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Discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione della Convenzione consolare tra la Repubblica italiana e la Repubblica di Cuba, fatta a Roma il 12 marzo 2001 (A.C. 1874-A).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge: Ratifica Pag. 3ed esecuzione della Convenzione consolare tra la Repubblica italiana e la Repubblica di Cuba, fatta a Roma il 12 marzo 2001.
(Discussione sulle linee generali - A.C. 1874-A)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Avverto che la III Commissione (Affari esteri) si intende autorizzata a riferire oralmente.
La vicepresidente della Commissione Affari esteri, onorevole De Zulueta, ha facoltà di svolgere la relazione in sostituzione del relatore, deputato Marcenaro.
TANA DE ZULUETA, Vicepresidente della III Commissione, Signor Presidente, per quanto riguarda i contenuti della Convenzione all'ordine del giorno, mi rimetto alla relazione svolta in Commissione dal collega Marcenaro.
Approfittando della presenza del sottosegretario Di Santo, vorrei chiedere un aggiornamento sulla politica del nostro Paese nei confronti di Cuba. So che la Convenzione in esame è scaturita dalle necessità derivanti da un forte numero di turisti italiani a Cuba e anche da una qualificata e significativa presenza delle nostre imprese, che avevano bisogno di questo quadro di tutela.
Per quanto riguarda la delicata questione dei diritti umani - in proposito è stato preannunciato un ordine del giorno di un collega della Rosa nel Pugno - ricordo che l'Italia, insieme all'Unione europea, ha sospeso nel 2005 l'embargo del 2003, adottando una posizione, che noi condividiamo, di dialogo critico e costruttivo a tutti i livelli con il Governo cubano, ma anche con la dissidenza pacifica, allo scopo - credo - di favorire una transizione pacifica verso una democrazia compiuta nell'isola.
Alla luce del fatto che a giugno ci sarà un aggiornamento da parte del Consiglio affari generali dell'Unione europea e una nuova posizione, sarebbe interessante capire il contesto, considerata anche la fase delicata che attraversa il Governo cubano con la situazione di salute, apparentemente piuttosto precaria, del Presidente Castro.
Pertanto, nel ringraziare la Presidenza per il tempo concesso, naturalmente raccomando l'approvazione del provvedimento.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo.
DONATO DI SANTO, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, ringrazio l'onorevole De Zulueta per le parole che ha usato e, quindi, per l'opportunità che mi è data di svolgere alcune considerazioni proprio nel merito della situazione cubana.
I rapporti dell'Italia, come degli altri Paesi europei, con Cuba poggiano sulla posizione comune dell'Unione europea del 2 dicembre 1996, il cui obiettivo è quello di incoraggiare il processo di transizione verso un sistema pluralista e democratico, attraverso il dialogo costruttivo e lo sviluppo di contatti rafforzati e regolari con le dissidenze e la società civile. La prossima riunione del 18 giugno del Consiglio dei Ministri degli esteri dell'Unione (CAGRE) dovrebbe procedere alla revisione della posizione comune, alla cui preparazione le competenti istanze di coordinamento comunitario sono intensamente impegnate, con l'attivo contributo italiano in raccordo con la Presidenza dell'Unione europea e i principali partner. Le sanzioni che l'Unione europea ha adottato nel 2003, a seguito dell'arresto di 75 dissidenti pacifici, sono state sospese nel gennaio 2005, con conseguente «scongelamento» delle ambasciate dell'Unione europea a L'Havana, nella convinzione che, senza mai rinunciare ad esigere il rispetto dei diritti umani a Cuba, sia più efficace, anche a tal fine, un dialogo costruttivo con il Governo di quel paese.
Occorre tenere conto, in questo momento, della delicata fase evolutiva che è iniziata con la malattia di Fidel Castro e il passaggio di poteri del luglio scorso, nella quale, a fronte del permanere di Pag. 4condizioni interne difficili - in particolare sotto il profilo delle libertà individuali - si sono registrati di recente taluni limitati sviluppi, che non devono essere minimizzati, con riferimento alla situazione della detenzione dei prigionieri politici precedentemente incarcerati.
