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Informativa urgente del Governo sulla vicenda dell'imprenditore Titti Pinna, rapito in Sardegna nel settembre 2006.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento dell'informativa urgente del Governo sulla vicenda dell'imprenditore Titti Pinna, rapito in Sardegna nel settembre 2006.
Dopo l'intervento del rappresentante del Governo interverranno i rappresentati dei gruppi in ordine decrescente, secondo la rispettiva consistenza numerica, per cinque minuti ciascuno. Un tempo aggiuntivo è attribuito al gruppo Misto.
(Intervento del viceministro dell'interno)
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il viceministro dell'interno, onorevole Marco Minniti.
MARCO MINNITI, Viceministro dell'interno. Signor Presidente, onorevoli colleghi, so bene che il passare del tempo in casi così delicati e così umanamente coinvolgenti suscita legittimi interrogativi. Tuttavia posso garantire - questo è il senso della mia presenza in aula - che l'impegno del Governo, delle istituzioni, delle forze di polizia e dell'autorità giudiziaria attorno al caso Pinna, che è stato immediatamente attivato, non è mai venuto meno, pur dovendosi tuttavia scontrare con le oggettive difficoltà connesse al reato di sequestro di persona. Non vi è stata e non vi è dunque alcuna sottovalutazione, come risulta evidente dalle misure effettivamente predisposte. Si sta seguendo quotidianamente la situazione, mettendo in campo una complessa attività investigativa ed unaPag. 54altrettanto diffusa attività di controllo del territorio, di cui darò dettagliatamente conto.
Lo farò premettendo che certamente non sfugge a nessuno in questa Assemblea la difficoltà obiettiva e l'estrema delicatezza della trattazione di queste vicende ed i limiti invalicabili posti dalle circostanze in cui ci troviamo. Come è noto, vi sono un reato e due indagini in pieno svolgimento, purtroppo. Di tali indagini e delle loro necessità, a partire dalla riservatezza, il Governo e il Parlamento non possono che essere rispettosi. Dare un aiuto a quanti sono impegnati a risolvere il caso significa prima di tutto discuterne, tenendo conto delle esigenze dell'inchiesta. Ciò serve per non portare alcun nocumento intanto al signor Pinna e secondariamente all'accertamento di tutte responsabilità.
È all'interno di questi vincoli, che ho volutamente richiamato all'inizio del mio intervento, che verrà dunque svolta la mia informativa, sperando di essere compreso da questo Parlamento.
Prima però di fare il punto della situazione, consentitemi di dirvi che il Governo si stringe idealmente intorno alla famiglia Pinna, alla comunità sarda, ed a quanti in questi mesi sono incaricati di sollecitare la partecipazione dell'opinione pubblica, dal comitato «Titti Pinna libero» al consiglio regionale di Sardegna, che il 3 ottobre scorso ha approvato un ordine del giorno nel quale si è dato peraltro atto del più alto scrupolo e massimo impegno - cito testualmente - profuso dagli inquirenti e dalle forze dell'ordine per individuare i responsabili e liberare quindi l'ostaggio.
I fatti sono stati più volte ampiamente ricostruiti. Nel pomeriggio del 19 settembre 2006 ignoti sequestravano Giovanni Battista Pinna dalla sua azienda agricola situata in località Monte Frusciu, nel comune di Bonorva (Sassari), allontanandosi con l'autovettura della vittima, una Fiat Punto di colore azzurro, targata AK271AF. Questa autovettura veniva poi rinvenuta il giorno successivo in un terreno agricolo situato a breve distanza dal luogo del fatto.
Il signor Pinna contattava alle ore 18 la sorella Maria Margherita informandola, attraverso il proprio cellulare, di essere stato sequestrato e le chiedeva di predisporre la somma di 300 mila euro per il pagamento del riscatto. Alle 19.30 il padre della vittima denunciava l'accaduto presso la caserma dei carabinieri di Bonorva. Alle 21.08 dello stesso giorno perveniva alla famiglia Pinna un'altra telefonata, da parte di un anonimo che asseriva che si sarebbero visti l'indomani a mezzogiorno.
