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Si riprende la discussione.
(Posizione della questione di fiducia - Emendamento Dis.1.1. del Governo - A.C. 2534-A)
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali, Vannino Chiti. Ne ha facoltà.
VANNINO CHITI, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Colgo questa occasione, prima di motivare ufficialmente la posizione della Pag. 80questione di fiducia, per chiarire - almeno spero - un punto della precedente discussione.
Non ho voluto - mi dispiace se questa è stata l'impressione - né esprimere una valutazione sulle persone, né, meno che mai, sul Parlamento, né sull'ostruzionismo, che è previsto dal Regolamento e che noi stessi, quando eravamo all'opposizione, abbiamo praticato. Ho reagito, in realtà, ad una provocazione, perché anche porre la fiducia è una scelta che i Governi fanno. Si può dissentire, ma anche quando si adottano queste misure è necessario motivarle politicamente.
Detto questo, vorrei dire che non abbiamo posto la questione di fiducia per motivi interni alla maggioranza. C'è stato, onorevole Leone, un confronto alla luce del sole nella maggioranza e con l'opposizione. Il testo di questo emendamento e del decreto-legge nel suo complesso trova pienamente unita la maggioranza.
La questione sorprendente è che, secondo quanto emerso nel dibattito, l'emendamento trova punti di convergenza anche con l'opposizione. Questo è il punto di stranezza della situazione politica che viviamo, perché il Governo e la maggioranza non sono stati chiusi nel confronto su un decreto-legge così delicato e importante, che non riguarda soltanto i debiti della sanità.
Al Senato erano già state accolte proposte emendative avanzate dall'opposizione e anche alla Camera ci sono stati interventi di modifica. Voglio ricordare a tutti noi quelli più significativi: è stato abolito il ticket sulla diagnostica (è stata una richiesta comune, sollevata più volte nella discussione di questi mesi, sin dal dibattito sulla legge finanziaria per l'anno 2007); è stata modificata la copertura finanziaria del decreto-legge; sono stati abrogati i commi 3, 4 e 5 riguardanti la sospensione esecutiva nei confronti dei debitori; è stata anche introdotta la trasmissione alla Corte dei conti per un eventuale giudizio di responsabilità non solo amministrativa, ma anche contabile. Questo è il testo del provvedimento che è stato sottoposto all'esame di questa Assemblea e che sarà oggetto del voto di fiducia e del voto finale.
Proprio perché il Governo ha accettato queste modifiche, in un confronto serio con la maggioranza e con l'opposizione, il provvedimento deve tornare al Senato e decadrà qualora non fosse nuovamente approvato da quel ramo del Parlamento entro il prossimo 19 maggio e si perderebbero tutti quegli arricchimenti e quelle modifiche di cui ho parlato, che incidono sulla vita concreta dei cittadini.
È questo il motivo per cui abbiamo dovuto scegliere di porre la questione di fiducia. Il gruppo della Lega Nord Padania, infatti, ha dichiarato esplicitamente che, utilizzando legittimamente il Regolamento - a tal proposito ho avuto più di un colloquio, anche alla luce del sole, con gli esponenti di questo gruppo parlamentare - avrebbe tenuto una condotta ostruzionistica fino a quando fosse stato possibile. Non sarebbero pertanto stati garantiti i tempi per una definitiva approvazione del provvedimento.
Mi dispiace, perché credo che, se non fossimo stati costretti a porre la questione di fiducia, probabilmente l'atteggiamento dei gruppi parlamentari e dei deputati durante il dibattito non sarebbe stato forse favorevole, ma comunque sarebbe stato diverso rispetto alla scelta che ora si dovrà compiere.
