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Si riprende la discussione.
(Esame - Doc. IV-ter, n. 1-A)
PRESIDENTE. Passiamo alla discussione del seguente documento:
Relazione della Giunta per le autorizzazioni sulla richiesta di deliberazione in materia di insindacabilità ai sensi dell'applicabilità dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di un procedimento penale nei confronti di Vittorio Sgarbi, deputato all'epoca dei fatti (Doc. IV-ter, n. 1-A).
La Giunta propone di dichiarare che i fatti per i quali è in corso il procedimento concernono opinioni espresse da Vittorio Sgarbi, deputato all'epoca dei fatti, nell'esercizio delle sue funzioni, ai sensi del primo comma dell'articolo 68 della Costituzione.
Avverto che è stata ritirata la richiesta di votazione nominale.
Dichiaro aperta la discussione.
Ha facoltà di parlare il relatore, onorevole Vacca.
ELIAS VACCA, Relatore. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la Giunta riferisce su una richiesta di deliberazione in materia di insindacabilità relativamente alle affermazioni proferite dal collega Sgarbi in ordine alla vicenda del cosiddetto processo Andreotti e di altri processi incardinati dal procuratore Caselli. La valutazione della Giunta non è stata semplice, in quanto il tenore delle espressioni proferite è sicuramente di assoluta gravità; vi è un richiamo forte alla responsabilità del dottor Caselli, che ha istruito quei procedimenti, nonché a quella di tipo politico che l'onorevole Sgarbi intravede in quei processi.
Tuttavia, il compito della Giunta per le autorizzazioni - sollecito in questo senso anche l'Assemblea - non è tanto quello di mostrare il grado di condivisione rispetto alle opinioni espresse, anche perché, se il giudizio che la Giunta e l'Assemblea dovessero esprimere fosse circoscritto al grado di condivisione delle opinioni espresse, è di tutta evidenza che noi stessiPag. 3faremmo un processo di merito che, invece, si deve svolgere in altra sede. Il nostro compito è quello di valutare se le opinioni espresse dal collega Sgarbi fossero riconducibili ad atti parlamentari tipici. Debbo rilevare che, nella disamina che abbiamo compiuto, è assolutamente innegabile che proprio il processo Andreotti e proprio alcune delle inchieste giudiziarie, per esempio il processo Mannino, richiamate in questi atti, siano stati oggetto di interrogazioni, di atti di sindacato ispettivo, nonché di interventi in quest'Assemblea tanto dell'onorevole Sgarbi quanto del gruppo, al quale, allora, l'onorevole Sgarbi apparteneva, cioè Forza Italia. È del tutto evidente che affermazioni anche molto forti - che personalmente posso giudicare non condivisibili, ma non è questo quello che evidentemente importa -, cioè che Andreotti era innocente e che il procuratore Caselli stava commettendo un grave errore o l'aver dato del comunista al già Presidente della Camera, onorevole Violante, e aver affermato che il procuratore Caselli era arrivato in Sicilia su indicazione dell'onorevole Violante sono tutti fatti - lo ripeto - contenuti in atti di sindacato ispettivo che, nel merito, ciascuno può valutare come crede, ma certamente sono riconducibili all'attività parlamentare del collega Sgarbi.
L'ultima considerazione che voglio svolgere è la seguente: ritengo che proprio in questo caso, più ancora che in altri, tutti noi dobbiamo ispirarci al principio per cui, al di là del grado di condivisione, dobbiamo continuare a presidiare le garanzie dei deputati specialmente quando si occupano di vicende particolarmente importanti. Propongo, quindi, ai colleghi dell'Assemblea di approvare il parere della Giunta nel senso di concedere relativamente a queste espressioni la insindacabilità.
PRESIDENTE. Non vi sono iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palomba. Ne ha facoltà.
FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, vorrei brevemente esprimere una ragione di coerenza rispetto alla posizione che ho già espresso nella Giunta per le autorizzazioni a procedere. D'altra parte, il collega Vacca, ottimo relatore, ha già fatto presente che la proposta è stata formulata a maggioranza.
Ritengo che debba sempre sussistere un profilo di continenza nelle affermazioni dei parlamentari e che ciò non possa essere trascurato. Non è in discussione il diritto del parlamentare ad esprimere le proprie opinioni che, se contenute nei limiti di correttezza, sono naturalmente insindacabili. In questo caso, a mio giudizio, è stato valicato ampiamente ed abbondantemente il profilo della continenza anche formale delle espressioni, nel senso che le espressioni usate sono totalmente al di fuori di un regime di correttezza e continenza.
Non è una prerogativa del parlamentare - credo che nessuno la debba rivendicare - insultare ed offendere qualunque persona, fermo restando il diritto di esprimere le proprie opinioni. Pertanto, signor Presidente, poiché ritengo che l'immunità sia un principio sacro, ma la stessa non debba albergare, esprimo il mio voto contrario sulla proposta della Giunta per le autorizzazioni, pur nel rispetto della relazione esposta dal relatore.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.
PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, come è stato ricordato, vi è stato un voto a maggioranza; come gruppo dell'Ulivo e come gran parte del centrosinistra abbiamo espresso una valutazione contraria all'insindacabilità, coerentemente con le decisioni assunte dalla Giunta e dall'Assemblea, anche negli anni passati, su casi analoghi e su casi che riguardavano il collega Sgarbi.
In questo caso, siamo nel cuore di una polemica che ha avuto molte «puntate» (è il caso di dirlo perché sono puntate quasi tutte televisive); per quanto riguarda ilPag. 4merito della questione, è in discussione la feroce polemica, con toni però diffamatori, che il collega Sgarbi ha intrapreso nei confronti del magistrato Caselli e della procura di Palermo, con espressioni anche specifiche e molto precise: per esempio, si è fatto riferimento al fatto di aver agito per il Partito Comunista, anziché nel rispetto dei doveri imposti dall'ordinamento giudiziario e su designazione di Violante, mettendo in atto il «progetto politico Violante», e via dicendo, con espressioni dello stesso tenore.
