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Discussione della mozione Marinello ed altri n. 1-00146 sulla crisi del settore della pesca e dell'acquacoltura (ore 10,40).
(Intervento del Governo)
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il sottosegretario di Stato per le politiche agricole, alimentari e forestali, Stefano Boco.
STEFANO BOCO, Sottosegretario di Stato per le politiche agricole, alimentari e forestali. Signor Presidente, intendo solamente ringraziare i colleghi che sono intervenuti, iniziando dal collega Marinello che, presentando la prima mozione, ha dato la possibilità di svolgere quest'ampia discussione.
Mi permetterò, signor Presidente, di esprimere successivamente, nella parte pomeridiana della seduta, il parere sulle mozioni all'ordine del giorno. Vorrei ora limitarmi a sottolineare che le mozioni in esame hanno dato la possibilità di svolgere una discussione ampia, concernente non solo l'oggetto dei dispositivi, ma anche un'analisi complessiva del settore. Io credo infatti che sia arrivato il tempo di svolgere un'ampia discussione ed una analisi approfondita sull'intero comparto, sul meraviglioso e straordinario patrimonio lavorativo del nostro Paese, che è anche un patrimonio enorme, considerato che viviamo contornati dal Mediterraneo, da tutti i nostri mari, e quindi gli interventi a sostegno della pesca rappresentano anche la capacità di difesa di questo importante settore.
Ritengo pertanto che sia venuto il tempo di una discussione a tutto tondo, senza limiti, e che il Paese si interroghi e sia data la possibilità di interrogarsi a tutti coloro che operano nel settore. Sottolineo, peraltro, che il problema non è solo nostro, ma si pone a livello mondiale. Tutti i paesi si stanno interrogando, ed alcuni stanno anche, operativamente, ipotizzando soluzioni.
Credo che - e spero che la Commissione agricoltura, vedo qui il presidente Lion, possa continuare questa analisi - alcuni modelli - come quello neozelandese che invito i colleghi a considerare - rappresentino prospettive alle quali l'Italia dovrà in futuro guardare. Mi riferisco a «pezzi» di mare nei quali sia data la possibilità di ricreare dimensione ittica, vere e proprie nurseries che siano messe al servizio di tutto ciò che c'è sott'acqua, affinché poi anche l'industria peschiera ne possa avere il suo tornaconto.
Queste ipotesi, però, non vanno mai imposte, ma discusse. Devono partire dalla dimensione parlamentare - ed il Governo si mette a disposizione - ma devono rappresentare un patrimonio cognitivo: dobbiamo consegnare al Paese, tutti insieme, una riflessione, ed elaborare soluzioni con tutti gli operatori del settore.
Dico questo non per catastrofismi, ma perché vorrei ci si interrogasse se la discussione che facciamo oggi sarà uguale, se non cambiamo nulla, fra dieci anni. Credo che dobbiamo porci questo interrogativo: il mondo non è così infinito nelle sue ricchezze, come tante volte abbiamo creduto, ed è per questo che nei momenti di difficoltà dobbiamo anticipare le crisi e saperle prevedere.
Per questo motivo ho citato il modello neozelandese che mira, nel 2010, a porre il 20 per cento delle coste in stato di riserva integrale. Sono percentuali enormi (Commenti del deputato Ciccioli)... Collega, cito con grande rispetto i dati riferiti ad alcuni Paesi. Alcuni paesi lo possono fare, ma non è un problema di percentuali: se non ci interroghiamo sulla necessità di lasciare un «pezzo» del nostro straordinario patrimonio al servizio di tutto il resto della collettività - questo è il problema -, ci interrogheremo davvero su qualcosa di problematico. Pag. 24
Comunque, ringrazio per le mozioni sulle quali esprimerò successivamente il parere, e ringrazio tutti i deputati intervenuti per il contributo fornito alla discussione.
PRESIDENTE. Il seguito del dibattito è rinviato al prosieguo della seduta.