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Svolgimento di interpellanze urgenti.
(Stato dell'iter della procedura di notifica presso la Commissione europea in relazione alla delibera n. 217 del 2005 dell'Autorità per l'energia elettrica ed il gas avente ad oggetto condizioni tariffarie speciali - n. 2-00027)
PRESIDENTE. Il deputato Mereu ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00027 (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 4).
ANTONIO MEREU. Signor Presidente, l'interpellanza urgente che abbiamo presentato riguarda la crisi di alcune industrie che si trovano in Sardegna: in particolare, la Portovesme, la Alcoa, la ILA, l'Eurallumina e la Syndial.
In generale, sono industrie che interessano tutto l'apparato produttivo sardo e, in particolare, si trovano nella zona industriale di Portovesme.
La loro crisi è dovuta ad un eccessivo costo di approvvigionamento dell'energia elettrica, che rende le citate industrie non competitive sul mercato internazionale. Ciò non solo pone a rischio la loro esistenza, ma, come è motivato nell'interpellanza, mette sul lastrico un'intera regione e, in particolare, una provincia, perché i benefici economici della zona di Portovesme derivano dall'esistenza di queste industrie.
Non solo: tali industrie sono considerate di produzione strategica, come l'Alcoa e la Portovesme, in quanto produttrici di alluminio primario, di piombo e di zinco e sono considerate strategiche a livello internazionale.
Quindi, non volendo pensare neanche per un istante a quanto potrebbe succedere a seguito dell'eventuale chiusura di questi stabilimenti, tale situazione costituisce un aggravio ulteriore per il nostro paese, che ha bisogno di queste materie e che, in mancanza, dovrebbe approvvigionarsi all'estero.
Diventa importante, quindi, fare in modo che tali industrie possano usufruire di agevolazioni tariffarie, che altri paesi hanno disposto, in maniera evidente o anche nascosta, e che rendono non competitive le nostre.
Il Governo precedente ha fatto qualche cosa, partendo dal riordino del settore energetico, con la legge 23 agosto 2004, n. 239, che pone, tra gli obiettivi generali della politica energetica del nostro paese, la salvaguardia delle attività produttive con caratteristiche di prelievo costanti e con un alto fattore di utilizzazione dell'energia Pag. 55elettrica sensibile al costo dell'energia, ossia le industrie di cui stiamo parlando.
È stato anche emanato il decreto-legge n. 35 del 2005 sulla competitività, convertito dalla legge n. 80, il quale agli articoli 11, 12, 13 e 14 prevede che, attraverso l'authority per l'energia, vengano predisposte delle tariffe agevolate.
L'authority per l'energia ha ottemperato a quanto disposto e devo anche aggiungere che nella legge è previsto che, a seguito delle tariffe agevolate, deve essere predisposto un piano che garantisca interventi che possano portare a soluzioni locali.
Quindi, è stato definito un protocollo di intesa che contiene impegni per il lungo periodo, sottoscritto dalle parti interessate, ossia dalle imprese, dall'amministrazione della regione Sardegna e dai ministri interessati. All'interno del protocollo esiste anche un vincolo particolare relativo alla nascita di una centrale gestita da queste imprese e che, sfruttando una miniera di carbone ivi ubicata, produca, finalmente, dal carbone l'energia elettrica per le suddette imprese.
Quindi, come si può evincere da quanto esposto, non si sta chiedendo un'agevolazione fine a se stessa, ma, per la prima volta, ci troviamo di fronte a un protocollo di intesa che, oltre alla salvaguardia dell'industria, porta nel territorio del denaro per nuovi investimenti.
Quindi, finalmente la Sardegna, in particolare la parte del Sulcis iglesiente, può guardare con aspettative migliori al futuro dei nostri ragazzi. Teniamo presente che tale territorio oggi ha percentuali di disoccupazione altissime, che vanno dal 30 al 35 per cento. Dunque, fare interventi di questa natura è determinante per lo sviluppo del territorio stesso. Oltre che risolvere il problema dell'occupazione, ciò pone anche le premesse necessarie affinché vi sia uno sviluppo integrato. È chiaro che in un territorio in cui le fabbriche, in questo momento, sono determinanti ai fini economici è necessario prima salvaguardare ciò per poi pensare anche ad un futuro diverso.