Nulla di ciò è ascrivibile alle attività parlamentari del deputato Sgarbi; in altre parole, non si tratta di atti tipici, pedissequi e identici alle dette contestazioni nello svolgimento della funzione parlamentare, né di interventi parlamentari o atti parlamentari tipici riferiti in modo specifico alle attività del magistrato Caselli, il che avrebbe conferito anche alle espressioni in esame la natura di riferimento esterno di attività tipiche della funzione parlamentare.
Quindi, è per la mancanza di un nesso e per la presenza di un'attribuzione di fatti specifici, anche gravi e significativi - ma questo è un giudizio di merito che spetta ad altri - che noi abbiamo il dovere di non concedere l'insindacabilità che, come è noto, l'articolo 68 della Costituzione riserva solo alle attività tipiche della funzione parlamentare. Per tale motivo, voteremo in senso contrario alla proposta del relatore.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Brigandì. Ne ha facoltà.
MATTEO BRIGANDÌ. Signor Presidente, premesso che credo che Sgarbi nel merito abbia affermato delle cose estremamente corrette, vorrei rilevare che nella relazione esposta dal relatore si propone di deliberare in un senso - l'onorevole Vacca è stato specifico sul punto -, mentre l'onorevole Mantini ha affermato l'esatto contrario. A mio avviso, perché l'Assemblea possa essere in grado di deliberare, sarebbe opportuno che l'onorevole Vacca chiarisse la discrasia tra le sue affermazioni e ciò che è stato sostenuto dall'onorevole Mantini. Mi spiego: il presupposto dell'attività parlamentare è che lo stesso abbia attivato un meccanismo esterno di divulgazione rispetto a ciò che è accaduto intra moenia.
L'onorevole Vacca afferma che questo presupposto sussiste, mentre l'onorevole Mantini no. L'Assemblea deve essere messa in grado di deliberare e, quindi, inviterei l'onorevole Vacca a chiarire questa discrasia.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Barani. Ne ha facoltà.
LUCIO BARANI. Signor Presidente, nella forma, ovviamente, il deputato Sgarbi può avere anche ecceduto, ma, nella sostanza, onorevoli colleghi, il processo Andreotti è stato o non è stato un processo politico? È questo che ci dobbiamo domandare. Sono stati arrestati degli innocenti! Queste persone sono state giudicate innocenti da quei tribunali, è vero o no? Molti magistrati hanno perseguito i loro ideali politici per entrare in politica ed andare al Governo della nazione. Li abbiamo sotto gli occhi! Anche in questo Governo alcuni magistrati sono ministri. Quindi, nella forma, il deputato Sgarbi può essere criticato, ma, nella sostanza, non ha fatto altro che dirci la verità! So che la verità fa male e certi deputati si inalberano per difendere i loro padroni, ma viva Dio! Siamo il Parlamento della Repubblica e le garanzie vanno rispettate e mantenute. Guai se noi non lo facessimo! Ci esporremmo alla dittatura della magistratura o di coloro che vogliono sostituire la democrazia con altri poteri.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buemi. Ne ha facoltà.
ENRICO BUEMI. Signor Presidente, intervengo brevemente per comunicare ai colleghi la nostra posizione favorevolePag. 5sulla proposta di insindacabilità. I fatti, riguardanti l'ex collega Sgarbi, possono indurre ad un atteggiamento più severo nei suoi confronti. Credo, comunque, che le prese di posizione dell'onorevole Sgarbi, in particolare su questa vicenda, ma in generale anche su altre vicende che abbiamo già trattato, si riferivano sicuramente a valutazioni di carattere politico rispetto ad eventi che hanno colpito l'opinione pubblica del nostro Paese, il mondo della politica, sui quali gli atti parlamentari hanno sancito formalmente anche la presa di posizione dei colleghi e in particolare del collega Sgarbi. Pertanto, riteniamo che si debba attribuire la prerogativa di insindacabilità ai fatti enunciati.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mazzoni. Ne ha facoltà.
ERMINIA MAZZONI. Signor Presidente, vorrei anch'io preannunziare il voto favorevole del mio gruppo sulla proposta della Giunta per le autorizzazioni, perché ritengo che in tal modo si misuri la capacità di questa Assemblea e di questo Parlamento, di questa istituzione, di tutelare le prerogative poste a garanzia della funzione parlamentare, senza temere le reazioni degli altri poteri dello Stato. Mai come in questo caso l'onorevole Sgarbi parla nel corso di un'intervista che lo vede coinvolto nella qualità e nel ruolo di parlamentare e nell'argomentare sulla materia della giustizia italiana e quindi sui temi della operatività della magistratura esprime considerazioni di natura chiaramente politica e riporta fatti che non possono essere contestati, perché sono oggettivi. Non ritengo che una simile richiesta possa trovare la contrarietà di colleghi parlamentari che rispettino la funzione che svolgono in questa Assemblea. Per tali motivi, preannunzio il voto favorevole dell'UDC sulla richiesta di insindacabilità.
(Votazione - Doc. IV-ter, n. 1-A)
PRESIDENTE. Passiamo dunque alla votazione della proposta della Giunta di dichiarare che i fatti per i quali è in corso il procedimento di cui al Doc. IV-ter, n. 1-A, concernono opinioni espresse da Vittorio Sgarbi, deputato all'epoca dei fatti, nell'esercizio delle sue funzioni, ai sensi del primo comma dell'articolo 68 della Costituzione.
Ricordo che si può procedere con votazione per alzata di mano, essendo stata ritirata la richiesta di votazione nominale.
Tuttavia, dispongo che la votazione abbia luogo mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi.
Avverto, altresì, che chi intende votare per la sindacabilità deve votare contro; chi, invece, intende votare per la insindacabilità deve votare a favore.
Passiamo ai voti.
Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico, senza registrazione di nomi, la proposta della Giunta di dichiarare che i fatti per i quali è in corso il procedimento di cui al Doc. IV-ter, n. 1-A concernono opinioni espresse dal deputato Vittorio Sgarbi nell'esercizio delle sue funzioni, ai sensi del primo comma dell'articolo 68 della Costituzione.
(È approvata).
La Camera approva per 112 voti di differenza.
