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TESTO INTEGRALE DELLE DICHIARAZIONI DI VOTO DEI DEPUTATI ANNA TERESA FORMISANO, PAOLO AFFRONTI, SILVANA MURA, GIORGIO CONTE E SALVATORE TOMASELLI SULLA PROPOSTA DI LEGGE N. 1428-A.
ANNA TERESA FORMISANO. Onorevoli Colleghi, nell'intervenire a nome del gruppo dell'UDC sul provvedimento al nostro esame, ritengo opportuno fare una premessa, gli interventi in materia di dichiarazione d'inizio attività e le modifiche allo sportello unico per le imprese contenuti nel testo non saranno la bacchetta magica che risolverà i problemi che affliggono i nostri piccoli e medi imprenditori.
Oggi in Italia fare impresa costituisce veramente una impresa. Il nostro Paese si trova agli ultimi posti dei paesi OCSE per costi complessivi e farraginosità burocratiche.
Una recente ricerca mette a nudo gli ostacoli e le lungaggini burocratiche che si riversano su chi vuole costituire un'azienda. Un dedalo di carte e tasse eccessive.
Tutto questo ha un costo ed in Italia il conto è più salato che in altri Paesi, se si confrontano le procedure e gli ostacoli presenti in Italia rispetto a quelli di altri paesi europei ed altri appartenenti all'OCSE. E non è che la situazione migliori se dal Sud si sale al Nord, e per un Paese che si vanta di far parte del G8 questo non è accettabile: 9 adempimenti amministrativi e fiscali per costituire una nuova impresa; 17 diversi passaggi presso gli uffici della Pubblica Amministrazione, con un costo di 284 giorni, al fine di ottenere permessi e autorizzazioni per la costruzione di un immobile da destinare ad uso magazzino; 8 successivi passaggi burocratici (il doppio di ciò che è richiesto mediamente nell'insieme dei paesi OCSE) per la registrazione della proprietà di un bene immobile strumentale allo svolgimento dell'attività di impresa; occorrono 40 passaggi legali amministrativi e 1.210 giorni prima di giungere ad una sentenza ingiuntiva atta a risolvere un eventuale contenzioso commerciale. Ecco perché abbiamo da subito guardato con favore a questi provvedimento che consentirà alle imprese a ai cittadini di allentare e liberarsi di quei lacci che ostacolano lo spirito imprenditoriale e che, oltre ad essere per la gran parte inutili, comportano una perdita di competitività sul piano internazionale, proprio perché, come ho già detto, all'esteroPag. 67non conoscono questo tipo di adempimenti e possono quindi utilizzare questo vantaggio comparativo.
I rischi conseguenti a questa innovazione sono tutti nel tipo di controllo previsto per consentire una tutela adeguata dei cittadini e delle imprese stesse messa a repentaglio dalle nuove attività. La risposta a questa domanda è stata trovata con un ribaltamento delle funzioni di controllo che da preventivo è diventato successivo, anzi direi che il controllo ex post della pubblica amministrazione si sia rafforzato rispetto alla normativa precedente. Potremmo dire che è finalmente scoppiata la pace tra la pubblica amministrazione ed il cittadino/impresa anche se sappiamo che ancora molto c'è da fare. Il nostro giudizio, tuttavia, è sostanzialmente positivo (e soprattutto diverso da quello a suo tempo dato e che daremo sulle lenzuolate di Bersani) ed il suo iter virtuoso in Commissione ed anche in Aula conferma tale giudizio. Lo scopo era quello di offrire agli imprenditori la chance di poter adempiere a tutte le procedure necessarie per uno start up aziendale in maniera semplice e rapida conferendogli, al tempo stesso un ruolo significativo di responsabilità temperato da un più rigoroso controllo della pubblica amministrazione. E un primo passo positivo anche se credo dovremmo occuparci di altre strozzature presenti nel nostro sistema imprenditoriale se comparato a quelli dei paesi dell'Unione se teniamo in conto che fare impresa in Italia costa 17 volte di più che nel regno Unito e 11 volte in più che in Francia.
