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Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata alle quali risponderanno il ministro dell'università e della ricerca, il ministro dei rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali, il ministro del lavoro e della previdenza sociale, il ministro dei trasporti e il ministro per le politiche europee.
(Iniziative per avviare una nuova politica degli investimenti per la ricerca scientifica e l'università - n. 3-00841)
PRESIDENTE. Il deputato Misiti ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00841 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 1) per un minuto.
AURELIO SALVATORE MISITI. Signor Presidente, signori ministri, i Consigli europei di Lisbona nel 2000, di Barcellona nel 2002 e di Bruxelles nel 2003, hanno approvato documenti che mettono in collegamento gli investimenti in ricerca scientifica e innovazione tecnologica con la competitività, la crescita economica e l'occupazione.
Come è ormai consuetudine in Europa, a Lisbona è stato stabilito che, per l'anno 2010, tutti i paesi europei devono investire il 3 per cento del PIL in ricerca scientifica e tecnologica.
È evidente che l'Italia presenta un gap notevole, in quanto investendo in ricerca e sviluppo meno rispetto alla media europea dei 27 Paesi membri, deve preoccuparsi di raggiungere tale obiettivo, magari attraverso un graduale innalzamento dei livelli di investimento.
Pertanto, vorrei sapere quali provvedimenti il Governo intenda assumere al fine di superare questa situazione.
PRESIDENTE Il ministro dell'università e della ricerca, Fabio Mussi, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.
FABIO MUSSI, Ministro dell'università e della ricerca. Onorevole Misiti, l'università italiana è effettivamente maltrattata: poche risorse, meno certamente di quelle che servirebbero perché costituisca un elemento forte della crescita culturale, civile, sociale ed economica.Pag. 39
Nel corso degli anni è stata anche umiliata da provvedimenti legislativi che hanno consentito, non senza responsabilità accademiche, la proliferazione delle sedi, la frammentazione dei corsi, attraverso il perverso meccanismo delle convenzioni di massa, la mortificazione del titolo di studio e degli studenti seri, la moltiplicazione (cinque solo nell'ultimo mese della passata legislatura) delle università telematiche (anche quando l'unica struttura è rappresentata da un appartamento e da un computer).
Il deficit maggiore si ha in termini di risorse umane. Vi sono poco più di mille ricercatori per un milione di abitanti. Pertanto, siamo agli ultimi posti dei trenta maggiori paesi del mondo (al di sotto della Spagna e del Portogallo). Questi ricercatori vengono pagati meno degli operai, i quali, a loro volta, non sono pagati molto: 800 euro un dottorando, 1100 euro un assegnista, 1200 euro un ricercatore.
Inoltre, ogni anno, oltre seimila laureati si recano all'estero, moltissimi lo fanno per necessità e non per libera scelta. Un giovane arrivato alla laurea costa allo Stato mediamente cinquecentomila euro. Eppure esportiamo, gratuitamente, capitale umano pregiato per risparmiare qualcosa nelle strutture e sugli stipendi.
In merito ad un punto della sua interrogazione, vorrei dire che non avrei proposto un provvedimento come quello del rientro dei cervelli perché è un patetico tentativo di ripescare con un cucchiaio l'acqua che va via da un torrente in piena, perché non si può chiedere di rientrare in Italia ai nostri giovani ricercatori all'estero, offrendo contratti a termine, senza costruire una prospettiva di lavoro stabile.
Ciò nonostante, mi sto adoperando affinché questo provvedimento non diventi, per così dire, una fregatura e sortisca un qualche effetto positivo. Abbiamo rifinanziato il provvedimento sul rientro dei cervelli, abbiamo consentito la proroga dei contratti triennali in scadenza, insieme al CUN abbiamo fornito una nuova e legittima interpretazione dell'articolo 1, comma 9, della legge 4 novembre 2005, n. 230, che consente la chiamata diretta, la possibilità cioè di diventare professore ordinario o associato anche ai giovani che hanno avuto esperienza di insegnamento e ricerca nelle università di altri paesi.
Nel decreto di ripartizione del fondo di finanziamento ordinario delle università sono previste apposite risorse: 5 milioni di euro volti a finanziare il programma di rientro dei cervelli e le chiamate dirette. Ma questi sono solo i primi indispensabili provvedimenti. C'è bisogno di giovani ricercatori e di invertire la tendenza all'invecchiamento delle nostre università e dei nostri enti di ricerca. Proprio per questo la legge finanziaria 2007 prevede un piano straordinario di assunzione di ricercatori sia nelle università, 140 milioni nel triennio, sia negli enti di ricerca, 67,5 milioni nel triennio.
In conclusione, informo il Parlamento che ho inviato proprio oggi alla CRUI e al CUN, per il parere previsto dalla legge, il nuovo regolamento di disciplina dei concorsi per ricercatore, regolamento che introduce standard internazionali per noi insolitamente innovativi per la selezione e la verifica del merito, capace di contrastare localismo, clientelismo e nepotismo.
PRESIDENTE. Il deputato Misiti ha facoltà di replicare.
AURELIO SALVATORE MISITI. Signor Presidente, ringrazio il ministro Mussi per le notizie e per le spiegazioni che ha dato, di cui non posso che essere soddisfatto. Però voglio sottolineare il fatto che i finanziamenti per la ricerca provengono sostanzialmente da due fonti: quella europea che richiede un cofinanziamento italiano, e la fonte nazionale (naturalmente sia pubblica sia privata). Quindi è evidente che gli attori della ricerca sono diversi: gli enti di ricerca, le imprese, le università (è vero che se le università non funzionano non abbiamo ricercatori bravi), i consorzi interuniversitari e anche i parchi scientifici e tecnologici. È vero anche che questi enti di ricerca e soprattutto le imprese devono essere all'altezza per competere a livello europeo al fine di ottenere finanziamenti per grandi progetti.Pag. 40
È quindi evidente che si può arrivare certamente al 3 per cento del PIL non solo con lo sforzo del Ministero, ma con un sforzo del sistema complessivo: dei Ministeri della salute e dell'agricoltura, dell'intero Governo e soprattutto anche dell'insieme delle grandi imprese italiane, che in parte sono imprese di eccellenza anche nella ricerca e nell'applicazione tecnologica e che in parte «dormono». Occorre anche sottolineare il difetto congenito dell'imprenditoria italiana la cui maggioranza è formata da piccolissime e medie imprese.
(Iniziative per il rilancio del sistema universitario italiano - n. 3-00842)
PRESIDENTE. La deputata Frassinetti ha facoltà di illustrare l'interrogazione La Russa n. 3-00842 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 2), di cui è cofirmataria.
PAOLA FRASSINETTI. Signor Presidente, onorevole ministro, con questa interrogazione il gruppo di Alleanza Nazionale vuole evidenziare la situazione finanziaria grave in cui versano le università italiane. Il 19 aprile i rettori si sono riuniti e hanno lanciato un preoccupante allarme in quanto mancano un miliardo e mezzo di euro per fronteggiare le più immediate urgenze, che sono rappresentate in primo luogo dagli aumenti stipendiali dei docenti e del personale tecnico amministrativo. Inoltre va considerato il decremento di un miliardo derivante dall'inflazione, che nell'ultimo biennio è stato del 5 per cento.
Con questa interrogazione si vuole porre l'accento sul fatto che oltre a questi gravi problemi di ordine finanziario, esiste anche una gestione non virtuosa di tante università così come il comitato di indirizzo per la valutazione, istituito e determinato dalla precedente legislatura era riuscito a evidenziare. Quindi chiediamo al Governo quali iniziative...
PRESIDENTE. La prego di concludere.
PAOLA FRASSINETTI. ...intenda porre in essere, visto che è stato istituito un altro organo inutile, a mio avviso, vale a dire l'Agenzia nazionale della valutazione.
PRESIDENTE. Il ministro dell'università e della ricerca, Fabio Mussi, ha facoltà di rispondere.
FABIO MUSSI, Ministro dell'università e della ricerca. Onorevole Frassinetti, quando ho assunto questo incarico ministeriale ho trovato una situazione confusa e piuttosto gremita di patologie. Moltiplicazione degli atenei, da 40 a circa 80 in pochi anni: l'ho fermata. Proliferazione delle sedi, 400 sedi universitarie con poco più di 100 province in Italia: l'ho frenata. Svendita delle lauree con il sistema delle convenzioni facili (finanziaria 2001): l'ho fermata. Proliferazione senza alcun controllo di qualità delle università telematiche: l'ho fermata. Frammentazione irrazionale delle classi di laurea che, nel decreto sulle classi ora al vaglio della Corte dei conti, ho frenato. Tutti provvedimenti che costituiscono un «pacchetto serietà», condizione preliminare per ragionare del resto.
È vero, come lei e gli altri interroganti affermano, che non poche università gestiscono in modo non virtuoso le loro attività. Ma ve ne sono anche tante altre che compiono il loro dovere, con docenti e ricercatori che contribuiscono a tenere alto il livello qualitativo degli studi e della ricerca in questo Paese.
Ebbene, proprio per premiare le situazioni virtuose e per colpire quelle viziose, è stata introdotta l'Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca (ANVUR), che non capisco perché sarebbe inopportuna, come ella sostiene. L'agenzia di valutazione esiste in quasi tutti i Paesi europei, la sua istituzione allinea - secondo gli impegni assunti con il processo di Bologna - l'Italia ai migliori standard europei e ci consente di governare il sistema premiando essenzialmente la qualità.
So bene che tutto questo non basta in quanto vi è un problema di risorse e di Pag. 41finanziamenti: un problema molto acuto e drammatico, su questo convengo. Siamo fermi per l'università allo 0, 88 del PIL; l'1,1 per la ricerca: a distanza siderale dagli obiettivi di Lisbona, clamorosamente sotto la media europea. Gli investimenti pubblici sono sotto del 20-30 per cento rispetto a quelli europei, quelli privati dell'80 per cento.
Condividiamo tutti l'affermazione che uno sviluppo senza ricerca condanna l'Italia.
