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Informativa urgente del Governo sulle dichiarazioni attribuite a componenti del Governo in merito al giudizio di ammissibilità del referendum elettorale da parte della Corte costituzionale (ore 19,48).
(Interventi)
PRESIDENTE. Passiamo agli interventi dei rappresentanti dei gruppi.
Ha chiesto di parlare il deputato Gambescia. Ne ha facoltà.
PAOLO GAMBESCIA. Signor Presidente, signor Vicepresidente del Consiglio, onorevoli colleghi, il gruppo de L'Ulivo apprezza il contenuto e il tono dell'intervento del Governo. Il contenuto perché il punto centrale che viene ribadito è quello che ci sta più a cuore: la difesa dei ruoli delle funzioni e della divisione dei poteri. Il tono perché credo che non serva a nessuno - non serve al Paese - esasperare lo scontro su un tema così delicato.
Colleghi, appartengo ad una generazione alla quale hanno insegnato che le istituzioni si possono cambiare e, quando è necessario, si debbono cambiare. Ma le istituzioni si difendono, e si difendono fino in fondo. È quello che ha fatto il Presidente della Repubblica nel suo intervento a proposito di questa vicenda; è quello che ha fatto sia il Presidente del Consiglio sia la stessa Corte costituzionale, nelle due decisioni che tutti noi abbiamo letto. Ed è quello che anche oggi ha fatto nuovamente il Governo. Difendere le istituzioni non è né di destra, né di sinistra, ma è un compito primario anche dello stesso Parlamento.
La vicenda, che presenta alcuni aspetti singolari almeno dal punto di vista storico, solleva una serie di interrogativi: qualcuno ha voluto vedervi retroscena cui prodest la decisione del giudice Vaccarella. La storia dirà se vi sono retroscena, a me invece interessa ciò che è accaduto, al Parlamento deve interessare ciò che è accaduto e, soprattutto, per il rispetto che si deve alle istituzioni, cosa ciò possa significare per i cittadini.
Questa vicenda è singolare perché mai era accaduto, in cinquant'anni, che un giudice si dimettesse per un contrasto non all'interno alla Corte. Come ha ricordato il Vicepresidente del consiglio Rutelli, è accaduto due volte soltanto: la prima, quando De Nicola ritenne di non avere più la fiducia della Corte, la seconda con il giudice Ferrari, quando, al suo posto, venne eletto alla Presidenza della Corte un altro giudice costituzionale. Ma questa è la prima volta che un giudice pone al centro della sua posizione - antagonista rispetto a quanto è accaduto all'esterno - la sua non fiducia nella libertà e nella possibilità, per la Corte stessa, di assumere decisioni collegiali del tutto libere.
Il giudice Vaccarella, denunciando presunte interferenze sulla Corte - utilizzo l'aggettivo «presunte» poiché non ve ne è traccia -, cosa ha detto in realtà? Giudici di altissimo livello, che sono sempre stati liberi, anche quando sottoposti ad attacchi durissimi (tutti ricordiamo la «Corte comunista» che il Presidente Berlusconi ha più volte evocato), non hanno mai parlato in questo modo e si sono sempre difesi in piena autonomia attraverso le sentenze, come deve fare un organo costituzionale. In questo caso, invece, ci troviamo di fronte ad un giudice che dice di sentirsi non libero, perché uomini politici e giuristi hanno sostenuto tesi che possono essere interpretate come una pressione indebita sulla Corte. Sarebbe ben grave se la Corte costituzionale italiana avesse il problema di mantenere la sua integrità, la sua libertà, la sua autonomia, e dovesse sentirsi condizionata da qualche intervista o dichiarazione in cui si fa riferimento alla possibilità che la Corte stessa si orienti in un modo, piuttosto che in Pag. 81un altro, anche sulla scorta di giudizi e di pareri di autorevoli costituzionalisti. Io non ci credo. Io difendo la Corte! Essa, come in passato, non si farà condizionare, e soprattutto non da interviste o dichiarazioni!
Vorrei, infine, fare una piccola riflessione: è la prima volta che uomini politici ed esperti giuristi esprimono la loro opinione su una questione che viene posta all'attenzione della Corte costituzionale. Faremmo un torto alle istituzioni se pensassimo che esiste la benché minima possibilità che la Corte costituzionale sia, in qualche modo, condizionata da un'intervista o da una dichiarazione. Penso invece che tutti noi dovremmo - come sottolinea l'ultima parte dell'intervento del Governo - abbassare i toni e rispettare le istituzioni.
Credo sia assolutamente necessario che, di fronte a questioni di questo genere, il tono sia mantenuto più basso possibile e che non si strumentalizzi qualsivoglia posizione che possa portare alla denigrazione del ruolo di un'altissima istituzione qual è quella della quale stiamo parlando, la Corte costituzionale. È un dovere di tutti noi. Stiamo attenti, perché il piccolo utile, che nasce da una polemica politica contingente...
PRESIDENTE. Onorevole Gambescia...
PAOLO GAMBESCIA. ...non può e non deve mai inficiare ciò che è fondamentale, vale a dire il rispetto delle istituzioni e della libertà della magistratura, a tutti livelli, soprattutto quando quest'ultima deve esprimersi sulla congruità dell'applicazione della nostra Costituzione (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Italia dei Valori e La Rosa nel Pugno).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Boscetto. Ne ha facoltà.
GABRIELE BOSCETTO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor sottosegretario, signor Vicepresidente del Consiglio, le parole che lei ha espresso sono rassicuranti perché collegate a dati obiettivi. Pur tuttavia, rimane uno spazio di dubbio riguardo a questa vicenda e al mancato tempestivo intervento da parte del Governo; su questo torneremo in seguito. Sicuramente, non vi sono spazi per mettere in dubbio ciò che la Corte costituzionale rappresenta per il nostro Paese.
La Corte costituzionale, per tutti gli italiani e tutte le forze politiche, anzitutto quella che rappresento, cioè Forza Italia, è un elemento istituzionale supremo. Si è discusso di tutto nel nostro Paese, potremmo dire grazie al cielo, ma, rarissimamente a mia memoria o pressoché mai, si è discusso nel profondo la Corte costituzionale o le sue decisioni. Non possiamo mai dimenticare, né dimenticheremo, ciò che la stessa Corte ha fatto nei decenni trascorsi, interpretando la Costituzione, contribuendo a far superare una serie di norme non più compatibili con essa, facendo giurisprudenza interpretativa e perseguendo fortemente la civiltà giuridica, non solo del nostro paese.
Pertanto, onorevole Gambescia, nessuno ritenga che Forza Italia voglia mettersi, in qualsiasi modo, in polemica con questo supremo organo, il quale gode della profonda stima della forza politica che rappresento. È lei, semmai, a cercare retroscena o a fare cenno ad alcune frasi polemiche per tentare di introdurre, in questo dibattito, argomenti che non dovrebbero essere introdotti. Conosco la sua elevatezza di pensiero e so che tale piccola «scivolata» certamente non era voluta.
