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Seguito della discussione della proposta di legge Capezzone ed altri: Modifiche alla normativa sullo sportello unico per le imprese e in materia di dichiarazione di inizio attività (A.C. 1428-A) e dell'abbinata proposta di legge Allasia ed altri (A.C. 1543) (ore 11,19).
(Ripresa esame dell'articolo 2 - A.C. 1428-A ed abbinata)
PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame dell'articolo 2 e delle proposte emendative ad esso riferite (vedi l'allegato A-A.C. 1428 sezione 1). Invito il relatore ed il Governo ad esprimere il parere sugli emendamenti e sugli articoli aggiuntivi presentati all'articolo 2.
DANIELE CAPEZZONE. Relatore. Signor Presidente, posto che il presentatore ha ritirato l'emendamento Nannicini 2.51, come lei stesso ha anunciato, la Commissione conferma il parere contrario su tutte le proposte emendative presentate all'articolo 2.
Preannuncio fin d'ora che, per quanto riguarda l'articolo 3, l'emendamento 3.100 della Commissione è stato ritirato.
PRESIDENTE. Il Governo?
FILIPPO BUBBICO, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Il Governo esprime parere conforme a quello del relatore.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento La Loggia 2.52, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 420
Votanti 418
Astenuti 2
Maggioranza 210
Hanno votato sì 197
Hanno votato no 221).
Prendo atto che i deputati Dato e Piro non sono riusciti a votare e che quest'ultimo avrebbe voluto esprimere un voto contrario.
Passiamo all'emendamento Lazzari 2.53.
MAURIZIO BERNARDO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MAURIZIO BERNARDO. Signor Presidente, intervengo solo per annunciare il ritiro dell'emendamento Lazzari 2.53, nonché del successivo Lazzari 2.50, dei quali sono cofirmatario.
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PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo alla votazione dell'articolo 2.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nannicini. Ne ha facoltà.
ROLANDO NANNICINI. Signor Presidente, ringrazio il Governo, il relatore ed, in particolare, i colleghi Quartiani, Giachetti, Ventura e Mantini, che hanno aperto, insieme a me, questa riflessione sull'articolo 2. Credo che tale articolo, collegato all'articolo 1, rappresenti un grande sforzo per rilanciare l'istituto dello sportello unico. Con la previsione della conferenza unificata, con la previsione delle asseverazioni e con la previsione della dichiarazione di inizio attività i testi del cosiddetto decreto Bersani e della proposta di legge Capezzone possono trovare una modalità di rilancio dell'attività anche attraverso l'eliminazione di alcuni costi burocratici.
L'istanza del mio emendamento che ho ritirato era relativa ad un aspetto particolare. Il legislatore tende sempre a far proliferare le dichiarazioni di inizio attività. Sono previste, infatti, nel settore edilizio, nel settore dei rifiuti, in quello della telefonia mobile e così via. L'ultima è stata prevista per le autoscuole. È necessario riportare la dichiarazione di inizio attività al suo spirito originario quale era stato previsto dall'articolo 19 della legge n. 241 del 1990, che stabiliva un percorso amministrativo semplificato, con il minor numero possibile di oneri per il cittadino. Un'asseverazione e la responsabilità diretta dell'impresa, del cittadino o del professionista hanno un costo.
Quindi, preannuncio la presentazione di un ordine del giorno non concordato col Governo. Del resto, non si ritirano gli emendamenti al fine di concordare un ordine del giorno. Il mio emendamento, forse, non stava bene né a Capezzone né a Bersani. Dovremo svolgere un'attenta riflessione al riguardo quando discuteremo il primo provvedimento sulla materia, ovvero il disegno di legge sulla modernizzazione ed efficienza dell'amministrazione pubblica e riduzione degli oneri burocratici per i cittadini e per le imprese, presentato dal ministro Nicolais. Con il mio ordine del giorno invito il Governo ad eliminare la proliferazione delle dichiarazioni di inizio attività che si discostano nella forma, nella sostanza e nella possibilità di tutela dal modello prefigurato dall'articolo 19 della legge n. 241 del 1990; a verificare con particolare attenzione la possibilità di dare al cittadino e alle imprese la capacità di scelta del procedimento amministrativo, inclusa la DIA, al fine di raggiungere l'autorizzazione in modo meno oneroso, sia da un punto di vista economico sia burocratico; a rendere espresso l'effetto del silenzio-assenso - perché c'è scritto, ma non è espresso - conseguente alla mancata adozione di qualsiasi provvedimento nei termini prescritti da parte della pubblica amministrazione (questo è un altro tema importante), nonché ad introdurre un regime sanzionatorio, sia per chi dice cose false, sia per chi non risponde nei tempi e nelle modalità dovute.