Inoltre, sono pervenute ai familiari alcune telefonate, almeno due delle quali considerate attendibili, con le quali veniva ribadita la richiesta di 300 mila euro per la liberazione del loro congiunto.
Dopo la notizia del rapimento, nella provincia di Sassari e in quelle limitrofe, è scattato il piano coordinato antisequestro, con battute e posti di controllo lungo le arterie stradali principali e secondarie. Sono state altresì avviate attività investigative nei confronti di pregiudicati sardi ritenuti sospetti, nonché di altri soggetti.
Si è altresì attivata una complessa attività di intelligence. In particolare, dal punto di vista più propriamente operativo, sono stati assicurati in quelle aree la presenza continua, ventiquattro ore su ventiquattro, di un consistente numero di uomini delle Forze di polizia, ed un servizio, integrato dal giornaliero impiego di elicotteri, per ricognizioni aeree. Un impegno che non ha mai subito soste o flessioni e che, anzi, nell'ultimo periodo è stato ulteriormente intensificato.
Con decreto del Ministro dell'interno del 23 settembre 2006 è stato inoltre costituito e messo a disposizione dell'autorità giudiziaria competente, ai sensi della legge 15 marzo 1991 n. 82, un apposito nucleo interforze composto da Carabinieri, Polizia di Stato e Guardia di finanza. Da allora ad oggi, nei territori dove potrebbe essere tenuto prigioniero il Pinna, vengono effettuati costantemente rastrellamenti, battute e perquisizioni, anche con l'ausilio di unità cinofile.Pag. 55
Le indagini sul sequestro, sulle quali, ribadisco, nulla si può dire perché coperte dal segreto istruttorio, sono coordinate dalla procura distrettuale di Cagliari, che ha anche disposto, come è noto, il blocco dei beni della famiglia Pinna.
Tutte le ipotesi sul tappeto vengono attentamente valutate e considerate. Tuttavia, lo stretto riserbo che accompagna l'attività degli inquirenti non consente, al momento, di avvalorare l'attendibilità delle diverse ipotesi e ricostruzioni che in queste settimane si sono succedute sugli organi di stampa.
A conclusione di questo mio intervento posso assicurarvi di avere trasmesso al Parlamento tutte le informazioni a nostra disposizione e non coperte da segreto istruttorio.
Nel confermare che le indagini continuano con ritmo serrato, mi impegno, a nome del Governo, a tenere informato il Parlamento su tutti gli sviluppi della vicenda.
(Interventi)
PRESIDENTE. Passiamo agli interventi dei rappresentanti dei gruppi.
Ha chiesto di parlare il deputato Attili. Ne ha facoltà.
ANTONIO ATTILI. Signor Presidente, voglio anzitutto ringraziare il Viceministro per la sensibilità che ha dimostrato venendo a riferire su questa difficile vicenda che ormai dura da tanti mesi e che continua a tenere in ansia ed in angoscia la famiglia e l'intera Sardegna.
In effetti, si tratta del primo classico sequestro dopo la fase di intervallo successiva al sequestro Melis, conclusosi positivamente, e al suicidio del giudice Lombardini, che aveva rappresentato un momento di svolta; finalmente, infatti, dopo tanti anni, si era riusciti ad arrivare ai diversi livelli, compreso quello dei «colletti bianchi», che per troppo tempo avevano garantito e consentito che prosperassero i sequestri di persona in Sardegna.
Pur tuttavia, il pericolo non era mai del tutto cessato, perché vi erano stati alcuni sequestri diversi, i cosiddetti «sequestri delle ventiquattro ore»; pertanto non si era mai abbassata la guardia né mai la si deve abbassare per questo tipo di reati presente in Sardegna.
