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Svolgimento di interpellanze urgenti.
(Liberazione del terrorista Posada Carriles - n. 2-00514)
PRESIDENTE. Il deputato Burgio ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00514 (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 1).
ALBERTO BURGIO. Signor Presidente, vorrei illustrare la mia interpellanza osservando, innanzitutto, che la vicenda in esame appare in qualche misura (almeno a prima vista così la si potrebbe giudicare) una storia sortita da libri che parlano di un passato, ancorché di un passato recente, ovvero, per intenderci, la storia del «cortile di casa». È la storia di un'America latina nella quale assistemmo - parlo degli anni Cinquanta, Settanta, Ottanta - a un susseguirsi di colpi di Stato, allo spadroneggiamento degli squadroni della morte, al sorgere di regimi fascisti, ad una scena occupata da tiranni e da torturatori.Pag. 20
Tale storia, come sappiamo, coinvolge anche gli Stati Uniti nella direzione politica e, comunque, nel sostegno e nella copertura di numerosi personaggi che si macchiarono di gravissime colpe ai danni delle popolazioni latinoamericane.
La vicenda in esame è stata goffamente accantonata; si è cercato, maldestramente, di oscurarla e di rimuoverla. Tale storia, tuttavia, riemerge sempre, poiché si verificano delle smagliature e questo passato nuovamente si presenta con il suo volto grondante sangue, violenza e tragedie.
La vicenda cui l'interpellanza in esame si riferisce verte precisamente su quel passato. È la storia di un uomo, oggi libero cittadino e che le autorità giudiziarie e politiche degli Stati Uniti hanno restituito alla piena libertà, il quale ha passato decenni, precisamente quarant'anni, tra un attentato terroristico, la tortura di oppositori politici, l'assassinio e l'organizzazione di altri gesti criminali. Lo ripeto: quarant'anni!
Ricordo che, nell'ottobre del 1976, tra le varie altre gesta di costui, 73 persone persero la vita per un attentato contro un aereo della Cubana de Aviacion davanti alle coste delle Barbados: 73 persone!
Costui, che risponde al nome di Luis Posada Carriles, il 4 novembre del 1997 organizza un attentato all'Hotel Copacabana de L'Avana a Cuba, dove colloca una carica di esplosivo C4 che tronca la vita di un giovane imprenditore italiano, Fabio Di Celmo il quale, in conseguenza di tale gesto terroristico, muore giovane e incolpevole.
Il coinvolgimento di Posada Carriles è accertato, non soltanto perché un suo complice salvadoregno, Raul Ernesto Cruz, lo chiama in correità come mandante e finanziatore dell'atto terroristico, ma anche perché lo stesso Posada Carriles, in un'intervista rilasciata al New York Times del 12 luglio 1998, qualche mese dopo la morte di Di Celmo, dichiara tranquillamente di essere effettivamente l'architetto dell'attentato. Posada Carriles aggiunge, inoltre, che: «la morte del turista italiano è stata solo un incidente imprevisto che non mi turba affatto il sonno. Anzi: io dormo come un bambino perché l'italiano si trovava nel posto sbagliato nel momento sbagliato».
Questo è il personaggio di cui oggi ci occupiamo per ricordare che Posada Carriles non è mai stato perseguito negli Stati Uniti per reati terroristici.
L'unico ostacolo che gli si è frapposto tra un passo e l'altro è che, avendo violato una legge sull'immigrazione, è stato per qualche tempo detenuto nelle carceri americane. Gli Stati Uniti, però, si sono sempre rifiutati di giudicarlo per terrorismo, nonostante che un giudice, Kathleen Cardone, abbia riconosciuto - situazione davvero incredibile! - il suo coinvolgimento in alcune delle azioni più infami del XX secolo. Tra queste ricordiamo l'invasione della Baia dei Porci, lo scandalo Iran-Contras, l'abbattimento del volo 455, di cui ho appena parlato, e l'esplosione di bombe in numerosi centri turistici.
