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Informativa urgente del Governo sulla vicenda dei decessi verificatisi presso l'ospedale di Castellaneta e sulle misure che si intendono adottare al riguardo anche in altri ospedali.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento dell'informativa urgente del Governo sulla vicenda dei decessi verificatisi presso l'ospedale di Castellaneta e sulle misure che si intendono adottare al riguardo anche in altri ospedali.
Secondo quanto stabilito a seguito della Conferenza dei presidenti di gruppo di lunedì 14 maggio 2007, dopo l'intervento del rappresentante del Governo interverranno i rappresentanti dei gruppi in ordine decrescente, secondo la rispettiva consistenza numerica, per otto minuti ciascuno. Un tempo aggiuntivo è attribuito al gruppo Misto.
(Intervento del Ministro della salute)
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Ministro della salute Livia Turco.
LIVIA TURCO, Ministro della salute. Signor Presidente, onorevoli deputati, di fronte alla notizia della morte di otto persone avvenuta in pochi giorni presso l'ospedale di Castellaneta, il Ministero della salute ha reagito immediatamente, attraverso una tempestiva ed accurata iniziativa ispettiva, nello spirito di una leale collaborazione istituzionale con la regione Puglia. In questa attività ci siamo avvalsi delle professionalità e delle competenze Pag. 12tecniche del Ministero, dell'Istituto superiore di sanità e del preziosissimo contributo dei NAS.
Garantire lo scrupoloso accertamento dei fatti, individuare le responsabilità, colpire in modo inflessibile ogni errore o manchevolezza, è quanto sentiamo doveroso fare per tutelare la dignità delle persone ed il diritto alla salute. In questo senso, a partire dalla scelta della trasparenza, mi sento di esprimere soddisfazione per la sintonia con cui abbiamo lavorato con la regione Puglia, e voglio dare atto al governo regionale di aver agito con tempestività e rigore per la inflessibile ricerca della verità. Dopo avere lungamente riflettuto, ho ritenuto - e voglio dirlo subito, onorevole Fitto - di non recarmi ora all'ospedale di Castellaneta, come avrei voluto (e come ho fatto, ad esempio, nella circostanza di Vibo Valentia): mi ha trattenuta la preoccupazione che la visita sembrasse formale o apparisse strumentale. Sono comunque d'accordo con il nuovo commissario, e con l'assessore regionale, che mi recherò sul posto dopo la campagna elettorale, per un confronto approfondito con gli operatori e per far visita alle famiglie.
Il mio intervento si compone di due parti. La prima parte è costituita da una relazione sugli eventi di Castellaneta, sia per quanto riguarda gli aspetti clinici, che con riguardo alle modalità di gestione dei lavori: all'interno di tale parte si darà conto anche della normativa applicabile in materia di certificazione degli impianti. Nella seconda parte si riferisce - come peraltro mi è stato chiesto - delle iniziative e delle attività del Ministero per quanto riguarda la prevenzione e la sicurezza delle cure.
Per quanto attiene alla relazione sugli eventi di Castellaneta, tale relazione è stata compilata, in primo luogo, sulla base degli accertamenti eseguiti dai NAS in data 5 maggio 2007 e successivi presso la direzione generale della ASL di Taranto, l'ospedale di Castellaneta, nonché i presidi ospedalieri nei quali ha operato la stessa ditta; in secondo luogo, sulla base della visita ispettiva effettuata in data 7 maggio 2007 da parte di rappresentanti del Ministero della salute e dell'Istituto superiore di sanità, congiuntamente con i rappresentanti della commissione della regione Puglia, presso la direzione generale della ASL di Taranto e l'ospedale di Castellaneta; in terzo luogo, sulla base della visita ispettiva da parte di rappresentanti del Ministero della salute e dell'Istituto superiore di sanità, effettuata in data 8 maggio 2007, presso la ditta Ossitalia, realizzatrice degli impianti di gas medicali nel suddetto presidio ospedaliero; infine, sulla base della relazione della commissione di indagine istituita dalla regione Puglia, presentata al consiglio regionale in data 9 maggio 2007, a seguito della quale il governo regionale ha commissariato la ASL Taranto 1.
Intendo partire innanzitutto dalla descrizione degli eventi clinici. Il 27 aprile 2007 è stata attivata ufficialmente, presso il presidio ospedaliero di Castellaneta, l'unità di terapia intensiva coronarica (UTIC).
Dalla prima analisi dei documenti disponibili è emerso che, nel corso dei successivi quindici giorni, vale a dire fino al 4 maggio 2007, presso la stessa unità di terapia intensiva coronarica si sono verificati otto decessi di pazienti ricoverati, su un totale di ventuno pazienti ricoverati.
Come risulta dalla relazione della commissione di indagine istituita dalla regione Puglia, in quattro casi il rapporto tra assunzione di gas non contenente ossigeno e evoluzione sfavorevole del caso è altamente probabile, in uno il rapporto è incerto e in tre il rapporto è altamente improbabile. Segnalo però che, sotto un profilo strettamente tecnico-clinico, tali informazioni sono da ritenersi incomplete, in attesa che i consulenti tecnici del pubblico ministero svolgano gli ulteriori approfondimenti.
L'ultimo evento occorso è stato quello che ha portato alla luce il problema. Infatti, nel corso dell'anestesia al soggetto, richiesta per una defibrillazione cardiaca per aritmia atriale, si è verificato l'arresto cardiaco e il decesso.Pag. 13
L'episodio ha portato ad una verifica delle modalità di erogazione dei gas nell'unità di terapia intensiva coronarica, utilizzando l'analizzatore dei gas medicali, di cui è dotato il respiratore artificiale in uso presso l'attigua sala operatoria.
La misura della concentrazione di ossigeno proveniente dalla relativa presa, presente alla testata di ogni posto letto, ha dimostrato che la bocchetta destinata all'erogazione di ossigeno, in realtà erogava protossido di azoto, vale a dire gas anestetico la cui utilizzazione non era prevista nell'unità di terapia intensiva coronarica. A seguito di quanto avvenuto, l'unità di terapia intensiva coronarica e la documentazione sanitaria sono stati sottoposti a sequestro giudiziario.
Come secondo punto, ritengo utile fare una descrizione della normativa applicabile in materia di certificazione degli impianti. In termini generali, si deve tener presente che gli impianti di distribuzione dei gas medicali sono collocati tra i dispositivi medici, in quanto destinati a somministrare all'uomo dei medicinali, i gas.
Ad essi sono associati, abitualmente, gli impianti per la realizzazione del vuoto, destinati all'aspirazione di secrezioni dalle ferite o dalle vie respiratorie, di area medicale, e quello per l'evacuazione dei gas anestetici dai locali ove questi vengono somministrati.
Nel caso specifico dell'unità di terapia intensiva coronarica di Castellaneta erano previsti solo gli impianti per l'erogazione di ossigeno, aria compressa e per il vuoto.
I dispositivi medici sono collocati in tre diverse classi crescenti: 1, 2a, 2b e 3, a seconda del rischio connesso al loro utilizzo. Questi impianti si collocano nella classe 2b, ad eccezione di quello per l'evacuazione dei gas anestetici, che si colloca in classe 2a, e di alcuni componenti forniti separatamente.
Nel rispetto delle norme legislative che regolano il settore dei dispositivi medici - l'articolo 11 del decreto legislativo n. 46 del 1997 che recepisce la direttiva 93/42/CEE -, per poter marcare CE ed immettere in commercio un impianto è necessario espletare le procedure di certificazione previste.
Per l'impianto di gas medicali in toto si applicano le procedure previste per la classe 2b, che prevedono l'intervento di un organismo notificato, cioè di un organismo privato o pubblico sito in uno dei Paesi dell'Unione europea, autorizzato ad espletare tali procedure.
In Italia, esistono più organismi certificatori, tutti autorizzati dai Ministeri della salute e dello sviluppo economico, tra i quali la società Certiquality, che ha certificato gli impianti della ditta Ossitalia.
Il fabbricante dell'impianto può scegliere uno qualsiasi degli organismi notificati europei, purché autorizzato a certificare la specifica tipologia dei dispositivi, ed una delle procedure previste per la classe corrispondente. Nel caso specifico, la ditta ha optato per la certificazione sulla base della valutazione del sistema di qualità, ai sensi dell'allegato 2 del decreto legislativo n. 46 del 1997.
Questa modalità di certificazione prevede che l'organismo attesti il sistema di qualità del produttore e le procedure adottate sulla base di un fascicolo tecnico generale. Il singolo impianto, peraltro, deve rispondere alle specifiche del progetto tecnico che lo riguarda sempre nel rispetto di quanto previsto dal fascicolo tecnico generale. Infine, il fabbricante dovrà rilasciare, in ogni caso, indipendentemente dalla procedura di certificazione scelta, la dichiarazione di conformità per il singolo impianto e marcare il dispositivo. In tal modo, egli conferma sotto la responsabilità del fabbricante il rispetto dei requisiti essenziali previsti dalla normativa vigente.
La ditta Ossitalia ha emesso dichiarazione di conformità per ogni singolo impianto citando l'applicazione delle norme tecniche di settore.
Ritengo opportuno evidenziare che dalle disposizioni legislative descritte in precedenza vanno tenute distinte le cosiddette norme tecniche, elaborate dagli enti nazionali o internazionali di normalizzazione. In relazione a tali impianti, la Pag. 14principale è la UNI EN 737, elaborata dal Comitato europeo di normalizzazione. L'applicazione delle norme tecniche è volontaria, ma ove il fabbricante decida di applicarle e le rispetti integralmente, il dispositivo si presume conforme per gli aspetti trattati dalla norma, così come previsto dal decreto legislativo n. 46 del 1997, all'articolo 6, comma 1. Ove il fabbricante decida di non applicare le norme tecniche, dovrà dimostrare di raggiungere con diversa modalità lo stesso grado di conformità del dispositivo. La direttiva 93/42/CEE e il decreto legislativo n. 46 del 1997 non si occupano esplicitamente dei collaudi, che sono invece indicati anche con il dettaglio delle prove da eseguire nelle norme tecniche citate.
Voglio qui analizzare le procedure seguite nel caso di Castellaneta. Questa analisi permette di evidenziare quanto segue. Dagli atti disponibili risulta che l'unità di terapia intensiva coronarica (UTIC) sia stata allocata in locali precedentemente destinati a pediatria e, ancor prima, a sub-terapia intensiva, per complessive tre variazioni di destinazione. Tale decisione, che risale alla fine del 2004, ha comportato nuovi lavori, tra i quali la realizzazione di un impianto di distribuzione dei gas medicali in questi locali. I lavori risultano completati nel marzo 2005. L'ultima variazione di destinazione non risulta essere stata tradotta in alcuna variante di progetto. Secondo quanto dichiarato da Ossitalia, il collaudo finale, operato nel marzo del 2005, avrebbe riguardato l'impianto nello stato in cui le tubazioni erano state portate a ridosso delle montanti, ma non collegate alle stesse. Il collaudo sarebbe stato effettuato con contenitori pressurizzati di ossigeno, ovvero bombole portatili ed aria compressa. A seguito di tale collaudo, è stata rilasciata da Ossitalia la dichiarazione di conformità. Successivamente a questa fase avrebbe fatto seguito il collegamento delle tubazioni alle montanti, ma Ossitalia afferma di non aver eseguito tale operazione. Non risulta chi avrebbe connesso le tubazioni alle montanti, né se, dopo tale operazione e prima dell'uso dell'impianto, siano state effettuate e da chi le prove previste dalla norma di settore.
Sono disponibili le certificazioni in possesso della ditta Ossitalia rilasciate dalla società Certiquality, la certificazione di conformità redatta dalla stessa Ossitalia, che ha costruito in subappalto l'impianto per conto della società Sapio, e la documentazione relativa alle prove tecniche eseguite con particolare riferimento all'ossigeno. Quest'ultima documentazione non risulta controfirmata da un rappresentante dell'ospedale, tranne il modulo G1, su cui compare la firma del direttore dei lavori. Al riguardo, si precisa che la norma UNI EN 737 prevede la compilazione di numerosi moduli, la maggior parte dei quali deve essere sottoscritta anche dal rappresentante dell'ospedale. La modulistica dell'Ossitalia, invece, non prevedeva gli appositi spazi per apporre la firma del rappresentante ospedaliero.
Su tale documentazione non risultano essere stati comunque sollevati rilievi da parte della commissione di collaudo (che è stata nominata il 2 maggio 2005 con atto amministrativo da parte del dirigente dei lavori pubblici) nell'unico atto di collaudo intervenuto in data 28 febbraio 2007. In tale data risulta redatto un atto unico di collaudo relativo a una serie di lavori tra i quali quelli relativi agli impianti di gas medicali dell'UTIC, alla presenza di rappresentanti dell'associazione temporanea di impresa esecutrice. A pagina 16 di tale documento, nel paragrafo relativo a «verifiche e prove degli impianti e delle apparecchiature», si dà conto della documentazione fornita alla commissione di collaudo. A tale riguardo viene riportata anche la dicitura «dichiarazione e collaudo imprese e distribuzione gas medicali UTIC», che sembra richiamare i documenti prodotti nel 2005 sopra descritti. In tale atto non è stata evidenziata erronea erogazione di protossido d'azoto in luogo di ossigeno.
Le prime verifiche condotte sull'impianto di erogazione dei gas medicali fanno presumere che la linea di adduzione dell'ossigeno sia stata fatta erroneamente Pag. 15derivare dalla linea del protossido di azoto nel collettore principale. Su tale punto sono in corso gli accertamenti dell'autorità giudiziaria.
A seguito di verifica in loco è stato rilevato che l'identificazione per gas e direzione di flusso delle diverse linee del collettore principale, come previsto dalla normativa, era assolutamente carente. Le verifiche effettuate presso la ditta Ossitalia hanno evidenziato diverse carenze documentali fra le quali l'assenza di un capitolato tecnico dettagliato.
