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Discussione del disegno di legge: S. 1449 - Conversione in legge del decreto-legge 30 marzo 2007, n. 36, recante disposizioni urgenti in materia di Consigli giudiziari (Approvato dal Senato) (2567) (Esame e votazione di una questione pregiudiziale) (ore 21,47).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Conversione in legge del decreto-legge 30 marzo 2007, n. 36, recante disposizioni urgenti in materia di Consigli giudiziari.
(Esame di una questione pregiudiziale - A.C. 2567)
PRESIDENTE. Ricordo che è stata presentata la questione pregiudiziale Leone e Pecorella n. 1 (Vedi l'allegato A - A.C. 2567 sezione 1).
A norma dei commi 3 e 4 dell'articolo 40 e del comma 3 dell'articolo 96-bis del Regolamento, la questione pregiudiziale può essere illustrata per non più di dieci minuti da uno solo dei proponenti. Potrà, altresì, intervenire un deputato per ognuno degli altri gruppi per non più di cinque minuti.
Il deputato Leone ha facoltà di illustrare la sua questione pregiudiziale.
ANTONIO LEONE. Signor Presidente, questa pregiudiziale inerisce al disegno di legge di conversione del decreto-legge Pag. 36n. 36 del 2007, che reca disposizioni urgenti in materia di Consigli giudiziari, prevedendo che i componenti i Consigli giudiziari in carica continuino a svolgere le proprie funzioni quasi a tempo indeterminato e senza limite.
Il primo appunto che si può muovere al provvedimento in esame sta nel fatto che quest'ultimo non rispetta i presupposti di costituzionalità previsti dall'articolo 77 della Costituzione. Non si vede che cosa abbia a che fare la decretazione d'urgenza con la proroga di alcuni Consigli giudiziari. Addirittura si prevede l'elezione di altri organismi all'interno dei Consigli giudiziari nel 2008.
L'urgenza non esiste, ma esiste un'altra necessità: questa maggioranza e questo Governo, per la verità, non riescono per le vie ordinarie a portare a compimento alcuni progetti e di conseguenza intervengono attraverso lo strumento della decretazione d'urgenza.
La verità è che siamo di fronte ad un immobilismo totale del Governo e di questa maggioranza che vara solo provvedimenti propagandistici ed elettorali mentre, per quanto attiene a tutta una serie di comparti, non essendo in grado di portare a conclusione nulla, sia per esiguità dei numeri al Senato, sia per disattenzione qui alla Camera, ricorre alla decretazione d'urgenza.
La maggioranza si lamenta poi che da parte dell'opposizione si faccia uso di ostruzionismo, ma esso è finalizzato soltanto a rimettere in linea tutta una serie di imprecisioni portate all'attenzione di quest'aula attraverso i decreti-legge.
Contestiamo, quindi, in primis il metodo e la logica della decretazione d'urgenza. Al contrario, invece, il Governo dovrebbe portare a termine una serie di provvedimenti con la legislazione ordinaria.
Non è accettabile, inoltre, nell'ambito del provvedimento in esame, un aspetto semplicissimo, quasi indecoroso, che rasenta i limiti della non democraticità: si fissa una prorogatio indefinita di organi elettivi, minando fortemente la natura democratica delle elezioni previste per tale tipo di organi.
Per quanto riguarda le elezioni del Consiglio direttivo della Corte di cassazione e dei Consigli giudiziari della Corte di appello, previste all'interno del provvedimento, occorre rilevare che i suddetti organi, istituiti con decreto legislativo 27 gennaio 2006, n. 25, non sono in scadenza, in quanto di durata quadriennale.
Non vedo quindi perché si debba intervenire in questo modo e ricorrere ad un provvedimento d'urgenza, senza aspettare regolarmente la scadenza, per inserire con una norma alcuni presupposti diversi rispetto a quelli previsti.
Pertanto, siamo di fronte ad una cattiva pratica costante del Governo Prodi, che usa impropriamente uno strumento - quello del decreto-legge - anche per normare materie delicate come quella oggetto del provvedimento in esame, senza che ve ne sia un'obiettiva necessità.
Siamo palesemente di fronte ad un'incostituzionalità del provvedimento in esame: per decreto-legge non si possono prorogare organi elettivi, non si possono stabilire i termini per le elezioni e non si può mandare avanti l'attività di quegli organi, in attesa che accada qualcosa al loro interno. Stiamo parlando di organi elettivi di Consigli giudiziari dei magistrati: i magistrati stessi dovrebbero richiedere che questo provvedimento venisse cestinato, perché non si può portare all'attenzione del Parlamento una proroga indefinita, per quanto riguarda, come dicevo prima, gli organi elettivi dei magistrati, che invece devono essere sottoposti democraticamente alle elezioni, nel rispetto dei termini. Non lo avete previsto nel decreto-legge, non potete continuare in questo modo e noi chiediamo che il provvedimento non passi il vaglio di costituzionalità dell'Assemblea, attraverso un voto cosciente e giuridicamente valido.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Palomba. Ne ha facoltà.