A nome del gruppo dell'Ulivo, dichiaro il voto favorevole sull'articolo 2 del provvedimento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato La Loggia. Ne ha facoltà.
ENRICO LA LOGGIA. Signor Presidente, desidero richiamare l'attenzione del presidente e relatore, onorevole Capezzone. È di tutta evidenza che siamo più che d'accordo sull'intera impostazione di questa proposta di legge, tant'è che c'eravamo anche cimentati a fornire un ulteriore contributo migliorativo attraverso il mio emendamento 2.52, che è stato posto in votazione e respinto dall'Assemblea dopo che il relatore ed il Governo avevano espresso su di esso parere contrario.
Per la verità, non abbiamo ben compreso le ragioni di questa posizione, stante il fatto che il testo dell'emendamento - chiunque può leggerlo e riscontrarlo - andava nella stessa identica direzione della proposta di legge, avanzando alcuni ulteriori miglioramenti al fine di raggiungerePag. 25l'obiettivo che ne è posto a fondamento.
Per tale ragione, signor Presidente e signor relatore - mi rendo conto che ormai la votazione è stata fatta, non ho fatto in tempo a chiedere la parola prima, ma non credo che ciò avrebbe potuto cambiare le cose -, sull'articolo 2 così come formulato, non mi sento, a titolo personale - ovviamente, non intendo impegnare nessun altro - di esprimere un voto favorevole.
Pertanto, preannuncio il mio voto di astensione sull'articolo 2, che avrebbe potuto essere di gran lunga più incisivo e più organico se solo vi fosse stata un'attenzione maggiore nello spirito che anima la proposta di legge in esame.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Gibelli. Ne ha facoltà.
ANDREA GIBELLI. Signor Presidente, intervengo dopo che è stata annunciata la presentazione dell'ordine del giorno da parte dell'onorevole Nannicini che, di fatto, tenta di mettere una «pezza» all'ennesimo pasticcio che risulterà nel testo definitivo del provvedimento.
La giornata di ieri ha dimostrato che sulla volontà di velocizzare le procedure in tema di apertura di un nuovo impianto o insediamento di natura industriale noi non abbiamo, in linea di principio, alcuna eccezione da sollevare.
Chiedo, rivolgendomi allo spirito ambientalista che dovrebbe animare il centrosinistra, se è disposto - e ritorno sulla questione che ieri è stata sottoposta all'attenzione dei colleghi, ma che, per tutta una serie di motivi, nonostante le aspettative di una parte dellAssemblea, non è stata assolutamente affrontata - a votare un provvedimento che accontenta il presidente Capezzone solo nel titolo (lo dico con garbo e con rispetto). Nella passata legislatura sono state condotte battaglie anche per la tutela ambientale, per limitare l'impatto ambientale. È accettabile oggi che, seguendo la scappatoia della conferenza di servizi, la richiesta di un imprenditore crei le condizioni di una variante urbanistica al piano regolatore, imponendo all'amministrazione di piegarsi alla volontà del singolo rispetto alla collettività? La nostra parte politica, il centrodestra, e in primo luogo la Lega, è assolutamente disponibile nei confronti dei principi della libertà e del liberismo, che, però, non possono non avere regole. Questo tema dovrebbe appartenere a voi, e invece da parte vostra sento solo il silenzio.
Non si può, per un calcolo di natura politica, accettare all'articolo 1 (con le conseguenze dell'articolo 2 che ieri il collega Nannicini ha illustrato al Governo, e che oggi invece vengono nascoste dietro un ordine del giorno) lo scempio sulla programmazione territoriale in campo urbanistico, per vendere una norma-manifesto che non ha nulla a che fare con l'iniziativa impostata dal presidente Capezzone. Questo non è accettabile che si verifichi da parte vostra (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!
Non è una questione di propaganda politica o di strumentalizzazione. Avevamo iniziato un percorso comune e il testo della proposta di legge abbinata all'iniziativa Capezzone dimostrano che eravamo disposti ad accettare un percorso che poneva l'impresa nelle condizioni di avere tempi certi, senza imporre, come singolo, iniziative industriali, come nel testo dell'articolo 1, laddove lo strumento urbanistico non prevede aree destinate (o se le prevede, esse sono comunque insufficienti), e il presupposto della legge n. 241 del 1990 ammette senza deroga la variante urbanistica. Dove sono finite le vostre battaglie ambientali, colleghi del centrosinista (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)?
