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Svolgimento di interpellanze urgenti.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.
(Condizioni tariffarie per l'approvvigionamento di energia elettrica a favore delle imprese del Sulcis Iglesiente - n. 2-00466)
PRESIDENTE. L'onorevole Mereu ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00466 (vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 1).
ANTONIO MEREU. Signor Presidente, è già la terza volta che trattiamo il problema in quest'aula con il Governo, e non possiamo che essere ancora oggi preoccupati, nonostante due mesi fa lo stesso viceministro D'Antoni ci avesse tranquillizzato e ci avesse fatto ben sperare per il futuro. Come ho già ricordato altre volte, quello delle tariffe elettriche agevolate per il territorio del Sulcis Iglesiente è un problema importantissimo e reale. Tutte le forze politiche ne sono ormai convinte ed anche il Governo precedente, il Governo Berlusconi, aveva adottato un apposito provvedimento fin dal 2005. In tale provvedimento erano contenute, negli articoli 11, 12, 13 e 14, tutte quelle disposizioni volte ad approntare una soluzione per il nostro territorio. Vorrei ricordare che il viceministro nell'ultima occasione si esprimeva in senso positivo e in particolare ricordava che il Governo si stava muovendo in conformità alle disposizioni contenute nella legge n. 80 del 2005. Ciò vuol dire che si richiamava e dava continuità alla politica promossa dal Governo di centrodestra.
Il viceministro aveva anche comunicato che il ministro Bersani, personalmente, aveva incontrato il commissario Kroes e che il Governo in carica aveva tra l'altro ricevuto una lettera da parte della Commissione europea nella quale si comunicava che la Sardegna, in effetti, versava in una situazione di chiara difficoltà, per cui questi aiuti potevano essere riconosciuti. E quindi, avendo ricevuto questa risposta dalla Commissione europea, riteneva che il provvedimento sarebbe andato in porto nel breve tempo e di aver pertanto risposto positivamente alla mia interpellanza.
Vorrei ricordare che sino ad allora, purtroppo, non è successo assolutamente nulla e che - cosa non di poco conto - in quei territori, dove sono siti i nostri stabilimenti, fino a ieri abbiamo avuto, ad esempio a Portoscuso, un sindaco di sinistra; così come nel territorio in cui si trova la miniera per la quale aspettiamo di avere finalmente risposte positive per la produzione del carbone, vi è un sindaco di sinistra; i sindaci dei territori di Carbonia-Iglesias, che sono interessati direttamente allo sviluppo del nostro territorio, sono anch'essi sindaci di sinistra; così come di sinistra sono la nuova provincia del Sulcis Iglesiente, la regione sarda, ed anche questo Governo.
Credo quindi che rispetto ad una situazione così consolidata non possa essere neanche sostenuta dall'attuale Governo l'esistenza di differenze comportamentali. Tuttavia, nel frattempo, si sono purtroppo registrate anche delle novità negative, perché non solo non si è realizzato quanto il viceministro D'Antoni ci aveva detto, ma recentemente c'è stata una marcia del lavoro che ha visto soprattutto impegnato un partito di Governo come Rifondazione Comunista, che reclamava quello che noi oggi stiamo chiedendo con questa interpellanza.Pag. 39
A Cagliari è stato organizzato un convegno da Legambiente, patrocinato anche dal ministro Pecoraro Scanio, in cui si gridava allo scandalo perché la Sardegna, per poter risolvere i suoi problemi, voleva di fatto ripartire con una miniera di carbone, per la quale ci stiamo battendo.
Alla fine è da poco che il consorzio industriale si deve attivare per adeguare le strutture a quelle che saranno - noi speriamo e continuiamo a sperarlo ed a chiederlo - le soluzioni del caso; quindi, deve adeguare le proprie strutture affinché in quel porto possano approdare navi che scarichino carbone anche dall'estero, giacché così è previsto. Il ministro Pecoraro Scanio ha dichiarato che non si può eseguire alcun lavoro nel porto se prima non viene bloccato tutto ciò che può costituire inquinamento dalla terra verso il mare, installando praticamente delle dighe a cinquanta metri di profondità. Assistiamo cioè ad una involuzione del problema, e quindi siamo preoccupati ed imbarazzati.
Capisco bene che D'Antoni possa anche ricordare che ci siamo visti solo due mesi fa e che già torniamo a discutere della questione, ma questo rappresenta l'unico modo; ritengo, infatti, che l'Assemblea sia il luogo nel quale debbano essere fornite risposte concrete. Spesso e volentieri, chi rilascia dichiarazioni sui giornali - mi riferisco soprattutto alla regione sarda ed alla provincia - sostiene che sono in atto soluzioni contrarie a quanto afferma il Governo. Ritengo, quindi, che ciò sia stato irriguardoso, non solo nei confronti di colui che sta svolgendo l'interpellanza in questo momento, ma soprattutto del Governo, perché riteniamo che chi interviene in questa sede è persona che merita il nostro rispetto.
Guai a pensare che quanto si dice qui non ha alcun valore. Siamo preoccupati per il fatto che questa soluzione, determinante per lo sviluppo del territorio, tardi ad essere adottata, essendo ormai trascorsi cinque anni. Non dimentichiamo che uno studente liceale in quel tempo si laurea e che al termine della laurea, se non trova lavoro, deve andarsene via. Cinque anni sono una vita nel nostro tempo e nelle condizioni in cui siamo abituati a lavorare oggi; sappiamo bene che oggi il tempo non solo è denaro, come si diceva una volta, ma scorre effettivamente veloce.
Ricordo dunque al Governo che questo è un problema rispetto al quale tutti ci dobbiamo impegnare: ci dica dunque se quanto sta facendo procede nella direzione di una soluzione o se invece qualcuno nutra alcuni dubbi al riguardo (ma noi siamo aperti a tutto, come ho sempre sostenuto). Il punto non è mettere in difficoltà il Governo, anzi, sono venuto qui per sollecitare una soluzione perché, se una soluzione c'è, daremo atto anche al Governo di aver contribuito alla realizzazione della stessa.
PRESIDENTE. Il viceministro dello sviluppo economico, Sergio Antonio D'Antoni, ha facoltà di rispondere.
SERGIO ANTONIO D'ANTONI, Viceministro dello sviluppo economico. Signor Presidente, la ricostruzione che l'onorevole Mereu ha qui tracciato della vicenda corrisponde alla realtà, nel senso che già in febbraio fummo interpellati su questa stessa materia, e il Governo, attraverso la mia persona, puntualizzò come stavano le cose.
Dunque, ripeto oggi quello che dissi allora, e cioè che il Governo è per il rispetto della legge 14 maggio 2005 n. 80, nel senso cioè che essa possa venire applicata.
A tale ultimo proposito è però necessaria l'autorizzazione della Comunità europea, perché, come l'onorevole Mereu e come tutti noi sappiamo, questi interventi vengono classificati dalla Commissione europea come aiuti di Stato e, in quanto tali, devono essere autorizzati.
Per questa ragione, in data 1 febbraio 2007, citai proprio in questa sede - lo ricordava l'onorevole Mereu - una lettera che il direttore generale della Direzione aiuti di Stato della Commissione europea, Drabbe, aveva inviato, nella quale si sottolineava il fatto che non potevano essere autorizzati aiuti, salvo circostanze davveroPag. 40eccezionali. Al riguardo, il caso della Sardegna - ed in particolare dell'attuale situazione infrastrutturale - rappresentava un'ipotesi di eccezionalità.
Quindi la Commissione riconosceva, attraverso la suddetta lettera, l'eccezionalità.
Per questa ragione, in quella occasione dissi che la nostra previsione era che sulla base di questa lettera ritenevamo che a breve la questione sarebbe stata risolta.
Purtroppo i tempi della Comunità non sono quelli italiani e non sono veloci come auspicheremmo, nel senso che, a seguito di quella lettera, ci saremmo aspettati una autorizzazione successiva che ci consentisse di procedere. Questa autorizzazione, invece, non è ancora arrivata, perché da parte della Comunità europea è stato sottolineato che c'era bisogno di ulteriori interventi tecnici di approfondimento, pur avendo salvaguardato il principio e avendo considerata la Sardegna, come ho citato, una situazione davvero eccezionale.
Quindi, non siamo stati fermi, perché il ministro Bersani ha incontrato di nuovo il commissario Kroes, il quale ha sottolineato nuovamente la necessità di sbloccare questa vicenda. Il tema è stato oggetto anche di un esame da parte del Consiglio europeo, dove si è parlato della questione energetica legata al problema climatico, sottolineando l'importanza di un intervento che venga incontro ai costi, soprattutto nei settori ad alta intensità energetica. Quindi, anche in quella occasione, il Governo italiano si è fatto portatore di questa esigenza.
Ultimamente, in data 13 aprile, il ministero ha inviato un'ulteriore lettera al capo della Direzione aiuti di Stato della Commissione Europea, Drabbe, nella quale è stato chiesto in modo formale - era già stato detto, ma non in modo puntuale e formale - di autorizzare le misure tariffarie di cui trattasi, perché non si configurano come aiuti di Stato.
Sulla base di questa lettera ci aspettiamo che la risposta arrivi in tempi brevi e ci stiamo battendo, come emerge da questa ricostruzione dei fatti, affinché ciò avvenga, perché ci rendiamo conto che la questione posta nell'interpellanza e, complessivamente, il problema di questi territori hanno bisogno di una risposta positiva.
Quindi, stiamo lavorando intensamente affinché arrivi finalmente l'autorizzazione da parte della Commissione Europea e possa essere attuata la legge n. 80 del 2005.
PRESIDENTE. L'onorevole Mereu ha facoltà di replicare.
ANTONIO MEREU. Signor Presidente, vorrei ringraziare il ministro D'Antoni, che ancora una volta è stato chiaro ed ha espresso ciò che desideravamo sentire, anche se sappiamo tutti che i tempi sono frutto del lavoro che verrà svolto d'ora in poi. Ringrazio il ministro D'Antoni anche perché sapevo che era impegnato, ma è venuto ugualmente in aula sapendo quanto noi tenessimo alla sua risposta.
Mi ritengo parzialmente soddisfatto e uso questo termine non tanto perché io non sia soddisfatto della risposta del Governo, quanto perché, per dichiararsi soddisfatti, è necessario che il problema sia risolto completamente. Però, ritengo si stia andando nella direzione giusta e inviterei il ministro a prendere contatti con la regione Sardegna perché - magari domani mattina - si appresterà immediatamente a smentire, come ha fatto con il suo assessore in una precedente interrogazione, dicendo che quanto qui affermato non corrisponde a verità. Infatti, come tutti possiamo immaginare, creiamo del terrorismo - non è una mia frase -, ma di fatto è così, perché in quel territorio, in questo momento, l'unico sviluppo si può ottenere con questo tipo di soluzione, non con altre.
Faccio presente, inoltre, che ho avuto un'esperienza importante, per la quale ringrazio il Presidente Bertinotti, che mi ha dato l'opportunità di recarmi a Washington per parlare dei cambiamenti climatici. Da lì ho tratto un insegnamento: quando parliamo di ambiente e di necessità di un intervento, non dimentichiamo che, in riferimento alla qualità della vita, si deve partire dal presupposto che la vitaPag. 41sia condotta in maniera rispettabile. È difficile far capire ai sudafricani - in quell'occasione qualcuno ha protestato in tal senso - che non hanno energia elettrica nel 50 per cento del paese, che non possono usare il carbone, perché si deve usare chissà quale alta tecnologia. Ciò vale in tutte le realtà, magari piccole, che anche in Italia esistono.
Quindi, se si devono trovare delle soluzioni sotto questo aspetto, è compito del Governo e del Parlamento fare in modo che si trovino là dove sia possibile una maggiore riduzione, ma non si può obbligare tutti ad un medesimo comportamento, perché non tutti hanno la qualità della vita che noi ci aspettiamo. Noi siamo in un territorio in cui la qualità della vita è ancora di là da venire.
Concludo, ribadendo che seguiremo la vicenda - e non vorremmo trovarci di nuovo qui tra due mesi - soprattutto perché siamo preoccupati non tanto della difficoltà del problema e della sua mancata soluzione, quanto che altre componenti di quei partiti che compongono il Governo diffondano nel territorio informazioni inesistenti. Diamo comunque atto al ministro di quanto riferito a nome del Governo in quest'aula.
(Valutazioni del Governo sulla cosiddetta «circolare Maddalena» - n. 2-00438)
PRESIDENTE. L'onorevole Brigandì ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00438 (vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 2).