Non intendiamo assolutamente avanzare critiche di questo tipo, neanche minime. Sappiamo che si sono verificati alcuni accadimenti e sappiamo delle importanti dimissioni, seppure polemiche, di un giudice costituzionale stimatissimo come il professor Vaccarella. Egli, dando le sue dimissioni, dopo averle anticipate e confermandole in modo irrevocabile, ha evidenziato la sua serietà e, soprattutto, come la sua posizione non fosse né strumentale né strumentalizzabile.
Pur tuttavia queste dimissioni, le terze nella storia della Repubblica, qualche cosa devono significare. Signor vicepresidente, lei non ce lo può dire, certamente lei non è nella mente del professor Vaccarella, Pag. 82tuttavia ci sono stati alcuni elementi che potevano essere recuperati tempestivamente, perché i discorsi giuridici, ma che diventavano talvolta politici, su ciò che avrebbe fatto la Corte costituzionale o che avrebbe potuto fare in materia di referendum richiamandosi ai precedenti ed alle ammissibilità che c'erano state in passato, distinguendo fra ciò che era successo appunto in passato e ciò che poteva accadere, tutto questo non era pura dissertazione giuridica, andava ad impingere in qualcosa di diverso e di più politico.
Gli articoli apparsi sui giornali, da ultimo - ma solo da ultimo - quello sul più importante quotidiano italiano, riportavano gli interventi dei politici che, in qualche modo, si sentivano rassicurati da alcune appartenenze che presumevano essere di vicinanza. Noi sappiamo che non è vero. Sappiamo che ci sono giudici eletti dal Parlamento con una provenienza politica. Sappiamo che ci sono molti giudici espressi dalle magistrature dei quali non possiamo conoscere - e non conosciamo - l'appartenenza politica. Sappiamo che la collegialità è il manto nobile sotto il quale le decisioni vengono prese, e vengono prese secondo scienza e coscienza, nel modo migliore per l'interesse dell'Italia e dei suoi cittadini!
Però forse un intervento più tempestivo del Presidente del Consiglio, un intervento di risposta ai primi focolai di notizia su queste presunte possibilità di intervento della Corte costituzionale a favore o no del referendum, ci sarebbe voluto. Egli è intervenuto, come lei signor Vicepresidente del Consiglio ricordava, quando le dimissioni erano già state annunciate e quindi quando aveva già ricevuto la notizia, non è intervenuto quando già sui giornali emergevano determinate notizie, alcune attribuite anche a membri del Governo. Quindi il suo intervento è stato tardivo. Non possiamo fargliene una colpa particolare. Ma, forse, se il giudice costituzionale professor Vaccarella avesse sentito più vicino il Governo, avesse percepito un Governo che diceva «abbiamo compreso le tue preoccupazioni, non vogliamo in alcun modo che ci sia alcuna interferenza, non di fatto ma neppure di pensiero, su quanto deciderà la Corte costituzionale», il professor Vaccarella sarebbe rimasto al suo posto.
PRESIDENTE. Onorevole Boscetto...
GABRIELE BOSCETTO. Su ciò noi nutriamo un dubbio fondato. Ci avrebbe fatto piacere che queste dimissioni non fossero confermate, nel contempo la figura dell'uomo non permetteva che venissero revocate. Il dubbio che qualcosa sia successo e che non ci sia stato un intervento sufficiente da parte del Presidente del Consiglio rimane ...
PRESIDENTE. La prego di concludere onorevole Boscetto...
GABRIELE BOSCETTO. ... ed è un dubbio che in qualche modo ci accora.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato La Russa. Ne ha facoltà.
IGNAZIO LA RUSSA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, vorrei ringraziare il Vicepresidente del Consiglio, onorevole Rutelli, per la puntualità con cui, prima al Senato e poi qui alla Camera - sobbarcandosi ciò che può apparire anche un rito, che non dipende da noi, ma dal bicameralismo che avremmo voluto modificare -, è venuto a riferire in maniera completa e corretta.
Certo, non si può essere d'accordo sulla sua valutazione dei fatti; pure, desidero ringraziarlo per la puntualità con cui ha ricostruito la vicenda e dato risposta all'esigenza di chiarezza. Alla correttezza del ministro Rutelli fa però da contraltare l'atteggiamento tenuto al Senato - vedo le note che già escono sulle agenzie - dai capigruppo di alcuni dei partiti della maggioranza, che hanno ritenuto invece di minimizzare la vicenda. Addirittura, una parlamentare pure molto rispettata ed autorevole come la senatrice Finocchiaro ha detto: francamente non mi sembra di grande utilità questo intervento dell'onorevole Rutelli. Peggio ancora ha fatto - ma Pag. 83ci siamo abituati - la senatrice Manuela Palermi, che ha detto: lo abbiamo dovuto fare solo perché c'era l'insistenza dell'opposizione, ma era del tutto privo di significato.
Ci sembra che queste dichiarazioni assomiglino molto a quelle del Presidente del Consiglio, l'onorevole Prodi, che per la terza volta - la terza! A volte bisognerebbe davvero dirlo che il troppo stroppia - ha ritenuto di rifiutarsi di fronte alla richiesta dell'opposizione che lui o un suo ministro venissero a riferire in Assemblea su una vicenda così delicata. La prima volta - si trattava del caso di Rovati, che, se non sbaglio, qualche collegamento con il presidente Prodi pur aveva - il presidente Prodi disse addirittura: ma siamo matti a venire in Parlamento!; la seconda volta la ricordate; la terza è di due giorni fa. È davvero strano che, di fronte ad episodi delicati quali quello che stiamo esaminando, vi possano essere atteggiamenti di tal genere.
Noi crediamo invece che occorrerebbe innanzitutto rivolgere al giudice Vaccarella un atto di estrema, totale e completa solidarietà. Con le sue dimissioni - un gesto raro e coraggioso, compiuto soltanto tre volte nella storia della Corte: non è facile che qualcuno rinunci ad un incarico così importante - il giudice Vaccarella ha cercato di difendere il prestigio, l'autorità, l'autonomia della Corte costituzionale.
Onorevole Gambescia, non c'è bisogno che si realizzi concretamente un condizionamento della Corte: non penso proprio che la Corte possa esser stata sicuramente condizionata dalle dichiarazioni di ministri e sottosegretari. Se ci trovassimo in un'aula di giustizia, però, direi che questo è piuttosto un reato «di pericolo»: intendo dire che basta il tentativo, che è sufficiente cioè mettere in atto un meccanismo che in ipotesi e in teoria può condizionare, perché il reato si compia. In questo caso, poi, non può neanche valere l'argomentazione per cui tutti hanno il diritto di muovere critiche a qualunque organo. Certo, si potrebbe pensare, così come tutti hanno il diritto di possedere qualcosa; eppure, questo Parlamento giustamente - anzi, addirittura esagerando - si è assunto il compito di specificare che i ministri e il Presidente del Consiglio non possono possedere determinati beni, perché si crea un conflitto con le proprie competenze. Faccio un simile esempio per dire che quel che è consentito alla generalità può non essere opportuno - o consentito - a chi fa parte del Governo. Siamo di fronte non alle affermazioni di un privato cittadino che faccia delle ipotesi, ma a ministri e sottosegretari che hanno espresso quasi l'invito - o comunque il convincimento - che la Corte si esprimesse nel senso di dichiarare non ammissibile il referendum che sta per essere proposto.