Per quanto riguarda la lettera che la società Ossitalia ha inviato, nell'ottobre 2005, al Ministero della salute e alla ASL di Taranto per segnalare l'avvenuta alterazione, da parte di terzi, di un proprio impianto, si precisa che dalla relazione ispettiva risulta che tale comunicazione si riferiva all'impianto di una indeterminata terapia intensiva, che comunque si riferiva a certificati di collaudo relativi ad opere eseguite nel 2002 e non all'impianto dell'UTIC che è la struttura dove si sono verificati gli otto decessi.
Sottolineo, inoltre, che, a seguito di quanto avvenuto, sono stati effettuati controlli in tutte le strutture ospedaliere nelle quali la ditta Ossitalia ha operato, al fine di accertare la presenza di eventuali situazioni di rischio per la salute e che tali verifiche non hanno evidenziato anomalie.
Quali sono, dunque, le conclusioni tecniche? Da quanto sopra descritto emerge che in un reparto di unità di terapia intensiva coronarica (UTIC) si sono verificati, in brevissimo tempo, un numero di decessi (otto su ventuno pazienti ricoverati) pari al 38,1 per cento, a fronte di un valore atteso del 10-12 per cento.
Non risulta che sia stata attivata alcuna procedura di valutazione dei casi, né che sia stato effettuato un audit degli eventi. Sembra evidente che alcuni decessi siano avvenuti a seguito della somministrazione di protossido di azoto al posto di ossigeno, a causa di una errata esecuzione dell'impianto di distribuzione del gas per probabile connessione della linea che eroga l'ossigeno in unità di terapia intensiva coronarica al collettore del protossido di azoto, in evidente non conformità con quanto affermato nei verbali di collaudo.
La dotazione organica di personale, soprattutto medico, risulta gravemente insufficiente per l'attivazione dell'UTIC e la dotazione di apparecchiature e presidi risulta carente.
La relazione della commissione d'indagine istituita dalla regione Puglia conclude evidenziando che le attività condotte per l'attivazione dell'unità di terapia intensiva coronarica dell'ospedale di Castellaneta abbiano subito due momenti di accelerazione: nei primi mesi del 2005 e del 2007, suggerendo anche che tali accelerazioni siano state precedute, accompagnate e seguite da una gestione approssimativa e superficiale delle procedure di attivazione, presa in carico, gestione e verifica degli impianti.
Tali conclusioni appaiono del tutto coerenti con quanto emerso nel corso delle ispezioni ministeriali.
L'accaduto evidenzia, in ultima analisi, una inadeguatezza dell'attività di verifica e controllo da parte della struttura pubblica (la ASL) rispetto all'operato della ditta titolare dell'appalto dei lavori. L'errore tecnico si sarebbe potuto evidenziare in diversi momenti, ma, soprattutto e senza ombra di dubbio, in fase di collaudo, qualora questo fosse stato correttamente eseguito, seguendo la procedura per la prova e l'accettazione della norma tecnica UNI EN 737-3.
Emerge in modo chiaro la carente azione da parte della direzione sanitaria nonché della componente clinica, rispetto all'occorrenza di un numero significativo di decessi, nei confronti dei quali è mancata la necessaria sorveglianza.
Per questo è stato concordato con la direzione dell'azienda di attivare una procedura di verifica e sorveglianza degli eventi avversi, anche sulla base dell'apposito protocollo elaborato da tempo dal Ministero della salute, al fine di promuovere gli opportuni e necessari cambiamenti organizzativo-gestionali per il miglioramento della qualità delle cure e della sicurezza nell'erogazione dei livelli essenziali di assistenza, tramite l'immediata Pag. 16istituzione di un nucleo multidisciplinare per l'analisi e la gestione del rischio clinico. A seguito del commissariamento dell'ASL, è stato concordato con la commissione regionale di mantenere l'impegno a procedere in tal senso, anche con riferimento alla necessità di promuovere l'attuazione di un programma regionale di gestione del rischio clinico.
Passo rapidamente all'ultima parte dell'informativa urgente, concernente le iniziative per il miglioramento dell'efficienza e della sicurezza nella gestione tecnica delle aziende sanitarie. Al di là delle responsabilità dei singoli, che è compito della magistratura accertare, è da presumere che sia risultata inadeguata la capacità operativa dell'area tecnica dell'azienda sanitaria di Taranto. Tutto ciò non riguarda, però, soltanto tale azienda, essendo un problema riscontrabile ed irrisolto in molte aziende sanitarie del nostro Paese.
Mentre, infatti, la sanità ha registrato negli ultimi anni un'accelerazione esponenziale della complessità delle tecnologie impiegate, non vi è stata una corrispondente capacità di stimolare un'analoga evoluzione delle competenze e delle risorse degli uffici tecnici. Al contrario dell'ambito professionale sanitario, dove la dotazione organica del personale sanitario è codificata per numero e qualificazione per ogni specialità, non esiste alcun riferimento normativo che stabilisca il numero degli operatori e le professionalità richieste per la gestione tecnica di un ospedale o di un'azienda sanitaria. Molti uffici tecnici dispongono di personale non adeguatamente formato e selezionato.
Si deve tener conto, inoltre, che negli ultimi anni la normativa tecnica è cambiata completamente e le norme tecniche elaborate dall'Ente nazionale di unificazione, dal Comitato elettrotecnico italiano e altri, la cui padronanza è patrimonio di operatori altamente qualificati, sono divenute strumento corrente di lavoro.
Alla luce di quanto appena esposto, il Ministero della salute ritiene di dover affiancare alle necessarie iniziative di completamento normativo anche un'azione di ricognizione dello stato delle diverse strutture ospedaliere per verificare la sussistenza di criticità nella loro capacità di governo degli impianti e delle tecnologie. In particolare, abbiamo individuato il seguente percorso. In primo luogo, procederemo ad una ricognizione degli organici degli uffici tecnici; individueremo, poi, standard minimi di organico diversi a seconda della complessità delle strutture da gestire; in terzo luogo, adegueremo gli organici agli standard definiti; riqualificheremo, inoltre, il personale e individueremo, infine, gli indicatori della complessità delle strutture. Nel corso di tali attività, si renderà necessario elaborare, sempre di intesa con le regioni, specifiche linee guida tecniche da applicare per rimuovere le carenze che sono state riscontrate.
Voglio dire, però, che molto è stato fatto dal Ministero della salute - e non soltanto a partire dal Governo attuale - per quanto riguarda la prevenzione del rischio clinico. Cito gli aspetti più importanti.
Per quanto riguarda il monitoraggio degli eventi avversi, è in corso di revisione il protocollo sperimentale per il monitoraggio degli eventi «sentinella», ovvero di eventi rari, ma di particolare gravità. A tali eventi deve, infatti, far seguito un'accurata indagine che rilevi le cause determinanti e i fattori contribuenti all'evento, individuando i fattori di vulnerabilità che sono insiti nel sistema e attuare un piano correttivo per la prevenzione di ulteriori eventi.
Abbiamo proceduto, in questi mesi, alla stesura e alla implementazione di raccomandazioni e di linee guida, strumento particolarmente prezioso per gli operatori. Sono state rese disponibili le prime sei raccomandazioni per la prevenzione degli eventi «sentinella» e sono in corso di elaborazione ulteriori raccomandazioni relative a: comunicazione dell'errore, corretto utilizzo dei farmaci, morte o grave disabilità del neonato, corretta gestione dei dispositivi medici, caduta del paziente, morte o grave danno conseguente ad un malfunzionamento del sistema di trasporto, Pag. 17morte o grave danno conseguente alla inadeguata attribuzione del triage, morte o grave danno da inattesa complicazione post-chirurgica.
Mi riferisco, poi, all'attività di formazione avviatasi in questi mesi (proprio nel mese di maggio inizierà un'attività formativa del Ministero della salute insieme agli ordini professionali dei medici e degli infermieri); ad un'iniziativa di coinvolgimento dei cittadini, pazienti e utenti; ad un'attività di diffusione delle migliori pratiche; all'attività di valutazione delle tecnologie sanitarie e dell'innovazione tecnologica. Intendiamo estendere, con il contributo dell'Agenzia nazionale per i servizi regionali, in tutto il nostro Paese tali attività, peraltro consolidate e che sono state implementate da parte del Ministero della salute.
È stato istituito il sistema di riferimento nazionale sulla sicurezza dei pazienti nella gestione del rischio clinico, che ha il compito di coordinare tutte le attività delle ASL e delle regioni con quelle della Commissione europea.
Abbiamo promosso, inoltre, il programma relativo alle infezioni ospedaliere. Sono grata al gruppo di lavoro, formato da alti esperti, che sta per consegnarci un rapporto molto dettagliato, insieme alle misure di controllo e alla definizione di linee guida, programmi formativi che serviranno, anche essi, per dare ulteriore sicurezza ai nostri ospedali.
Infine, voglio richiamare l'importanza del disegno di legge che il Consiglio dei ministri ha approvato l'11 maggio 2007, che riguarda non soltanto l'esercizio dell'attività della libera professione intra moenia, ma che affronta esattamente il tema della prevenzione del rischio clinico. Uno strumento legislativo - lo sappiamo - su un tema complesso, di governo regionale prima di tutto, come quello della sanità, non è risolutivo. Noi sappiamo benissimo che il lavoro fondamentale sarà quello che faranno le regioni e le ASL. Sappiamo, da parte nostra, di dover molto insistere perché questo programma di prevenzione del rischio clinico diventi una realtà uniforme nel nostro Paese. Tuttavia, lo strumento legislativo può molto aiutare, perché i livelli essenziali di assistenza sono un compito dello Stato e la sicurezza degli ospedali e delle strutture sanitarie attiene ai livelli essenziali di assistenza. Per questo, non riteniamo che costituisca un'ingerenza aver scritto una norma, nel disegno di legge dell'11 maggio 2007, che obbliga le regioni a dotarsi di un sistema per la gestione del rischio clinico finalizzato alla sicurezza dei pazienti nel percorso di diagnosi e cura, incluso il rischio di infezioni ospedaliere, attivando una specifica funzione aziendale in ogni ASL e in ogni ospedale.
Peraltro, attiene sempre alla definizione dei livelli essenziali di assistenza richiedere a tutte le ASL l'istituzione di un servizio di ingegneria clinica che garantisca l'uso sicuro, efficiente ed economico dei dispositivi medici costituiti da apparecchi e impianti sanitari, prevedendo procedure specifiche più stringenti per il collaudo, la manutenzione e le verifiche periodiche di sicurezza.
Inoltre, nel disegno di legge abbiamo introdotto norme per facilitare la soluzione stragiudiziale delle vertenze per danni derivanti da prestazioni fornite dagli operatori sanitari, in linea con quanto già sperimentato positivamente in alcune ASL e in altri Paesi europei; ciò per consentire al cittadino forme più celeri di risarcimento, ma anche per consentire ai medici di lavorare in un contesto di maggiore tranquillità per evitare quella che viene chiamata «la medicina difensiva».
Confido che il Parlamento saprà riconoscere l'alta valenza etica e sanitaria di questa iniziativa legislativa e assicurarne una sollecita approvazione.
Voglio, inoltre, ricordare la legge finanziaria per il 2007 che non soltanto ha aumentato le risorse per finanziare i livelli essenziali di assistenza, ma ha stanziato tre miliardi di euro per gli investimenti.
È stato siglato, inoltre, per la prima volta, un accordo tra le regioni, il Ministero della salute e il Ministero dello sviluppo economico che prevede lo stanziamento di risorse dei fondi comunitari.Pag. 18
Per la prima volta la sanità è considerata una grande infrastruttura del nostro Paese. D'intesa con le regioni, soprattutto con quelle del Mezzogiorno, 3 miliardi di euro sono stati stanziati e orientati per l'ammodernamento delle strutture sanitarie nazionali. Sono lieta di poter annunciare che con la regione Puglia si è concluso l'accordo di programma che prevede lo stanziamento di 459 milioni di euro, a cui si aggiungeranno gli altri 186, ripartiti in una recente riunione con tutti gli assessori regionali tra gli anni 2007, 2008 e 2009; tale accordo è mirato all'ammodernamento di importanti ospedali del territorio, in una logica di rete e di sviluppo della medicina territoriale. Mi auguro che di tutto ciò si possa discutere con lo spirito che è assolutamente essenziale quando è in gioco la salute dei nostri cittadini; vale a dire con il dialogo, il confronto e la cooperazione.
(Interventi)
PRESIDENTE. Passiamo agli interventi dei rappresentanti dei gruppi.
Ha chiesto di parlare il deputato Di Girolamo. Ne ha facoltà.
LEOPOLDO DI GIROLAMO. Signor Presidente, colleghi deputati, preliminarmente ringrazio il Ministro per la sua esposizione molto articolata e precisa, che ci permette di capire meglio cosa è accaduto, di dare anche un giudizio, naturalmente ancora non approfondito, su quanto avvenuto e di rilevare che ci sono state sicuramente irregolarità gravi ed errori che hanno determinato le morti di cui si è parlato. Irregolarità ed errori le cui responsabilità andranno accertate dalla magistratura, ma che rimettono all'attenzione nostra e dei decisori politici la questione della sicurezza delle cure e delle carenze normative che il ministro, nel suo intervento, ha sottolineato e sulle quali, come Parlamento e come decisori politici, dovremmo intervenire. Intanto, a mio avviso, è stato positivo il commissariamento dell'azienda, perché quando si evidenziano responsabilità di tale gravità, un atto di questo tipo è necessario e indispensabile per ridare garanzie ai cittadini.