MATTEO BRIGANDÌ. Signor Presidente, signor sottosegretario Li Gotti, l'interpellanza in esame non vuole essere in odio al procuratore della Repubblica di Torino; anzi, prima di illustrarla, intendo esprimere i sensi della mia stima nei confronti di quel magistrato, che oltre ad essere molto preparato, assolve al proprio dovere tenendosi lontano sia dalla ricerca di un'esposizione mediatica, sia dall'inserimento del proprio lavoro in una logica politica. Ciò gli fa ancora più vanto avendo a capo della Procura generale un magistrato schierato politicamente che, nelle relazioni di apertura dell'anno giudiziario, invece di occuparsi di giurisdizione si occupa dei problemi della Fiat.
Intendo dire che la «circolare Maddalena » è un atto astrattamente condivisibile. Forse sarebbe stato meglio non scriverla ma attuarla; in ogni caso essa ha formalizzato la richiesta dei sostituti procuratori nel senso della inutilità di proseguire le indagini per i reati rientranti nell'indulto. Tali richieste, ancorché giuridicamente errate, perché l'accertamento del reato non è volto solamente ai fini dell'applicazione della pena, ma si estende anche ad altri fini, sia civilistici con le pronunce a favore della parte lesa, sia penalistici ai fini ad esempio della recidiva, dell'abitualità, della professionalità, e via dicendo, hanno introdotto, se ve ne fosse bisogno, una problematica molto seria relativa all'assetto costituzionale della magistratura. Le camere penali hanno colto il problema e sono insorte.
Analizziamo quindi la questione utilizzando la «circolare Maddalena» come mero spunto. La questione nasce da lontano. Nel periodo del fascismo tutte le istituzioni dello Stato erano in buona parte asservite al regime. Unica eccezione veniva dalla magistratura, che era un corpo, per così dire, a sé stante. Il fascismo non riuscì a scalfirne il senso delle istituzioni e ciò non perché i magistrati non fossero uomini come tutti gli altri, ma perché la magistratura aveva, per così dire, una governabilità monolitica che le permise di opporsi al fascismo, al punto che il fascismo istituì i tribunali speciali, vale a dire i tribunali costituiti dopo la commissione del reato con l'evidente fine di una conduzione del processo addomesticata; la loro abolizione fu uno dei primi atti del costituente dopo il fascismo. Si pensi che, quando il fascismo intervenne sui tribunali con la forza fisica e le minaccie, vi furono le cosiddette «sentenze suicide» le quali pronunciavano come imponeva il regime ma motivavano in modo contrario.Pag. 42
Tutto ciò non era casuale, ma derivava dall'assetto interno dell'ordine giudiziario. Il pretore era assimilabile all'odierno giudice di pace - solo che adesso vengono reclutati gli ultracinquantenni - e ai giudici onorari. L'uditore giudiziario oggi verrebbe definito un precario perché, se non confermato con un ulteriore concorso, veniva estromesso dalla magistratura (il concorso era quello di aggiunto giudiziario). I successivi passaggi - consigliere di corte di appello e consigliere di Cassazione - avvenivano per concorsi interni per titoli, ove le sentenze costituivano i titoli.
Appare quindi evidente che nella magistratura di allora non vi poteva essere spazio per chi intendeva utilizzare l'istituzione come trampolino di lancio per una carriera diversa. Non c'è stato nemmeno un caso di un magistrato che abbia avuto come primo incarico politico il posto di ministro dei lavori pubblici, menando a vanto i morti che aveva causato facendo il giudice, che però il clamore mediatico aveva esaltato. In buona sostanza, in magistratura vi era un rigido autogoverno che si trasformava in certezza della giurisdizione e certezza del diritto. Era impensabile valutare le possibilità di vittoria di una causa a seconda dell'orientamento politico del giudice.
Quando il fascismo cadde sembrò quasi naturale riproporre stima e fiducia nei magistrati. Si pianificò la carriera senza intoppi; oggi tutti i magistrati sono uguali a prescindere dalla loro capacità e dalla loro produzione lavorativa.
Si ripose in loro una attività che non era loro, quale quella investigativa. In tutti i paesi civili è il pubblico ministero, essendo giurista, a coordinare dal punto di vista giuridico le indagini. Fa per così dire l'avvocato per gli inquirenti d'accusa. In Italia, invece, è egli stesso l'accusa. E, proprio perché è l'accusa, ha cessato di essere un pubblico ministero, cioè colui che agisce per lo Stato nell'interesse della giustizia e diventa colui che traduce solo l'interesse punitivo dello Stato.
Il costituente del 1948 doveva scegliere se assettare la magistratura come potere o come ordine. Per i motivi di cui sopra, scelse questa seconda via, rese indipendente la magistratura - e quindi i giudici - da ogni potere, imbrigliandola nei principi del dovere. Il giudice è sottoposto alla legge, il giudice deve rendere giurisdizione, il pubblico ministero è obbligato a esercitare l'azione penale.
Il principio dell'esercizio di un potere democratico interveniva non immediatamente, ma mediatamente. Il popolo parlava attraverso il legislatore e, sottoponendo il giudice alla legge (solo così il giudice è legittimato in democrazia), in sostanza lo si sottoponeva al popolo.
Una concezione diversa, cioè quella di democrazia diretta in magistratura, avrebbe portato una sottoposizione al popolo e non alla legge del giudice, con l'ottenimento di una giustizia di maggioranza e, in quanto tale, non uguale per tutti.
La strada più seria sembrò quella di preferire il primato della legge. Ma si sa, gli uomini sono sempre uomini, e con l'andare del tempo i poteri, gli uomini e le istituzioni dello Stato impararono - per così dire - a «barare» sulla Costituzione, cercando di farsi sempre più largo. Questo non avvenne solo per la magistratura; si pensi alla Corte costituzionale che, pensata per vagliare il requisito di costituzionalità delle norme, finisce, con le sentenze interpretative di rigetto, per produrre leggi. La dimostrazione è data dal fatto che, se compriamo un codice, e leggiamo in commento le sentenze della Corte, ci rendiamo conto che sono vere e proprie novelle. La magistratura, anch'essa, cercò di allargare il proprio campo operativo, trasformò il Consiglio Superiore della magistratura in un «parlamentino» (offenderei l'intelligenza di chi ascolta, nel giustapporre le correnti dei giudici ai partiti che siedono in quest'aula); svincolò il singolo magistrato da ogni potere gerarchico, la qual cosa aveva tenuto uniti i giudici di fronte al fascismo, tant'è che oggi è normale il conflitto tra il procuratore della Repubblica e i suoi sostituti; inventò la teoria della supplenza, cioè quella di supplire al legislatore in caso di assenza, cioè di vuoto normativo. Per la verità i più accortiPag. 43usarono a giustificazione di questa teoria, il criterio dell'interpretazione analogica che, in tanto in quanto ammesso dalla dottrina, non si ritiene ancora come possibilità di fare norma.
Fin qui nulla sarebbe, se non vi fossero una serie di fenomeni preoccupanti. Il primo è la politicizzazione della magistratura, cioè la partecipazione al dibattito politico dei magistrati. Ricordo che, altro sottosegretario in una mia precedente interrogazione, disse di non procedere nei confronti di Caselli, che aveva scritto affermazioni del genere, per la prescrizione dell'azione disciplinare, con presa di posizione politica e ciò non solo con esternazioni, ma con linee di pronuncia giurisprudenziale!
Si pensi al dibattito sull'articolo 18 dello statuto dei lavoratori della scorsa legislatura, scaturito da un'interpretazione giurisprudenziale molto distante dai lavori preparatori, che ha portato di fatto l'aumento del precariato. Vi è anche un fenomeno interno che è dato dal fatto che il giudice non asservito alla politica partitica è di fatto asservito ai «partitini» del Consiglio superiore della magistratura. Avevo chiesto al suo collega, in altra occasione, di indicarmi il nome di una dirigenza significativa che non fosse legata alle correnti, che si spartiscono i posti in base a logiche non professionali, ma spesso - anzi sempre - in base a logiche «cencelliane».
Come si vede, il fenomeno è di ampia portata ed esige un'ampia risposta che trascende dal caso di specie, caso di specie che è sintomo inequivocabile che quanto detto fin qui è corretto. In sostanza, si chiede che il Governo indichi quale magistratura vuole, se vuole la magistratura intesa come dovere o come potere e cosa intenda fare per ottenere ciò.
Si chiede, infine, come il Governo ritenga di imbrigliare una magistratura che anche oggi si atteggia a potere, ove ritenga che la stessa debba essere costituzionalmente inserita nell'ambito dell'ordine, ovvero come pensi di restituire alla magistratura un potere che deriva dal popolo, ma che ovviamente presenta anche le conseguenti responsabilità di carattere politico.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la giustizia, Luigi Li Gotti, ha facoltà di rispondere.
LUIGI LI GOTTI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, si condivide innanzitutto l'incipit dell'interpellanza, perché anche il ministro per la giustizia ha stima del procuratore della Repubblica di Torino, il dottor Maddalena.
Ben diverso e più complesso è il discorso sul ruolo dell'ordine giudiziario nell'assetto costituzionale della Repubblica, che in questa sede non può essere adeguatamente svolto in tutte le sue implicazioni. Pertanto, la risposta agli onorevoli interpellanti sarà circoscritta allo specifico tema della circolare emessa dal procuratore della Repubblica di Torino, tema che ricomprende comunque uno degli aspetti dell'attività propria dei capi degli uffici giudiziari, precisamente l'organizzazione della giurisdizione.
I dirigenti degli uffici, inquirenti e giudicanti, possono e devono, nell'ambito delle competenze in tema di amministrazione della giurisdizione, adottare iniziative e provvedimenti - ciò è stato affermato più volte dal Consiglio superiore della magistratura con risoluzioni del 2000, del 2001, del 2003 e, da ultimo, con la risoluzione 9 novembre 2006 - idonei ad elaborare soluzioni organizzative dirette ad assicurare la più sollecita definizione dei processi pendenti ed altresì intraprendere iniziative volte a razionalizzare la trattazione degli affari e l'impiego delle risorse disponibili. Anzi, lo stesso Consiglio superiore della magistratura, in attuazione dell'articolo 227 del decreto legislativo n. 51 del 1998 sul giudice unico di primo grado, ha dettato criteri di priorità e prospettato molteplici soluzioni operative volte alla gestione dell'arretrato esistente presso gli uffici giudiziari.
A seguito della legge 31 luglio 2006, n. 241, recante «Concessione di indulto» è stata prospettata da più parti la possibilitàPag. 44di differenziare, rispetto ad altri procedimenti, la tempistica dei processi penali destinati ad esaurirsi senza la concreta inflizione di una pena detentiva per effetto dell'indulto. Si è così riproposto il problema, in un quadro operativo gravato da notevoli ritardi nell'esercizio della giurisdizione, di dare un corso prioritario a processi il cui esito risponda concretamente al principio di effettività.
In questa prospettiva, che trova fondamento nei principi di buon andamento dell'amministrazione e quindi del servizio giudiziario, come sanciti dagli articoli 97 e 111 della Costituzione, il ministro Mastella, con nota del 13 settembre 2006, ha proposto al Consiglio superiore della magistratura e ai magistrati dirigenti degli uffici la possibilità di adottare la stessa ratio del sistema indicata dal citato articolo 227, così da venire incontro alle esigenze esposte.
Con tale nota, il ministro ha inteso stimolare la capacità e la volontà dei dirigenti degli uffici di non rassegnarsi ad una giurisdizione che produce disservizio, assumendosi viceversa la responsabilità - come più volte auspicato dal Consiglio superiore della magistratura - di formulare progetti di organizzazione che, sulla base dell'elevato numero degli affari da trattare e preso atto delle risorse umane e materiali disponibili, esplicitino le scelte di intervento adottate per pervenire a risultati possibili ed apprezzabili in rapporto all'effettività. Infatti, quando la giustizia penale ha tempi rapidi e gli uffici sono privi di arretrato, la trattazione dei processi per reati condonati mantiene una consistente utilità sociale: non solo si addiviene all'accertamento dei fatti e delle relative responsabilità, ma restano fermi gli ulteriori effetti penali della condanna, nonché l'eventuale risarcimento per la persona offesa e la possibilità di revocare l'indulto nei casi previsti dalla legge. Quando invece la giustizia penale è lenta e gli uffici hanno arretrati rilevanti, la trattazione di tutti i processi per reati interamente condonati, per pene interamente coperte dall'indulto, finisce di fatto per allontanare, anche in modo significativo, la definizione di quelli nei quali la pena eventualmente inflitta è destinata ad essere effettivamente scontata, con grave danno per la collettività.