Per queste considerazioni, signor Presidente, colleghi, come ho preannunciato, a nome del Governo, a ciò espressamente autorizzato dal Consiglio dei ministri, pongo la questione di fiducia sull'approvazione, senza subemendamenti ed articoli aggiuntivi, dell'emendamento del Governo, su cui è stata ora dichiarata l'ammissibilità dalla Presidenza, interamente sostitutivo dell'articolo unico del disegno di legge n. 2534 di conversione del decreto-legge 20 marzo 2007, n. 23.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori l'onorevole Leone. Ne ha facoltà.
ANTONIO LEONE. Signor Presidente, vorrei innanzitutto ringraziare per la precisazione Pag. 81il Ministro Chiti, visto che la richiesta di chiarimenti su alcune parole che sono «volate» in quest'Assemblea era stata fatta da un membro del gruppo cui appartengo, l'onorevole Rivolta.
Voglio aggiungere, senza alcuna polemica, che forse questa fiducia rimarrà un mistero. I nostri interventi avrebbero potuto essere interrotti con un semplice voto: infatti sarebbe stato sufficiente chiedere il voto per la chiusura anticipata della discussione sul complesso degli emendamenti. Invece, la maggioranza ha consentito che si andasse avanti stancamente su questa strada, senza neanche forzare i tempi. È chiaro che, in questo modo, si incute legittimamente il sospetto, come ho detto prima, signor Ministro, che il tempo servisse non solo a noi per rappresentare le nostre esigenze, ma anche alla maggioranza per ricomporsi al proprio interno. È quello che ho detto prima e di questo mi deve dare atto: gli strumenti da parte della maggioranza per proseguire su questo provvedimento c'erano, ma non sono stati messi in atto.
Infine, considerato che sono stati accolti alcuni nostri emendamenti - e di questo vi ringrazio - non comprendo perché poi non si è tentato di andare avanti con il provvedimento. L'atteggiamento della Lega, come lei ha sottolineato, era quello di un solo gruppo, mentre non è stato verificato l'atteggiamento di Forza Italia e di altri gruppi dell'opposizione.
Era questo il motivo del mio intervento precedente. La ringrazio, in ogni caso, del chiarimento. Comunque, torno a ripetere che questa fiducia, mai come questa volta, per voi e anche per noi, rimane un mistero, per altri non lo so.
ANDREA GIBELLI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANDREA GIBELLI. Signor Presidente, sono corso in aula perché ho sentito dai televisori del circuito interno le dichiarazioni del ministro Chiti.
La ringrazio per aver voluto sottolineare la rabbia del nostro movimento rispetto a un provvedimento che non condividiamo. Con la franchezza che anche in altre circostanze ci ha visti impegnati, abbiamo deciso di aiutare il dibattito attraverso delle azioni consentite dal Regolamento, vale a dire mediante l'utilizzo del tempo necessario per intervenire sul complesso degli emendamenti.
È evidente che questa misura viene utilizzata, a seconda che ci si trovi in maggioranza o all'opposizione, dalla parte politica avversa quando non si ritiene opportuno entrare nel merito del provvedimento che, con una scelta politica autonoma, si decide di contrastare con la denuncia politica e parlamentare: è un provvedimento che, come abbiamo detto negli interventi sul complesso degli emendamenti, non riteniamo possa costituire una strada percorribile.
È altrettanto vero che il nostro gruppo aveva presentato una serie di emendamenti e, a causa della scelta del Presidente Bertinotti di tagliarne una gran parte, utilizzando una norma del Regolamento, è stata fortemente ridotta la nostra possibilità emendativa. Di fatto il Presidente della Camera ha consentito di entrare nel merito soltanto di pochi emendamenti e il nostro gruppo ne aveva presentati solo 18. A tal proposito, al di là dei precedenti, riteniamo grave il voler limitare l'intervento dei parlamentari.
La questione di fiducia - ciò non mi vede d'accordo con quanto da lei affermato - si è resa necessaria, a nostro avviso, più che altro per affrontare le questioni all'interno della maggioranza; anche se il mio rimane un giudizio politico. Calcolando i tempi con l'applicazione dell'articolo 85 del Regolamento, la cosiddetta «norma ghigliottina», si verifica nei fatti che si sarebbe potuto, nel vostro interesse, evitare la fiducia e intraprendere, semmai, un difficile percorso parlamentare.