Il sequestro di Titti Pinna è stato, come dire, un fulmine a ciel sereno, sotto questo profilo. Comprendiamo la riservatezza ed il fatto che sono in corso ancora indagini ed azioni operative molto significative. È certo, comunque, che il trascorrere del tempo, purtroppo, induce a previsioni non ottimistiche: questo va detto.
Voglio dire che la Sardegna ha reagito in modo estremamente positivo: vi è stata una grande mobilitazione dei sindacati, dei partiti politici e delle istituzioni, con manifestazioni tenute a Bonorva ed altrove, che hanno dimostrato la volontà di questa regione di affrancarsi e come il sequestro di persona sia opera di gruppi ristretti, estranei alla cultura della Sardegna. Questa regione, lo ripeto, ha reagito piuttosto con grandi manifestazioni popolari di vario tipo ed in tutto questo periodo, tenendo viva l'attenzione.
È però anche necessario - e bisogna dirlo - avviare un ragionamento in prospettiva e iniziare una grande campagna di informazione e di sensibilizzazione alla legalità. Infatti, a nostro parere, le scuole devono essere coinvolte in tali iniziative in quanto abbiamo il compito di formare le giovani generazioni per far comprendere ciò di cui la Sardegna ha bisogno.
Quest'ultima è una regione che è in grado di affrontare i problemi, seppur con difficoltà, e di trovare la strada verso il progresso economico e civile.
Devo anche riconoscere - come è stato ricordato dal Ministro - che c'è stato un grande impegno delle forze dell'ordine. Noi che viviamo in quella realtà abbiamo riscontrato, anche visivamente, l'impegno delle forze dell'ordine e ritengo che siano stati fatti - e si continuino a fare - tutti i passi necessari, come si può evincere dalle parole riferite dal ministro.
Non perdiamo la speranza, non abbassiamo la guardia e cerchiamo di arrivarePag. 56fino in fondo. Le forze dell'ordine sanno che non solo le istituzioni, ma tutti i cittadini sardi sono loro vicini in questo momento con l'obiettivo di restituire Titti alla famiglia, alla quale ovviamente siamo vicini.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Cossiga. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE COSSIGA. Signor Presidente, naturalmente anch'io mi associo all'abbraccio che tutte le istituzioni dedicano alla famiglia di Titti Pinna; tuttavia non nascondo un certo imbarazzo nell'intervenire in questa discussione, imbarazzo che peraltro ho colto, in parte, anche nelle parole del viceministro.
La Camera, quindi le istituzioni, a parecchi mesi dall'inizio di questa vicenda, si riunisce secondo le modalità di una procedura parlamentare d'urgenza. È difficile negare che l'urgenza esista perché Titti è ancora in mano dei sequestratori, però è evidente, a mio avviso, una certa forzatura nel voler attribuire, attraverso questa iniziativa, alle istituzioni, Parlamento e Governo, un ruolo non loro.
Trovo nelle parole del Viceministro la conferma, a noi già nota, del continuo impegno delle Forze dell'ordine e della magistratura, nonostante alcune difficoltà.
Il collega Attili ha parlato di un lungo periodo in cui non sono stati compiuti rapimenti «classici», un lungo periodo in cui, senza entrare nei dettagli, sono avvenuti cambiamenti, anche dal punto di vista dell'organizzazione del sistema che si occupa dei sequestri in Sardegna. Non dico che si è abbassata la guardia, ma forse - (ahimè) il tempo determina queste cose - è diminuita in parte l'efficacia di intervento. So che le Forze dell'ordine e la magistratura (ma anche i Governi che si sono succeduti) continuano a prestare attenzione, ma purtroppo è nei momenti del bisogno che poi si mette alla prova l'efficacia dell'intervento.