Ovviamente, tutte le iniziative adottate dai capi degli uffici al fine di razionalizzare la trattazione degli affari non possono del tutto prescindere dal principio di obbligatorietà dell'azione penale, cioè non possono operare in via di principio una selezione finalistica dei procedimenti al di fuori di situazioni particolari come quella di cui si parla, per destinarne alcuni alla non trattazione.
Si aggiunga che l'iniziativa del dottor Maddalena non blocca definitivamente i procedimenti per pene suscettibili di indulto, ma viceversa consiglia di privilegiare la più sollecita strada della richiesta di archiviazione, per quanto possibile.
Peraltro, la preoccupazione che l'ufficio di procura possa, attraverso propri orientamenti organizzativi, come la circolare in esame, condizionare l'attività giurisdizionale in senso stretto, non è configurabile, giacché le iniziative che i pubblici ministeri possono adottare integrano poteri di stimolo e di proposta, non certo provvedimenti definitivi. Infatti, sia la richiesta di rinvio a giudizio, sia la richiesta di archiviazione sono rivolte al giudice proprio perché il legislatore ha voluto riservare al giudice stesso, cioè ad un organo terzo con le garanzie di indipendenza e di imparzialità proprie della giurisdizione, il potere di accertare se ricorrano elementi sufficienti per sottoporre l'indiziato al giudizio affinché l'eventuale richiesta di archiviazione non rappresenti un'elusione dell'obbligo di esercitare l'azione penale, benché sia applicabile il beneficio dell'indulto. Perciò, anche quando la richiesta del pubblico ministero non si traduce nell'inizio dell'azione penale, ma in una richiesta di archiviazione, l'esito del procedimento passa comunque attraverso il vaglio giurisdizionale; e ben può il giudice delle indagini preliminari, se in dissenso con la richiesta dell'organo requirente, assumere distinte determinazioni, con il potere-doverePag. 45di ordinare il promovimento dell'azione penale, attraverso la cosiddetta imputazione coatta.
In conclusione, il dicastero della giustizia ritiene che la «circolare Maddalena» rientri, in generale, nei poteri di organizzazione propri del capo dell'ufficio, salvi i limiti che il Consiglio superiore, quale organo di governo della magistratura, e quindi anche di controllo sull'esercizio dei poteri di organizzazione, riterrà di suggerire. Infatti, il Consiglio ha affidato l'esame della circolare alla commissione che si occupa delle tabelle organizzative degli uffici, affinché l'orientamento del procuratore Maddalena possa essere valutato in tutte le sue implicazioni nel quadro generale dell'ordinamento.
PRESIDENTE. L'onorevole Brigandì ha facoltà di replicare.
MATTEO BRIGANDÌ. Signor Presidente, sono totalmente insoddisfatto della risposta, per un motivo estremamente semplice: la risposta non vi è stata. A parte l'incipit che ci accomuna, per il resto non ci accomuna nulla. Di fronte alle mie affermazioni il Governo ha dimostrato che è «andato a scuola». Ci ha spiegato alcune norme di procedura penale, ma null'altro.
A nulla vale dire che è un problema di carattere costituzionale. Vi è un problema di carattere costituzionale se, effettivamente, il Governo ritiene che la magistratura debba essere relegata al ruolo di potere (e, quindi, derivando il potere dal popolo, la magistratura sarebbe sottoposta al vaglio del popolo stesso), ma se non si ritiene che sia così - e non mi pare di aver ascoltato, dalle parole del sottosegretario, che questa sia l'opinione del Governo - dobbiamo pensare che il Governo stesso ritenga che l'assetto costituzionale del 1948 sia corretto. Se così è, significa che la magistratura è un ordine giudiziario, non un potere. Non io, che sono notoriamente un «ribelle», ma le camere penali, ossia istituzioni abbastanza assennate, sono insorte, perché questo tipo di ordinamento finalmente viene allo scoperto. Esso è inscritto in una logica - che ho spiegato - che viene allo scoperto quando si afferma, sostanzialmente, che il potere di giurisdizione non spetta più in maniera autonoma alla Camera ed, in maniera vincolante, ai magistrati. I magistrati hanno ormai un potere di giurisdizione che non è vincolato.
Lei, signor sottosegretario ha detto che non possono del tutto prescindere dall'obbligo dell'esercizio dell'azione penale. Signor sottosegretario, la Costituzione è chiara: non dice del tutto, in parte, o per tre quarti. Uno dei cardini per cui la giurisdizione non è sottoposta al popolo è dato da una serie di principi. Uno di questi principi, forse quello più importante, è l'obbligatorietà dell'azione penale, che non può essere sottoposta, in tutto o in parte, al vaglio del magistrato.
O la magistratura si atteggia a potere - e questo, mi sembra di capire, lo dobbiamo escludere - o non si atteggia a potere. Se lo fa, dobbiamo rilevare che il Governo ha il potere-dovere di far sì che la magistratura si allontani dalla politica. I magistrati sono indipendenti non solo perché i politici non devono interferire nella loro attività, ma anche per il contrario: la magistratura dunque non deve interferire nell'attività della politica. Rispetto ad una situazione di politica interna il magistrato deve essere indipendente e deve percorrere la sua carriera, arrivando ai posti di dirigenza, perché rende efficiente il servizio della giustizia ed è bravo, e non perché è iscritto a Magistratura democratica o a qualsiasi altra corrente che si spartisce i posti. Questo è il punto.
Il Governo non si può mettere le fette di salame davanti agli occhi e dire di non aver visto. Non può venire qui ed elencare tutta una serie di norme che tutti abbiamo studiato (io un po' meno bene) ai primi anni di giurisprudenza.
Si tratta di un problema politico, e di questo stiamo parlando. Questa è la Camera dei deputati, dove si parla di politica e per questo ponevo una precisa domanda al Governo: ritiene che la magistratura sia politicizzata o no? Questo è l'argomentoPag. 46principe, la punta dell'iceberg. Se ritiene di sì, quali provvedimenti ritiene di adottare, anche d'urgenza?
Signor sottosegretario, le ricordo che da pochissimo tempo avete elaborato un progetto di riforma dell'ordinamento giudiziario - che non ho ancora avuto la fortuna di vedere perché lo avete consegnato alla stampa prima di presentarlo alla Camera - perché, ovviamente, l'odiato ministro Castelli doveva essere «riformato».
Al vostro interno vi siete posti questo problema? Evidentemente no. Il risultato è quello riferito dal suo ministro durante la relazione per l'inaugurazione dell'anno giudiziario, ovvero che su cinque persone che entrano nelle aule di giustizia, quattro escono scontente.
(Iniziative per la modifica della disciplina di tutela dei diritti degli acquirenti degli immobili da costruire - n. 2-00449)
PRESIDENTE. L'onorevole Duilio ha facoltà di illustrare l'interpellanza Rusconi n. 2-00449, (vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 3), di cui è cofirmatario.
LINO DUILIO. Signor Presidente, vorrei riepilogare brevemente la questione che intendo sottoporre al Governo, che ritengo molto grave e che riguarda la situazione in cui si sono trovate decine di migliaia di famiglie in Italia. Tali famiglie, interessate a costruirsi una casa, si sono ritrovate senza soldi e senza casa.
Il Parlamento, nella precedente legislatura, ha approvato quasi all'unanimità (mi pare con una sola astensione) una legge che poneva rimedio a questa situazione, giungendo peraltro ultimo in Europa perché gli altri paesi, come la Francia, la Spagna e la Germania, avevano provveduto con abbondante anticipo.
Si tratta di una legge di delega, approvata nel 2004, cui sono seguiti un decreto legislativo di attuazione nel 2005 ed infine, nel 2006, un decreto ministeriale che ha disciplinato le modalità di presentazione delle domande di rimborso per accedere al fondo appositamente istituito per coloro che negli anni passati sono stati danneggiati.
Qual è il quadro attuale? Come si dice in gergo popolare: «fatta la legge, trovato l'inganno». La legge esiste, ma di fatto è sostanzialmente inapplicata in tutti i suoi aspetti qualificanti, come ad esempio quello che riguarda l'alimentazione del fondo di solidarietà. La legge prevede una polizza fideiussoria obbligatoria per le nuove costruzioni da cui attingere per alimentare il fondo di solidarietà per i casi già registrati.
Sia pure in una situazione di scarsa, per non dire inesistente, informazione a proposito dell'esistenza della suddetta legge, alla fine del 2006 erano state presentate quasi 11 mila domande, per un importo da ristorare pari complessivamente a 800 milioni di euro circa. Il fondo si è alimentato grazie alla percentuale che agisce sulle polizze fideiussorie in misura pari a circa tre milioni di euro, una cifra, quindi, sideralmente lontana dall'importo citato, tenendo conto, peraltro, che esso è anche sottostimato, dato che, proprio a causa della scarsa informazione, non tutti hanno presentato le domande (tanto è vero che, recentemente, abbiamo differito il termine di presentazione delle stesse al 31 dicembre 2007).
Un altro elemento che dà conto della disapplicazione della legge è dato dal fatto che ci risulta che i costruttori esercitano una moral suasion, una vera e propria vessazione, facendo presente al cittadino che, se si desidera la polizza fideiussoria, la casa costerà di più. La conseguenza è che il cittadino, per risparmiare qualcosa, non stipula la suddetta polizza, determinando così una situazione di scarsa applicazione della legge, anche perché il sistema sanzionatorio, frutto di mediazione immagino comprensibile, non prevede la nullità del contratto ex abrupto, automaticamente, ma solamente su istanza di parte.
La legge, inoltre, prevede una polizza assicurativa, cosiddetta polizza postuma decennale, per i gravi difetti di costruzione,Pag. 47che viene stipulata con caratteristiche tali da non coprire effettivamente i rischi che i gravi difetti possono determinare ed i conseguenti danni. Altra previsione è il diritto di prelazione riconosciuto a quei cittadini che hanno «tirato fuori» i soldi per l'acquisto della casa e già abitano nella stessa, ma che, non avendo stipulato il rogito e svolgendosi l'asta per quella casa, correvano il rischio di partecipare al rialzo del prezzo. La casa, così, viene assegnata al cittadino che la abita e che ha già pagato. Il giudice delegato e i curatori fallimentari non tengono conto di tale previsione e non applicano il suddetto principio.
La Consap doveva dedicarsi all'informazione, che è stata davvero scadente. Essa, però, non vi ha provveduto, anche perché l'atto di concessione, previsto dalla legge nel 2006, non era ancora reso operativo da parte del Ministero dell'economia.
Si tratta quindi di un'inadempienza clamorosa. Proprio perché siamo in un paese che viene definito quale paese del diritto, una volta approvata una legge, bisogna preoccuparsi di farla applicare.
Con la nostra interpellanza urgente, chiediamo al Governo cosa intenda fare per garantire l'applicazione della suddetta legge, attivando il canale dell'informazione. Nel nostro paese, ormai, va in onda «vallettopoli», invece delle informazioni che riguardano la vita dei cittadini. Invito i rappresentanti del Governo ad andare a parlare con i cittadini (mi riferisco a decine di migliaia di persone) che, dopo una vita di sacrifici, hanno visto andare in fumo tutti i loro risparmi, hanno perso tutti i soldi e sono rimasti senza casa e non sanno più a che santo votarsi.
In secondo luogo, vogliamo sapere cosa il Governo intenda fare per quanto riguarda il comitato di gestione del fondo di solidarietà.
In terzo luogo, chiediamo se si intenda prevedere, integrando la norma, un sistema sanzionatorio più efficace per quelli che fanno i furbi - tanto per essere chiari - e cioè cercano di evitare che la legge venga applicata.
In quarto luogo, vogliamo sapere se non si ritenga opportuno prevedere delle polizze fideiussorie standard e delle polizze assicurative postume decennali (come si chiamano), standard anch'esse. Questo perché anche al riguardo vi è una grandissima confusione, in cui speculano evidentemente un po' tutti, anche le compagnie di assicurazione.
Vorrei capire qual è l'orientamento del Governo. Lo chiedo al sottosegretario per l'economia, che credo risponderà alla mia interpellanza, ma ovviamente, in attesa di conoscere il contenuto della risposta, che spero sia soddisfacente, lo chiedo anche al ministro della giustizia, il cui ministero è quello più direttamente interessato a questa legge, e lo chiedo anche, evidentemente, al Governo nella sua collegialità.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze, Massimo Tononi, ha facoltà di rispondere.