(Esame - Doc. IV-quater, n. 7)
PRESIDENTE. Passiamo alla discussione del seguente documento:
Relazione della Giunta per le autorizzazioni sull'applicabilità dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di un procedimento penale nei confronti di Ugo Parolo, deputato all'epoca dei fatti (Doc. IV-quater n. 7).
La Giunta propone di dichiarare che i fatti per i quali è in corso il procedimento concernono opinioni espresse da Ugo Parolo nell'esercizio delle sue funzioni, ai sensi del primo comma dell'articolo 68 della Costituzione.
Dichiaro aperta la discussione.Pag. 6
Ha facoltà di parlare il relatore, onorevole Buemi.
ENRICO BUEMI, Relatore. Signor Presidente, la Giunta riferisce su una domanda di deliberazione in materia d'insindacabilità avanzata da Ugo Parolo, deputato nelle scorse due legislature, con riferimento a un procedimento penale condotto dalla procura della Repubblica di Lecco innanzi al giudice di pace di Bellano (Lecco).
Nel capo d'imputazione - rubricato come ingiuria aggravata - viene contestato al Parolo di aver rivolto le seguenti parole a Milo Crespi e Massimiliano Nutricati: «(Siete) a capo di una banda di disperati imbroglioni, controllerò ogni virgola da adesso in poi e per primo quel signore lì seduto che è qui a fare i propri interessi. Vado sotto a controllare tutti i conti dell'appalto Mimosa».
L'episodio sarebbe avvenuto nella sede del comune di Colico (Lecco) il 25 marzo 2002 e - per quanto la Giunta ha potuto appurare - è stato il frutto della reazione del Parolo a quella che egli ha ritenuto una manovra obliqua di attacco alla sua persona, consistita nell'aver fatto trapelare, sui mezzi di informazione locale, la notizia che dal computer dell'ufficio del sindaco vi erano stati numerosi contatti a siti internet pornografici all'epoca in cui il medesimo Parolo era sindaco di Colico (incarico cessato nella primavera del 2001).
La domanda d'insindacabilità di Parolo è pervenuta il 1o settembre 2006. Dopo l'assegnazione alla Giunta, tale collegio l'ha esaminata e dibattuta ampiamente nelle sedute di novembre, dicembre e gennaio del 2007. L'interessato, pur regolarmente invitato a comparire innanzi alla Giunta, non si è avvalso di tale facoltà.
Durante l'esame della domanda, la cui resocontazione è opportuno allegare integralmente alla relazione in distribuzione, per rendere appieno l'idea dell'approfondimento svolto, si è reso palese che l'invettiva di Ugo Parolo, nei confronti dei due amministratori nel suo comune di residenza, non è stato uno sfogo volgare ed estemporaneo.
Egli è stato querelato da Milo Crespi e da Massimiliano Nutricati, rispettivamente sindaco e assessore al turismo del comune di Colico, cittadina costiera del Lago di Como, di cui lo stesso Parolo - come accennato - era stato sindaco fino al 2001 e di cui è ancora consigliere comunale. Crespi era a capo di una giunta cui la Lega Nord si opponeva.
Parolo - in sostanza - intendeva accusare i due esponenti dell'amministrazione locale di aver fatto artatamente trapelare la notizia, da lui dichiarata falsa (la frequentazione di siti internet pornografici dal computer dell'ufficio di sindaco), per screditarne la figura morale e politica. Ciò sarebbe tornato loro utile giacché egli ha condotto una serrata battaglia contro la costruzione di un porto turistico sul litorale lacustre di considerevole volumetria edilizia ed impatto ambientale.
È dunque emerso che la vicenda non pertiene a una disputa meramente locale o interna al consiglio comunale, bensì al più generale operato politico del Parolo e al suo ruolo di deputato della zona: non dobbiamo dimenticare che a suo tempo i collegi erano uninominali e con una stretta valenza territoriale.
Pertanto, poiché i fatti richiamano un'attività riconducibile al ruolo di parlamentare dell'ex collega Ugo Parolo, la Giunta propone all'Assemblea di deliberarne l'insindacabilità.
PRESIDENTE. Non vi sono iscritti a parlare e, pertanto, dichiaro chiusa la discussione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.
PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, abbiamo espresso un parere diverso. I fatti sono veramente di infima rilevanza e si tratta di una «scaramuccia» verificatasi nel consiglio comunale. Ci auguriamo, e non abbiamo dubbi, che qualunque tribunale non possa che dichiararePag. 7l'irrilevanza di tali espressioni riconducibili, per l'appunto, ad una «scaramuccia» locale, avvenuta nel consiglio comunale di Colico e alla determinazione da parte del collega Parolo di controllare i conti dell'appalto Mimosa.
Tuttavia, sono sufficienti queste poche considerazioni per comprendere come tale episodio non abbia nulla a che vedere con l'attività parlamentare. In tale specifico episodio locale non viene in considerazione alcun atto tipico, da parte del collega Parolo, riconducibile all'attività e alla funzione parlamentare.
Per questo motivo, sia pure a malincuore, data l'esiguità e la scarsa rilevanza dei fatti, non possiamo concordare sull'insindacabilità.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Crisci. Ne ha facoltà.
NICOLA CRISCI. Signor Presidente, il relatore ha evidenziato il capo di imputazione di ingiuria aggravata, contestato al deputato Parolo e ha ricordato le espressioni con cui quest'ultimo ha apostrofato i querelanti: «(siete) a capo di una banda di disperati imbroglioni». Come è stato evidenziato anche dal collega Mantini, si tratta di una vicenda di scarso rilievo e, comunque, di carattere prevalentemente locale. Tuttavia, vorrei richiamare l'attenzione dell'Assemblea sulle funzioni proprie della Giunta per le autorizzazioni e su quelle dell'Assemblea stessa.
Ritengo che il nostro compito sia valutare se le dichiarazioni del deputato Parolo o, comunque, le esternazioni riconducibili al mandato parlamentare rientrino nel perimetro di applicazione dell'articolo 68 della Costituzione. Pertanto, occorre verificare se vi siano elementi di connessione con la funzione parlamentare.
