio la necessità di andare sino in fondo quando le indagini lo richiedono con l'esigenza di tutelare in qualsiasi momento il segreto affinché le indagini stesse possano continuare senza interferenze e le posizioni individuali dei singoli cittadini. Ci siamo riusciti?
Bisogna ringraziare il Governo per la forza con la quale ha insistito affinché si discutesse fino in fondo della materia contenuta nel suo disegno di legge, evitando di far sì che il Parlamento lavorasse per conto proprio senza un confronto con il Governo stesso. La cosa interessante di questa faticosa discussione è che, quotidianamente, ogni volta che ci siamo occupati di questo disegno di legge, abbiamo avuto con il Governo un confronto serrato. Qualche volta è stata la Commissione a chiedere al Governo di rivedere le proprie posizioni e qualche volta è stato il Governo a sottolineare alla Commissione la necessità di alcuni mutamenti. Questo mi sembra un modo corretto e giusto di esercitare la collaborazione tra Governo e Parlamento, ovviamente ognuno con le proprie posizioni.
Tutto questo lavoro non sarebbe stato possibile se non vi fossero stati un relatore come l'onorevole Tenaglia e un presidente come l'onorevole Pisicchio, che hanno assecondato la predisposizione dei vari gruppi ad un confronto serrato ma aperto. È andata bene, lo abbiamo visto nei voti sui singoli articoli. Ovviamente non è una legge quella che può risolvere, poiché vi sono alcuni aspetti che nessun provvedimento legislativo può risolvere. Penso al comportamento di alcuni magistrati - perché nella stragrande maggioranza lavorano correttamente - e alla necessità, per esempio, che il Consiglio superiore della magistratura si occupi di quei pochi che escono fuori dal seminato. Vi è poi il problema del comportamento dei singoli giornalisti, pochi, che tuttavia avrebbero bisogno di un'attenzione maggiore dal punto di vista disciplinare da parte dell'ordine, almeno fino a quando l'ordine ci sarà.
Debbo poi fare qualche considerazione su alcune affermazioni che ho sentito e che non rispondono né allo spirito né alla lettera della legge. Ad esempio, quando si dice che nel momento in cui si punisce un giornalista significa che si è sbagliato prima, nel senso che non si è impedito a chi doveva custodire il segreto di custodirlo, si dice una cosa vera ma non si riconosce ciò che è scritto in questo provvedimento. Infatti, vorrei che l'Assemblea sapesse che in questo testo noi abbiamo previsto che chiunque riveli materiale di un processo coperto dal segreto rischia da semi mesi a tre anni di carcere e, cosa ancora più rilevante perché si tratta di una novità, se il comportamento è colposo può essere condannato con una pena fino ad un anno di reclusione. Pertanto, non vi è più bisogno dell'elemento del dolo, perché il segreto va custodito comunque. Ma se è un pubblico ufficiale a commettere questa violazione, egli rischia da uno a cinque anni di reclusione e da sei mesi a due anni se il comportamento è colposo.
Perché sottolineo questo, onorevole Del Bue (che però non vedo presente in aula)? Perché è stata proprio questa la ragionePag. 83principale che ci ha spinto ad elaborare il provvedimento in esame. Ci preoccupava far risultare chiaramente che chi deve mantenere il segreto deve farlo veramente; se il suo obbligo è quello di custodire dei documenti, li deve custodire! È chiaro che una volta usciti da questa rete di controllo, i documenti diventano farfalle e arrivano nelle mani dei giornalisti, tra i quali vi è qualcuno con più attenzione e scrupolo e qualcun altro che ne ha di meno.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE
GIORGIA MELONI (ore 18,07)
PAOLO GAMBESCIA. Con questo provvedimento abbiamo costruito una rete, che tende a proteggere al massimo in primo luogo tutto quello che deve rimanere segreto. In secondo luogo, con il provvedimento in esame si cancella dal processo, senza distruggere, quello che non serve al processo stesso; il materiale viene però conservato nel caso in cui, dopo alcuni anni, dovesse sorgere l'esigenza di svolgere indagini ulteriori, per le quali simili documenti dovessero tornare utili.
Abbiamo costruito una rete nella quale adesso c'è un responsabile. Sappiamo cosa succede quando viene violato il segreto: ci si interroga su chi ricada la colpa - del magistrato che stava istruendo? Dell'avvocato che ha visto il documento? Del cancelliere che ha fotocopiato? - e nessuno paga! Adesso abbiamo costruito un sistema - e speriamo che funzioni - per cui esiste un responsabile, che paga.