MASSIMO TONONI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Fornisco innanzitutto un aggiornamento in merito agli ordini di grandezza delle variabili economiche citate dall'onorevole Duilio. La CONSAP ci ha infatti informato che dalla data di entrata in vigore del richiamato decreto legislativo n. 122 del 20 giugno 2005 fino al 15 marzo 2007 sono pervenute alla CONSAP stessa 10.929 richieste di risarcimento, per un ammontare complessivo di 811 milioni di euro.
Va detto peraltro che i risarcimenti in questione, quantificati in base alle richieste degli interessati, potrebbero subire ridimensionamenti a seguito del completamento della fase istruttoria.
Per quanto riguarda invece i contributi finora affluiti al Fondo di solidarietà, essi ammontano a circa 4,3 milioni di euro.
Si tratta quindi di una cifra non molto distante rispetto a quella che ha menzionato l'onorevole Duilio. Va precisato in proposito, come testè richiamato peraltro, che il punto di criticità è rappresentato dalla circostanza che l'unico strumento sanzionatorio previsto dalla legge si identifica nella annullabilità del contratto suPag. 48richiesta dell'acquirente, ai sensi dell'articolo 2 del citato decreto legislativo.
Per quanto riguarda la campagna informativa, l'avvio della campagna stessa è subordinato, in base a quanto stabilito dall'articolo 3 dell'atto di concessione, alla nomina del comitato previsto dall'articolo 10 del decreto ministeriale del 2 febbraio 2006, recante «Istituzione del Fondo di solidarietà per gli acquirenti dei beni immobili da costruire».
I componenti del comitato sono in corso di nomina proprio in questi giorni e pertanto potranno tra breve esprimere indirizzi anche sulla campagna pubblicitaria, una volta completato l'iter di nomina.
Sul primo quesito dell'interpellante, relativo alla tutela dei diritti degli acquirenti di immobili, il Ministero della giustizia ci ha informato di aver posto allo studio ed elaborato alcune proposte emendative al decreto legislativo n. 122 del 2005 che richiedono tuttavia una specificativa iniziativa legislativa.
Per quanto concerne la presentazione delle domande, il citato decreto ministeriale reca disposizioni relative alle modalità, anche telematiche, di presentazione delle domande, al contenuto della documentazione da allegare, nonché in merito allo svolgimento della attività istruttoria per l'accesso al fondo di solidarietà.
Il sito Internet del Ministero della giustizia ha dato ampio risalto a tutte le notizie riguardanti le novità normative in materia di tutela degli acquirenti degli immobili da costruire, anche attraverso apposite pagine informative sui requisiti e sulle modalità di accesso al fondo di solidarietà.
PRESIDENTE. L'onorevole Duilio, ha facoltà di replicare.
LINO DUILIO. Signor Presidente, so che il rito prevede che ci si dichiari soddisfatti o insoddisfatti.
Non so cosa dire: dico che mi ritengo totalmente insoddisfatto, se così si può dire. Vorrei anzi, se fosse possibile, ulteriormente accentuare la mia insoddisfazione.
Stiamo parlando di una questione che certamente non è addebitabile al sottosegretario. Essa però attiene ad un tema che ha rispecchiato una volontà unanime del Parlamento, perché si tratta di una legge che è stata approvata da tutto il Parlamento (bipartizan, come si suol dire). Constato anch'io la situazione - ma mi pare di capire da quello che ho sentito dire - si constata anche dall'altra parte, se non altro per il banale raffronto fra le cifre che sono affluite al fondo e le cifre (per quanto evidentemente da verificare) relative al totale delle domande di risarcimento.
Si tratta di domande peraltro anche numericamente scarse, come dicevo. Stiamo perciò constatando che si tratta di una legge inapplicata.
Mi dichiaro pertanto insoddisfatto, senza ottemperare al rito per il quale se si è all'opposizione ci si dichiara insoddisfatti mentre viceversa, se si fa parte della maggioranza, ci si dichiara soddisfatti o, come si dice eufemisticamente, parzialmente soddisfatti.
Io mi dichiaro insoddisfatto, perché vorrei che, come dire, ci sintonizzassimo sulla effettiva realtà dei cittadini che in qualche modo devono essere tutelati da questa legge.
In questo senso mi dichiaro oggettivamente insoddisfatto. Innanzitutto constato che la costituzione (con la relativa indicazione dei componenti) del comitato di gestione, che, apprendo ora, sarebbe imminente, è successiva al termine di scadenza previsto per la presentazione delle domande al fondo di solidarietà. Voglio dire che se il Parlamento non avesse provveduto recentemente a differire tale termine al 31 dicembre 2007, ci saremmo trovati nella situazione per cui il comitato di gestione, la cui funzione, com'è stato detto, è anche quella di garantire una migliore «pubblicizzazione» della legge, sarebbe stato costituito successivamente alla scadenza del termine. Questa è la mia prima considerazione, seppur banale.
La seconda considerazione riguarda il suo accenno ad Internet, che so bene essere uno strumento importantissimo perPag. 49il futuro; mi permetto, però, di ricordare che tale strumento oggi si affianca, ma non sostituisce ancora, la forma di comunicazione più tradizionale affidata alla stampa, alla televisione, alla radio e via dicendo. Poiché abbiamo differito il termine, voglio sperare che, oltre a confidare nel fatto che i cittadini utilizzino Internet - dal momento che, nonostante alcuni ricorrano a tale strumento molti altri, come lei, sottosegretario già saprà, non lo fanno -, si attivino anche i canali più tradizionali per garantire una corretta informazione ai cittadini. So che, come dicevano i latini ignorantia legis non excusat, ma cerchiamo di metterci nei panni di cittadini che si trovano in questa situazione drammatica a causa di un vuoto legislativo di cinquant'anni. Infatti, mentre in tutti gli altri paesi europei la legge già esisteva, da noi non era stata ancora introdotta.
In prospettiva futura, a proposito della necessità di sanare la questione normativa relativa a quei cittadini danneggiati che non rientrano nei benefici della legge, ritengo che occorra predisporre un'apposita iniziativa legislativa, come è stato detto opportunamente dal sottosegretario. Ci adopereremo perché ciò avvenga al più presto e confidiamo nel fatto che il Governo concorderà sull'opportunità di estendere l'applicazione della norma anche a quella categoria di cittadini oggi esclusa. In conclusione, accantonando la questione del passato, poiché il problema di fondo è rappresentato dalla mancata applicazione di una legge dello Stato, sia perché scarsamente conosciuta, sia perché, anche qualora se ne abbia conoscenza, si fa di tutto per impedirne l'applicazione, anche con comportamenti vessatori, voglio sperare che si faccia qualcosa di più rispetto a quanto è stato fatto finora - molto poco - affinché questo problema possa essere risolto.
Confermo, ovviamente, tutta la mia stima al sottosegretario Tononi, che non ha alcuna responsabilità in proposito, e, conoscendone la sensibilità, confido nel fatto che informi il Governo dell'esistenza di questo problema che, paradossalmente, nonostante l'esistenza di una legge in materia, rischia di ridurre sul lastrico decine di migliaia di persone.
(Intendimenti del Governo in relazione alla chiusura del reparto dell'ospedale di Baghdad finanziato dall'Italia - n. 2-00453)
PRESIDENTE. L'onorevole Germontani ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00453 (vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 4).
MARIA IDA GERMONTANI. Signor Presidente, signor sottosegretario, l'interpellanza, presentata da me e da altri colleghi, riguarda una questione di interesse internazionale e di forte interesse sociale. Infatti, a seguito della conclusione della missione italiana in Iraq, l'attuale Governo Prodi non ha provveduto a rifinanziare il Medical city hospital della capitale Baghdad, privando molti malati della necessaria assistenza medica e centinaia di persone - mi riferisco al personale medico e paramedico e a coloro che beneficiano dell'indotto - dei posti di lavoro.
Qual era l'antefatto? Nel marzo del 2003, nel quadro della lotta internazionale al terrorismo, una coalizione guidata dagli Stati Uniti ha intrapreso l'operazione Iraqi freedom. Dopo il rovesciamento del regime di Saddam Hussein, in Iraq si è aperta una difficilissima fase post conflitto, che si poneva come obiettivo la creazione delle condizioni indispensabili per lo sviluppo politico, sociale ed economico di quel paese. In un incontro che si è svolto a Londra il 15 aprile 2003 e in successive riunioni, i ministri della difesa dei paesi partecipanti alla forza di stabilizzazione internazionale da inviare in Iraq ne hanno definito i compiti e, il 22 maggio 2003, il Consiglio di sicurezza dell'ONU ha approvato la risoluzione n. 1483. Essa fa appello agli Stati membri affinché assistano il popolo iracheno nello sforzo per riformare le istituzioni, ricostruire il paese e si contribuisca a creare condizioni di stabilità e di sicurezza.Pag. 50
La conclusione della prima fase del conflitto iracheno aveva comportato una reale e completa disintegrazione del sistema sanitario locale. Per tale motivo il Governo di allora, presieduto dall'onorevole Berlusconi, ha deciso di concedere un finanziamento alla Croce rossa italiana, finalizzato a fronteggiare l'emergenza sanitaria e a ridurre la mortalità prodotta dal conflitto.
L'ospedale ha operato dall'aprile al settembre 2003, curando complessivamente quasi 40 mila pazienti; contemporaneamente alla cessazione dell'attività sanitaria di quella struttura, la stessa è proseguita, a seguito degli accordi sottoscritti con il ministro degli esteri iracheno e grazie al finanziamento reso disponibile dal Ministero degli affari esteri italiano, all'epoca guidato dall'onorevole Gianfranco Fini, presso alcuni reparti del Medical city hospital di Baghdad, che sono stati bonificati e ristrutturati a cura del contingente italiano.
Da relazioni della Croce rossa risulta quanto sia stato fatto, quanti vantaggi siano derivati dall'impegno di tale organizzazione, ad esempio, la cura di un grande numero di ustionati. La Croce rossa sottolineava, infatti, la carenza di strutture specialistiche, dopo che l'unico centro grandi ustioni a Baghdad era andato distrutto; inoltre, gli ospedali locali nella priorità di trattamento, considerata la situazione di crisi in cui versavano, indirizzavano le loro risorse ad altri settori specialistici e si limitavano per i pazienti ustionati ad un primo soccorso. Grandi erano insomma stati i vantaggi per la popolazione di Baghdad, derivanti dalla presenza del reparto grandi ustioni presso l'ospedale della capitale irachena.
L'attuale Governo non ha disposto nuovamente il finanziamento di tale struttura, nonostante il Presidente del Consiglio e il ministro degli affari esteri, Massimo D'Alema, abbiano dichiarato ripetutamente che le missioni civili debbono essere aumentate e rafforzate rispetto a quelle militari. Nonostante queste importanti e condivisibili affermazioni, nulla è stato fatto, per poter continuare a garantire i servizi del reparto italiano del Medical city hospital di Baghdad.
Il senso della nostra interpellanza è rivolto a sapere quali siano gli intendimenti del Governo, rispetto alla grave situazione che si è creata dopo la chiusura del reparto finanziato dall'Italia e se si ritenga opportuno ed urgente destinare un nuovo finanziamento alla struttura, per mantenere gli impegni assunti dal nostro paese a favore delle popolazioni civili irachene.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per gli affari esteri, Gianni Vernetti, ha facoltà di rispondere.
GIANNI VERNETTI, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la presenza della Croce Rossa italiana a Baghdad ha visto, finora, sostanzialmente due fasi.
Infatti, dal maggio del 2003 all'ottobre dello stesso anno (quindi, circa sei mesi) è stato attivato - con un contributo sul canale d'emergenza della cooperazione italiana - un ospedale da campo, ubicato nelle vicinanze dell'ospedale Al Wasati in Baghdad. Cinque mesi dopo l'avvio dell'intervento, a seguito di accordi presi con le controparti locali, le attrezzature medico-sanitarie sono state completamente trasferite presso l'adiacente struttura ospedaliera irachena.
Dall'ottobre del 2003 fino all'agosto del 2005, la Croce Rossa italiana è stata attiva presso la struttura del Medical city (l'ospedale ampiamente ricordato dall'interpellante), sempre a Baghdad, con personale italiano incaricato di aiutare il personale sanitario iracheno a sviluppare e perfezionare una capacità autonoma, soprattutto nel settore della cura delle ustioni.
Risultati concreti verso tale obiettivo si sono già avuti nella primavera del 2005. Di conseguenza, a partire dall'agosto 2005 non ha più operato a Baghdad nessuna unità di personale italiano della Croce Rossa italiana. I fondi successivamentePag. 51erogati in virtù della convenzione tra Ministero degli affari esteri italiano e la Croce Rossa sono serviti, quindi, a migliorare le strutture dell'ospedale ed a consentire alla CRI di svolgere attività di assistenza a distanza.