A mio avviso, l'opinione espressa del relatore, seppur apprezzabile, rischia di condurci ad una interpretazione eccessivamente dilatata dell'articolo 68, che può sfociare in una considerazione dell'immunità legata organicamente alla persona e non alla funzione parlamentare, rafforzando, inevitabilmente, l'opinione diffusa di considerare la nostra immunità come un privilegio di casta anziché una forma di tutela costituzionale della funzione ricoperta.
È comprensibile, sul piano umano, attribuire alle affermazioni del deputato Parolo un rilievo politico e considerarle come una naturale reazione agli attacchi subiti. Tuttavia, ciò non può indurci ad assumere decisioni che, se nel merito del problema potrebbero giustificare comportamenti indulgenti, rispetto alle funzioni proprie della Giunta per le autorizzazioni e dell'Assemblea non possono farci dimenticare che il nostro compito esclusivo è valutare se le dichiarazioni rientrino nelle funzioni parlamentari o se vi siano atti parlamentari ai quali la vicenda possa collegarsi.
Dal momento che è stata prodotta anche un'interrogazione che è stata allegata agli atti, vorrei ricordare che essa è successiva agli eventi oggetto del procedimento e comunque non presenta significative connessioni con le invettive rivolte ai querelanti.
Pertanto credo che, pur trattandosi di una vicenda non rilevante e pur comprendendo le ragioni che hanno determinato lo scatto d'ira del deputato Parolo, non vi siano ragionevoli motivi per riconoscere la rilevanza immunitaria alla vicenda e pertanto voterò per la sindacabilità e contro le conclusioni del relatore (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Brigandì. Ne ha facoltà.
MATTEO BRIGANDÌ. Signor Presidente, occorre dare atto dell'onestà intellettuale dei due colleghi che mi hanno preceduto perché hanno chiarito due punti essenziali della vicenda in esame. Il primo è che si tratta di un'autentica sciocchezza, di un episodio di scarsissima rilevanza; il secondo è che l'onorevole Parolo era stato eletto con un sistema diverso da quello attuale, che prevedeva dei collegi uninominali strettamente legati al territorio.Pag. 8
Si tratta di un episodio di cui l'onorevole Parolo si è occupato ex professo, non tanto da sindaco, perché non rientrava nelle sue competenze, quanto da parlamentare.
Esistono delle lettere redatte su carta intestata della Camera dei deputati ed esiste un'interrogazione al riguardo. Quindi è da condividere l'opinione del relatore e votare secondo quanto deciso dalla maggioranza della Giunta, ossia per la proposta di insindacabilità per i fatti riguardanti l'onorevole Parolo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palomba. Ne ha facoltà.
FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, vorrei attirare l'attenzione dei colleghi e pregarli di calarsi in questa realtà per vedere se si riconoscono nei comportamenti tenuti dall'ex collega Parolo. Non abbiamo niente di personale contro di lui, speriamo e gli auguriamo che la sua vicenda giudiziaria possa concludersi positivamente, magari con l'applicazione di una esimente, o facendo leva sulla reciprocità delle accuse o sulla provocazione. Ma il punto è che dobbiamo rispettare i principi, quindi vorrei ricordare brevemente i fatti.
L'onorevole Parolo era anche sindaco di un comune ed erano stati trovati, nel suo computer, dei collegamenti con siti non proprio da «educande». Venuto a conoscenza della relazione stilata dalla polizia municipale sui fatti, l'onorevole Parolo si era rivolto ad amministratori del comune nei modi ingiuriosi che abbiamo visto. Non è possibile che si riconosca sempre e automaticamente l'insindacabilità degli atti qualunque sia il comportamento tenuto dal deputato, soltanto perché è un deputato.
Dobbiamo rispettare i nostri principi costituzionali, tra l'altro ricordati costantemente dalla Corte costituzionale che smentisce le decisioni della Camera. I principi affermano che, affinché sia riconosciuta l'insindacabilità prevista dall'articolo 68, ci deve essere un chiaro nesso funzionale tra il comportamento assunto e la carica di deputato.
È difficile, anzi impossibile, trovare in questa vicenda banale, che però si è tradotta in un fatto offensivo all'attenzione della magistratura, un qualunque nesso funzionale con l'attività di deputato. Ecco perché credo che nessuno di noi colleghi deputati si comporterebbe, nelle situazioni date, nello stesso modo e auspico, quindi, che l'Assemblea riaffermi i principi contenuti nell'articolo 68 della Costituzione circa la necessità, l'indispensabilità di un collegamento funzionale tra l'attività svolta e la carica di parlamentare.
Non è che un parlamentare sia sempre in servizio, come i carabinieri, e qualunque cosa faccia sia oggetto di immunità.
RAMON MANTOVANI. Non è orario di servizio! Che orari fa lui?
FEDERICO PALOMBA. Non è così e non può essere così, perché l'articolo 68 lega l'immunità soltanto al collegamento funzionale, e la sua applicazione non è automatica.
Concludo nel senso già espresso nella Giunta per le autorizzazioni: indipendentemente dalla solidarietà umana per la persona, ritengo che bisogna applicare i principi costituzionali e ritenere questo atto sindacabile.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paniz. Ne ha facoltà.
MAURIZIO PANIZ. Signor Presidente, c'è francamente un limite a tutto, anche ad affermazioni così forti quali quelle fatte dal collega, onorevole Palomba. La realtà è molto semplice: l'onorevole Parolo è stato chiamato in campo in quanto parlamentare, soltanto in quanto parlamentare. Basta leggere gli atti relativi a questa vicenda e gli articoli che sono stati pubblicati. Il suo ruolo di amministratore, nel caso specifico, non c'entra assolutamente niente!
Quando un collega viene chiamato in campo come parlamentare, ha diritto diPag. 9potersi esprimere con la tutela delle garanzie dell'articolo 68. Se mettiamo in discussione, in questo caso, che si possa parlare di insindacabilità di fronte alla vicenda della quale l'onorevole Parolo è accusato, noi mettiamo in discussione tutto il sistema parlamentare. Non è assolutamente giusto che un parlamentare non abbia il diritto di esprimersi, di poter reagire quando è chiamato in campo come tale e quando, in veste parlamentare, esprime il proprio punto di vista.