FEDERICO PALOMBA. Presidente, intervengo per contrastare in radice la questione pregiudiziale di costituzionalità presentata dal centrodestra sul decreto-legge Pag. 37recante disposizioni urgenti in materia di Consigli giudiziari. Devo subito dire che - sebbene abbia letto e riletto il testo e udito ora anche l'illustrazione del collega Leone - non sono riuscito a trovare un benché minimo appiglio meritevole non solo di accoglimento, ma neppure di discussione in punto di costituzionalità. La pregiudiziale mi è parsa più ispirata alla volontà di dare un immotivato «buffetto» al Governo, che fondata su solidi profili costituzionali, nessuno dei quali è stato invocato (se si eccettua l'articolo 77 della Costituzione, relativo ai presupposti di necessità e di urgenza richiesti per l'adozione di un decreto-legge).
Porre una questione di tal fatta tanto per dire qualcosa, per «dovere di firma», prima ancora che un'offesa alla logica rischia di essere un'indebita contestazione nei confronti del Capo dello Stato, che ha delibato il provvedimento anche nei profili di costituzionalità e lo ha emanato (ed è noto il rigore che il Presidente della Repubblica pone nel cercare puntigliosamente il riscontro di tutti i requisiti di costituzionalità dei provvedimenti legislativi).
Nel merito è difficile riscontrare una situazione più necessitata ed urgente di questa, non potendosi lasciare il vuoto né normativo, né amministrativo, nel funzionamento di organi così delicati come i Consigli giudiziari, il cui ruolo incide non tanto sull'esercizio della giurisdizione - che appartiene a ciascun magistrato - ma sulla funzionalità dell'amministrazione della giustizia (basti pensare alla formazione delle tabelle che determinano l'assegnazione di ciascun magistrato alle specifiche funzioni).
Nel caso in esame è detto chiaramente, nel preambolo, che non hanno potuto avere luogo le elezioni dei Consigli giudiziari e del Consiglio direttivo della Corte di cassazione per mancanza delle norme necessarie allo svolgimento delle elezioni stesse.
Pertanto, bene ha agito il Governo nello scegliere il doppio binario della legge ordinaria per l'approvazione della disciplina delle operazioni elettorali e del decreto-legge per garantire nel frattempo la prosecuzione dell'operatività dei Consigli giudiziari in carica, fino alla proclamazione dei nuovi eletti (esplicitando, a scanso di dubbi, che opera l'istituto della prorogatio, ben noto nell'ordinamento e tutt'altro che eversivo).
Né può sostenersi - come si è tentato di fare nella questione pregiudiziale - che si tratta di termine incerto, perché in realtà viene indicata precisamente nella prima domenica e nel lunedì successivo del mese di aprile del 2008, la data delle nuove elezioni.
Il termine è solo apparentemente lungo ed incerto, giacché bisogna considerare il tempo occorrente per l'approvazione della legge sulla disciplina elettorale da parte delle due Camere e per la successiva predisposizione degli adempimenti elettorali (candidature, schede e così via).
In definitiva, il Governo ha agito con responsabilità istituzionale, garantendo la funzionalità dei consigli giudiziari attraverso la proroga delle funzioni in capo agli attuali componenti di quegli organi; quella responsabilità istituzionale che non scorgiamo nella questione pregiudiziale in esame, improntata esclusivamente al principio del «tanto peggio, tanto meglio», ove si verificasse il caos in una delicata funzione quale quella giudiziaria. Il Governo non la pensa così e noi ne apprezziamo il comportamento. Tali considerazioni meritano l'espressione di un voto contrario sulla questione pregiudiziale in esame.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Brigandì. Ne ha facoltà.
MATTEO BRIGANDÌ. Signor Presidente, credo che invece la questione pregiudiziale in esame debba essere valutata in maniera positiva, per una serie di motivi.
In primo luogo, nel momento in cui si pone in essere un provvedimento d'urgenza, la valutazione d'urgenza non spetta al Capo dello Stato ma al capo del Governo. Il fatto che nel decreto-legge risulti che il Capo dello Stato lo ha emanato dopo aver ritenuto la straordinaria necessità Pag. 38ed urgenza è una mera prassi: la Costituzione parla in modo chiaro - in claris non fit interpretatio -, stabilendo che l'urgenza deve essere valutata dal Governo.
In secondo luogo, credo che la Camera debba lasciare i magistrati al loro difficilissimo compito. Non bisogna interferire né nel loro lavoro né nella loro politica. La magistratura è un organo dello Stato, non un potere, e quindi ha il dovere di sottostare alla legge e, al tempo stesso, tutte le possibilità di esercitare la propria attività senza interferenze di carattere politico. Il pensare a una proroga di soggetti eletti - e avrei già una serie di cose da dire riguardo alle elezioni all'interno della magistratura - sa di «inciucio», di interesse da parte del Governo affinché permangano determinate maggioranze all'interno della magistratura.
Per tali motivi credo che la questione pregiudiziale presentata dai colleghi Leone e Pecorella debba essere valutata in modo appropriato, cioè esprimendo sulla stessa un voto favorevole.
PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare, passiamo ai voti.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla questione pregiudiziale Leone e Pecorella n. 1.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 427
Maggioranza 214
Hanno votato sì 162
Hanno votato no 265).
Prendo atto che il deputato Cassola non è riuscito a votare e avrebbe voluto esprimere voto contrario.