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Si riprende la discussione.
(Ripresa dichiarazioni di voto)
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gibelli. Ne ha facoltà.
ANDREA GIBELLI. Signor Presidente, l'iniziativa di oggi ci porta ad esprimere un voto relativamente ad un impegno che evidentemente non si rivolge solo alle politiche dei trasporti e di sicurezza dell'Europa rispetto ad un ambito più complesso, ma impegna anche il Governo ed il Parlamento ad adottare tutta una serie di iniziative di carattere legislativo volte a portare il Paese verso una direzione che ha avuto particolare successo in altri paesi in rapporto alla sicurezza stradale.
Durante la passata legislatura il problema è stato affrontato in più direzioni. Uno dei problemi molto sentiti in questo Paese è il ritardo infrastrutturale, non solo in termini di quantità di infrastrutture disponibili sul mercato soprattutto trasportistico sul piano strettamente economico, ma anche in rapporto alla qualità delle infrastrutture. Le battaglie di tante categorie in questi anni stanno a dimostrarlo: la categoria dei motociclisti ha chiesto per anni attraverso i suoi rappresentanti infrastrutture che prevedessero dispositivi a tutela del grande rischio al quale è sottoposto evidentemente il mondo delle due ruote. È stato introdotto un importante strumento che ha modificato il codice della strada, sono stati individuati nuovi dispositivi in termini di sicurezza, è stata introdotta, come già ricordato, la patente a punti che ha ridotto oggettivamente le morti sulle strade.
Rimane però un problema culturale di fondo. Noi ci troviamo oggi a fare una sintesi di un dibattito che è vivo nel Paese da anni. È stato affrontato il problema partendo dalla cosiddetta mozione Giovanardi che sollecita un impegno rispetto alle stragi del sabato sera. La Lega ha assunto un'altra iniziativa sempre volta a promuovere l'educazione stradale. Non abbiamo individuato, invece, come problema centrale - questa è una battaglia che porteremo avanti nei prossimi anni - quello dell'autoveicolo e della limitazione della sua circolazione come deterrente all'abuso, durante il fine settimana, di sostanze stupefacenti ed alcoliche. Noi riteniamo che debba essere ricercato il giusto equilibrio tra la libertà di circolazione ed un'educazione stradale che si colloca a monte: non a caso, nella passata legislatura - mi auguro che il Governo accolga il mio invito - è stata votata all'unanimità in Commissione (quindi, non si tratta di un discorso di destra o di sinistra) una risoluzione che, presentata dalla Lega Nord ma sottoscritta da tutti gruppi parlamentari, non ha avuto attuazione. Mi auguro che si provveda durante questa legislatura, proprio in risposta all'impegno che oggi tutti assumiamo.
Deve trattarsi, però, di una risposta concreta: più specificamente, occorre che il Ministero dei trasporti si faccia promotore di alcune iniziative. In particolare, potrebbero essere proposte ai giovani le cosiddette pubblicità shock, già utilizzatePag. 17in altri paesi europei e soprattutto negli Stati Uniti, che mostrano ai giovani gli effetti devastanti causati dagli incidenti.
Oggi c'è ancora una cultura che, per pudore, non so per quale motivo, tende a spettacolarizzare la distruzione dell'autoveicolo a seguito dell'incidente, ma non fa vedere gli effetti che l'incidente medesimo provoca sulle persone (che magari sopravvivono) all'interno dell'abitacolo. Ne ho esperienza diretta perché mi sono fatto mandare alcuni spot pubblicitari. Ad esempio, è stata organizzata dal governatore del Texas, qualche anno fa, un'apposita campagna: sono state intervistate persone che hanno riportato danni fisici irreversibili, le quali sottolineavano, come testimonial, la necessità di condurre gli autoveicoli in maniera molto più responsabile e molto più sicura. Vi assicuro, colleghi, che quelle immagini, che hanno scioccato me, potrebbero avere lo stesso effetto anche sui nostri giovani, i quali non hanno, spesso, la consapevolezza diretta, e reiterata, di quello che accade quando si guidano veicoli in uno stato psicofisico non perfetto.
