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Svolgimento di interpellanze urgenti.
(Iniziative per un'ispezione ministeriale presso la procura della Repubblica di Reggio Emilia in relazione alla vicenda del crack della cooperativa ACLI Domus - n. 2-00527)
PRESIDENTE. Il deputato Alessandri ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00527 (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 3).
ANGELO ALESSANDRI. Signor Presidente, si tratta di una questione che a Reggio Emilia riempie le pagine dei giornali, con una certa apprensione, da parecchi anni. Ormai, sono dodici anni che questa vicenda si trascina attraverso le aule dei tribunali e ancora oggi non è possibile darvi una risposta. Ho presentato questa interpellanza, con il collega Barbieri, con l'intento di consentire che vengano date risposte chiare ai circa sessanta cittadini truffati. Lo spunto ci è stato fornito dall'esposto presentato dalla consigliera Tinelli, anche lei reggiana come noi, al Consiglio superiore della magistratura, con cui si chiede l'intervento da parte del Consiglio stesso presso il Ministero della giustizia per un'ispezione che chiarifichi la situazione.
Ventiquattro parti offese, in data 20 aprile 2007, avevano presentato un'istanza di avocazione delle indagini da Reggio Emilia a Bologna, dopo che il loro iter processuale, per dodici anni, era stato piuttosto emblematico e anche poco chiaro e trasparente. Le medesime parti offese, il 23 aprile 2007, hanno segnalato inspiegabili ed ingiustificate inadempienze da parte della procura di Reggio Emilia nel procedimento penale che li vedeva coinvolti al Presidente della Repubblica, al ministro interpellato e al Consiglio superiore della magistratura, sollecitando un intervento diretto ed immediato di tali figure istituzionali. La segnalazione contiene anche la richiesta di un'ispezione ministeriale presso la procura di Reggio Emilia.
È tristemente nota la vicenda riguardante il crack, quantificato in tre milioni di euro, della cooperativa edilizia ACLIPag. 28Domus di Reggio Emilia, in liquidazione coatta amministrativa dal 12 ottobre del 2000, dichiarata in stato di insolvenza dal 21 marzo 2001. Le famiglie truffate, come dicevo, sono circa sessanta. Le vittime di questo crack si dividono, di fatto, in tre categorie, più una. Ci sono coloro che hanno versato anticipi per prenotare l'acquisto di una casa, oppure di un appartamento in corso di costruzione, e che, poi, non hanno mai visto nulla. Ci sono coloro che hanno versato somme per acquistare una casa o un appartamento in corso di costruzione, ma non è stato loro consegnato nulla. Ci sono altri (undici), che hanno interamente pagato un appartamento finito (privo di abitabilità), ma che - oltre il danno, anche la beffa - hanno anche dovuto versare ulteriori somme per cancellare l'ipoteca che nel frattempo ACLI Domus aveva contratto con le banche per avere i finanziamenti. Ci sono poi gli altri truffati, coloro che hanno venduto terreni o immobili alla ACLI Domus e anch'essi non hanno percepito nulla.
Di fatto, l'affossamento della cooperativa edilizia ACLI Domus è conseguenza diretta dell'avvenuta distrazione dall'operazione mobiliare di questi soldi, attraverso altre cooperative affiliate alla stessa ACLI Domus, come la cooperativa La Dimora, la cooperativa Prosecco, il circolo Arché e forse anche altre (se le indagini fossero state compiute tempestivamente, avremmo potuto conoscerne il nome), principalmente a favore del consorzio provinciale ACLI.
La prima denuncia per truffa (presentata nel 1995 dai signori Cladone e Zarilli) fu subito archiviata con la motivazione che si trattava semplicemente di un illecito civile, quando ancora doveva essere notificato l'avviso di garanzia. Nel 2001, allorché il commissario liquidatore nominato nel 2000 dal Ministero del lavoro presentò, presso la procura, la sua prima relazione, fu iscritta la notizia di reato n. 13321/01 ed il fascicolo fu assegnato al sostituto procuratore dottor Padula. Di fatto, il magistrato cui è stato assegnato il fascicolo ha compiuto pochissimi atti di indagine. Il sospetto, che in questi anni ha tenuto banco anche nell'opinione pubblica, è che si sia voluta tenere la pratica ferma e che ci siano state anche valutazioni politiche. Questo è uno dei motivi per cui chiediamo l'intervento del ministero.
A noi appare piuttosto grave che il magistrato procedente omise di delegare alla Guardia di finanza accertamenti patrimoniali (una delle azioni principali che avrebbero dovuto essere condotte subito) a carico degli indagati e dei soggetti beneficiari delle somme distratte (farlo oggi, dopo dodici anni, risulta complesso).
Furono omessi anche accertamenti diretti a fotografare i rapporti intercorrenti tra il consorzio ACLI e le cooperative ad esso affiliate. Il dottor Padula non provvide mai alla chiusura delle indagini e soltanto alla fine del 2005 (dopo numerosi solleciti e richieste da parte dell'avvocato Gherpelli, nel frattempo nominato difensore di parte) il fascicolo fu assegnato ad un altro magistrato - vi fu una sorta di muro di gomma - il sostituto procuratore dottoressa Salvi.