Ciò accade poi proprio nel momento in cui si stanno raccogliendo le firme: e questo è un fatto grave. Ecco perché è necessario l'intervento chiarificatore del Governo. Io ringrazio il Governo: mi auguro che sia vero, e sono convinto della buona fede e della sincerità del ministro Rutelli. Egli però mi consentirà di dubitare che non vi sia in atto un atteggiamento che produce un clima volto a creare situazioni di tensione attorno a questo referendum. Non era infatti mai successo prima che un referendum, nella fase in cui si inizia a raccogliere le firme, subisse da parte del Governo e da parte della piazza eventi quali quelli cui abbiamo assistito in questi giorni. È al combinato disposto che occorre guardare: da un lato, ministri e sottosegretari, che - in qualche modo minacciosamente - invitano la Corte a comportarsi in un modo piuttosto che in un altro; dall'altro lato, la piazza - la stessa piazza dove sono presenti altri ministri che hanno già firmato per il referendum - travolge il banchetto di un ex parlamentare qual è l'onorevole Segni, figlio di uno dei padri della Patria, non un bieco fascista, e gli impedisce di raccogliere le firme.
Noi questa mattina non siamo intervenuti in occasione dell'informativa su questo argomento, perché, correttamente, vogliamo trattare insieme le due questioni.
È per questo che sono intervenuto, immeritatamente, come capogruppo. Quello che denunciamo è il clima complessivo, Pag. 84un clima di intolleranza, di pressione, che vuole rendere i primi passi di raccolta di firme di questo referendum dei passi lenti; contro questo ci ribelliamo.
Non basta la solidarietà a Vaccarella, che noi esprimiamo completa, né le assicurazioni del Governo di non volere interferire, né la fiducia che, con grande coraggio, vogliamo anche noi esprimere verso la Corte costituzionale. Occorre qualcosa di più da parte del potere politico! Occorre che il Governo indichi misure perché sia certo che non verrà in alcun modo intralciato il libero atteggiamento di chi vuole firmare questo referendum.
Aspettiamo al varco le autorità, il Governo, i sindaci, i presidenti di provincia, le autorità che dipendono dal Governo, perché vigileremo con grande attenzione per evitare che ci sia uno sforzo di sbarramento nei confronti di questo referendum.
PRESIDENTE. Onorevole La Russa, concluda.
IGNAZIO LA RUSSA. Concludo, Presidente. Vede, onorevole Rutelli, questo è un referendum per il quale, come negli altri casi, si può votare «sì» o «no», ma sul quale, probabilmente, non si vuole che i cittadini si esprimano, perché il Governo - è la nostra ferma convinzione - pensa che il modo migliore per allungarsi la vita sia non avere il momento terminale del referendum e poter discutere a lungo di legge elettorale. Il referendum è una sorta di punto fermo che a questo Governo dispiace e quindi i nostri dubbi, le nostre perplessità e la nostra vigilanza, affinché nulla sia fatto contro la libera raccolta delle firme, saranno assolutamente totali (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale - Congratulazioni).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Mascia. Ne ha facoltà.
GRAZIELLA MASCIA. Signor Presidente, credo sia invece un grave errore tentare di mettere insieme quest'argomento con quello che abbiamo affrontato stamani, perché c'è un rischio di strumentalizzazione - se il presidente La Russa fosse stato presente avrebbe avuto anche egli argomenti per capire che le due questioni non si possono trattare insieme - ed anche perché, come è stato giustamente sottolineato, in questo caso discutiamo di un argomento molto delicato, come le dimissioni di un componente la Corte, avvenute per la prima volta con le ragioni che sono state utilizzate in questo caso.
Io penso che queste siano questioni da affrontare con grande cura, per evitare il rischio di indebolire le istituzioni. Per questa ragione, proprio perché il tema in discussione non è il referendum, ma il ruolo della Corte costituzionale, la sua autonomia e la sua indipendenza, credo che abbia fatto bene il Vicepresidente Rutelli ad esporre, come ha fatto, solo la ricostruzione dei fatti e a ribadire, non solo l'assoluto rispetto dell'autonomia e dell'indipendenza della Corte e del suo ruolo di garanzia del diritto e dell'ordinamento costituzionale, ma anche che la divisione dei poteri delle massime autorità e delle massime cariche istituzionali sono beni preziosi, che tutti intendiamo salvaguardare.
Quindi, non solo non c'è e non c'è mai stata l'intenzione di interferire da parte di alcuno, tanto meno da parte del Governo, ma mi pare che le immediate dichiarazioni del Presidente del Consiglio siano state più che sufficienti per evitare qualsiasi dubbio a tale proposito.
Ciò, però, non impedisce di sottolineare anche il fatto che è necessario distinguere tra il rischio dell'interferenza e la possibilità, invece, di esprimere dei giudizi. Ciò è sempre avvenuto nella storia della Repubblica. Si esprimono giudizi sulle sentenze della Corte come su quelle della magistratura, e ciò non influenza minimamente, non diminuisce né attenua l'autorevolezza e il riconoscimento pieno delle decisioni di queste cariche e di questi poteri istituzionali; e si sono espresse sempre - avviene anche adesso, giustamente -, da parte di esponenti politici, ma anche di massimi giuristi e costituzionalisti, opinioni circa l'ammissibilità o meno di quesiti referendari. Pag. 85
Ciò è sempre avvenuto ed avviene anche adesso, ed è non solo legittimo ma utile alla democrazia, né può essere letto come una volontà di interferire con alcuno. Non credo che vi sia componente della Corte costituzionale che abbia bisogno di essere rassicurato o di ricevere solidarietà in questo senso. Ogni volta che si è discusso a proposito di una sentenza della Corte, anche in quel caso, condividendo o meno la decisione, nessuno ha mai messo in dubbio che essa rappresentasse l'esito di una discussione autonoma, libera e indipendente, quindi tutti hanno sempre riconosciuto il valore, l'indipendenza e l'autorevolezza di quella scelta.
Vorrei anche ribadire alcune considerazioni, che sono state oggetto di attenzione nel corso dei mesi scorsi e nella precedente legislatura, circa le caratteristiche della nostra Corte, poiché credo sia un punto importante. Vi è stato un lungo dibattito, anche in questa Assemblea, circa l'opportunità o meno di modificare l'equilibrio della Corte costituzionale, la quale dispone, ricordiamolo, di un prestigio internazionale indiscusso, dato proprio dalla sua storia e dalla sua autorevolezza, a sua volta garantita da un equilibrio che è stato il frutto di una discussione in sede di Assemblea costituente.
Tale equilibrio deriva dal numero e anche da chi nomina i componenti della Corte. La nomina parlamentare non attenua minimamente il fatto che a tutti - anche ai componenti di nomina parlamentare - sia riconosciuta la totale autonomia ed indipendenza nello svolgimento della loro funzione. Come qualcuno ha scritto anche in questi giorni, è la collegialità del lavoro che garantisce tutti circa l'indipendenza e l'autonomia della decisione, nonché la facoltà del singolo di poter liberamente esprimere le proprie opinioni all'interno del collegio, della Corte costituzionale.