Abbiamo costruito un sistema per il quale non c'è più la libertà assoluta di utilizzare le intercettazioni come strumento di indagine; abbiamo messo un freno, come già il ministro aveva ipotizzato, al loro uso indiscriminato, perché ci sarà un controllo contabile da parte della Corte dei conti.
Sulla base del sistema che abbiamo costruito, il magistrato ricorre all'utilizzo di quello strumento secondo una necessità obiettiva. Non è possibile che utilizzi l'intercettazione perché rappresenta il mezzo più semplice! Egli può chiedere al giudice per le indagini preliminari l'autorizzazione a ricorrere allo strumento dell'intercettazione se non può raggiungere la verità in altro modo, se non può proseguire le indagini o se si tratta di un certo tipo di reato (deve trattarsi di reati gravi).
Abbiamo cercato di costruire un sistema - un voto pressoché unanime in Commissione e in Assemblea sui singoli articoli ha confermato la bontà di questo lavoro - per il quale non deve essere pubblicato quello che non è di interesse dell'opinione pubblica rispetto a reati e comportamenti illegittimi o illegali (la vita privata deve restare fuori). Però, secondo il sistema che abbiamo introdotto, se qualcosa dovesse uscir fuori, nonostante la griglia di protezione che abbiamo costruito, il giornalista, che recepisce questo materiale, pagherà, e non nella misura irrisoria che era prima prevista (l'abbiamo visto tante volte accadere). Abbiamo trovato una soluzione, alla quale tutti i gruppi hanno dato il loro assenso, che non impedisce la libertà di stampa - visto che si continua a permettere al giornalista di fare il suo mestiere e di controllare gli atti -, ma prevede una responsabilità del giornalista che viola le norme, nel caso in cui questo sbarramento che abbiamo previsto dovesse essere superato.
In conclusione, ritengo che abbiamo varato un provvedimento equilibrato; speriamo che regga alla prova dei fatti (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Zaccaria. Ne ha facoltà.
ROBERTO ZACCARIA. Signor Presidente, intervengo, a titolo personale, per dare giustificazione del mio voto di astensione in precedenza espresso sull'articolo 1 del disegno di legge e per motivare anche il voto di astensione sull'intero provvedimento. La legge sulle intercettazioni deve rappresentare il punto di equilibrio tra diverse esigenze di natura costituzionale: l'esigenza della giustizia, quella del diritto di cronaca e la tutela della vita privata spesso compromessa dalla diffusione di intercettazioni giudizialmente irrilevanti.Pag. 84
Quest'ultimo valore è ben tutelato nella legge dal segreto investigativo e dal potere di stralcio affidato al giudice; di questo aspetto ha parlato molto bene il collega Gambescia, al quale pertanto rinvio. Non egualmente convincente è quella parte dell'articolo 1 che estende il divieto di pubblicazione anche per gli atti non più coperti dal segreto investigativo. Bene si è fatto a rafforzare il perimetro del segreto predetto (in questo modo si sono tutelate le esigenze della giustizia), ma l'estensione del divieto di pubblicazione è andata troppo in là, sacrificandosi con il diritto di cronaca il diritto della pubblica opinione ad essere informata. Una legge ottimale avrebbe dovuto fermarsi prima e far coincidere estensione del segreto e divieto di pubblicazione. In questo caso avrebbero avuto un senso anche le sanzioni rafforzate che si sono previste. Con la soluzione adottata invece anche l'apparato sanzionatorio appare eccessivo ed iniquo. Ecco perché si può parlare di una buona legge con un grave neo e il neo tocca purtroppo un valore fondamentale come quello della libertà di informazione.
Questo è il motivo, in conclusione, per il quale insieme ad alcuni colleghi, come l'onorevole Giulietti, con i quali conduciamo campagne su questi temi, anche nell'ambito dell'associazione Articolo 21, non possiamo esprimere un voto positivo su questo disegno di legge.
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare il ministro della giustizia, senatore Mastella. Ne ha facoltà.
CLEMENTE MASTELLA, Ministro della giustizia. Signor Presidente, credo sia un po' anomalo e rappresenti una sorta di irritualità che, dopo essere intervenuti i parlamentari, prenda la parola il rappresentante del Governo.
Desidero innanzitutto ringraziare il presidente della II Commissione, onorevole Pisicchio, il relatore, onorevole Tenaglia, tutti i componenti della Commissione, i colleghi parlamentari ed, infine, il sottosegretario Li Gotti che ha seguito dappresso l'iter del provvedimento.
