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Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.
(Iniziative del Governo in materia di diritto di voto per gli immigrati, nell'ambito della riforma del testo unico sull'immigrazione - n. 3-00843)
PRESIDENTE. Il deputato Grimoldi ha facoltà di illustrare l'interrogazione Maroni n. 3-00843 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 3), di cui è cofirmatario.
PAOLO GRIMOLDI. Signor Presidente, il disegno di legge di delega per la riforma del testo unico sull'immigrazione, deliberato dal Consiglio dei ministri nella seduta del 24 aprile scorso, rappresenta il tentativo di distruggere tutti gli istituti più qualificanti della cosiddetta legge Bossi-Fini sull'immigrazione: la programmazione degli ingressi, il contratto di soggiorno, le misure di contrasto all'immigrazione clandestina, i centri di permanenza temporanea finalizzati all'effettiva espulsione dei clandestini.
A questa prospettiva, secondo noi assai pericolosa, si aggiunge tra l'altro una previsione di dubbia costituzionalità: l'estensione dell'elettorato attivo e passivo per le Pag. 42elezioni amministrative agli immigrati titolari di permesso di soggiorno. La materia del diritto di voto è disciplinata dall'articolo 48 della Costituzione, che lega tale diritto alla cittadinanza, nonché dall'articolo 51, per ciò che concerne l'elettorato attivo e passivo. Poiché dunque l'attribuzione di questo diritto ai non cittadini deve passare attraverso la revisione costituzionale, e certo non può essere stabilita da un decreto legislativo, vogliamo sapere dal Governo se intenda procedere a questa palese violazione della Costituzione.
PRESIDENTE. Il ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali, Vannino Chiti, ha facoltà di rispondere.
VANNINO CHITI, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Signor Presidente, la riforma della legge Bossi-Fini è uno dei capisaldi del programma dell'Unione. La legge in vigore, incentrata sull'equivalenza immigrato-forza lavoro, a nostro giudizio si è mostrata non soltanto per molti aspetti iniqua, ma soprattutto - come dimostrano anche i dati più recenti - inefficace nel contrastare l'immigrazione clandestina. Il nostro intendimento è quello di governare l'immigrazione costruendo forme adeguate di convivenza.
L'immigrazione è presente oggi in tutte le società più ricche ed avanzate: occorre dunque gestirla in modo razionale e non farne un terreno privilegiato di scontro fra gli schieramenti politici. È necessario promuovere flussi regolari, con l'attenzione sempre rivolta ad un obiettivo di comune interesse: quello dell'inclusione di coloro che vengono a cercare lavoro nel nostro Paese. L'indispensabile attenzione alla sicurezza dei cittadini - che è compito primario di ogni Governo, e così del nostro - è non alternativa ma complementare a queste scelte. Coerentemente con quanto affermato anche in campagna elettorale, abbiamo perciò intrapreso un percorso legislativo per una nuova politica degli ingressi, la regolamentazione organica del diritto d'asilo, la modifica delle disposizioni in materia di cittadinanza ed il riconoscimento del diritto di voto alle elezioni amministrative, che costituisce l'oggetto specifico dell'interrogazione in esame.
Il disegno di legge di delega che il Governo si accinge a presentare al Parlamento prevede infatti che, in armonia con quanto stabilito dal capitolo C della Convenzione sottoscritta a Strasburgo il 5 febbraio 1992, l'elettorato attivo e passivo per le elezioni amministrative sia esteso agli stranieri che hanno ottenuto nel nostro Paese un permesso per soggiornanti di lungo periodo, secondo le modalità e le condizioni già previste per i cittadini dell'Unione Europea. Ricordo a noi tutti che un tale obiettivo, in cui si esprime la pienezza dell'essere cittadino, con i diritti e i doveri a ciò collegati, è sempre stato sostenuto e voluto dagli italiani emigrati in altre nazioni. La Convenzione di Strasburgo è stata ratificata dall'Italia per i soli capitoli A e B - così dispose la legge n. 203 dell'8 marzo 1994. Occorre ora completare il quadro ratificando anche il capitolo C, per determinare tutte le condizioni giuridiche necessarie alla piena operatività delle norme delegate sull'esercizio del diritto di elettorato attivo e passivo nelle elezioni amministrative. Ricordo infatti che, in base agli articoli 10 e 11 della nostra Costituzione, da una parte, «la condizione giuridica dello straniero è regolata dalla legge in conformità delle norme e dei trattati internazionali» e, dall'altra, l'Italia consente «alle limitazioni di sovranità» «in condizioni di parità con gli altri Stati». Nessuna incostituzionalità, dunque, ma solo un intervento legislativo, inevitabilmente complesso, ma nel più rigoroso rispetto delle procedure dettate dalla stessa Costituzione.
Infine, per completezza, ricordo agli interroganti che la ratifica del capitolo C della Convenzione di Strasburgo è oggetto della proposta di legge n. 956, presentata dal senatore Ripamonti.
PRESIDENTE. Il deputato Grimoldi ha facoltà di replicare.
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PAOLO GRIMOLDI. Signor ministro, lei evidentemente non legge molto i giornali e non ha molto presente la cronaca che anche in questi giorni è riportata su tutte le testate locali e nazionali.
L'immigrazione è un problema e porta spesso e volentieri la criminalità. Quest'ultima subentra nel momento in cui l'immigrato viene qui a casa nostra e non ha un posto di lavoro. Un immigrato che viene qui e deve trovare i mezzi di sussistenza per sopravvivere, senza avere un posto di lavoro, è ovvio che delinque.
Il problema, signor ministro, è che la delinquenza e l'insicurezza sono un costo sociale e noi chiediamo, al contrario di lei, che la sicurezza sia un valore da garantire. Non solo, quello che volete prevedere voi, la figura dello sponsor, è qualcosa di assolutamente delirante, perché è sufficiente che l'immigrato che viene nel nostro paese, senza alcuna prospettiva, - fosse anche un terrorista - si autosponsorizzi per poter ottenere l'eventuale permesso di soggiorno. Inoltre, siamo profondamente contrari a ciò che proponete sul diritto di voto.
La Lega, tramite il suo segretario federale, proprio ieri ha annunciato che raccoglierà le firme per chiedere l'abrogazione della legge che intendete approvare. Siamo profondamente contrari ad essa e ci batteremo per promuovere un referendum abrogativo, perché crediamo che si possa votare a destra o a sinistra, per la Lega o per il suo partito, signor ministro, ma lo dobbiamo decidere tra di noi: non si delega a chi arriva nel nostro paese da luoghi distanti migliaia di chilometri il potere di decidere del nostro futuro e del futuro dei nostri figli.
Fino a prova contraria, questo è un asse la cui sovranità appartiene al proprio popolo e la Lega Nord farà di tutto per far sì che questa sovranità continui a spettare a tale popolo. Non solo non sono soddisfatto della sua risposta, ma sono anche indignato e preoccupato di quello che avete in mente di realizzare per fare una «marchetta» politica all'estrema sinistra.
PRESIDENTE. Deputato Grimoldi, concluda...
PAOLO GRIMOLDI. Concludo, signor Presidente. Sono certo che la Lega, insieme alla stragrande maggioranza dei cittadini di buonsenso di questo Paese, fermerà, se non per via parlamentare, quanto meno per referendum, questa proposta di legge.