A questo punto, successe ciò che è logico che succeda in questi casi: i reati di truffa aggravata andarono in prescrizione. Capite bene quale danno viene arrecato ai cittadini, che possono appellarsi solamente al danno morale. Sembra che tutto ciò sia stato perseguito volontariamente. Mettetevi nei panni dei cittadini truffati per comprendere quanto ci sia poco da credere nella giustizia nel nostro Paese.
La dottoressa Salvi, succeduta al dottor Padula, nel febbraio del 2006, depositò l'avviso di conclusione delle indagini, finalmente, ex articolo 415-bis del codice di procedura penale, formulando capi d'imputazione per bancarotta fraudolenta aggravata a carico degli ex amministratori (sono sette) e degli ex liquidatori di questa cooperativa. Seguivano richiesta di rinvio a giudizio e avviso di fissazione d'udienza preliminare. A questo punto, inizia un'altra telenovela, con udienze che rimandano all'udienza successiva, che poi vengono rinnovate e si arriva fino al 2007, per farla breve. Sottolineo anche che i quotidiani locali hanno sempre mantenuto molta attenzione sulla vicenda, che l'intera città, inPag. 29quei giorni, si disse pronta ad essere vicina ai truffati, dalla parte della giustizia e della verità, e anche il procuratore capo, dottor Materia, quest'anno si è detto pronto a prendere in mano il fascicolo personalmente per cercare di capire che cosa è successo. A distanza, però, di altri due mesi, nonostante l'intermedio sollecito, fatto dall'avvocato Gherpelli, in data 30 marzo 2007, nulla era ancora successo.
L'ufficio della procura di Reggio Emilia ha dimostrato, secondo gli interpellanti, grave disinteresse per il caso: alle tre udienze tenutesi davanti al giudice dell'udienza preliminare, l'ufficio è stato rappresentato da tre diversi sostituti (ed ogni volta, è chiaro, era impossibile che i sostituti potessero essere aggiornati sulla vicenda non avendola seguita: sembra anche questo un gioco dell'oca) suscitando il disappunto, la rabbia e la presa di posizione di numerose parti offese. L'intervenuta prescrizione dei reati di truffa aggravata ex articolo 640 e 61, n. 7 del codice penale, ha cagionato un gravissimo danno patrimoniale ai truffati che, a questo punto, possono soltanto vedersi risarcito il danno morale, e credo che ciò sia uno degli aspetti principali della vicenda.
A distanza di dodici anni non si è fatto nulla: il fascicolo è rimasto sul tavolo dell'ufficio in attesa di assegnazione alla dottoressa Salvi dal 16 dicembre 2004 al 28 dicembre 2005 - per un anno intero, inspiegabilmente - e negli ultimi due mesi si è ripetuta ancora questa situazione. Su sollecitazione mia e del collega Emerenzio Barberi finalmente si è mosso qualcosa e la stessa Tinelli è intervenuta successivamente. Credo che il nostro intervento sia stato utile, perché ha suscitato negli organi competenti un interesse che, fino a quel momento, non esisteva e, ad avviso degli interpellanti, tutto ciò che forma oggetto del presente atto è abbastanza preoccupante. Agli uffici, e credo anche al sottosegretario, sono arrivati tutti gli atti relativi, in quanto abbiamo prodotto un fascicolo che era giusto fornire perché la vicenda è piuttosto complessa.
Chiediamo se il ministro non intenda, ed anche abbastanza rapidamente, disporre un'ispezione ministeriale presso la procura della repubblica di Reggio Emilia, alla luce di quanto rappresentato, ai fini dell'eventuale promozione dell'azione disciplinare, ma anche, e soprattutto, per cercare di fare finalmente chiarezza su una questione che rischia di allontanare davvero sempre di più - ammesso che già non siano lontane - la popolazione e la voglia di giustizia dal modo in cui la giustizia è, invece, rappresentata oggi nel Paese.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la giustizia, Daniela Melchiorre, ha facoltà di rispondere.
DANIELA MELCHIORRE, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, in risposta all'interpellanza, posso comunicare che sui fatti menzionati dagli onorevoli interpellanti proprio di recente, nelle settimane scorse, è pervenuto al Ministero della giustizia un esposto delle parti offese nel procedimento penale in corso presso la procura della repubblica di Reggio Emilia. A seguito di tale esposto, considerata la rilevanza dei fatti, la direzione generale magistrati del Ministero della giustizia è stata incaricata di svolgere accertamenti preliminari diretti ad acquisire, per il tramite della procura generale di Bologna, tutte le notizie necessarie al fine di verificare la fondatezza delle doglianze avanzate. Tali accertamenti sono tuttora in corso di svolgimento; una volta completati, il ministro, esaminati gli atti, potrà eventualmente disporre ulteriori approfondimenti sulla vicenda processuale, anche per il tramite dell'ispettorato generale, a mezzo di inchiesta e, comunque, valuterà la ricorrenza dei presupposti per l'esercizio dei poteri di sua spettanza.