PRESIDENTE. Signor ministro, la invito a concludere.
FABIO MUSSI, Ministro dell'università e della ricerca. Per questo convengo sul fatto che sin dalla prossima legge finanziaria occorra fare di più, molto di più, anche dal punto di vista delle risorse finanziarie e lo ritengo un dovere precipuo del Governo e del Parlamento.
PRESIDENTE. La deputata Frassinetti ha facoltà di replicare.
PAOLA FRASSINETTI. Ringrazio il ministro Mussi, ma penso che, nonostante la sua risposta, la preoccupazione permanga soprattutto in relazione alla difficoltà, al collasso economico davanti al quale il mondo universitario è paralizzato.
Credo sia importante, a questo riguardo, compiere una riflessione seria sui limiti delle autonomie finanziarie così come congetturate, che spesso e volentieri inducono le università ad una concorrenza verso il basso. Penso che questo sia sicuramente un problema che dovrà essere risolto: le università non devono avere la preoccupazione meramente quantitativa di dover annoverare iscritti, ma la preoccupazione qualitativa di essere delle università efficienti.
Per fare questo, quindi, ritengo non vi sia il bisogno di organismi pletorici. La critica che muoviamo all'istituzione del nuovo organismo concerne l'ampiezza delle competenze, talmente vasta da poterne depotenziare il significato. Ritengo invece che in questo senso siano veramente necessari una qualità ed un concetto di meritocrazia che vadano a incidere e a stanziare risorse per le università virtuose.
Penso purtroppo - e temo - che invece questo nuovo organo sia paralizzante, burocratizzante e che non aiuti l'università italiana a crescere così come dovrebbe, in un sistema dove la concorrenza deve esserci ma deve essere attuata e spinta su livelli alti.
Credo quindi che, per risolvere questa crisi, vi sia bisogno non soltanto di maggiori finanziamenti - ecco perché ritengo che il cosiddetto «tesoretto» andrà senz'altro investito nell'università e nella ricerca - ma anche di una programmazione attenta, seria, che individui dove destinare i fondi. Solo in questo modo potremo avere un'università che in grado di creare una classe dirigente che sappia portare il Paese fuori dalla crisi.
(Iniziative del Governo in materia di diritto di voto per gli immigrati, nell'ambito della riforma del testo unico sull'immigrazione - n. 3-00843)
PRESIDENTE. Il deputato Grimoldi ha facoltà di illustrare l'interrogazione Maroni n. 3-00843 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 3), di cui è cofirmatario.
PAOLO GRIMOLDI. Signor Presidente, il disegno di legge di delega per la riforma del testo unico sull'immigrazione, deliberato dal Consiglio dei ministri nella seduta del 24 aprile scorso, rappresenta il tentativo di distruggere tutti gli istituti più qualificanti della cosiddetta legge Bossi-Fini sull'immigrazione: la programmazione degli ingressi, il contratto di soggiorno, le misure di contrasto all'immigrazione clandestina, i centri di permanenza temporanea finalizzati all'effettiva espulsione dei clandestini.
A questa prospettiva, secondo noi assai pericolosa, si aggiunge tra l'altro una previsione di dubbia costituzionalità: l'estensione dell'elettorato attivo e passivo per le Pag. 42elezioni amministrative agli immigrati titolari di permesso di soggiorno. La materia del diritto di voto è disciplinata dall'articolo 48 della Costituzione, che lega tale diritto alla cittadinanza, nonché dall'articolo 51, per ciò che concerne l'elettorato attivo e passivo. Poiché dunque l'attribuzione di questo diritto ai non cittadini deve passare attraverso la revisione costituzionale, e certo non può essere stabilita da un decreto legislativo, vogliamo sapere dal Governo se intenda procedere a questa palese violazione della Costituzione.
PRESIDENTE. Il ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali, Vannino Chiti, ha facoltà di rispondere.
VANNINO CHITI, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Signor Presidente, la riforma della legge Bossi-Fini è uno dei capisaldi del programma dell'Unione. La legge in vigore, incentrata sull'equivalenza immigrato-forza lavoro, a nostro giudizio si è mostrata non soltanto per molti aspetti iniqua, ma soprattutto - come dimostrano anche i dati più recenti - inefficace nel contrastare l'immigrazione clandestina. Il nostro intendimento è quello di governare l'immigrazione costruendo forme adeguate di convivenza.
L'immigrazione è presente oggi in tutte le società più ricche ed avanzate: occorre dunque gestirla in modo razionale e non farne un terreno privilegiato di scontro fra gli schieramenti politici. È necessario promuovere flussi regolari, con l'attenzione sempre rivolta ad un obiettivo di comune interesse: quello dell'inclusione di coloro che vengono a cercare lavoro nel nostro Paese. L'indispensabile attenzione alla sicurezza dei cittadini - che è compito primario di ogni Governo, e così del nostro - è non alternativa ma complementare a queste scelte. Coerentemente con quanto affermato anche in campagna elettorale, abbiamo perciò intrapreso un percorso legislativo per una nuova politica degli ingressi, la regolamentazione organica del diritto d'asilo, la modifica delle disposizioni in materia di cittadinanza ed il riconoscimento del diritto di voto alle elezioni amministrative, che costituisce l'oggetto specifico dell'interrogazione in esame.
Il disegno di legge di delega che il Governo si accinge a presentare al Parlamento prevede infatti che, in armonia con quanto stabilito dal capitolo C della Convenzione sottoscritta a Strasburgo il 5 febbraio 1992, l'elettorato attivo e passivo per le elezioni amministrative sia esteso agli stranieri che hanno ottenuto nel nostro Paese un permesso per soggiornanti di lungo periodo, secondo le modalità e le condizioni già previste per i cittadini dell'Unione Europea. Ricordo a noi tutti che un tale obiettivo, in cui si esprime la pienezza dell'essere cittadino, con i diritti e i doveri a ciò collegati, è sempre stato sostenuto e voluto dagli italiani emigrati in altre nazioni. La Convenzione di Strasburgo è stata ratificata dall'Italia per i soli capitoli A e B - così dispose la legge n. 203 dell'8 marzo 1994. Occorre ora completare il quadro ratificando anche il capitolo C, per determinare tutte le condizioni giuridiche necessarie alla piena operatività delle norme delegate sull'esercizio del diritto di elettorato attivo e passivo nelle elezioni amministrative. Ricordo infatti che, in base agli articoli 10 e 11 della nostra Costituzione, da una parte, «la condizione giuridica dello straniero è regolata dalla legge in conformità delle norme e dei trattati internazionali» e, dall'altra, l'Italia consente «alle limitazioni di sovranità» «in condizioni di parità con gli altri Stati». Nessuna incostituzionalità, dunque, ma solo un intervento legislativo, inevitabilmente complesso, ma nel più rigoroso rispetto delle procedure dettate dalla stessa Costituzione.
Infine, per completezza, ricordo agli interroganti che la ratifica del capitolo C della Convenzione di Strasburgo è oggetto della proposta di legge n. 956, presentata dal senatore Ripamonti.
PRESIDENTE. Il deputato Grimoldi ha facoltà di replicare.
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PAOLO GRIMOLDI. Signor ministro, lei evidentemente non legge molto i giornali e non ha molto presente la cronaca che anche in questi giorni è riportata su tutte le testate locali e nazionali.
L'immigrazione è un problema e porta spesso e volentieri la criminalità. Quest'ultima subentra nel momento in cui l'immigrato viene qui a casa nostra e non ha un posto di lavoro. Un immigrato che viene qui e deve trovare i mezzi di sussistenza per sopravvivere, senza avere un posto di lavoro, è ovvio che delinque.
Il problema, signor ministro, è che la delinquenza e l'insicurezza sono un costo sociale e noi chiediamo, al contrario di lei, che la sicurezza sia un valore da garantire. Non solo, quello che volete prevedere voi, la figura dello sponsor, è qualcosa di assolutamente delirante, perché è sufficiente che l'immigrato che viene nel nostro paese, senza alcuna prospettiva, - fosse anche un terrorista - si autosponsorizzi per poter ottenere l'eventuale permesso di soggiorno. Inoltre, siamo profondamente contrari a ciò che proponete sul diritto di voto.
La Lega, tramite il suo segretario federale, proprio ieri ha annunciato che raccoglierà le firme per chiedere l'abrogazione della legge che intendete approvare. Siamo profondamente contrari ad essa e ci batteremo per promuovere un referendum abrogativo, perché crediamo che si possa votare a destra o a sinistra, per la Lega o per il suo partito, signor ministro, ma lo dobbiamo decidere tra di noi: non si delega a chi arriva nel nostro paese da luoghi distanti migliaia di chilometri il potere di decidere del nostro futuro e del futuro dei nostri figli.
Fino a prova contraria, questo è un asse la cui sovranità appartiene al proprio popolo e la Lega Nord farà di tutto per far sì che questa sovranità continui a spettare a tale popolo. Non solo non sono soddisfatto della sua risposta, ma sono anche indignato e preoccupato di quello che avete in mente di realizzare per fare una «marchetta» politica all'estrema sinistra.
PRESIDENTE. Deputato Grimoldi, concluda...
PAOLO GRIMOLDI. Concludo, signor Presidente. Sono certo che la Lega, insieme alla stragrande maggioranza dei cittadini di buonsenso di questo Paese, fermerà, se non per via parlamentare, quanto meno per referendum, questa proposta di legge.
(Iniziative per la realizzazione di uno svincolo autostradale in corrispondenza della zona industriale di Borgo Incoronata della città di Foggia - n. 3-00844)
PRESIDENTE. Il deputato Di Gioia ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00844 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 4).
LELLO DI GIOIA. Signor ministro, la città di Foggia, come risulta dal censimento del 2001, è tra le cento città con una densità di popolazione estremamente elevata, per l'esattezza è al venticinquesimo posto. Essa ospita un agglomerato industriale importante, nella cosiddetta zona industriale, che è attraversato dalla strada statale n. 16, che lei sicuramente conosce, in quanto è sempre stata definita la «statale della morte». Questo agglomerato industriale è molto distante dal casello autostradale e ciò rientra in un quadro più generale, che riguarda il grande deficit infrastrutturale del Mezzogiorno d'Italia.
