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Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il ministro dello sviluppo economico, il ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali, il ministro delle infrastrutture, il ministro dell'economia e delle finanze.
(Iniziative per evitare manovre di rialzo dei prezzi da parte degli operatori di telefonia mobile in relazione all'abolizione dei costi fissi di ricarica - n. 3-00811)
PRESIDENTE. L'onorevole D'Elpidio ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00811 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 1).
DANTE D'ELPIDIO. Signor Presidente, con il decreto-legge 31 gennaio 2007, n. 7, convertito, con modificazioni, dalla legge 2 aprile 2007, n. 40, recante misure urgenti per la tutela dei consumatori, la promozione della concorrenza, lo sviluppo di attività economiche e la nascita di nuove imprese, è stata imposta a tutti gli operatori telefonici l'abolizione dei costi fissi di ricarica, al fine dichiarato «di favorire la concorrenza e la trasparenza delle tariffe, di garantire ai consumatori finali un adeguato livello di conoscenza sugli effettivi prezzi del servizio, nonché di facilitare il confronto tra le offerte presenti sul mercato ». Tutti gli operatori di telefonia mobile, dopo aver inutilmente tentato di contrattare una dilazione della norma, o quanto meno un suo scaglionamento, si sono adeguati alla nuova disciplina, ma da più parti, in particolare dalle associazioni dei consumatori, si era paventato il rischio di un aumento delle tariffe. Vorremmo sapere quale iniziativa urgente l'onorevole ministro interrogato intenda assumere alla luce di quanto descritto nella presente interrogazione.
PRESIDENTE. Il ministro dello sviluppo economico, Pier Luigi Bersani, ha facoltà di rispondere.
PIER LUIGI BERSANI, Ministro dello sviluppo economico. La ringrazio, onorevole, in quanto questa interrogazione mi consente di precisare ancora una volta che il Governo non fissa prezzi o tariffe. Non tocca a lui farlo in un mercato libero: il Governo fa la sua parte affinché il consumatore paghi solo quello che consuma in condizioni di trasparenza e concorrenza e affinché non ci siano penali improprie o non giustificate che impediscano di muoversi da una offerta l'altra. Pensiamo infatti che questi meccanismi di concorrenza e trasparenza, in ogni caso, comportino per il consumatore un vantaggio che noi ci preoccupiamo di registrare con gli indici Pag. 48ISTAT sui servizi di telefonia, dove abbiamo potuto registrare, nel primo mese, un ribasso del 7, 8 per cento rispetto al precedente mese di febbraio. Continueremo a seguire le rilevazioni ISTAT.
Confermo che giungono segnalazioni, da parte dei consumatori, ai nostri uffici di monitoraggio relativamente, ad esempio, all'inserimento nei contratti di telefonia fissa e di Internet di corrispettivi fissi in caso di recesso di trasferimento, onerosi per i consumatori, che appaiono in contrasto con la normativa che prevede l'esercizio di queste possibilità senza spese che non siano giustificate da costi reali e da esigenze tecniche. Noi abbiamo inoltrato con lettera queste segnalazioni all'autorità delle telecomunicazioni che ha il compito di vigilare sul rispetto della normativa. Ciò vale anche per segnalazioni che ci sono giunte sulla modifica unilaterale dei piani tariffari o di singole voci di costo da parte degli operatori telefonici: anche in questo caso il nostro monitoraggio attivo si è preoccupato immediatamente di trasmetterli all'autorità di vigilanza che, lo ricordo, ha la possibilità di comminare sanzioni in caso di violazioni della normativa, per aumentare la trasparenza dei prezzi e rendere confrontabili facilmente le offerte commerciali.
PRESIDENTE. L'onorevole D'Elpidio ha facoltà di replicare.
DANTE D'ELPIDIO. Grazie, ministro. Sono soddisfatto che questa attività di monitoraggio ci sia e sia costante, perché il nostro compito e il nostro dovere non è solo quello di legiferare in Parlamento per dare al cittadino consumatore un vantaggio nell'esercizio delle sue attività quotidiane, ma anche quello di non vedere depauperato tale vantaggio che inizialmente si prospetta in un modo e poi, con il tempo, si può assottigliare. Per quanto riguarda la trasparenza alla quale lei faceva riferimento - ho cercato anch'io di verificare la situazione, ma ritengo che ci voglia un consulente telefonico specializzato per cercare di interpretare i contratti e le proposte che le varie compagnie telefoniche propongono a vario titolo e a vario genere -, segnalazioni di questo tipo arrivano anche a noi; si tende solo ed esclusivamente a recuperare quello che con l'abolizione dei costi di ricarica queste compagnie telefoniche hanno perso.
Certo, nella libera autonomia dell'Autorità garante, ritengo si stia già mettendo mano al problema e si stia facendo attenzione a questo allarme che giunge dai consumatori.
Il Governo, dopo aver fatto «le buone leggi», le deve seguire nel tempo al fine di verificare che esse siano applicate secondo il principio della trasparenza.
(Misure per controllare l'utilizzo dei finanziamenti erogati a favore di attività imprenditoriali nel sud Italia - n. 3-00812)
PRESIDENTE. L'onorevole Porfidia ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00812 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 2).
AMERICO PORFIDIA. Signor ministro, premesso che la questione meridionale rappresenta ancora un vulnus profondo per lo sviluppo dell'Italia, in un contesto economico e produttivo profondamente mutato rispetto al passato con nuovi e più stringenti vincoli internazionali, il ritardo del Mezzogiorno è uno dei problemi fondamentali che deve essere affrontato quanto prima e risolto definitivamente.
Ritenendo che quella meridionale sia una questione non solo economica, ma anche politica e soprattutto culturale, da diversi anni si è materializzata sempre più concretamente la possibilità di facilitare il radicamento di imprese nel sud d'Italia attraverso degli incentivi economici, non solo italiani ma anche della Comunità europea. Si è verificato, però, troppo spesso che i soggetti beneficiari non facessero un buon utilizzo di queste risorse finanziarie. I finanziamenti, cioè, sono stati incassati senza che l'attività imprenditoriale si radicasse sul territorio, anzi, in alcuni casi senza che questa venisse addirittura impiantata.Pag. 49
Dato che il Governo ha recentemente rilanciato il suo impegno ad investire nel sud del Paese, chiedo di sapere...
PRESIDENTE. Onorevole Porfidia, deve concludere.
AMERICO PORFIDIA. ... quali atti intenda assumere per controllare che tali finanziamenti siano utilizzati a quello scopo.
PRESIDENTE. Il ministro dello sviluppo economico, Pier Luigi Bersani, ha facoltà di rispondere.
PIER LUIGI BERSANI, Ministro dello sviluppo economico. Signor Presidente, confermo che, al di là di singoli casi di patologia, in generale, il sistema di incentivazioni alle imprese merita una profonda rivisitazione, e noi stiamo profondamente rivisitando il sistema degli aiuti. Tale sistema lo stiamo riaccorpando fondamentalmente su tre meccanismi: un fondo per la competitività, uno per la finanza di impresa e interventi automatici a sostegno delle imprese per via fiscale.
Il fondo per la competitività significa organizzare risorse per sostenere sforzi verso aree tecnologiche e produttive specifiche, incoraggiando le nuove tecnologie e chiedendo alle imprese di associarsi, di mettersi in connessione con centri di ricerca e con soggetti finanziari. Nelle prossime settimane partirà il primo di questi progetti, riferito all'efficienza energetica, e sarà possibile misurarne l'assoluta novità.
Il fondo per la finanza di impresa deve facilitare l'accesso al credito e al mercato finanziario, soprattutto alle piccole e medie imprese; nel Mezzogiorno, più che altrove, c'è un grande bisogno di sostegno all'accesso al credito ordinario, più che di agevolazioni e di elargizioni a pioggia e di aiuti a fondo perduto.
Terzo punto, i meccanismi automatici. Faccio riferimento alla riduzione del cuneo fiscale, che ha una maggiorazione per le imprese del sud, al credito di imposta per gli investimenti produttivi nel Mezzogiorno, al credito di imposta per attività di ricerca e sviluppo e per la collaborazione con università e centri di ricerca.
Tutto quanto detto lo stiamo mettendo in relazione con la novità che intendiamo introdurre nelle politiche di sostegno al Mezzogiorno, finanziate anche con risorse comunitarie. Voi sapete che stiamo concentrando risorse nazionali e comunitarie su un'unica programmazione settennale. Stiamo, inoltre, organizzando tavoli con le regioni affinché anche queste risorse siano messe in relazione con interventi di politica industriale, in particolare attorno al progetto «Innovazione e sviluppo»; un progetto nazionale che dovrà fare un po' da coagulo di queste novità nel finanziamento delle imprese.
Naturalmente, siamo molto interessati a migliorare il monitoraggio e il controllo, ma questi strumenti, già per la loro nuova natura, sono in condizione - io ritengo - di darci una fisiologia migliore e di portarci - mi auguro - nei prossimi anni a conseguire qualche risultato più visibile.