La questione della sicurezza delle cure è da tempo all'attenzione dell'opinione pubblica e dei Governi, a partire da quelli dotati di sistemi sanitari più avanzati, come gli Stati Uniti e l'Unione europea. Quest'ultima, ad esempio, negli ultimi anni ha messo in campo varie iniziative: nell'aprile 2005, nel corso della conferenza sulla sicurezza dei pazienti, è stata adottata la dichiarazione di Lussemburgo sulla sicurezza dei pazienti nella quale si enumerano varie raccomandazioni, a livello europeo, nazionale e di aziende sanitarie, in tema di sicurezza delle cure. Sempre nel 2005, è stato istituito un apposito gruppo di lavoro sui servizi sanitari e le cure mediche nell'ambito della Direzione generale salute della Commissione europea, con il compito di identificare le aree prioritarie di azione. Tale gruppo ha presentato finora tre rapporti e attualmente sta lavorando ad una raccomandazione che proponga l'istituzione di una rete europea sulla sicurezza dei pazienti cui afferiranno le autorità competenti degli Stati membri per coordinare, a livello europeo, i vari progetti e le varie iniziative. Infine, nell'ambito del programma di azione per la salute per il periodo 2007-2013, il Consiglio ha adottato una proposta di decisione modificata che contempla tra i suoi obiettivi quello di migliorare la sicurezza sanitaria dei cittadini europei e che sarà esaminata a luglio dal Parlamento europeo, in seconda lettura.
Anche a livello nazionale, come ha detto il Ministro nella seconda parte del suo intervento, negli ultimi anni sono state assunte molteplici iniziative per garantire ai nostri cittadini qualità e sicurezza. In particolare, nel 2003 fu istituita presso il Ministero della salute una commissione tecnica sul rischio clinico che, in un documento intitolato «Risk management in Sanità. Il problema degli errori», ha elaborato una raccolta di dati, valutazioni, riflessioni e raccomandazioni utili sia alle Pag. 19aziende sanitarie sia agli operatori, per affrontare in maniera più idonea questo grave problema.
È stata anche attivata una rilevazione nazionale, riferita all'anno 2002, sulle iniziative per la sicurezza del paziente nelle strutture del Servizio sanitario nazionale, che ha messo in evidenza come, purtroppo, le strutture che hanno messo in atto progetti complessivi di gestione del rischio clinico, caratterizzati da servizi dedicati, sistemi di segnalazione e rilevazione degli eventi avversi, formazione continua del personale, sono ancora una minoranza, con un importante gradiente decrescente dal nord al sud del Paese.
Anche il piano sanitario nazionale 2006-2008 fornisce strategie da adottare per la gestione del rischio clinico. Nel 2005, infine, è stato avviato il progetto per la ricerca, la promozione dell'innovazione e la gestione del rischio, finanziato dal Ministero della salute, con la partecipazione di nove regioni, due aziende ospedaliere, un'ateneo universitario e un soggetto privato, che ne è anche cofinanziatore. Malgrado queste iniziative, sicuramente importanti, la cronaca quotidiana ci mette di fronte ad eventi drammatici, che dimostrano che la strada da percorrere è ancora lunga. Certo, non dobbiamo avere la presunzione di pensare che si possa arrivare a eliminare gli errori in sanità. In primo luogo perché la medicina, anche se sempre più una scienza, è ancora, in parte, un'arte, basata sulla grande variabilità individuale. In secondo luogo perché la sempre maggiore complessità tecnologica, che attiene alle procedure diagnostiche e terapeutiche, rende l'errore sempre più incombente e frutto di interazioni e interdipendenze non sempre facilmente governabili. Infine, perché l'errore è una componente inevitabile dell'agire umano.
Dobbiamo promuovere, pertanto, la consapevolezza della necessità di una gestione integrata del rischio, la sola che può portare a cambiamenti nella pratica clinica, che ad un tempo migliorino la qualità e l'appropriatezza delle prestazioni sanitarie, ne riducano i costi e garantiscano strutture sanitarie sicure ed efficienti.
L'azione del Governo, da tale punto di vista, si sta muovendo su questo terreno, dalle dichiarazioni programmatiche del Ministro, ai suoi interventi in Commissione affari sociali - proprio sulle questioni del rischio clinico e della sicurezza delle cure -, alle decisioni importanti che sono state assunte. Cito soltanto il fatto che, nella legge finanziaria, è stato rifinanziato per 3 miliardi di euro il Fondo per gli interventi in materia di ristrutturazione edilizia ed ammodernamento tecnologico, legandolo, però, alla riqualificazione strutturale e tecnologica, all'implementazione, all'ammodernamento ed integrazione dei sistemi informatici delle aziende sanitarie ospedaliere, al superamento del divario nord-sud, alla messa a norma delle strutture pubbliche. È stato siglato il protocollo di intesa, che il Ministro Turco ha ricordato, fra i Ministri dello sviluppo economico e della salute ed i presidenti delle otto regioni meridionali ed insulari, che riserva 3 miliardi di euro provenienti dai Fondi europei, in cofinanziamento, per migliorare e qualificare la rete di assistenza sanitaria e i servizi per la salute di tali regioni. Da ultimo, il Consiglio dei ministri ha approvato, su proposta del Ministro della salute, il disegno di legge che introduce nel nostro ordinamento importanti disposizioni in materia di sicurezza delle strutture sanitarie e gestione del rischio clinico. Ma anche il Parlamento svolge la sua azione: inizieremo proprio oggi, in Commissione affari sociali, la discussione del provvedimento sulla sanità nel Mezzogiorno, che intende dare un contributo importante per qualificare, migliorare e rendere più sicuro il nostro servizio sanitario nazionale.
Signor Ministro, noi abbiamo piena consapevolezza, proprio sulla base degli atti che ho ricordato, che il Governo - e lei personalmente - è fortemente impegnato per migliorare, qualificare, rendere più sicuro il nostro servizio sanitario nazionale, che già risulta essere ai primi posti nel mondo, sia per le agenzie istituzionali di valutazione sanitaria, sia - ed Pag. 20è ben più importante - nella valutazione dei cittadini. Noi vi saremo vicini in questa sfida.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Fitto. Ne ha facoltà.
RAFFAELE FITTO. Signor Presidente, preliminarmente vorrei rivolgermi a lei, per chiederle, data l'occasione dell'informativa odierna, di sollecitare un suo intervento affinché la Commissione competente possa mettere all'ordine del giorno la proposta di legge del collega Palumbo, che, nonostante le sollecitazioni avanzate in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo dal collega Leone e nonostante le reiterate richieste che il gruppo di Forza Italia ha avanzato - anche grazie alla sua disponibilità iniziale - purtroppo non è stata ancora calendarizzata. Poiché il tema è di grandissima attualità, le chiediamo un intervento diretto affinché la suddetta proposta di legge possa essere immediatamente calendarizzata.
Detto questo, passerei ad alcune riflessioni. Sinceramente, ho ascoltato con molta attenzione l'intervento del collega Di Girolamo e dirò subito che io volerò molto più basso rispetto a scenari di carattere generale e internazionale, perché penso che sia giusto parlare del merito del problema, anche alla luce delle considerazioni che ho ascoltato dal Ministro Turco, che sono collegate non tanto, o non solo, agli atti in suo possesso, ma anche ad alcune considerazioni e dimenticanze. Mi permetterò di integrare alcune sue dimenticanze, affinché lei possa avere un quadro di riferimento complessivo più chiaro e, soprattutto, mi permetterò di fare alcune considerazioni di carattere politico, perché l'occasione odierna, anche alla luce di quanto accaduto negli ultimi tempi, possa essere utile per alcune riflessioni, per porle alcune domande e chiederle anche eventualmente qualche risposta, laddove fosse possibile ottenerla.
Il gruppo di Forza Italia, come già fatto in altra sede - lo ribadisco in questo contesto - non può che esprimere come tutti la solidarietà alle famiglie delle vittime e non può che evitare su questa vicenda in tutti modi - ed è questo il tentativo iniziale, anche nelle dichiarazioni che abbiamo svolto - qualsiasi tipo di strumentalizzazione, perché consapevole di quanto sia speciosa e fuori luogo la strumentalizzazione su casi di questo tipo, visto che, a parti invertite, simili episodi sono accaduti spesso e anche su questo punto farò, successivamente, alcune considerazioni.
Vorrei però ricordarle che nel merito delle indicazioni che lei ha dato c'è una sorta di «fotografia» temporanea delle vicende, poiché, come lei sa bene, tutto è in grande evoluzione: la magistratura sta acquisendo ulteriori documentazioni e trarre conclusioni oggi rispetto alle questioni da lei indicate sarebbe assolutamente fuori luogo. Per questo motivo, anche in riferimento a ciò che lei ha affermato, mi permetto di sollecitare il necessario accertamento delle responsabilità da parte della magistratura, prima di poter esprimere un giudizio.
Reputo, inoltre, alquanto superficiale il fatto che lei abbia sottovalutato una lettera giunta al Ministero ed alla ASL nell'ottobre 2005, considerato che, come da lei citato, le responsabilità vanno accertate fino in fondo, così come vanno verificati anche tutti gli aspetti del citato decreto legislativo, dal momento che lei ha fatto riferimenti tecnici all'articolo 10 del decreto legislativo n. 46 che, come lei sa, prevede l'intervento diretto del ministero.
Allo stesso modo, mi permetto anche di sottolineare il fatto che le vicende di quei giorni comportano una ricostruzione adeguata. Vi è anche un intervento di Striscia la notizia, la nota trasmissione, che mette in difficoltà il direttore generale della ASL, il quale prende l'impegno di inaugurare il reparto in questione, che nulla c'entra con il resto dell'attivazione dell'ospedale. Il reparto, inoltre, viene consegnato con la carenza di personale alla quale lei ha fatto riferimento, pur di consentirne l'apertura.
Le indico anche che, se lei si reca presso le agenzie regionali, troverà convocata da parte di esponenti del suo partito una conferenza stampa per comunicare Pag. 21l'inaugurazione del reparto in questione, assumendosene i meriti, conferenza puntualmente sconvocata alla prima notizia dei decessi, diramata poche ore prima. Ciò lo dico affinché lei possa avere anche questi elementi all'interno della sua riflessione, così come le fornirò altri dati rispetto alle considerazioni da lei espresse. È chiaro, infatti, che bisogna parlare di sanità. Le potrei, molto semplicemente, far leggere le dichiarazioni da lei rese in Puglia nel febbraio 2005, chiedendo una convocazione straordinaria. Le ho qui e potrei anche consegnargliele: sono dichiarazioni dell'allora onorevole Turco. Con tali dichiarazioni diceva ai cittadini pugliesi e ai mezzi d'informazione che, siccome vi era stata una denuncia per una risonanza magnetica non realizzatasi, poi puntualmente smentita - lo dicono anche gli organi di informazione - e poiché vi era stato il blocco delle sale operatorie del policlinico per lavori di ammodernamento, la sanità era allo sfascio, le responsabilità gravissime di chi governava erano evidenti, e quindi bisognava attivare immediatamente una discussione in Parlamento per verificare le responsabilità politiche dirette.
Dire ciò che lei ha appena dichiarato in quest'aula, a fronte di otto morti, mi sembra sinceramente molto paradossale, fermo restando che, nell'accertare le responsabilità, così come dovrà avvenire, certamente nessuno - e noi non lo abbiamo fatto - induce ad immaginare strumentalizzazioni, perché talvolta chi di strumentalizzazione e demagogia ferisce rischia di perire degli stessi strumenti e degli stessi argomenti. A tal proposito, vorrei svolgere alcune considerazioni, perché lei, il 3 ottobre scorso, quindi pochi mesi fa, si è recata in Puglia e, in una trasmissione televisiva e in diverse altre circostanze, ha parlato della sanità pugliese dandole un voto: otto! Non si capisce, però, in ragione di cosa. Qual è, ora, il suo pensiero rispetto a ciò che diceva alcuni mesi fa?
Vorrei anche rivolgerle alcune considerazioni in riferimento ad un altro aspetto molto importante: ha parlato poco fa di vicende di carattere tecnico, di accertamento delle situazioni di responsabilità e noi siamo d'accordo su questo aspetto. Però non può far finta di nulla, il Parlamento non può far finta di nulla rispetto a ciò che sta accadendo a Taranto. Le racconterò ciò che sta accadendo in provincia di Taranto, regione Puglia, non per dichiarazione di esponenti politici del centrodestra sulla vicenda di Castellaneta, ma per dichiarazioni politiche ed interventi di esponenti del suo partito. Lo scontro in atto per l'elezione amministrativa di Taranto, la sostituzione del direttore generale della ASL di Taranto, non è frutto delle vicende di Castellaneta, è frutto, per dichiarazione e ammissione di esponenti politici della sinistra, utilizzando una situazione così grave, di scontri di carattere politico. Lo sa, le abbiamo rivolto un'interrogazione in merito, che il direttore generale sostituito dal governo regionale ha approvato quattrocento atti deliberativi nella fase che lo distanzia dalla revoca all'insediamento del nuovo direttore generale della Asl? Lo sa che rispetto alle questioni sollevate ed ai punti indicati, così come ho poc'anzi detto rispetto all'ospedale di Castellaneta, rispetto all'inaugurazione dello stesso ospedale e rispetto all'attivazione della unità coronarica dell'ospedale di Castellaneta, esistono scelte ben precise ed accelerazioni che non sono analoghe? Perché su una accelerazione non c'è alcuna responsabilità e non c'è alcuna questione, mentre su un'altra accelerazione ci sono situazioni gravissime, alle quali noi abbiamo fatto riferimento e per le quali siamo in quest'Assemblea a discutere? Nei giorni scorsi abbiamo fornito ed evidenziato un dato, ossia quello relativo ad una regione in cui otto morti in un solo caso dimostrano il livello di difficoltà strutturale esistente all'interno di un sistema sanitario. Allora, lei è giunta in quest'aula e andrà in Puglia, ma non andrà a Castellaneta come ha detto all'inizio! Lei avrebbe dovuto annullare tutti gli impegni di carattere elettorale per andare a Castellaneta e basta! (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale). Questo avrebbe dovuto Pag. 22fare! Non avrebbe dovuto recarsi con i candidati sindaci mentre si svolgono tutte le verifiche della magistratura; avrebbe dovuto evitare tutto ciò.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
RAFFAELE FITTO. Mi dispiace che le dia fastidio ciò che sto dicendo, ma purtroppo è la verità, lei, oggi, leggendo le dichiarazioni fatte in passato, dovrebbe portare anche un elemento di riflessione serena e seria - ho concluso, Presidente - in riferimento a ciò che sta accadendo in questi giorni. Le ho descritto la situazione di una regione nella quale 290 milioni di euro di deficit nel solo 2006 sono il regalo che il governo regionale fa al Governo centrale. Su questo tema dovremmo avviare una riflessione seria, considerato che qualche giorno fa...