Ciò non è accettabile. Il vostro silenzio oggi in Assemblea testimonia che anche in passato non credevate alla vostra battaglia sulla legge obiettivo. Avete predicato bene; oggi razzolate male (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
FILIPPO BUBBICO, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FILIPPO BUBBICO, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, prendo la parola solo per precisare la portata del provvedimento di legge che la Camera sta approvando, che restituisce certezza del diritto per tutti i soggetti coinvolti: per la pubblica amministrazione, per i cittadini e per le imprese.
Tutti gli interessi pubblici rilevanti sono tutelati perché, contrariamente a quanto è stato un attimo fa affermato, le procedure definite con il provvedimento in esame non impongono scelte ai consigli comunali, che rimangono titolari assoluti, arbitri indiscutibili della pianificazione territoriale. La norma definisce semplicemente le procedure affinché il consiglio comunale si esprima sulle scelte urbanistiche, nel caso in cui le richieste, le ipotesi, i progetti di iniziative produttive non risultino ricompresi tra quelli di cui gli strumenti urbanistici si occupano, dettando norme e disciplinando modalità specifiche di uso del suolo.
La Conferenza di servizi, quindi, non costituisce e non assume la funzione di organo sovraordinato rispetto ai consigli comunali, che mantengono integra la propria sovranità. Gli stessi devono esprimersi in tempi definiti, perché le proposte di insediamenti produttivi non possono essere mantenute in una condizione di incertezza per lungo tempo. I consigli comunali, quindi, quando non siano previste talune destinazioni urbanistiche devono esprimersi in tempi certi, con un sì o con un no, sulla base di autonome valutazioni non sindacabili da parte di altri organi.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fava. Ne ha facoltà.
GIOVANNI FAVA. Signor Presidente, ho chiesto di intervenire solo per svolgere due precisazioni. La prima di carattere personale: ieri avevo chiesto espressamente, in sede di votazione dell'articolo 1, che il Governo ci rassicurasse sulle nostre preoccupazioni circa l'applicazione dell'automatismo derivante dalla lettura di questo confuso comma 8, ma in quell'occasione nessuno ha ritenuto importante o necessario rispondere, tant'è vero che siamo giunti ad un voto contrario.
Prendo atto del fatto che l'autorevolezza del mio bravo collega ed amico Andrea Gibelli ha spinto il Governo a sbilanciarsi con un giorno di ritardo, ma d'ora in avanti, quando avremo questioni importanti da porre, non lo farò più personalmente, ma dovrò rivolgermi a qualcuno più qualificato all'interno di quest'aula. Permettetemi di far presente che a me non avete risposto, mentre oggi a Gibelli avete cercato di rispondere, senza peraltro aver chiarito alcuno dei dubbi.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIA MELONI (ore 11,40).
GIOVANNI FAVA. Vorrei anche sottolineare che avremmo preferito venisse aperto un minimo di discussione anche sugli emendamenti presentati dal collega La Loggia, di cui consideravamo valido l'impianto generale; infatti, la storia di questo Paese ci insegna che laddove non esista un meccanismo sanzionatorio di alcun tipo, il rischio è che i provvedimenti approvati restino lettera morta, perché poi l'applicazione diventa molto spesso oggetto della volontà e della arbitrarietà dei soggetti che sono chiamati a dar loro esecuzione.
PRESIDENTE. Grazie onorevole Fava.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Barani. Ne ha facoltà.
LUCIO BARANI. Grazie, signor Presidente. Ovviamente, non condivido ciò che il rappresentante del Governo ha detto; credo che il rappresentante del Governo non sia mai stato in un consiglio comunale. Il consiglio comunale è organo diPag. 27indirizzo e di controllo, ha una sua programmazione, non può rincorrere tutti i progetti e tutte le iniziative imprenditoriali che vengono dall'esterno e che non sono ricomprese nella sua programmazione. Non lo può fare perché non è deputato a farlo. Avrebbe solamente il compito di seguire tutte le sollecitazioni che vengono dall'esterno, ne deriverebbe un caos incredibile. Noi mettiamo i consigli comunali nella condizione del caos e dell'anarchia.
Ho seguito l'intervento di ieri del collega Nannicini in religioso silenzio, aspettando che forzasse di più la mano, perché chi come me, che da 17 anni faccio il sindaco, sa di cosa stiamo parlando, si rivolge al Governo chiedendo che su questo tema venga in Parlamento qualcuno con più competenze, perché non possiamo lasciare all'anarchia o al caos le amministrazioni comunali, che non gestiranno più il territorio e non ne avranno più il controllo.