Come da intese con le autorità irachene, la struttura sita nel Medical city è passata sotto la totale responsabilità del Ministero della sanità iracheno a partire dal 1o gennaio del 2007.
Vorrei precisare, quindi, che non vi è stata nessuna forma di abbandono unilaterale, e neanche una chiusura istantanea e immediata di strutture sanitarie, ma un naturale, previsto, programmato e progettato passaggio di responsabilità, nella gestione del reparto inizialmente istituito ed organizzato dalla Croce Rossa italiana, alle autorità irachene.
Devo dire che simili episodi si verificano anche in teatri nei quali è confermata la nostra presenza militare: penso all'Afghanistan, al Kosovo ed alla Macedonia, nelle quali talvolta un intervento si prefigge l'obiettivo di restituire, poi, la piena titolarità delle strutture alle autorità locali, sia sanitarie, sia di altro genere.
Peraltro, ritengo che ciò sia in coerenza con l'obiettivo che, fin dall'inizio, aveva ispirato l'azione della Croce rossa italiana, vale a dire favorire uno sviluppo ed una capacità autonoma di gestione di tale reparto da parte irachena.
D'altronde, nel caso iracheno, il Governo italiano ha scelto, coerentemente con gli obiettivi ed i programmi dell'Esecutivo in carica, di concludere la missione. Anche per quanto concerne il caso dell'Afghanistan, che seguiamo ed in cui abbiamo ancora oggi una presenza militare e civile molto significativa, abbiamo l'obiettivo di restituire, progressivamente, strutture sanitarie, nonché capacità di formazione e militari autonome alla realtà di quel paese.
Infatti, naturalmente, non possiamo sostituirci ai soggetti locali per decenni, ed abbiamo un programma di riduzione progressiva del nostro impegno, proprio al fine di restituire quella che, in inglese, si chiama la ownership. Mi riferisco, onorevole Germontani, alla restituzione della proprietà e della titolarità delle strutture a quel paese, il quale ha vissuto un conflitto o, come da lei ricordato, una crisi post conflitto.
Non a caso, nella legge di conversione del decreto-legge 31 gennaio 2007, n. 4, sulla proroga della partecipazione italiana alle missioni internazionali, è prevista una allocazione di 1 milione e 350 mila euro per la cooperazione con l'Iraq nel settore sanitario.
Noi prevediamo di destinare ancora risorse finanziarie. Infatti, abbiamo scelto di concludere l'impegno militare, ma non quello civile; anzi, per alcuni versi, in alcuni settori abbiamo addirittura rafforzato la cooperazione civile con quel paese, che vive ancora oggi una situazione così difficile. A tale riguardo, onorevole Germontani, le voglio comunicare qualche dato.
Seicentomila euro saranno utilizzati per la fornitura di attrezzature per le strutture sanitarie della provincia di Dhi Qar (che, come ricordate, era l'area nella quale, per alcuni anni, abbiamo avuto la titolarità di una presenza non solo militare, ma anche politica e civile), ad integrazione di quelle già effettuate a valere dei fondi sul decreto 2006 per l'ospedale di Nassiriya (capoluogo, per l'appunto, della provincia di Dhi Qar).
Cinquecentomila euro serviranno per fornire cure e attrezzature e formare il personale iracheno per la cura della talassemia e per interventi di cardiochirurgia infantile nella regione autonoma del Kurdistan iracheno, quindi la regione a nord di Herbil e Suleymania.
I restanti 250 mila euro finanzieranno il seguito del progetto «Sorrisi in Iraq» per proseguire l'attività di sostegno ai bambini iracheni, con gravi esiti di ustioni e deformità del volto quali ad esempio labiopalatoschisi (labbro leporino), interventi rivolti quindi a quel tipo di malattie.
Vorrei segnalare, infine, che, proprio nello spirito di una prosecuzione della collaborazione nel settore sanitario, nelPag. 52dicembre 2006 rappresentanti della Croce rossa italiana si sono recati in missione a Baghdad per discutere con le competenti autorità irachene possibili forme di ulteriore assistenza che sono attualmente allo studio.
Quindi, io credo che il nostro impegno su questi settori sia destinato ancora a continuare, anche con una discreta dotazione finanziaria.
PRESIDENTE. L'onorevole Germontani ha facoltà di replicare.
MARIA IDA GERMONTANI. Signor Presidente, vorrei ringraziare il sottosegretario della risposta e sottolineare quale sia stata l'origine della nostra interpellanza. Quando in aula abbiamo discusso del rifinanziamento delle missioni militari, io avevo presentato un ordine del giorno, non accolto dal Governo in quella sede, che l'attuale interpellanza riproduce, anche se irrobustita da alcuni dati.
E allora, ci siamo chiesti come mai, davanti agli impegni che il Governo ha assunto nei confronti di queste popolazioni, una missione di carattere umanitario come questa non dovesse essere prevista e finanziata.
Quindi, ringrazio il sottosegretario delle delucidazioni, soprattutto perché volevamo delle rassicurazioni affinché si potesse attingere ai fondi stanziati dalla legge finanziaria per la cooperazione allo sviluppo. Fa piacere, infatti, avere una risposta esauriente in merito, anche se, ovviamente, avremmo voluto che quel finanziamento, che tanto aveva consentito di fare per quelle popolazioni in un momento così difficile, potesse essere confermato anche in questa fase, visto e considerato che purtroppo la fase post bellica non si è ancora esaurita e che forse quel personale medico e paramedico ha ancora bisogno di essere assistito ed affiancato dal nostro personale con un impegno finanziario più consistente di quello che lei, comunque cortesemente, signor sottosegretario, ci ha riferito.
(Gestione del servizio idrico integrato dell'ambito territoriale ottimale di Caltanissetta - n. 2-00456)
PRESIDENTE. L'onorevole Misuraca ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00456 (vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 5).
FILIPPO MISURACA. Signor Presidente, intendo illustrare l'interpellanza in esame per diversi motivi. Intanto, per ricollegarmi al rappresentante del Governo, ricordo che questa mia interpellanza, sottoscritta da moltissimi colleghi, in modo particolare da molti siciliani, è successiva ad da un'interrogazione che avevo presentato il 2 agosto 2006.
Era piena estate quando, in un incontro tra me, il rappresentante dell'ATO idrico, il presidente dell'ATO idrico CL6 di Caltanissetta, a seguito della gara espletata per l'assegnazione al gestore privato della gestione e della distribuzione delle acque a Caltanissetta e nella sua provincia, così come previsto per legge, sollevai dei dubbi sulla gara, e non tanto su chi la presiedeva, l'allora procuratore Vigna, quanto sull'espletamento che sulla fase successiva, allorquando, dopo l'espletamento della gara stessa, venne presentato un ricorso da parte della seconda ditta esclusa, la società IBI.
Dal 28 dicembre 2005, giorno di espletamento della gara, siamo arrivati al giugno 2006 perché c'era stato un ricorso al TAR. Francamente, allorquando ho letto i giornali, io come rappresentante del popolo e molti cittadini della provincia di Caltanissetta ci siamo allarmati a causa di una dichiarazione fatta dal presidente dell'ATO idrico, il quale annunciava che le due ditte avevano trovato un'intesa. Infatti, la seconda ditta, che era stata esclusa, dichiarava di ritirare il ricorso perché aveva trovato un'intesa con la società Aqualia, una società o un raggruppamento di imprese avente come capofila la società Aqualia, una nota società spagnola nella distribuzione delle acque. Francamente, è molto anomalo questo procedimento perché - lo dicevamo nella interrogazionePag. 53del 2 agosto - ciò è vietato per legge e anche dalle direttive 2004/17/CE e 2004/18/CE, che vietano qualsiasi modificazione alla composizione dei raggruppamenti temporanei e dei consorzi ordinari dei concorrenti rispetto a quella risultata dall'impegno presentato in sede di offerta.
Evidentemente, ciò ha creato un po' di sbandamento in tutti i cittadini che hanno a cuore il rispetto della legalità, ed io, come rappresentante istituzionale di quel territorio, signor sottosegretario, mi sono permesso di presentare questa interpellanza, chiedendo e sperando che il Governo rispondesse; ma dal 2 agosto 2006 siamo arrivati ad oggi e nessuna risposta è pervenuta; dopodiché ci sono stati eventi nuovi. Tali nuovi eventi hanno indotto me ed altri colleghi a presentare un'interpellanza urgente a seguito di quella anomalia, alla quale non è stata data risposta. Ricordo, tra l'altro, che stiamo parlando di una gara con una base d'asta di 130 milioni di euro e di un contratto trentennale, così come previsto per legge, per la distribuzione dell'acqua in provincia di Caltanissetta.
A seguito di quella mancata risposta, ci sono stati fatti nuovi: si è insediato il nuovo gestore, la società Acque di Caltanissetta, senza dare assolutamente alcuna spiegazione alla popolazione e ai rappresentanti istituzionali.
Abbiamo chiesto quali fossero il piano industriale, le modalità delle assunzioni, le procedure, anche ai fini dell'efficacia e dell'efficienza del servizio, per capire quali fossero i costi che sarebbero gravati e che graveranno sui cittadini della provincia di Caltanissetta per la distribuzione. Devo dire che non fu solo una mia richiesta, ma presero posizione anche le organizzazioni sindacali CGIL, CISL e UIL, che bene fecero a chiedere le stesse cose che avevo già chiesto io. I rappresentanti sindacali hanno avuto più fortuna di me, si sono incontrati con il rappresentante del gestore privato della società Acque di Caltanissetta; io, pur avendolo chiesto ripetutamente sulla stampa e anche per iscritto, ancora attendo, come la cittadinanza, delle risposte a quei quesiti a cui facevo riferimento poco fa.
Ora, però accade qualche cosa di più rilevante. In provincia di Caltanissetta si procede al rinnovo di ben dodici consigli comunali (la provincia di Caltanissetta è composta di ventidue comuni e tutti i rappresentanti dei comuni fanno parte dell'assemblea dell'ATO idrico e anche del consiglio di amministrazione). Proprio in questi giorni si sono moltiplicate - c'è la fila presso le segreterie politiche dei partiti - le assunzioni o le richieste di assunzione da canalizzare presso la società Acque di Caltanissetta. Adesso, a difesa della legalità a cui facevo riferimento - mi auguro che abbia qualche risposta sulla gara -, ripropongo questa interpellanza a difesa dei tanti giovani che non sanno, in una provincia molto disastrata per quanto riguarda l'occupazione, come saranno effettuate le 196 assunzioni (così si legge dalla stampa), e quali saranno i criteri e le professionalità da utilizzare.
Mi si risponderà, forse, che, essendo una società privata, non si può interferire. Questo è il motivo per il quale abbiamo presentato un'interpellanza urgente rivolta, per un verso, al Ministero dell'interno a garanzia della legalità e, per altro verso, al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, considerato che al comitato presso quest'ultimo Ministero spetta il controllo sulla gestione delle acque e quindi sugli ATO in Italia. Vorremmo capire se effettivamente questi controlli siano stati effettuati.
Forse, oggi il sottosegretario mi risponderà limitatamente all'aspetto tecnico. Tuttavia, vorrei evidenziare che in questa vicenda vi sono molti profili preoccupanti per quanto riguarda la legalità. Uso spesso questo termine perché il tema della privatizzazione delle acque è estremamente importante: se ne parla quotidianamente e si attende qualche nuova riforma annunciata anche dal ministro Lanzillotta. Tuttavia, il tema non è questo.
In Sicilia, sotto una prospettiva a macchia di leopardo, la legalità viene interpretata secondo le amministrazioni. VorreiPag. 54citare il caso della provincia di Ragusa. Il presidente dell'attuale Commissione antimafia, della quale anch'io faccio parte, l'onorevole Forgione, afferma che bisogna bloccare la gara per la privatizzazione in provincia di Ragusa, perché vi sono rischi di infiltrazioni mafiose. Effettivamente, la capo fila delle società di cui parla l'onorevole Forgione è la stessa che si è aggiudicata l'appalto in provincia di Caltanissetta. Non riesco a capire perché si usano due pesi e due misure. Non sto dicendo che ci sono rischi di infiltrazione mafiosa in provincia di Caltanissetta, ma certamente, se non vengono chiariti i dubbi in ordine alle procedure eseguite nell'ambito della gara, nel tempo essi si accentueranno per le mancate risposte. Non basta mettere un paravento e dire che, nel corso della gara, l'apertura delle buste è stata presieduta dall'ex procuratore antimafia Pierluigi Vigna. Il problema è capire a monte come sia stato predisposto il bando di gara. Il problema è capire se il comitato cui facevo riferimento poco fa sia entrato o meno nel merito.