PRESIDENTE. La prego deve concludere.
RAFFAELE FITTO. Ho concluso veramente, mi scusi Presidente. Stavo dicendo che dovremmo condurre una seria riflessione sul tema, considerando che pochi giorni fa abbiamo discusso della situazione complessiva. Le ricordo, peraltro, che oggi in Puglia vi è un piano sanitario, quello da lei contestato nel 2005 e, dopo due anni, non c'è ancora alcuna alternativa dal punto di vista della programmazione sanitaria; questi sono fatti e non parole su aspetti così gravi (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale)!
PRESIDENTE. Con riferimento alla proposta di istituzione di una Commissione di inchiesta monocamerale sugli errori in campo sanitario, come lei stesso ha ricordato, ho già provveduto a sollecitare la Commissione di merito, che mi risulta aver posto l'argomento all'ordine del giorno della seduta di oggi.
Ha chiesto di parlare il deputato Patarino. Ne ha facoltà.
CARMINE SANTO PATARINO. Signor Presidente, signor ministro, non posso nascondere il disagio e lo sconforto che provo oggi, affrontando una questione così grave, che ha reso necessaria la presenza del Ministro della salute, che ha riferito all'Assemblea in merito all'ennesima tragedia di malasanità verificatasi, questa volta, nell'ospedale di Castellaneta, per assurdi decessi di pazienti cui è stato somministrato protossido di azoto al posto di ossigeno. La ringrazio, signor Ministro per la sensibilità che ha dimostrato, rispondendo in questa sede sollecitamente ad una mia richiesta formulata la scorsa settimana in Assemblea, anche a nome del presidente del gruppo di Alleanza Nazionale, La Russa.
Non posso dichiararmi soddisfatto della sua relazione, che seppure completa, articolata e approfondita nelle analisi, lascia molto a desiderare sulle scelte - o, meglio, sulle «non scelte» - decise dal suo Ministero, soprattutto in ordine alle responsabilità politiche, che non possono passare in secondo ordine.
Signor Ministro, può apparire non del tutto sostenibile la tesi secondo la quale ciò che è accaduto poteva essere facilmente evitato, anche se c'è qualcuno, come il dottor Ricapito, direttore della struttura complessa di medicinale legale del Santissima Annunziata, che sostiene che se si fosse dato ascolto a quanto denunciato nelle lettere che egli aveva inviato al direttore generale, e se fosse stata istituita, come egli proponeva, la commissione di risk management forse qualcosa si sarebbe potuto evitare.
È altrettanto vero, però, che nessun rappresentante delle istituzioni o esponente politico di qualsiasi appartenenza può affermare che quell'ASL, Taranto 1, sia stata improvvisamente e stranamente colpita da un fulmine a ciel sereno. Infatti, la direzione generale dell'ASL di Taranto è da tempo nell'occhio del ciclone per le durissime e motivate critiche mosse da esponenti politici del centrodestra e, non pochi, del centrosinistra.
Decine e decine di interrogazioni di consiglieri regionali pugliesi denunciano, da tempo, le gravissime carenze e le pesanti anomalie anche comportamentali; Pag. 23anche io ed altri colleghi di questo ramo del Parlamento abbiamo presentato alcune interrogazioni parlamentari in merito, ma non hanno mai avuto alcun riscontro.
Una mia interrogazione, ad esempio, è ancora «sospesa» nell'attesa che la Presidenza della Camera ne valuti l'ammissibilità, mentre un'interpellanza urgente, da me presentata il 15 febbraio 2007, con la quale evidenziavo una serie di pesantissime inadempienze ed assurde disfunzioni e chiedevo l'adozione di opportuni provvedimenti in merito, è stata illustrata nel più totale disinteresse del sottosegretario presente quel giorno.
Lo stesso può dirsi dei sindacati, tutti, nessuno escluso, perché, se quelle lamentele fossero state ascoltate anche in parte, forse il provvedimento, tardivamente emanato da Vendola, sarebbe stato anticipato.
Provo disagio e sconforto, come dicevo all'inizio, signor Presidente, non solo perché quella tragedia si è consumata a Castellaneta, città in cui sono nato e risiedo ed alla quale sono comprensibilmente molto legato e che non avrei mai voluto che salisse alla ribalta nazionale ed internazionale per fatti così gravi. Provo disagio e sconforto anche perché lo spettacolo, come affermava poco fa il collega Fitto, offerto in queste ore da esponenti del centrosinistra all'opinione pubblica, sempre più allibita ed indignata, è a dir poco indecoroso.
Aprire e scorrere le pagine di un giornale, oggi, vuol dire essere investiti da un soffione maleodorante che travolge tutte le istituzioni, senza fermarsi di fronte a niente.
Dopo la decisione di Vendola di sospendere dall'incarico il direttore generale della ASL è scoppiata la rissa: autorevoli esponenti dello stesso centrosinistra, invece di preoccuparsi di quanto accaduto e di adottare i dovuti provvedimenti per far tornare nei cittadini la fiducia nei confronti di detto ospedale - attualmente è quasi completamente vuoto, perché nessuno più vi si ricovera, mentre chi vi era ricoverato è scappato via e, forse, per questo motivo lei, signor Ministro, non è voluto venire - si stanno sparando tra di loro, accusandosi a vicenda per le cattive condizioni della sanità pugliese, a loro stesso dire, molto più gravi di quelle lasciate in eredità dalla giunta precedente.
Un esponente di primo piano della maggioranza, il vicepresidente del consiglio regionale, appartenente ai DS, nel suo intervento in aula, nel giorno in cui il presidente Vendola ha deciso di sollevare dall'incarico il direttore generale, non ha risparmiato gravi accuse contro lo stesso Vendola. Tra l'altro, infatti, ha affermato testualmente che la decisione di Vendola era ancora più insufficiente, di fronte al quadro generale della sanità pugliese. E in una sua successiva dichiarazione, resa alla Gazzetta del Mezzogiorno il 13 maggio scorso, quell'esponente del centrosinistra ha affermato che il presidente della regione, come ha compreso la grande maggioranza dei cittadini, ha utilizzato la tragedia di Castellaneta per entrare a gamba tesa nella vicenda elettorale di Taranto, e, non potendo intervenire direttamente a sostegno di una parte del centrosinistra, ha pensato di farlo indirettamente e con furbizia.
Ma le critiche e le accuse non si fermano qui. La tragedia dell'ospedale di Castellaneta, dove ogni giorno viene ormai stabilita la chiusura di nuovi reparti, perché non ritenuti a norma, passa in secondo ordine rispetto alle faide tra i partiti del centrosinistra, in Puglia, per i propri interessi che vanno - come ho poco fa dimostrato - da quelli elettorali del comune di Taranto a quelli dell'occupazione del potere, anche e solo in riferimento alla nomina del commissario dell'ASL.
E in tutto questo, signor Ministro e onorevole Presidente, le istituzioni non fanno una bella figura, specialmente se si illudono di poter liberare la propria coscienza, scaricando ingiustamente ogni colpa sulle persone che risultano indagate. Neanche lei, signor Ministro, fa una bella figura, lei che avrebbe potuto in questa vicenda agire in maniera più incisiva e determinante, sia pretendendo di fare piena luce nella individuazione delle responsabilità più gravi, quelle morali, Pag. 24quelle dei politici, per intenderci, che hanno manovrato dietro le quinte, mettendo fretta, per poter esibire, prima delle elezioni un fiore all'occhiello, come quello dell'UTIC, non curandosi dell'inadeguatezza delle misure di sicurezza, del personale, delle attrezzature necessarie; sia nella scelta del commissario, magari ricorrendo, data la particolare delicatezza della situazione e la litigiosità degli esponenti politici regionali ad una figura di altissimo profilo che non le sarebbe stato difficile scegliere tra i quadri ministeriali. Al riguardo, e concludo, signor Ministro, le consiglierei, di leggere un articolo apparso qualche giorno fa, a firma del direttore del giornale Il quotidiano, che certamente non può essere sospettato di simpatia verso la parte che rappresento. Per mancanza di tempo non le leggo tutto l'articolo, ma faccio riferimento soltanto ad alcuni passi significativi: nella ripartizione regionale degli incarichi alle aziende sanitarie, Vendola concorda due anni fa il via libera ai DS che esprimono...
PRESIDENTE. La prego di concludere.
CARMINE SANTO PATARINO. ... un nome forte, un esponente della sanità, Marco Urago, il cui siluramento viene bocciato come un'intrusione ingiusta e sbagliata dai DS. Si dice addirittura che questo sia stato fatto per avvantaggiare una parte invece che un'altra; si parla - prosegue il giornalista - di bottiglie di champagne stappate dai big che sostengono Stefano, all'annuncio di un tale commissariamento. Per la nomina...
PRESIDENTE. La prego, deve concludere.
CARMINE SANTO PATARINO. Ho finito, Signor Presidente, mi conceda un minuto; si concede anche ai condannati a morte! In questo caso vi sono stati otto condannati a morte!
PRESIDENTE. Lei non lo è però, per sua fortuna e anche nostra.
CARMINE SANTO PATARINO. La prego, Signor Presidente!
PRESIDENTE. Non si può.
CARMINE SANTO PATARINO. Ho finito, ancora solo due righe. È stato dato il via libera ad un nome che non risulterà sgradito alla Margherita e che i DS devono incassare. Si dice anche che questo nome ha trovato l'accordo dei big nazionali, tra cui il Ministro Livia Turco e Rutelli, che ieri era in Puglia. Come vede, signor Ministro...
PRESIDENTE. La prego, deve concludere.
CARMINE SANTO PATARINO. ...secondo il direttore di quel giornale, il ruolo da lei svolto in questa vicenda in Puglia sarebbe non proprio onorevole. Allora, la prego: se ha ragione quel giornalista, non faccia smentite, ma se quel giornalista...
PRESIDENTE. Ma lei deve concludere, non è possibile!
CARMINE SANTO PATARINO. ...secondo lei non dovesse avere ragione, la prego di fare una smentita, diversamente lei sarà coinvolta... (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale e Forza Italia).
PRESIDENTE. Il tempo non è a discrezione di colui che interviene. Il tempo è stabilito dal Regolamento. Le faccio notare che ogni prevaricazione rispetto ai tempi assegnati è un arbitrio nei confronti della Camera e di chi ascolta.
Ha chiesto di parlare la deputata Dioguardi. Ne ha facoltà.
DANIELA DIOGUARDI. Signor Presidente, siamo qui per discutere di una questione particolarmente grave. Io ringrazio la Ministra per la completezza della sua relazione e perché credo che dalla sua relazione emergano in maniera chiara responsabilità di ciò che è avvenuto in Puglia. Non credo siano stati aggiunti altri Pag. 25elementi utili da questo punto di vista se non chiacchiere, purtroppo, e parole molto strumentali.
Siamo di fronte ad un problema grave, perché la sanità pubblica è un bene prezioso di tutti noi, di tutti i cittadini e le cittadine italiane. La nostra sanità pubblica, a carattere universalistico, va difesa e tutelata, certamente anche con una forte volontà di miglioramento. Penso che dobbiamo fare in modo - la Ministra sta lavorando in questa direzione -, perché i centri di eccellenza non siano soltanto alcuni, ma tutta la sanità italiana diventi di eccellenza, una vetrina del sistema Italia.
La sanità deve rappresentare ciò e ha tutte le potenzialità per riuscirvi. Sappiamo che non esiste un altro sistema che possa garantire la salute di tutti i cittadini e le cittadine, a prescindere dalla loro collocazione sociale e dal reddito. La sanità è una grande risorsa. Per tale motivo, riteniamo che l'eliminazione del ticket di 10 euro per la diagnostica sia stata una buona scelta, in quanto si trattava di una misura che «spingeva» nella direzione del privato, anche se, ritengo, si sarebbe potuto fare prima, al momento della discussione sulla finanziaria.
Gli episodi di malasanità (alcuni, purtroppo, particolarmente gravi e drammatici come quest'ultimo di Castellaneta), gli errori, le disfunzioni e le inefficienze minano il sistema sanitario nazionale e, per tale motivo, non vanno assolutamente sottovalutati!
Il Parlamento ed il Governo hanno il dovere politico di predisporre tutte le misure, affinché negligenze ed errori così drammatici non si ripetano più. Ha ragione il collega Di Girolamo: esiste una percentuale di errore umano che non sarà possibile eliminare, ma esistono anche negligenze, superficialità ed atteggiamenti irresponsabili che devono essere colpiti con molta forza e determinazione! Dobbiamo fare in modo che i cittadini e le cittadine italiane si rivolgano al servizio pubblico con totale fiducia, sapendo che quando entrano in quella che lei chiama la casa (una delle case) dei cittadini - l'ospedale - avranno la garanzia di una ricerca adeguata e giusta per quanto riguarda la diagnosi, di cure ed interventi efficaci e di non correre alcun rischio in termini di dignità.
Stiamo attenti al riguardo, perché ci troviamo in un momento della vita nazionale particolarmente difficile. Vi è troppa precarietà e troppa insicurezza! Almeno in materia di sanità, dobbiamo ristabilire immediatamente la sicurezza!
