Menu di navigazione principale
Vai al menu di sezioneInizio contenuto
Sull'ordine dei lavori (ore 12,11).
ANTONIO LEONE. Chiedo di parlare.
Pag. 11PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANTONIO LEONE. Signor Presidente, lei ricorderà - come ricordano i colleghi - che, nel corso della seduta di giovedì scorso, è mancato il numero legale sul voto finale della proposta di legge sull'obiezione di coscienza. Ella ricorderà anche che il presidente del gruppo di Alleanza Nazionale, onorevole La Russa, era intervenuto, la mattina di giovedì, per chiedere alla Presidenza ed ai colleghi che le dichiarazioni di voto e il voto finale su tale provvedimento fossero rinviati ad oggi. Ella ricorderà infine che alcuni colleghi del centrosinistra si opposero a questa richiesta, con la dichiarata intenzione di svolgere nel pomeriggio di giovedì le dichiarazioni di voto ed il voto finale.
È accaduto però che, preordinatamente, con scienza e coscienza, deliberatamente, i colleghi dei gruppi del centrosinistra sono stati mandati via; nel pomeriggio di giovedì, così, si sono svolte regolarmente le dichiarazioni di voto, nel vuoto più totale dell'aula, e poi, giunti al voto finale, è mancato il numero legale e si è proceduto al rinvio.
Intendo far presente alla Presidenza - e sono certo che ella si farà carico di rappresentare la questione al Presidente Bertinotti - che in più di una occasione noi siamo stati fatti oggetto, da parte di alcuni capigruppo dei gruppi della maggioranza, della critica di non voler lavorare il giovedì pomeriggio. Invece, in questa occasione si è giunti a veder deliberatamente mandar via i colleghi da parte del centrosinistra, per non votare il provvedimento che era in esame. Chiedo dunque che il Presidente prenda atto una volta per tutte dell'atteggiamento della maggioranza nei confronti del Parlamento. Non si può infatti sottacere che quello che si è verificato è stato uno sgarbo: è stato indegno arrivare al pomeriggio per svolgere le dichiarazioni di voto, mandar via la gente per non votare, e allo stesso tempo respingere la richiesta dell'opposizione. Una richiesta che peraltro avrebbe avuto la semplice conseguenza di far cominciare la seduta di questa mattina con le dichiarazioni di voto, per passare poi al voto finale.
Non intendiamo assolutamente essere strumento di un simile comportamento, né vogliamo assecondare chi a parole dice di voler lavorare e poi, invece, evidentemente non vuole farlo. Nel chiedere dunque che si prenda atto della situazione, annuncio che, per protesta, il gruppo di Forza Italia non parteciperà al primo voto di questa mattina: un voto che si sarebbe potuto serenamente svolgere la scorsa settimana, o che si sarebbe potuto svolgere oggi, dopo il regolare espletamento, alla presenza di tutti colleghi, delle dichiarazioni di voto. Non vogliamo dunque che si affermi un simile modo di fare e che ci si prenda gioco non tanto dell'opposizione, quanto soprattutto dell'istituzione parlamentare, così come si è fatto giovedì scorso. È per questa ragione che preannunzio che il gruppo di Forza Italia non parteciperà al primo voto di questa mattina, ossia al voto finale sul provvedimento sull'obiezione di coscienza.
CARLO GIOVANARDI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CARLO GIOVANARDI. Signor Presidente, intendo intervenire sulle modalità secondo cui ci accingiamo a votare il provvedimento sull'obiezione di coscienza. Anch'io intendo sottolineare l'anomalia di tali modalità, che ci hanno portato a svolgere ad aula vuota le dichiarazioni di voto su un provvedimento che non è banale, ma che investe le grandi questioni di principio sottostanti al rapporto fra obiezione di coscienza, leva militare obbligatoria e revoca delle dichiarazioni.
Quindi, si tratta di un provvedimento importante, con tutti i risvolti che una discussione su questo argomento mette in campo. Sono cadute totalmente nel vuoto le motivazioni con le quali ho espresso la mia assoluta e determinata contrarietà, anche come ministro con delega nelle scorse legislature, a questo strano modo di procedere dell'Assemblea. Ora, e finisco, Pag. 12mi sembra assolutamente anomalo che scientemente non si sia accolta la richiesta di rinviare sia le dichiarazioni di voto sia il voto finale ad una mattina priva di intenso lavoro parlamentare come quella odierna, costringendo l'Assemblea a riunirsi di nuovo giovedì pomeriggio per svolgere le dichiarazioni di voto nell'assenza totale dei colleghi, che sono stati «congedati».
Non è una bella pagina di vita parlamentare!
PRESIDENTE. Onorevole Giovanardi, l'ho lasciata terminare, però ricordo che, con riferimento al provvedimento sull'obiezione di coscienza, essendo mancato il numero legale, noi dobbiamo solo procedere alla ripetizione del voto e dunque non si può più dar luogo ad interventi che, di fatto, sono sul merito del provvedimento.
Quanto all'organizzazione dei lavori del pomeriggio di giovedì, ricordo che per tale seduta il calendario prevedeva comunque lo svolgimento di votazioni e dunque, in assenza di diverso accordo tra i gruppi, la Presidenza non poteva fare altro che proseguire secondo l'ordine del giorno. Naturalmente, le questioni che sono state esposte in questa sede potranno essere sollevate in sede di Conferenza dei capigruppo ai fini di un'adeguata organizzazione dei lavori.
IGNAZIO LA RUSSA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
IGNAZIO LA RUSSA. Intendo intervenire sulla questione sollevata dal collega Giovanardi. Noi di Alleanza Nazionale parteciperemo alla votazione, perché ci teniamo a far sì che risulti, in maniera chiara e documentale, il nostro «no» a questo provvedimento, che veramente arriva all'inverosimile, consentendo che si possa essere, per furbizia, obiettori di coscienza e armati. (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).