Come dicevo, l'imbarazzo è dovuto al fatto che non vorrei che questo incontro fosse un tentativo da parte delle istituzioni di conquistare la prima pagina, di diventare protagoniste di un'opera di sensibilizzazione nel tentativo di mantenere la luce accesa sul problema dei sequestri, che in realtà dovrebbe appartenere alla società civile.
La Sardegna di oggi è sempre più attenta al problema dei rapimenti di persona. Ritengo che in primis il compito delle istituzioni sia, per quanto riguarda il Governo, quello di gestire e predisporre gli strumenti idonei a combattere efficacemente questa piaga. Il compito delle istituzioni parlamentari, invece, è quello di predisporre strumenti diversi, che permettano, anche dal punto di vista culturale, di superare questa piaga che, ahimè, non è stata estranea alla cultura della nostra isola soprattutto nel passato.
Quando la società si fa carico di cambiare, di intraprendere una strada nuova con cui allontanarsi da una cultura che non mette al centro la libertà della persona - anche se questa cultura fa parte, ahimè, di un passato non lontano - le istituzioni la devono seguire e supportare. Le istituzioni hanno un ruolo, la società rimane il centro.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Mereu. Ne ha facoltà.
ANTONIO MEREU. Signor Presidente, anche noi esprimiamo la nostra vicinanza alla famiglia Pinna, che in questo momento soffre più di ogni altra in attesa di rivedere il proprio congiunto. Ringraziamo il Governo e il ministro, di cui conosciamo la serietà e l'impegno; non avevamo dubbi al riguardo, sempre che si possa essere soddisfatti parlando di queste cose. Non abbiamo dubbi neppure sull'impegno futuro.
Parlare oggi di Titti Pinna significa soprattutto non dimenticarlo. Tutti insieme dobbiamo fare uno sforzo, soprattutto noi sardi. Ritengo che in una società, quando succedono fatti negativi, debbano essere evidenziate le responsabilità ed è molto meglio che ciascuno le assuma per la propria parte perché in qualche maniera, quando una comunità non si comporta secondo i canoni, siamo tutti responsabili.Pag. 57Quindi, con questo intervento non intendiamo vedere il Governo come un antagonista. Tuttavia, esso sicuramente rappresenta tutti noi e proprio per questo lo sollecitiamo a svolgere un compito che lo vede impegnato in primis.
Questo è un problema che dobbiamo sentirci addosso, perché è chiaro che la Sardegna sotto questo aspetto deve fare passi in avanti. Da una parte sicuramente le istituzioni devono prestare un'attenzione maggiore alla scuola, come diceva il mio collega, ma probabilmente anche la politica deve prestare un'attenzione maggiore a problemi che normalmente si nascondono e che sono a monte di atti che non sono leciti. Ciò non significa che siamo noi i responsabili - responsabile è colui che compie simili azioni - ma in questo contesto, come ripeto, credo sia utile per tutti noi svolgere una riflessione nel senso che ho indicato.
Invitiamo quindi il Governo ad impegnarsi ancora di più proprio perché questa situazione è anomala; d'altronde, anche la stampa specialistica comincia a prospettare dubbi diversi. Quindi, per evitare che questi dubbi comportino un allontanamento dall'impegno, come normalmente succede quando passa tanto tempo, diventa forse in tal senso un'emergenza fare in modo che Titti Pinna possa tornare alla Sardegna e ai suoi familiari. Dobbiamo perciò impegnarci e invitiamo pertanto il Governo a fare in modo che si arrivi quantomeno a sapere come si sono svolti i fatti e ad attivarsi affinché il nostro Titti possa ritornare sano e salvo in seno alla propria comunità e alla propria famiglia.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Allasia. Ne ha facoltà.
STEFANO ALLASIA. Non posso ringraziare il viceministro Minniti, come hanno fatto altri colleghi, perché avrei preferito che fosse venuto in Assemblea a dire che Titti Pinna è tornato a casa e gode di ottima salute. Per questo avrei sicuramente fatto un plauso, seguito da tutti noi. Non è lodandoci che facciamo tornare a casa i sequestrati.