Sotto questo punto di vista, ritengo che il Presidente della regione Puglia abbia fatto benissimo a nominare immediatamente una Commissione di indagine che, in tempi rapidissimi (cosa stranissima per l'Italia!), ha presentato una relazione esaustiva, come ricordava anche la ministra, individuando responsabilità precise. Ritengo, altresì, che il Presidente Vendola abbia fatto bene, alla luce di tale responsabilità e sempre in raccordo ed in sintonia con il Ministero della salute, a commissariare la ASL 1 di Taranto: era il minimo che si potesse fare, in quel momento, per ristabilire quel necessario rapporto di fiducia tra la regione, il Governo della regione e la comunità che si vuole governare. Chiaramente, le indagini andranno avanti e avremo modo di saperne di più.
Credo, inoltre, che la Ministra abbia fatto bene a predisporre un disegno di legge (accolto dal Consiglio dei ministri) che avrebbe dovuto regolare soltanto l'attività intramuraria; poi, alla luce di quanto è avvenuto, il suo ambito di applicazione è stato giustamente esteso alla gestione del rischio clinico. Trovo intelligente la scelta di intervenire mediante un disegno di legge: potremo, infatti, discuterne in Parlamento al fine di migliorarlo, se possibile. A mio avviso, la gestione del rischio deve diventare il primo elemento di Governo per tutte le regioni e, pertanto, un disegno di legge che spinga in questa direzione è utilissimo.
Credo, inoltre, che si debba rivedere - abbiamo già avviato una discussione al riguardo - anche la normativa sugli appalti, perché non è possibile che esistano appalti (ad esempio, per quanto riguarda la regione Sicilia) che durano venti o Pag. 26trenta anni. È chiaro come, in un tempo così lungo, diventi difficilissimo individuare responsabilità e seguire un percorso di linearità.
Ritengo, inoltre, che si debba riflettere maggiormente sul lavoro precario nella sanità e sull'esternalizzazione, in quanto si tratta di un campo particolarmente delicato. Occorre, altresì, omogeneizzare il sistema, in quanto non è possibile che, rispetto alla malasanità «a macchia di leopardo», la situazione soprattutto nel Mezzogiorno sia drammatica.
Discuteremo in Commissione il disegno di legge che è stato presentato. Tuttavia, ritengo che occorra fare di più, affinché tutte le regioni si dotino di piani sanitari regionali e per l'accreditamento. Non è possibile che ancora in molte regioni non vi siano questi elementi primari di sicurezza e garanzia! In verità, non credo - lo dico ai colleghi della destra - siano necessarie ulteriori Commissioni. Ne discuteremo in Commissione affari sociali. Tuttavia, ritengo che il modo migliore sia, se vogliamo, quello di pensare ad una Commissione non di inchiesta, ma di indagine, che potrebbe essere utile e che affianchi e supporti il lavoro della Ministra, nell'ottica di combattere la malasanità e, soprattutto, di offrire anche una possibilità di informazione continua alla cittadinanza. Le cittadine ed i cittadini devono anche essere messi in grado di sapere come vanno a finire questi casi di malasanità, in quanto, molto spesso, dopo un primo momento in cui si verifica lo scandalo e la notizia viene diffusa dai mass media, non se ne sa più nulla...
PRESIDENTE. Deputata Dioguardi, la invito a concludere.
DANIELA DIOGUARDI. ...e non si sa se le relative responsabilità siano state individuate e punite.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Ronconi. Ne ha facoltà.
MAURIZIO RONCONI. Signor Presidente, signora Ministro, con rammarico mi sto rendendo conto che, nel corso di questo dibattito, stiamo perdendo un'occasione importante: si parla dei massimi sistemi, come è stato fatto da alcuni colleghi intervenuti prima di me, anziché riflettere insieme sulla questione specifica. Tale questione rappresenta il segno evidente di una gestione e «malaorganizzazione» del sistema sanitario nazionale con responsabilità diffuse, comprese quelle politiche.
Un collega che mi ha preceduto, rappresentante dei DS, ha affermato che anche in questa vicenda si sono verificati dei dati positivi tra i quali, non ultima, la sostituzione del direttore generale dell'ASL. Non è così! In questa vicenda sono presenti soltanto molte cose sconvolgenti, estremamente gravi, insolute e che vanno assolutamente chiarite. Vi è il segnale di una serie di difficoltà, le quali, sebbene esplose in modo drammatico nell'ospedale di Castellaneta, già si erano verificate in altri ospedali appena inaugurati, i quali hanno subito incidenti di gravità analoga, con conseguenze fortunatamente meno gravi in quanto avvenute in ore della giornata meno incidenti sull'attività lavorativa del presidio ospedaliero. Si tratta, purtroppo, di un evento in un certo senso annunciato, rispetto al quale tutti i politici devono farsi carico delle loro specifiche responsabilità.
In merito all'avvenimento specifico, in base a quanto affermato dal Ministro, credo che, sul versante delle indagini, ancora adesso vi sia incertezza sulle cause e sulle modalità. Ho la sensazione, inoltre, che stia iniziando il classico «palleggiamento» di responsabilità: il Ministro chiama in causa la regione; la regione il Presidente e l'assessore regionale; l'assessore regionale commissaria l'ASL; l'amministratore dell'ASL addossa la responsabilità principale al direttore sanitario e, infine, quest'ultimo individua alcune responsabilità negli operatori sanitari.
Mi pare sia la strada per lasciare, ancora una volta, insoluta la ricerca delle vere responsabilità su un episodio davvero drammatico.Pag. 27
Peraltro leggiamo dalle agenzie, dai giornali e dai quotidiani locali notizie inquietanti. Prima di me l'onorevole Fitto faceva riferimento all'amministratore di quella ASL che prima di andarsene - a seguito del commissariamento, non per una promozione - ha firmato e ha dato seguito a quattrocento delibere. Chiedo, pertanto, dall'aula di Montecitorio, che la magistratura indaghi sul contenuto di tali delibere perché è evidente che si tratta di una questione grave e assolutamente anomala sulla quale ci saremmo aspettati una risposta chiara, una delucidazione da parte del ministro.
Uno degli episodi gravi, delle notizie inquietanti è proprio l'apertura del reparto in cui è avvenuta la tragedia senza una pianta organica sufficiente. Chi lavora o ha lavorato in ospedale sa bene che non si può scherzare con le piante organiche in quei reparti in cui le emergenze e il trattamento sanitario sono di particolare delicatezza! Il reparto oggetto dell'informativa è stato inaugurato, invece, con una pianta organica carente. Nello stesso ospedale è stato chiuso anche il reparto di gastroscopia per guasti al sistema di aerazione, quindi, signora ministro, la vicenda è molto più grave di quanto lei ha voluto rappresentare.
Da qualche tempo riscontriamo che troppo spesso gli ospedali o i reparti ospedalieri vengono inaugurati in concomitanza di eventi elettorali. Si tratta di un'altra grave distorsione che provoca comportamenti che possono causare, a loro volta, gravissimi inconvenienti, proprio come è avvenuto a Castellaneta.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE CARLO LEONI (ore 13,15).
MAURIZIO RONCONI. Ci troviamo di fronte a lavori effettuati perché il reparto deve essere inaugurato in concomitanza dell'evento politico. Ci troviamo di fronte a collaudi - l'ha detto lei - ripetuti da più soggetti, molto spesso anche non addetti a tale mansione; abbiamo a che fare con documenti di certificazione assolutamente carenti.
Ci troviamo di fronte, in definitiva, signora ministro, ad un rischio tecnologico ancora non regolamentato e che il suo Ministero, non l'assessore regionale alla sanità, deve provvedere a disciplinare.
Abbiamo a che fare con responsabilità a più livelli; non possiamo chiamare in causa oggi l'ultimo operatore sanitario e non assumerci in prima persona le nostre responsabilità politiche perché poi quando si tratta di inaugurare, di tagliare il nastro dell'ospedale o del reparto, il politico, il Ministro, l'assessore o il sindaco di turno sono sempre in prima fila. Non dobbiamo esimerci dal compiere la nostra parte di doveri perché è evidente che non possiamo assolutamente chiamarci fuori.
Concludo dicendo che concordo con la richiesta di istituire una Commissione di inchiesta sul sistema sanitario. Ne esiste già una analoga al Senato e non vedo perché i deputati non debbano poter usufruire degli stessi strumenti di indagine, che pure hanno a disposizione.
PRESIDENTE. Deputato Ronconi, concluda.
MAURIZIO RONCONI. Concludo, signor Presidente. È evidente, signora ministro, che la nostra sanità è malata, soprattutto per quanto riguarda l'organizzazione. Molto spesso, infatti, essa è delegata ad assessori incapaci che hanno come obiettivo primario quello di una gestione clientelare.
Per tale motivo, a maggior ragione, chiediamo l'istituzione di una Commissione d'inchiesta [Applausi dei deputati del gruppo UDC (Unione dei democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)].
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Astore. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE ASTORE. Signor Presidente, signor ministro, onorevoli colleghi...
PRESIDENTE. Mi scusi, ma ho sbagliato. Vi è un ordine da rispettare per gli Pag. 28interventi, che si è stabilito avvenissero in ordine decrescente secondo la consistenza numerica dei gruppi.
Ha chiesto di parlare il deputato Allasia. Ne ha facoltà.
STEFANO ALLASIA. Signor Presidente, sarei stato onorato di lasciargli il posto, ma bisogna seguire l'iter stabilito.
Signor Presidente, signora Ministro, la recente morte di otto persone, dovuta a uno scambio tra i tubi di protossido di azoto e di ossigeno, verificatosi nel nuovissimo ospedale di Castellaneta, in provincia di Taranto, porta ancora una volta all'attenzione dell'opinione pubblica un caso di malasanità ai limiti dell'incredibile. La malasanità, come è noto, non è un fenomeno di oggi, ma ha caratterizzato le sorti del nostro servizio sanitario nazionale fin dalla sua istituzione.
A livello statistico, tuttavia, non si può negare che questa legislatura ci ha costretto ad affrontare un numero di casi di malasanità sicuramente superiore alla media: la morte di due settantenni piemontesi, a pochi metri dall'ospedale, per il mancato intervento dei medici di pronto soccorso al di fuori delle mura ospedaliere; il triste caso dei trapianti di organi appartenenti a una donatrice sieropositiva, avvenuti nel mese di marzo, presso un ospedale in provincia di Firenze; la vicenda del feto rimasto vivo e poi drammaticamente morto dopo l'aborto terapeutico praticato per sospetta malformazione, sempre presso un ospedale in provincia di Firenze; il caso di Federica, la sedicenne finita in coma e poi morta a causa di un blackout intervenuto durante un'appendicectomia, praticata presso l'ospedale di Vibo Valentia.
Tutti questi non sono che alcuni dei numerosissimi casi di malasanità che dall'inizio della legislatura ad oggi siamo stati costretti a leggere sulle pagine dei giornali. Ovviamente, un interrogativo sorge spontaneo: a cosa sono dovuti tali errori? E soprattutto, perché dal maggio dello scorso anno ad oggi l'incidenza di tali fenomeni sembra improvvisamente aumentata? Cosa ha fatto il ministro Turco per fornire risposte concrete ai cittadini? Niente, se quanto ha affermato precedentemente è la sua risposta, essendo una risposta tecnica, da manuale.
Purtroppo, è triste da ammettere dal momento che il problema incide sulla vita dei nostri concittadini, il reiterarsi di questi episodi è fortemente condizionato dall'attuale sistema gestionale organizzativo della sanità, che dietro le vesti di un falso federalismo di facciata nasconde, in realtà, un assistenzialismo da parte di un centralismo di fondo della peggiore tradizione. Alle regioni è attribuito, nominalmente, il governo delle aziende e delle altre strutture sanitarie, ma di fatto il riparto della responsabilità tra i diversi livelli di governo rimane ancora troppo poco chiaro, soprattutto se, come si sta verificando in questi giorni quando si tratta di ripianare i disavanzi sanitari, non viene fatta valere la responsabilità della regione, bensì è lo Stato ad intervenire.
Come nel caso dei disavanzi di gestione, anche in relazione ai casi di malasanità l'adozione di sistemi di gestione del rischio e di riparto della responsabilità più semplici e lineari sembra ostacolata dal tentativo latente, perpetrato dall'amministrazione in carica, sia a livello nazionale, sia nella maggioranza delle regioni, di sovrapporre e duplicare gli interventi, quasi nella convinzione che grazie a questa sovrapproduzione di indagini e di inchieste si possa, temporaneamente, coprire le vere cause del problema.
Così si è verificato nel caso di Castellaneta: intervengono l'assessore alla sanità Tedesco e il presidente della regione Vendola, che richiedono al direttore dell'ASL tutta la documentazione amministrativa relativa all'attività di collaudo e verifica degli impianti; interviene l'autorità giudiziaria, prontamente investita della questione; interviene la commissione amministrativa attivata dalla regione, per la quale viene richiesto l'affiancamento anche di alcuni tecnici ministeriali; intervengono i NAS, sollecitati a verificare l'accaduto dalla stessa amministrazione regionale; interviene, infine, anche il Ministro della salute, che ha commissionato alla Direzione Pag. 29generale dei farmaci e dei dispositivi medici del Ministero ed ai tecnici dell'Istituto superiore di sanità alcune ispezioni straordinarie.
Questo caotico sovrapporsi di interventi, essenzialmente adottato sulla scorta dell'onda emotiva del momento, non rischia forse di ostacolare la tempestività e la linearità dell'azione di accertamento dell'accaduto e la rilevazione delle responsabilità ad esso connesse? È così erroneo ritenere che sia stato proprio il disordine operativo, che sta accompagnando le azioni di verifica attivate dai diversi livelli ed organi competenti, ad avere causato, in ultima istanza, l'errore tecnico originario e ad avere impedito che esso venisse in rilievo nella successiva attività di collaudo e verifica?