È arrivato il momento, anche nel nostro Paese, di provocare una discussione al riguardo (può farlo anche un soggetto pubblico, una pubblica amministrazione o lo stesso Governo). Noi dobbiamo avere il coraggio di farlo: al voto parlamentare deve seguire un'azione di pubblicità educativa! Vi assicuro che sono tanti i testimonial silenziosi che potrebbero dare la loro disponibilità ad affrontare il problema. Non è corretto, invece, demonizzare, come spesso è stato fatto in quest'aula, le attività imprenditoriali; non è accettabile, al di là del valore simbolico, una sospensione della circolazione in un dato week-end dell'anno: può servire a far discutere, ma non si può comunque mortificare la libera circolazione.
La richiesta della Lega, che è stata accolta solo in parte nella mozione Meta n. 1-00147, che comunque voteremo, era di non limitare la circolazione, ma di ipotizzare un fine settimana con il divieto di somministrazione di alcolici all'interno delle discoteche ed all'interno dei locali in cui si vendono i superalcolici, proprio per dimostrare che il problema è costituito dall'abuso dell'alcol e non dall'utilizzo dell'autoveicolo.
In questo senso vanno intese tutte le iniziative che sono indicate nella premessa della mozione Meta, che riprende alcune argomentazioni già contenute nella mozione Maroni ed altri, proprio per sottolineare che si tratta di un problema di carattere educativo. Paesi come la Gran Bretagna, che ha una lunga tradizione legata ad uno stile di vita molto «esasperato» (dal punto di vista del modo in cui i giovani ed i meno giovani stanno insieme), hanno comunque individuato alcuni strumenti. Ad esempio, le associazioni delle vittime della strada hanno proposto che una persona, durante un fine settimana, non utilizzi sostanze alcoliche. È una cosa che si può fare, non mortifica nessuno anzi, salva decina e decine di vittime.
Un problema presente in questo Paese, e lo dimostrano le statistiche dopo la modifica al codice della strada in termini di patente a punti, è legato al sistema dei controlli. Quando le Forze dell'ordine sulle strade erano coinvolte in misura rilevante attraverso controlli fatti a tappeto si è registrata una caduta del numero delle vittime della strada e degli incidenti, perché vi era la consapevolezza del controllo. Ma era un controllo di tipo fisico che creava in ogni caso una deterrenza a monte.
Non credo che gli autovelox vadano invece in quella direzione; trattandosi di un tentativo ex post di svolgere una funzione di deterrenza l'autovelox ha dato spesso luogo ad abusi da parte di alcune amministrazioni locali che lo hanno utilizzato come un prelievo improprio sul piano fiscale, posizionando tali strumenti in postazioni collegate non alle esigenze di sicurezza, ma a quelle di cassa dei comuni: questo non è accettabile. Manca una cultura di fondo che concepisca tale strumento come un modo per salvare vite e non per far fare cassa alle amministrazioni.Pag. 18Va quindi regolamentato l'utilizzo dell'autovelox in funzione della deterrenza.
Ciò oggi può costituire un termine di paragone; si deve consentire alle attività commerciali di continuare a svolgersi in modo assolutamente sereno, senza essere demonizzate; né devono essere assunte posizione demagogiche e simboliche, come ad esempio quella di non utilizzare il mezzo di trasporto privato perché dopo una settimana si torna a farne uso. Occorre invece una costante presenza educativa che dimostri nei fatti che la vita è un valore. Non deve «passare» il principio secondo cui, come accade oggi, tutte le menomazioni fisiche e tutti i drammi umani devono essere nascosti e messi nel dimenticatoio. Basta vedere la pubblicità di oggi e la spettacolarizzazione; come dicevo prima, sui giornali e sui media si fanno vedere le automobili ma non si mostra mai cosa accade alle persone che hanno subito degli incidenti. Bisogna superare questo tabù come è avvenuto in certi paesi; gli Stati Uniti, per esempio, lo hanno fatto senza veli, testimoniando cosa accade ad una persona che subisce un incidente grave. Questo deve diventare il simbolo del valore della vita, che è alla base del senso della mozione; non si tratta solo di un invito a definire nuove regole (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fabris. Ne ha facoltà.