Sono a favore dell'insindacabilità e ritengo che su questo punto non vi possano essere assolutamente dubbi da parte all'Assemblea. (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Daniele Farina. Ne ha facoltà.
DANIELE FARINA. Signor Presidente, intervengo brevemente per contrastare alcuni colleghi che reputano che la Giunta, sostanzialmente, si occupi di insindacabilità nel senso che questa prerogativa venga riconosciuta al parlamentare sempre e comunque, indipendentemente dagli atti o dalle affermazioni da esso compiute. Non è assolutamente così, tanto è vero che già nel corso di questa seduta, forse nell'esame del prossimo documento in materia di insindacabilità, constateremo che il giudizio è diverso.
Ma nel caso specifico credo che abbiano torto quei colleghi che circoscrivono la questione e ricercano un nesso funzionale di carattere esclusivamente formale, perché dalla documentazione emerge che i fatti per cui siamo chiamati ad esprimere un parere sono il punto terminale di un qualcosa, cioè di alcuni «materialissimi» interessi di carattere immobiliare, che in quel territorio si sono evidenziati, tanto è vero che sono anche agli atti della querela per la quale siamo chiamati in questa sede a decidere.
A fronte di ciò, mi chiedo se non sia proprio questo uno degli aspetti che l'articolo 68 della Costituzione tratta, e cioè se non faccia parte delle prerogative del parlamentare la sua tutela a fronte di un qualche cosa che, visto nella sua dinamica, dai primi atti fino agli ultimi, potrebbe concepirsi non come un fumus persecutionis, che noi siamo spesso chiamati a rilevare, ma come un meccanismo di vera e propria «macchinazione politica», che ha dei fondamenti materiali.
Ecco, io credo che i padri costituenti, quando scrissero l'articolo 68 avessero in testa prioritariamente questo: la salvaguardia della funzione e delle opinioni del parlamentare a fronte di poteri forti e sicuramente, in quel territorio limitato, quelli considerati sono poteri e interessi di una certa rilevanza.
È per questo che, conformemente al relatore, ritengo che da parte dell'Assemblea vada espresso un orientamento di insindacabilità delle opinioni espresse dal collega Parolo (Applausi dei deputati del gruppo Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vacca. Ne ha facoltà.
ELIAS VACCA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, richiamandomi a quanto detto poco fa dal collega Farina vorrei aggiungere qualche elemento e rappresentare ai colleghi, in maniera ancora più concreta, quali siano gli elementi della fattispecie.
Sarà pur vero che non vi è raccordo fra le affermazioni proferite dal collega Parolo e un atto parlamentare tipico, inteso come interrogazione o interpellanza, ma stiamo tentando di richiamare questa vicenda.
Il collega Parolo, eletto deputato in un collegio uninominale nel quale è ricompresa l'amministrazione della quale è andato ad occuparsi, ritenendo, a torto o a ragione, di sollecitare le attenzioni anche della magistratura (perché esistono degli atti) su alcune vicende amministrative poco chiare che si svolgono nel suo collegio, è stato fatto oggetto di un attacco per il quale sono state divulgate, attraverso un quotidiano locale, informazioni, non si sa quanto fondate, relative all'uso delPag. 10computer del sindaco - allora lo stesso onorevole Parolo - dal quale si sarebbe acceduto a siti pornografici o a vicende del genere. È stato, cioè, mosso un attacco sotto il profilo personale, direi particolarmente vigliacco, nei confronti di una persona che stava tentando, prima da amministratore e poi da parlamentare, di far luce - sarà poi la magistratura ad accertare i fatti - su alcune vicende amministrative poco chiare.
Il fatto che, nell'ambito di questa polemica, a quanti lo attaccavano in quel modo, il collega Parolo abbia dato l'appellativo di «disperati» e di «imbroglioni», credo che rientri sicuramente nella veemenza del momento, visto il tipo di accusa che gli veniva mossa, ma che sia in tutto parte di una contrapposizione fra il collega ed alcuni interessi forti. Come ricordava Farina, la prerogativa di cui all'articolo 68 della Costituzione ricorre esattamente in tali casi: non avrei ragionato nello stesso modo se quelle parole fossero state proferite dal collega Parolo nei confronti di un privato cittadino; egli le ha invece proferite nell'esercizio di una funzione parlamentare, che ricomprende anche la possibilità di controllare che nessuno del suo territorio prenda delle tangenti o faccia traffici, e si è trovato a scontrarsi con una realtà consolidata rispetto alla quale egli ha esercitato il suo diritto parlamentare, e sicuramente non si può dire che dall'altra parte non ci fosse un potere forte. Ecco perché voteremo convintamente a favore dell'insindacabilità.
(Votazione - Doc. IV-quater, n. 7)
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Avverto che chi intende votare per la sindacabilità deve votare contro e chi invece intende votare per la insindacabilità deve votare a favore.
Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la proposta della Giunta di dichiarare che i fatti per i quali è in corso il procedimento di cui al Doc. IV-quater, n. 7 concernono opinioni espresse da Ugo Parolo, deputato all'epoca dei fatti, nell'esercizio delle sue funzioni, ai sensi del primo comma dell'articolo 68 della Costituzione.
(È approvata).
La Camera approva per 327 voti di differenza.
(Esame - Doc. IV-quater, n. 12)
PRESIDENTE. Passiamo alla discussione del seguente documento:
Relazione della Giunta per le autorizzazioni sull'applicabilità dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di un procedimento civile nei confronti di Gianfranco Miccichè, deputato all'epoca dei fatti (Doc. IV-quater, n. 12).
La Giunta propone di dichiarare che i fatti per i quali è in corso il procedimento concernono opinioni espresse da Gianfranco Miccichè nell'esercizio delle sue funzioni, ai sensi del primo comma dell'articolo 68 della Costituzione.
Dichiaro aperta la discussione.
Ha facoltà di parlare il relatore, onorevole Antonio Pepe.
ANTONIO PEPE, Relatore. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la Giunta riferisce su una domanda di deliberazione in materia di insindacabilità avanzata da Gianfranco Miccichè, deputato nelle legislature XII, XIII e XIV, e rieletto nella XV, con riferimento a un procedimento civile pendente presso la corte di appello di Catania.