PRESIDENTE. L'onorevole Porfidia ha facoltà di replicare.
AMERICO PORFIDIA. Signor ministro, mi ritengo soddisfatto della sua risposta, anche in considerazione del fatto che essa viene da un uomo che ha dimostrato che, comunque, vuole attuare forti cambiamenti nella nostra Italia. La legalità e la trasparenza sono dei valori che ritengo debbano contraddistinguere l'operato di questo Governo, perché solo in questo modo possiamo risanare l'Italia.
Tra l'altro, dobbiamo considerare che la questione meridionale non è solo del sud, poiché ritengo che, per motivi storici e culturali, sia una questione che interessi tutta l'Italia, in considerazione delle grandi potenzialità ambientali e intellettuali che il sud possiede. Anzi, spero che, quanto prima, vengano attuate le norme da lei testè elencate, affinché non si assista più a quegli spettacoli dolorosi di famiglie che, formatesi sotto la promessa di un posto di lavoro sicuro, si trovano poi ad affrontare i disagi della disoccupazione.Pag. 50
Dunque, spero che, al più presto, tutte quelle norme possano non solo monitorare quegli imprenditori senza scrupoli, ma che anche colpirli, laddove, nel caso, se lo meritino (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
(Osservanza delle leggi da parte delle comunità cinesi residenti in Italia - n. 3-00813)
PRESIDENTE. L'onorevole Fava ha facoltà di illustrare l'interrogazione Maroni n. 3-00813 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 3), di cui è cofirmatario.
GIOVANNI FAVA. Signor Presidente, gli avvenimenti tragici del 12 aprile 2007, tragici per una democrazia evoluta e compiuta, che hanno visto partecipi, attivi e promotori di scontri ai limiti della insurrezione di piazza appartenenti alla sedicente pacifica comunità cinese milanese, aprono il fronte su un ragionamento che, caro ministro, ci inquieta perché - al di là del fatto che, per fortuna, le conseguenze della rivolta in sé non sono state particolarmente nefaste - hanno avuto e ottenuto conseguenze politiche decisamente preoccupanti. Queste ultime si sono concretizzate con prese di posizione, da parte del governo della Repubblica popolare cinese e di tutte le loro rappresentanze istituzionali in Italia, ai limiti della minaccia nei confronti del nostro paese, con minacce di sanzioni e tutta una serie di liturgie che ci riportano indietro nel tempo e ci fanno pensare che l'Italia viva un momento di subalternità rispetto alla politica della Repubblica popolare cinese.
PRESIDENTE. Il ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali, Vannino Chiti, ha facoltà di rispondere.
VANNINO CHITI, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Signor Presidente, gli incidenti verificatisi il 12 aprile scorso a Milano sono scaturiti da difficili rapporti e da un reciproco disagio che esiste tra la comunità cinese di via Sarpi e i residenti italiani.
La comunità cinese, che risiede lì da oltre mezzo secolo, non si è pienamente integrata nella società milanese; nella zona di via Sarpi i cittadini cinesi hanno sviluppato molte e fiorenti imprese commerciali, la cui presenza, tuttavia, pone seri problemi di viabilità e di parcheggio, data la particolare conformazione del quartiere, ricco di vie strette e tortuose. Anche per questo sono cresciute le proteste dei residenti italiani che si sono costituiti nel comitato Vivi Sarpi che ha chiesto la pedonalizzazione della strada.
Le norme regolamentari sul carico e scarico delle merci nelle ore notturne in riferimento alla prevista istituzione dall'inizio di maggio della zona a traffico limitato hanno fatto da detonatore a questa situazione di tensione.
Sugli incidenti, comunque, la magistratura sta compiendo indagini per accertare le responsabilità di chi ha provocato la violenza e questo, in modo autonomo, è giusto che si faccia.
La politica invece deve cercare soluzioni e, per trovare una soluzione condivisa all'insieme di questi problemi, nella giornata di ieri si è tenuto un incontro tra il sindaco di Milano e il console della città. Nel corso dell'incontro è stata concordata l'istituzione di un tavolo operativo, presieduto dal vicesindaco e composto dai rappresentanti dei residenti della comunità cinese, che nell'arco di tre settimane elaborerà specifiche proposte.
A seguito di questo incontro la comunità cinese ha revocato la manifestazione di protesta prevista per oggi pomeriggio.
Quando ci si trova di fronte ai complessi problemi dell'emigrazione e dell'inclusione, l'efficacia delle politiche, anche di quelle della sicurezza, dipende ancora di più dalla capacità di instaurare un clima di collaborazione e disponibilità al confronto, come in questi giorni alla fine si è fatto. È evidente che non si può transigere sul rispetto della legalità nei confronti di ogni cittadino o comunità; è evidente che le leggi devono essere fatte Pag. 51rispettare, così come sono inammissibili le manifestazioni di violenza contro chicchessia e contro le Forze dell'ordine.
Per quanto si riferisce ai rapporti con l'Ambasciata cinese, il Ministero degli affari esteri, ricevuta la notizia di questi episodi di violenza, ha immediatamente stabilito un contatto con l'Ambasciata della Repubblica cinese a Roma. L'incaricato d'affari ha espresso il rammarico del suo paese per quanto è successo, ha tenuto a sottolineare l'azione moderatrice svolta presso i connazionali cinesi dall'Ambasciata e dai suoi uffici consolari in Italia - di questo noi possiamo dare atto -, e il fatto che le comunità cinesi in Italia sono state invitate a tenere una condotta ispirata al pieno rispetto delle normative nazionali e locali per una civile convivenza.
PRESIDENTE. La prego di concludere.
VANNINO CHITI, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. L'Ambasciata cinese e gli uffici consolari in Italia hanno svolto allora una preziosa azione moderatrice ed hanno collaborato per evitare che gli incidenti di Milano avessero ripercussioni sulle ottime relazioni tra i due paesi e sullo sviluppo della partnership italo-cinese in tutti i campi.
PRESIDENTE. L'onorevole Fava ha facoltà di replicare.
GIOVANNI FAVA. Signor Presidente, sono decisamente deluso dalla risposta del ministro, per una serie di motivi. Credo che in questa fase tutti condividiamo il fatto che esistano due ordini di problemi. Un problema di ordine pubblico - un problema inequivocabile, che va risolto, ma penso che le istituzioni siano in grado di dare una risposta - ed un problema politico. Il ministro rispondendo dice che la politica deve cercare delle soluzioni: benissimo, allora siamo in attesa delle soluzioni. Se la politica deve trovare delle soluzioni, caro ministro, non le troverà attraverso l'istituzione di sterili, inutili, improduttivi ed ennesimi tavoli di concertazione (che non portano a nulla), ma compiendo le scelte che competono alla politica, cioè attraverso politiche forti, rigide, attente anche all'immigrazione, ma non solo. Il ministro dice che siamo in una situazione nell'ambito della quale la comunità cinese non si è perfettamente integrata in quella milanese. Allora, visto che siamo alla vigilia del voto che verrà espresso nelle prossime settimane e nei prossimi mesi sul diritto di cittadinanza, ricordiamoci di tutto ciò.
All'interno del nostro paese vi sono soggetti che credono di vivere in zone franche, che sono convinti di poter continuare a vivere con le proprie leggi, la propria lingua, le proprie bandiere. Essi non si sentono italiani e noi qui dentro sentiamo arrivare da più parti della maggioranza segnali per i quali a questi signori daremo il diritto di voto, la cittadinanza in tempi rapidi, quando la maggioranza per prima ci ricorda che non siamo in grado di considerarli integrati. Credo che questo sia un elemento di riflessione forte, così come deve esserlo - mi dispiace che se ne sia andato il ministro Bersani - il ragionamento che riguarda la necessità di chiarire quale sia il ruolo di questa comunità all'interno di via Paolo Sarpi.
PRESIDENTE. La prego di concludere.
GIOVANNI FAVA. Oggi, via Paolo Sarpi a Milano rappresenta il luogo di smercio di tutti i materiali e le merci contraffatte che vengono dall'Oriente e noi cosa abbiamo fatto in questi mesi, cosa ha fatto il Governo? Di fatto, ha depotenziato l'Alto commissariato per la contraffazione, riducendolo ad una sorta di appendice della dirigenza stessa del Ministero per le attività produttive, in modo inaccettabile e non rispondendo alle esigenze dei cittadini italiani.
(Ruolo del Governo nell'ambito dell'iter parlamentare dei progetti di legge in materia elettorale e di riforme istituzionali - n. 3-00814)
PRESIDENTE. L'onorevole Angelo Piazza ha facoltà di illustrare la sua Pag. 52interrogazione n. 3-00814 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 4).