MAURO FABRIS. Signor Presidente, desidero ringraziare la Presidenza, la Conferenza dei capigruppo e il presidente Meta per aver voluto inserire, assieme alla Commissione trasporti della Camera, il presente dibattito proprio all'interno della settimana promossa dall'ONU per la sicurezza stradale. Ciò rappresenta un segno politico importante che spero venga accolto e diffuso nel nostro Paese, perché di discussioni come queste ce n'è veramente bisogno. Mi rivolgo anche a quei colleghi che, purtroppo, non hanno perso occasione - come dimostrano gli interventi del collega Barani e anche del collega Uggè - per usare questi temi per fare una misera polemica di natura politica. Penso che su materie come questa non si possa scherzare, non si possa renderle oggetto di polemica di natura partitica o tra maggioranza e opposizione.
Questo è un tema serissimo perché ormai investe tutte le famiglie italiane, purtroppo, visto che nel nostro Paese gli incidenti stradali hanno fatto più morti, dalla fine della seconda guerra mondiale, di quanti ne abbiano fatto tutti i conflitti precedenti. Si tratta di un tema drammatico che ogni giorno, mediamente, causa la morte di sedici, diciotto, venti persone e che genera costi economici e sociali incredibili. Quindi, per favore, colleghi, evitiamo la retorica, come ha ricordato qualcuno, ma evitiamo anche di fare strumentalizzazioni di natura politica, inadatte a tali questioni. Sarebbe facile rispondere, per così dire, con la stessa moneta; al riguardo, mi rivolgo al collega Uggè, che è stato al Governo per cinque anni, quando nel suo ministero proponevano di aumentare la velocità sulle autostrade, ricordandogli che per cinque anni non è stato investito neanche un euro nel piano nazionale per la sicurezza stradale, il quale viene invece rifinanziato in questa occasione.
Voglio dire all'onorevole Barani che il problema non è certo quello della prevenzione basata sulle dimissioni di questo o di quel ministro, il problema è quello di prendere atto che non ci sono state politiche efficaci in questo Paese per ridurre un fenomeno che viene da tutti accettato. Credo che il dramma vero sia esattamente questo: noi pensiamo, in fondo, che per andare per strada occorra pagare un prezzo, che in fondo per poter circolare può capitare di morire, e quindi accettiamo tranquillamente questa casistica impressionante che ci vede agli ultimi posti, anzi in regressione, rispetto al resto d'Europa per numero di incidenti stradali.
Una strage continua che viene di fatto accettata. L'ubriaco che va in macchina e ammazza qualcuno viene considerato nonPag. 19un delinquente, ma un «poveraccio» cui è capitato un incidente stradale. In questo non c'è quella sanzione morale e sociale che invece colpisce altri tipi di reati. Ciò spiega il motivo per cui in Italia avviene questa carneficina che non si riesce a fermare. C'è una tolleranza, un'acquiescenza, un'accettazione di un fenomeno tragico. Allora, altro che polemiche di natura politica, qui si tratta di fare un discorso molto serio, molto profondo che tocca finanche il senso della considerazione che ha la vita nel nostro paese. Qualcuno mi deve spiegare perché si muore di più al nord, ad esempio, rispetto al sud d'Italia. Si tratta quindi di questioni culturali, prepolitiche, che sono difficili da mutare.
D'altra parte, il piano nazionale per la sicurezza stradale prevedeva esattamente questo: un intervento a 360 gradi, prendendo atto che l'educazione di per sé non basta, come non bastano la prevenzione e la repressione. Tanto è stato fatto per migliorare alcune delle componenti che condizionano gli incidenti stradali, per esempio la sicurezza del mezzo e il soccorso immediato, ma poco si è riusciti a fare per l'elemento principale, relativo alla «testa» di noi italiani che andiamo per strada. Da questo punto di vista, insisto, l'intervento deve essere molto radicale.
Di conseguenza condivido la mozione in esame e ringrazio il presidente Meta per l'opera di sintesi che ha effettuato. Ci sono elementi molto importanti, indicazioni preziose, ma ritengo che bisognerà adesso, in occasione della discussione sull'iniziativa del Governo in questa materia, proporre misure ancora più dure, ancora più radicali. Dobbiamo prendere atto che in altri paesi europei - ricordo, ad esempio, l'esperienza della Francia, della Spagna, dell'Inghilterra, della Germania - si è riusciti effettivamente a dimezzare rapidamente gli incidenti stradali adottando politiche molto rigorose, molto serie, molto dure, ma continue ed organiche. I risultati sono subito arrivati.