Ritengo che quello che ci accingiamo a compiere sia un gesto parlamentare di grande dignità ed anche - consentitemi di dirlo - di grande orgoglio per il Parlamento. Quello di cui si discute non è un provvedimento che si pone in alternativa a chicchessia; non è la solita battaglia tra poteri ingaggiata a volte nel nostro paese. Assolutamente no! Come è stato rilevato dai più, lessicalmente e sostanzialmente, a me pare opportuno evidenziare la circostanza per la quale si è trovato un modo di mescolare assieme le esigenze che il Governo ha portato avanti in maniera testarda: quanta distanza c'è tra il momento in cui il provvedimento sulla illegittimità o sulla illegalità trovò a novembre reticenza e resistenza anche in questa sede ed oggi in cui il provvedimento «passa», quasi con solidarietà comune, con una dilatazione amplissima. Ciò fa bene alla democrazia.
Ho sempre ritenuto - voglio terminare con questa considerazione - che laddove fuoriescano dalle maglie della giustizia elementi che con essa non hanno nulla a che fare si potrebbe verificare, in previsione dello svolgimento delle elezioni, un'alterazione della democrazia. Questo francamente non è consentito a nessuno. Questa ipoteca di maglie più strette alle quali con grande equilibrio hanno lavorato tutti i protagonisti della Commissione e voi oggi, sigillando la loro capacità di mettere assieme, nonostante le divergenze emerse in alcune circostanze, rappresenta un esaltante momento per la nostra attività parlamentare. A me tocca soltanto rivolgere, in maniera molto semplice, un ringraziamento, non tanto per quello che abbiamo fatto assieme quanto per quello che abbiamo dato, nell'esercizio della nostra funzione, al paese (Applausi dei deputati dei gruppi Popolari-Udeur e L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il presidente della Commissione giustizia, onorevole Pisicchio. Ne ha facoltà.
PINO PISICCHIO, Presidente della II Commissione. Signor Presidente, chiedo scusa per la fiochezza della voce e saròPag. 85a maggior ragione stringato nel mio intervento.
Non è un grazie di pragmatica o solo formale quello che voglio innanzitutto rivolgere al relatore, perché ha realizzato un lavoro complesso, ma anche alla Commissione, all'opposizione e alla maggioranza, perché ancora una volta hanno dato prova di saper lavorare senza pregiudizialità e con un senso di equilibrio, che ha rispettato pienamente i diritti costituzionalmente sanciti, quale il diritto di cronaca, di cui all'articolo 21 della Carta fondamentale, la tutela della privacy e le esigenze della magistratura. Un grazie va anche a questi nostri straordinari funzionari, che ci consentono di arrivare in quest'aula sempre con una puntualità ed uno straordinario equilibrio nella struttura delle norme, e al Governo nella persona del ministro e del sottosegretario, che è stato uno di noi in Commissione e ha lavorato davvero con grande sapienza.
A questo punto vorrei soltanto esprimere a quest'Assemblea - che si appresta a votare il provvedimento in esame, da quel che si è compreso dalle dichiarazioni di voto, all'unanimità, salvo qualche piccolo distinguo - il compiacimento del presidente della Commissione e la soddisfazione di tutti i suoi componenti per un lavoro così serio, espresso all'interno di una dimensione che tutto era fuorché semplice e priva di complicazioni.
Grazie ai colleghi e credo che questo rappresenti un giorno importante per il Parlamento italiano (Applausi).
LANFRANCO TENAGLIA, Relatore. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LANFRANCO TENAGLIA, Relatore. Signor Presidente, debbo associarmi ai ringraziamenti che sono stati qui rivolti a tutta la Commissione, al suo presidente, al Governo, al sottosegretario e soprattutto ai funzionari e alla struttura amministrativa, che hanno collaborato al nostro lavoro; un lavoro non semplice in una materia che vede coinvolti diritti tanto sensibili quanto di difficile componimento; ma credo che il risultato cui si è pervenuti sia dovuto al fatto che siamo stati tutti consapevoli di lavorare per il bene dei cittadini, al fine di dare a questo Paese una legge moderna, una legge che tuteli i diritti di cittadini, che tuteli la democrazia e il diritto di tutti anche a vedere preservata la propria privacy, ma anche ad essere informati di tutto quello che accade e di tutto quello per cui necessita essere informati.
Di questo ringrazio tutti e, in particolare, coloro che hanno dato atto del lavoro da me svolto, anche se è stato proficuo grazie al contributo di tutti.