L'Italia, di conseguenza, continua a sostenere pienamente una politica europea in linea con la posizione comune vigente, consapevole che occorre accompagnare questa delicata fase di transizione mantenendo coerente fermezza sui principi dei diritti fondamentali e, al tempo stesso, disponibilità al dialogo, evitando di compiere atti che finiscano per irrigidire la dirigenza subentrata nella guida del paese.
Premesso quanto sopra, la Convenzione consolare è funzionale alle esigenze legate al forte flusso di turisti italiani - quasi 150 mila presenze lo scorso anno - ed ai rilevanti interessi delle nostre numerose imprese operanti a Cuba, confermandosi l'Italia terza tra gli investitori. In tale contesto, meritano di essere, altresì, sottolineate anche le favorevoli prospettive di sviluppo delle relazioni culturali, come testimoniato dal successo riscosso dalla settimana della cultura italiana a Cuba.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole D'Elia. Ne ha facoltà.
SERGIO D'ELIA. Signor Presidente, colleghi, sottosegretario Di Santo, ringrazio innanzitutto la collega De Zulueta per aver voluto ricordare che il gruppo della Rosa nel Pugno ha preannunciato, nel contesto del disegno di legge di ratifica ed esecuzione della Convenzione consolare tra la Repubblica italiana e la Repubblica di Cuba, un ordine del giorno avente ad oggetto la situazione dei diritti umani in quel Paese.
Userò il tempo assegnato al gruppo della Rosa nel Pugno per tutti e tre i provvedimenti oggi all'esame dell'Assemblea per svolgere l'intervento sul disegno di legge di ratifica in questione, mentre non interverrò sugli altri due aventi ad oggetto gli Accordi tra il Governo italiano e quelli dello Yemen e dell'India.
Come è noto, il disegno di legge di ratifica in esame, presentato nella scorsa legislatura, era già stato approvato al Senato, ma il suo iter è stato giustamente - dico io - interrotto nel 2003, a seguito dell'ondata repressiva del regime castrista che, nel marzo di quell'anno, aveva portato in carcere 75 esponenti della società civile: giornalisti, intellettuali, sindacalisti, economisti indipendenti, la maggior parte dei quali sostenitori del cosiddetto «progetto Varela», una campagna per la democratizzazione di Cuba che ha promosso una raccolta di firme per un referendum istituzionale teso ad introdurre a Cuba il multipartitismo. I dissidenti cubani furono condannati a pene severe da sei ai ventotto anni di reclusione, con capi di imputazione quali il tradimento della patria e la cospirazione politica, in base alla legge n. 88 del 1999, tristemente nota a Cuba come «legge bavaglio», applicata per la prima volta proprio nei confronti dei dissidenti della primavera del 2003. Durante i processi, non sono stati ammessi né i giornalisti, né i diplomatici stranieri presenti nell'isola. Dopo questa ondata repressiva, anche il premio Nobel per la letteratura, José Saramago, comunista e amico di Castro, sostenitore di Cuba, ha preso le distanze da quel regime che si regge sulla persecuzione degli oppositori politici, sulla repressione di ogni forma di espressione indipendente e prevede la pena di morte anche per chi tenta di fuggire da Cuba, da quel «paradiso cubano».
Nel gennaio del 2005 - lo ricordava il sottosegretario Di Santo - l'Unione europea, su iniziativa spagnola, ha deciso di sospendere le sanzioni adottate nel giugno 2003. Alla sospensione, in verità, si erano opposti alcuni Paesi membri dell'Unione europea, tra cui la Repubblica Ceca, la Polonia, la Slovacchia e l'Olanda. Tali Paesi erano favorevoli alla sospensione ma ad una condizione: la liberazione di tutti dissidenti politici. Nel giugno 2006, l'Unione europea ha ribadito, con la formula del dialogo critico e costruttivo, sia con il Governo cubano, sia con la dissidenza democratica e con la società civile Pag. 5cubana, di sostenere il processo di transizione verso un sistema democratico nell'isola. Il prossimo riesame della posizione comune europea nei confronti di Cuba è previsto - come è stato ricordato - per il mese prossimo.