Credo che, dopo questo primo passo, più che alle false liberalizzazioni occorra puntare alla eliminazione degli altri fattori che costituiscono non solo un ostacolo allo sviluppo dell'attività dei piccoli e medi imprenditori, ma rappresentano una barriera all'entrata di investitori stranieri che preferiscono indirizzarsi verso altri paesi. Mi riferisco agli adempimenti degli oneri fiscali, che secondo i calcoli della Banca Mondiale può arrivare a pesare per il 76 per cento degli utili realizzati dall'impresa, rispetto al 47,8 per cento medio dei paesi OCSE e al 25,8 per cento dell'Irlanda; un sistema giudiziario lento e ingolfato, se si pensa che per far rispettare i termini di un contratto commerciale in giudizio nel nostro paese, sono necessari 40 passaggi legali-amministrativi e ben 1.210 giorni prima di giungere a una sentenza ingiuntiva e risolvere la disputa, mentre nel Regno Unito occorrono mediamente 229 giorni, 300 negli Stati Uniti, 331 in Francia, (per non parlare delle cause in materia di lavoro e di previdenza e assistenza o per i procedimenti fallimentari); ed infine l'Energia, le imprese italiane pagano la bolletta più cara di tutti e il prezzo del gasolio per autotrazione è il più alto dopo quello del Regno Unito. Eppure, del costo totale, 1.117 euro per mille litri di gasolio, il 54 per cento è dovuto per accise e Iva.
Se si confrontano i prezzi dell'energia elettrica per usi industriali si scopre che le imprese italiane devono pagare un sovrapprezzo dovuto alla fiscalità pari al 276 per cento di quanto mediamente pagano per le imposte le altre imprese europee. L'auspicio dunque è che questo sia un buon punto di partenza. Mi avvio a concludere con la speranza che il Governo dia seguito all'impegno contenuto nell'ordine del giorno, che mi vede firmatario, volto a prevedere, per i comuni che ancora non hanno attivato lo sportello unico e che non sono nelle condizioni economiche di poter sostenere un impegno comunque oneroso, quei contributi necessari ad attivare un servizio che comunque avrebbe un suo sicuro ritorno.
Ringraziando ancora il relatore per la disponibilità e collaborazione dimostrata, annuncio il voto favorevole del gruppo UDC.
PAOLO AFFRONTI. Signor Presidente, rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, siamo in presenza di un provvedimento largamente condiviso ed idoneo a rilanciare le piccole e medie imprese del nostro Paese. Annuncio sin d'ora il voto favorevole dei Popolari-Udeur perché abbiamo condiviso questo testo fin dal primo avvio, essendo tra i firmatari di questa proposta di legge. Noi condividiamo l'obbiettivoPag. 68di operare una radicale semplificazione dei procedimenti oggetto dell'azione della pubblica amministrazione per rendere più agevole alle imprese l'assolvimento degli impegni burocratici, nonché quello di creare condizioni che garantiscano la libertà di concorrenza per l'esercizio di determinate attività economiche.
Gli innumerevoli adempimenti amministrativi attualmente necessari per aprire un'attività costituiscono un grave ostacolo allo sviluppo dell'imprenditorialità e mortificano il regolare sviluppo della nostra economia.
La proposta di legge d'iniziativa di alcuni deputati riprende il filo ma anche rinnova, dopo gli ultimi anni di immobilità normativa, le riforme avviate, dieci anni fa, dal precedente Governo Prodi con la legge delega n. 59 del 1997, con il decreto legislativo n. 112 del 1998, che trasferì competenze e risorse alle regioni e agli enti locali e con il regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica n. 447 del 1998, che disciplinò lo sportello unico comunale per le attività produttive e che ci si propone ora di modificare per dare spazio alla nuova disciplina.
Negli anni si è infatti evidenziata la necessità di modificare la normativa vigente a causa della mancata o ritardata semplificazione delle normative e delle ristrettezze organizzative e finanziarie. Oggi la rinnovata attenzione del Governo verso lo sviluppo del sistema produttivo non si limita certamente solo a snellimenti procedurali né ad operazioni di deregulation deleterie per la tutela dei diritti della persona e dell'ambiente, ma deve, viceversa, misurarsi con una più difficoltosa, ma ben più efficace attività di individuazione e abbattimento di tutti gli adempimenti amministrativi non giustificati da interessi pubblici primari, valorizzando le reciproche responsabilità dell'imprenditore e dell'amministrazione.