Giustamente, nessuno - il Governo non l'ha fatto e neanche noi lo vogliamo fare - ha qui voluto esprimere delle valutazioni circa le decisioni del professor Vaccarella, anche perché abbiamo letto - e ci è stato qui riportato - le considerazioni della Corte nel respingere le sue dimissioni. Vorrei sottolineare ancora una volta, però, che ogni singolo componente della Corte, proprio per questo ruolo collegiale, ma anche per altri due elementi, quali il mandato revocabile e la non rinnovabilità del mandato stesso - due prerogative anch'esse previste dalla Costituzione proprio a tutela e a maggior garanzia dell'autonomia -, disponga della totale serenità nello svolgimento del proprio compito.
Inoltre, è previsto nella nostra prassi, nonché nell'interpretazione fin qui data dal nostro ordinamento, l'anonimato delle espressioni e delle valutazioni che vengono svolte nell'assumere una decisione prima di una sentenza. In altri paesi non è così: la Corte americana prevede il dissenting opinion e dunque, dopo ogni sentenza, chi ha dissentito dalle motivazioni e dalle decisioni assunte può intervenire per esprimere la propria valutazione. Sino ad ora, da noi il dibattito giuridico ha preferito mantenere questo anonimato, ed anche ciò rappresenta un ulteriore elemento di garanzia.
Ritengo, dunque - senza, ripeto, voler disquisire e valutare le dimissioni -, che ogni singolo componente della Corte costituzionale abbia la possibilità, l'autorevolezza e la serenità di poter ascoltare il dibattito che si svolge nel Paese, e il riconoscimento comunque, a posteriori, che qualsiasi decisione venisse poi assunta dalla Corte sarebbe indiscutibile e rispettata da tutti come una scelta di assoluta indipendenza e autonomia. Credo sia opportuno ribadire tutto ciò nel corso dell'informativa che è stata richiesta, invece di politicizzare...
PRESIDENTE. La invito a concludere.
GRAZIELLA MASCIA. ... questioni così delicate, come quelle che attengono ai nostri principali beni comuni, che devono essere assolutamente salvaguardati (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Ronconi. Ne ha facoltà.
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MAURIZIO RONCONI. Signor Presidente, ringrazio il Vicepresidente del Consiglio per la sua puntuale informativa, che segue quella resa al Senato della Repubblica.
Nella Conferenza dei capigruppo, l'UDC ha evidenziato la necessità di prudenza rispetto ad un dibattito parlamentare sulla questione in esame, che noi reputiamo molto delicato. Si rischia, infatti, un confronto nell'aula parlamentare, fra Parlamento e Corte costituzionale, la quale invece, a nostro avviso, deve essere difesa nella sua autonomia e nella sua alta funzione. Pertanto, continueremo ad attenerci alla prudenza che abbiamo già manifestato in questa sede.
D'altra parte, le dimissioni del giudice Vaccarella sono un atto grave e preoccupante, anche perché i precedenti sono scarsissimi. Il giudice Vaccarella, esplicitamente, anche con una lettera, ha rivolto un'accusa chiara, in modo particolare al Presidente del Consiglio, per la tiepidezza delle smentite rispetto alle dichiarazioni precedentemente rese da esponenti del Governo.
Oggi, in questa sede, il discrimine è molto labile: da una parte, dobbiamo tutti, come parlamentari, difendere l'autonomia e l'autorevolezza della Corte, dall'altra, dobbiamo anche garantire la libertà della politica di dibattere anche su questioni di cui è investita la Corte costituzionale.
Vi è da dire che non solo in questa occasione, ma anche in altre precedenti, troppo spesso esponenti del Governo sono ricorsi a giudizi francamente poco appropriati e, nel caso specifico, persino irrispettosi verso la Corte costituzionale. Tuttavia, sappiamo bene, signor Vicepresidente del Consiglio, che ci troviamo di fronte ad un Governo in larga parte formato da ministri troppo loquaci, litigiosi ed anche, in qualche caso, (lasciatecelo dire) inesperti.
La preoccupazione è che tali valutazioni, tali giudizi negativi - vi sono stati, infatti, giudizi negativi sulla Corte Costituzionale - possano creare un grave vulnus rispetto alle decisioni che la Corte Costituzionale dovrà assumere a breve in ordine alla eventuale ammissibilità del referendum elettorale. Si tratta di polemiche che possono aprire uno spazio di confronto improprio sulle decisioni che saranno assunte dalla Corte costituzionale: questa è oggi la nostra maggiore preoccupazione.
A nostro avviso, con assoluta sincerità, ad oggi non esistono elementi per poter dire che la politica abbia in realtà influenzato la Corte.
Abbiamo soltanto dei gravi segni di arroganza e superficialità nei giudizi, che sono anche impropri. D'ora in avanti, da una parte avremo il legittimo dibattito sui quesiti referendari - che si svolgerà non solo in questa sede parlamentare, ma in modo particolare tra i partiti e nelle piazze -, mentre dall'altra avremo i giudizi di ammissibilità della Corte costituzionale sui quesiti referendari. Sono due questioni da scindere in fretta, perché la prima riguarda e compete esclusivamente alla politica, l'altra è di competenza, anch'essa esclusiva, della Corte costituzionale.
Con tutta sincerità ci auguriamo che così avvenga e che vengano riconosciute le funzioni e le competenze della politica da una parte e della Corte costituzionale dall'altra, con una separatezza di competenze chiara e assolutamente rispettosa delle istituzioni.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Brigandì. Ne ha facoltà.
MATTEO BRIGANDÌ. Signor Vicepresidente del Consiglio, l'informativa che lei ci ha reso è stata esaustiva dal punto di vista del fatto, ma lo è stata un po' meno dal punto di vista del «retro-fatto». È difatti evidente che gli eventi si sono cronologicamente svolti come da lei puntualmente elencati, ma è altrettanto evidente che mancano fatti e/o considerazioni che credo maggiormente interessino quest'aula.
Infatti, è stato riconosciuto fino ad ora dai rappresentanti di tutti i gruppi e dallo stesso Governo che il professor Vaccarella sia una persona stimatissima e di comprovate doti giuridiche ed umane. Trovo Pag. 87quindi abbastanza difficile che le dimissioni di una persona di quel livello e con quella carica siano state rassegnate, come è stato ipotizzato, in seguito a critiche avanzate da parte della dottrina ad alcune posizioni della Corte costituzionale, che possono avere indotto una persona di quel livello e con quella carica a rassegnare le proprie dimissioni.
È, pertanto, evidente che siamo di fronte ad una circostanza che ha fortemente leso e turbato il comportamento del giudice costituzionale, che evidentemente si è sentito stretto, o probabilmente circondato, da una situazione che, di giorno in giorno, è sempre più politica e meno istituzionale. Credo, quindi, che in questa legislatura sia necessario procedere ad un riassetto costituzionale dei vari organi costituzionali del nostro ordinamento. Cosa vuol dire? Vuol dire che la Costituzione vigente, scritta tra il 1946 e 1947 ed entrata in vigore nel 1948, stabiliva un insieme di poteri e doveri con un elemento di garanzia: la Corte costituzionale.