La programmazione, infatti, non è solo una mera programmazione di indirizzo urbanistico; se venissero man mano accolte, a macchia di leopardo, le sollecitazioni che vengono da quello o quell'altro imprenditore, l'esecutivo sarebbe in difficoltà nel portare avanti una programmazione vera di opere pubbliche ed ovviamente di servizi, fognature, acquedotti, viabilità e pubblica illuminazione. Tutto si ripercuoterà in negativo a carico delle casse comunali e ci saranno ulteriori aggravi di spese.
Badate bene, su questo punto inviterei anche il relatore a stare attento. Io sono tra i cofirmatari di questa legge, ma cum grano salis. Non creiamo caos nelle pubbliche amministrazioni. Queste sono più di 8 mila in Italia e alcune sono di piccole dimensioni con strutture urbanistiche e tecniche esigue.
Il piccolo comune di cinquecento abitanti non è come Milano, Roma, Firenze, Bologna e Genova: ha qualche geometra, niente di più! Quindi, non ce la fa a seguire le pressioni che vengono dagli imprenditori e le imposizioni che, in quel consiglio comunale, sotto il falso messaggio di chi promette posti di lavoro, rischiano di alterare in maniera irreversibile il territorio. Questa che stiamo portando avanti non è una cultura di sinistra e riformista.
Mi associo a quanto già detto dal collega La Loggia: anch'io, personalmente, non mi sento più di esprimere il mio voto. Spero che l'ordine del giorno del collega Nannicini sia tenuto in considerazione perché quell'ordine del giorno, solo quello, può salvare molte amministrazioni comunali.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Provera. Ne ha facoltà.
MARILDE PROVERA. Intanto, vorrei ricordare che siamo ancora in sede di votazione degli emendamenti. Infatti, non siamo passati alle dichiarazioni di voto conclusivo e ritengo che dovremmo tarare i nostri interventi in modo diverso. In realtà, al di là di ciò che ho sentito finora, questi emendamenti tendono a restringere ulteriormente i tempi di valutazione dello sportello unico per quanto riguarda le pratiche che vengono presentate.
Invece di aiutare una pratica nel senso di immettere nel percorso approfondimento, conoscenza, integrazione, si tagliano ancora di più i tempi di lavoro. Per questo motivo penso sia giusto esprimere un orientamento contrario su questi emendamenti e mantenere questa impostazione durante la votazione. Questa è la prima cosa da fare. Così facendo, anche i colleghi che non hanno seguito il provvedimento sapranno, in sede di votazione, che di questo si sta discutendo.
Sull'insieme delle considerazioni espresse sull'articolo 2, osservo che esse hanno dei riflessi anche sull'articolo 1. Ritengo che in tali valutazioni si rinvengano alcune incongruenze, anche in riferimento all'espressione del voto di ieri sull'articolo 1. Va da sé che ieri, con la votazione sull'articolo 1, si sono posti pesanti vincoli a ridosso del consiglio comunale. Abbiamo cercato di lavorare su questo aspetto attraverso alcuni emendamenti con alcuni colleghi dell'opposizione, ma sono stati respinti.Pag. 28
È anche sbagliato dire che in questo modo vengono completamente svuotati i consigli comunali. Infatti, i consigli comunali vengono ulteriormente indeboliti perché un parere della Conferenza dei servizi porrà, oggettivamente, pesanti elementi di pressione sugli amministratori, siano essi componenti della giunta o del consiglio comunale. Tuttavia, la titolarità, formalmente, rimane, per fortuna, ancora in capo al consiglio comunale.
Questa proposta di legge, da noi compresa ma non gradita, come si è capito fin dall'inizio, pone le premesse per una discussione che è ancora tutta da svolgere sul decreto Bersani. Spero che in quella sede gli approfondimenti di merito saranno più attenti rispetto al modo con cui siamo arrivati a porre queste pure premesse, che saranno sviluppate in modo ben più approfondito con il decreto.
Per quanto riguarda le dichiarazioni di voto finale, mi esprimerò in quella sede, che mi sembra del tutto sbagliato anticipare. Tuttavia, sugli emendamenti in votazione, richiamo l'attenzione sul fatto che, paradossalmente, accentuano le preoccupazioni fin qui espresse anche dall'opposizione.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 440
Votanti 417
Astenuti 23
Maggioranza 209
Hanno votato sì 397
Hanno votato no 20).