ANGELO PIAZZA. Signor Presidente, il Presidente del Consiglio ha dato mandato al ministro per le riforme e i rapporti con il Parlamento di effettuare un giro esplorativo fra le forze politiche in vista della nuova legge elettorale. Noi non chiediamo, ovviamente, in questa sede di anticipare gli esiti di quelle verifiche perché il Governo riferirà quando crede nelle sedi competenti, ma vorremmo sapere dall'Esecutivo quale ruolo esso intenda ritagliarsi nell'ambito dell'iter legislativo davanti alle Camere, sia per la nuova legge elettorale, sia per le riforme costituzionali; un ruolo del Governo che, nell'ambito del lavoro parlamentare, a nostro avviso, dovrebbe essere inteso ad assicurare, così come dalle dichiarazioni anche recenti del Presidente del Consiglio, l'approvazione di una legge che, in particolare in campo elettorale, abbia un consenso amplissimo tra tutte le forze politiche.
PRESIDENTE. Il ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali, Vannino Chiti, ha facoltà di rispondere.
VANNINO CHITI, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Signor Presidente, la riforma della legge elettorale sia per la Camera dei deputati sia per il Senato della Repubblica è diventata una priorità politica nazionale come ha sottolineato più volte il Presidente della Repubblica. L'esperienza negativa dell'approvazione della legge con un solo voto favorevole dell'allora maggioranza del centrodestra nella fase finale della scorsa legislatura ha fatto comprendere come sia delicata la scelta delle regole del gioco, e come sia indispensabile - al riguardo concordo con lei, onorevole Piazza: questo era il primo intendimento del Governo - realizzare una riforma con il consenso di un amplissimo schieramento in Parlamento. Mi riferisco possibilmente al consenso di maggioranza e opposizione: ciò vuol dire senz'altro ottenere non solo il consenso della maggioranza, ma il consenso, mi auguro all'unanimità, della stessa opposizione. Si sono tenuti i primi incontri d'intesa con il Presidente del Consiglio alla fine dello scorso anno; poi recentemente con lo stesso Presidente del Consiglio anche alla luce del richiamo formale rivolto dal Capo dello Stato al Governo e al Parlamento. Come lei ha sostenuto, in merito a tali incontri - sia sul terreno dei possibili aggiornamenti alla Costituzione, sia sull'altro, autonomo, concernente la nuova legge elettorale, che deve avere una coerenza e che è caratterizzato da una maggiore urgenza - riferirò la prossima settimana, lunedì prossimo, alle Commissioni affari costituzionali della Camera e del Senato. In conclusione, nel corso di questi confronti ho verificato che ci sono si è riacceso il dialogo tra i diversi partiti e gruppi parlamentari, e quindi si è parlato, si è dialogato, ci siamo confrontati. Ci sono possibili convergenze, sulla legge elettorale nuova e anche su aggiornamenti alla Costituzione, che riguardino ad esempio il numero dei parlamentari, il ruolo del Presidente del Consiglio. Vi è una diversa valutazione tra le forze politiche sul referendum elettorale che è stato promosso, ma al tempo stesso, e su questo si tratta di agire, vi è un'unità ampia sulla necessità che sia il Parlamento ad approvare nei prossimi mesi la riforma così da rispondere positivamente alle sollecitazioni, ma non far scrivere ad un referendum la nuova legge elettorale. Sarà possibile fare questo se alle dichiarazioni di ognuno seguiranno comportamenti coerenti. Il Governo sarà impegnato, come ha detto il Presidente del Consiglio, nel facilitare l'intesa. Per questo abbiamo lavorato, per cercare di essere parte di un'intesa che in Parlamento si realizzi, per aiutare ad attuarla, per garantire che sia attuata e per fare tutto quello che i lavori parlamentari richiederanno affinché una nuova legge elettorale sarà approvata nei prossimi mesi.
Pag. 53PRESIDENTE. L'onorevole Angelo Piazza ha facoltà di replicare.
ANGELO PIAZZA. Signor Presidente, penso di potermi ritenere soddisfatto per la risposta del ministro Chiti. Mi pare che il Governo assuma un ruolo di facilitatore, in costante colloquio con le forze politiche e con il Parlamento. Mi sembra quindi di cogliere che il Governo non abbia una propria ipotesi da sottoporre all'esame del Parlamento come una propria iniziativa, ma intenda collaborare con le forze politiche presenti nei due rami del Parlamento. Anche con soddisfazione accolgo la conferma da parte del ministro Chiti della volontà di giungere ad una legge per quanto riguarda la materia elettorale approvata con il più ampio consenso possibile.
(Iniziative per incrementare l'organico degli ispettori del lavoro - n. 3-00815)
PRESIDENTE. L'onorevole Pagliarini ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00815 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 5).
GIANNI PAGLIARINI. Signor Presidente, in Italia nel 2006 sono morte sul lavoro 1.280 persone, oltre 200 nei primi mesi del 2007. Dietro questo dato ci sono i danni familiari, le sofferenze e le contraddizioni di una intera società. Questa maggioranza e questo Governo hanno dimostrato una sensibilità e un impegno che ha prodotto atti concreti volti ad una maggiore sicurezza. E sarebbe sbagliato non riconoscerli, ma sarebbe altrettanto sbagliato pensare che quanto fatto finora sia sufficiente ad affrontare un problema così drammatico. Noi Comunisti italiani riteniamo che in parallelo all'azione di adeguamento legislativo, vada intensificato il sistema dei controlli, attraverso l'ampliamento degli organici. Visto che disponiamo di persone che hanno superato un concorso e che sono pertanto idonee a svolgere l'attività di ispettori sul lavoro, chiediamo al Governo quali iniziative voglia adottare al fine di mettere a disposizione risorse per poterli assumere, e per poter esercitare più controlli e quindi tutelare la salute e la vita di chi lavora.
PRESIDENTE. Il ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali, Vannino Chiti, ha facoltà di rispondere.
VANNINO CHITI, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Signor Presidente, prima di tutto, voglio esprimere il dolore e la solidarietà, mia e del Governo, ai familiari delle vittime degli incidenti sul lavoro.
Nel raggiungere la Camera ho tardato di alcuni minuti perché - lo dicevo al ministro Di Pietro - nell'ultima mezz'ora ci è stato comunicato che anche oggi sono morti un operaio, che era rimasto ferito alcuni giorni fa, in provincia di Salerno ed un altro a Grosseto; e poi ci sono tre feriti, uno grave a Milano, uno a Genova, e il terzo a Nuoro. Questo nella giornata di oggi. Di fronte a queste gravissime e frequenti tragedie non si può essere soltanto colpiti dolosamente. Abbiamo tutti il dovere e la responsabilità di agire. Quella degli incidenti sul lavoro è diventata una emergenza nazionale, e anche una vergogna nazionale, nei confronti della quale bisogna rimboccarsi le maniche su tutti i piani, legislativo, amministrativo, finanziario, della prevenzione, del controllo e della repressione nei confronti di chi non rispetta le regole. Ogni organo dello Stato, a livello centrale, ma anche le regioni, le autonomie locali, le parti sociali devono fino in fondo ottemperare alle loro responsabilità.
Come lei diceva, onorevole interrogante, il Governo, fin dal suo insediamento, ha posto al centro della sua azione i temi della lotta al lavoro nero e irregolare, della tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro. Già nel DPEF abbiamo tracciato le linee del nostro intervento. Una prima attuazione è stata costituita dalle misure per i cantieri edili di cui all'articolo 36-bis del cosiddetto Pag. 54decreto Visco-Bersani della scorsa estate. L'intervento è proseguito con le misure previste nella legge finanziaria. In questo ambito, voglio ricordare il rafforzamento, a cui lei faceva riferimento, onorevole interrogante, degli organici del personale ispettivo del Ministero del lavoro e della previdenza sociale. Nelle prossime settimane, completate le necessarie procedure, saranno assunti 241 nuovi ispettori, oltre agli 845 accertatori per i quali si è conclusa la fase di riqualificazione. Accanto a questi, 60 unità di personale rafforzeranno il comando dei Carabinieri presso il Ministero del lavoro, portando questo contingente a circa 500 unità. Va poi considerato il personale ispettivo dell'INPS, dell'INAIL e delle regioni. Queste ultime, ai sensi della legge n. 833 del 1978, hanno la competenza primaria per il rispetto della normativa in materia di salute e di sicurezza dei lavoratori.
Qui ci imbattiamo in una prima questione: si impone un'azione di più forte, di più efficace coordinamento su questo tema, a proposito del quale la frammentazione rischia di non produrre risultati positivi. L'impegno del Governo è poi segnato dall'approvazione del disegno di legge delega per l'emanazione del testo unico sulla sicurezza, a cui si è pervenuti dopo un confronto con le regioni e con le parti sociali.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
VANNINO CHITI, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Io condivido l'invito, rivolto a tutti noi dal Presidente della Repubblica, per una rapida approvazione da parte del Parlamento del menzionato provvedimento, con uno spirito di collaborazione e di confronto su temi così centrali.
Concludo precisando che il Governo è anche impegnato a individuare le possibili misure per un complessivo rafforzamento dell'azione di controllo e di vigilanza, anche con ulteriori assunzioni di personale ispettivo, per le quali dovranno essere reperite le necessarie risorse finanziarie, e soprattutto predisposto l'ampliamento della pianta organica. In ogni caso...
PRESIDENTE. Grazie...