Signor Presidente, concludo la mia illustrazione dicendo che siamo di fronte ad una situazione incredibile. Gli Stati Uniti, come sappiamo, combattono guerre in nome della lotta contro il terrorismo, legiferano - penso al Patriot Act - in modo molto severo contro il terrorismo e attribuiscono a molti Stati sovrani il marchio di Stati terroristici sostenendo che «appoggiano o praticano direttamente il terrorismo all'interno del loro territorio o fuori dei confini a danno dei Paesi terzi». Insomma, si ergono a giudici delle condotte altrui. Quando, però, hanno a che vedere con un personaggio che per quarant'anni ha seminato morte nell'interesse dei regimi reazionari imposti o sostenuti dagli Stati Uniti o nell'interesse diretto degli Stati Uniti, come nel caso dell'attentato contro Cuba, non lo perseguono, né lo ostacolano e tanto meno lo consegnano alla giustizia dei Paesi che reclamano la possibilità di giudicarlo.
Chiedo, quindi, al Governo se, di fronte a questo curriculum criminale, non intenda, intanto, dichiarare alle autorità giudiziarie e di governo degli Stati Uniti il proprio rincrescimento e la propria meraviglia per un trattamento così favorevole nei confronti di un dichiarato terrorista e,Pag. 21inoltre, se non intenda intraprendere passi ufficiali per ottenerne quanto prima l'estradizione, anche alla luce del fatto che nel nostro Paese sembra si stia avviando un procedimento giudiziario.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per gli affari esteri, Famiano Crucianelli, ha facoltà di rispondere.
FAMIANO CRUCIANELLI, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, dall'inizio del proprio mandato il Governo in carica ha riservato un'attenzione particolare alla lotta al terrorismo e alla violenza, fenomeni da combattere e da estirpare in quanto minano alla radice ogni possibilità di crescita e sviluppo di sistemi democratici rispettosi della dignità della persona.
In qualunque scenario si utilizzino tali metodi, il nostro Paese risponde riaffermando l'adesione ai principi di fondo e alla difesa della dignità umana e dei diritti umani, civili e politici.
La difesa delle vittime della violenza, dei loro diritti e talvolta della loro memoria, come nel caso degli scomparsi italiani durante i periodi dei regimi militari e dittatoriali in America latina, ha portato il Governo italiano, già dal primo mandato del Presidente Prodi, a costituirsi parte civile nei processi intrapresi contro gli autori di questi crimini.
All'interno di questa impostazione e con questo stesso spirito, il Governo si è mosso anche in relazione alla vicenda del nostro connazionale Fabio Di Celmo, morto tragicamente il 4 settembre 1997 a L'Avana, vittima di un attentato terroristico, triste evento che, peraltro, è stato anche oggetto di una recente produzione cinematografica italiana.
Già nel giugno 2006, a poche settimane dalla costituzione del Gabinetto Prodi, il sottosegretario di Stato per gli affari esteri con delega per l'America latina ha avviato, con il sottosegretario di Stato per la giustizia competente, un approfondimento della vicenda.
Da questa ricognizione emergeva come la procura di Genova avesse aperto, nel 1998, un fascicolo a carico di ignoti per l'attentato commesso a L'Avana nel settembre 1997, ma che successivamente i giudici inquirenti avevano emesso un decreto di archiviazione, essendo ignoti gli autori del reato.
In assenza di un'istanza proveniente dall'autorità giudiziaria, non sussistevano atti di competenza del Ministero della giustizia, né vi erano procedure amministrative pendenti.
Nello stesso periodo, su vari organi di stampa, iniziarono ad apparire articoli relativi al presunto coinvolgimento di Luis Posada Carriles quale mandante degli attentati terroristici a Cuba. Le stesse fonti riportavano la notizia di un suo successivo ingresso illegale dal Messico negli Stati Uniti e della sua detenzione ad El Paso, in attesa del giudizio in relazione al suo ingresso clandestino negli Stati Uniti. Le autorità giudiziarie di El Paso hanno posto in libertà condizionata il signor Posada Carriles il 6 aprile 2007, sulla base della modesta imputazione allora elevata a suo carico, e lo hanno assolto da ogni imputazione l'8 maggio 2007, ordinandone la rimessione in libertà.
Secondo recenti notizie di stampa, il tribunale federale di Newark, nel New Jersey, avrebbe avviato una nuova inchiesta sull'attacco terroristico all'Hotel Copacabana, ma non è ancora noto se tale nuovo filone abbia un impatto sulla posizione del signor Posada Carriles. In questo contesto, ancora fluido, un elemento di valutazione per le autorità statunitensi potrebbe essere senz'altro costituito anche dalle eventuali domande di estradizione da parte di Stati terzi.