Il Miccichè viene chiamato in giudizio per alcune dichiarazioni rilasciate relativamente a un procedimento penale a carico di Giovanni Mauro dai signori Giorgio Chessari e Gaetano Baroni. Io mi riporto per brevità alla relazione della Giunta. Ricordo soltanto che il presidente della provincia Mauro aveva organizzato una conferenza stampa. Ad essa aveva partecipato, quale coordinatore regionale di Forza Italia e deputato siciliano, anche l'onorevole Miccichè. L'affermazione che viene contestata al Micciché è quella diPag. 11aver dichiarato: «È un metodo sbagliato, quello della sinistra, di far dichiarare il falso a un pentito, di mettergli in bocca quattro parole e far arrestare il presidente della provincia (...)».
La Giunta ha constatato che in realtà il Miccichè si è limitato a presenziare a quella conferenza stampa per una testimonianza di solidarietà verso il Mauro. Le affermazioni fatte dal Miccichè rientrano nell'esercizio delle funzioni di parlamentare, ciò anche alla luce della decisione, presa dalla Giunta il 18 aprile 2007, sui criteri per determinare la sindacabilità e l'insindacabilità. Ricordo che la Giunta, a maggioranza, con solo tre astensioni, si è pronunziata per la insindacabilità.
PRESIDENTE. Non vi sono iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione.
(Votazione - Doc. IV-quater, n. 12)
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Avverto che chi intende votare per la sindacabilità deve votare contro e chi intende votare per l'insindacabilità deve votare a favore.
Pongo in votazione la proposta della Giunta di dichiarare che i fatti per i quali è in corso il procedimento di cui al Doc. IV-quater, n. 12, concernono opinioni espresse da Gianfranco Miccichè, deputato all'epoca dei fatti, nell'esercizio delle sue funzioni, ai sensi del primo comma dell'articolo 68 della Costituzione.
(È approvata).
La Camera approva per 216 voti di differenza.
(Esame - Doc. IV-quater, n. 13)
PRESIDENTE. Passiamo alla discussione del seguente documento:
Relazione della Giunta per le autorizzazioni sull'applicabilità dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di un procedimento penale nei confronti di Vittorio Sgarbi, deputato all'epoca dei fatti (Doc. IV-quater, n. 13).
La Giunta propone di dichiarare che i fatti per i quali è in corso il procedimento non concernono opinioni espresse da Vittorio Sgarbi nell'esercizio delle sue funzioni, ai sensi del primo comma dell'articolo 68 della Costituzione.
Dichiaro aperta la discussione.
Ha facoltà di parlare la relatrice, onorevole Amici.
SESA AMICI, Relatore. Signor Presidente, quello al nostro esame è un provvedimento di cui l'Assemblea si era già occupata il 28 gennaio 2003. Esso è relativo ad una serie di affermazioni rese nel corso di una trasmissione televisiva, Sgarbi quotidiani, del 1998, durante la quale l'allora deputato Sgarbi, mentre veniva trasmesso un video che riguardava l'immagine di Gabriele Cagliari, si rivolgeva ai magistrati Di Pietro, Davigo, Colombo e Borrelli, accusandoli di fatto di aver indotto al suicidio Gabriele Cagliari.
La Giunta, nel 2003, pur entro un quadro di differenziazione dell'allora opposizione, si era pronunciata a maggioranza per l'insindacabilità. Nel frattempo sono intervenuti taluni rilievi che credo sia giusto ricordare all'Assemblea: in particolare, vi è stata una sentenza del tribunale con la quale l'onorevole Sgarbi è stato assolto in primo grado di giudizio.
Pur essendo notoria l'attività - per così dire - di critica politica svolta dall'onorevole Sgarbi sulla magistratura, non vi è alcun nesso funzionale rintracciabile con riferimento ad un qualsiasi atto di tipo ispettivo. Dunque, proprio perché è intervenuta questa sentenza in primo grado di assoluzione, abbiamo ritenuto a maggioranza che questo elemento possa permettere all'onorevole Sgarbi di continuare a difendersi «nel» processo e non «dal» processo.
Alla luce di tale affermazione, la Giunta propone a maggioranza all'Assemblea di deliberare nel senso che i fatti oggetto di questo procedimento non concernonoPag. 12le opinioni espresse dal membro del Parlamento nell'esercizio delle sue funzioni. Invitiamo, pertanto, l'Assemblea a pronunciarsi a favore della sindacabilità.
CARLO GIOVANARDI. Tanto paga lui!
PRESIDENTE. Non vi sono iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Brigandì. Ne ha facoltà.
MATTEO BRIGANDÌ. Signor Presidente, in questo caso non sono concorde con l'opinione espressa dalla Giunta. Ciò, per due motivi elementari. Il primo è che il tribunale di Brescia, il 16 ottobre 2006, ha ritenuto Sgarbi non punibile ai sensi dell'articolo 68 della Costituzione: se ciò è stato ritenuto dal tribunale, che notoriamente si trova in posizione dialettica rispetto alla Camera, non vedo perché non lo debba ritenere anche questa Assemblea. In tal caso, siamo più realisti del re.
In secondo luogo, Sgarbi ha esposto con queste espressioni - capisco che la cosa possa far male a chi è ministro di codesto Governo ed evidentemente si trova in palese imbarazzo - un fatto oggettivo.
Qualcuno, mentre esercitava l'ufficio di pubblico ministero, ha eseguito una serie di arresti e, a seguito di tali arresti, vi sono stati - tengo a sottolinearlo - sette suicidi. Sette persone non hanno cioè avuto la possibilità di dimostrare la propria innocenza o colpevolezza e sono state condannate a morte. Questo è un fatto. Il criterio del post hoc, ergo propter hoc, accolto in dottrina e giurisprudenza, fa intervenire il nesso causale.
Per questi motivi, pur in maniera dissonante, voterò certamente a favore della insindacabilità dell'onorevole Sgarbi.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vacca. Ne ha facoltà.