VANNINO CHITI, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. ... le risorse per tutelare i diritti dei lavoratori hanno per noi un carattere prioritario, e debbono averlo anche per le autonomie locali e regionali.
PRESIDENTE. Il deputato Pagliarini ha facoltà di replicare.
GIANNI PAGLIARINI. Signor Presidente, signor ministro, quando si muore sul lavoro non si tratta né di un caso né di una fatalità. Il valore del lavoro è messo pesantemente in discussione da un'organizzazione produttiva che troppo spesso lo mortifica, che non permette alle persone di dare senso alla loro prestazione lavorativa e che sottopone queste ultime ad alti rischi, fino metterne a repentaglio la vita. Se i valori di riferimento diventano mercato e profitto, al posto della tutela della vita, del lavoro e della sua qualità, può diventare paradossalmente normale dover fare i conti ogni giorno con quattro morti bianche.
Se la politica ha le sue responsabilità, non minori sono quelle a carico del sistema delle imprese. Le aziende non possono continuare a fare finta di nulla; dovrebbero piuttosto assumersi le loro responsabilità. Mi riferisco al nesso fra insicurezza ed organizzazione del lavoro in termini di ritmi e di orari, ma non solo: quante risorse hanno investito e investono le imprese in sicurezza? Troppo poche. Il Governo e la maggioranza hanno dimostrato una sensibilità ed hanno agito concretamente con interventi legislativi già attuati e con un percorso di ridefinizione della normativa sulla sicurezza. Nel frattempo, però, non possiamo stare a guardare. Ha ragione il Presidente della Repubblica: dobbiamo passare dall'emozione alla concretezza. In questo senso si poneva la nostra richiesta di incremento degli organici.
Apprezzo l'impegno del Governo, nonché l'intenzione di onorare quanto scritto in finanziaria; ma ciò non è sufficiente. Pag. 55Abbiamo bisogno di fare di più: abbiamo la possibilità di fare ricorso agli altri seicento candidati risultati idonei ed integrare così l'organico degli ispettori, in modo da garantire maggiore sicurezza. Infatti, signor ministro, lei sa bene che, quando si vuole, le risorse si trovano. Su un tema del genere, un Governo di centrosinistra ha l'obbligo di reperire risorse per tutelare i cittadini, ha l'obbligo di difendere i più deboli, ha l'obbligo di consentire a chi va a lavorare al mattino di tornare a casa la sera.
(Realizzazione di opere infrastrutturali da parte della società Quadrilatero Marche Umbria Spa e ruolo degli enti locali - n. 3-00816)
PRESIDENTE. L'onorevole Lion ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00816 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 6).
MARCO LION. Signor ministro, torniamo a parlare di quel modello di finanziamento «creativo» dell'opera pubblica, unico in Italia, rappresentato dalla Quadrilatero Marche Umbria Spa. Siamo di fronte al primo caso in cui il territorio è al servizio dell'opera pubblica, e non viceversa. Infatti, a differenza di quanto avviene solitamente, per pagare una parte delle opere viarie che la Quadrilatero dovrebbe realizzare fra Marche ed Umbria, alle imprese di tali regioni è richiesto un pagamento suppletivo della tassa di iscrizione alla camera di commercio di competenza, per un ammontare pari a circa 147 milioni di euro, da destinare alla Quadrilatero. Detta società gestirà inoltre per trent'anni un piano d'area vasta con il quale dovrebbe garantirsi i cosiddetti ricavi di «cattura di valore» derivanti dal versamento dell'ICI e dagli oneri di urbanizzazione dovuti ai comuni sul cui territorio saranno realizzati gli insediamenti produttivi dei servizi previsti nel piano d'area vasta. I suoi piani avranno priorità non solo rispetto ai piani regolatori comunali, ma anche rispetto agli altri; di fatto, la Quadrilatero viene così a sostituirsi agli enti locali - ai comuni, alle province e alle regioni - nella facoltà di programmazione economica ed urbanistica. Chiediamo dunque al Governo se sia possibile proseguire in questo modo, con un simile esproprio degli enti locali.
PRESIDENTE. Il ministro delle infrastrutture, Antonio Di Pietro, ha facoltà di rispondere.
ANTONIO DI PIETRO, Ministro delle infrastrutture. Signor Presidente, la società Quadrilatero, istituita non da questo ma dal precedente Governo e costituita per il 51 per cento da ANAS e per il 49 per cento da Sviluppo Italia, ha lo scopo di reperire risorse attraverso quelle che l'onorevole interrogante ha definito «catture di valore», e che anche a me, appena ho assunto il mio incarico, sono sembrate piuttosto «catture della speranza». Per questa ragione, mi sono già attivato e la questione segnalata è stata risolta. Sono intervenuto proprio perché si sono manifestati elementi di criticità che trovano origine da un lato nella concreta possibilità di acquisire risorse private provenienti dal territorio - che non può prescindere dall'effettivo coinvolgimento degli enti interessati e soprattutto dal loro indebitamento, che, nel caso di specie, è del tutto ingiusto - dall'altro nel limite insito nel modello operativo prescelto in relazione alle funzioni istituzionalmente proprie degli enti territoriali.
Per questa ragione, in data 22 dicembre, su mia indicazione, l'ANAS ha rilevato la quota detenuta da Sviluppo Italia ed ha avviato gli opportuni contatti con gli enti locali, contatti che hanno già dato l'esito sperato, tanto che, in data 15 marzo 2007, si è conclusa l'operazione di aumento di capitale per dieci milioni di euro. Tale aumento è ripartito nel modo seguente: 75,5 per cento all'ANAS, 10 per cento alla regione Marche, 7 per cento alla regione Umbria, 5 per cento alla provincia di Macerata, 2,50 per cento alla camera di commercio di Macerata. L'assemblea degli azionisti, quindi, ha provveduto a nominare Pag. 56il nuovo organo amministrativo per il triennio. Insomma, le preoccupazioni esposte, secondo cui a dover pagare sarebbero i commercianti o la classe imprenditoriale, è stata eliminata in radice, riportando l'intera questione all'interno di società pubbliche che si occupano istituzionalmente di realizzare quelle opere che sono ritenute essenziali - e che tali in effetti sono - non solo per le Marche e per l'Umbria, ma anche per l'intero paese.
PRESIDENTE. L'onorevole Lion ha facoltà di replicare.
MARCO LION. Signor ministro, prendo atto di quanto mi ha detto. Approfondirò senz'altro la materia, nel senso che quello che lei ha detto a me non risulta, poichè il cosiddetto piano d'area vasta va avanti e poichè è successo, per esempio, in questi giorni che il comune di Falconara Marittima, che sta predisponendo il suo bilancio, avendo aderito in previsione a questa ipotesi di area vasta, non ha entrate sufficienti, in quanto l'ICI dovrà confluire nella Quadrilatero, e si trova in una situazione di dissesto finanziario.
Le dico questo perché noi non vorremmo continuare con il sistema messo in piedi dal Governo Berlusconi e da quanti nelle Marche lo hanno seguito. Si tratta di un sistema che penalizza le autonomie locali, che inventa soluzioni creative per reperire fondi pubblici, penalizzando anche la nostra impresa, che dovrà pagare di più la camera di commercio. Noi vogliamo che il Governo di centrosinistra valorizzi e difenda le autonomie locali più di quanto fino ad oggi legislativamente si è fatto.
La pianificazione e la gestione del territorio è appannaggio dei comuni, delle province territoriali di coordinamento e delle regioni, non di una società privata, la Quadrilatero, che dovrebbe costruire le strade e non dovrebbe permettersi di progettare centri commerciali o centri per il body building per ricavare il denaro per costruire strade. Sappiamo che abbiamo bisogno di certe strade e vogliamo che siano realizzate, ma deve essere lo Stato, in concorso con gli enti locali, a finanziarle. Non si può passare attraverso questa società, che nei fatti è stata utilizzata dallo scorso Governo solamente a fini propagandistici ed elettorali. Al riguardo ricordo, perché tutti conoscono l'episodio, che è stato tagliato il nastro della prima opera: subito dopo, però, il cantiere è stata chiuso e sono cresciute le erbacce. Questo è il sistema berlusconiano, ma noi vogliamo da questo Governo qualcos'altro.
(Modalità di utilizzo dei fondi destinati alla realizzazione del ponte sullo Stretto di Messina, con particolare riferimento all'autostrada Catania-Siracusa - n. 3-00817)
PRESIDENTE. L'onorevole Neri ha facoltà di illustrare l'interrogazione Oliva n. 3-00817 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 7), di cui è cofirmatario.
SEBASTIANO NERI. Signor Presidente, con l'interrogazione da noi presentata abbiamo rilevato che, fin dal suo insediamento, l'attuale Governo, con pervicacia, ha sostenuto di non voler realizzare una importante - noi riteniamo indispensabile - opera infrastrutturale, qual è il ponte sullo Stretto di Messina, che è funzionale al Corridoio 1 Palermo-Berlino, giustificando questa sua pervicacia con la volontà di destinare ad altre opere infrastrutturali, ritenute prioritarie dal Governo, le somme che sarebbero state distolte dalla realizzazione del ponte sullo Stretto.