Per questo riteniamo sia necessario realizzare, nelle vicinanze dell'agglomerato industriale, un nuovo casello autostradale. Ciò agevolerebbe il trasporto delle merci, ma soprattutto eliminerebbe il grosso gap infrastrutturale oggi esistente.
PRESIDENTE. Il ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali, Vannino Chiti, ha facoltà di rispondere.
VANNINO CHITI, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Pag. 44Il tema dello sviluppo delle infrastrutture in Puglia, come lei sa, onorevole Di Gioia, è all'attenzione del Governo, che recentemente ha sottoscritto con la regione un accordo, inserito nel programma nazionale per il Mezzogiorno, per individuare e selezionare interventi sul territorio.
La zona industriale di Foggia si trova in prossimità dei lavori, tuttora in corso, di ammodernamento della strada statale n. 16; per il miglioramento della viabilità nella zona di Foggia è inoltre previsto, nell'ambito della convenzione tra l'ANAS e la regione Puglia, l'ammodernamento del tratto Foggia-Cerignola. Inoltre, sono stati previsti tre lotti di lavori in corrispondenza del tratto della strada statale n. 16, che porteranno l'attuale sezione stradale a quattro corsie, due per ogni senso di marcia.
Per quanto riguarda, invece, il secondo svincolo autostradale richiesto nella sua interrogazione, al momento esso non è previsto nei piani finanziari vigenti della società Autostrade per l'Italia che gestisce la A14 Bologna-Taranto.
La società Autostradale ci informa che, nel bacino interessato alla collocazione del nuovo casello autostradale, il tasso di mobilità è ritenuto basso. Il traffico autostradale sul tratto compreso tra Foggia e l'allacciamento con la A16 si approssima ai 15 mila veicoli medi giornalieri; i valori di traffico, quindi, sono sensibilmente più bassi sia rispetto alla media della rete autostradale per l'Italia, che è di oltre 46 mila, sia rispetto alle altre tratte della stessa A14: Ancona-Pescara, 42.800, Pescara-Lanciano, 37.400, Lanciano-Canosa - in cui ricade l'area interessata -, 20.200.
L'area territoriale indicata, inoltre, è già servita dai caselli di Foggia e di Cerignola est; un eventuale nuovo casello, a giudizio della società Autostrade, non risolverebbe il problema della sicurezza della statale n. 16 né, tanto meno, un suo forte alleggerimento dal traffico pesante, perché la relativa scarsa capacità della A14 di attrarre traffico merci sarebbe, in buona parte, imputabile alla poca propensione degli autotrasportatori a sostenere il costo del pedaggio sulle brevi percorrenze in presenza di una viabilità alternativa con prestazioni accettabili.
Questa, ad oggi, la situazione. Comunque, la richiesta di un nuovo svincolo autostradale potrà essere, a giudizio della società Autostrade, nuovamente valutata alla luce di eventuali incrementi di flussi di traffico e, per quanto riguarda la parte politica e cioè il Governo, valutata nel prosieguo dei rapporti di collaborazione con la regione Puglia, sulla base anche delle priorità che la regione stessa indicherà.
PRESIDENTE. Il deputato Di Gioia ha facoltà di replicare.
LELLO DI GIOIA. Signor ministro, ovviamente non mi ritengo soddisfatto della replica che lei ha svolto, per il semplice motivo che già in precedenti circostanze abbiamo rappresentato al Governo - e mi riferisco al passato Governo - la necessità di un ulteriore casello autostradale nella zona Incoronata di Foggia.
Vi erano state al riguardo delle promesse, e vi era anche un'indicazione, da parte della società Autostrade per l'Italia, che in quella realtà avrebbe potuto esservi un ulteriore casello autostradale. Ci sembra quanto mai strano, dunque, che la stessa società abbia fornito, in pochissimo tempo, risposte diverse, nel senso, cioè, della non necessità in questo particolare momento di realizzare un ulteriore casello autostradale. Vorrei sottolineare, oltretutto, che il casello di Cerignola è cosa ben diversa dalla realizzazione del casello autostradale di Foggia e, quindi, mi pare inopportuna la considerazione che lei ha svolto.
Anzitutto, vorrei ricordare a lei e ai ministri - in particolare al ministro delle infrastrutture - che il rapporto con la regione non riguarda semplicemente ed esclusivamente questo tipo di intervento, ma concerne anche altri interventi importanti sulla viabilità. Mi pare che, a tal proposito, anche il ministro delle infrastrutture non si sia rivelato particolarmente sollecito nell'inquadrare la questione Pag. 45infrastrutturale del Mezzogiorno d'Italia e, in modo specifico, della realtà di Capitanata, per il semplice fatto che non si prevedono interventi significativi.
Vorrei, pertanto, sollecitare il Governo - sul piano politico - ad assumere una posizione forte affinché la realtà di Foggia, già oggi penalizzata, possa trovare almeno soddisfazione per ciò che riguarda un problema serio per lo sviluppo economico e produttivo di quella realtà, attraverso la realizzazione un secondo casello autostradale.
(Iniziative per la concessione di un tratto ferroviario all'amministrazione comunale di Aulla (Massa Carrara) - n. 3-00845)
PRESIDENTE. Il deputato Barani ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00845 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 5).
LUCIO BARANI. Signor Presidente, è dal 2005 - da oltre due anni, cioè - che è stato completato il raddoppio ferroviario «Pontremolese» nel tratto Santo Stefano Magra-Chiesaccia di Villafranca in Lunigiana, con la realizzazione della nuova stazione di Aulla fuori dal centro urbano.
Ovviamente, rimane il vecchio tratto realizzato dal Cavour nel 1891 con le due stazioni di Aulla e Caprigliola, che danno brutta immagine di sé, sono abbandonate a sé stesse e bloccano la viabilità, la mobilità dei mezzi e delle merci, le attività produttive e il commercio.
Sono un ostacolo che deve essere superato e ciò non importa alle Ferrovie, lo lasciano lì nonostante l'amministrazione lo abbia richiesto. Allora chiedo: perché le ferrovie non donano questo tratto abbandonato e pericoloso all'amministrazione comunale di Aulla, al fine di eseguire i lavori di ammodernamento necessari allo sviluppo del territorio?
PRESIDENTE. Il ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali, Vannino Chiti, ha facoltà di rispondere.
VANNINO CHITI, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Quanto sostenuto dall'onorevole Barani è vero. Infatti, la tratta ferroviaria in questione è stato dismessa in seguito alla realizzazione del nuovo tratto e della nuova stazione. Gli immobili citati nell'interrogazione sono compresi nel programma di riorganizzazione del settore immobiliare delle Ferrovie dello Stato, che prevede l'attribuzione dei beni non più strumentali ad un'altra società del gruppo, con l'obiettivo della loro valorizzazione e della loro vendita.
La richiesta formulata dall'interrogante, l'onorevole Barani, deve essere valutata in questo quadro. Infatti, occorre considerare che la società Ferrovie dello Stato ha dichiarato la propria disponibilità ad esaminare la possibile cessione, sottolineando però che i beni in questione sono iscritti nel bilancio della società Rete Ferroviaria Italiana e che pertanto l'eventuale donazione produrrebbe una minusvalenza nel bilancio della società proprietaria. È bene precisare che sono già intervenuti, ci risulta, contatti informali tra la direzione compartimentale delle Ferrovie e l'amministrazione comunale di Aulla, per verificare la possibilità di giungere ad un accordo di interesse comune.
Le Ferrovie hanno confermato al riguardo la loro intenzione di cedere l'intero comparto, costituito dalla variante di tracciato in questione, con modalità che dovranno essere definite nel dettaglio. È nostro auspicio che attraverso il confronto fra le ferrovie e gli enti locali, possano essere individuate le soluzioni che consentono alle parti la soddisfazione delle rispettive esigenze.
Per quanto riguarda il Governo, posso assicurare all'onorevole Barani che ci adopereremo per favorire tale confronto e per contribuire ad un'auspicabile intesa.
PRESIDENTE. Il deputato Barani ha facoltà di replicare.
LUCIO BARANI. Signor Presidente, ovviamente non sono soddisfatto per due motivi: in primo luogo, avrebbe dovuto Pag. 46esserci il ministro delle infrastrutture Di Pietro, che ha cercato di evitare il confronto con chi ha fatto di Aulla il comune «dedipietrizzato», ovvero il socialista del nuovo PSI che sta parlando. In secondo luogo, come si può sostenere, signor ministro - lei che era presidente della giunta regionale toscana quando è stato approvato questo nuovo tracciato - che le Ferrovie vogliono valorizzare e vendere un tratto ferroviario, un rilevato ferroviario che è inquinato, che è lasciato a se stesso, che è divenuto ormai un bosco, con un muro pericolante che sta mettendo in difficoltà la viabilità, impedendo il flusso delle merci e l'ammodernamento della viabilità, previsti dal piano di indirizzo territoriale regionale, dal piano territoriale di coordinamento provinciale e dal piano strutturale del comune di Aulla?
Le società Ferrovie dello Stato è un ente che ha a cuore solo i grandi guadagni e non favorisce le necessità del territorio. Essa si limita solamente a dare liquidazioni miliardarie agli amministratori delegati, quando si dimettono, ma non a valorizzare il territorio. Infatti, chiunque ascolti quotidianamente Isoradio è informato che le autovetture al casello autostradale di Aulla (vi è un movimento di oltre tre milioni di automezzi all'anno), intralciano il traffico (questa barriera ha diviso in due Aulla). Ci vuole buonsenso a donare quegli immobili ad una amministrazione che si accolli l'onere di smaltire i rifiuti che vi sono e di abbattere quella barriera per i cittadini. Le Ferrovie si devono vergognare ed il Governo, non domani, non oggi, ma ieri avrebbe dovuto risolvere questo problema! Tutto ciò lo riferisca al ministro Di Pietro, che ha la mia disistima!