Prendo atto che la deputata Dato non è riuscita a votare. Prendo atto altresì che la deputata Zanella avrebbe voluto astenersi.
Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo La Loggia 2.010. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole La Loggia. Ne ha facoltà.
ENRICO LA LOGGIA. Signor Presidente, vorrei richiamare l'attenzione su questo articolo aggiuntivo (Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo). Mi auguro che, a parte il diritto di parlare, ci sia anche il diritto di ascoltare. Chiedo un attimo di attenzione, perché l'argomento è realmente importante. Non volevo essere polemico, tutt'altro.
L'intera impostazione della proposta di legge in esame è volta a fornire maggiori certezze e, soprattutto, maggiore rapidità nei confronti dell'azione svolta dal cittadino che desideri iniziare una determinata attività, qualunque essa sia, secondo l'articolato sin qui votato.
Qual era e quale è l'intendimento di questo articolo aggiuntivo? L'intendimento è quello di stabilire delle sanzioni. In una dichiarazione autocertificativa è possibile dichiarare tutto quello che si desidera, ma occorre anche assumersene la responsabilità. Sicché, se qualcuno dovesse dichiarare qualcosa di non vero, deve subirne le conseguenze.
Al contrario - questo è il punto - laddove la pubblica amministrazione, il comune, l'ufficio preposto ad effettuare il controllo o chiunque altro dovesse opporre, anche solo strumentalmente, una perdita di tempo o una sbagliata od impropria valutazione - ed è noto che nella pubblica amministrazione, pur essendoci degli eccellenti funzionari e dirigenti, talvolta, ce ne può essere qualcuno meno diligente, ma non voglio dire di più in questa sede - oppure, laddove fosse dimostrato che l'atteggiamento della pubblica amministrazione, attraverso un suo funzionario, sia stato in qualche modo vessatorio - chiamiamolo in questa maniera - nei confronti di chi vuole iniziare o ha già iniziato una determinata attività, la stessa pubblica amministrazione, insieme e in solido con il dirigente infedele o non diligente, deve prevedere una forma di risarcimento a favore del cittadino, ilPag. 29quale, in questo contesto, verrebbe danneggiato.
Mi è stato spiegato che su queste proposte emendative è stato espresso un parere contrario perché bisognava chiedere il parere della Commissione giustizia, che non è stato chiesto. Ne prendo atto. Non siamo più in tempo per chiedere il parere della Commissione giustizia, ma non credo che possa essere negata la validità di questo argomento.
Quindi, per dare un contributo all'approvazione rapida di questo provvedimento - presidente Capezzone, mi rivolgo a lei - e non nascondendo il mio forte rammarico perché evidentemente non c'è stato un approfondimento adeguato rispetto ai tentativi del nostro gruppo parlamentare e del sottoscritto per rendere ancora più efficace la proposta emendativa in esame, signor Presidente, ritiro, sia pure a malincuore, il mio articolo aggiuntivo 2.010, al fine di evitarne la bocciatura da parte dell'Assemblea. Infatti, è già stato presentato un ordine del giorno di identico contenuto, che corrisponde alla stessa impostazione, e vorrei che tutta l'Assemblea fosse quanto meno interessata ad un argomento di tale delicatezza.
Auspico comunque che, poiché ci saranno altri passaggi parlamentari, questo articolo aggiuntivo, forse con maggiore diligenza e con una valutazione più attenta, possa trovare una collocazione all'interno del provvedimento. Come ripeto, si può stabilire tutto ciò che si vuole, ma, se non si prevede una sanzione adeguata in caso di falsa dichiarazione o di infedele interpretazione da parte della pubblica amministrazione, quanto previsto rischia di rimanere un mero flatus vocis.
Poiché, quindi, non desidero che ciò accada e poiché sono convinto che la proposta di legge in esame rompa un fronte, facendoci compiere un enorme passo avanti, ritiro il mio articolo aggiuntivo ed interverrò nuovamente - se il Presidente lo consentirà - per illustrare l'ordine del giorno.
PRESIDENTE. L'articolo aggiuntivo La Loggia 2.010 è pertanto ritirato.
Passiamo all'articolo aggiuntivo Formisano 2.02.
ANNA TERESA FORMISANO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANNA TERESA FORMISANO. Signor Presidente, intervengo per annunciare il ritiro del mio articolo aggiuntivo.
PRESIDENTE. Sta bene: conseguentemente, anche l'articolo aggiuntivo Formisano 2.02 è ritirato.