Infatti non si tratta solo del sequestro di Titti Pinna. È una questione legata a un malcostume non solo sardo. L'atto di sequestrare le persone, di tenerle segregate, privandole della libertà personale, non è, lo ripeto, un malcostume del popolo sardo o della popolazione italiana, ma sfortunatamente riguarda tutta la popolazione mondiale. Di questo bisogna rendere atto al popolo sardo.
In questi casi, appare necessario fornire specifiche assicurazioni, soprattutto ai familiari - che sono quelli che stanno soffrendo sicuramente di più - e allo stesso sequestrato. Faccio l'esempio non di un caso di sequestro, ma di una persona, in provincia di Torino, che si è persa il 22 ottobre 2006, in Val Pellice, un certo Antonio Guzzo. È una situazione diversa rispetto ad un caso di sequestro, ma comunque analoga in quanto anche in questo caso il Governo non sta facendo assolutamente nulla, a parte alcuni riscontri iniziali riferiti più che altro a sollecitazioni provenienti dalle amministrazioni locali per ritrovare persone scomparse, come, appunto, Antonio Guzzo. In questi casi, il Governo deve essere parte attiva e non latitante; altrimenti non solo la popolazione locale, ma l'intera popolazione, si sentirebbe «sguarnita» e, conseguentemente, intenzionata a farsi quasi giustizia da sola.
Il Governo dovrebbe porre rimedio a questo malcostume, che sembrava oramai svanito da qualche tempo, ma che sta riprendendo piede, sfortunatamente sul territorio sardo dove oggettivamente è più facile nascondere le persone. Non è possibile che ancora nel 2007 possano verificarsi casi in cui non sia possibile ritrovare una persona. Il Governo attivi a questo fine l'intelligence, evitando di impiegarla nel seguire i vari politici, la sera e non solo, e la ponga a disposizione della magistratura per la ricerca delle persone attualmente sequestrate in Italia.
Mi pare che nessuna parte politica in quest'Assemblea voglia recriminare nei confronti del Governo. Da parte dell'Esecutivo stesso c'è stata una compiacenza nell'esposizione di quest'oggi; tuttavia, nonPag. 58è stata ancora trovata una soluzione di merito, quella necessaria per un sequestro come quello operato qualche mese fa nei confronti di Titti Pinna. Di ciò bisogna rendere conto innanzitutto ai familiari, ma anche al singolo cittadino e all'intera popolazione italiana.
Noi del gruppo della Lega Nord Padania siamo sempre stati fautori di una politica molto dura contro chi sequestrava, chi privava della libertà personale, anche la più piccola. In un caso del genere è necessario usare il pugno duro e non bisogna andare tanto per il sottile. A tale proposito, un errore commesso in precedenza da questo Governo è stato la presentazione del disegno di legge sull'indulto, perché, grazie a quella norma, sono stati rilasciati diversi sequestratori. Il Governo ne deve rendere conto alla cittadinanza e ne dovrà rendere conto eventualmente anche in futuro.
Il dato di fatto è che Titti Pinna in questo momento non è ancora tornato a casa e non si sa dove sia tenuto prigioniero. Il Governo ha la possibilità di utilizzare tutti gli strumenti a sua disposizione, come è già avvenuto in altre situazioni. La sfortuna di Titti Pinna forse è quella di non essere stato sequestrato all'estero, in Afghanistan. Noi non ci dobbiamo assolutamente affidare a format televisivi come, ad esempio, Chi l'ha visto o ad organizzazioni come Emergency di Gino Strada. Il Governo, lo ripeto, utilizzi immediatamente tutti gli strumenti che ha a disposizione per riuscire a liberare Titti Pinna.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Misiti. Ne ha facoltà.