(Iniziative del Governo in relazione ai rilievi sollevati dalla Commissione europea sul disegno di legge Gentiloni di riforma del sistema radiotelevisivo - n. 3-00846)
PRESIDENTE. Il deputato Romani ha facoltà di illustrare l'interrogazione Elio Vito n. 3-00846 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 6), di cui è cofirmatario.
PAOLO ROMANI. Signor Presidente, come sicuramente il ministro sa, ma mi riferisco al ministro Gentiloni, notizie di stampa hanno riferito di una lettera firmata dal direttore generale della Commissione europea che sovrintende alla concorrenza nei mercati, dottor Philip Lowe, che è giunta al nostro Ministero delle comunicazioni.
Secondo quanto riferisce un articolista del Corriere della Sera, la lettera fornirebbe un primo placet della Commissione europea al disegno di legge Gentiloni che è attualmente in discussione presso le Commissioni cultura e trasporti della Camera. La stessa fonte riferisce di una risposta che il Governo, nella persona del ministro Gentiloni, sta predisponendo ai rilievi che comunque la Commissione europea ha avanzato nei confronti della proposta di riforma presentata dall'esecutivo.
Tutto quanto è stato anticipato dai giornali sembra essere assolutamente lontano dal vero. È vero, invece, che la lettera contiene molti rilievi, fra i quali quello fondamentale che riguarda la impossibilità di fissare per legge...
PRESIDENTE. Deputato Romani, concluda.
PAOLO ROMANI. ...il tetto massimo di introiti pubblicitari al 45 per cento del totale del mercato televisivo. Si chiede quindi di sapere dal Governo se abbia ricevuto la lettera, se intenda divulgarla velocemente e soprattutto quali siano le risposte del ministro Gentiloni alla lettera stessa.
PRESIDENTE. Il ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali, Vannino Chiti, ha facoltà di rispondere.
VANNINO CHITI, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali.Pag. 47Signor Presidente, la nota della direzione generale per la concorrenza della Commissione europea indicata dagli onorevoli interroganti ha ricevuto intanto una tempestiva risposta del Ministero delle comunicazioni. Questa nota si inserisce nel contesto di una procedura di infrazione contro la legge esistente che è la cosiddetta legge Gasparri e non una proposta di legge che è ancora in Parlamento; questa procedura di infrazione è stata avviata lo scorso 19 luglio dalla Commissione europea.
Per l'Unione europea la legge Gasparri contrasta con le regole comunitarie in materia di gestione efficiente dello spettro e dell'accesso non discriminatorio alle frequenze. In particolare la Commissione nel luglio scorso, in occasione dell'avvio della procedura di infrazione, sottolineava la perdurante esistenza di barriere all'ingresso di nuovi operatori impossibilitati ad acquistare frequenze, manifestando l'esigenza di rimuovere sollecitamente tale situazione modificando la legge Gasparri, onde evitare la prosecuzione della procedura stessa.
Il Governo italiano ha risposto a quella prima lettera con la nota del 13 settembre 2006 con cui esprimeva la volontà di adeguare la legislazione interna alle disposizioni dell'ordinamento comunitario violate. È quanto avvenuto con la presentazione del disegno di legge Gentiloni di riforma del sistema radiotelevisivo, finalizzato a disciplinare la fase transitoria del passaggio dalla tecnologia analogica alla tecnologia digitale, secondo i principi dell'ordinamento comunitario.
La lettera della Commissione dell'Unione europea del 12 aprile scorso mira a verificare se il disegno di legge sia sufficiente a correggere le distorsioni provocate dalla legge Gasparri, riportando il diritto televisivo italiano nel solco di quello comunitario. La nota dell'Unione europea, a differenza di quanto sostenuto dagli interroganti, non esprime un orientamento negativo sul disegno di legge in Gentiloni; al contrario richiama la valutazione complessivamente positiva delle disposizioni del disegno di legge già espressa nei mesi scorsi. Nella nota gli uffici della Commissione europea non entrano nel merito della valutazione della soglia del 45 per cento delle risorse pubblicitarie in quanto tale, ma formulano solo osservazioni giuridico-formali in ordine all'opportunità di un'automatica associazione tra il superamento di detta soglia e la nozione di posizione dominante. Osservazioni che non mettono in discussione i contenuti del disegno di legge.
Il Governo italiano ha comunque costantemente chiarito il carattere transitorio ed eccezionale della disposizione che fa riferimento alla posizione dominante, sottolineando come essa sia finalizzata all'introduzione di una misura temporanea di tutela del pluralismo e della concorrenza nella fase di passaggio del sistema televisivo dalla tecnologia analogica a quella digitale.
La risposta del Ministero delle comunicazioni ha richiamato sul punto anche quanto espresso dal presidente dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, che in sede parlamentare ha osservato come tale misura sulla pubblicità sia destinata ad una durata limitata nel tempo e come possa rivelarsi proporzionale al fine dell'ampliamento del pluralismo.
PRESIDENTE. Il deputato Romani ha facoltà di replicare.
PAOLO ROMANI. Dichiaro la mia totale insoddisfazione per la sua risposta, ministro. Speravamo infatti che il ministro Gentiloni, in questo caso lei, avrebbe acconsentito a mettere immediatamente a disposizione del Parlamento la lettera che ci è stata inviata dall'Unione europea. Non solo: ci attendevamo che avrebbe anche riconosciuto il ritardo con il quale il Ministero delle comunicazioni aveva comunicato il ricevimento della stessa. Ci aspettavamo inoltre che il ministro Gentiloni avrebbe preso atto dei rilievi mossi dal commissario europeo Kroes (ed è inutile negare che vi siano stati!), sul punto centrale della sua proposta di legge - ovvero quella del tetto del 45 per cento - ed avrebbe anticipato, in questa sede, le Pag. 48proposte di modifica che a questo punto si sono rese necessarie. Infatti, come affermato dal commissario Kroes, fissare un tetto massimo di raccolta pubblicitaria, in questo caso del 45 per cento, significa porre dei limiti per legge al fatturato delle aziende interessate e, di fatto, porre un limite alla libera iniziativa tipica dell'economia di mercato. Il fatto che il Governo si prepari a rispondere ai fondati rilievi della Commissione europea giustificando come transitorio il vincolo di legge al fatturato di RAI e Mediaset e che, in una logica di mercato aperto come quella in cui operano le aziende di settore, intenda considerare transitorio un blocco di quasi cinque anni al fatturato di imprese che garantiscono elevati livelli occupazionali, significa demolire le prospettive di sviluppo di aziende solide, se non addirittura condurle coattamente a condizioni di crisi.
Ci spiace, infine, constatare che il Governo non ha voluto avvalorare la tesi della Commissione europea in base alla quale è contrario ai principi comunitari definire ex lege una posizione dominante, poiché la normativa comunitaria non prevede automatismi nel definire in base a termini fissi di riferimento una posizione dominante vietata (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
(Misure per garantire la salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro con particolare riferimento alle aree portuali - n. 3-00847)
PRESIDENTE. Il deputato Benvenuto ha facoltà di illustrare l'interrogazione Pinotti n. 3-00847 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 7), di cui è cofirmatario.
ROMOLO BENVENUTO. Signor Presidente, vorrei cominciare citando il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, il quale, testualmente, ha affermato che abbiamo il dovere istituzionale di impegnarci nel sollecitare risposte al problema delle morti sul lavoro. Quello del nostro Paese è davvero un tragico bilancio: nel 2006 vi sono stati 1256 incidenti mortali sul lavoro, quindi quasi quattro morti al giorno, ed un milione di infortuni sul lavoro in un solo anno. Inoltre, a tal proposito, vorrei sottolineare che la manifestazione dei sindacati dei lavoratori del 1o maggio si è incentrata proprio sull'argomento delle morti bianche. Vorremmo sapere, dunque, quali sono le misure che il Governo intende mettere in atto ed ha già messo in atto per risolvere il problema, con particolare riferimento alle condizioni di lavoro nei porti, che sono del tutto peculiari e che, pertanto, meritano un'attenzione adeguata.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
ROMOLO BENVENUTO. Anche sul tema dei porti abbiamo interesse a sapere quali sono le azioni che il Governo intende intraprendere.
PRESIDENTE. Il ministro del lavoro e della previdenza sociale, Cesare Damiano, ha facoltà di rispondere.
CESARE DAMIANO, Ministro del lavoro e della previdenza sociale. Signor Presidente, l'interrogazione urgente alla quale mi accingo a rispondere prende spunto, purtroppo, ancora una volta, da incidenti avvenuti durante lo svolgimento di un'attività lavorativa in ambito portuale. In occasione della festa del lavoro del 1o maggio lo stesso Presidente della Repubblica, come lei ha ricordato, ha voluto richiamare l'attenzione di tutte le istituzioni sulla piaga degli infortuni sul lavoro sollecitando ad un impegno pronto ed immediato nella linea di continuità dell'azione incisiva che il Governo e la maggioranza hanno fin da subito tracciato. In proposito voglio ricordare il pacchetto sicurezza varato la scorsa estate, le misure previste nella legge finanziaria, il forte incremento dell'attività ispettiva realizzato anche attraverso l'aumento del personale, che dal prossimo 1o luglio registrerà l'immissione in servizio di ulteriori 241 nuove unità. È indubbio, peraltro, che la tematica della sicurezza investa la competenza primaria del Ministero da me rappresentato Pag. 49ma anche quella di un cospicuo numero di amministrazioni: come noto, infatti, la legge n. 833 del 1978 ha affidato numerosi compiti alle ASL in materia di prevenzione, igiene e controllo sullo stato di salute dei lavoratori e a tali competenze devono aggiungersi specifici compiti di altre amministrazioni per settori particolari.