Da questo punto di vista - mi rivolgo dunque a chi mi ascolta in quest'aula e a quanti ci stanno ascoltando attraverso la radio - ci dobbiamo mettere d'accordo tra noi italiani. Perché non è possibile piangere i nostri morti sulle strade di lunedì, dopodiché invocare il lassismo in tutte le direzioni di martedì. Questo è quanto capitato ogni volta che abbiamo preso dei provvedimenti poco seri, rigorosi peraltro, per tentare di fermare l'incidentalità stradale: abbiamo avuto le mamme che protestavano perché venivano sequestrati i motorini dei ragazzi che circolavano senza casco; i proprietari di auto che assolutamente si opponevano a denunciare chi guidasse il mezzo ad alta velocità su strade urbane; tutta una serie di interventi di questa natura - non parliamo delle organizzazioni di categoria - che hanno dimostrato come quella cultura dell'accettazione, della assuefazione agli incidenti stradali che c'è purtroppo in Italia, sia effettivamente sostenuta da tutte queste realtà.
Noi, ripeto, come Parlamento, ed il Governo per la sua parte, dobbiamo trovare una sintesi anche rispetto alle tante proposte che sono state formulate, perché c'è un problema culturale su cui confrontarci col resto del Paese. Lo stesso tema del nomadismo giovanile o dell'alcolismo fra i giovani si è pensato di combatterlo ricorrendo a controlli efficaci, inasprendo le pene.
Io ricordo, nella precedente legislatura al Senato, un dibattito nel quale si prevedeva di inasprire le norme del codice penale per coloro che uccidono le persone guidando in stato di ebbrezza. In quell'occasione ho sentito discutere di cultura del vino, della libertà individuale, del fatto che in questo paese si è abituati a bere un bicchiere quando si va a tavola, senza alcun rispetto e attenzione nei confronti dei morti provocati da chi, ubriaco, guida i mezzi. Questo è il punto, insisto, nodale e centrale di tutta la nostra discussione. La tolleranza zero invocata da questo o da quel Governo si è dovuta regolarmente infrangere e regolarmente fermare di fronte a questo tipo di atteggiamento, di risposta da parte del Paese. Quindi io credo - e mi rivolgo al viceministro De Piccoli - che sia giunto il momento diPag. 20valutare una delle proposte inserite anche nel programma dell'Unione, che prevedeva l'istituzione di una sorta di Agenzia nazionale per la sicurezza stradale.
Dobbiamo prendere atto che siamo di fronte ad un'emergenza, altrimenti discutiamo della questione nella distrazione di tutti, perché tanto i morti toccano gli altri (ma a volte toccano anche noi), assolviamo al nostro dovere, salvandoci l'anima, ma finisce lì. Preso atto che, nella precedente legislatura, venne compiuto un errore madornale come quello di chiudere l'ispettorato per la circolazione e la sicurezza stradale che esisteva presso l'ex Ministero dei lavori pubblici, credo sia giunto il momento di istituire in questo Paese - dobbiamo pensarlo seriamente - un'agenzia nazionale o un altro organismo che si ponga l'obiettivo specifico della sicurezza stradale e che, insieme alla Protezione civile, coordini le competenze che sono attualmente frantumate (vi sono competenze del Ministero dell'interno, dei lavori pubblici, dei trasporti, della sanità, della pubblica istruzione). Qualcuno ci deve spiegare, ad esempio, perché l'articolo del codice della strada, da sempre in vigore, che prevede l'obbligatorietà dell'insegnamento dell'educazione stradale a scuola non viene rispettato. Qualcuno ce lo deve spiegare! Quando avevo responsabilità di Governo e mi confrontavo con i colleghi della pubblica istruzione sul tema, mi veniva risposto che non c'è tempo per fare tutto a scuola. In questo ragionamento si evidenzia quella incultura della sicurezza stradale di cui stiamo discutendo o di cui, per quanto mi riguarda, tento di far discutere in quest'Assemblea. C'è un'incultura della sicurezza stradale che, anche a livello della massima istituzione che dovrebbe educare i giovani, viene ed è stata pienamente assorbita. Pertanto, una norma di legge che è nel codice della strada non viene applicata dal sistema scolastico nazionale, con i risultati che abbiamo visto. Inoltre, noi abbiamo delle norme risibili per cui, fino a tre o quattro anni fa, non era obbligatorio...
PRESIDENTE. La invito a concludere.