Il provvedimento interviene nella fase più delicata dell'iniziativa imprenditoriale, il suo avvio, e lo fa modificando il meccanismo delle autorizzazioni. Il disegno di legge infatti ribalta la filosofia dei rapporti tra cittadini ed operatori economici: gli oneri della burocrazia peseranno maggiormente sulle amministrazioni, accorciando i tempi delle autorizzazioni ed allungando quelli degli eventuali controlli. Per poter avviare immediatamente un'attività, saranno così necessarie soltanto l'autocertificazione e la denuncia di inizio attività, ed i doverosi controlli verranno effettuati successivamente, cosa che accade nella maggior parte dei Paesi europei.
Tutto ciò ha un duplice vantaggio: da un lato, l'abbattimento dei tempi morti, che a volte si traducono in lunghi mesi (o addirittura anni) di attesa, occorrenti per l'ottenimento di tutti i certificati amministrativi; dall'altro, la responsabilizzazione degli imprenditori nei confronti della pubblica amministrazione.
Ormai da anni l'eccessiva farraginosità dei procedimenti burocratici ha fortemente influito sull'efficienza delle attività produttive italiane e gli imprenditori hanno trovato ostacoli ed impedimenti nel tentare di entrare nel mondo produttivo. Tutto ciò ha senz'altro scoraggiato lo sviluppo delle piccole e grandi imprese e conseguentemente è sempre più forte il rischio di fughe all'estero da parte di quanti intendano investire e produrre in Italia. Il nostro Paese non può permetterlo e deve, nei fatti, intervenire concretamente nel liberare le imprese dalla pressante morsa della burocrazia. È da ricordare a questo proposito che i costi indiretti della burocrazia sui bilanci delle imprese italiane sfiorano quasi un punto percentuale del PIL.
Questa è invece una di quelle riforme «a costo zero» che, come rappresentanti del Parlamento, ci siamo impegnati a portare avanti per rendere la vita economica del nostro Paese più vicina a quella delle nazioni a noi concorrenti, ottenendo nello stesso tempo crescita economica e maggiore attrattiva per gli investitori stranieri.
Il provvedimento si inserisce tra quelle iniziative, come i decreti Bersani, che serviranno a rendere l'Italia un Paese più competitivo e avrà sicuramente effetti positivi per quanto riguarda la crescita economica. Questo è il nostro modo di intendere la politica: una politica fatta diPag. 69misure concrete, serie, capaci di soddisfare l'interesse dei cittadini attraverso un approccio serio, moderno e liberale.
È inoltre un provvedimento che aiuta i giovani. È chiaro infatti che ne gioveranno maggiormente i soggetti che non hanno ancora un'attività ma intendono avviarla. È ovvio quindi che la maggior parte di questi soggetti sono potenziali giovani imprenditori.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, per tutti questi motivi, il voto dei Popolari-Udeur non può che essere convintamente positivo.
SILVANA MURA. Nell'annunciare il voto favorevole del gruppo Italia dei Valori su questa proposta di legge mi preme ribadire la grande importanza di questo provvedimento, che si propone di ridurre i tempi delle autorizzazioni per l'avvio di nuove imprese e di attivare finalmente gli sportelli unici su tutto il territorio nazionale, dal momento che l'Italia detiene il poco invidiabile primato dei tempi più lunghi e dei costi più alti a livello europeo.
Una delle cause di questo stato di cose è rappresentata dall'eccessivo numero di norme e dalla difficoltà di interpretare le stesse: si tenga conto che il Parlamento italiano ha prodotto dal 1990 al 2004 ben 3.445 leggi nazionali, pari alla somma di Germania, Spagna e Gran Bretagna tutte insieme.
L'avvio di una nuova impresa in Italia comporta costi superiori del 7,2 per cento rispetto alla media europea così come riportato dallo studio della Confartigianato del giugno del 2006.
Tradotta in valori assoluti, questa diseconomia del nostro paese corrisponde ad un maggior onere della nostra burocrazia di 192 milioni di euro all'anno, pari a 456,21 euro in più per ogni nuova impresa italiana rispetto alle imprese europee.
In particolare, la Banca Mondiale, ha stimato che il costo di avvio delle nostre imprese è 2,6 volte superiore al costo medio europeo e a livello globale l'Italia è al sessantasettesimo posto immediatamente dietro la Corea, l'Uzbekistan ed il Messico.
Se poi analizziamo i dati relativi ai tempi (per esempio quelli relativi alla costruzione di un immobile destinato a magazzino) l'Italia risulta essere al centoventinovesimo posto, con 284 giorni necessari a completare le 17 procedure richieste, ed al sessantottesimo posto per quanto riguarda i costi delle procedure stesse.