La specifica materia della vigilanza nelle aree portuali, caratterizzata da una specifica disciplina normativa relativa sia all'attività nel porto che a quella del personale imbarcato, è rimessa, dall'articolo 30 del decreto legislativo n. 271 del 1999 e dall'articolo 3 del decreto legislativo n. 272 del 1999, all'autorità marittima, alle aziende unità sanitarie locali ed agli uffici di sanità marittima. A tal proposito, vorrei evidenziare che nel disegno di legge delega in materia di sicurezza, approvato dal Consiglio dei ministri lo scorso 13 aprile ed attualmente all'esame del Senato, tra i principi di delega è prevista anche la realizzazione di un coordinamento delle attività in materia di salute e sicurezza sul lavoro su tutto il territorio nazionale, finalizzato all'emanazione di indirizzi generali uniformi ed alla promozione dello scambio di informazioni.
È prevista, inoltre, la razionalizzazione ed il coordinamento delle strutture centrali e territoriali di vigilanza, al fine di rendere più efficaci gli interventi di pianificazione, programmazione e promozione della salute, attraverso l'eliminazione di dispendiose duplicazioni di adempimenti. Si tratta di una misura rivolta non solo a razionalizzare l'attività delle varie amministrazioni interessate, ma anche a «travasare» le esperienze finora maturate nei diversi comparti interessati. Una particolare attenzione è riconosciuta alla cultura della formazione in materia di sicurezza nel settore scolastico ed a quella della prevenzione aziendale. È evidente, in proposito, che è stata e sarà fondamentale, nel prosieguo, la collaborazione e l'interscambio tra le diverse parti coinvolte, al fine di rendere comuni le esperienze di ogni singolo comparto.
PRESIDENTE. La deputata Pinotti ha facoltà di replicare.
ROBERTA PINOTTI. Signor ministro, la ringrazio per quanto ha illustrato. Ovviamente, considerata la drammaticità dei dati che ha ricordato il mio collega, è difficile dichiararsi soddisfatti, ma sono favorevolmente colpita dall'impegno da lei descritto e dalle proposte formulate. Mi sembra che l'impegno del Governo si stia traducendo in misure legislative ed amministrative: speriamo di vederne presto gli effetti. Un incidente sul lavoro non è mai frutto di una fatalità: costituisce sempre una sconfitta. La nostra azione di contrasto deve avere i caratteri della continuità, della prevenzione, della formazione e della vigilanza: signor ministro, lei ha descritto un programma che tiene conto di tutti questi elementi. È importante, sicuramente, migliorare anche la legislazione. È da sottolineare, inoltre, il fatto che ultimamente il problema degli incidenti sul lavoro sia seguito con particolare attenzione dai mezzi di comunicazione, come abbiamo avuto modo di osservare anche in occasione della festa del 1o maggio. Spero, tuttavia, che non si debba più porre l'attenzione su tali vicende, perché la speranza è che non ne accadano più; dobbiamo guardare con favore, comunque, all'attenzione dell'opinione pubblica sul fenomeno, rispondendo in modo adeguato a questo inaccettabile dramma. Ce lo hanno ricordato, del resto, anche il Presidente Napolitano ed altri importanti esponenti politici qui presenti, come il ministro Damiano ed il Presidente della Camera.
Mi permetto, tuttavia, di ricordare che, purtroppo, fra il primo Governo di centrosinistra e questo c'è stata una battuta d'arresto: le ipotizzate assunzioni e le iniziative che erano state messe in campo in termini di analisi e di lavoro congiunto fra ispettori e magistrati non hanno avuto seguito.
PRESIDENTE. Onorevole Pinotti, la prego di concludere.
Pag. 50ROBERTA PINOTTI. Sono contenta di ritrovare, però, nelle parole del ministro, la ripresa di quei profili di intensificazione. Non possiamo ricordarci della sicurezza sul lavoro e delle garanzie per i lavoratori soltanto il 1o maggio e quando dobbiamo, purtroppo, piangere i nostri morti.
(Misure a tutela dei lavoratori impiegati nella sorveglianza nel porto di Messina sanzionati da Rete ferroviaria italiana - n. 3-00848)
PRESIDENTE. Il deputato Mario Ricci ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00848 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 8).
MARIO RICCI. Signor Presidente, lunedì 26 marzo milioni di telespettatori hanno potuto apprendere da un servizio televisivo della trasmissione Le Iene che i traghetti ferroviari che operano sullo Stretto, fra Villa San Giovanni e Messina, sono in condizioni di degrado: su di essi il servizio è organizzato con progressiva riduzione e tagli al personale.
I contenuti del servizio televisivo dovevano indurre Rete Ferroviaria Italiana a svolgere una riflessione ed aprire una seria indagine sulle cause di queste inefficienze ed inadeguatezze. La risposta è stata, come sempre, la stessa: la sospensione per dieci giorni di due guardiani del turno notturno e di uno del turno pomeridiano.
Non è la prima volta. In altre circostanze, lo ricorderanno i ministri del lavoro e dei trasporti...
PRESIDENTE. La invito a concludere.
MARIO RICCI. ...un servizio di Report portò al licenziamento in tronco di altri 3 lavoratori.
Dovremmo capire come il ministro del lavoro intende intervenire per tutelare e salvaguardare i diritti e la dignità dei lavoratori.
PRESIDENTE. Il ministro del lavoro e della previdenza sociale, Cesare Damiano, ha facoltà di rispondere.
CESARE DAMIANO, Ministro del lavoro e della previdenza sociale. Signor Presidente, nel rispondere a questa interrogazione ho il pregio di rappresentare non solo il Ministero del lavoro, ma l'intera compagine governativa, trattandosi di materia che investe le competenze anche di altri dicasteri, quali quello dei trasporti e dell'economia e delle finanze. A tal proposito, occorre ricordare che Rete Ferroviaria Italiana (RFI) è una società del gruppo Ferrovie dello Stato. Con riferimento alle questioni sollevate dagli interroganti, la società Ferrovie dello Stato ci ha comunicato che, per quanto attiene alla sicurezza delle unità navali non operative in sosta, è in corso presso l'autorità marittima di Messina la definizione di regole comuni a tutti gli armatori attraverso un provvedimento che, garantendo sul piano armatoriale la prioritaria sicurezza delle navi e del porto, istituzionalizzi un'organizzazione di sicurezza, con l'individuazione di compiti e responsabilità.
La stessa società ci ha comunicato che è stata già ufficializzata la volontà aziendale di procedere al rinnovo di una parte dei traghetti ferroviari, con lo stanziamento di un importo iniziale di 60 milioni di euro. In particolare, i lavori per la nave Iginia sono già stati programmati e la procedura è già stata avviata sin dal mese di gennaio. Nell'interrogazione viene evidenziato, inoltre, che sono state irrogate sanzioni disciplinari a tre lavoratori della RFI - Direzione navigazione, di cui due sorveglianti del turno di notte ed uno del turno pomeridiano, in quanto ritenuti dall'azienda direttamente responsabili delle mancanze loro ascritte.
Per quanto attiene, infine, ai provvedimenti disciplinari contestati, la società ha riferito che gli stessi sono stati emessi a seguito di verifiche effettuate da una apposita commissione di inchiesta. La società afferma, infatti, di essere venuta a conoscenza della circostanza che il 20 marzo 2007 una troupe televisiva si è recata senza Pag. 51alcuna autorizzazione a bordo della nave traghetto Iginia, ormeggiata nel porto di Messina, presso il molo commerciale Luigi Rizzo. La Commissione d'inchiesta ha accertato che detta troupe è salita a bordo della nave traghetto Iginia e ne è discesa in un orario compreso tra la fine del secondo turno e l'inizio del terzo turno di guardiania.
In detto periodo, erano adibiti alla sorveglianza presso il suddetto molo commerciale Luigi Rizzo tre guardiani, di cui uno per il secondo turno, con il compito di sorvegliare due navi - la nave traghetto Iginia e la nave veloce Tindari -, e due guardiani per il terzo turno, addetti alla sorveglianza di tre navi, le due precedenti e la nave veloce Selinunte.
La società ha contestato ai guardiani di non essersi accorti della presenza a bordo di estranei e ritenute le giustificazioni addotte dai lavoratori non sufficienti a discolparli. Gli stessi sono stati tutti sanzionati con il provvedimento disciplinare della sospensione dal servizio per dieci giorni. Sotto questo specifico aspetto, che resta circoscritto all'ambito privatistico del rapporto di lavoro tra i dipendenti sanzionati e RFI, il ministero da me rappresentato non può che ricordare la facoltà dei lavoratori di ricorrere, qualora lo ritengano opportuno, alle procedure per la convocazione di un collegio di conciliazione ed arbitrato, anche tramite le associazioni sindacali di riferimento, per impugnare le predette sanzioni o, in alternativa, ricorrere al giudice ordinario.
In ogni caso...
PRESIDENTE. Signor ministro, la invito a concludere.
CESARE DAMIANO, Ministro del lavoro e della previdenza sociale.. ..il Ministero del lavoro seguirà con attenzione l'evolversi della vicenda e dichiara sin d'ora la massima disponibilità ad intervenire in funzione mediatoria e conciliativa qualora le parti vogliano avvalersi di tale intervento.
PRESIDENTE. Il deputato Mario Ricci ha facoltà di replicare.
MARIO RICCI. Signor ministro, lei ha dato una risposta abbastanza «asettica», di carattere tecnico-giuridico, e non ha voluto o non ha potuto rispondere ai rilievi di carattere politico e sociale che noi abbiamo in qualche modo segnalato nella nostra interrogazione. Lei ha vicino a sé il ministro Bianchi, che conosce bene la vicenda.
La sospensione dal lavoro dei ricordati lavoratori è il risultato di una tensione che nella realtà dello Stretto dura ormai da mesi, soprattutto dopo l'incidente mortale del 15 gennaio sulla nave Segesta, in cui persero la vita quattro lavoratori.
È in corso una dura battaglia contro la riduzione degli equipaggi nel servizio di traghettamento poiché esso è un punto nodale riguardante la sicurezza degli utenti, dei cittadini ed anche dei lavoratori. Con la riduzione dell'equipaggiamento, infatti, viene meno anche la sicurezza nel servizio di traghettamento.