L'auspicio ricorrente, quando si parla di malasanità, è rivolto all'introduzione di nuovi meccanismi di risk management, interpretati come una sorta di correttivo di sistema atto a fornire una risposta definitiva al problema del legittimo affidamento dei pazienti nei confronti dell'esito favorevole della prestazione medica. Tale visione burocratico-amministrativa del risk management rischia tuttavia di spostare l'attenzione da quello che è, di fatto, il vero nucleo del problema: la consapevolezza che il rapporto fiduciario medico-paziente si traduce, di regola, in un'obbligazione di mezzi, non di risultati. Esso impone infatti di abbandonare il tradizionale approccio incentrato sulla correzione del singolo errore adottando una nuova visione integrata, sistemica e personalistica del rischio tesa ad intraprendere qualsiasi accadimento come frutto dell'interazione dei diversi elementi del sistema o contesto di riferimento e a ribadire contestualmente la centralità del paziente come primo destinatario delle strategie di miglioramento delle qualità dei processi, e quindi la revisione sistematica dei fattori che incidono sullo svolgimento del rapporto fiduciario medico-paziente, integrate dall'analisi dei condizionamenti connessi alle scelte e alle conoscenze del singolo individuo. È necessario partire da tale riflessione nell'introduzione di modelli di risk management in sanità.
In termini istituzionali tale approccio implica l'esigenza di promuovere la cooperazione tra i diversi livelli di governo del sistema, partendo tuttavia da una sincera, chiara e sostenibile operazione di suddivisione dei compiti e delle responsabilità spettanti a ciascun soggetto. In sostanza, servono interventi strutturali di sistema, non già correttivi di facciata finalizzati in chiave demagogica a fornire una risposta politica alle impellenti esigenze emotive dell'opinione pubblica.
In conclusione, sappiamo, ministro, che lei ha in programma una giornata della buona sanità: una giornata dedicata, cioè, a ricordare a tutti noi che il servizio sanitario nazionale è bello, e che molte volte i fatti di malasanità non sono altro che una montatura, o quanto meno un'esagerazione dei giornalisti. Illustre ministro, noi concordiamo con lei nell'intento di ripristinare la perduta fiducia dei cittadini nei confronti del Servizio sanitario nazionale, perché la sanità rappresenta indubbiamente un servizio centrale del nostro Stato sociale; ma ce lo lasci dire, non è con le parole, con le iniziative mediatiche autoreferenziali, con le inchieste paravento, con l'assistenzialismo nei confronti delle regioni inadempienti che si offre ai cittadini una sanità più sicura ed affidabile.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
STEFANO ALLASIA. Piuttosto, è dal vero federalismo che bisogna partire, quello che abbina al decentramento un'assunzione di autonomia e inderogabile responsabilità di bilancio. Le ricordo, se le avesse dimenticate, dopo l'ultimo decreto-legge «salvadebiti», le parole che lei stessa ha scritto nel nuovo Patto per la salute: «Solo attraverso il riconoscimento generalizzato dell'autonomia e l'adozione di una filosofia di massimo rigore nella rivelazione e la condanna delle eventuali responsabilità operative e gestionali relative all'erogazione del servizio è infatti Pag. 30possibile semplificare un sistema attualmente ingessato in troppe procedure, spesso tra loro sovrapposte, forse volutamente, e ancora una volta privo di veri centri di riferimento».
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Astore. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE ASTORE. Signor Presidente, signor ministro, onorevoli colleghi, sono esterrefatto dall'andamento del dibattito e soprattutto dalle dichiarazioni di talune forze politiche, che legano questi episodi ad interessi elettoralistici locali, in modo particolare di Taranto. Non conosco le situazioni, ma ho la forza di dire che lei ha fatto bene a non andare a Taranto, perché ciò poteva essere male interpretato. Di fronte alla salute, di fronte a un bene così primario, approviamo in pieno la condotta del ministro.
Ritengo che strumentalizzare le vittime sia un errore grave, da qualunque parte venga. Bisogna esprimere il nostro cordoglio alle famiglie e il Parlamento e il Governo devono vigilare affinché queste morti non si ripetano. Ecco perché apprezzo la severità e la trasparenza con cui il Governo si è mosso, e apprezzo soprattutto la cooperazione fra la regione e il Governo. È facile dire che lei doveva nominare il commissario: non si conoscono le leggi! Poi si reclama l'autonomia, si accusa il Governo di intrufolarsi negli affari, e così via.
Ecco perché, a giudizio dell'Italia dei Valori, la sua relazione è esauriente e completa, anche se essa si è dovuta giocoforza limitare, in parte, a considerazioni tecniche. È certo che la causa della morte dei nostri otto concittadini pugliesi è stata un errore umano: sarà la magistratura ad individuare i reali colpevoli, ma si tratta di un errore incomprensibile e ingiustificabile.
In ogni caso - lo dico soprattutto agli amici del centrodestra - vi è una riflessione importante cui questi fatti debbono spingerci: coloro che entrano nel tunnel della malattia, qualunque siano la loro cultura e la loro protezione sociale, divengono i soggetti più deboli della società. È su di essi che si deve dunque concentrare la nostra riflessione: ecco perché è sbagliato lasciarsi andare a strumentalizzazioni, come ha fatto qualcuno. Credo di poter dire ciò tanto più perché provengo dal Molise, regione confinante con la Puglia, e perché ho svolto le funzioni di assessore, e dunque conosco la sanità pugliese, così come i pugliesi conoscono benissimo la sanità molisana. Non intendo dunque attaccare nessuno, ma intendo impedire che questo evento venga strumentalizzato al fine di attaccare il Governo e la maggioranza.
La debolezza dell'ammalato richiede dunque la tutela dello Stato: ecco perché apprezzo la sua decisione e anche, in questo caso, il suo decisionismo. Sono necessarie forza ed autorevolezza, perché è importante tutelare i deboli rispetto al problema della qualità e dell'appropriatezza, che sono diritti di tutti: si tratta di diritti, infatti, che possono essere garantiti esclusivamente da un governo efficiente della sanità, raggiunto tramite la cooperazione fra Stato e regioni. In questo senso, credo che quella sui livelli essenziali di sicurezza, di cui si parla in questi giorni, sia una battaglia che il Parlamento e il Governo debbono portare avanti.
Questa deve essere dunque un'occasione per riflettere sulla nostra sanità - che certamente è una delle migliori d'Europa - e in particolare sulla sanità del sud, ma vedo che l'onorevole Fitto se ne è andato...
Occorre anche fare autocritica: la sanità, e non solo quella meridionale - lo dico anche ai nostri amici del nord - è diventata ormai il regno del malaffare. Pertanto, signor Ministro, coraggio: vada avanti. Lei cita episodi sconvolgenti, avvenuti anche nella mia regione, che hanno la loro origine nella sanità. Lo sappiamo, e in particolare lo sa chi come me lavora nella Commissione antimafia: la criminalità organizzata si è «organizzata» per introdursi nel governo della sanità. Questo è un problema che interessa tutti; e dunque, tenendo sempre a mente il valore della tutela del cittadino, è importante non fare speculazioni.Pag. 31
Signor Ministro, dobbiamo essere uniti nel lavorare per la moralizzazione di questo settore: al di là delle strumentalizzazioni e dei vantaggi che si possono trarre da questo determinato episodio, è arrivata l'ora che il Governo e il Parlamento incidano fortemente in questo settore, in nome di regole certe e di una moralizzazione che deve assolutamente arrivare. La voragine clientelare di questo settore, signor Ministro, soprattutto in alcune zone del nostro Paese, è spaventosa. È per questo che non mi meraviglio delle cronache anche di questi giorni e delle diverse «parentopoli» - mi spiace che qualcuno si sia assentato - che esistono sul nostro territorio.
Soprattutto però - e lei lo ha detto in un'altra occasione - siamo uniti nel fermare la politicizzazione di questo settore. Lo diciamo anche noi di centrosinistra: siamo colpevoli anche noi, in alcune parti del territorio, del fatto di utilizzare politicamente questo potere al servizio non del cittadino, ma di interessi elettorali e politici. Lo dobbiamo dire perché, se vogliamo davvero cambiare strada, dobbiamo porre fine a tali fenomeni. E credo che si stia lavorando in questo senso, ad esempio attraverso un diverso sistema di nomina dei direttori generali, e altre scelte che so che lei sta compiendo. Occorre debellare la cappa di piombo che in alcune regioni incombe sulla sanità.
Ci criticavano per essere intervenuti in favore del piano di rientro, il quale è a difesa del cittadino e non di chi ha amministrato in questo modo negli ultimi anni.
Ecco il motivo per cui istituire una Commissione parlamentare di inchiesta potrebbe anche andar bene, ma la farei iniziare ad occuparsi della materia a partire dal 2000, per evitare strumentalizzazioni di certi comportamenti diffusi in Italia.
Come lei ha affermato - ed il Governo deve rivendicare tale merito - per la prima volta i fondi europei destinati alle otto regioni meridionali vengono utilizzati dalla sanità, fatto in precedenza mai verificatosi. Come lei ben sa, anche l'accordo di programma con la Puglia (proprio questo volevo dire ai nostri amici pugliesi) è la conseguenza di certe inefficienze, e si conclude solo oggi quando si poteva fare già cinque o sei anni fa, utilizzando il famoso articolo 20 (Applausi del Ministro Turco).
Ricordo, inoltre, la severità con cui trattiamo l'attività intra moenia, senza le furbizie varie di chi è stato cinque anni al Governo e ha continuato a permettere che si lavorasse la mattina per lo Stato e la sera per i privati.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
GIUSEPPE ASTORE. Per questo motivo, dobbiamo andare avanti tutti insieme, puntando ad ospedali altamente specializzati per evitare tali disfunzioni, ma, soprattutto, indirizzando le nostre attenzioni al territorio. Riteniamo, infatti, che al sud bisogna costruire una sanità migliore, e non pensare - caro collega Fitto - ad improbabili rivincite elettorali. Non è questo il modo di ragionare, se si vuole migliorare la sanità pugliese.
PRESIDENTE. Onorevole, deve concludere.
GIUSEPPE ASTORE. Per quanto riguarda infine - e concludo - l'accusa sollevata da Alleanza Nazionale circa la presenza di faide in Puglia, credo, poiché conosco bene quella regione, che il centrodestra sia maestro nelle divisioni in quel territorio.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Poretti. Ne ha facoltà.
DONATELLA PORETTI. Signor Ministro, colleghi, parlare oggi alla Camera dei deputati di fatti inerenti la malasanità non deve essere un esercizio di mera retorica, ma di responsabilità e presa in carico di un problema che esiste nella pratica quotidiana della sanità, nonché nella percezione dei cittadini.Pag. 32
In ospedale si può entrare per una malattia ed uscirne morti, a causa, ad esempio, di un'infezione presa in corsia, o perché qualcosa non ha funzionato.
I dati sulle infezioni ospedaliere ci avrebbero dovuto mettere in guardia da tempo. Essi parlano, infatti, di 700 mila infezioni e 7 mila morti l'anno per quelle contratte in ospedale (un numero maggiore dei decessi sulle strade). Altri dati indicano una mortalità tra 4-5 e 7 mila unità come causa diretta di un qualche evento successo in ospedale, tra 9 e 21 mila unità come concausa.
L'ospedale dovrebbe essere il luogo pulito per antonomasia, ma, in vent'anni, la percentuale di polmoniti, infezioni del tratto urinario, sepsi, infezioni della ferita chirurgica contratte durante il ricovero sono rimaste le stesse, dal 6,8 al 6,7 per cento. A sorpresa, il reparto a maggior prevalenza di infezione è proprio quello che dovrebbe essere il luogo più asettico, la terapia intensiva, con il 34,2 per cento.
Altri dati dell'Istituto superiore della sanità, raccolti nel 2004 da una commissione ad hoc, indicano che in Italia circa 500 mila pazienti su 9 milioni e mezzo di ricoverati l'anno sono affetti da un'infezione contratta in ospedale: una percentuale compresa tra il 5 e il 17 per cento dei pazienti ospedalizzati si ammala ogni anno di un'infezione, e il 3 per cento addirittura ne muore.
A livello parlamentare, è stata proposta - come più volte ricordato in precedenza - una Commissione di inchiesta sui casi di malasanità, primo firmatario il collega Palumbo di Forza Italia. Ma, che si tratti di una Commissione o venga piuttosto ritenuto più agile e adeguato lo strumento di un'indagine affidata alle relative Commissioni, credo che ciò sia comunque utile per capire se e come il legislatore deve intervenire, e in quale direzione.
Castellaneta costituisce il caso che ci ha fornito lo spunto per l'informativa odierna, ma, ad esempio, anche le vicende dell'Azienda ospedaliera di Careggi a Firenze, dove io abito, sono stati nelle prime pagine.
Proprio in questi giorni - e ancora oggi - assistiamo ad un caso esattamente simile e speculare a quello di Castellaneta, verificatosi presso il policlinico Le Scotte, a Siena: stessa dinamica, probabilmente, e, comunque, persone che sono morte.
Sono casi rispetto ai quali comunque anche la giustizia farà il suo corso trovando, mi auguro, e punendo i responsabili. Però, la vicenda di Castellaneta potrà anche esserci utile per capire se, ad esempio, in occasione dei collaudi, che sono anche la fattispecie di cui stiamo discutendo, sia comunque necessario predisporre ulteriori obblighi perché, sebbene la materia della sanità sia tra quelle riservate alla competenza regionale, tuttavia il sistema sanitario è nazionale.
Ben venga, perciò, il disegno di legge appena approvato dal Consiglio dei ministri, che prevede nell'articolato la presenza in ogni ospedale e in ogni ASL di un gruppo di esperti che si occupino della sicurezza e della prevenzione degli errori. Sia benaccetto, finalmente, un sistema con cui si istituisce una sorta di camera di conciliazione, non obbligatoria ma vincolante per le parti, al fine di consentire al cittadino forme più celeri di risarcimento, cioè per facilitare la soluzione stragiudiziale delle vertenze tra medici e pazienti nei casi di danni derivanti da terapie o interventi.
