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Si riprende la discussione.
(Repliche dei relatori e del Governo - A.C. 2534-A)
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il relatore per la V Commissione, deputato Piro.
FRANCESCO PIRO, Relatore per la V Commissione. Signor Presidente, mi pare di poter dire che il dibattito che si è svolto oggi sul provvedimento in esame ha innanzitutto confermato il sostanziale consenso che esiste in Assemblea sulla misura che ha portato all'eliminazione della quota fissa sulla ricetta per le prestazioni. Tuttavia abbiamo dovuto rilevare che in alcuni intervenuti vi è stata una distrazione, nel senso che si è continuato a parlare della copertura finanziaria di questa misura facendo riferimento alla copertura approvata dal Senato, mentre, come è noto, grazie alle Commissioni che hanno accolto l'emendamento presentato dai relatori, la copertura individuata nel testo in esame è del tutto nuova e su di essa, peraltro, si è registrato il consenso delle forze politiche presenti in Commissione e l'atteggiamento favorevole del Governo. Tale previsione ha salvaguardato integralmente i fondi relativi alla ricerca, all'autosufficienza e alla famiglia, in considerazione della loro importanza fondamentale anche ai fini della qualità nell'azione di Governo in relazione alle problematiche sociali più acute del Paese. Il dibattito ha confermato che vi sono aperte contrarietà, ma anche perplessità, rispetto alla previsione della sospensione delle procedure esecutive per dodici mesi. Confermo la disponibilità delle Commissioni, già manifestata nella relazione, a valutare eventuali proposte correttive di tale disposizione, che, peraltro, potranno essere formulate anche dagli stessi relatori. Tuttavia, rispetto ad alcune questioni sollevate nel corso del dibattito, devo precisare che indubbiamente il provvedimento è fortemente incisivo, ma non va dimenticato che esso è collegato alla previsione dell'azzeramento dello stock dei debiti accumulati nelle regioni entro un lasso di tempo ragionevolmente breve, sostanzialmente poco più di un anno. Non solo, è previsto anche che il meccanismo di finanziamento e di pagamento sia comunque sottoposto al monitoraggio, attento e costante, del Governo. Ritengo che soltanto con una previsione così formulata si possa reggere l'impatto di una disposizione che, nessuno lo ha negato e lo nega, sicuramente incide sui diritti dei creditori e dei fornitori. Confermo, inoltre, che nel disegno complessivo della manovra tesa al ripiano dei debiti pregressi, così come impostata dal Pag. 37Governo, con l'accordo e l'intesa della regione, si possa arrivare all'eliminazione dello stock di debito. Infatti, le risorse che vengono mobilitate non sono soltanto i tre miliardi di cui al provvedimento in esame, ma ad essi si aggiungono i 2,5 miliardi del Fondo transitorio previsti dalla legge finanziaria. Lo sblocco e, quindi, l'erogazione, peraltro in pochissimo tempo, di quanto dovuto in termini di integrazione e di contribuzione ordinaria e straordinaria da parte dello Stato alle regioni - tali risorse sono rimaste bloccate per via delle inadempienze rispetto ai disavanzi registrati nelle stesse - e infine le operazioni finanziarie, a cui ha fatto riferimento l'onorevole Garavaglia, sono a carico delle regioni, sia pure in una forma assistita da parte dello Stato, come io stesso l'ho definita. Faccio presente, ad esempio, che sui 9,9 miliardi di euro di debiti emersi per la regione Lazio, la stessa regione Lazio è chiamata comunque a partecipare con un'operazione di finanziamento pari a 6,6 miliardi di euro.
Vi è inoltre la questione, legata al dibattito, della situazione della spesa sanitaria nel nostro Paese, dei motivi che hanno originato disavanzi così gravi e forti e soprattutto hanno determinato disparità così evidenti tra le regioni e del modo in cui bisogna sanzionare le relative responsabilità. Credo vada ricordato ancora una volta che la spesa sanitaria nel nostro Paese, che ammonta a circa 6,5 punti sul PIL - 6,7 punti nel 2005 - è comunque in linea con la media della spesa europea. Quindi non c'è evidentemente un eccesso di spesa nella sanità.
Il fenomeno dei disavanzi nel settore sanitario è esploso a partire dal 2001, e credo ciò dipenda dal fatto che per tutto il quinquennio la spesa sanitaria è stata sistematicamente sottofinanziata. Infatti, sia pure in diversa misura, tutte le regioni hanno fatto registrare disavanzi in tale periodo, anche se in alcune di esse tali disavanzi sono diventati delle vere e proprie «montagne», frutto anche di gestioni poco attente, se non addirittura, in alcuni casi e in alcune fattispecie, evidentemente dissennate. Nel 2005 quindici regioni hanno fatto registrare disavanzi e soltanto cinque regioni hanno chiuso in avanzo.
Con i provvedimenti varati nella precedente legislatura sono stati distribuiti 4 miliardi di euro a tutte le regioni in deficit. Per fare alcuni esempi, la Lombardia ha ricevuto 478 milioni di euro, il Veneto 210 milioni, il Lazio 467 milioni e la Campania 562 milioni. Parallelamente, è stato chiesto alle regioni di provvedere con risorse proprie alla copertura degli stessi disavanzi.