AURELIO SALVATORE MISITI. Signor Presidente, riteniamo opportuno e utile che il Governo abbia reso l'odierna informativa su una vicenda così angosciante come la sparizione, avvenuta già il 19 settembre 2006, di Titti Pinna allevatore di Bonorva, un paese agricolo del centro della Sardegna.
Ringraziamo il Viceministro Marco Minniti per le informazioni che, nonostante la delicatezza della situazione determinata dalle indagini in corso, ci ha dato, delle quali prendiamo atto con relativa soddisfazione. Comprendiamo che è stato fatto tutto il possibile per farci sapere ogni dettaglio, ogni particolare, nei limiti di quanto dicevo sopra.
A distanza di molti mesi dal momento in cui l'allevatore è stato sottratto ai suoi familiari, anche il papa Benedetto XVI ha pronunciato un appello per la sua liberazione. Noi vogliamo innanzitutto esprimere piena solidarietà e forte condivisione nei confronti della famiglia, doppiamente penalizzata, in primo luogo dalla scomparsa di Titti Pinna, e secondariamente dalle varie forme di sciacallaggio che l'hanno vista vittima: da quelle riguardanti il pagamento di un riscatto, che almeno lascerebbero posto alla speranza, a quelle, assai più gravi, attinenti a voci incontrollate, ingiustamente lesive dell'onorabilità di Pinna, e che con crudeltà feriscono la sensibilità della famiglia già provata.
L'Italia dei Valori ha già partecipato al moto di popolo, che ha inteso tenere i riflettori costantemente puntati su questa inquietante vicenda, perché dinanzi a temi fondamentali come la vita non esistono graduatorie di serie A e di serie B. Il primo dovere infatti è quello di testimoniare la memoria accanto alla famiglia e alle popolazioni sarde.
L'Italia dei valori, partito della legalità e del rispetto della persona umana, ha partecipato alle assemblee e alle marce, attraverso il collega Federico Palomba ha presentato un'interrogazione parlamentare volta a consentire l'esibizione, durante le partite di calcio, di striscioni che condannano i sequestri di persona e ricordano che una persona non è più nella sua comunità d'affetti e di socialità. Noi pensiamo che non bisogna lasciare niente di intentato per risolvere questo drammatico enigma, che ha per posta una vita umana.
Confidiamo che gli inquirenti sappiano dare risposte precise, che noi vivamente auspichiamo siano nel segno della speranza e del rientro in famiglia. E per la serietà che riconosciamo alla magistratura e alle forze dell'ordine, chiediamo loro diPag. 59raddoppiare gli sforzi, per non archiviare questa vicenda e dare certezze, ripetiamo, che ci auguriamo siano fauste per la sicurezza del presunto ostaggio.
Nel frattempo, mentre ringrazio ancora una volta il Viceministro anche per l'impegno di tenere informato il Parlamento sugli sviluppi della vicenda, l'Italia dei Valori si stringe accanto alla famiglia e alla comunità di Bonorva.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Balducci. Ne ha facoltà.
PAOLA BALDUCCI. Signor Presidente, ringrazio a nome dei Verdi il Viceministro per la sensibilità dimostrata anche dal fatto che oggi è presente in aula, davanti a noi, a darci le spiegazioni riguardanti una vicenda così dolorosa, che ci fa tornare indietro di tanti anni, alla drammatica epoca in cui il sequestro di persona era diventato una consuetudine molto preoccupante, specialmente in alcune regioni d'Italia.
L'impegno del Governo è stato manifestato dalle parole del viceministro, ma noi vorremmo aggiungere qualcosa. Anzitutto vorrei esprimere una dichiarazione, dal cuore, di solidarietà nei confronti della famiglia così umanamente sofferente. Pensiamo a quale sia la condizione di una famiglia che non conosca, dopo mesi e mesi, la sorte del proprio congiunto. Credo si tratti di un dolore profondo, di una frattura che neppure il ricongiungimento, speriamo al più presto, con il proprio familiare potrà servire a ricucire.