In vista di tale appuntamento occorre che il Governo italiano abbia presente - e faccia presente ai partner europei - che la situazione sui diritti umani e le libertà fondamentali a Cuba non ha registrato cambiamenti significativi. Lo stesso sottosegretario Di Santo...
PRESIDENTE. Onorevole D'Elia, la invito a concludere.
SERGIO D'ELIA. Presidente, vi sono problemi di tempo?
PRESIDENTE. Sì, onorevole D'Elia, il gruppo della Rosa nel Pugno per il disegno di legge di ratifica in esame dispone di quattro minuti e non posso concederle anche il tempo assegnato per i successivi disegni di legge di ratifica, perché ciascuno di essi è contingentato autonomamente. Posso concederle ancora un minuto di tempo.
SERGIO D'ELIA. Mi avvio alla conclusione. In vista del prossimo riesame della posizione europea, chiediamo due atti concreti al Governo. Lo facciamo anche con l'ordine del giorno preannunciato, a prima firma mia e del collega Mellano, affinché il Governo italiano sostenga in sede europea una posizione molto semplice e chiara, la stessa che abbiamo sostenuto in una mozione approvata dalla Camera dei deputati nei confronti della Cina, cioè che il miglioramento delle relazioni politiche ed economiche nei confronti di Cuba sia strettamente legato al rispetto dei diritti umani fondamentali, a partire dalla liberazione dei prigionieri politici ancora detenuti.
In secondo luogo, chiediamo al Governo italiano di aprire l'ambasciata italiana a Cuba ai rappresentanti della società civile cubana, consentendo loro di usufruire di alcuni servizi, in particolare l'accesso ad Internet che, come tutti sanno, a Cuba è strettamente controllato.
Sono due segnali - due atti politici rilevanti - che chiediamo al Governo nel momento in cui la Camera si accinge ad approvare questo importante disegno di legge di ratifica ed esecuzione della Convenzione consolare che stabilisce, appunto, le relazioni consolari con il regime cubano.
PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Paoletti Tangheroni. Ne ha facoltà.
PATRIZIA PAOLETTI TANGHERONI. Signor Presidente, anch'io ringrazio la vicepresidente De Zulueta, che ha voluto cogliere l'occasione dell'esame del presente disegno di legge di ratifica, parzialmente dovuto, diciamo così, per sollevare il problema urgente concernente la situazione dei diritti umani a Cuba, problema ancora irrisolto e che non possiamo ignorare.
È vero che il disegno di legge di ratifica in esame si impone per stabilire e definire un quadro necessario ai nostri operatori italiani a Cuba, ma è altrettanto vero che già nella precedente legislatura - e mi pare che tale intenzione continui anche nella presente - avevamo sollevato un problema in concomitanza al verificarsi di una recrudescenza repressiva, registratasi soprattutto nel 2003, del regime castrista. Mi riferisco al problema, che può apparire antipatico e ricattatorio ma indispensabile - il collega D'Elia parzialmente lo ha ripreso - della condizionalità dei nostri aiuti e delle nostre relazioni, da apporre rispetto alla tutela dei diritti civili. Pertanto, credo di poter affermare senza alcun imbarazzo perché su ciò esiste un fronte comune - dico questo rivolgendomi, in particolare, al rappresentante del Governo - che si debba avere il coraggio di porre l'Italia tra quei Paesi che affermano alta e forte la necessità di difendere sempre e dovunque i diritti umani, là dove essi sono calpestati. Un modo per farlo è senz'altro quello di introdurre il concetto di condizionalità, sia rispetto agli aiuti, sia Pag. 6anche nel modo di favorire gli scambi. A tale proposito, faccio rilevare come nel dossier, che l'ottimo ufficio studi regolarmente ci propone, si possa osservare l'incremento fatto registrare dalle importazioni cubane favorite dal venir meno dell'embargo europeo, le quali hanno determinato forti ricadute economiche per l'Italia. Bisogna avere, quindi, il coraggio di dire che ciò purtroppo non possiamo permettercelo, perché i diritti civili in quel paese non sono rispettati. Questo aspetto è molto importante, e il Governo non può negarlo, anche se ciò può provocare disagi, non solo ai nostri operatori ma forse anche all'interno della stessa compagine governativa, in quanto Cuba ha sicuramente rappresentato in un certo periodo e per una certa parte politica l'idea di un paradiso mai dimenticato.