Oggi c'è stato un incontro, presso il ministro delle infrastrutture, con i presidenti delle regioni Calabria e Sicilia. Stando ai comunicati stampa, mi pare che la montagna non abbia partorito neanche un topolino. Sta di fatto che, mentre si resta in attesa di sapere che cosa si vuole fare con le somme che sono state sottratte al ponte, i lavori dell'autostrada Catania-Siracusa languono e non sono state rese disponibili neanche le tratte già pronte, che necessiterebbero soltanto di marginali interventi di segnaletica.
PRESIDENTE. Il ministro delle infrastrutture, Antonio Di Pietro, ha facoltà di rispondere.
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ANTONIO DI PIETRO, Ministro delle infrastrutture. Signor Presidente, la Sicilia, come pure la Calabria, cioè le due regioni che dovevano essere interessate dal ponte, in realtà hanno ricevuto con questa finanziaria - e non solo - un'attenzione particolare dal Governo Prodi, di cui mi onoro di far parte, e dal Parlamento, che ha approvato la legge finanziaria, perché le risorse già stanziate per il ponte sono state tutte allocate, con legge, per il 70 per cento alla Sicilia e per il 30 per cento alla Calabria. In più, a differenza di tutte le altre regioni, hanno ricevuto fondi per la viabilità secondaria sia la Sicilia sia la Calabria. Si tratta di fondi notevolissimi per tre anni, per un totale di 1 miliardo per quanto riguarda la Sicilia e quasi mezzo miliardo (450 milioni) per quanto riguarda la Calabria.
Inoltre, è stato finanziato in un apposito capitolo della legge finanziaria il completamento della Salerno-Reggio Calabria. Dire quindi che questo Governo non si occupa e non si preoccupa del Sud, e in particolare della Sicilia e della Calabria, vale a dire delle regioni interessate dal ponte, è come dire che è notte quando è giorno.
Ciò premesso, e a voler prescindere da qualsiasi altra polemica, le ragioni per cui, ad oggi, non si conoscono ancora quali opere si realizzeranno concretamente, non le dico io, ma le hanno dette sia il presidente della Regione Sicilia sia il presidente della Regione Calabria oggi in un pubblico documento, di cui leggo uno stralcio: il presidente della Regione Calabria, Agazio Loiero, soddisfatto dell'incontro, ha spiegato che al più presto presenterà una proposta sulle opere più urgenti su cui intervenire. Salvatore Cuffaro ha invece sottolineato che, rispettando la posizione del Governo sul ponte, pur non condividendola, presenterà le proprie priorità nei prossimi giorni.
Dunque, prendersela con me (che più che aspettare e sollecitare questa risposta non posso fare) è un po' come prendersela con l'arbitro anziché col giocatore.
PRESIDENTE. L'onorevole Neri ha facoltà di replicare.
SEBASTIANO NERI. Signor ministro, non mi posso dichiarare soddisfatto, perché nel riferire ciò che ha dichiarato il presidente della Regione Sicilia lei si è limitato a citare la parte che la compiaceva di più, vale a dire il rispetto della decisione del Governo, pur non condivisa, di non procedere alla realizzazione del ponte. Il presidente della Regione Sicilia - cito le dichiarazioni rilasciate alle agenzie di stampa - ha anche aggiunto che la regione comunque programmerà le risorse e le priorità in funzione della realizzazione del ponte.
Dunque, dobbiamo comprendere di cosa stiamo parlando, anche perché siamo in diretta televisiva, in modo che il paese abbia la possibilità di capire la situazione. Questo Governo, con effetto immediato, ha deciso di sottrarre importanti risorse per le opere infrastrutturali al Mezzogiorno, e in particolare alla Sicilia. A fronte della sottrazione, reale, concreta e con effetto immediato, di tali risorse, il Governo si è lanciato in una serie di promesse, di programmazioni, di «faremo», di «realizzeremo». Rispetto alla coniugazione dei verbi al presente per quanto concerne la sottrazione delle risorse al nostro territorio, non è sufficiente impegnarsi in una serie di coniugazioni al futuro. Ciò era comprensibile a pochi mesi dall'insediamento del Governo: dopo un anno, ci piacerebbe vedere qualcosa di concreto, che dimostri come quanto meno, pur nella divergenza di vedute sulle priorità delle opere infrastrutturali, si voglia fare qualcosa per il Mezzogiorno e per la Sicilia. Siamo ancora alla coniugazione dei verbi al futuro: prendiamo atto che ci dobbiamo confrontare con una serie di promesse che non saranno mai mantenute...
PRESIDENTE. Onorevole Neri, la prego di concludere.
SEBASTIANO NERI. Concludo, signor Presidente. Con il comma 981 della legge finanziaria avete destinato una parte delle Pag. 58risorse per il Ponte alla Pedemontana di Formia. Le risorse che lei oggi dichiara di voler destinare alla Sicilia e alla Calabria sono circa il 60 per cento di quelle necessarie per la realizzazione del ponte!
(Ridimensionamento degli interventi di manutenzione e di ammodernamento delle tratte ferroviarie annunciato da Rete ferroviaria Spa - n. 3-00818)
PRESIDENTE. L'onorevole Stradella ha facoltà di illustrare l'interrogazione Leone n. 3-00818 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 8), di cui è cofirmatario.
FRANCO STRADELLA. Signor Presidente, la società Rete ferroviaria italiana ha comunicato ad alcuni titolari di contratti di manutenzione ed ammodernamento di tratte ferroviarie la sospensione degli effetti contrattuali per questioni di bilancio. La decisione in sé è contrattualmente ammissibile, ma non è ammissibile che si sospendano tali lavori e si mettano in difficoltà aziende che producono materiali per l'ammodernamento delle ferrovie e che hanno programmato gli interventi.
Chiedo al Governo se tale notizia sia fondata e, qualora lo fosse, quali provvedimenti intenda assumere per evitare che vi sia il ricorso a cassa integrazione, licenziamenti e ad altri simili misure da parte delle aziende.
PRESIDENTE. Il ministro delle infrastrutture, Antonio Di Pietro, ha facoltà di rispondere.
ANTONIO DI PIETRO, Ministro delle infrastrutture. Voglio tranquillizzare il collega interrogante. Ammodernamento e sicurezza sono necessari interventi che le Ferrovie devono mettere al primo posto e che il Governo ha espressamente indicato alle stesse di mettere al primo posto.
È per questo che Rete ferroviaria italiana Spa nel biennio 2006-2007 ha pianificato - come già negli anni precedenti - un programma ben mirato di interventi di manutenzione straordinaria che, per appalti di lavori e forniture di opere, prevede 550 milioni di euro (non solo li prevede, ma li sta già utilizzando).
Il programma degli interventi di manutenzione straordinaria del 2007 prevede - e lo si sta realizzando - il rinnovo di 500 chilometri circa di binario e di 550 di deviatoi per un importo complessivo per appalto di lavori e forniture di tutti i materiali di 260 milioni di euro, in linea con le quantità fisiche dei lavori di manutenzione straordinaria degli anni che vanno dal 1999 al 2006.
Ferrovie dello Stato garantisce che non esiste alcun ridimensionamento degli interventi nell'ambito della manutenzione straordinaria dell'armamento, una richiesta questa che ho fatto espressamente anche dopo la sua interrogazione, onorevole Stradella, e quindi ho espressamente avuto assicurazione che gli interventi in corso sono in linea con le esigenze attuali del rinnovo degli impianti. Pertanto Rete ferroviaria italiana Spa destinerà una parte consistente dei finanziamenti ricevuti a questo settore, in coerenza con l'imprescindibile esigenza di garantire affidabilità e sicurezza negli impianti.
È evidente quindi che si condividono appieno le considerazioni svolte dagli interroganti ed assicuro che io personalmente e questo Governo vigileremo affinché Rete ferroviaria italiana Spa metta al primo posto l'ammodernamento, soprattutto quello finalizzato alla sicurezza.
PRESIDENTE. L'onorevole Stradella ha facoltà di replicare.
FRANCO STRADELLA. Signor Presidente, la risposta del ministro è apparentemente tranquillizzante e risolverebbe il problema, sennonché, dalle informazioni che abbiamo assunto e dalle comunicazioni che sono state fatte alle imprese, le cose non stanno esattamente così.
Capisco che tra i programmi del Governo vi sia l'ammodernamento e la messa in sicurezza di tratte ferroviarie, ci mancherebbe altro che non fosse così. Abbiamo Pag. 59però anche visto nel recente passato alcuni provvedimenti del Governo che attengono sia alle ferrovie che al sistema trasportistico in generale, nei quali non è stato tenuto conto dei contratti preesistenti, rispetto ai quali si è passati con molta disinvoltura alla revoca di concessioni e di autorizzazioni.