Tuttavia in questo periodo è emerso un extra deficit che non era stato ben valutato, perché i provvedimenti di finanziamento non avevano creato le condizioni per un accertamento effettivo e definitivo dell'andamento delle gestioni e quindi del debito accumulato. Tale accertamento è stato invece ora compiuto, anche se la procedura non è completata per tutte le regioni. Ad esempio, come è stato ricordato oggi nella relazione, nelle regioni Lazio e Campania si è addivenuti ad una stima abbastanza precisa del debito accumulato. Proprio l'ammontare di questo debito mette radicalmente in discussione la credibilità e l'affidabilità dell'amministrazione pubblica, i livelli di assistenza in queste regioni e lo Stato di diritto. Infatti, quando non si riesce a far fronte agli impegni assunti nei confronti dei creditori e dei fornitori si negano diritti e quindi si mette in discussione lo stesso Stato di diritto.
Queste sono le considerazioni che stanno alla base della decisione assunta dal Governo di intervenire in maniera massiccia dal punto vista finanziario, ma anche avviando procedure di fortissimo rigore e di rigido controllo e monitoraggio dell'attività in materia di gestione sanitaria da parte delle regioni. E qui sta la chiave, a mio avviso, del salto di qualità e del cambiamento di rotta che con questo provvedimento, insieme al patto per la salute, si sta cercando di determinare nel settore. Ciò deve indurci a considerare sotto una luce diversa e sicuramente favorevole anche il provvedimento in esame, e ne raccomando quindi l'approvazione.
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare la relatrice per la XII Commissione, deputata Zanotti.
KATIA ZANOTTI, Relatore per la XII Commissione. Signor Presidente, rinuncio alla replica.
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il rappresentante del Governo.
SERAFINO ZUCCHELLI, Sottosegretario di Stato per la salute. Signor Presidente, onorevoli deputati, ho ascoltato con molto interesse il dibattito tenutosi in quest'Assemblea e non ho molto da aggiungere a quanto affermato dal relatore, ma mi preme porre l'attenzione sull'ultimo periodo del suo intervento.
Innanzitutto, che cosa poteva fare il Governo di fronte all'emergere di una situazione debitoria così grave per cinque regioni, in cui vive circa un terzo degli abitanti del nostro Paese? La situazione, se fosse stata abbandonata allo sviluppo naturale degli eventi, sarebbe stata rapidamente ingestibile e i cittadini che vivono in tali regioni si sarebbero trovati nella gravissima situazione di non poter fruire dei diritti elementari che devono essere garantiti a tutti in ordine alla tutela della salute.
Il debito che è emerso è frutto di difficoltà molto gravi e di una storica e cronica incapacità o scarsa capacità di gestione della cosa pubblica in tali regioni, nella maggior parte delle quali faccio notare che la legalità non è stabilmente assicurata ovunque dallo Stato centrale. Non è una sorpresa, pertanto, che si verifichino situazioni del genere. L'intervento era dovuto.
Si afferma che si premiano i non virtuosi e si mortificano i virtuosi, ma in una famiglia si deve fare proprio questo. Non si tratta, comunque, di premiare i non virtuosi, ma di prendere a cuore la situazione di un terzo del Paese, che vive in situazioni di estrema difficoltà. I fondi che saranno erogati se il Parlamento approverà il provvedimento in esame sono legati, per la prima volta, ad un processo di piani di rientro e di affiancamento nella gestione della cosa pubblica di quelle regioni, che fino ad ora è inedito.
Nel nostro Paese le parole forti si usano poco o, perlomeno, si usano spesso a sproposito e si provano strani pudori, dei «fariseismi». Con riferimento a queste regioni, si parla di affiancamento. Si tratta di una vera e propria limitazione della loro autonomia; si potrebbe quasi parlare di un surrettizio commissariamento, perché ogni atto fondamentale della gestione della cosa pubblica in ordine alla sanità dovrà essere approvato dal Ministero dell'economia e dal Ministero della salute. Il Governo si rende perfettamente conto della gravità dell'onere che in questo modo si assume, ma credo che altre soluzioni non erano date ad un Governo responsabile di un Paese in cui una parte di esso versa in situazioni di estrema difficoltà.
Non è vero, inoltre, che i cittadini delle regioni in questione siano stati gravati da oneri impositivi inferiori a quelli delle altre regioni cosiddette virtuose: i cittadini campani e quelli laziali hanno il massimo dell'addizionale IRPEF e le aziende hanno l'IRAP, come probabilmente i cittadini lombardi e quelli emiliani. Essi, pertanto, sono puniti due volte: pagano tasse molto elevate e hanno livelli di prestazioni inferiori a quelli del resto del Paese.
Il fatto che siano state scelte tali regioni e non altre è frutto di un accordo con le regioni nella loro interezza. Queste regioni sono le uniche in cui lo sbilancio ha superato un determinato valore percentuale e, quindi, sono state prese in considerazione dal provvedimento. Non si è trattato, pertanto, di una scelta arbitraria, ma di una scelta legata alla gravità della situazione.
Con riferimento, invece, agli altri due problemi trattati in Assemblea - quello relativo alla copertura economica derivante dall'abolizione del ticket e quello, che è stato posto, concernente la sospensione delle procedure esecutive per dodici mesi - faccio notare che il Governo, nella sua proposta, non aveva affrontato né l'uno né l'altro. È stato l'altro ramo del Pag. 39Parlamento, il Senato, che ha operato tale tipo di scelta nella copertura per il passaggio del ticket da 10 a 3,5 euro per ogni ricetta, ma il Governo si rimette alla volontà di questo ramo del Parlamento ed è ben lieto di poter accogliere sia la proposta dell'abolizione completa del ticket, sia la nuova proposta di copertura avanzata dalle Commissioni riunite.
Per quanto riguarda il problema della sospensione delle procedure esecutive per dodici mesi, si fa notare che anche tale proposta non è stata una scelta del Governo, ma è nata all'interno dell'altro ramo del Parlamento. Il Governo si rimette ancora alla volontà di questa Camera.
PRESIDENTE. Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.