La mia domanda non è volta a mettere in difficoltà questo Governo, ma è dovuta al fatto che ci troviamo a cavallo della presentazione all'Europa di questo provvedimento, rispetto al quale l'Europa ha già fatto sapere che porrà alcune difficoltà. Per superare queste ultime credo sia necessario che il Governo sostenga la questione in maniera diversa da quanto fino ad oggi si pensava di fare, cioè lasciare all'apparato dello Stato la difesa di tali interventi. A nostro giudizio, deve esservi un'azione politica volta effettivamente a difendere le nostre industrie. È chiaro che, quando parliamo di Europa, ne parliamo in generale, ma sappiamo tutti che all'interno dell'Europa vi sono interessi particolari: altre nazioni - Francia e Spagna, come accennavo prima - dove sono ubicate aziende concorrenti alle nostre godono di queste agevolazioni. Dunque, chi si deve lamentare è l'Italia, che deve dare una spinta importante e forte.
La prima domanda che pongo è se effettivamente il Governo ci creda e se tali presupposti siano validi, perché è chiaro che mancando il presupposto viene a mancare anche la spinta politica. Riteniamo che ciò sia possibile, anzi, doveroso perché non ci troviamo di fronte ad una scelta ma ad un obbligo. Infatti, è obbligo della politica difendere chi è in difficoltà e questo territorio lo è (non lo dico io, lo dice la stampa, lo dicono i sindacati, lo dicono tutti a livello politico e sociale). Dunque, non parliamo di una questione che riguarda un partito o un altro, ma di un'azione politica che tenda a difendere chi è oggi in difficoltà. Se non dovesse arrivare tale aiuto - ripeto - vi sarebbero forti reazioni territoriali: tutti siamo invitati a fare in modo che ciò non succeda. Quindi, chiedo al Governo come intenda procedere perché finalmente si arrivi ad un risultato che possa portarci un po' di tranquillità.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico, Alfonso Gianni, ha facoltà di rispondere.
ALFONSO GIANNI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Pag. 56Presidente, la risposta che il Governo intende dare all'onorevole Mereu ed agli altri interpellanti ha un significato positivo, che ci auguriamo possa essere colto come tale dagli stessi. Naturalmente, vorrei articolare la risposta partendo da alcune considerazioni elementari, ma credo in questa materia assolutamente necessarie.
I costi sostenuti per l'approvvigionamento di energia elettrica rappresentano per le industrie ad alta intensità di consumo di energia elettrica uno dei principali fattori di competitività sul mercato internazionale. È nostro auspicio che la politica di liberalizzazione del mercato elettrico europeo possa costituire, da questo punto di vista, un'importante opportunità per ridurre tali costi permettendo, così, la definizione di contratti di fornitura con qualunque operatore europeo, allargando l'area degli scambi, stimolando la concorrenza tra gli operatori del settore.
È un dato, tuttavia, che i tempi per la realizzazione di un mercato interno concorrenziale risentono di una serie di aspetti critici, peraltro comuni a molti paesi europei, che riguardano in primo luogo la mancanza di infrastrutture e di interconnessioni sufficienti a soddisfare la domanda. Tale fattore limita, di fatto, la possibilità dei clienti, liberi di scegliere il proprio fornitore sulla base delle migliori condizioni del servizio, e non consente di aumentare gli scambi interni al mercato.
Oltre al fattore infrastrutturale, pesano altri rilevanti elementi che riguardano l'assetto dei mercati nazionali o l'insufficiente grado di concorrenza. Negli ultimi anni, peraltro, per effetto della crescita costante dei prezzi internazionali delle fonti energetiche e dei costi indiretti ambientali dovuti all'attuazione - peraltro assolutamente necessaria - del protocollo di Kyoto, i prezzi dell'energia elettrica sono cresciuti in tutta Europa ed anche la volatilità dei prezzi delle principali borse europee è stata decisamente maggiore di quella registrata in Italia. Tutto ciò ha, da un lato, ridotto il divario di prezzo tra l'Italia e gli altri paesi, ma, dall'altro, reso più evidente il problema della competitività di alcuni comparti industriali europei rispetto alla stessa concorrenza extraeuropea. Ciò premesso, si fa presente che, in considerazione dell'insufficiente grado di evoluzione del mercato elettrico interno, l'articolo 11 del decreto-legge n. 35 del 14 marzo 2005, convertito con la legge n. 80 del 14 maggio 2005 - il cosiddetto decreto competitività -, ha introdotto alcune misure riguardanti le forniture di energia elettrica per settori industriali particolarmente esposti a rischio di perdita di competitività a causa dell'elevato costo di approvvigionamento. Queste misure, che sono contenute all'articolo 11, commi 11 e 12, riguardano il riconoscimento per un periodo transitorio - ossia fino al 31 dicembre 2010 - di un regime tariffario speciale da applicarsi alle produzioni industriali metallifere e chimiche energy intensive site nella regione sarda. Le nuove tariffe speciali sono state definite dall'Autorità per l'energia elettrica e il gas con delibera n. 217 del 2005, nella quale è stato anche precisato - conformemente al meccanismo di sospensione previsto dall'articolo 88, paragrafo 3, del Trattato istituente l'unità europea - che l'operatività di tali misure è subordinata alla conclusione, con esito favorevole, del procedimento di notifica in Commissione europea del provvedimento in quanto aiuto di Stato.