Sono stati tanti gli interventi in questa vicenda complessa, dolorosa e drammatica da parte delle autorità religiose, dal parroco locale fino all'altissima autorità di Papa Benedetto XVI, e della società civile, penso a don Luigi Ciotti o al nostro Presidente della Camera, Fausto Bertinotti.
La Croce rossa italiana ha recentemente rivolto un nuovo invito ai rapitori invocando un gesto di umana pietà, né va dimenticato lo stesso richiamo di una persona che ha subito per tanto tempo un sequestro, parlo di Giuseppe Soffiantini, l'imprenditore che a sua volta fu vittima di un lungo sequestro dieci anni or sono.
Caro Viceministro, lei lo sa meglio di me, da un lato per queste vicende giudiziarie è giusto e rispettoso il segreto investigativo, spesso utile al raggiungimento degli obiettivi quando la vicenda è così complessa e quando il territorio e le condizioni sono così difficili; tuttavia resta in tutti noi cittadini, ma anche in noi che li rappresentiamo, un preoccupante silenzio sulla condizione del rapito, un silenzio che dura ormai da più di sei mesi. Ovviamente, nessuno di noi ha perso la speranza e mai la perderemo, credo però che noi istituzioni tutte, il Viceministro ce ne ha dato atto, abbiamo il dovere di mantenere alta l'attenzione su questa vicenda affinché non venga mai dimenticato chi è caduto nelle mani dell'anonima sequestri.
Chiediamo quindi a tutte le istituzioni, alla società civile e a tutti gli uomini e donne di buona volontà un impegno effettivo affinché l'attenzione su un uomo ingiustamente privato della libertà personale non si spenga con il passare del tempo. Per ottenere la liberazione dobbiamo allora batterci per sconfiggere quello che sarebbe un barbaro ed inaccettabile silenzio su un dramma non solo personale, ma anche familiare e civico. Chiediamo pertanto che anche i mass media facciano la loro parte, affinché, attraverso la memoria, sia possibile tenere viva anche la speranza di riavere il rapito presto tra di noi.
Un'ultima osservazione: non ci sono sequestri di diversa importanza, né persone di diverso rango o degne di una diversa considerazione, se è vero che l'articolo 3 della Costituzione sta lì a rammentarci che tutti i cittadini sono uguali di fronte alla legge e che hanno pari dignità sociale, senza distinzione di censo e di condizioni personali. Il rapimento di Titti Pinna sta lì a dimostrare, purtroppo, che la piaga dei sequestri non è ancora stata definitivamente estirpata dalla nostra società e che questo male oscuro è sempre pronto a colpire come un'infezione, pronto ad espandersi sempre di più.Pag. 60
Lo Stato deve tenere fermo il timone della legalità e rafforzare la sicurezza. Non solo fermezza, però: lo Stato deve ricordarsi di avere un volto umano, in modo che sia possibile esplorare tutte le strade immaginabili e possibili per giungere ad una positiva conclusione del sequestro. Solo attraverso un simile sforzo sarà possibile rompere questo assordante silenzio e potremo finalmente sperare concretamente di far ritornare il rapito e tutti i rapiti alle loro case.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Satta. Ne ha facoltà.
ANTONIO SATTA. Signor Presidente, signor Viceministro, prendo finalmente atto in maniera positiva che, dopo numerose richieste avanzate in Aula e dopo diverse interrogazioni rimaste inevase, il Governo abbia accolto l'invito del Presidente della Camera a riferire in Assemblea sulla situazione legata al sequestro di Titti Pinna.
Date per scontate la solidarietà e la vicinanza alla famiglia da parte delle istituzioni, che credo siano fuori discussione, occorre affrontare invece il tema sotto gli occhi di tutti, che sta diventando sempre più un problema per tutti e in particolare per la famiglia. Di questo sequestro ormai non ne parlava più nessuno, era diventata quasi una pietra gettata nello stagno. Si è nuovamente riaccesa questa speranza grazie al «Movimento per Titti libero», grazie all'azione di Soffiantini, grazie all'invito di Papa Ratzinger e all'invito di tante sensibilità sociali, che hanno chiesto ripetutamente che su questo tema si facesse chiarezza.