In questo caso le posso dire, signor ministro - per citare un caso specifico -, che all'interno dell'ATI mandataria, ARFER, Valditerra, Margaritelli, Pizzarotti ed IPA, sono stati sospesi due programmi prioritari, il 23o e il 38o, che contengono sia ammodernamento che fornitura di traversine.
Le imprese coinvolte devono necessariamente porre in cassa integrazione dipendenti per quel che riguarda la società di armamento ferroviario, mentre la ditta produttrice di traversine in cemento armato precompresso, che evidentemente devono essere costruite prima che i lavori vengano eseguiti, sono in estrema difficoltà perché si trovano i magazzini pieni.
Rete ferroviaria italiana Spa ha affermato che il problema è di cassa e non di bilancio, ovvero che c'è la copertura di bilancio per queste opere ma non quella di cassa.
Questo evidentemente comporta un trasferimento degli oneri dal Ministero delle infrastrutture alla previdenza sociale.
(Tempi di assegnazione agli enti beneficiari dei fondi relativi al cinque per mille - n. 3-00819)
PRESIDENTE. L'onorevole Formisano ha facoltà di illustrare l'interrogazione Volontè n. 3-00819 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 9), di cui è cofirmataria.
ANNA TERESA FORMISANO. Signor Presidente, signor ministro, la finanziaria del 2006 prevedeva in via sperimentale di assegnare il 5 per mille dell'IRPEF 2005 alle associazioni, fondazioni e ONLUS che si occupassero del non-profit, della ricerca scientifica e sanitaria, ovviamente regolarmente iscritte all'albo dell'Agenzia delle entrate.
Noi abbiamo già sentito la risposta del Governo: il 1o febbraio il sottosegretario Lettieri (leggo testualmente per non sbagliare) rispondeva che, allo stato, non è possibile per l'Agenzia fornire dati di dettaglio circa gli effettivi fruitori del beneficio. Tali elementi, non appena resi definitivi, saranno comunicati al ministero, che provvederà.
Abbiamo, pertanto, presentato questa interrogazione, perché, ad oggi, secondo quanto è dato sapere, nulla è stato assegnato a queste fondazioni, a queste ONLUS, a queste associazioni.
Capisce bene, signor ministro, che il mondo delle associazioni non vive di grandi rendite: vive, soprattutto, sulla base di disposizioni personali...
PRESIDENTE. Onorevole Formisano, la prego di concludere.
ANNA TERESA FORMISANO. Signor Presidente, chiediamo che venga fissata una data certa entro la quale il Governo ci comunicherà quando verranno assegnate tali somme.
PRESIDENTE. Il ministro dell'economia e delle finanze, Tommaso Padoa Schioppa, ha facoltà di rispondere.
TOMMASO PADOA SCHIOPPA, Ministro dell'economia e delle finanze. Signor Presidente, rispondo all'interrogazione, indicando innanzitutto che il beneficio del 5 per mille è stato introdotto in via sperimentale nella legge del 23 dicembre 2005, cioè la legge finanziaria per il 2006.
Successivamente, con apposito decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 20 gennaio 2006, sono state disciplinate le modalità di destinazione in base alla scelta del contribuente. Quel decreto prevede l'iscrizione in un apposito elenco di coloro che, enti ed associazioni, intendono usufruire del beneficio.
Ai sensi dell'articolo 6 dello stesso decreto del Presidente del Consiglio dei Pag. 60ministri del 20 gennaio 2006, l'Agenzia delle entrate, sulla base delle scelte operate dai contribuenti per il periodo di imposta 2005, trasmette in via telematica al Ministero del lavoro e della previdenza sociale, al Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca scientifica, al Ministero della salute, al Ministero dell'interno ed al Ministero dell'economia e delle finanze-Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato i dati occorrenti a stabilire gli importi delle somme che spettano a ciascun soggetto ovvero a ciascun comune.
Le quote del 5 per mille sono poi ripartite con decreto del ministro dell'economia e delle finanze tra gli stati di previsione delle predette amministrazioni.
Detto questo, l'attività ricognitiva circa la sussistenza dei requisiti che danno diritto all'iscrizione è stata avviata dall'Agenzia delle entrate a partire dalla seconda metà del 2006 ed è adesso in fase di completamento. In proposito, l'Agenzia precisa che questa attività di carattere amministrativo ha preso le mosse dal controllo sulle autocertificazioni prodotte da quasi 30 mila soggetti iscritti ed è andata ad aggiungersi ai normali compiti d'istituto. Perciò ha richiesto tempi tecnici piuttosto lunghi.
Allo stato attuale, l'Agenzia delle entrate sta dando un forte impulso alle attività in argomento, nell'intento di completare i dovuti controlli nell'arco dei prossimi mesi.
Nel contempo, l'Agenzia ha iniziato l'elaborazione dei dati relativi alle preferenze espresse dai contribuenti sia a favore di un determinato settore agevolato, sia nei confronti di singoli nominativi.
Tale attività è cominciata all'inizio di quest'anno, perché si è dovuto attendere l'acquisizione di tutte le dichiarazioni prodotte attraverso i diversi canali, comprese quelle integrative e sostitutive.
Superate le due fasi che ho appena indicato, gli elenchi degli aventi diritto, con la specifica delle preferenze accordate, saranno comunicati...
PRESIDENTE. Signor ministro, la prego di concludere.
TOMMASO PADOA SCHIOPPA, Ministro dell'economia e delle finanze.... ai fini delle incombenze, propedeutiche all'esecuzione finale della procedura.
Sulla base di quanto ho affermato (eventualmente potrei anche lasciare agli atti un'articolazione più ampia della mia risposta), penso che sia, allo stato attuale, questione ancora di qualche mese.
PRESIDENTE. L'onorevole Galletti, cofirmatario dell'interrogazione, ha facoltà di replicare.
GIAN LUCA GALLETTI. Signor Presidente, a nome del mio gruppo, dichiaro di essere insoddisfatto della risposta del signor ministro. Stiamo giocando col fuoco.
Alla fine del gioco, però, coloro che rischiano di rimanere bruciate sono proprio le associazioni non-profit. Per loro natura, tali associazioni sono economicamente e finanziariamente deboli. Molte delle suddette associazioni vivono sull'aspettativa del contributo di cui si tratta. Lo Stato ha incassato l'IRPEF, anche il 5 per mille di competenza delle associazioni non-profit, già nel 2006, per cui è ormai più di un anno che sta trattenendo impropriamente somme che la legge stabilisce debbano spettare ad altri soggetti.
Bisogna, quindi, che in tempi brevi tali somme pervengano a chi ne deve avere la disponibilità. Abbiamo ritenuto, infatti, che si è trattato di un provvedimento valido, tanto è vero che lo abbiamo riproposto e lo abbiamo fatto reintrodurre proprio nel corso dell'esame in Assemblea del disegno di legge finanziaria per l'anno 2007, perché abbiamo pensato tutti, in maniera bipartisan, che tale misura rappresentasse davvero un aiuto a tutte le associazioni di volontariato che svolgono un ruolo essenziale sul territorio.
Se non si dà certezza a tale contributo si fa più male che bene, perché le citate associazioni hanno già iniziato a spendere l'aspettativa del contributo. Se non lo si attribuisce loro in tempi brevi si rischiano Pag. 61di creare più problemi di quanti ne avremmo creati non disponendo del ricordato provvedimento.
Mi aspetto pertanto che - non tra alcuni mesi, signor ministro, e lo dico nell'interesse di tutti, ma tra alcuni giorni - si inizino a restituire le somme spettanti ai loro legittimi proprietari e, soprattutto, che si riesca a definire in seno al ministero una procedura che permetta di stabilire una certezza sui tempi per il prossimo anno.
(Iniziative per l'omogeneizzazione della valutazione catastale degli immobili - n. 3-00820)
PRESIDENTE. L'onorevole Nardi ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00820 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 10).
MASSIMO NARDI. Signor ministro, come ella ben sa per esserne stato il principale fautore, la legge finanziaria per l'anno 2007 prevede una rivisitazione degli estimi catastali. Ovviamente, ciò comporterà un incremento significativo dell'ICI che, peraltro, sarà anche «schizofrenico», almeno per quanto riguarda le periferie delle grandi città. In alcune aree limitrofe a queste ultime, infatti, quali ad esempio il comune di Frascati, ci si troverà di fronte a situazioni per cui i cittadini di quel comune pagheranno il triplo di quanto pagano i propri dirimpettai, che appartengono alla periferia di Roma. Non solo: gli stessi cittadini di Frascati pagheranno la stessa cifra che versano coloro che abitano nel centro storico.
Le chiedo quindi, signor ministro, se sia a conoscenza di tale aspetto e cosa immagini di poter fare il Governo per porre rimedio alla suddetta situazione.
PRESIDENTE. Il ministro dell'economia e delle finanze, Tommaso Padoa Schioppa, ha facoltà di rispondere.