In conclusione, vorrei anche evidenziare come il sistema pubblico non sia necessariamente sinonimo di qualità. Credo che la rivisitazione del sistema sanitario debba fornire lo spunto per fruire del settore privato non solo in base al principio ormai riconosciuto da tutti, ossia il principio di sussidiarietà, ma anche come stimolo per stabilire una concorrenza qualitativa con il sistema pubblico.
A tale proposito, vorrei portare un esempio tratto dall'attualità e che riguarda una questione che dovrebbe stare a cuore a tutti: quella relativa al cordone ombelicale. Fino ad oggi un'ordinanza del precedente Governo aveva relegato la gestione della raccolta e conservazione esclusivamente allo scopo della donazione al sistema delle banche pubbliche. Purtroppo, Pag. 33oggi prendo atto che anche il suo Ministero, Ministro Turco, ha rinnovato questa ordinanza, vietando la possibile istituzione di banche private in Italia e consentendo, altresì, di conservare il cordone ombelicale per uso autologo, cioè per se stessi, ma solo in strutture private e all'estero. Inoltre, nell'ordinanza da poco emanata dal Ministro della salute si auspica che il Parlamento si occupi dell'argomento, fornendo anche indicazioni in merito ad un eventuale provvedimento, cioè consigliandoci che la conservazione autologa dovrà essere fatta contestualmente alla donazione - una sorta di donazione obbligatoria - e comunque prevedendo che tutta la materia sia riservata esclusivamente al sistema pubblico.
Eppure il servizio pubblico finora non ha dato buona prova di sé; infatti, non è possibile né donare in tutti i punti nascita, né in tutti i giorni della settimana e neanche in tutte le regioni italiane. Solo un cordone ogni dieci viene raccolto nelle strutture pubbliche. Inoltre avvengono episodi come quello di Matera, dove 500 cordoni sono stati letteralmente gettati via. Tutto ciò a fronte della conservazione di cellule staminali che da oltre dieci anni stanno dando buona prova di sé nella cura delle malattie del sangue ed in particolare sui bambini, cellule preziose a detta di tutti, ma che oggi finiscono essenzialmente tra i rifiuti biologici della sala parto. Un esempio, anche questo, di malasanità, ma anche di pessime norme di cui siamo complici lasciando la situazione inalterata.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Cancrini. Ne ha facoltà.
LUIGI CANCRINI. Signor Presidente, vorrei prima di tutto ringraziare la Ministra della salute per la sua relazione. Infatti, essa mi sembra seria e documentata.
Ritengo che la sua presenza in quest'aula dimostri chiaramente che non vi è alcuna minimizzazione del problema, così come è stato sostenuto - mi pare - da un collega dell'UDC. Credo che la Ministra nel ricostruire la vicenda abbia usato una grandissima correttezza in ordine all'attribuzione di eventuali responsabilità. Essa è infatti dovuta, in parte, ad un giusto riserbo nei confronti della magistratura, in parte alle commissioni di inchiesta che stanno operando, alle competenze della regione e così via. Invece, mi sembra che questa correttezza sia completamente venuta meno nelle aspre critiche che sono state esposte successivamente. In particolare, l'intervento dell'onorevole Fitto, a mio avviso, è del tutto fuori luogo.
Infatti, mi chiedo come sia possibile che proprio la persona che governava la Puglia quando questi collaudi sono stati effettuati, adoperi simili toni; potrebbe forse riflettere, perché tutti dobbiamo riflettere, in quanto vi è una complessità tale nelle cose accadute che non si vuole attribuire la responsabilità ad alcuno. Credo veramente che il detto evangelico «chi è senza colpa scagli la prima pietra» dovrebbe essere utilmente utilizzato anche in questa sede.
Non vorrei parlare di questo, ma esporre i problemi di fronte ai quali ci troviamo. Mi sembra che la Ministra abbia individuato alcuni punti che, a mio avviso, necessitano di una riflessione molto attenta.
Innanzitutto, esiste un problema di adeguatezza tra struttura e personale, relativo alla quantità e qualità del personale ed anche all'adeguatezza delle strutture tecnico-amministrative che devono presiedere l'organizzazione di reparti complessi come quello del quale stiamo dibattendo.
Credo che si tratti di qualcosa di molto serio; siamo, infatti, di fronte ad una trasformazione drammatica della medicina. A me è capitato, tre settimane fa, di affrontare, in un reparto di cardiologia e di terapia intensiva, problemi simili a quelli dell'ospedale di Castellaneta. Ho subìto una coronarografia e un'angioplastica e mi sono reso conto che la medicina ha compiuto progressi incredibili rispetto ai miei tempi. È incredibile ciò che è accaduto! Ma a fronte di questo incredibile cambiamento, dal punto di vista degli adeguamenti organizzativi, esiste una sufficiente consapevolezza ed una sufficiente Pag. 34risposta dal punto di vista organizzativo? I miei dubbi, sul punto, sono molto grandi.
Credo che si continui ad utilizzare personale che ha qualifiche, in gran parte, obsolete e che servano specializzazioni forti. Credo, ad esempio, che per il funzionamento dell'unità coronarica, il ruolo degli infermieri professionali sia veramente fondamentale. Ciò che mi colpisce della vicenda di Castellaneta non è tanto il fatto - che rientra nell'imponderabile - del tubo installato male, ma piuttosto che non ci si accorga dal primo paziente che muore. Come si fa ad arrivare al numero di otto? Evidentemente - ha ragione la Ministra, quando dice che non ci si rende conto che è aumentato il numero, in percentuale, dei morti - vi è una sottovalutazione del caso ed un problema relativo alle modalità con le quali si constata la morte ed a cosa accade in tali circostanze. In genere l'infermiere si accorge di qualcosa e chiama un medico: come mai, dunque, queste due persone non si accorgono che è successo qualcosa di strano?
Credo che esista un problema di preparazione e di quantità di personale. Il numero di infermieri che lavora in un certo reparto, il rapporto tra numero di infermieri e numero di pazienti, il livello di qualificazione degli infermieri e dei medici che agiscono sono aspetti fondamentali. Dobbiamo renderci conto che vi è una enorme difficoltà legata all'impiego di nuove tecnologie. Si tratta di isole di eccellenza? No. Si tratta di reparti che vi devono essere su tutto il territorio nazionale, ma i livelli di preparazione non sono adeguati.
Con riferimento alla direzione tecnico-amministrativa, segnalo l'esistenza di un problema serio: la direzione sanitaria ha gli strumenti per verificare l'igiene della camera operatoria (forse, ma non so), ma ne ha anche sul funzionamento di apparecchi così delicati?
Esiste, inoltre, un grande problema di preparazione degli amministratori. Ritengo che l'ufficio tecnico della direzione sanitaria debba essere organizzato in un modo tale da poter far fronte a queste nuove e difficili esigenze. Da questo punto di vista, ritengo sia fondamentale l'idea di approvare norme che prevedano una nuova forma di controllo clinico; ma vorrei che ci rendessimo conto, fino in fondo, che le norme forniscono delle indicazioni, ma che il porle in essere richiede anche livelli organizzativi conseguenti. Credo, pertanto, che la proposta del Governo sia importante e che lo sia, da parte nostra, il riflettere sui possibili livelli dell'attuazione delle norme.
Vi è, infine, un altro problema che è stato già richiamato nei precedenti interventi. Gran parte della discussione che è stata svolta in Assemblea e anche delle insinuazioni e malignità che sono state avanzate (come solitamente avviene in tante altre situazioni da e contro tutti) riguardano il problema - vorrei insistere su questo punto - della nomina direttamente politica del direttore dell'azienda.
Il manager dell'azienda è una persona scelta e controllata dallo stesso politico che governa, essendo pertanto in qualche modo un suo emissario. A mio parere, tutto ciò avvelena l'aria della sanità, perché instaura inevitabilmente un rapporto fra qualunque cosa accada e la gestione politica a livello regionale, facendo così saltare tutte le mediazioni di tipo tecnico.
Il gruppo che rappresento preparerà una proposta di legge in materia - siamo un partito piccolo e non possiamo pretendere altro che portare un'idea -, ma mi auguro che i colleghi della maggioranza, della minoranza e soprattutto del Governo si rendano conto fino in fondo del fatto che il sistema sanitario si salva tutto insieme nel momento in cui lo si allontana dalla gestione diretta dei politici...
Credo di essermi fino ad ora soffermato su un punto molto importante: dobbiamo avere uno «scatto di reni» e salvare il sistema sanitario allontanandolo un po' da questa modalità di gestione.
PRESIDENTE. Deputato Cancrini, concluda.
LUIGI CANCRINI. La nomina del manager - lo ripeto - in capo alla giunta Pag. 35regionale, che poi è il suo unico controllore, è il risultato di un processo complicato; non voglio attribuirne a nessuno la responsabilità, ma dobbiamo cambiarlo.
Ringrazio ancora il Ministro per la sua relazione e speriamo di discutere positivamente di queste problematiche in un prossimo futuro.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Balducci. Ne ha facoltà.
PAOLA BALDUCCI. Signor Presidente, innanzitutto vorrei ringraziare l'illustre Ministro per la dettagliata relazione che ha qui illustrato.
In primo luogo, vorrei, a nome del partito dei Verdi, esprimere tutta la mia solidarietà nei confronti delle famiglie delle vittime di Castellaneta. I gravissimi fatti ivi verificatisi, infatti, hanno drammaticamente calamitato l'attenzione dell'opinione pubblica e dei mass media sulle condizioni reali della sanità italiana. Tuttavia, è opportuno ricordare che la nostra sanità non è fatta solo di errori, negligenze ed imperizie, poiché presenta punte di eccellenza riconosciute a livello internazionale, senza dimenticare l'impegno quotidiano, spesso oscuro, di medici, infermieri e degli altri addetti ai lavori. Questa premessa è doverosa e necessaria a spiegare che non siamo qui ad accusare il sistema sanitario nel suo complesso, ma a pretendere - questo sì - una rigorosa inchiesta giudiziaria da parte della magistratura e anche un'accurata e severa indagine amministrativa sulle responsabilità individuali nella dolorosa vicenda di Castellaneta.
Il diritto alla salute è tutelato dall'articolo 32 della Costituzione, lo sappiamo tutti, come un diritto fondamentale dell'individuo. Il collegamento con l'articolo 3 della Carta costituzionale presuppone, tuttavia, l'obbligo, da parte delle istituzioni, di rimuovere tutte quelle disfunzioni che alimentano situazioni di disomogeneità nella qualità del Servizio sanitario sul territorio. Il diritto alla salute, che deve essere uguale per tutti, è un diritto sociale, che implica l'erogazione di servizi fondamentali per la sopravvivenza ed il benessere delle persone. Questo è il punto: per essere un diritto vero, bisogna assicurare l'effettività del servizio su tutto il territorio nazionale, la parità di trattamento di tutti i cittadini e, infine, il rispetto di un adeguato standard qualitativo.
Ciò significa non solo disporre di strutture moderne, ma anche poter contare su un'assistenza adeguata, sull'aggiornamento delle tecniche di cura, sulla pulizia delle corsie e dei reparti, nonché sulla manutenzione attenta e costante dei macchinari. Quando è in gioco la salute bisogna creare e mantenere tutte le condizioni affinché venga assicurata a tutti, lo ripeto, una sanità umana erogata in base a standard uniformi.
Un piccolo inciso. Non voglio entrare nella polemica spicciola, poiché stiamo parlando del diritto alla salute che è un valore fondamentale dei cittadini. Tuttavia, un'osservazione si impone. Ho ricoperto per un anno il ruolo di assessore alla regione Puglia con la giunta Vendola. Forse, sarebbe bene ricordare che proprio il tema della salute fu determinante per la vittoria di Vendola in Puglia, e non si può disconoscere il mutamento di rotta della politica sanitaria regionale pugliese, ispirata piuttosto alla concertazione e alla collaborazione tra ASL ed enti locali, al fine di superare le logiche verticistiche e meramente economicistiche.
Mi dispiace che l'opposizione non sia presente e formulo una domanda retorica: da chi era governata la regione Puglia nei quindici anni precedenti? Era governata dal centrodestra! Era solo un inciso, non voglio entrare, lo ripeto, nelle strumentalizzazioni, ma nei fatti storici.
La nuova giunta di centrosinistra è in carica da solo due anni ha iniziato un lavoro molto complesso e importante per rimuovere ostacoli e per assicurare l'effettività del diritto alle cure mediche di tutti i cittadini. Sono molto contenta di quello che ha detto poc'anzi la Ministra: la regione Puglia con il Ministero della salute ed il Ministero dello sviluppo economico ha siglato un accordo di programma per gli anni 2007-2009 che prevede lo stanziamento Pag. 36di 459 milioni di euro per il diritto alla salute e per migliorare gli standard qualitativi, affinché la regione Puglia e il Sud non siano considerati territori di serie B, ma di serie A. Insisto sempre su questo punto: la salute, come la giustizia, è uguale per tutti, non deve esservi una salute di serie A e una salute di serie B.
La vicenda di Castellaneta - torniamo ai temi più importanti - deve far riflettere coloro che parlano, spesso senza riflettere, di tagli indiscriminati alla sanità pubblica, di abbattimento della spesa, di chiusura delle strutture e di riduzione delle prestazioni, in un Paese nel quale, invece, bisogna ancora lavorare per elevare gli standard qualitativi, anche al fine di mettere il personale sanitario, di cui spesso ci si dimentica, nelle migliori condizioni per operare.