Signor sottosegretario, dispongo di una nota datata 30 novembre 2005 del Comitato per la vigilanza sulle risorse idriche firmata dall'allora presidente Ettore D'Elia, il quale chiede chiarimenti all'ATO idrico di Caltanissetta e ai servizi comunali associati, nonché al Ministero dell'ambiente - IV divisione - in ordine alle modalità di espletamento della gara.
A mio avviso, tutte queste questioni devono essere chiarite. Occorre, quindi, compiere accertamenti sulla legalità della gara. Siamo già in campagna elettorale: ieri in Sicilia sono scaduti i termini per la presentazione delle liste: da oggi - questo è quanto chiediamo con la nostra interpellanza - mi aspetto che venga quanto meno un segnale forte da parte del Governo. Chiediamo se non ritenga opportuno soprassedere a questa assunzioni, perché sono sospette. È ovvio che i controllori dell'ATO idrico, in vista della tornata elettorale, stanno controllando il socio privato.
Allora, volendo crescere nella legalità, nel rispetto della cultura e nella fiducia delle istituzioni, con la nostra interpellanza abbiamo posto tali questioni per capire se il Governo sia stato informato e per sapere le decisioni che ha assunto: siamo in attesa di ascoltarle.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare, Laura Marchetti, ha facoltà di rispondere.
LAURA MARCHETTI, Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Signora Presidente, con l'interpellanza a sua prima firma l'onorevole Misuraca chiede chiarimenti relativamente all'affidamento della gestione del servizio idrico integrato in provincia di Caltanissetta e sollecita una maggiore trasparenza per quanto attiene al reclutamento del personale da parte del soggetto gestore.
Con la medesima interpellanza, gli onorevoli interpellanti fanno riferimento anche ad un precedente atto di sindacato ispettivo nel quale veniva posto in risalto l'allargamento della compagine sociale del gestore al raggruppamento di imprese IdroBioImpianti di Pozzuoli, il principale concorrente di Aqualia che era stato escluso dalla gara.
Nel premettere che le questioni anzidette, trattandosi di ambiti territoriali ottimali, rientrano tra le competenze specifiche della regione siciliana, sulla base di quanto riferito dal comitato per la vigilanza sull'uso delle risorse idriche, interpellato in merito, risulta che avverso il provvedimento di esclusione il predetto raggruppamento aveva presentato ricorso agli organi giurisdizionali, ottenendo dal consiglio di giustizia amministrativa l'accoglimento dell'istanza cautelare di sospensiva degli atti impugnati. Al fine di interrompere la lite, le parti si sono accordate nel senso di inserire i ricorrenti in Acque di Caltanissetta Spa per una quota pari al 9 per cento - non al 49 per cento, come sostenuto dagli interpellanti - del capitale azionario.
In ordine a tale questione, appare opportuno evidenziare che l'eventualità della variazione della compagine sociale del gestorePag. 55è prevista dall'articolo 22 della convenzione tra quest'ultimo e l'AATO. Il citato articolo 22 prevede che «Il gestore è tenuto a comunicare all'autorità ogni variazione della compagine sociale. Tale comunicazione deve avvenire entro 30 giorni, affinché l'Autorità possa acquisire aggiornate informazioni antimafia ai sensi dell'articolo 10 del decreto del Presidente della Repubblica 3 giugno 1998, n. 252. Il mancato adempimento di tale obbligo è considerato grave inadempienza e motivo di risoluzione della convenzione ai sensi del successivo articolo 39, questo anche nel caso in cui la variazione abbia riflessi sulle capacità economico-finanziarie e tecniche del gestore».
A seguito delle note del 30 novembre 2006 e del 29 gennaio 2007, con le quali la società Acque di Caltanissetta comunicava due variazioni nella compagine sociale, l'AATO, in pendenza degli approfondimenti di propria competenza, ha chiesto un parere pro veritate ad esperti del settore. In relazione a tale questione, il comitato per la vigilanza sull'uso delle risorse idriche ha richiesto all'AATO competente di essere informato sulle determinazioni che assumerà sulla base di circostanziate valutazioni in merito alla salvaguardia dell'interesse degli utenti.
Per quanto attiene, invece, alla specifica questione del reclutamento del personale, si evidenzia che l'impresa affidataria ha presentato un modello gestionale che individua puntualmente la dotazione organica necessaria al corretto espletamento del servizio ed al raggiungimento degli obiettivi del piano d'ambito.
Il comitato ha anche richiesto all'AATO di essere informato in merito alla copertura della dotazione organica prevista, da attuarsi nel rispetto dell'articolo 173 del decreto legislativo n. 152 del 2006 e dell'articolo 36 della legge regionale n. 20 del 2003, nonché in merito alla idoneità dell'organico esistente al fine del rispetto dei requisiti del servizio.
L'ispettorato provinciale del lavoro di Caltanissetta ha anche comunicato che l'organico attuale della suddetta compagine societaria è costituito complessivamente da 93 unità, di cui 26 impiegati e 67 operai. Degli impiegati, 13 sono stati assunti a tempo determinato, 11 a tempo indeterminato e 2 quali apprendisti; degli operai, 43 sono stati assunti a tempo determinato e 24 a tempo indeterminato. Delle 93 unità componenti l'organico, 24 provengono da enti locali e ditte private che già operavano nel servizio idrico integrato, tutti in possesso dei requisiti per avere diritto al trasferimento presso la società di cui si parla, ai sensi dell'articolo 36 della legge regionale n. 20 del 2003.
L'assunzione a tempo determinato di parte del personale è giustificata dalla temporanea situazione di incertezza sul numero complessivo di personale proveniente dagli enti locali che darà la propria disponibilità ad essere trasferito presso la società Acque di Caltanissetta Spa per completare l'organico a tempo indeterminato.
Le procedure di assunzione si sono svolte tramite esame e selezione dei curricula pervenuti a seguito di avviso pubblicato sulla stampa, e successivo colloquio con i soggetti selezionati.
Per quanto poi riguarda le domande che l'onorevole poneva, un po' fuori testo, concernenti la privatizzazione e i pericoli di inquinamento, mi riservo personalmente, a nome del Ministero che rappresento, di approfondire e di riferire al più presto.
PRESIDENTE. L'onorevole Misuraca ha facoltà di replicare.
FILIPPO MISURACA. Grazie, signor Presidente. Signor sottosegretario desidero ringraziarla anzitutto per il modo ed il garbo dimostrato e, in particolare, per aver seguito la mia esposizione.
In effetti, ho svolto considerazioni ulteriori rispetto alle questioni sollevate nel testo dell'interpellanza urgente, cui lei ha saputo dare tempestiva risposta.
Qualche risultato è già stato conseguito: infatti, attraverso i dati da lei forniti, in particolare quelli relativi alle previste assunzioni (novantatre), finalmente chi ci segue adesso - ma soprattutto coloro chePag. 56(e molti sono i giovani) domani potranno averne notizia dalla stampa in provincia di Caltanissetta - conoscerà qual è la situazione reale.
Tutto ciò, infatti, si è saputo solo all'interno di alcune stanze, in assenza di ogni comunicato.
Per quanto riguarda poi le notizie di cui lei dispone dal territorio circa le assunzioni effettuate con esami e colloqui, pur non volendo fare polemica o pettegolezzi, mi sento di dover dire che quegli esami e quei colloqui sono stati effettuati solo per alcuni privilegiati, vale a dire per coloro i quali avevano saputo in tempo dello svolgimento di tale procedura e che avevano pertanto presentato la relativa domanda.
Per quanto riguarda poi le modalità con le quali sono stati effettuati gli esami, non sta assolutamente a me esprimere un giudizio.
Il problema però non è questo. Si tratta piuttosto di capire cosa stia facendo, in questo momento la politica.
Nell'interpellanza ho fatto riferimento al personale qualificato, cui faceva riferimento lei in precedenza, alle dipendenze del comune di Caltanissetta.
Proprio oggi si è chiusa una vertenza, in base alla quale gli operai preferiscono non essere trasferiti alle dipendenze della Acque di Caltanissetta S.p.a., perché privi di certezza relativamente al proprio futuro, chiamati a confrontarsi con una proprietà poco dialogante e costretti a passare solo ed esclusivamente attraverso le segreterie dei politici.
È notizia di oggi che tredici dipendenti del comune di Niscemi hanno risolto la loro vertenza rimanendo alle dipendenze del comune, senza transitare al settore idrico. Analoga situazione riguarda ugualmente i dipendenti del comune di Mazzarino e di altri comuni della provincia di Caltanissetta, per l'insufficiente conoscenza della situazione.
Lei sicuramente saprà, poiché è interessata alla questione, che l'Ente acquedotti siciliani è stato sciolto.
Sono rimasti però i dipendenti di tale Ente, che in questo momento ancora non conoscono la loro collocazione.
Attraverso la stampa, più volte abbiamo chiesto alla Acque di Caltanissetta S.p.a. di contattare tali dipendenti, per capire, dal momento che le professionalità non mancano, se potesse essere utile un loro impiego. Ciò, perché mentre noi stiamo discutendo, la città di Caltanissetta è interessata dal problema dell'inquinamento idrico.
Lei sa che in Sicilia esiste un sistema di distribuzione, dalle dighe fino ad arrivare alle città, gestito da Sicilia acque e, a Caltanissetta, da Acque di Caltanissetta S.p.a., la quale dispone indubbiamente del personale, assunto - come lei ricordava poco fa - mediante esami e valutazioni di curricula.
Ma perché non assumere coloro che effettivamente hanno delle capacità? Quindi, resta il dubbio che tali assunzioni siano state pilotate attraverso la politica.
Per quanto riguarda la prima parte, la ringrazio sulla trasparenza della gara. Sono certo che lei ci darà delle risposte e di ciò sono veramente contento, perché ho fiducia in lei. Però, le voglio fornire un dato che forse gli uffici non le hanno ancora comunicato. La società Ibi è stata esclusa per difetto di documentazione, ma non sappiamo quale fosse il contenuto economico dell'offerta presentata da tale società (avrebbe potuto anche trattarsi di un'offerta inferiore a quella dell'Acqualia).
Poiché stiamo parlando di denaro pubblico, ho bisogno di capire se quell'offerta era effettivamente inferiore a quella presentata da Acqualia. Quindi, persiste il dubbio di una scarsa trasparenza in questa vicenda. Non ci si può accontentare del fatto che la gara è stata presieduta dal procuratore Pierluigi Vigna.
Le chiedo, pertanto, di informarsi su chi ha predisposto la convenzione, che ho qui davanti, relativamente agli articoli 22 e 39, cui lei faceva riferimento. Si interroghi e faccia le sue ricerche: chi ha predisposto il bando di gara? Se riesce aPag. 57dare delle risposte, ritengo che avremmo reso un servizio a favore della legalità e della trasparenza.
Però, signora sottosegretario, mentre lei cercherà queste risposte, le preannuncio che, come componente della Commissione antimafia, chiederò al presidente che gli atti di questa gara vengano acquisiti.
(Modalità di erogazione delle prestazioni INPS a favore dei cittadini italiani residenti all'estero - n. 2-00468)
PRESIDENTE. L'onorevole Narducci ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00468 (vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 6).
FRANCO NARDUCCI. Signor Presidente, oltre 40 parlamentari si sono rivolti al Governo con questa interpellanza urgente per rappresentare l'apprensione e la preoccupazione di 410 mila cittadini italiani anziani - sottolineo questo termine - che riscuotono all'estero, dove risiedono, le prestazioni corrisposte dall'INPS. Va da sé che spesso si tratta di pensioni di qualche centinaio di euro, che in alcuni paesi significano un'opportunità di sopravvivenza.
In questi ultimi giorni, infatti, i nostri concittadini pensionati residenti all'estero hanno ricevuto un'informativa da parte degli istituti bancari, che finora avevano erogato le prestazioni, con la quale si comunica che dal mese di maggio 2007 il pagamento delle pensioni sarà effettuato da un altro istituto bancario.
In effetti, a partire dal prossimo mese di maggio, il pagamento delle prestazioni è stato appaltato all'Istituto centrale delle banche popolari italiane. Si tratta di una decisione che in effetti cambia poco la questione sotto il profilo sostanziale, ma che modifica, secondo quanto abbiamo potuto verificare, il quadro organizzativo e procedurale.