In tutto il mondo civile, dopo la rivoluzione francese, nell'organizzazione costituzionale degli Stati si è determinata una distinzione tra i poteri esecutivo, legislativo e giudiziario, con meccanismi di controllo vicendevole. Il nostro ordinamento, signor Vicepresidente del Consiglio, non funziona in questo modo. Il costituente del 1948 ha stabilito che il potere giudiziario, insito nello Stato, non fosse esercitato da una magistratura titolare di un tale potere, ma da una magistratura sottoposta alla legge.
Quindi, ha avuto una maggiore attenzione alla separazione dei poteri, al punto da far sì che la magistratura non fosse configurata come potere, ma come dovere, e che fosse in tal modo assicurato il primato della legge. È chiaro, infatti, che una magistratura che esercita un potere non può che essere assoggettata al popolo, perché il potere deriva dal popolo, e se così fosse si avrebbe una giustizia di maggioranza contro la minoranza. Si è scelta un'altra strada. La Corte costituzionale, a sua volta, è quell'elemento che funge da «cappello» della garanzia fra gli equilibri dei poteri dello Stato.
È evidente che l'indipendenza necessaria ai due poteri dello Stato e a coloro che esercitano, come dovere e non come potere, il potere giurisdizionale deve essere garantita anche alla Corte costituzionale. Questo è un discorso serio. Tale garanzia, evidentemente, non è stata osservata al punto che un elemento di così alto spicco ha ritenuto necessario doversene allontanare.
Avremmo voluto sapere se vi siano state altre interferenze non a conoscenza del Parlamento. Questo è il motivo per cui è stato chiesto lo svolgimento di un'informativa. Altrimenti dovremmo pensare che le interferenze siano dovute ad un inesatto assetto della Corte costituzionale al momento dell'istituzione di tale organo costituzionale, cioè nella fase costituente.
Credo che non vi siano altre strade se non questa. La Corte costituzionale ha compiuto una serie di atti importantissimi e gode della più ampia fiducia di tutti. Forse ha esagerato nelle proprie attribuzioni nel momento in cui ha emanato le sentenze interpretative di rigetto, perché esse non sono altro che un modo di legiferare. Nel momento in cui è varata una norma, questa deve essere interpretata dai giudici. Il compito della Corte costituzionale - se non ricordo male la Costituzione - è stabilire se l'interpretazione è giusta o sbagliata. Nel momento in cui si scrive una sentenza interpretativa di rigetto, si invade il campo della suprema Corte.
Il problema è che la politicizzazione - un dato innegabile con il quale dobbiamo confrontarci - dell'intera magistratura segue i criteri della Corte costituzionale. Certo, non arriviamo ad essere così brutali nel dire che si tratta di una Corte 'comunista', ma certamente, se andiamo a vedere una serie di posizioni e una serie di storie di vita dei giudici, prima e dopo la loro nomina, sicuramente possiamo affermare che la posizione dei singoli giudici non è asettica rispetto alla politica.
Se è così - ed è così - noi dobbiamo pensare ad un meccanismo...
PRESIDENTE. La invito a concludere.
MATTEO BRIGANDÌ. Grazie Presidente, mi avvio a concludere. Dobbiamo pensare ad Pag. 88un meccanismo che possa restituire alla Corte costituzionale la dignità di un soggetto nei confronti del quale è possibile esprimere delle critiche da parte di tutti, meno che da parte di altri organi costituzionali, perché se così fosse, evidentemente, si sorpasserebbe un limite di accettabilità e di indipendenza di quell'organo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Donadi. Ne ha facoltà.
MASSIMO DONADI. Signor Vicepresidente del Consiglio, la ringrazio veramente per il taglio che ha voluto dare al suo intervento. Un taglio nel quale la politica, i giudizi, le valutazioni e le opinioni non hanno alcuno spazio.
Si è limitato ad un mero resoconto molto puntuale e dettagliato, peraltro, dei fatti accaduti e credo che esattamente questo, e nulla di più, fosse ciò che un Governo chiamato a riferire al Parlamento, con modalità sulle quali mi soffermerò tra breve, dovesse fare per tributare alla Corte costituzionale, organo fondamentale della nostra Repubblica e della nostra democrazia, il doveroso riconoscimento non solo nelle parole ma nei fatti, di autonomia, di autodeterminazione, di reale indipendenza e sovranità rispetto agli altri organi della nostra Costituzione.
Allora, Vicepresidente Rutelli, se la sua risposta, che in realtà non è altro che un corretto elenco di fatti, era l'unica risposta che un Governo serio potesse dare, tanto più dopo che il Presidente del Consiglio dei ministri, con parole inequivoche, aveva detto che mai c'era stato e mai ci sarebbe stato da parte dell'Esecutivo non solo il tentativo, ma nemmeno l'auspicio, di condizionare l'operato della Corte e che mai questo si era verificato, viene da domandarsi in che cosa siano consistite le ragioni di questa insistita richiesta di informativa al Governo da parte dell'opposizione. Se devo rispondere alla domanda basandomi sugli interventi dei capigruppo dei colleghi dell'opposizione che finora si sono succeduti, ossia quello dell'onorevole La Russa, che si è interessato poco del caso Vaccarella e, in realtà, ha fatto un grande spottone sul referendum, spiegandoci perché per lui il referendum è così importante, e quello del collega della Lega, che da ultimo si è lasciato andare ad una serie di propositi de iure condendo sulla riforma delle competenze e delle attribuzioni della Corte costituzionale, devo pensare che in realtà la ragione unica di quanto sta accadendo questa sera sia stata esclusivamente quella di ricercare un momento di speculazione politica, di ennesimo confronto e contrasto tra i poli su una questione che sarebbe stato molto meglio lasciare all'autonomia ed alla sovranità degli organi che in questo caso erano chiamati ad esprimersi.
Vorrei soltanto aprire una breve parentesi sul tema, ancorché estraneo all'oggetto dell'informativa, introdotto dall'onorevole La Russa, per dire che molto più della serena raccolta delle firme, che evidentemente ci auguriamo tutti, sarebbe il caso di ricordare in quest'aula che se nel Paese esiste oggi un'attenzione data dalla consapevolezza che questo Parlamento ha sì una pistola puntata alla tempia per l'approvazione una nuova legge elettorale, ma tale pistola non è rappresentata dal referendum, bensì da quella legge elettorale indecente, antidemocratica e totalmente autoreferenziale che la precedente maggioranza di Governo ha votato ed ha imposto al Paese. Si tratta di una legge che ha impoverito la nostra democrazia ed ha reso la politica ancora più lontana dai cittadini e rappresenta una pistola puntata perché è costruita per impedire a chi vince le elezioni di poter governare.
Ciò che rende il confronto tra le forze politiche così teso e difficile è sapere che il Paese non può permettersi di arrivare ad un'altra legislatura nella quale si voti ancora con quella legge scellerata: sarebbe un'altra legislatura, come quella attuale del resto, pesantemente condizionata per tutta la sua durata dal fatto di dover subire una legge architettata ad orologeria per costruire maggioranze fragili o minime al Senato.
Tornando al tema che l'opposizione con tanta insistenza ha imposto, vale a dire la vicenda delle dimissioni del giudice Vaccarella, Pag. 89credo che il concetto fondamentale, richiamato da molti, sia quello della collegialità della Corte costituzionale che è lo strumento principe che garantisce a noi tutti, sia semplici cittadini che autorità, la certezza dell'autonomia e dell'indipendenza della funzione. Tale garanzia si fonda sulla composizione della Corte che il costituente ha voluto mista, vale a dire di nomina parlamentare e di nomina giurisprudenziale.