TOMMASO PADOA SCHIOPPA, Ministro dell'economia e delle finanze. Signor Presidente, con l'articolo 3, comma 154, della legge 23 dicembre 1996, n. 662 è stata conferita delega al Governo ad emanare disposizioni attuative per procedere alle operazioni in materia di revisione degli estimi del nuovo catasto edilizio urbano. Tali disposizioni sono state emanate con il decreto del Presidente della Repubblica 23 marzo 1998, n. 138 che, tra le varie attività propedeutiche all'attuazione del processo revisionale, prevedeva la revisione delle zone censuarie e l'articolazione del territorio comunale in microzone omogenee. L'Agenzia del territorio ha fatto presente che, allo stato attuale, il processo attivato con la suddetta norma ha portato alla rivisitazione dei perimetri delle zone censuarie ed all'articolazione del territorio comunale in microzone ad opera degli stessi comuni. La ridefinizione dei criteri di classamento per la determinazione delle rendite catastali e la revisione dei quadri di qualificazione e di classificazione delle relative tariffe d'estimo, invece, non hanno potuto trovare attuazione, in quanto gli studi e le sperimentazioni, confermando l'obsolescenza del vigente sistema estimale, risalente nel tempo, hanno indotto ad orientare l'azione dell'amministrazione verso la progettazione di nuovo sistema.
L'obsolescenza è strutturalmente connessa al carattere comparativo dell'attuale sistema. A tale impostazione, accolta dall'autorità politica, si ispira la riforma della struttura degli estimi catastali, prevista dall'articolo 4 del disegno di legge n. 1762, presentato il 4 ottobre 2006. L'approvazione di questo disegno di legge e dei successivi provvedimenti attuativi determinerà i presupposti per la ridefinizione del sistema catastale.
Nelle more della definizione del processo revisionale generale è comunque possibile avviare un processo di revisione parziale degli estimi, ai sensi di quanto previsto dall'articolo 37 della legge 22 dicembre 1986, n. 917, che può essere attuato per singoli comuni o zone censuarie.
Il competente ufficio provinciale del territorio di Roma ha attivato le verifiche Pag. 62di competenza al fine di accertare la sussistenza dei presupposti stabiliti dalla legge, che richiede comunque il parere favorevole della commissione censuaria centrale per l'adozione del provvedimento di revisione.
PRESIDENTE. L'onorevole Nardi ha facoltà di replicare.
MASSIMO NARDI. Signor Presidente, signor ministro, debbo dire sinceramente che sono molto insoddisfatto. Infatti, dovrò andare dai cittadini a spiegare che questa vessazione, o almeno da loro ritenuta tale, troverà forse soluzione in tempi e percorsi che sembrano essere particolarmente lunghi. Da quanto lei ha esplicato in questo contesto, la suddetta soluzione è subordinata ad iniziative del comune di Roma e della commissione censuaria centrale. Non mi sembra questo il modo per risolvere i problemi nell'immediato.
A nostro giudizio, signor ministro, forse la soluzione migliore sarebbe quella attuata in passato dal ministro Tremonti attraverso un decreto legislativo volto ad aprire (o a riaprire) una finestra temporale e normativa che permetta ai comuni di individuare le microzone rimaste inevase.
Riteniamo questo percorso transitorio perché, come immagino lei saprà, noi della Democrazia Cristiana-Partito Socialista e della Casa delle libertà siamo su posizioni politiche diverse rispetto alle vostre. A nostro avviso, il Governo avrebbe dovuto imboccare un'altra strada riguardo all'ICI, arrivando all'abolizione della tassazione relativa alla prima casa.
Avevate preso un altro percorso, promettendo ai cittadini italiani una riduzione dell'ICI. Ci troviamo invece di fronte ad una situazione in cui i comuni, peraltro amministrati da giunte di centrosinistra e di sinistra, aumentano significativamente l'ICI, vessando in continuazione i cittadini.
Avevate pensato di trasmettere un messaggio di equità alla vostra maggioranza e a quanti vi sostengono. Se questa è l'equità che dimostrate ai cittadini in situazioni così difficili e drammatiche come quella che riguarda, per esempio, il comune di Frascati, mi sembra che tale equità poco si addica ad un Governo di centrosinistra.
(Iniziative per l'assunzione degli idonei del concorso per funzionari dell'Agenzia delle entrate bandito nell'ottobre 2005 - n. 3-00821)
PRESIDENTE. L'onorevole Mungo ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00821 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 11).
DONATELLA MUNGO. Signor Presidente, spenderò poche parole per illustrare una vicenda abbastanza nota, poiché è stata anche oggetto di numerosi atti parlamentari presentati, nelle scorse settimane, sia alla Camera sia al Senato. Ad essi è stata data risposta in un momento precedente all'emanazione di un nuovo bando di concorso per l'Agenzia delle entrate e pertanto ripropongo tale argomento in questa sede.
Vorrei chiedere al signor ministro se sia possibile un intervento che vada incontro alle legittime aspettative degli idonei della graduatoria per il concorso bandito due anni fa, nel rispetto degli impegni assunti con la legge finanziaria, che prevedevano la possibilità di attingere alle graduatorie già esistenti per rafforzare la lotta all'evasione e all'elusione fiscale, senza costi aggiuntivi.
PRESIDENTE. Il ministro dell'economia e delle finanze, Tommaso Padoa Schioppa, ha facoltà di rispondere.
TOMMASO PADOA SCHIOPPA, Ministro dell'economia e delle finanze. Signor Presidente, risponderò molto brevemente.
L'onorevole interrogante sa che le pubbliche amministrazioni non sono tenute a norma di legge a procedere allo scorrimento di una graduatoria concorsuale ancora efficace e, nell'esercizio del proprio potere discrezionale, possono decidere di bandire un nuovo concorso.Pag. 63
Il vantaggio di un nuovo concorso è quello di poter procedere ad una selezione in grado di offrire un'opportunità a coloro che non avevano potuto partecipare al concorso precedente, consentendo quindi un reclutamento di qualità più elevata proprio per l'afflusso di nuovi candidati.
Nel caso specifico, l'Agenzia ha precisato che esistono, infatti, ragioni di opportunità, di equità e di convenienza che indicano come l'eventuale decisione di bandire un nuovo concorso configurerebbe un esercizio corretto del potere discrezionale a cui ho accennato.
Per queste ragioni, penso sia equo procedere nel modo in cui stiamo facendo, vale a dire bandire un nuovo concorso ed assicurare in questo modo una qualità dei neoassunti pari alla posta in gioco. Infatti, qui si tratta di avere funzionari che abbiano la capacità, attraverso la loro competenza tecnica, di aumentare in maniera consistente il flusso delle entrate attraverso un'operazione più efficace di contrasto all'evasione fiscale.
PRESIDENTE. L'onorevole Mungo ha facoltà di replicare.
DONATELLA MUNGO. La risposta non mi lascia soddisfatta, in quanto è simile a quella che abbiamo ricevuto anche in Commissione. Mi permetto, tuttavia, di sottolineare alcuni aspetti.
Non vorrei che si pensasse che qualcuno in quest'aula, o nel paese, non voglia il meglio per quanto riguarda la pubblica amministrazione, in particolare per ruoli di tale delicatezza come quelli dell'Agenzia delle entrate. Non vorrei però che si mettessero in contrapposizione i giovani disoccupati in attesa di fare il concorso, da una parte, e gli idonei di un concorso, dall'altra. Infatti, non mi sembra corretto che il principio molto alto espresso dal ministro - e che condividiamo - si debba scaricare poi sui giovani. Ricordo, peraltro, che l'età massima per partecipare al concorso delle graduatorie di cui stiamo parlando era di trentadue anni; pertanto, alcuni di coloro che sono nelle graduatorie rischiano di non poter partecipare nuovamente a procedure concorsuali di questo tipo.
Vorrei sottolineare un altro aspetto. È senz'altro diritto dell'amministrazione riproporre un bando, è anche prassi consolidata, però, attingere dalla graduatoria in scadenza. Per esempio, come abbiamo sentito nell'interrogazione precedente riguardante gli ispettori del lavoro, si è parlato di una graduatoria in atto. Questo avviene anche per ragioni di economicità e di efficienza della pubblica amministrazione, in quanto si tratta di principi altrettanto importanti.
Quello che mi sento di dire a questo punto è che, visto che nei prossimi giorni il comitato degli idonei sarà presente a Roma ed andrà a Palazzo Chigi a chiedere un incontro per trovare una possibile soluzione del loro problema, mi auguro che il ministro o un suo delegato incontri questi giovani, al fine di cercare soluzioni idonee a risolvere il loro problema occupazionale.
(Iniziative urgenti per l'individuazione di adeguate risorse finanziarie in favore degli istituti scolastici - n. 3-00822)
PRESIDENTE. L'onorevole Ghizzoni ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00822 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 12).
MANUELA GHIZZONI. Signor ministro, da molte province giungono notizie allarmanti sullo stato di indebitamento delle scuole. Si tratta - è vero - di una pesante eredità del precedente Governo, che tra il 2000 e il 2006 ha ridotto i trasferimenti per più di 760 milioni di euro. Così, sono venuti meno 494 milioni di euro per le supplenze: si tratta di spese obbligatorie per le scuole, poichè i dirigenti scolastici per legge devono nominare i supplenti di docenti assenti.