MAURO FABRIS... nemmeno il patentino per guidare i motorini; e ancora oggi consentiamo che i giovani, dai sedici anni, senza alcuna prova pratica, guidino, ad esempio, le city car con passeggeri a bordo, girando per le nostre città. Gli esempi potrebbero continuare, ma, signor Presidente, concludo, preannunziando il voto favorevole del gruppo Popolari Udeur sulla mozione in esame.
Vorrei invitare il Governo ed i colleghi - al riguardo ho avanzato una proposta aggiuntiva e concreta, che porteremo avanti in un'altra occasione - a riflettere su come, anche da parte nostra, serva davvero fare di più per cambiare questa incultura della sicurezza stradale esistente nel nostro Paese.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Velo. Ne ha facoltà.
SILVIA VELO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor rappresentante del Governo, da molti è stato detto che ieri si è aperta la prima settimana mondiale della sicurezza stradale istituita dall'ONU nell'ottobre 2005. La Camera ha deciso, in questa occasione, di inserire nel calendario dell'Assemblea l'esame del disegno di legge n. 2480, che si occupa di sicurezza stradale; inoltre i gruppi parlamentari hanno presentato una mozione unitaria, che ci stiamo apprestando ad approvare, che tratta questo tema con particolare riferimento alle cosiddette stragi del sabato sera. Nel presentare questa mozione, i gruppi parlamentari hanno voluto porre all'attenzione del Parlamento e del Paese il tema della sicurezza stradale, al fine di contribuire ad affrontare quei nodi di fondo che sono ad oggi rimasti irrisolti nel sistema della mobilità del nostro paese.
Lo hanno fatto - è stato sottolineato dalla maggioranza dei colleghi - con uno spirito unitario, che invece mal si concilia con la demagogia di alcuni interventi, per fortuna pochi, che abbiamo ascoltato, i quali sembrano teorizzare l'inizio di questo fenomeno con il cambio di maggioranza di Governo e che non esitano adPag. 21utilizzare il dolore delle famiglie per pura propaganda politica.
I dati a nostra disposizione, purtroppo, sono drammatici: 230 mila morti dal 1973 al 2002, 5.426 morti nel solo 2005, per un costo stimato di 30 milioni di euro, che corrisponde a 2 punti e mezzo del prodotto interno lordo. Questi valori sono il risultato di una crescita delle vittime che si è riscontrata dal 1996 al 2002 e di una successiva riduzione delle stesse causata dalla patente a punti e dal piano nazionale della sicurezza stradale, riduzione che ha però fortemente rallentato il suo effetto negli ultimi due anni.
Il nostro Paese si colloca al primo posto a livello mondiale per l'utilizzo di autovetture - 654 veicoli ogni mille abitanti - con un progressivo aumento dell'uso dei ciclomotori e dei motoveicoli che, in particolare nelle aree urbane, determinano un ulteriore aumento di pericolosità, soprattutto tra i giovani che possono guidare tali mezzi pur essendo in possesso del solo foglio rosa.
Crediamo che, allo stato attuale, la sicurezza stradale in Italia presenti tre ordini di problemi che vanno affrontati in maniera rapida ed efficace. Il primo fra questi è che il tasso di mortalità italiano è al di sopra della media europea e colloca l'Italia all'ottavo posto nella graduatoria dei quindici paesi.
Il secondo di tali problemi è che il tasso di riduzione delle vittime degli incidenti stradali in Italia è inferiore a quello medio europeo; con la tendenza attuale, il nostro paese non riuscirà a raggiungere l'obiettivo comunitario del dimezzamento delle vittime entro il 2010.
L'ultima questione è che nel nostro paese esistono enormi divari di sicurezza nelle varie aree del territorio nazionale, sia per quanto riguarda i livelli di rischio, sia per quanto riguarda l'evoluzione nel numero delle vittime. La IX Commissione, di cui faccio parte, ha deliberato nei mesi scorsi un'indagine conoscitiva sulla sicurezza stradale, che dovrebbe concludersi entro il mese di giugno. Ci proponiamo così, avvalendoci del contributo di soggetti esperti in materia, di suggerire soluzioni e strategie non dettate dall'emotività, ma che abbiano l'ambizione di fronteggiare e risolvere in via strutturale una grande emergenza nazionale.