La collegialità non solo è lo strumento attraverso il quale la Corte raggiunge l'obiettività dei propri giudizi, ma deve anche essere lo strumento attraverso il quale la Corte tutela le proprie prerogative, a partire da quella prerogativa sovrana che è costituita dalla sua autonomia e dalla sua indipendenza.
Io non metto in dubbio la buona fede e l'onestà intellettuale del giudice Vaccarella, ma è proprio con comportamenti come questi e con il fatto di uscire da questa collegialità e di far sentire la propria voce fuori da quel coro che un collega di Forza Italia ha definito come il vero scudo che dà la forza e l'autorevolezza alle decisioni della Corte e che si rischia di creare ombre di politicizzazione sulla Corte. Potrebbe essere inevitabile che poi inizino le dissertazioni, le domande, le verifiche da parte dei mezzi di stampa. Quesiti del tipo, ad esempio, chi è Vaccarella? Ha un'appartenenza politica? Quale è stata in passato la sua professione politica?
Tutti quesiti che non devono in alcun modo trovare ingresso nel dibattito istituzionale, e sta proprio alla responsabilità della politica evitare di portare al confronto politico. Il fatto rilevante è la Corte nella sua collegialità.
Credo che sia alla Camera sia al Senato l'opposizione abbia compiuto un grande errore nei confronti proprio di quella Corte costituzionale le cui prerogative diceva di voler tutelare. L'unico vero modo per tutelare la Corte è quello di rispettare non solo la sua libertà di decisione, ma anche la sua libertà di tutelare la propria autonomia con scelte sovrane ed autonome.
PRESIDENTE. Onorevole Donadi, la invito a concludere.
MASSIMO DONADI. Non posso da ultimo non rilevare che, nell'equilibrio tra i poteri, le autorità e le articolazioni istituzionali e politiche che una democrazia deve conoscere, diventa veramente difficile ritenere che chi, proprio in quanto Ministro, ricopre un ruolo e una carica fortemente politica, non possa vedersi riconosciuta la pienezza, la libertà e l'autonomia di un giudizio sia tecnico, sia giuridico, sia politico; è comunque eminentemente politico su un tema politico. Poi sta alla Corte saper sancire e tutelare la sua autonomia, che certamente non è stata rafforzata dalla condotta dell'opposizione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Buemi. Ne ha facoltà.
ENRICO BUEMI. Il gruppo della Rosa del Pugno apprezza e ringrazia il Governo per l'informativa urgente che lei, onorevole Rutelli, ha oggi reso in questa Assemblea. È stata un'informativa rigorosa, puntuale e pacata su una vicenda che abbiamo difficoltà a collocare in modo oggettivo ed univoco.
Condividiamo l'invito all'abbassamento dei toni delle polemiche. Aggiungiamo che è necessario abbassare i toni e non solo su questi argomenti. In democrazia conta il confronto sui contenuti e non la competizione sulle tonalità. E le tonalità, come si può constatare dal frastuono, sono alte su vari argomenti, mentre il confronto di merito non decolla.
L'autonomia della Corte costituzionale è garantita dalla qualità dei suoi membri, dalla loro autorevolezza, dalla loro capacità di rendersi autonomi da ogni eccesso di influenza, consapevoli che di influenze ce ne sono state, ce ne sono e ce ne saranno. Essi devono essere in grado di avere un loro libero convincimento e devono essere garantiti dal modo collegiale di procedere della Corte stessa. Su questa vicenda è auspicabile che le dimissioni del professor Vaccarella siano frutto di libero ed autonomo convincimento, sia pure in Pag. 90una forma così radicale, di un legittimo dissenso e non invece parte di una regia che punta, questa sì, alla delegittimazione della Corte.
In una democrazia autentica non vi possono essere aree di responsabilità sottratte alla possibilità di critica da parte di cittadini, siano essi liberi da responsabilità pubbliche che con incarichi istituzionali di vario livello.
La tripartizione dei poteri e il loro libero diritto a manifestare opinioni e volontà con atti e prese di posizione responsabili, non devono avere altro limite che non sia quello delle leggi.
Vi è ancora di più, oggi, l'esigenza di garantire a coloro che, pur appartenendo ad organi collegiali, non intendano condividere le decisioni degli stessi di manifestare in forma pubblica il loro dissenso, siano essi ministri, magistrati, giudici costituzionali o ordinari. La trasparenza in una società autenticamente democratica è un dovere per tutti, e non solo un diritto di chi dissente.
In conclusione, vorrei rivolgere un gentile e cordiale invito ai colleghi dell'opposizione, ormai rappresentati solo dal collega Boscetto, che oggi si sono espressi in modo così duro su tale vicenda. Non trasformiamoci in marziani giunti in questi giorni sulla terra. Da tempo, ormai, la storia e la cronaca del nostro paese registrano critiche forti alle più alte responsabilità istituzionali da parte di cittadini, giornali, altre istituzioni, politici ed altri. Si aprono quasi quotidianamente conflitti più o meno espliciti tra le istituzioni. Tutto ciò è ormai giocato in termini mediatici, si fanno processi in televisione, nelle piazze. La realtà non è ciò che è, ma ciò che appare, ed anche le dimissioni del professor Vaccarella fanno parte di questo spiacevole, ma ormai irrefrenabile, rituale (Applausi dei deputati dei gruppi La Rosa nel Pugno e L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Boato. Ne ha facoltà.
MARCO BOATO. Signor Presidente, colleghi, vorrei esprimere la piena condivisione da parte del gruppo dei Verdi delle dichiarazioni rese poco fa dal Vicepresidente del Consiglio Rutelli a nome dell'intero Governo. Ritengo, tuttavia, che sia stato provocato un dibattito per molti aspetti inutile e pretestuoso in Parlamento, che non credo giovi alla Corte costituzionale, ma che si svolge - e da questo punto di vista giustamente si svolge - perché è stato richiesto dall'opposizione.
Come tutti hanno rilevato, è stata corretta la ricostruzione dei fatti dell'onorevole Rutelli, e riteniamo pienamente condivisibili le sue valutazioni assai pacate e rispettose sulla Corte costituzionale, assai ferme sullo stato di diritto e sulla divisione dei poteri. A mio avviso appare, invece, assolutamente privo di giustificazioni e di motivazioni il comportamento dell'ormai ex giudice della Corte costituzionale Romano Vaccarella. Del resto, erano immotivate anche le precedenti dimissioni, in epoca ormai assai lontana - anzi, il primo episodio in epoca lontanissima -, sia da parte di De Nicola, il quale, come tutti sanno (ormai è un fatto storico), aveva le dimissioni «facili» anche in altri ambiti istituzionali, sia, più recentemente, da parte del giudice Ferrari, che aspirava a diventare Presidente della Corte e si dimise perché fu eletto un altro giudice.