Il Governo italiano ha notificato, dunque, la disposizione in esame il 23 novembre del 2005, trasmettendo anche una circostanziata relazione illustrativa delle ragioni economiche che hanno reso necessario il provvedimento, predisposta in stretta collaborazione con la regione Sardegna e con il contributo delle imprese direttamente interessate. A seguito dell'avvenuta notifica, la Commissione si è avvalsa dei propri poteri istruttori per chiedere in data 23 dicembre 2005 ulteriori chiarimenti in materia. Di recente, è stata trasmessa allo Stato italiano la decisione n. 1522 del 26 aprile 2006, con la quale la Commissione ha ravvisato elementi di incompatibilità delle nuove misure con il mercato comune e con la disciplina in materia di aiuti di Stato ed ha dunque avviato l'indagine formale di cui all'articolo 88, paragrafo 2, del Trattato, in relazione alla quale il Ministero dello Pag. 57sviluppo economico sta predisponendo nuovi elementi di risposta. In particolare, la Commissione non è convinta che la misura sia giustificata da ragioni di svantaggio della regione Sardegna rispetto alle altre regioni italiane e che, quindi, sia valido un approccio che giustifichi la misura come aiuto a sviluppo regionale. Altri dubbi riguardano gli effetti della misura sulla concorrenza dei singoli settori industriali europei, il periodo di tempo di validità dell'aiuto e la scarsa degressività, la proporzionalità dell'aiuto rispetto allo svantaggio da colmare. Il problema della competitività internazionale dei settori energivori, in effetti, non è un tema da affrontare in un'ottica regionale, pur se non si disconosce il valore particolare che esso acquista in Sardegna, la cui struttura industriale è particolarmente caratterizzata da industrie di base e metallifere a forte intensità di consumo energetico. Non sono, quindi, né sufficienti né opportune segmentazioni subregionali dell'organizzazione di un mercato che ha, oramai, dimensioni e regole europee.
Pertanto, il Governo intende riportare il problema e le sue possibili soluzioni in un ambito corretto di decisioni, che è quello europeo, non dimenticando che misure analoghe a quella assunta a favore delle industrie sarde - nella struttura o nei risultati - sono state adottate anche nell'ambito di altri Stati membri (come d'altro canto l'interpellante prima diceva), ricorrendo più o meno direttamente a meccanismi tariffari, e non dimenticando l'urgenza con cui scenari e strumenti debbono essere messi in campo, per evitare fenomeni di chiusure e di delocalizzazione di settori che noi consideriamo assolutamente strategici.
Si ritiene perciò che l'approvvigionamento per questi settori - da individuare con attenzione, tenendo conto della reale dipendenza dalle forniture energetiche e dell'esigenza di non alterare la concorrenza interna - non possa essere affidato alla volatilità dei prezzi di borsa, ma debba basarsi su sistemi che diano prevedibilità e che consentano prezzi competitivi a livello internazionale, quali: contratti bilaterali di lungo termine con copertura o partecipazione agli investimenti in capacità di generazione, consorzi di acquisto anche europei a prezzi europei, degressività di alcune componenti delle tariffe di trasporto.
Nel rispondere, quindi, ai nuovi quesiti della Commissione europea, di cui prima ho detto, sul caso delle tariffe speciali per le imprese sarde, si cercherà di arrivare ad una condivisione di strumenti anche sulla tematica più generale della competitività delle industrie europee, peraltro già all'attenzione della Commissione, ai lavori della quale partecipano anche rappresentanti del mondo industriale italiano.
Ciò precisato, facciamo presente che sulla situazione delle società energivore della Sardegna, il giorno 20 del corrente mese di giugno, il ministro dello sviluppo economico ha incontrato il presidente della regione Sardegna, i presidenti delle province di Cagliari e del Sulcis, e la rappresentanza sindacale unitaria della Portovesme Srl.
Nel corso di questo incontro è stata ricordata la situazione di crisi in cui si trova la predetta Portovesme, con una parte dei lavoratori in cassa integrazione a causa degli elevati costi di fornitura dell'energia elettrica, e che in analoghe situazione cui si trovano anche aziende del ciclo cloro-soda di Assemini. È stata peraltro manifestata la necessità di concludere la procedura comunitaria di cui trattasi, per il riconoscimento delle tariffe speciali di energia elettrica anche con un approccio di tipo settoriale.