ELIAS VACCA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, a dimostrazione del fatto che ciò che consente, credo, a tutti i membri della Giunta e a ciascuno di noi di formulare il giudizio non debba essere né l'appartenenza politica della persona della quale ci occupiamo, né l'appartenenza politica di chi dovrebbe essere o si sente leso dalle affermazioni proferite, né, tanto meno, l'indicazione nominativa della persona della quale ci occupiamo, sta la constatazione che si possa pervenire, come ben vedete, a conclusioni diverse rispetto alla stessa persona, e cioè all'onorevole Sgarbi, e rispetto a vicende che tutto sommato sono simili, perché si tratta pur sempre di vicende processuali sulle quali l'onorevole Sgarbi si è speso.
Dirò subito che, in quest'Assemblea, come in Giunta, e come la stragrande maggioranza dei colleghi, mi pronuncio a favore della proposta del relatore, e quindi per la sindacabilità delle opinioni e delle espressioni proferite dal collega Sgarbi. E lo dico - proponendo, quindi, un elemento di valutazione ai colleghi -, perché nell'attività che il parlamentare svolge, anche extra moenia, oltre al raccordo con gli atti di sindacato ispettivo, debbono ricorrere anche altri requisiti.
Poiché con riferimento ad altri casi - e cito quello appena discusso dell'onorevole Parolo - si è fatto un richiamo all'assenza di atti tipici, vorrei dire che in altri casi neppure la presenza di un atto tipico giustifica di per sé il ricorso alla copertura dell'articolo 68 della Costituzione, perché quanto meno dovremmo riconoscere che le affermazioni proferite dal parlamentare, se fanno riferimento a fatti storici e a responsabilità precise, abbiano il carattere della veridicità o della verosimiglianza.
L'onorevole Sgarbi è libero di dire e pensare ciò che vuole sul fatto che talune persone indagate, imputate e incarcerate nella stagione di Tangentopoli abbiano sofferto drammi personali di tale gravità da essere portati, addirittura, a togliersi la vita.
E sono convinto che richiamare tale problema rappresenti una questione di serietà assoluta, perché ciò talvolta è accaduto, anche in quel periodo. Il fatto è che, nel caso specifico, il collega Sgarbi non parla di responsabilità della magistraturaPag. 13in un momento storico, nell'ambito di una critica la cui legittimità pure doverosamente gli sarebbe riconosciuta, ma individua in alcune persone in particolare i responsabili della morte di un uomo.
Queste persone, che hanno nome e cognome, e sono l'attuale Ministro Di Pietro e i magistrati Davigo, Colombo e Borrelli, non hanno storicamente alcuna responsabilità, come tutti ben sanno, relativamente alla drammatica vicenda che ha riguardato Gabriele Cagliari, il quale si è tolto la vita in relazione ad eventi assolutamente diversi rispetto alle attività svolte da quelle persone.
Credo, allora, che la copertura dell'insindacabilità non possa essere indifferentemente concessa se qualcuno ha prodotto atti tipici, a prescindere dal fatto che quanto egli dice sia ancorato o disancorato da quegli atti tipici, e propongo, pertanto, che si voti a favore della sindacabilità.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buemi. Ne ha facoltà.
ENRICO BUEMI. Signor Presidente, noi siamo per la insindacabilità dei fatti imputati all'onorevole Sgarbi.
Abbiamo presente la ripetitività di prese di posizione dell'onorevole Sgarbi nei confronti di istituzioni o servitori dello Stato che, a suo giudizio, hanno assunto atteggiamenti criticabili e censurabili. Si tratta ora di entrare nel merito non della ragione o meno dell'onorevole Sgarbi sul contenuto delle sue affermazioni, bensì del fatto che, comunque, l'attività dell'onorevole Sgarbi si è manifestata in maniera ampia proprio con questo tipo di metodologia.
Pertanto riteniamo che l'allora deputato Sgarbi fosse coperto dalla prerogativa prevista dall'articolo 68 della nostra Costituzione.
(Votazione - Doc. IV-quater, n. 13)
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Avverto che chi intende votare per la sindacabilità deve votare a favore e chi invece intende votare per la insindacabilità deve votare contro.
Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la proposta della Giunta di dichiarare che i fatti per i quali è in corso il procedimento di cui al Doc. IV-quater, n. 13, non concernono opinioni espresse da Vittorio Sgarbi, deputato all'epoca dei fatti, nell'esercizio delle sue funzioni, ai sensi del primo comma dell'articolo 68 della Costituzione.
(È approvata).
La Camera approva per 108 voti di differenza.
(Esame - Doc. IV-quater, n. 14)
PRESIDENTE. Passiamo alla discussione del seguente documento:
Relazione della Giunta per le autorizzazioni sull'applicabilità dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di un procedimento civile nei confronti del deputato Cicchitto (Doc. IV-quater n. 14).
La Giunta propone di dichiarare che i fatti per i quali è in corso il procedimento concernono opinioni espresse dal deputato Cicchitto nell'esercizio delle sue funzioni, ai sensi del primo comma dell'articolo 68 della Costituzione.
Dichiaro aperta la discussione.
Ha facoltà di parlare il relatore, onorevole Vacca.
ELIAS VACCA, Relatore. Signor Presidente, sarò particolarmente breve perché a mio giudizio il caso è di assoluta semplicità. La Giunta lo ha deliberato con una votazione all'unanimità nel senso dell'insindacabilità.
Ricordo la vicenda dalla quale scaturisce l'espressione proferita dal collega Cicchitto sul quotidiano Il Roma del 22 novembre 2002, dove parla di sistema giudiziario letteralmente impazzito, asserendo che alcuni magistrati utilizzerebbero le norme sui delitti di opinione per intimidire i critici e gli oppositori.Pag. 14
Premesso che non è nostro compito esaminare se nel caso specifico quanto espresso sia vero o non vero, in questa circostanza discutiamo della vicenda che ha riguardato il senatore Iannuzzi che, come tutti ben sanno, è vicenda straordinariamente singolare rispetto a quanto normalmente accade per i delitti di diffamazione a mezzo stampa; infatti, egli non aveva ottenuto i benefici che normalmente vengono concessi non in relazione alla pena quanto in relazione al titolo di reato, anche per reati molto più gravi di quelli di opinione.