Non mi parve allora, e non mi pare oggi, un atto di particolare nobiltà e prestigio. La Corte costituzionale non vive in una torre d'avorio. Essa è il giudice supremo della costituzionalità delle leggi, il giudice dei conflitti tra i poteri dello Stato, il giudice dell'ammissibilità dei quesiti referendari, e proprio per questo, nella sua autonomia e indipendenza, la Corte giudica su materie che fanno parte della storia della politica e, come ho detto, degli stessi conflitti istituzionali. Colleghi, decine di volte in quest'aula noi deputati, così come i senatori al Senato, abbiamo espresso giudizi sulla costituzionalità delle leggi, anche con lo strumento delle pregiudiziali di costituzionalità, e questi interventi esprimono giudizi politici sulla costituzionalità delle leggi appunto, giudizi che possono essere confermati o smentiti dalla Corte costituzionale, nella sua piena Pag. 91autonomia e indipendenza. Ricordo quanto io stesso affermai nella scorsa legislatura in quest'aula sul cosiddetto lodo Schifani. La giudicai una norma incostituzionale e mi dimisi per tale motivo da relatore sulla legge di attuazione dell'articolo 68 della Costituzione, legge di cui ero anche il primo firmatario. Molti mesi dopo, la Corte costituzionale giudicò effettivamente incostituzionale quella norma, ma non mi passò allora, e non mi passa oggi minimamente per la testa che la Corte sia stata influenzata dai giudizi da me legittimamente espressi in quest'aula.
Le dimissioni del giudice Vaccarella sono state pretestuose e sbagliate perché hanno certamente rischiato di mettere in dubbio l'autonomia e l'indipendenza della Corte costituzionale. Se lui si è dimesso e gli altri giudici no, cosa significa questa diversità di comportamento? Forse che gli altri giudici sono meno attenti alla propria autonomia ed indipendenza? Non ci rendiamo conto quanto pericoloso sia stato questo comportamento, che ha rischiato di delegittimare la stessa Corte costituzionale? Per questo hanno fatto bene gli altri quattordici giudici a respingere all'unanimità, in un primo tempo, le dimissioni e poi, quando sono state confermate, hanno fatto altrettanto bene a prenderne atto.
Come tutti gli organismi umani, anche i più alti a livello istituzionale, come la Corte, possono sbagliare. Anche la Corte costituzionale può mutare nel tempo i propri giudizi e la propria giurisprudenza ed essere oggetto di valutazioni critiche, di riflessioni storiche e dottrinarie. Ci sono interi scaffali di biblioteca che testimoniano tutto ciò; ci sono migliaia di pagine di riviste giuridiche che lo documentano. Ma il dibattito e il confronto, anche critico, non solo non minano l'autonomia e l'indipendenza della Corte, ma la rafforzano e la rendono ancora più credibile.
Perciò, consideriamo che questo episodio, le dimissioni del giudice Vaccarella, segni una brutta pagina, non nella storia della Corte, ma nella credibilità personale e istituzionale di chi ha dato vita a questa penosa vicenda. Confermo la piena condivisione delle dichiarazioni del Vicepresidente del Consiglio Rutelli, a nome del Governo, e confermo il pieno rispetto dei Verdi per l'autonomia e l'indipendenza della Corte costituzionale, che ancora in queste ore, in questi giorni, è stata fatta oggetto di una polemica strumentale e pericolosa.
Mi auguro che gli apprezzamenti positivi e pienamente rispettosi espressi pochi minuti fa, in quest'aula, dal collega Boscetto, che fanno onore a lui, oltre che alla Corte, siano pienamente condivisi dal suo partito. Le dichiarazioni ripetute e sprezzanti del leader dello stesso partito fanno purtroppo ritenere che non sia così. Per noi, questo episodio è chiuso, è davvero chiuso, e forse non si sarebbe mai dovuto aprire, per la dignità della Corte costituzionale ed anche per quella del Parlamento (Applausi dei deputati dei gruppi Verdi, L'Ulivo e La Rosa nel Pugno).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Capotosti. Ne ha facoltà.
GINO CAPOTOSTI. Signor Presidente, signor Vicepresidente del Consiglio, onorevoli colleghi, non è il caso di soffermarsi ulteriormente sui contenuti, le modalità di funzionamento e le varie forme di esplicazione del pensiero della Corte costituzionale, visto che tutti coloro che mi hanno preceduto hanno richiamato questa formula. Faccio semplicemente presente un elemento: ai giudici della Corte costituzionale, proprio in virtù dell'alta funzione che è ad essi affidata, è attribuita anche una garanzia di status, oggi addirittura superiore a quella consentita ai parlamentari per quanto concerne la libertà personale, la libertà d'opinione, l'insindacabilità delle opinioni espresse, e così via.
È questo un elemento che va sottolineato fortemente per dire con convinzione che la Corte costituzionale ha in sé tutti gli elementi, da sola, per difendersi ampiamente contro eventuali tentativi di intromissione, che nella vicenda in esame, effettivamente, non appaiono essere presenti. Per amor di verità, basta considerare due fatti: ci sono alcune forze dell'opposizione, come ad esempio Alleanza Pag. 92Nazionale, che stanno raccogliendo le firme per il referendum, e quindi stanno esprimendo un parere positivo in ordine ad esso, e ci sono alcune componenti del Governo che, sottoscrivendo il referendum stesso, hanno anticipato legittimamente una loro opinione sul tema.
Mi pare alquanto scontato, direi addirittura banale, che ci siano altre forze politiche che dicano di non essere d'accordo esprimendo quella che è una guarentigia costituzionale, cioè la libertà di pensiero, di opinioni e di parola, o altri elementi del Governo che sostengano di non essere d'accordo. Tutto ciò fa parte del dibattito critico nella normale vita politica di un paese democratico, della cui assenza francamente mi stupirei. Mi stupisco, comunque, vedendo un partito come Alleanza Nazionale che ha votato convintamente questa legge elettorale e che poi raccoglie le firme per il referendum per abrogarla. Mi sembra un poco singolare ancorché contraddittorio; tuttavia mutare opinione è legittimo e quindi registro un legittimo esercizio dell'attività politica.
Mi associo, in questo quadro definito, alle considerazioni di inopinatezza, di singolarità di comportamento già espresse da alcuni parlamentari che mi hanno preceduto, perché evidentemente il giudice professor Vaccarella si è sentito, come dire, disturbato dall'espressione di alcune opinioni e non dall'esercizio, dalla pratica di altre opinioni. Questo non dimostra serietà, non dimostra applicazione di una funzione, né livello di esercizio dei poteri dello Stato, questo attiene e fa pensare fortemente ad una pretestuosità, ad una presenza di «facciata», a un modo di riempire le colonne dei giornali che, francamente, non serve né alla Corte costituzionale né agli altri poteri dello Stato, la cui separazione è un principio consolidato mi verrebbe da dire da secoli considerando il costituzionalismo europeo moderno, quanto meno da qualche decennio.