A fronte di questo stato di cose non possiamo stupirci del basso stato di sviluppo e di innovazione dell'economia italiana, in gran parte basata sulle piccole e medie imprese e dell'altrettanto basso livello degli investimenti stranieri in Italia.
Si comprende inoltre come il peso eccessivo della burocrazia, dovuto in parte alla sua scarsa produttività, ma soprattutto al numero eccessivo di leggi, «leggine» e regolamenti, sia ormai diventato una delle maggiori cause del declino economico del nostro paese.
La proposta di legge che stiamo oggi votando e che ha visto in Commissione e nella discussione in Aula un consenso trasversale tra le varie forze politiche e la convergenza dello stesso Governo, va proprio nella direzione indicata dall'Europa di semplificare e velocizzare l'iter autorizzativo per l'avvio di nuove imprese abbassandone, di conseguenza, i relativi costi.
Nell'intento di migliorare la relazione tra amministrazione ed imprese a partire dal 1998, sono stati istituiti gli sportelli unici per le attività produttive ma, nonostante le buone intenzioni, in molte aree del paese non si è ancora provveduto alla loro costituzione nonostante siano trascorsi ben 9 anni dall'entrata in vigore del decreto del Presidente della Repubblica n. 447, che li prevedeva.
A questo proposito si è previsto che i comuni che non hanno ancora istituito lo sportello unico dovranno designare un ufficio competente a ricevere le comunicazioni ed a svolgere le attività previste dal procedimento autorizzativo.
Si prevede inoltre che le comunicazioni tra amministratori locali e cittadini avvenganoPag. 70nella massima celerità e trasparenza in formato elettronico con trasmissione per via telematica, condizione questa indispensabile per una moderna società dell'informazione.
In questo modo si vuole anche offrire parità di condizioni agli imprenditori delle aree del paese meno organizzate, che finora non hanno usufruito dei servizi degli sportelli unici.
Al fine di garantire l'indispensabile trasparenza e controllo sociale si prevede che lo sportello unico, anche su richiesta dei singoli cittadini o di associazioni e comitati, convochi riunioni per via telematica dandone pubblicità.
Queste procedure partecipate di controllo utilizzando i supporti informatici non possono che migliorare l'attività delle pubbliche amministrazioni inducendo maggior tasso di legalità e correttezza nei comportamenti, temi che l'Italia dei Valori vuole particolarmente promuovere come elementi cardine dello sviluppo economico e sociale del nostro paese.
Se vi è un deficit nello sviluppo di intere regioni ciò si deve anche e soprattutto all'arbitrio di amministrazioni che sfruttano la molteplicità di leggi, «leggine» e regolamenti per favorire interessi particolari a discapito dell'interesse generale, che consiste nell'imparzialità delle decisioni.
GIORGIO CONTE. Il mondo produttivo italiano continua a chiederci un potenziamento di interventi. Interventi volti alla semplificazione amministrativa e procedurale, di imprese già esistenti o di quelle in via di decollo. Il generale principio di priorità dell'intervento amministrativo continua a determinare una lentezza inaccettabile che contribuisce a imbrigliare la nascita di nuove imprese e a mortificare le potenzialità di settori senza dubbio strategici dell'economia italiana.
A seguito di interventi importanti in questo senso portati avanti nella scorsa legislatura, leggiamo questo provvedimento come il segnale positivo di un percorso già iniziato dal Parlamento e dal precedente Esecutivo. L'Italia è pronta per un salto di qualità, lo diciamo da tempo, un salto che le consenta di liberare tutte le energie produttive, spesso vittime del sistema che ne svilisce l'iniziativa. Un imprenditore che in Italia voglia intraprendere una nuova attività deve chiedere e poi attendere autorizzazioni di ogni tipo, con tempi lunghissimi e con una aleatorietà senza pari in Europa. Tutto questo crea sfiducia, indebolimento e scarso entusiasmo tra gli attori del mondo produttivo. Basti pensare ai tempi per una concessione edilizia che possono anche superare i due anni. Una situazione insostenibile e paradossale, dunque, su cui è necessario invertire la rotta, come Alleanza Nazionale invita da tempo a fare. Ben venga allora la semplificazione se questo vuol dire dar fiato ai piccoli imprenditori che, da provvedimenti come questo, possono ricevere il giusto slancio e l'altrettanto giusta iniezione di energia. Come? Per conseguire il risultato è necessario una semplificazione, riducendo al minimo la burocrazia attraverso un intervento riduttivo dell'attività di controllo preventivo e istruttorio della pubblica amministrazione.