Si sono ricordate le parole del Presidente della Repubblica e del Presidente della Camera riguardo alle morti bianche; quindi anche questa vicenda dovrebbe portare il Governo, che è espressione di una rappresentanza sociale nota, a fare una riflessione e ad impedire che il management di Rete Ferroviaria Italiana continui a perpetrare forme di arroganza e di repressione, anziché interrogarsi sullo stato del servizio di traghettamento sullo Stretto di Messina e ad affrontare con serietà i gravi problemi che attengono alla precarietà del lavoro che ancora oggi registriamo.
PRESIDENTE. La prego di concludere.
MARIO RICCI. Pensiamo, ad esempio, che siamo in presenza di un contratto a viaggio, quindi altro che precarietà!
Rivolgiamo ancora l'appello al ministro del lavoro e al ministro dei trasporti a valutare con la dovuta attenzione le vicende che abbiamo segnalato nella nostra interrogazione.
(Applicazione delle norme contenute nella legge finanziaria 2007 riguardanti il libero e gratuito accesso alla battigia - n. 3-00849)
PRESIDENTE. Il deputato Bonelli ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00849 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 9).
ANGELO BONELLI. Come è evidente, la stagione balneare sta per aprirsi e le spiagge italiane dovrebbero essere utilizzate dalle famiglie italiane.
Signor ministro, il problema è che le spiagge italiane sono per la maggior parte privatizzate, e le famiglie italiane, per poter andare al mare ed esercitare un diritto del tutto normale e pacifico, devono pagare a volte anche 20 o 30 euro per entrare nei vari stabilimenti. Ebbene, la finanziaria ha introdotto una norma molto importante che garantisce il libero e gratuito accesso e transito per il raggiungimento della battigia anche ai fini della balneazione.
Questo è un principio importante, che ci consente di uniformarci a quanto avviene in molti paesi d'Europa e del mondo, in cui per andare al mare non si deve pagare. Sembrerà una sciocchezza, ma è qualcosa che pesa molto alle famiglie italiane.
Chiedo quindi, signor ministro, cosa stiano facendo le capitanerie di porto, anche in relazione all'ordinanza che i comuni dovranno emettere per garantire il ricordato diritto ai cittadini e alle famiglie italiane.
PRESIDENTE. Il ministro dei trasporti, Alessandro Bianchi, ha facoltà di replicare.
ALESSANDRO BIANCHI, Ministro dei trasporti. Onorevole Bonelli, per rispondere al quesito da lei posto, il Ministero, in ottemperanza al disposto della finanziaria, articolo 1, comma 251, ha emanato in data 27 marzo 2007 una circolare con la quale ha definito gli obblighi dei titolari delle concessioni balneari al fine di consentire il libero e gratuito accesso per il raggiungimento della battigia. Ripeto, libero e gratuito accesso. Con tale circolare si è inteso evidenziare l'esigenza di dare seguito all'indirizzo normativo, prevedendo opportuni meccanismi di raccordo tra l'ente investito del compito di gestione, ovvero le amministrazioni regionali e comunali, e i concessionari degli stabilimenti.
Si è precisata la portata da attribuire alla disposizione di legge in sede applicativa al fine di evitare che l'utente del litorale possa rivendicare il diritto a stabile occupazione dell'area di battigia e si è promossa una attività di raccordo tra autorità marittime ed enti locali, evidenziando la necessità di inserire, nelle ordinanze balneari degli enti di gestione, le prescrizioni mirate ad assicurare il libero accesso alla battigia, la previsione di idonei varchi tra i siti in concessione, la disciplina delle modalità di fruizione nell'ambito demaniale prossimo alla battigia, prevedendone il libero attraversamento. Contemporaneamente, le autorità marittime periferiche sono state invitate dal Ministero ad inserire, nelle proprie ordinanze di sicurezza balneare, disposizioni per garantire in via continuativa la destinazione della fascia di battigia per attività correlate alla gestione delle emergenze.
Infine, le stesse autorità marittime sono state invitate a porre in essere una mirata attività di vigilanza, tenendo costantemente informato il Ministero dei trasporti sulla fruizione dei litorali, anche al fine di fungere preliminarmente da sperimentazione dell'impatto della norma per eventuali misure correttive che dovessero essere introdotte in vista della stagione estiva.
PRESIDENTE. Il deputato Bonelli ha facoltà di replicare.
ANGELO BONELLI. Signor ministro, la ringrazio della risposta e la invito ad esercitare una funzione di controllo, attraverso le capitanerie di porto, circa l'effettiva adozione, da parte dei vari comuni Pag. 53o delle regioni che hanno competenze in materia, nell'emissione delle ordinanze balneari. Risulta che alcuni comuni, ad esempio, non stiano recependo il dispositivo della norma contenuta in finanziaria, oggetto della mia interrogazione a risposta immediata.
Come lei ben sa, la misura relativa alla possibilità di accedere alla battigia si è resa necessaria per il fatto che buona parte delle realtà urbanizzate sono ormai occupate da stabilimenti che hanno di fatto privatizzato e creato un uso privatistico di un bene - che è un bene comune - come quello di poter andare al mare e consentire tale diritto alle famiglie, come ho avuto modo di esporre nella relazione introduttiva.
Mi permetto di fare una considerazione, e concludo il mio intervento, riguardo all'uso della battigia con riferimento alle emergenze. Ciò avviene, però non si può impedire ai cittadini di raggiungere il mare, perché altrimenti sarebbe impedito a tutti di raggiungere il mare e potersi fare il bagno. Il punto è che l'Italia deve fare un grande sforzo, signor ministro, per diventare europea e stare anche in un mondo - non voglio citare Rio de Janeiro, non voglio citare Nizza, non voglio citare molte altre città - dove il mare può esser utilizzato dai cittadini.
Non è possibile che una famiglia debba pagare 20 o 30 euro solo per consentire ai propri figli di fare il bagno al mare. Penso, e concludo ringraziandola signor ministro, che non dobbiamo far vedere il mare in cartolina ai figli di ceti sociali deboli, e vedere alcuni che magari si fanno il bagno, mentre altri stanno fuori dai recinti. Si tratta di una situazione che un Paese democratico, attento ai diritti, non può assolutamente permettere. Signor ministro, confido sicuramente nella sua sensibilità e nella sua attenzione.
(Tempi di apertura al traffico commerciale dell'aeroporto di Pontecagnano (Salerno) - n. 3-00850)
PRESIDENTE. Il deputato Del Mese ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00850 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 10 ).
PAOLO DEL MESE. Onorevole ministro, sono decenni che la provincia di Salerno attende l'apertura al traffico dell'aeroporto di Pontecagnano. Ricordo che ero ragazzino - sto parlando di oltre quarant'anni fa - e già si era in attesa della sua apertura. Purtroppo, un'iniziativa così positiva per la provincia di Salerno, ma non solo per la provincia di Salerno, bensì per l'intero Mezzogiorno, tarda ad essere avviata al funzionamento e è la difficoltà, da parte di tutti, di capire quando l'aeroporto sarà aperto ufficialmente e soprattutto che tipo di gestione vi sarà da parte dell'autorità aeroportuale. Naturalmente, la stampa ha sottolineato la necessità dell'apertura. Più volte, sul piano ufficiale, sono state pubblicate date, poi puntualmente non rispettate. L'iniziativa, che potrebbe essere un'occasione di sviluppo eccezionale per l'intera provincia, tarda ad essere avviata e concretizzata...
PRESIDENTE. La prego di concludere.
PAOLO DEL MESE. ...per cui chiedo di conoscere la data e le modalità di gestione dell'apertura dell'aeroporto.
PRESIDENTE. Il ministro dei trasporti, Alessandro Bianchi, ha facoltà di rispondere.
ALESSANDRO BIANCHI, Ministro dei trasporti. Onorevole Del Mese, la società aeroporto Salerno Spa. ha gestione parziale, a titolo precario, dello scalo di Salerno Pontecagnano. Tale aeroporto, aperto al traffico civile, ha registrato, nell'anno 2005, movimenti legati alla sola aviazione non commerciale o aviazione generale, non avendo registrato alcun traffico di tipo commerciale. Risulta inoltre che sono azionisti della società di gestione la Società Salerno interporto Spa., con il 9 per cento, e il Consorzio aeroporto Salerno, con il 91 per cento (ciò per definire il quadro della situazione proprietaria attuale).Pag. 54
L'ENAC, ente nazionale per l'assistenza, ha in corso l'istruttoria relativa all'affidamento in concessione a tale società della gestione totale, ai sensi del regolamento n. 50021 del 1997. Dopo la definizione di tale concessione sarà possibile la sottoscrizione della convenzione per l'affidamento in concessione totale e la firma del successivo decreto interministeriale di concerto fra il Ministero dei trasporti e il Ministero dell'economia e delle finanze.
Nel frattempo l'ENAC ha rappresentato il fatto che l'esame e la valutazione del piano degli interventi necessita di taluni chiarimenti dei criteri applicativi previsti dal regolamento n. 521 del 1997. In particolare, tale piano riguarda le società di gestione di aeroporti con volumi di traffico limitati e comunque entro i 250 mila passeggeri annui.
Pertanto, congiuntamente con l'ENAC è in via di predisposizione da parte di questo Ministero un apposito schema di direttiva per la definizione di criteri aggiornati di tipo tecnico-economico ai fini dell'affidamento in concessione in gestione totale degli aeroporti con un traffico inferiore a 250 mila passeggeri annui.
Gli aspetti peculiari di tale provvedimento riguardano il periodo massimo dell'affidamento, le specifiche modalità di redazione del piano, il monitoraggio annuale sulla gestione per verificare il raggiungimento degli obiettivi economici ed infrastrutturali prefissati. Detta direttiva, del cui iter si sta occupando da vicino il sottosegretario Annunziata e nella quale rientrerà l'aeroporto di Salerno Pontecagnano, dovrà poi essere sottoposta al parere competente Ministero dell'economia e delle finanze. Per gli aspetti più strettamente tecnici è disponibile una scheda predisposta dall'ENAC che fa capire quali siano i tempi non lunghi, ma neppure immediati per l'attivazione della concessione.