Un aspetto che sicuramente ha innescato le preoccupazioni è individuabile nelle modalità di pagamento. I pensionati che finora hanno riscosso la pensione presso uno sportello bancario sono infatti confrontati con il cambiamento dell'istituto bancario e la rimessa dell'assegno mensile sarà effettuata soltanto dopo la compilazione del modulo di riscossione della pensione.
In realtà, non è così semplice come sembra, perché stiamo parlando di estensioni geografiche enormi e si deve aggiungere che non tutti gli aventi diritto alla prestazione hanno dimestichezza con la comprensione del modulo, che è redatto in lingua italiana ed inglese, che è stato ad essi inviato.
Si potrebbe ovviare a tale problema, come afferma l'INPS, aprendo un conto corrente, ma sono ben note le vicende dei depositi bancari - che non possono sfuggire perché si tratta di fatti recenti - in vari paesi, in particolare nell'America Latina, in cui vivono comunità italiane molto consistenti.
Con questa interpellanza urgente desideriamo rimarcare la tardiva informazione diramata dall'INPS e dall'istituto bancario, ma anche la carente valutazione dei problemi che si aprono con le modifiche introdotte.
Eppure l'INPS aveva gli strumenti e le cognizioni per valutare quanto si sarebbe profilato, derivanti dalle recenti campagne degli accertamenti reddituali che sono andate in porto all'estero soltanto grazie ad uno smisurato impegno, perché così bisogna definirlo, dei patronati e dei consolati. La campagna RED ha evidenziato con chiarezza a quali difficoltà vanno incontro i nostri cittadini residenti in paesi che, come detto, hanno estensioni pari a decine di volte l'Italia. Tutto ciò ha significato telefonate estenuanti, con centralini intasati, e lunghissimi viaggi.
Non posso esimermi anche dal sottolineare alcuni aspetti riprovevoli sotto il profilo del rispetto dei cittadini aventi diritto alle prestazioni ovunque essi risiedano, ma anche sotto il profilo dell'efficienza e dell'immagine complessiva del nostro Paese. L'INPS, infatti, tenta di scaricare tutte le responsabilità sulla banca che ha vinto l'appalto, quasi che il soggetto erogatore delle pensioni non fosse piùPag. 58l'INPS ma l'Istituto centrale delle banche popolari italiane. Inoltre l'INPS ha inviato nei mesi scorsi il certificato di pensione ed il CUD, sapendo che il vecchio appalto scadeva in aprile. Non si poteva pensare di inviare già una comunicazione che dal mese di maggio sarebbero cambiate le modalità di pagamento? È naturale chiederselo.
Nelle lettere inviate a tutti i pensionati, che ora le stanno ricevendo, c'è un numero verde internazionale che ad oggi, almeno fino a ieri sera, non risultava attivo. Per l'Argentina addirittura c'è il numero verde della Banca Itao. La scelta poi di inviare le lettere e i moduli indistintamente in italiano e in inglese costituisce un grave errore di comunicazione perché sta creando problemi, per esempio, con le banche tedesche, ma anche con quelle svizzere che non firmano un modulo in italiano o in inglese per l'accredito nei loro conti correnti. Potrei anche aggiungere che l'INPS dichiara candidamente che non sa se paga le pensioni a persone già morte e anche qui scarica tutto sull'Istituto centrale delle banche popolari, il quale dovrà compiere gli accertamenti come previsto nel contratto siglato: ritengo che questo sia un compito proprio dell'Istituto nazionale di previdenza sociale.
Concludo chiedendo alla rappresentante del Governo - devo peraltro rimarcare, anche se lei sicuramente sarà in grado di fornire la risposta, che per una questione di questa portata sarebbe stata opportuna la presenza di un rappresentante del Ministero del lavoro e non di un sottosegretario delegato di altro Ministero - quali misure urgenti si prevedono per porre rimedio a questa situazione di difficoltà dovuta alle cause appena illustrate. Chiedo inoltre quali misure si intendano adottare, per allentare la pressione enorme che si è riversata sulla già bistrattata rete consolare (vi sono proteste provenienti da moltissimi consolati, che sono sottoposti a migliaia di richieste e non dispongono di elementi di risposta).
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare, Laura Marchetti, ha facoltà di rispondere.
LAURA MARCHETTI. Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. In merito all'interpellanza dell'onorevole Narducci, sulla base di quanto comunicato dall'INPS faccio presente, a nome del Ministero del lavoro e della previdenza sociale, quanto segue.
L'Istituto, per l'affidamento del servizio di pagamento delle prestazioni INPS a beneficiari residenti all'estero, ha esperito il procedimento di licitazione privata che si è concluso con pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana n. 39 del 2 aprile 2007 e sulla Gazzetta Ufficiale della Comunità europea S/58 della 23 marzo 2007.
Il nuovo servizio, che raggruppa tutte le aree estere in un unico lotto ed inizierà il 1o maggio prossimo, è stato aggiudicato all'Istituto Centrale delle Banche Popolari italiane (ICBPI), il quale svolgerà tale servizio presso la propria sede di Roma.
Allo scopo di migliorare e rendere più sicuro il pagamento delle prestazioni, sono state apportate alcune innovazioni. Si è stabilito che la moneta di pagamento sarà l'euro, salvo le diverse disposizioni politico-valutarie del paese estero interessato.
Il pensionato ha la facoltà di scegliere la modalità di pagamento, tramite accreditamento in conto corrente, bonifico bancario domiciliato a suo nome presso un istituto di credito, oppure può riscuotere in contanti o con carta ricaricabile.
I pagamenti saranno effettuati, con cadenza mensile, il primo giorno bancabile utile del mese. A tal fine, l'INPS precostituisce i fondi presso l'istituto di credito due giorni precedenti a quello del pagamento.
Per quanto concerne l'importo dei pagamenti, questi sono sempre eseguiti franco spese per i beneficiari, in quanto le commissioni bancarie corrisposte dall'INPS all'istituto di credito sono comprensive di tutti i compensi e gli oneri connessi allo svolgimento del servizio, inclusa l'assistenzaPag. 59al beneficiario e le commissioni di cambio, qualora il pensionato intenda ricevere la pensione in valuta locale, nonché delle spese postali e di recapito.
In merito all'indirizzo e alla residenza, l'istituto di credito, prima di procedere al pagamento, verifica - minimo annualmente - l'esistenza in vita, l'indirizzo e la residenza del pensionato, provvedendo a trasmettere alle sedi dell'istituto, utilizzando la procedura telematica appositamente predisposta, l'indirizzo e la residenza acquisiti, nonché gli eventuali decessi.
L'INPS poi, con messaggio dell'11 aprile ultimo scorso, ha fornito le istruzioni per gli immediati adempimenti operativi delle sedi ed ha provveduto inoltre ad inviare una comunicazione a tutti i pensionati residenti all'estero in merito al nuovo servizio di pagamento.
Faccio presente infine che, per facilitare la fruizione dei servizi e fornire ogni utile informazione relativa ai pagamenti, per i pensionati residenti all'estero, è stato attivato dall'istituto bancario menzionato il numero verde «dedicato» 0080077788800.
PRESIDENTE. L'onorevole Narducci ha facoltà di replicare.
FRANCO NARDUCCI. Signor Presidente, sono un po' sconcertato. Infatti, il rappresentante del Governo - che evidentemente ringrazio per le informazioni rese - ha evidenziato aspetti contenuti nell'accordo con l'istituto bancario che non rispondono ad alcuna delle questioni derivanti da questa nuova procedura, che potevano essere studiati in modo diverso e predisposti per tempo, visto e considerato che soltanto pochi mesi fa sono stati inviati i certificati CUD a questi 410 mila pensionati. Pertanto, non posso che dichiarare la mia totale insoddisfazione.
(Rinvio interpellanza urgente Palomba - n. 2-00469)
PRESIDENTE. Avverto che, su richiesta del presentatore e con il consenso del Governo, lo svolgimento dell'interpellanza urgente Palomba n. 2-00469 è rinviato ad altra seduta.
Sospendo brevemente la seduta.
La seduta, sospesa alle 16,20, è ripresa alle 16,30.
PRESIDENTE. Prima di passare allo svolgimento dell'ultima interpellanza, desidero far presente al rappresentante del Governo la necessità di rispettare con puntualità i tempi dei lavori parlamentari.
(Misure a favore dei soggetti colpiti dalla sindrome dell'autismo e delle loro famiglie - n. 2-00465)
PRESIDENTE. L'onorevole Delfino ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00465 (vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 7).
TERESIO DELFINO. Signor Presidente, stimatissimi sottosegretario e colleghi, illustrerò la mia interpellanza per evidenziare la complessità che in questi ultimi vent'anni ha assunto l'autismo, fenomeno raro fino al 1980, ma attualmente in crescente diffusione. La gravità di tale fenomeno richiede a nostro giudizio la conoscenza del punto di vista del Governo nonché la comprensione degli indirizzi e delle attività assunti sulla questione in esame.
La nostra preoccupazione è dettata anche da indagini statistiche che rilevano un caso ogni 150 nuovi nati, secondo una ricerca svolta, nel 2007, negli USA dal Center for diseases control. Con l'interpellanza in esame, intendo far rilevare che il bambino autistico non può essere osservato e trattato secondo un approccio meramente neuropsichiatrico, farmacologico, psicologopedico e riabilitativo, per poi essere, purtroppo, ricoverato in case protette o in istituti, una volta raggiunti i vent'anni. La mia preoccupazione nasce dalla consapevolezza che questo esclusivo approccio neuropsichiatrico non consente di far recuperare al minore un'accettabile vita diPag. 60relazione. A livello internazionale, l'Ari (Autism research institute) di San Diego, con il progetto Defeat autism nowl (Dan), fin dal 1995 ha promosso un approccio medico multidisciplinare. Questa esperienza statunitense, tramite Dan Europe, organizzazione non lucrativa di utilità sociale, dal 2005 è stata portata nel nostro Paese e vuole diffondersi in Europa. Dan Europe vuole promuovere una forte attenzione verso questo grave e diffuso fenomeno, nonché una forte informazione aggiornata e lo sviluppo di servizi medici specialistici in ambito pubblico e privato.
Signor sottosegretario, sono presenti da tempo nel nostro Paese alcune realtà associative sull'autismo, che, a livello locale, regionale e nazionale, mirano a sensibilizzare i responsabili istituzionali sulle necessità delle famiglie, sulle esigenze delle persone affette da questa patologia e, soprattutto, sui bisogni di strutture e cure specifiche per sostenere l'impegno gravoso delle famiglie interessate. Alcune regioni, quali ad esempio il Lazio, l'Umbria e le Marche, per citarne solo alcune, hanno accolto questa sollecitazione, assumendo l'iniziativa di costituire centri finalizzati all'attuazione di programmi che prevedono il concorso delle strutture educative e dei servizi socio-sanitari con i quali, da un lato, rispondere ai bisogni che vengono rappresentati e, dall'altro, definire e migliorare le cure per le persone interessate.
L'interpellanza sottolinea la necessità di recuperare l'individualità piena ed integrale del soggetto autistico, attraverso la consapevolezza della natura multifattoriale di questa sindrome, che nasce dall'incontro di fragilità genomiche e di cause secondarie, quali l'inquinamento ambientale ed alimentare.
Occorre riflettere sulle campagne vaccinali intense e sovente non rispettose della fragile individualità neuro-immunitaria del minore, sull'abuso di antibiotici, sull'applicazione di amalgama al mercurio e sulla diffusione di alimenti carichi di glutine, caseina, soia, zucchero e lieviti, che risulterebbero essere tra le cause della patologia in discussione.
Sembrerebbe necessario riconoscere la malattia nella sua multifattorialità e individuare diete specialistiche integrate con nutrienti e antiossidanti in concentrazione farmacologiche e protocolli di trattamento per le patologie intestinali e neuro-immunitarie, che consentano il miglioramento delle condizioni di salute nella grande maggioranza dei casi trattati e il recupero di un numero crescente di bambini ad una regolare attività scolastica. Se promuovendo un adeguato monitoraggio risultassero confermate la gravità, la complessità e la cronicità delle lesioni gastro-intestinali e neuro-immuni-endocrine, apparirebbe evidente, come rilevo nell'interpellanza, l'inefficacia e l'inadeguatezza del modello di assistenza sanitaria e riabilitativa sin qui perseguito, con drammatiche ripercussioni sull'equilibrio e il benessere della persona malata, ma anche sulla sua famiglia.