Crediamo che sia necessario operare attraverso due distinte linee di azione e cioè attraverso azioni strutturali, che per loro natura richiedono tempi medio-lunghi, tese a modificare il sistema di governo della sicurezza stradale. Accanto ad esse, sono necessarie subito misure rapide per dare una risposta immediata ai problemi di sicurezza stradale più urgenti.
Le azioni strutturali dovranno riguardare la programmazione, come è stato detto, attraverso l'aggiornamento del piano nazionale della sicurezza stradale e soprattutto attraverso strumenti di finanziamento, come non è sempre avvenuto negli anni scorsi.
Tali azioni dovranno riguardare la regolamentazione, attraverso una riforma organica del codice della strada, e in questo senso il Governo ha già richiesto la delega. Dovranno riguardare la formazione - è stato ricordato da molti - attraverso l'educazione stradale nelle scuole e la formazione dei tecnici e degli utenti; dovranno riguardare l'informazione e la sensibilizzazione (l'iniziativa parlamentare si muove anche in questo senso). Ci sono anche le misure rapide, immediate, che si debbono concentrare soprattutto nel contrasto dei comportamenti di guida ad alto rischio, attraverso l'inasprimento delle sanzioni e la revisione della patente a punti; dovranno riguardare la messa in sicurezza immediata delle strade più pericolose e una revisione organica della segnaletica stradale, che in Italia è caotica, poco efficace e difficilmente comprensibile dai guidatori.
Nessuno, fino ad oggi, è intervenuto su tali problemi: non lo ha fatto il precedente Governo (lo devo dire) lasciando l'ANAS e le Ferrovie prive di finanziamenti e costringendo il nostro Governo ad intervenire con un decreto-legge urgente, nel luglio scorso, che ha permesso di far ripartire i cantieri, compresi quelli di messa in sicurezza delle strade.Pag. 22
Il disegno di legge A.C. 2480, su cui si è svolta ieri la discussione generale, si pone appunto l'obiettivo di attuare misure rapide relative all'inasprimento delle sanzioni previste per il mancato rispetto delle norme del codice della strada. La mozione che stiamo per approvare, invece, affronta il tema in un'ottica più complessiva e impegna il Governo a dare seguito ad una serie di azioni volte a conseguire l'obiettivo deciso nel 2000 dall'UE di dimezzare entro il 2010 il numero delle vittime della strada.
Come è stato ricordato dal collega Barbi durante la discussione generale, se riusciremo a raggiungere questo obiettivo in Italia, a partire dal 2010, vi saranno 3 mila morti in meno ogni anno, (tra cui 600 giovani che potranno continuare a vivere la loro vita) e 160 mila feriti in meno.
Nel merito, la mozione, citando alcuni degli impegni più significativi, impegna il Governo - e su questo noi chiediamo all'Esecutivo, già da ora, di dare seguito a questi impegni - ad attivarsi per migliorare la sicurezza stradale; ad attivarsi tramite misure specifiche nei riguardi dei neopatentati che statisticamente costituiscono una categoria ad alto rischio; a stimolare le case costruttrici di automobili all'utilizzo delle più moderne tecnologie utili ad aumentare il livello di sicurezza dei veicoli; a favorire, attraverso un programma organico, il riequilibrio del trasporto verso la modalità a minore impatto ambientale e sociale; e ad aumentare drasticamente il numero dei controlli, poiché in un quadro di scarsi controlli ogni provvedimento di inasprimento di sanzioni si rivelerebbe inutile e forse anche dannoso.
Infine, la mozione impegna in particolare il Governo a sostenere tutte le iniziative collegate alla settimana mondiale della sicurezza stradale, specialmente quelle previste per sabato 28 aprile al fine di favorire una notte ad incidentalità «zero».
Il gruppo L'Ulivo condivide pienamente il testo della mozione e ha contribuito in maniera determinante, grazie al presidente Meta, a trovare una soluzione unitaria che su questo tema era indispensabile.
Il gruppo condivide gli obiettivi che essa si prefigge e inoltre ha contribuito al suo inserimento nell'ordine del giorno, in sede di Conferenza dei capigruppo, perché ne riconosce l'alto valore simbolico e anche la capacità comunicatrice e di sensibilizzazione nei confronti dei cittadini.
Per questo motivo annunciamo il nostro voto favorevole (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo e Italia dei Valori).
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.