Perché un'impresa possa entrare nel mercato e agire, quindi, occorre che atti come l'autocertificazione o la denuncia di inizio attività divengano il metodo ordinario e più veloce per potenziare e investire anche nel rischio. Bisogna invertire la priorità dei controlli, depotenziando quelli ex ante e potenziando al contrario quelli ex post dell'amministrazione, assicurando i tempi e gli strumenti necessari affinché tale verifica possa essere svolta in modo sempre accurato e rigoroso.
L'articolo 1 estenderà e potenzierà il ricorso all'autocertificazione, consentendone l'utilizzo nella generalità dei casi e prevedendo che trascorsi sette giorni (invece dei sessanta attualmente previsti) dalla presentazione della domanda il soggetto è comunque autorizzato ad avviare la nuova attività produttiva. Tale termine resta sospeso nel caso in cui l'amministrazione richieda l'integrazione della documentazione presentata o convochi il soggetto per una audizione; in quest'ultimo caso, si prevede l'introduzione di un congruoPag. 71termine per il suo svolgimento (oltre novanta giorni), a tutela delle legittime aspettative del richiedente, ma anche della stessa amministrazione. Tutela del singolo, quindi, ma anche tutela dell'interesse collettivo di cui lo Stato deve continuare a farsi portavoce, evitando però l'odioso ruolo della tagliola burocratica.
Per quanto attiene, invece, lo sportello unico delle imprese, un apposito criterio direttivo è volto a superare le difficoltà che si riscontrano nei contesti in cui tale struttura non è stata ancora attivata, prevedendo che il responsabile dei procedimenti in questi casi sia il sindaco.
L'articolo 2 si pone l'obiettivo di configurare una sorta di corsia preferenziale per le attività produttive abbreviando il termine trascorso il quale il soggetto richiedente può avviare l'attività e, contestualmente, prolungare il termine entro il quale l'amministrazione può intervenire, in via successiva, per vietarne la prosecuzione. Più specificamente, per chi vuole dare inizio ad un'attività imprenditoriale, commerciale o artigianale, il termine ordinario di trenta giorni viene ridotto a sette. L'amministrazione in caso di accertata carenza dei requisiti richiesti può intervenire dopo l'inizio attività, con controlli rigorosi e con un termine di possibilità di intervento raddoppiato rispetto ad oggi. Una buona legge, quindi, che riceverà il sì convinto del gruppo di Alleanza Nazionale. Ci sono anche delle considerazioni politiche su cui voglio soffermarmi. Il nostro voto favorevole è la dimostrazione che da parte nostra non c'è una chiusura pretestuosa e demagogica ai provvedimenti come altre volte nelle precedenti legislature. Purché, come in questo caso, i provvedimenti siano di portata realmente innovativa e siano nel segno dell'impulso all'attività economica.
Ma c'è anche un altro dato su cui porre l'attenzione. Quando il Governo interviene con lo schema dei decreti partorisce norme di difficile applicazione, vari e diversi sono gli esempi di questi mesi. La legge che ci apprestiamo a votare oggi, invece, è frutto del lavoro del Parlamento che, se interpellato ( e accade raramente!), dimostra in modo inequivocabile di riuscire a lavorare bene tenendo fede alla sua missione, quella cioè di fare le migliori leggi possibili a interesse del cittadino.
Finalmente quindi un esempio di una collaborazione proficua, un equilibrio delicato come ha detto il presidente Capezzone, dunque, tra maggioranza e opposizione che riunite assieme sono riuscite a licenziare un testo largamente condiviso che speriamo possa riuscire a semplificare l'agire del mondo produttivo e possa dare una spinta importante alla ripresa economica.
SALVATORE TOMASELLI. Nell'annunciare il voto favorevole del mio gruppo, intendo evidenziare come il gruppo parlamentare dell'Ulivo abbia concorso in maniera determinante al provvedimento in materia di sportello unico e di avvio di nuove attività d'impresa, che oggi la Camera dei Deputati si appresta ad approvare.
Intendiamo salutare questo provvedimento come un ulteriore intervento nella direzione di quello che è il principale obiettivo del centro sinistra al governo del paese: modernizzare l'Italia.