Con questo atto di sindacato ispettivo, vogliamo sottolineare l'urgente esigenza di sostenere la famiglia con persona autistica nel suo nucleo, la cui presenza ne condiziona pesantemente ogni aspetto della vita quotidiana. La famiglia ha un grande carico psicologico di assistenza continua, ma deve anche sopportare costi economici rilevanti; infatti il bilancio economico è sempre più gravoso: comprende viaggi all'estero, visite specialistiche, esami di laboratorio, alimenti speciali, farmaci, training riabilitativi, con una spesa che varia tra 10 mila e 40 mila euro l'anno. È pertanto evidente, signor sottosegretario, che l'autismo crea forti problematiche relazionali in ambito familiare; infatti, i bambini autistici, quando vengono lasciati senza cure, non sviluppano abilità sociali, manuali e possono non imparare a parlare o comportarsi in modo appropriato. Da ciò deriva l'importante e fondamentale intervento della famiglia, l'unica in grado di aiutare il bambino ad integrarsi nella società; una famiglia non preparata, non sostenuta nell'affrontare il problema di una malattia con caratteristiche così complesse, potrebbe non solo non essere di aiuto al bambino, ma addirittura incrementarne le problematiche. Credo che siaPag. 61necessario diffondere una informazione aggiornata e completa sull'autismo e sulle sue cause e presentare alle istituzioni centrali e regionali la complessità, l'intensità e l'urgenza di rispondere alla richiesta delle famiglie di cure mediche, esami di laboratorio, alimenti speciali, integratori, visite specialistiche, agevolazioni economiche e assicurative.
È necessario, a mio avviso, che il Governo e il Parlamento formulino criteri preventivi e di diagnosi precoce, come linee guida di interesse per la famiglia e per tutti i medici e gli operatori socio-sanitari ed educativi coinvolti. L'invito - e mi avvio a concludere - che rivolgo al Governo è di valutare urgentemente l'allarme, lanciato da più parti, di una vera e propria epidemia autistica, punta di un iceberg rappresentato dalle patologie dello sviluppo e dell'apprendimento. Noi vorremmo conoscere quali siano le iniziative in atto da parte del Governo, del ministero, per rinnovare l'approccio terapeutico alla patologia autistica attraverso un metodo di cura multidisciplinare e se esistano specifiche normative e risorse per sostenere le famiglie interessate, che affrontano, come abbiamo detto, oneri ingenti sia nella diagnosi sia nella terapia, per migliorare la condizione di salute dei loro congiunti.
Signor sottosegretario la ringrazio per l'attenzione e mi auguro che la sua risposta contenga quegli elementi di novità e di speranza di cui questo grande mondo, questo grande pianeta autismo ha bisogno.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la salute, Gian Paolo Patta, ha facoltà di rispondere.
GIAN PAOLO PATTA, Sottosegretario di Stato per la salute. Signor Presidente, mi scuso per il ritardo. Onorevole Delfino, in riferimento all'interpellanza, occorre premettere che appare improprio parlare di epidemia di autismo. Il dato riportato dagli interpellanti, secondo cui nella popolazione scolastica vi sarebbe una prevalenza del 18-20 per cento, non coincide con il dato ufficiale delle certificazioni di autismo registrate ai fini dell'inserimento scolastico dei bambini autistici, che è pari a circa il 2 per cento.
Senza entrare nel merito della validità dell'approccio all'autismo adottato nelle ricerche condotte dall'istituto ARI (Autism Research Institute) di San Diego, citato dagli interpellanti, è necessario sottolineare che non rientra fra le competenze del Ministero della salute validare ipotesi eziologiche e terapeutiche il cui vaglio spetta alla comunità scientifica, attraverso i canali formali della ricerca e della letteratura scientifica nazionale e internazionale.
È pertanto improprio chiedere al Ministero iniziative volte ad innovare l'approccio terapeutico alla patologia autistica.
Non è inoltre condivisibile l'affermazione secondo cui nel nostro paese viene applicata all'autismo una tradizionale terapia neuropsichiatrica.
Le linee guida della Società italiana di neuropsichiatria dell'infanzia e dell'adolescenza, secondo gli indirizzi consolidati dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, non considerano l'autismo una psicosi e di conseguenza prevedono l'applicazione di indirizzi di intervento multidisciplinari: sanitari, educativi, sociali e di sostegno alla famiglia.
Tali indirizzi sono stati fatti propri dai servizi specialistici competenti con linee guida e progetti già operativi. Alcuni dati della letteratura scientifica riportano possibili contributi di una dieta controllata per il miglioramento dei comportamenti autistici. Un'alimentazione povera o priva di proteine, quali il glutine e la caseina, sembrerebbe aver migliorato lo stato di alcuni bambini affetti da autismo. Tuttavia, ad oggi, non vi sono evidenze scientifiche tali da giustificare un intervento generalizzato sulla dieta dei soggetti affetti da tale patologia.
Secondo le linee guida del 2005 della Società scientifica di neuropsichiatria dell'infanzia e dell'adolescenza, esistono nel panorama internazionale vari modelli di presa in carico del soggetto autistico, applicatiPag. 62in diverse parti del mondo tra i quali non viene riportato il metodo DAN (Defeat autism now).
Secondo quanto riferito dal professor Carlo Hanau non esistono ancora evidenze scientifiche sul programma, a circa dieci anni di attività del gruppo di lavoro, e in particolare, per quanto riguarda l'utilizzo del farmaco previsto nella terapia, per un effetto chelante la stessa Food and Drugs Administration non ne ha riconosciuto la validità terapeutica.
Inoltre, alcune associazioni di malati sia italiane che europee (ad esempio l'Associazione autismo Italia, i Genitoricontroautismo, la National autistic society) si esprimono contro tale metodo, evidenziando la necessità di ulteriore ricerca a supporto della validità del metodo.
Per quanto riguarda la vigente tutela prevista dal Servizio sanitario nazionale si ricorda che la patologia autistica è ricompresa nel decreto ministeriale 28 maggio 1999, n. 329, concernente il regolamento di individuazione delle malattie croniche invalidanti.
Pertanto, i soggetti affetti da tale patologia sono riconosciuti esenti dalla partecipazione alle spese per le prestazioni individuate nel medesimo decreto.
Tali prestazioni sono state individuate tenendo conto delle indicazioni delle società scientifiche, delle associazioni dei malati, dei medici, e delle linee guida internazionali, ed inoltre offrono al medico la possibilità di effettuare, senza spese a carico del paziente, un adeguato monitoraggio della malattia.
Si segnala peraltro che la maggior parte dei farmaci utilizzati, neurolettici inibitori del re-uptake della serotonina, sono attualmente in fascia A, e quindi a totale carico del Servizio sanitario nazionale. Da ultimo si segnala che il ministro della salute, consapevole della gravità della patologia di cui si discute e degli oneri che essa impone alle famiglie, agli operatori e ai servizi sociali, ha deciso di costituire un apposito gruppo di lavoro per la definizione di un programma nazionale dedicato all'autismo. Nel gruppo saranno coinvolti i rappresentanti istituzionali delle regioni, dell'associazionismo, delle famiglie, e del mondo professionale e scientifico.
PRESIDENTE. L'onorevole Delfino ha facoltà di replicare.
TERESIO DELFINO. Signor Presidente, ho ascoltato con molta attenzione la risposta esauriente sotto il profilo dell'indicazione di quello che è lo stato dell'arte. Questa era una delle finalità della nostra interpellanza, quindi sotto questo profilo il mio è senz'altro un giudizio di apprezzamento - quanto ai contenuti e all'illustrazione - nei riguardi della risposta fornita dal sottosegretario.
Per quanto attiene invece ai molteplici e ricchi spunti di documentazione, ma anche di valutazione dello stato dell'arte, il nostro gruppo parlamentare non ha certezze assolute; tra l'altro, anche le modalità con cui ci siamo espressi nella presentazione lo stanno a testimoniare. Abbiamo però un'esperienza che ci invita a dare forza e voce a quanti ritengono, signor sottosegretario, insoddisfacenti l'approccio, il sostegno e le modalità terapeutiche oggi in atto. Noi non vogliamo contestare il dato del 2 per cento risultante dalle certificazioni ufficiali, anche se avvertiamo, per averne conoscenza diretta, quanto sia difficile per i genitori o per una famiglia far certificare di avere un familiare autistico. Credo tuttavia che, tra le ipotesi che abbiamo ascoltato - una percentuale tra il 18 e il 20 - e quella che in questa sede lei ha ribadito essere la situazione certificata oggi, corra un tratto di strada dove, indagando adeguatamente, il fenomeno autistico risulta - mi consenta sottosegretario - molto più vasto di quello che viene certificato ufficialmente.
Abbiamo certamente la consapevolezza di quanto lei ha detto riguardo al vaglio di un nuovo approccio terapeutico, ma prendiamo atto con soddisfazione che nella nostra normativa, nei nostri atti di indirizzo c'è già una disponibilità ed una pronuncia chiara. Lei ha detto che l'autismo non è psicosi, ed è questo un elemento di chiarimento utile e importante.Pag. 63Tuttavia, è certamente difficile certificare - è per questo che noi chiediamo un forte monitoraggio ed una sperimentazione innovativa - quali siano i benefici legati ad un approccio multidisciplinare ed in particolare quali potrebbero essere gli elementi positivi, riconosciuti anche da lei nella sua risposta, derivanti da una conoscenza più appropriata ed adeguata dell'incidenza nutrizionale.
D'altra parte, proprio nelle settimane scorse il professor Veronesi in un suo articolo ha detto «noi siamo quello che mangiamo», per sottolineare che esiste tale rapporto per ogni persona normodotata ma, in generale, certamente per chi ha una disabilità o delle problematiche molto gravi.
Non abbiamo, pertanto, nulla da obiettare rispetto al fatto che oggi manchino dati ed evidenze scientifiche assolutamente confortanti, situazione che la comunità scientifica dovrebbe riconoscere. Tuttavia, senza voler con questo gettare la croce addosso a qualcuno, sappiamo come sia ricca la storia della medicina e come sovente la medicina ufficiale sia lenta a riconoscere cure e terapie innovative che invece hanno poi dimostrato - contrariamente a quanto alcune volte la comunità scientifica, medica attestava - di essere profetiche, rivelandosi adeguate ad affrontare questioni di questa natura, così come abbiamo rilevato oggi.
Infine, vorrei ancora svolgere due osservazioni che nascono - l'ho riconosciuto anche nel corso della mia illustrazione - dalla multiforme e ricca presenza associativa del settore. Siamo consapevoli del grande dibattito che si sta svolgendo, anche perché - ahimè - quando un metodo innovativo dà dei risultati, questi ultimi possono essere legati alla casualità. Ecco il motivo per cui c'è la necessità di monitorare nel tempo una determinata terapia: a qualcuno può portare gli esiti positivi cui lei ha accennato anche rispetto agli aspetti nutrizionali.
Signor sottosegretario, siamo convinti che dal confronto, dalla discussione e dalla possibilità di mettersi insieme scaturiscano indubbiamente nuove possibilità per arrivare ad un'analisi seria. Ci si potrebbe collegare, per esempio, all'esperienza americana, che ha ormai più di quindici anni, per vedere se effettivamente questa è una strada lungo la quale si potranno cogliere delle opportunità.
Credo che, in questo senso, si debbano definire alcune iniziative per evitare che la spinta alle innovazioni e alla ricerca ricada sulle spalle di quelle famiglie già largamente provate dalla presenza di persone affette dalla patologia autistica.
In questo senso mi auguro che la proposta di un gruppo di lavoro per il programma nazionale sull'autismo - che accolgo con soddisfazione e per questo mi dichiaro certamente soddisfatto - comprenda anche questi specifici progetti portati avanti da rappresentanti della ricerca, affinchè possano individuare un percorso per effettuare analisi obiettive.
Signor sottosegretario, ci sono soggetti e famiglie disponibili a collaborare al fine di testare questo approccio multidisciplinare, che in qualche misura lei ha già illustrato e rispetto al quale esistono riconoscimenti sotto il profilo della spesa sanitaria (mi riferisco ad alcune esenzioni e via dicendo) che però noi vorremmo ampliare. Infatti, chi vive e sta vicino a queste famiglie sa che la spesa che ho indicato nella mia interpellanza e che ricade sulle famiglie non è un'esagerazione.
È un dato molto oneroso e dagli elementi positivi che lei ci fornito nella sua risposta traggo quei motivi di fiducia e di speranza che ci possa essere una comune volontà del Parlamento e del Governo, segnatamente del Ministero della salute e degli assessori alla salute delle diverse regioni, di avviare un percorso che possa dare risultati nella direzione auspicata da noi e, soprattutto, dalle famiglie interessate.
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.
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