Su un piano generale si può peraltro osservare che risulterebbe verosimilmente difficile per gli Stati Uniti consentire l'estrazione di Posada Carriles in paesi che non diano sufficienti garanzie giurisdizionali o dove vi sia il ragionevole sospetto che egli possa essere sottoposto a tortura. Segnalo, ad ogni modo, che da quando c'è stato segnalato dal Ministero della giustizia, la procura della Repubblica di Roma ha aperto un nuovo procedimento penale in Italia nei confronti di Luis PosadaPag. 22Carriles, indagato per il reato di strage. Il Ministero della giustizia ha già effettuato, in data 15 novembre, i passaggi procedurali richiesti dall'articolo 8 del codice penale per procedere in materia di delitti politici commessi all'estero. Tuttavia, ad oggi, non è stato ancora trasmesso dall'autorità giudiziaria al Ministero della giustizia alcun provvedimento restrittivo in ordine all'omicidio Di Celmo. Allo stato mancano, pertanto, il presupposto e il giudizio necessario per la formulazione di una richiesta di estradizione da parte dell'Italia.
Il prosieguo della vicenda dipende, quindi, in ultima istanza, dagli orientamenti che emergeranno in sede giudiziaria. Il Governo non mancherà, comunque, di esaminare con la massima cura il seguito da dare ad un'eventuale richiesta di estradizione da parte della magistratura.
PRESIDENTE. Il deputato Burgio ha facoltà di replicare.
ALBERTO BURGIO. Signor Presidente, signor sottosegretario, la ringrazio e mi dichiaro soddisfatto per questa risposta che mi lascia tranquillo sia per quanto apprendiamo in ordine ai passi che vengono mossi, finalmente, dall'autorità giudiziaria, sia in ordine alla disposizione del Governo di assecondarli e di sostenerli con le richieste connesse, finalizzate ad un'estradizione della persona di cui stiamo parlando.
Mi limito semplicemente ad osservare, dal punto di vista generale e politico, che il nostro Paese e il Governo che in questo momento storico ne regge le sorti devono tenere presente che, certamente in un contesto di alleanza che nessuno discute (ad ogni modo non è questa la sede), i rapporti tra gli Stati Uniti e l'Italia non sono sempre stati improntati ad un regime di rispetto da parte degli Stati Uniti nei nostri confronti.
Mi limito a ricordare molto puntualmente e sommariamente tre episodi che sono nella memoria di tutti noi: il caso del Cermis, quello di Abu Omar e quello di Calipari. Cosa lega tra loro queste vicende? Il fatto che in tutti e tre questi episodi, pur così diversi tra di loro, vi è stata un'esplicita e programmatica assunzione di posizioni di indifferenza - in qualche misura persino di disprezzo - delle autorità di Governo e delle autorità giudiziarie statunitensi nei confronti delle omologhe autorità di Governo e di giurisdizione italiane.
Nel caso del Cermis, i magistrati italiani non furono messi in condizione di procedere: la Corte militare americana assolse i responsabili di quel gioco criminale, che determinò la morte di venti persone, e, addirittura, il Senato americano, dopo avere stanziato 40 milioni di dollari, vide la propria decisione a sostegno dei familiari delle vittime vanificata dalla decisione ulteriore del Ministro della difesa, che accantonò quello stanziamento e quel finanziamento.
Nel caso di Abu Omar sappiamo bene cosa è successo: un rapimento in una via di Milano, con conseguenti torture, e la dichiarazione da parte americana che gli agenti della CIA che si sono resi responsabili di tale rapimento non saranno mai giudicati dall'autorità giudiziaria italiana perché non ritenuta competente dalle autorità americane.
Nel caso del marine che ha assassinato Nicola Calipari, egli non sarà mai sottoposto al giudizio di un tribunale italiano perché la vicenda è giudicata sovranamente conclusa dalle autorità americane.
In questo contesto, torno a dire che è molto importante che il Governo ci rassicuri in ordine alla propria determinazione ad assecondare i passi dell'autorità giudiziaria volti ad aprire un procedimento penale nei confronti di Posada Carriles. Questo, infatti, sarà forse un atto in controtendenza o quanto meno un atto che porrà le premesse - lo speriamo - affinché la sequenza di episodi che ho richiamato venga interrotta. Concludo così questo mio commento, ringraziando il sottosegretario Crucianelli.