È probabilmente necessario un intervento normativo, diretto ad assicurare l'effettività della sicurezza degli impianti connessi all'espletamento dei servizi medici, ma questo ovviamente non basta. La sanità vive nella quotidianità, e per questo motivo occorre tenere alta l'attenzione su tutti quegli aspetti economici e organizzativi che finiscono per condizionarla. Si tratta di pretendere che le risorse - non sempre sufficienti - impegnate sul versante del diritto alla salute siano utilizzate in modo razionale ed efficiente. Dobbiamo poi impegnarci per far sviluppare ed accrescere sempre più la cultura della responsabilità nella gestione e nei controlli, in modo da debellare definitivamente le cattive abitudini; mi riferisco alla normalità dell'approssimazione, all'ineluttabilità delle leggerezze e alle prassi delle verifiche fatte solo sulla carta.
Ricordiamoci che il diritto alla salute, e mi avvio a concludere, è un diritto sociale fondamentale che appartiene a tutti, ma che tale diritto implica anche il dovere di erogare un servizio funzionante e degno di un Paese civile, in modo che il paziente sia rispettato come valore assoluto e sia posto sempre al centro di tutta l'attività sanitaria come persona, e non diventi mai, invece, tristemente e amaramente vittima, come purtroppo è accaduto.
Il gruppo dei Verdi si impegna e si impegnerà a sostenere tutte le iniziative che verranno adottate da questo Governo per rafforzare la tutela della salute dei cittadini, affinché non esista una salute di seria A e una salute di serie B. La salute, ripeto, come la giustizia, deve essere uguale per tutti (Applausi dei deputati del gruppo Verdi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Rocco Pignataro. Ne ha facoltà.
ROCCO PIGNATARO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Ministro, voglio anzitutto ringraziarla per la sua sensibilità nell'essere qui oggi e soprattutto per la sua esposizione analitica degli avvenimenti in questione. Purtroppo, ancora una volta siamo chiamati a confrontarci in questa Assemblea sull'ennesima e tragica morte che coinvolge cittadini del nostro Paese. Che siano morti sul lavoro o decessi dovuti a malasanità, il risultato non cambia: ancora una volta registriamo una profonda sconfitta per lo Stato, tanto più profonda se si pensa che, nella vicenda di cui oggi ci ha riferito il Ministro, sono morte ben otto persone, coinvolte, loro malgrado, nell'ultimo caso di cattiva sanità. Si tratta di un episodio, però, che non va strumentalizzato per fini politici. È un episodio tragico e al tempo stesso, a quanto pare, evitabile, solo l'ultimo, in ordine di tempo, di una lunga serie di eventi analoghi che periodicamente, non da oggi né da ieri, scuotono tutti noi e l'opinione pubblica italiana.
Quel che è peggio sono i dati sconcertanti inerenti al sistema sanitario italiano diffusi dalla stampa. «Errori in corsia: ogni anno migliaia di vittime» titolava un noto quotidiano, facendo riferimento, ovviamente, agli ultimi anni.
Colleghi e signor Ministro, migliaia di vittime costituiscono un dato non solo sconcertante e incompatibile con uno Stato democratico come il nostro, ma anche allarmante, e deve far seriamente Pag. 37riflettere il Governo e questo Parlamento, nell'interesse di quei cittadini che ancora credono nelle istituzioni e nella serietà delle stesse.
Signor ministro, mi rivolgo a lei e al Governo con fiducia; è passato un anno da quando questa maggioranza ha vinto le elezioni, tanto è stato fatto e tanto ancora deve essere fatto, ma sulla salute dei cittadini non si transige, sull'efficienza e sulla funzionalità del nostro sistema sanitario nazionale non si deroga. Non dobbiamo rimanere inerti ad aspettare il prossimo tragico errore, il prossimo allarme inascoltato o il prossimo divieto assurdo che produca conseguenze gravissime. Certo, non è compito del Parlamento giudicare e sostituirsi alla magistratura per i fatti accaduti a Castellaneta, ma è compito del Parlamento ascoltare i cittadini e risolvere i problemi del Paese.
Non dobbiamo nascondere la verità: talvolta il nostro sistema sanitario non funziona, talvolta dopo i fiumi di parole spese a deprecare queste vicende nulla si risolve, tutto continua esattamente come prima. Non è più possibile, signor Ministro. Purtroppo siamo arrivati ad un punto - glielo dico anche da medico - in cui le persone che vivono nel nostro Paese hanno paura di entrare in ospedale, hanno timore di affidarsi alle cure di un medico e hanno timore di affrontare un'operazione, anche quelle cosiddette di routine. Sono perfettamente consapevole che ogni operazione reca con sé un livello di rischio, più o meno elevato, dovuto alla complessità dell'operazione ed è per questo, per l'inevitabile fallibilità dell'essere umano, che tutto quanto si inserisce in questo processo deve essere ai massimi livelli di efficienza onde scongiurare, per quanto possibile, disgrazie come quelle di Castellaneta.
Ma non c'è solo questo, signor Ministro. In questo Paese non si muore solo perché non si sopravvive ad un intervento, si muore ancora perché in ambulanza non si trova un posto così come non si trova un posto letto in ospedale, come è successo a Palermo nel novembre 2006. Il mio intervento non vuole essere polemico, perché certamente queste situazioni non sono nate con lei, ma confidiamo in lei perché tendano a diminuire drasticamente. Sono consapevole che c'è tanta buona sanità accanto alla malasanità, e la conosco personalmente, signor Ministro, per essere persona attenta e sensibile alla questione e per essere un ottimo Ministro, ed è per questo che mi rivolgo a lei e al Parlamento per esortare tutti a fare bene e presto.
Gli errori in campo sanitario costano allo Stato 260 milioni di euro all'anno, che potrebbero essere spesi non per riparare i danni prodotti, ma per garantire l'applicazione del precetto della nostra Carta costituzionale, che all'articolo 32 recita: «La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo». Dunque, un diritto fondamentale.
Si potrebbe, come qualcuno suggerisce, privatizzare la sanità per renderla più efficiente, poiché si sostiene che il problema vero e di fondo del sistema sanitario nazionale sia dovuto principalmente al fatto che, in quanto pubblico, il nostro sistema di cura e di organizzazione medica si sottrae, per definizione, alle logiche della competizione. Si sostiene che quanti gestiscono gli ospedali pubblici o le aziende sanitarie non debbano rispondere ai pazienti, ma a coloro che li hanno collocati in certe posizioni; si sostiene che trattandosi di strutture pubbliche sia chiaro come finiscano sempre e comunque per prevalere legami di amicizia, di appartenenza politica e di scambio di favori; si sostiene che il metodo migliore per evitare il ripetersi di tragedie come quella accaduta in Puglia - la mia regione - consista nel ridare autonomia, responsabilità e libertà di azione a chi opera nel mondo della medicina; e si sostiene che ciò, signor Ministro, possa accadere solo attraverso un processo di privatizzazione e liberalizzazione. Ciò si potrebbe realizzare, ma quale sconfitta sarebbe per il nostro Stato e il nostro Paese se svilissimo lo spirito della Costituzione, se annullassimo l'importanza della salute dei nostri cittadini, trattando il sistema sanitario nazionale come un bene qualunque e non come un diritto fondamentale?Pag. 38
Abbiamo fiducia in lei e nel suo operato, e la affiancheremo nella lotta alla malasanità che ha già intrapreso con i provvedimenti menzionati dai colleghi, così come condividiamo la decisione del presidente della regione Puglia di rimuovere il direttore generale della ASL di Taranto e di istituire una commissione di indagine. Per il gruppo Popolari-Udeur è però importante rafforzare da subito nei cittadini la fiducia, purtroppo vacillante, nel sistema sanitario nazionale e confermare soprattutto l'idea che la Repubblica italiana tutela la salute come un diritto fondamentale dei cittadini.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Barani. Ne ha facoltà.
LUCIO BARANI. Signor Presidente, ringrazio il signor Ministro per la relazione svolta, anche se non è condivisibile. Si tratta infatti di una relazione ragionieristica, che ha riportato i fatti come il Ministro ritiene siano avvenuti, ma, nel dibattito che si è svolto - ammetto di essere in posizione privilegiata, avendo ascoltato molti colleghi intervenuti che hanno fornito dati statistici (4-6 mila morti l'anno, 20-21 mila malattie da ospedale) - ho sentito l'interessante intervento dell'onorevole Cancrini, che diceva: ma dopo il primo morto a Castellaneta, in quel reparto di UTIC nessuno si è accorto che stavano morendo uno dopo l'altro in un così breve lasso di tempo?
Ne abbiamo dovuti contare otto: e quanti sono stati coloro ai quali è stato erogato il gas e che hanno avuto la fortuna di non morire? È possibile che succeda questo nella nostra sanità? Ho sentito declarare motivazioni a sostegno del Ministro o contro il Ministro, da una parte e dall'altra. Il dibattito si è svolto anche perché non si è recato a Castellaneta: non voglio, signor Ministro, che vada a Castellaneta, ma che vada a vedere dove funziona la sanità, negli ospedali dove il primario è tale per meriti scientifici e non perché possiede una tessera di partito in tasca.
Provi ad andare lì, e allora si renderà conto che a Brescia, in alcune cliniche dove ci sono cardiochirurghi famosissimi, a Pisa, dove c'è l'amico Aldo Pinchera, che visita dalle 2 alle 5 di notte migliaia di persone, a Milano all'Humanitas, c'è la vera sanità, e se oggi in XII Commissione discutiamo degli interventi sanitari al sud, la prima proposta che avanzerò in quella sede sarà di mettere a disposizione dei cittadini treni Eurostar per scappare al nord! È il primo importante intervento che può realizzare un parlamentare in Assemblea e in Commissione, perché, stando a quello che succede in quei luoghi, effettivamente è pericoloso ricoverarsi.
Signor Ministro, lei giustamente parlava di area tecnica, ma lo sa che nelle ASL i tecnici (ingegneri, architetti, geometri e altri professionisti) vengono assunti solo per raccomandazione, perché è certificata la loro incapacità di produrre reddito all'esterno? Che vengono collocati lì solamente dai partiti che li sostengono e non hanno nessun tipo di professionalità per intervenire ad impedire che si verifichino questi accadimenti? Mi viene in mente la barzelletta dell'incidente aereo, in cui i nostri giudici hanno dato la colpa alla scimmietta che pilotava, mentre tutti gli altri erano intenti a fare altro. Ma è possibile che nel 2007 nella strutture sanitarie e negli ospedali i reparti vengano chiusi perché non sono a norma e non danno un minimo di sicurezza, e dopo aver speso soldi pubblici li dobbiamo anche chiudere? Siamo nel 2007! C'è da urlare!
Da quello che hanno detto i miei colleghi, più che parlare di Ministero della sanità o della salute, qui si sta parlando di Ministero e Ministro della malattia e della morte. La malasanità è seconda solo alla malagiustizia, che produce, esponenzialmente, «settanta volte sette» (visto che l'onorevole Cancrini ha citato una massima evangelica, la voglio citare anch'io) in termini di disastri.
In ciò risiede la vera sfida del Parlamento: capire dove sia la criticità, capire perché si spendono, come lei ha detto, tre miliardi di euro in nuovi investimenti - ospedali che poi non apriremo mai - e si spendono sempre tre miliardi di euro per Pag. 39ripianare i deficit che i cattivi amministratori hanno creato in Campania, nel Lazio, nel Molise, in Abruzzo (lei sa perfettamente che è solamente la punta di un iceberg, perché il disavanzo nella sanità è molto più alto).
Queste sono le considerazioni che vanno svolte, insieme ad altre: perché esiste personale sanitario e parasanitario qualificato e poco motivato? Cosa sono tutti questi ECM e questi aggiornamenti che vanno a fare all'estero con la famiglia per divertirsi, per passare del tempo? Bisogna modificare anche l'istituto dell'aggiornamento, la sua obbligatorietà e serietà, e occorre, inoltre, ben pagare il personale sanitario e renderne il numero sufficiente, ma in reparto e non imboscati, perché grazie alle protezioni politiche vi è più personale negli uffici - tanto che bisogna mettere i semafori o fare le rotonde per non ingolfare le scale e gli ascensori - che non nei reparti, per tutelare e sorvegliare il paziente.
Tali considerazioni sono sotto gli occhi di tutti, come vediamo giorno dopo giorno, ci fanno parlare di malasanità e ci portano - come ha affermato il collega che mi ha preceduto - a pagare ogni anno 260 mila milioni di euro di risarcimento per i danni che vengono prodotti nella sanità (quelli conosciuti, perché quelli non conosciuti sono sicuramente, ancora una volta, settanta volte sette, per citare nuovamente la massima evangelica).
Mi avvio alla conclusione, visto che su questo argomento si è detto troppo, evitando voli pindarici. Il rispetto delle normative significa che, quando si scrive che l'apparecchiatura deve essere conforme ai dettami dell'Unione europea e si appone la sigla CE, ciò non vuol dire China exportation, ma che si tratta di un prodotto di qualità europeo. Dobbiamo quindi spingere i produttori e i fornitori di materiale sanitario alla serietà. Non si può dare la colpa alla scimmietta e non si può dire che è stato un accident, perché bisognava accorgersene. Anche quando si va in mare o si eseguono lanci, si ha il paracadute di riserva: chi era lì doveva sapere che poteva succedere qualcosa e ci doveva essere un segnalatore di emergenza, ma ciò non è accaduto. I prodotti CE servono anche a sapere che, quando succede qualcosa, si accende una spia rossa che segnala il fatto che sta per verificarsi un dramma, un pericolo.
Non ho altro da aggiungere, se non che ci dobbiamo rimboccare le maniche per applicare l'articolo 32 della Costituzione. La modifica del Titolo V della Costituzione è stato un grave errore, poiché ha affidato alle regioni, incapaci di gestirla, una materia così importante come quella sanitaria.
PRESIDENTE. È così esaurita l'informativa urgente del Governo.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle 15.
La seduta, sospesa alle 14,10, è ripresa alle 15.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PIERLUIGI CASTAGNETTI