Rimane evidentemente la gravità di non voler affrontare la questione nel merito. In questa legislatura molti precedenti dimostrano che spesso l'azione di carattere ostruzionistico si manifesta in punti ben determinati dell'iter di approvazione del Pag. 82provvedimento. La questione di fiducia è stata posta comunque a monte di un percorso politico, che riteniamo molto ostico per quanto riguarda i rapporti all'interno della maggioranza. Mi permetto di dirle che, intervenendo per primo, a nome del mio gruppo, sul complesso degli emendamenti, mi ero riferito alla considerazione - questo è un giudizio politico, che non lascia spazio comunque al confronto avvenuto in precedenza e che non ha nulla di personale - che dalla Toscana, sua regione d'appartenenza, signor ministro, e salendo verso nord molti parlamentari del centrosinistra debbano, se non vergognarsi, almeno sentirsi in forte imbarazzo. Tali parlamentari, infatti, sul territorio chiedono ai propri «governatori», di centrodestra e di centrosinistra, di rispettare i patti di stabilità; ma ci sono alcune regioni che non lo fanno.
Il provvedimento in esame certifica la non percorribilità in concreto di una serie di aperture di natura politica che fanno riferimento al federalismo fiscale, giacché diviene politicamente difficile spiegare che si potrà porre in essere - a parole, nelle vostre intenzioni, ma vedremo nelle prossime settimane cosa accadrà - un meccanismo di federalismo fiscale che obbligatoriamente impegnerà le regioni ad un'autoregolamentazione connessa ad un principio di responsabilità assolutamente inderogabile. Ciò in considerazione del fatto che i tre miliardi di euro del famoso «tesoretto», che l'estrema sinistra, in particolare Rifondazione Comunista, intende impegnare...
PRESIDENTE. La invito a concludere.
ANDREA GIBELLI. Concludo, signor Presidente. Stavo dicendo che l'estrema sinistra intende impegnare il «tesoretto» per estendere l'assistenza di tipo sociale ad una serie di garanzie che ritiene sensibili e per molte altre questioni sulle quali non mi trovo d'accordo Oggi, un piccolo «tesoretto» se ne va attraverso i buchi di bilancio di regioni che non hanno nulla in comune con chi, invece, ha voluto risparmiare, ha saputo rimanere nel patto di stabilità. Ciò obbliga oggi ad affermare che lo Stato centrale permette di «farla franca» a chi, in alcune regioni, non vuole rispettare le regole.
In tale prospettiva politica, il tono molto acceso della Lega si giustifica rispetto ad una serie di aspettative che la posizione della questione di fiducia - senza la quale il dibattito, in tempi ragionevolmente certi, ci avrebbe portato ad un approfondimento in merito - ci ha impedito di poter discutere.
Signor ministro, a volte la parte politica che rappresento testimonia in Assemblea in maniera molto diretta, non evidentemente sul piano personale, del fatto che anche da parte della gente c'è una fortissima indignazione. Molte persone, infatti, ci hanno scritto e-mail dal sud d'Italia, dalle regioni guidate dal centrosinistra che rispettano il patto di stabilità, che affermano che la battaglia che Lega Nord sta combattendo in Parlamento è sacrosanta, perché difende un diritto di tutti (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania, Forza Italia e UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)).
PRESIDENTE. A seguito della decisione del Governo di porre la questione di fiducia, la Conferenza dei presidenti di gruppo è convocata immediatamente al piano aula per l'organizzazione del seguito del dibattito. La seduta dell'Assemblea riprenderà subito dopo la conclusione di tale riunione.
La seduta, sospesa alle 19,45, è ripresa alle 20,30.