Noi siamo convinti che le prigioni di Castro - Valladares le ha descritto molto bene - siano sempre state un inferno sin da quando si è instaurato il regime, anche se adesso lo sappiamo meglio attraverso la conoscenza diffusa e costante che si realizza attraverso Internet nonostante i «bavagli» apposti (addirittura, taluni siti ci dicono in diretta quanto sta succedendo). L'Italia quindi, insieme alla «condizionalità», che deve porre, deve anche aprirsi per dare voce a quanti siano imbavagliati dal regime di Castro.
PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.
(Repliche del relatore e del Governo - A.C. 1874-A)
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare la vicepresidente della Commissione affari esteri, onorevole De Zulueta.
TANA DE ZULUETA, Vicepresidente della III Commissione, Signor Presidente, rinunzio alla replica.
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il rappresentante del Governo.
DONATO DI SANTO, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Ringrazio sia l'onorevole D'Elia sia l'onorevole Paoletti Tangheroni per i loro interventi; farò pochissime considerazioni, anche perché, so ho capito bene, il seguito della discussione del provvedimento sarà rinviato ad una prossima seduta. Svolgerò pertanto solo considerazioni generali ed aggiuntive rispetto a quelle già fatte all'inizio. Ringrazio gli onorevoli sia per il tono assolutamente pacato, sia per le dichiarazioni fatte, in gran parte condivisibili, come lo sono anche quelle svolte prima dall'onorevole De Zulueta sulla difesa dei diritti umani e sull'universalità di questa difesa. Su ciò sono completamente e ovviamente d'accordo. Non credo, perlomeno non è il mio caso, che per alcuna parte politica ci siano «paradisi»; tanto meno credo che Cuba possa essere definita un paradiso. Però, al tempo stesso, ritengo che, se di paradiso bisogna parlare, in varie occasioni anche altri esponenti che non sono solo della sinistra hanno vissuto dei momenti «paradisiaci». Mentre arrestavano i settantacinque dissidenti pacifici, a Cuba c'era il presidente della provincia di Roma che, in missione in quella nazione per ragioni d'ufficio, si è ben guardato dall'esprimere la propria riprovazione e la propria condanna per quanto stava succedendo.
Bisogna avere equilibrio e anzitutto prendere in considerazione che ci sono delle novità, c'è un processo di evoluzione e di transizione che si è avviato, seppure lentamente e sicuramente in modo non del tutto positivo; un processo che deve essere di reale transizione. Se vogliamo spingere nella direzione di far diventare questo processo evolutivo un processo di transizione, c'è bisogno di molta attenzione e fermezza nella difesa della posizione comune europea e dei diritti umani, nonché nella richiesta della scarcerazione dei detenuti per ragioni politiche. Si tratta esattamente di quanto il ministro D'Alema ha voluto dichiarare, con molta fermezza e nettezza, al Ministro degli esteri cubano Perez Roque, nell'incontro avuto alcune settimane fa. Nel contempo, per quanto Pag. 7riguarda l'apertura della nostra ambasciata ai rappresentanti della società civile - mi riferisco all'intervento dell'onorevole D'Elia, che in gran parte condivido -, non sia una cosa da richiedere, perché già c'è: l'ambasciata italiana e quelle comunitarie in genere sono aperte non soltanto ai rapporti con il Governo ma, ritengo che anche alla società civile, agli incontri con i dissidenti, che avvengono in maniera costante e sistematica. Questa posizione, quindi, è a mio avviso assolutamente positiva. Per quanto riguarda le considerazioni di carattere più operativo e concreto, ritengo che nel momento opportuno si potrà meglio entrare nel merito.
PRESIDENTE. Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.