PRESIDENTE. Il deputato Del Mese ha facoltà di replicare.
PAOLO DEL MESE. Signor Presidente, non posso dichiararmi sicuramente soddisfatto della risposta fornita dal ministro. Ho posto una domanda precisa. L'interpretazione letterale e razionale di quanto affermato dal ministro significa che di apertura aeroporto non se ne parla, oppure se ne parla nel momento in cui saranno realizzate tutte le procedure tecniche ed amministrative relative all'apertura.
Tutto ciò in contraddizione rispetto alle dichiarazioni ufficiali, comprese le deposizioni dell'assessore regionale ai trasporti che indicavano il 2007 come l'anno che finalmente avrebbe visto il primo aereo atterrare e decollare dall'aeroporto di Pontecagnano. Ciò mi sembra alquanto impossibile che sia realizzato.
L'apertura dell'aeroporto rappresenta un'occasione di sviluppo eccezionale, che non riguarda soltanto l'aspetto turistico ma anche quello commerciale, poiché esso è collocato in una zona al centro della costiera amalfitana e di quella cilentana, con collegamenti veramente interessanti e suscettibili di sviluppi eccezionali, con il porto commerciale di Salerno, che è uno dei primi per volume d'affari nel nostro Paese, e con l'interporto che sorgerà nel territorio del comune di Battipaglia.
In conclusione, mi dichiaro insoddisfatto della risposta fornita ed invito il Governo e il ministro ad adoperarsi affinché la realizzazione di quest'opera possa essere realizzata (Applausi dei deputati del gruppo Popolari-Udeur).
(Misure per la continuità territoriale in relazione agli aumenti tariffari della compagnia Air One sulla tratta Roma-Alghero - n. 3-00851)
PRESIDENTE. Il deputato Vacca ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00851 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 11).
ELIAS VACCA. Presidente, signor ministro, la vicenda oggetto della mia interrogazione a risposta immediata è emersa soltanto in questi ultimi due giorni e per la verità, siccome l'interrogazione è così Pag. 55«fresca», c'è stata anche da parte nostra un'indagine in progress, che ci ha consentito di stabilire che il problema dell'elevazione ingiustificata delle tariffe rientranti nel sistema della continuità territoriale è relativo ai biglietti acquistati via web e non a quelli acquistati presso le agenzie.
Sinteticamente, la legge sulla continuità territoriale, che è un'ottima legge, diventa ancora migliore se c'è vigilanza da parte del potere pubblico sul rispetto delle regole connesse al bando e degli ordini di servizio. È evidente che il diritto dei sardi ad essere trasportati in orari e a condizioni certi non può andare a detrimento dei vantaggi economici che essi riceverebbero qualora fosse vigente un regime di concorrenza. Questo è il senso dell'interrogazione anche nella parte che riguarda i cosiddetti vettori low cost.
PRESIDENTE. Il ministro dei trasporti, Alessandro Bianchi, ha facoltà di rispondere.
ALESSANDRO BIANCHI, Ministro dei trasporti. Onorevole Vacca, al quesito da lei posto fanno riferimento i decreti ministeriali nn. 35 e 36 del 29 dicembre 2005, con i quali sono stati imposti gli oneri di servizio pubblico sugli aeroporti della Sardegna. In particolare, il decreto n. 35 ha riguardato i collegamenti di Cagliari, Olbia e Alghero con Roma e Milano, mentre il decreto ministeriale n. 36 ha riguardato le città di Alghero, Cagliari e Olbia per i collegamenti con Bologna, Torino, Firenze, Napoli, Palermo e Verona.
In questo secondo caso, qualora nessun vettore avesse accettato di operare su tali rotte era stata prevista una compensazione finanziaria massima di venti milioni di euro annui.
Si tratta quindi di un'imposizione di oneri di servizio su un totale di sedici rotte tra la Sardegna e i principali aeroporti italiani.
Detti collegamenti, e in generale l'intero contenuto dei predetti oneri di servizio, sono stati individuati dalla conferenza di servizi presieduta dal presidente della regione Sardegna.
Per gli aspetti più strettamente tecnici rendo disponibile una scheda riepilogativa dalla quale si evince che sulla tratta oggetto del quesito da lei sollevato, onorevole Vacca, la tariffa per le categorie protette deve essere pari a 46 euro. La cifra nettamente superiore a quelle stabilite è da imputarsi - come ha riferito il vettore - ad un errore del sistema di regolazione per la determinazione della tariffa, per la quale il vettore si è impegnato a porre rimedi in tempi ristretti, e, ascoltato per le vie brevi in tempi recentissimi, si è altresì impegnato al rimborso della cifra pagata in eccesso.
Per quanto riguarda la richiesta di ripristinare la possibilità che altri vettori effettuino collegamenti dall'aeroporto di Ciampino, la Commissione europea, con la decisione del 23 aprile 2007, ha richiesto di non includere tutto il sistema aeroportuale degli aeroporti di Roma e di Milano, ma solo singoli aeroporti.
Pertanto, per aderire alla richiesta della Commissione è stato programmato un incontro tra la regione Sardegna ed ENAC per tener conto che alla data del 1o agosto prossimo dovranno essere notificate alla Commissione le modifiche da apportare ai due decreti, di imposizione di oneri di servizio pubblico, nel rispetto della continuità territoriale della regione Sardegna.
Detto in parole più semplici, sarà possibile il collegamento con l'aeroporto di Ciampino.
PRESIDENTE. Il deputato Vacca ha facoltà di replicare.
ELIAS VACCA. Signor Presidente, signor ministro, credo che i sardi, più che l'interrogante, abbiano motivo di essere soddisfatti delle sue risposte, anzitutto per la tempestività con la quale si è azionato il controllo sul vettore che agisce in regime di non concorrenza, cioè di monopolio, per effetto della continuità territoriale, ma io credo che la soddisfazione dei sardi sarà ancora maggiore quando potranno constatare che la disponibilità al rimborso sui biglietti maggiorati in tariffa sarà effettiva, e mi auguro che la compagnia Pag. 56provveda a questi rimborsi senza che vi sia necessità di lettere di avvocati o di cause davanti al giudice di pace, che comunque evidentemente i consumatori non potranno mancare di attivare nel caso in cui la risposta data a lei fosse disattesa.
Ancor più soddisfatti possiamo essere della risposta fornita relativamente alla pronuncia anche in sede comunitaria sullo scorporo dei sistemi aeroportuali.
Questo significa, come lei diceva in parole povere, che evidentemente potremo avere a breve, io spero, un doppio regime: quello della continuità territoriale (e la relativa legge è appunto una legge buona, che va difesa, che ci dà garanzie sugli oneri di servizio, sul diritto dei sardi ad essere trasportati certamente e a fasce orarie convenute in modo tale che siano utili alle loro necessità) e contemporaneamente il regime con il quale si riattiva un meccanismo, non solo di sana concorrenza, ma tale da rispondere anche ad una domanda diversa da quella della continuità territoriale. È una domanda di incoming e outcoming, come si dice nel gergo dei trasporti, che consente al territorio sardo non solo di avere maggiori opportunità di sviluppo attraverso i flussi turistici che si muovono con le compagnie low cost, ma anche di soddisfare il diritto - lo voglio ricordare - di tanti studenti e di tante persone che hanno parenti emigrati di conoscere il mondo e di andare a trovare i loro cari a costi accessibili.
Quindi la ringrazio, signor ministro, a nome dei sardi per entrambe le risposte (Applausi dei deputati del gruppo Comunisti Italiani).
(Orientamenti del Governo in relazione alle quotazioni raggiunte dall'euro ed agli effetti sulla ripresa economica - n. 3-00852)
PRESIDENTE. Il deputato La Malfa ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00852 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 12).
GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, signor ministro le quotazioni dell'euro sono giunte a quasi 1, 40 rispetto al valore del dollaro (erano meno di un dollaro tre anni fa).
Le conseguenze di questa fortissima e progressiva rivalutazione sulle esportazioni europee ed italiane sono ovvie ed inevitabili. Vi è dunque un rischio molto forte, per un paese esportatore come l'Italia, di vedere delle conseguenze negative sulla ripresa debole che si è messa in movimento.
La mia domanda è che cosa pensa il Governo di questa situazione, e se non ritenga che vi siano le condizioni per l'attivazione dei meccanismi di cui all'articolo 111, comma 2, del Trattato europeo che affida al Consiglio dei ministri europei gli orientamenti in materia di cambi, cioè l'indirizzo politico generale dell'Europa, per fare in modo che la Banca centrale adotti misure che non comportino conseguenze negative per l'occupazione.
PRESIDENTE. Il ministro del commercio internazionale e per le politiche europee, Emma Bonino, ha facoltà di rispondere.
EMMA BONINO, Ministro del commercio internazionale e per le politiche europee. Signor Presidente, il Governo condivide l'analisi del deputato La Malfa. In effetti, anche la crescita del nostro Paese è trainata, anzi potremmo dire «trascinata», dalle esportazioni che, anche in base agli ultimi dati Istat, ci porterebbero (peraltro al netto della bolletta energetica) già oggi in una situazione estremamente positiva, con una importante riduzione del disavanzo.
Venendo al merito del quesito, vorrei far notare tre questioni. La prima riguarda gli scenari dell'economia, che rimangono favorevoli e sono costantemente rivisti al rialzo, soprattutto quelli della Germania, che costituisce la vera locomotiva dell'Europa. L'ultima revisione al rialzo risale alla settimana scorsa.
La seconda questione da sottolineare si riferisce alle esportazioni italiane che, come lei sa, si indirizzano in gran parte nell'area dell'euro.Pag. 57
La terza questione riguarda il fatto che le esportazioni e i prezzi delle materie prime vengono pagate in dollari; da questo punto di vista costano di meno alle imprese italiane e sono meno gravose per i loro conti.