Tutto ciò ci lascia fortemente perplessi; mi associo alle considerazioni circa la pretestuosità e l'errore nel trascinare il Parlamento in un'analisi, in un dibattito che di fatto non porta a nulla, se non a valutare che, ancora una volta, stiamo impiegando il nostro tempo, affidatoci dagli elettori, su questioni che non portano a nulla, rispetto alle domande che vengono dal Paese. Mi riferisco alle domande di lavoro, di sicurezza, di legalità, di giustizia, di assistenza ai deboli e quant'altro. Mi sembra che, da un lato, dovremmo interrogarci un po' sulle questioni che emergono dal Paese rispetto a quelle che ci poniamo e, dall'altro, voglio sperare, considerare esaurita la problematica, nel momento in cui abbiamo - e di questo ringrazio il Governo e mi associo alle espressioni usate - una puntuale e doverosa esposizione istituzionale di quanto è accaduto, legittima nell'esercizio di poteri autonomi e indipendenti.
Non mi considero un giurista di rango costituzionale, non mi avventuro nell'enunciazione ulteriore di divisioni, rapporti e incroci, però da uomo del popolo - come mi piace definirmi - registro uno strano svolgimento di una vicenda, che può avere una spiegazione, e io non credo al caso. Il tempo è galantuomo e quindi speriamo che farà luce e chiarezza più avanti su quello che sta realmente accadendo.
A nome del gruppo Popolari-Udeur, invito tutte le altre forze politiche a considerare chiusa la vicenda questa sera, perché non v'è più di tanto da dire sulla stessa. Le dinamiche politiche e istituzionali continuano, proseguono e naturalmente si svolgono senza intrusioni o strani tentativi di «colpi bassi». Laddove questo dovesse dimostrarsi un tentativo di «colpo basso» su un tema che nulla c'entra con quelli che oggi sono i momenti emergenziale del Paese, allora torneremo sul punto più avanti, dicendo e additando anche le responsabilità di chi veramente, se così dovesse essere, può aver messo in discussione la sovranità, l'indipendenza e l'assetto dei poteri dello Stato che sono costati - ricordo - sangue, sacrificio e impegno da parte di molte generazioni.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Del Bue. Ne ha facoltà.
MAURO DEL BUE. Signor Presidente, credo mi sia affidato il compito di concludere Pag. 93i lavori di questa sera e di svolgere il ruolo che una volta l'onorevole Pajetta definì di colui che si accinge a spegnere la luce. Quindi sarò molto breve e voglio anzitutto dare atto al Vicepresidente del Consiglio, l'onorevole Francesco Rutelli, della puntualità e della precisione dell'analisi dei fatti, così come è stata prospettata nella sua breve ma chiara relazione.
Inizio anch'io dal riconoscimento, che credo unisca tutte le forze parlamentari, del rispetto dell'autonomia e dell'indipendenza della Corte costituzionale, i cui poteri sono sanciti dall'articolo 134 della Costituzione e le cui modalità di nomina sono sanciti dagli articoli immediatamente seguenti.
D'altra parte separerei su questo argomento le questioni.
Innanzitutto, e giustamente ciò è stato ricordato dall'oratore che mi ha preceduto, nonché dall'onorevole Boato, distinguerei tra il rispetto dell'autonomia e dell'indipendenza della Corte costituzionale e l'esercizio della libertà di pensiero degli esponenti politici e dei leader dei partiti, i quali possono esprimere giudizi sui singoli atti e dubbi, perplessità e riserve anche sulla costituzionalità dei singoli atti, anche quando essi siano riferiti a referendum abrogativi di leggi elettorali.
Non penso che dobbiamo dipingere la Corte costituzionale con toni di sacralità, come è stato fatto da qualcuno precedentemente al mio intervento. Non esiste il rispetto dell'infallibilità della Corte costituzionale (né è richiesto dalla nostra Costituzione) e poi all'infallibilità ha ormai rinunciato perfino il Pontefice, che ha scritto un libro sulla vita di Gesù Cristo e in premessa invita tutti a criticarlo.
È assurdo che se rinuncia all'infallibilità il Pontefice dobbiamo riconoscere la stessa ad un consesso di uomini, in parte eletto oltre tutto dal Parlamento.
Naturalmente se si entra nel merito del giudizio delle singole forze politiche, dei singoli esponenti sull'uso dei referendum abrogativi per cambiare le leggi elettorali, personalmente, e così anche il mio gruppo e il mio partito, rimaniamo della nostra opinione, che abbiamo già espresso in occasione del primo referendum abrogativo - proposto, per così dire, con uso propositivo - della legge elettorale, ovverosia quello del 1991 sulle preferenze, poi reiterato con l'uso ancora più puntuale dello strumento abrogativo per far «sorgere» una nuova legge.
La Costituzione all'articolo 75 prevede la possibilità di usare il referendum abrogativo per sopprimere leggi o parti di leggi, ove per parti di leggi s'intende, a nostro giudizio, articoli di leggi.
Ma dal 1991 si è usato lo strumento del referendum abrogativo per far «sorgere» nuove leggi, che è cosa diversa dall'uso abrogativo della legge. È un giudizio che esprimiamo non da oggi e non solo in riferimento alle dimissioni del professor Vaccarella, ma lo sosteniamo da tempo e ritengo senza ombra di dubbio che abbiamo la possibilità legittima di sostenerlo, attraverso il libero pensiero e l'espressione della critica anche rispetto ad alcuni atti della Corte costituzionale.
Altra cosa potrebbero certamente essere eventuali ingerenze del potere esecutivo (potere previsto dalla Costituzione) nei confronti di un altro potere, di un altro organo dello Stato come la Corte costituzionale.
E - diciamo la verità - ci sono esponenti che sono ad un tempo ministri e segretari di partito, o portavoce di movimenti e di partiti. Due di loro, ad esempio, sono - se vogliamo parlarci chiaro - sul «banco degli imputati»: l'onorevole Mastella, che è Ministro della giustizia e ad un tempo segretario dei Popolari-Udeur, e l'onorevole Pecoraro Scanio, che è ad un tempo portavoce dei Verdi e Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Diciamo che hanno espresso delle opinioni in quanto esponenti-leader, segretari o portavoce dei rispettivi movimenti e non in quanto ministri. Ormai c'è questa duplicità in Italia; non ci sono solo i conflitti di interesse di Berlusconi e a volte ci può essere conflitto di interesse politico tra il ruolo di ministro e quello di esponente politico di rilievo di un partito. Hanno espresso delle opinioni in quanto Pag. 94esponenti di rilievo dei loro singoli partiti o movimenti politici e per tale ragione non vedo assolutamente nulla di anomalo in questo comportamento.
Naturalmente sono dispiaciuto che un uomo, autonomo e indipendente come il giudice Vaccarella abbia deciso di dimettersi da un organismo in cui è richiesto l'esercizio del massimo di autonomia ed indipendenza da ogni forza politica e da ogni altro potere. Mi dispiace che queste dimissioni siano state prima respinte e poi confermate e, alla fine, accolte dalla Corte costituzionale.
Il rammarico si unisce però al rispetto di una libera scelta di un esponente che ha deciso di compiere un atto che, come è stato ricordato poc'anzi dall'onorevole Gambescia, non ha precedenti nelle motivazioni rispetto agli atti di dimissioni che sono stati praticati prima da Ferrari e da De Nicola. Un atto senza precedenti, ma un atto personale che, in quanto tale, mi sento di rispettare pienamente.
PRESIDENTE. Constato l'assenza dell'onorevole Neri, che aveva chiesto di parlare: s'intende che vi abbia rinunziato.
È così esaurito lo svolgimento dell'informativa urgente del Governo.