PRESIDENTE. Il deputato Barbieri ha facoltà di replicare per l'interpellanza Alessandri n. 2-00527, di cui è cofirmatario.
EMERENZIO BARBIERI. Signor Presidente, esordisco dicendo che non sono per niente soddisfatto, anzi, devo dire che laPag. 30ricomparsa in Parlamento della sottosegretaria Melchiorre, che non vedevamo, per la verità, da parecchi mesi - non so se per colpa del Ministro Mastella o per altre questioni - mi aveva indotto a pensare che il Governo desse una risposta un po' più seria alla nostra interpellanza.
Credo che qualunque dattilografa del Ministero della giustizia, se avesse avuto accesso in aula, avrebbe potuto dare la risposta fornita dalla sottosegretaria, perché tale risposta non entra nel merito della questione. È inutile dire, come ha fatto lei, sottosegretaria, che il Ministero sta valutando. Cosa sta valutando? La bontà di ciò che abbiamo scritto? La loro veridicità? Se nessuno, fino ad ora, ci ha querelato, vuol dire che le cose che abbiamo scritto corrispondono al vero!
È un po' strana, poi, la concezione per la quale il Governo non si fida delle affermazioni dei parlamentari che, nella fattispecie, sono eletti dal popolo - contrariamente a tanti sottosegretari, che non si sono mai misurati con il voto popolare -, ma deve verificare se i parlamentari raccontino bugie o dicano la verità!
Aspetto, signor Presidente, perché trovo un po' originale che la sottosegretaria si metta a chiacchierare... C'è un dovere di attenzione, da parte del Governo, nei confronti dei parlamentari, come ha ripetutamente affermato il Presidente Bertinotti.
MARCELLA LUCIDI, Sottosegretario di Stato per l'interno. Stavamo commentando.
EMERENZIO BARBIERI. Mi sarei aspettato che si venisse a dire che, alla luce di ciò che è stato scritto, è intenzione del Ministero della giustizia promuovere l'azione disciplinare, oppure non promuovere alcuna azione, qualora ritenesse che i magistrati, a Reggio Emilia, abbiano operato bene. Mi aspettavo una di queste due risposte! Ma com'è possibile che non ci si renda conto che, dopo dodici anni, c'è un problema di credibilità della giustizia, da parte della gente?
In quest'aula, nel quinquennio precedente - lo ricorderanno i colleghi che erano presenti - si levarono attacchi politici, assolutamente legittimi, all'allora Ministro della giustizia, il senatore Castelli, per una serie di ritardi nella sua azione di Governo. Basterebbe solo sfogliare gli atti parlamentari, per trovare abbondante materiale al riguardo. Da questo punto di vista, se fossero state vere le accuse dell'allora opposizione, oggi maggioranza, non sarebbe cambiato assolutamente nulla. Non rispondere al quesito al quale, dopo dodici anni, si è ancora in attesa di avere una forma di risposta, credo sia, sottosegretaria, un'omissione di atti d'ufficio.
Per di più, come lei avrà colto dall'illustrazione del collega Alessandri, si tratta di una cooperativa che fa riferimento alle Associazioni cristiane lavoratori italiani (ACLI), e che riguardo al fallimento delle ricordate sessanta famiglie, per la verità, di cristiano ha avuto molto poco! Ha avuto molto di protestante, più che di cristiano...
ALFONSO GIANNI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Anche i protestanti sono cristiani!
EMERENZIO BARBIERI. Come dimostra l'interpellanza, ci si è peritati, sottosegretario Alfonso Gianni, di riuscire a mettere nelle tasche degli amministratori qualche fondo che era stato distratto.
Qual è la risposta che dovremmo fornire, a questo punto, a coloro che ci hanno sollecitato? Dovremmo dire, in termini molto chiari, che le ACLI non si sono fatte carico, in nessun modo, della questione; è notoria, a Reggio Emilia, la vicinanza tra le stesse ACLI e l'ex partito de La Margherita (proprio l'ex partito, per i noti motivi e i noti congressi): sarebbe stata necessaria, quindi, anche dal punto di vista dell'assunzione della responsabilità politica, una precisa assunzione di responsabilità da parte delle ACLI medesime.
Invece, di tutto ciò, il Governo, presieduto dal Presidente reggiano Romano Prodi - ribadisco «reggiano», il che vuol dire che anche al Presidente del Consiglio non importa niente della vicenda - ci viene a dire che si sta valutando, si staPag. 31tentando di capire come vadano le cose, dopo di che ci saranno le opportune determinazioni.
Devo dire sottosegretario che giudico la risposta assolutamente insufficiente e ritengo che la giudicheranno allo stesso modo tutti coloro che hanno a cuore le sorti dei truffati che oggi si trovano ancora a chiedere giustizia (Applausi dei deputati dei gruppi UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e Lega Nord Padania).