Capisco, onorevole Minniti, che la riservatezza delle azioni investigative serve per creare le condizioni per arrivare alla soluzione del problema, tuttavia la famiglia sa che da oggi c'è lo Stato e credo che ciò sia la cosa più importante. Lo Stato si impegna seriamente con i suoi organismi competenti a fare l'impossibile fino alla fine per trovare una soluzione al sequestro. Finora, è rimasta una speranza soltanto nella città di Bonorva, nella popolazione, negli amministratori, in coloro i quali sono vicini alla famiglia, nella sorella che attraverso i microfoni della RAI chiede di avere notizie e speranze.
Dopo sette mesi, però, questo giovane imprenditore di Bonorva è ancora nelle mani dei suoi rapitori. Tutti sperano che il sequestrato stia bene, che ritorni presto a casa, però, Viceministro, mi consenta una considerazione particolare: negli ultimi tempi, i leader delle forze politiche nazionali si sono espressi in merito alla soluzione dei sequestri che sono avvenuti negli anni, anche di quelli famosi avvenuti in Sardegna e nel nostro paese, compreso quello di Aldo Moro. Quanti hanno detto che forse era meglio avviare una trattativa? Viceministro, il sequestro dei beni in questo caso è davvero la soluzione migliore per risolvere il problema o non pensa che i famosi 300 mila euro di cui si è parlato sin dall'inizio siano in realtà un milione di euro, al cui pagamento la famiglia non è in grado di far fronte?
Sono interrogativi inquietanti che pongo alla sua attenzione, perché questo è uno snodo, lo ripeto, uno snodo! Negli interventi che, recentemente, ho svolto in aula, ho richiamato l'attenzione del Parlamento e del Governo su questo sequestro, sostenendo che tutti abbiamo festeggiato la liberazione del giornalista sequestrato Mastrogiacomo. Sono state condotte grandi trattative e sono stati assunti impegni forti in tutte le direzioni. Non sono state tralasciate determinate soluzioni che, tuttavia, sono servite a portare a casa il giornalista. Non credo che le vicende siano equiparabili, tuttavia - come diceva anche la collega che mi ha preceduto - la vita di un giovane imprenditore di un piccolo paese della Sardegna è pari alla vita di un grande giornalista di una grande testata giornalistica.
Allora, in conclusione, ciò che l'opinione pubblica, la gente e l'intera Sardegna vogliono sapere è fino a che punto l'impegno di cui parla il Viceministro è veramente mirato a risolvere il problema, oppure se si aspetta di avere una notizia che non vorremmo mai ricevere o se, piuttosto, c'è uno spirito di grande impegnoPag. 61per trovare delle soluzioni che passino, se necessario, anche attraverso trattative, come già avvenuto in altri sequestri in Sardegna.
Il collega Cossiga, per ciò che conosce per vie dirette, sa benissimo, più di altri, quanti sequestri sono stati risolti in modi rimasti coperti dal segreto di Stato o dal segreto delle indagini della procura distrettuale o degli inquirenti.
Dunque, pongo questo interrogativo da parlamentare e da sardo, perché sembra quasi che ci sia una sorta di coltre di nebbia.
PRESIDENTE. La prego...
ANTONIO SATTA. Concludo, Presidente.
La gente di Sardegna e l'Italia, il nostro Paese, vogliono sapere che stiamo facendo sul serio e che sarà fatto ogni tentativo per riportare a casa il giovane imprenditore Titti Pinna, confidando nell'impegno preso dal Viceministro a riferire puntualmente e costantemente al Parlamento le novità che si dovessero verificare.
PRESIDENTE. È così esaurita l'informativa urgente del Governo.