Inoltre, dal 2003 - è bene ricordarlo - la conquista sociale della maternità retribuita al 100 per cento per le supplenti grava sul budget dei singoli istituti. Lo squilibrio dunque tra le entrate non pervenute e le Pag. 64spese non comprimibili ha quindi condotto le scuole alla difficile situazione attuale nella quale i dirigenti non possono pagare le supplenze già effettuate, oppure non procedono alle nuove nomine. Siamo pertanto intenzionati a chiedere se il ministero non intenda adottare un piano pluriennale di assorbimento del debito pregresso delle scuole e se non intenda imputare nel proprio bilancio le spese per le supplenze legate alla maternità.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
MANUELA GHIZZONI. Ho concluso. Signor ministro queste misure sono urgenti e permetteranno alle scuole di assolvere con serenità ed autorevolezza il proprio delicatissimo e strategico compito per il futuro del nostro paese.
PRESIDENTE. Il ministro dell'economia e delle finanze, Tommaso Padoa Schioppa, ha facoltà di rispondere.
TOMMASO PADOA SCHIOPPA, Ministro dell'economia e delle finanze. Presidente, l'onorevole Manuela Ghizzoni e altri interroganti chiedono di conoscere quali iniziative si intendano assumere per garantire agli istituti scolastici le risorse finanziarie necessarie per il loro funzionamento, tra cui il versamento della tarsu ai comuni.
Per quanto riguarda le spese per supplenze brevi, vorrei far presente che le stesse sono state fissate dalla legge in 565 milioni di euro, a decorrere dall'anno 2006. Questo importo è stato ridotto di 25 milioni, a decorrere dal corrente anno, in applicazione della legge finanziaria per il 2007, che prevede l'obiettivo di ricondurre gli scostamenti più significativi delle assenze ai valori medi nazionali. Ci sono buone ragioni per avere dubbi sulla validità di questi scostamenti e ritenere, quindi, che un migliore controllo possa ridurre quelle assenze.
Il Ministero dell'istruzione ha attivato un monitoraggio dal quale è emersa una situazione molto diversa da regione a regione. L'accentramento delle risorse, previsto dalle nuove norme introdotte con l'ultima legge finanziaria, ha consentito operazioni compensative attraverso le quali si è provveduto a soddisfare le emergenze più gravi. In questo quadro, è stata già fatta una missione speciale per l'Emilia Romagna, dalla quale è emersa, per settantuno scuole, una situazione che stava diventando particolarmente difficile.
Per quanto riguarda poi le spese per il pagamento dei compensi da corrispondere ai docenti componenti le commissioni per gli esami di Stato, ricordo che il decreto-legge n. 210 del 2006 ha elevato lo stanziamento finalizzato a tale scopo di circa 23 milioni di euro per il 2006, portandolo a 63 milioni di euro. Inoltre, la legge n. 1 del 2007 ha previsto un'integrazione delle risorse destinate allo scopo pari a 97 milioni di euro a decorrere dall'anno 2007; la spesa complessiva per i compensi in questione viene così ad attestarsi sui 138 milioni di euro a decorrere dal 2007.
Inoltre, con la legge finanziaria per il 2007, sono stati previsti interventi a favore delle istituzioni scolastiche. L'articolo 1, comma 601, prevede l'istituzione di due fondi nello stato di previsione del Ministero della pubblica istruzione e l'articolo 1, comma 634, ha autorizzato, a decorrere dall'anno 2007, per esigenze organizzative e didattiche delle istituzioni scolastiche, la spesa di 220 milioni di euro.
Conseguentemente a quanto esposto, il Ministero dell'istruzione ha potuto provvedere, in data 11 aprile scorso, alla rimessione agli istituti della prima quota del finanziamento 2007 e provvederà, entro la prima metà di maggio, all'accredito di una seconda quota.
Infine, per le somme necessarie per il pagamento della tarsu, si fa presente che, presso la Presidenza del Consiglio, si sono tenute riunioni tecniche dalle quali è emersa la necessità primaria di una quantificazione aggiornata delle esigenze che il Ministero dell'istruzione sta già conducendo.
PRESIDENTE. L'onorevole Rusconi, cofirmatario dell'interrogazione, ha facoltà di replicare.
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ANTONIO RUSCONI. Onorevole ministro, a nome del gruppo de L'Ulivo, la ringraziamo per l'attenzione con la quale il Governo intende seguire il problema. Vorrei, però, svolgere alcune considerazioni.
Andrebbe ribadita la consapevolezza che la maggior parte dei problemi economici che attualmente gravano sulle scuole statali italiane sono riferibili ai tagli effettuati dal ministro Moratti nel quadriennio 2002-2006. La credibilità della scuola italiana è in gioco, se non vi saranno, in tempi brevi, risposte per restituire agli istituti scolastici le opportune risorse finanziarie.
Emerge, dunque, l'esigenza, in parte comprovata dalla sua risposta, di atti emergenziali. D'altro canto, non si può rimotivare e rilanciare il ruolo dei docenti se non vengono nominati o, addirittura, non pagati i supplenti. Sono, altresì, necessarie riforme strutturali, tenendo conto, peraltro, che il costo della maternità coinvolge non solo l'ambito dell'istruzione, ma pesa soprattutto sulla previdenza sociale.
Onorevole ministro, nel programma dell'Unione, abbiamo scritto che la scuola, investimento nella speranza e nel futuro delle nuove generazioni, deve diventare una priorità per il nostro paese. Per tale ragione, ad oggi, si aspettano ulteriori risposte concrete sull'emergenza attinente alle supplenze, anche sulla base della prospettiva delineata in finanziaria.
(Applicazione della normativa riguardante il cosiddetto «cuneo fiscale» in relazione ai versamenti da effettuare entro il 18 giugno 2007 - n. 3-00823)
PRESIDENTE. L'onorevole Leo ha facoltà di illustrare l'interrogazione La Russa n. 3-00823 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 13), di cui è cofirmatario.
MAURIZIO LEO. Signor Presidente, signor ministro, una delle tematiche di maggior interesse della legge finanziaria per il 2007 è rappresentata dalle disposizioni sul cuneo fiscale, che si sostanzia in una riduzione dalla base imponibile IRAP del costo del lavoro. In particolare, mi riferisco ai contributi previdenziali ed assistenziali e ad un ammontare fisso di 5 mila euro per ciascun lavoratore dipendente a tempo indeterminato; questa somma è elevata a 10 mila euro per quanto attiene ai lavoratori che operano nel Mezzogiorno.
Come è noto, questa disciplina si rende già applicabile dal periodo d'imposta 2007, in sede di versamento dell'acconto nei mesi di giugno e luglio, ma richiede il preventivo assenso da parte dell'Unione europea. Quindi, desidererei sapere dal ministro lo stato dell'arte circa l'avvio delle iniziative, così da consentire alle imprese di fruire di questo beneficio.
PRESIDENTE. Il ministro dell'economia e delle finanze, Tommaso Padoa Schioppa, ha facoltà di rispondere.
TOMMASO PADOA SCHIOPPA, Ministro dell'economia e delle finanze. Telegraficamente, rispondo che la Commissione dovrà formulare la propria risposta entro l'inizio di giugno.
PRESIDENTE. L'onorevole Leo ha facoltà di replicare.
MAURIZIO LEO. Signor Presidente, ringrazio il ministro dell'economia poiché ci ha fornito una notizia che sembrava inattesa. Infatti, la normativa comunitaria (mi riferisco in particolare agli articoli 87 e 88 del Trattato) dice che una volta formulata la richiesta - ciò è avvenuto i primi giorni di aprile - la Commissione ha tempo diciotto mesi per poter fornire una risposta. Quindi, se in questo lasso temporale la Commissione non fornirà la risposta i contribuenti non potranno fruire dell'agevolazione; di conseguenza, in questa fase di «bulimia legislativa» vi è un ulteriore problema per le imprese. Teniamo presente, infatti, che dal provvedimento Visco-Bersani in poi abbiamo assistito a modifiche e correzioni; quindi, lo stato dell'arte è, effettivamente, confuso, complesso e nessuno sa più quello che deve fare.Pag. 66
La normativa fiscale di questi ultimi tempi farebbe rabbrividire gli studiosi della nostra materia: mi riferisco a Vanoni, a Visentini, a Cosciani, a De Gennaro, ad Allori e a Berliri, che hanno assistito ad un caotico legiferare; tra l'altro, soprattutto in quest'ultima fase, il governo dell'economia ha lasciato molto a desiderare.
Se posso citare ciò che disse il padre Dante nel famoso sesto canto del Purgatorio quando assieme a Virgilio incontrò Sordello, in materia di economia noi ci troviamo come «la serva Italia di dolore ostello, nave senza nocchiero in gran tempesta, non donna di provincia, ma bordello» (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 16,40 con il seguito dell'esame del testo unificato recante misure per il sostegno e la valorizzazione dei piccoli comuni.
La seduta, sospesa alle 16,20, è ripresa alle 16,40.