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Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.
(Iniziative del Governo in relazione ai rilievi sollevati dalla Commissione europea sul disegno di legge Gentiloni di riforma del sistema radiotelevisivo - n. 3-00846)
PRESIDENTE. Il deputato Romani ha facoltà di illustrare l'interrogazione Elio Vito n. 3-00846 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 6), di cui è cofirmatario.
PAOLO ROMANI. Signor Presidente, come sicuramente il ministro sa, ma mi riferisco al ministro Gentiloni, notizie di stampa hanno riferito di una lettera firmata dal direttore generale della Commissione europea che sovrintende alla concorrenza nei mercati, dottor Philip Lowe, che è giunta al nostro Ministero delle comunicazioni.
Secondo quanto riferisce un articolista del Corriere della Sera, la lettera fornirebbe un primo placet della Commissione europea al disegno di legge Gentiloni che è attualmente in discussione presso le Commissioni cultura e trasporti della Camera. La stessa fonte riferisce di una risposta che il Governo, nella persona del ministro Gentiloni, sta predisponendo ai rilievi che comunque la Commissione europea ha avanzato nei confronti della proposta di riforma presentata dall'esecutivo.
Tutto quanto è stato anticipato dai giornali sembra essere assolutamente lontano dal vero. È vero, invece, che la lettera contiene molti rilievi, fra i quali quello fondamentale che riguarda la impossibilità di fissare per legge...
PRESIDENTE. Deputato Romani, concluda.
PAOLO ROMANI. ...il tetto massimo di introiti pubblicitari al 45 per cento del totale del mercato televisivo. Si chiede quindi di sapere dal Governo se abbia ricevuto la lettera, se intenda divulgarla velocemente e soprattutto quali siano le risposte del ministro Gentiloni alla lettera stessa.
PRESIDENTE. Il ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali, Vannino Chiti, ha facoltà di rispondere.
VANNINO CHITI, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali.Pag. 47Signor Presidente, la nota della direzione generale per la concorrenza della Commissione europea indicata dagli onorevoli interroganti ha ricevuto intanto una tempestiva risposta del Ministero delle comunicazioni. Questa nota si inserisce nel contesto di una procedura di infrazione contro la legge esistente che è la cosiddetta legge Gasparri e non una proposta di legge che è ancora in Parlamento; questa procedura di infrazione è stata avviata lo scorso 19 luglio dalla Commissione europea.
Per l'Unione europea la legge Gasparri contrasta con le regole comunitarie in materia di gestione efficiente dello spettro e dell'accesso non discriminatorio alle frequenze. In particolare la Commissione nel luglio scorso, in occasione dell'avvio della procedura di infrazione, sottolineava la perdurante esistenza di barriere all'ingresso di nuovi operatori impossibilitati ad acquistare frequenze, manifestando l'esigenza di rimuovere sollecitamente tale situazione modificando la legge Gasparri, onde evitare la prosecuzione della procedura stessa.
Il Governo italiano ha risposto a quella prima lettera con la nota del 13 settembre 2006 con cui esprimeva la volontà di adeguare la legislazione interna alle disposizioni dell'ordinamento comunitario violate. È quanto avvenuto con la presentazione del disegno di legge Gentiloni di riforma del sistema radiotelevisivo, finalizzato a disciplinare la fase transitoria del passaggio dalla tecnologia analogica alla tecnologia digitale, secondo i principi dell'ordinamento comunitario.
La lettera della Commissione dell'Unione europea del 12 aprile scorso mira a verificare se il disegno di legge sia sufficiente a correggere le distorsioni provocate dalla legge Gasparri, riportando il diritto televisivo italiano nel solco di quello comunitario. La nota dell'Unione europea, a differenza di quanto sostenuto dagli interroganti, non esprime un orientamento negativo sul disegno di legge in Gentiloni; al contrario richiama la valutazione complessivamente positiva delle disposizioni del disegno di legge già espressa nei mesi scorsi. Nella nota gli uffici della Commissione europea non entrano nel merito della valutazione della soglia del 45 per cento delle risorse pubblicitarie in quanto tale, ma formulano solo osservazioni giuridico-formali in ordine all'opportunità di un'automatica associazione tra il superamento di detta soglia e la nozione di posizione dominante. Osservazioni che non mettono in discussione i contenuti del disegno di legge.
Il Governo italiano ha comunque costantemente chiarito il carattere transitorio ed eccezionale della disposizione che fa riferimento alla posizione dominante, sottolineando come essa sia finalizzata all'introduzione di una misura temporanea di tutela del pluralismo e della concorrenza nella fase di passaggio del sistema televisivo dalla tecnologia analogica a quella digitale.
La risposta del Ministero delle comunicazioni ha richiamato sul punto anche quanto espresso dal presidente dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, che in sede parlamentare ha osservato come tale misura sulla pubblicità sia destinata ad una durata limitata nel tempo e come possa rivelarsi proporzionale al fine dell'ampliamento del pluralismo.
PRESIDENTE. Il deputato Romani ha facoltà di replicare.
PAOLO ROMANI. Dichiaro la mia totale insoddisfazione per la sua risposta, ministro. Speravamo infatti che il ministro Gentiloni, in questo caso lei, avrebbe acconsentito a mettere immediatamente a disposizione del Parlamento la lettera che ci è stata inviata dall'Unione europea. Non solo: ci attendevamo che avrebbe anche riconosciuto il ritardo con il quale il Ministero delle comunicazioni aveva comunicato il ricevimento della stessa. Ci aspettavamo inoltre che il ministro Gentiloni avrebbe preso atto dei rilievi mossi dal commissario europeo Kroes (ed è inutile negare che vi siano stati!), sul punto centrale della sua proposta di legge - ovvero quella del tetto del 45 per cento - ed avrebbe anticipato, in questa sede, le Pag. 48proposte di modifica che a questo punto si sono rese necessarie. Infatti, come affermato dal commissario Kroes, fissare un tetto massimo di raccolta pubblicitaria, in questo caso del 45 per cento, significa porre dei limiti per legge al fatturato delle aziende interessate e, di fatto, porre un limite alla libera iniziativa tipica dell'economia di mercato. Il fatto che il Governo si prepari a rispondere ai fondati rilievi della Commissione europea giustificando come transitorio il vincolo di legge al fatturato di RAI e Mediaset e che, in una logica di mercato aperto come quella in cui operano le aziende di settore, intenda considerare transitorio un blocco di quasi cinque anni al fatturato di imprese che garantiscono elevati livelli occupazionali, significa demolire le prospettive di sviluppo di aziende solide, se non addirittura condurle coattamente a condizioni di crisi.
Ci spiace, infine, constatare che il Governo non ha voluto avvalorare la tesi della Commissione europea in base alla quale è contrario ai principi comunitari definire ex lege una posizione dominante, poiché la normativa comunitaria non prevede automatismi nel definire in base a termini fissi di riferimento una posizione dominante vietata (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).