E quando questo lavoro incontra la collaborazione positiva dei gruppi parlamentari di opposizione non possiamo che rallegrarcene, convinti come siamo che, al di là delle polemiche politiche, quando il lavoro è volto all'interesse del paese si costruiscono utili punti di convergenza.
E vorrei dire al capogruppo dei Verdi che le loro preoccupazioni sono le nostre: dobbiamo finalmente affrancare il nostro paese dall'eterno dualismo tra sviluppo ed ambiente. È possibile perseguire una politica di sviluppo e di sostegno all'iniziativa imprenditoriale difendendo ed anzi valorizzando l'ambiente come una risorsa essenziale. Ed in questo provvedimento, vi sono adeguati meccanismi di autotutela da parte della pubblica amministrazione che possono aiutare a perseguire tale obiettivo.
Il rapporto tra pubblica amministrazione e sistemi imprenditoriali appare da anni nel nostro paese, sempre più stretto. La necessità della semplificazione amministrativaPag. 72è prioritaria per il rilancio della competitività delle imprese, come fattore strategico per il rilancio dell'intera economia.
Il confronto con altre nazioni ci vede in una situazione di forte svantaggio competitivo.
Il CER - Centre for European Reform - posiziona l'Italia al ventunesimo posto tra i 27 paesi dell'Unione per quanto riguarda l'attuale grado di raggiungimento degli obiettivi fissati dalla strategia di Lisbona, che fissa al 2010 il termine per fare dell'Unione Europea l'economia più dinamica e competitiva del mondo.
L'Index of Economic Forum - indice annuale di libertà economica - classifica l'Italia al sessantesimo posto su 157 paesi.
In Italia aprire una nuova azienda richiede più di 60 giorni, mentre in Francia e in Germania ne bastano circa 40. Infine, i ritardi e le complessità burocratiche costano al sistema produttivo italiano circa 15 miliardi di euro all'anno. E potremmo continuare.
Fondamentale è stato il lavoro di sintesi, che mi sembra ben riuscito, tra l'iniziativa parlamentare proposta dal presidente Capezzone e sostenuta da parlamentari di molti gruppi e l'iniziativa del ministro Bersani, che oggi ci consente di approvare un provvedimento che rilancia la funzione e la strategicità dello sportello unico nel rapporto tra pubblica amministrazione e imprese, specie in relazione all'apertura di nuove attività e/o iniziative imprenditoriali. E a tal proposito voglio ringraziare il sottosegretario Bubbico, a nome del gruppo dell'Ulivo, per l'impegno profuso in queste settimane.
Decisiva è la spinta verso un ricorso più organico e strutturale all'utilizzo della modalità telematica di trasmissione degli atti e di svolgimento degli iter istruttori, un elemento determinante verso un utilizzo sempre più massiccio delle tecnologie informatiche da parte della pubblica amministrazione.
Il ricorso diffuso dell'autocertificazione non è solo un atto di responsabilizzazione degli operatori economici e dei loro tecnici che contribuisce ad un alleggerimento degli oneri istruttori a carico degli uffici pubblici, ma si configura come un vero e proprio salto di qualità e di innovazione culturale nei rapporti tra pubblica amministrazione e cittadini.
Si richiama, infine, l'estensione e lo snellimento dell'utilizzo delle conferenze di servizi e la previsione di una decisiva e feconda collaborazione tra sportelli unici, camere di commercio e associazioni imprenditoriali.
Il gruppo dell'Ulivo saluta questo provvedimento come un atto di fiducia verso gli operatori economici ed il sistema delle imprese, che per anni hanno condotto sacrosante battaglie per uno Stato amico ed una burocrazia partner anziché ostacolo, affinché colgano questa opportunità di semplificazione dentro una fase di ripresa economica del paese, nonché verso la pubblica amministrazione, e i funzionari pubblici, troppo spesso raffigurati come lenti o, peggio, «fannulloni», i quali possono trovare nuove motivazioni ed essere maggiormente impegnati nel processo di responsabilizzazione della pubblica amministrazione e di semplificazione dei procedimenti.
Un ulteriore contributo verso il processo di modernizzazione del paese, da conseguire con politiche di rafforzamento della crescita già in atto, di ampliamento delle opportunità e di maggiore concorrenza: è questo l'impegno perseguito dal Governo e dalla maggioranza di centrosinistra che l'Ulivo convintamente intende continuare a promuovere e sostenere, anche con il voto favorevole a questo provvedimento.