Le parti sindacali, nel richiamare la valenza strategica che tali produzioni rivestono non solo per la Sardegna, hanno ribadito la necessità di trovare una soluzione al problema dell'alto costo dell'energia, al fine di consolidare l'occupazione e di sviluppare i nuovi investimenti già previsti nel contratto di programma presentato dalla Portovesme.
Il ministro Bersani ha confermato l'impegno del Governo a difendere in sede europea le imprese ad alta intensità energetica, ricercando il coordinamento con gli altri paesi dell'unione su misure di politica Pag. 58industriale che rendano possibili interventi, transitori e a regime, anche di tipo settoriale, a sostegno delle produzioni primarie europee a forte intensità energetica.
Al termine dell'incontro è stato stabilito che entro il mese di luglio ci sarà una nuova riunione, tenuto conto dei chiarimenti che nel frattempo ci saranno pervenuti dalla Commissione europea, per la verifica dei primi riscontri che si saranno ottenuti, e per le possibili soluzioni transitorie.
Con questo, onorevole Mereu, penso di averle dimostrato almeno un impegno fattivo del Governo, un percorso di confronto in atto per la migliore soluzione di questi problemi produttivi e sociali, mi auguro nel senso che lei stesso ha auspicato.
PRESIDENTE. L'onorevole Mereu ha facoltà di replicare.
ANTONIO MEREU. Mi dichiaro parzialmente soddisfatto, non tanto perché quanto ha detto il sottosegretario non corrisponda, tutto sommato, alle nostre intenzioni (quindi la volontà del Governo di difendere, praticamente, i nostri provvedimenti mi pare una cosa buona); quello che mi preoccupa - e che forse non sono riuscito ad esprimere meglio - è che non ho capito se anche la ricerca di un tipo di aiuto a livello settoriale necessiti di un nuovo provvedimento o se sia insita nel provvedimento che abbiamo in atto. Ciò non tanto perché desidero sostenere un provvedimento anziché l'altro, perché intendo, come tutti noi d'altronde, trovare soluzioni soprattutto per eliminare i disagi di un territorio, quanto piuttosto perché non vorrei che ci ritrovassimo, in una fase successiva, con un nuovo provvedimento su cui l'Europa ha intenzione di esprimere un parere negativo. Peraltro i documenti che il sottosegretario elencava poco fa sono in nostro possesso, li abbiamo letti e anche noi conosciamo quali sono gli orientamenti.
Secondo uno di questi orientamenti, contenuti nel documento europeo, la regione Sardegna diventa improvvisamente ricca: è chiaro infatti che, quando faremo entrare nell'Unione europea regioni più povere di noi, diventeremo di colpo ricchi. Non possiamo accettare che, all'improvviso, la Sardegna non rientra più nell'obiettivo 1, compromettendo la finalità regionale. Anche se non lo posso affermare con certezza, si è deciso in questo senso perché precedentemente vi sono stati degli accordi tra l'Unione europea e gli uffici dei nostri ministeri, senza prevedere le difficoltà che poi si sono presentate.
Quanto chiedo si basa sul presupposto che, oltre ad una risposta di tipo amministrativo, che comunque va data, deve essere prevista la differenza tariffaria; in caso contrario basterebbe dire alle industrie interessate che non è vero che si può applicare tale differenza. Se siamo certi della differenza, allora dobbiamo difenderla, evitando di lasciarla esclusivamente in mano ad uffici che intendono rappresentare questo o quel ministero, per evitare che l'Unione europea, come è accaduto anche in altre occasioni, si comporti in maniera poco brillante.
Occorre una spinta politica che faccia capire quali siano le intenzioni del nostro Governo: se tali intenzioni sono dirette a raggiungere questo obiettivo, è chiaro che la mia posizione è favorevole, se ciò, invece, non dovesse essere (questa è la mia preoccupazione) si rischierebbe di seguire strade diverse, ognuno in disaccordo con l'altro. Leggendo la stampa locale si evidenzia come spesso e volentieri ci dividiamo politicamente sulle strategie, dimenticando invece che l'obiettivo che ci deve vedere uniti è finalmente far sì che questo territorio smetta di essere povero, per ricevere in futuro un'attenzione diversa, soprattutto per quanto riguarda le giovani leve che incontrano grandi difficoltà.
Seguiremo l'iter del provvedimento e siamo disponibili a dare anche una mano.