Fatte queste precisazioni, assicuro il collega La Malfa che il Governo garantisce la massima sorveglianza ed è pronto a sostenere le esportazioni italiane e le aziende che vanno all'estero, confrontandosi regolarmente a livello europeo con gli altri Stati membri, con la Commissione e con la Banca centrale.
In particolare, per quanto attiene alle iniziative da assumere che lei suggeriva in base l'articolo 111 del Trattato europeo, ricordo, ma onorevole La Malfa lo sa bene, che i ministri dell'Eurogruppo insieme alla Banca centrale europea discutono costantemente dell'andamento del cambio e delle sue implicazioni; non hanno un atteggiamento né indifferente né passivo e definiscono posizioni comuni in merito alle iniziative da assumere.
Quindi, le considerazioni da me formulate e condivise in sede Ecofin non fanno emergere ad oggi forti preoccupazioni circa l'apprezzamento dell'euro nei confronti del dollaro, né - sottolineo - esistono divergenze istituzionali tra Commissione, Banca centrale europea e Stati membri sulla situazione economica dei cambi.
Per tali ragioni ci pare che nulla giustifichi l'attivazione dei meccanismi previsti dal Trattato, e infatti nessuno ad oggi lo contempla. Al contrario, la comune visione del quadro economico garantisce che le politiche europee siano volte al risanamento dei conti pubblici, all'attuazione della strategia di Lisbona per la crescita più che mai necessaria in Europa come in Italia.
Ci sembra questa la strada da percorrere in tale fase per mantenere il dato di crescita a cui l'onorevole La Malfa faceva riferimento.
PRESIDENTE. Il deputato La Malfa ha facoltà di replicare.
GIORGIO LA MALFA. Signor presidente, ho la sensazione che il Governo abbia fatto un po' di confusione...
EMMA BONINO, Ministro del commercio internazionale e per le politiche europee. No!
GIORGIO LA MALFA. ...nell'affrontare la questione. Il ministro ha iniziato dicendo che condivideva le preoccupazioni esposte dall'interrogante, poi ha spiegato che tutto va bene, come si diceva un tempo «tutto va bene madama la marchesa», in questo caso ministro Bonino!
L'euro si è rivalutato del 40 per cento nel corso di questi anni. Che una rivalutazione di questo genere possa essere sana, utile alla ripresa economica è frutto di una teoria economica che io non conosco, che forse il ministro Bonino conosce ed è più avanti di me, ma io non la conosco. So invece che l'aumento continuo del valore dell'euro sul mercato dei cambi porterà ad una caduta dell'esportazione.
Lei dice, ministro Bonino, che non ha molta importanza perché tanto è la Germania che ci potrà trarre fuori dalle difficoltà, e la Germania sta andando bene. In tutto questo mi pare si faccia una grave confusione: la situazione italiana non è la situazione di un paese che cresce al quattro per cento o al tre e mezzo per cento. È un paese che cresce a malapena al due per cento l'anno. C'è uno studio della Fondazione Italiani Europei, - che è una fondazione vicina ai democratici di sinistra, o a quelli che erano i democratici di sinistra - che sostiene che con questo trend nel prossimo anno l'Italia perderà almeno mezzo punto della sua crescita. Se il Governo non è consapevole, sfortunatamente ne saranno consapevoli le imprese italiane e i cittadini italiani che dovranno fare i conti con una situazione che progressivamente peggiorerà.
(Iniziative per contrastare la contraffazione delle merci nell'ambito dell'Unione europea - n. 3-00853)
PRESIDENTE. La deputata Formisano ha facoltà di illustrare la sua interrogazione Pag. 58n. 3-00853 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 13).
ANNA TERESA FORMISANO. Signor Presidente, prendo la parola per chiedere al ministro se sia a conoscenza, come credo, che, secondo il rapporto Rapex 2006, è cresciuto del 32 per cento il numero dei prodotti identificati come pericolosi nell'ambito dell'Unione Europea (si tratta, soprattutto, di giocattoli ed elettrodomestici). Il numero maggiore di queste segnalazioni, il 24 per cento, ha riguardato proprio tali categorie.
Qual è la nostra preoccupazione? Il rischio maggiore per i bambini è stato quello del soffocamento (il 49 per cento); il 2 per cento delle segnalazioni ha invece riguardato giocattoli che avrebbero potuto causare seri problemi per la vista.
Con la presente interrogazione le chiedo se non ritenga opportuno adottare ogni utile iniziativa volta a sollecitare un maggiore impegno ed una maggiore collaborazione con i paesi dell'Unione europea per contrastare il fenomeno delle merci contraffatte, anche favorendo la collaborazione dei paesi terzi.
PRESIDENTE. Il ministro del commercio internazionale e per le politiche europee Emma Bonino, ha facoltà di rispondere.
EMMA BONINO, Ministro del commercio internazionale e per le politiche europee. Signor Presidente, deputata Formisano, il Governo in effetti condivide le preoccupazioni che lei esprime ed elencherò ora le iniziative che stiamo prendendo. Condivido le sue preoccupazioni; del collega La Malfa condividevo l'analisi, cioè che la crescita è «trainata» dalle esportazioni, non invece le preoccupazioni.
Stiamo agendo a livello bilaterale, a livello europeo ed a livello internazionale, nell'ambito dell'Organizzazione mondiale del commercio.
Per quanto riguarda il livello bilaterale, il Ministero del commercio internazionale, che dirigo, aprirà entro il 31 maggio 19 desk anticontraffazione nei paesi più «sensibili», da cui provengono gran parte di tali prodotti. Essi avranno sede in località nevralgiche: in Cina, a Pechino, a Shanghai, a Hong Kong, a Canton, a Nanchino e a Chengdu; a Taiwan; in India, a New Delhi, a Mumbai e a Chennai; ma anche in Corea del sud, a Seul, in Vietnam, come lei sa, altro paese di provenienza delle merci contraffatte; e, inoltre, a Dubai, a Istanbul, ad Ankara, a Mosca, New York e San Paolo. In tutto sono 19 desk anticontraffazione che dovrebbero aiutare per lo meno a monitorare, se non ad arginare, il fenomeno.
La seconda strategia è a livello comunitario, per quanto riguarda l'accesso al mercato. Le posso assicurare che i paesi membri dell'Unione europea sono determinati quanto noi a far valere tali principi. Sottolineo però alla collega Formisano che una buona parte dei prodotti contraffatti in circolazione nel nostro paese sono di produzione italiana, quindi, anche da questo punto di vista, la questione si complica.
Stiamo agendo, inoltre, a livello bilaterale, affinché i trattati di libero scambio di nuova generazione abbiano principalmente ad oggetto gli elementi della contraffazione e della proprietà intellettuale. In particolare, stiamo studiando con grande attenzione la proposta dell'accordo di commercio anticontraffazione, ideata da Stati Uniti d'America e Giappone, e che potrebbe dare buoni frutti.
Lei accenna poi ad una situazione aggravante rispetto alla contraffazione, che è di per sé un dato preoccupante dal punto di vista economico: mi riferisco al fatto che i prodotti contraffatti sono anche insicuri. Si sommano due elementi che vanno affrontati, a nostro avviso, sia in sede bilaterale sia europea ed anche globale. Credo, inoltre, lo ripeto, che il nuovo schema di accordo internazionale anticontraffazione, ideato da Stati Uniti e Giappone, che stiamo studiando, possa fornire un elemento di intervento interessante anche in questo ambito.
Rimane infine da controllare il territorio italiano, che presenta una serie di Pag. 59elementi di preoccupazione, che l'interrogante immagino conosca perfettamente.
PRESIDENTE. La deputata Formisano ha facoltà di replicare.
ANNA TERESA FORMISANO. Signor Presidente, onestamente, mi ritengo soddisfatta solo in parte, in quanto, come è stato affermato dal ministro Bonino, esiste anche un problema di produzione italiana, la quale, purtroppo, è pari al 4 per cento, dato di non poco conto!
Vorrei sottolineare alcuni aspetti: le notifiche della Commissione europea, dal primo trimestre del 2007, sono, purtroppo, già aumentate del 35 per cento ed è ovviamente preoccupante.
So che una delegazione europea - della quale, immagino, farà parte anche il ministro Bonino - si recherà in Cina, per sottoscrivere un protocollo di intesa in ordine a questo tipo di problematiche. Potrebbe essere l'occasione, ministro, per fissare alcuni paletti importanti, ma ciò che mi preoccupa è un altro aspetto: esiste, purtroppo, in Italia, un proliferare di nuovi negozi che vendono tali prodotti. Questo è il grave problema! Mentre, infatti, per i prodotti alimentari, abbiamo il controllo da parte dei NAS e delle ASL, su questo tipo di prodotti non vi è alcun controllo.
Esiste, inoltre, ministro, se mi permette, una concorrenza sleale nei confronti di quei negozianti ed esercenti commerciali che vendono prodotti a norma CEE, che sono sfavoriti da una concorrenza sleale. Le famiglie, purtroppo, sono spesso attratte dal prezzo più favorevole, senza pensare alle conseguenze a cui tutto ciò può portare.
Non possiamo aspettare che l'Europa si esprima rispetto a tale problema. Vanno bene gli incontri bilaterali, tuttavia mi permetto di dire che dobbiamo fare qualcosa! Mi permetto di suggerirle, signor ministro, un'idea: un coordinamento, una task force tra il suo Ministero, il Ministero dell'economia e delle finanze ed il Ministero dello sviluppo economico, al fine di realizzare un controllo sinergico sui prodotti in entrata nel nostro Paese. Il problema, infatti, consiste nel controllare alle dogane quali tipi di prodotti...
PRESIDENTE. Deputata Formisano, concluda.
ANNA TERESA FORMISANO. Concludo, Presidente. Stiamo parlando della salute dei bambini e ciò mi preoccupa ancora di più! Tornerò su questo argomento, aspetto da lei un chiarimento in merito a questa proposta, se vuole, anche nella Commissione attività produttive, della quale faccio parte [Applausi dei deputati del gruppo UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)].
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle 16,40.
La seduta, sospesa alle 16,30, è ripresa alle 16,40.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PIERLUIGI CASTAGNETTI