Riportando la valutazione che in Giunta è stata espressa, al di là della copertura attraverso il nesso con atti di sindacato ispettivo, vorrei spendere qualche parola sul contenuto del reato. Infatti, credo che qualunque soggetto, parte politica o singolo parlamentare siano coinvolti, è evidente che la reclusione di una persona per delitti che concernono l'opinione, poiché è nota anche la posizione del partito dei Comunisti Italiani su tale categoria di reati, è circostanza di per sé sufficientemente preoccupante.
È quindi assolutamente normale, e rientra nelle prerogative e nell'ambito dell'esercizio dell'attività parlamentare, esprimere giudizi quali quello formulato dal collega Cicchitto.
Propongo pertanto all'Assemblea di deliberare a favore della insindacabilità.
PRESIDENTE. Non vi sono iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIULIO TREMONTI (ore 11,30)
PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, il mio intervento sarà conciso perché condividiamo le conclusioni del relatore e quindi siamo orientati per l'insindacabilità.
Tuttavia, vi è l'obbligo di precisare che esprimiamo la nostra intenzione con una motivazione un po' diversa da quella del relatore; non riteniamo che l'atto del gruppo parlamentare abbia rilievo al fine della giustificazione dell'attività parlamentare. Infatti, questa deve essere individuale, perché la garanzia prevista dall'articolo 68 della Costituzione riguarda l'attività del singolo parlamentare, mentre in questa circostanza si può rinvenire la assoluta genericità della critica, di tipo politico più che di attribuzione di fatti determinati, e riteniamo questo argomento sufficiente per pervenire alle stesse conclusioni di insindacabilità.
(Votazione - Doc. IV-quater, n. 14)
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la proposta della Giunta di dichiarare che i fatti per i quali è in corso il procedimento di cui al Doc. IV-quater, n.14, concernono opinioni espresse dall'onorevole Cicchitto nell'esercizio delle sue funzioni, ai sensi del primo comma dell'articolo 68 della Costituzione.
(È approvata).
(Esame - Doc. IV-quater, n. 16)
PRESIDENTE. Passiamo alla discussione del seguente documento:
Relazione della Giunta per le autorizzazioni sull'applicabilità dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di un procedimento penale nei confronti del deputato Ronconi (Doc. IV-quater, n. 16).
La Giunta propone di dichiarare che i fatti per i quali è in corso il procedimento concernono opinioni espresse dal deputato Ronconi nell'esercizio delle sue funzioni, ai sensi del primo comma dell'articolo 68 della Costituzione.
Dichiaro aperta la discussione.
Ha facoltà di parlare il relatore, onorevole Daniele Farina.
DANIELE FARINA, Relatore. Signor Presidente, la vicenda sulla quale siamo chiamati a deliberare riguarda un collega, il deputato Maurizio Ronconi, ed ha come parte querelante un pubblico ministero piuttosto noto, il pubblico ministero della procura di Potenza, Woodcock.
Se non fosse questo il quadro, il nostro compito sarebbe assai lieve. La vicenda è di piccolissima entità, in quanto il capo di imputazione è rubricato come diffamazione a mezzo stampa e riporta una frase del collega Ronconi apparsa sul Corriere della Sera del 19 giugno 2006, riferita ad un commento relativo ad un procedimento penale pendente presso la procura di Potenza.
L'espressione incriminata, per la quale il pubblico ministero Woodcock ha sporto querela, è: «giustizia all'amatriciana», un'espressione assolutamente tenue. Definisco tale espressione come tenue perché la Giunta è oggi impegnata - deve essere detto per chiarezza dei lavori - con altre querele che il pubblico ministero Woodcock ha sporto nei confronti di colleghi, sulle quali, ovviamente, la discussione è più serrata perché i termini sono diversi da quelli che oggi siamo chiamati ad esaminare. Vedremo tali aspetti in seguito.
La Giunta ha esaminato la questione all'ordine del giorno nelle sedute del 10 e 16 maggio 2007. Va precisato che il procedimento è ancora nella fase iniziale e che, pertanto, la vicenda potrebbe concludersi con un' archiviazione in sede di udienza di conclusione delle indagini preliminari. Inoltre, deve essere rilevato che un analogo procedimento, avviato, per un'intervista rilasciata al quotidiano La Stampa, presso il tribunale di Torino, ha visto una richiesta di archiviazione da parte della stessa pubblica accusa.
La ragione della tenuità della vicenda si basa sull'esistenza di una precedente richiesta di archiviazione riferita alle stesse espressioni pubblicate da altro quotidiano, per cui la Giunta propone la deliberazione, da parte dell'Assemblea, nel senso dell'insindacabilità delle affermazioni attribuite al collega Ronconi.
PRESIDENTE. Non vi sono iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Brigandì. Ne ha facoltà.
MATTEO BRIGANDÌ. Signor Presidente, intervengo brevemente per sottolineare che questo è un caso in cui viene richiesta l'insindacabilità nonostante non ci siano delle precedenti attività di carattere istituzionale da parte del deputato. Quindi, è accoglibilissima la posizione espressa dall'onorevole Vacca, il quale ritiene che non è necessario che vi siano delle attività proprie, ma è sufficiente che vi siano attività svolte anche da uno solo dei membri del proprio gruppo - perché non è pensabile che quando un gruppo che ha cento membri si deve pronunciare su un certo argomento, si alzino tutti e cento a dire la stessa cosa - oppure un meccanismo, come in questo caso, di dibattito pubblico. Ciò anche perché l'opinione del deputato è stata chiesta in quanto deputato: infatti, se non fosse stato deputato, nessuno gli avrebbe chiesto niente.
Per tali motivi voteremo a favore della proposta della Giunta, sottolineando che l'unico dato positivo è che il pubblico ministero Woodcock ha presentato una querela, distraendo così la propria attività da quella di magistrato, il che è un bene per il Paese.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mazzoni. Ne ha facoltà.
ERMINIA MAZZONI. Signor Presidente, intervengo per confermare il voto favorevole dell'UDC sulla proposta di dichiarare l'insindacabilità delle dichiarazioni in esame. Ci troviamo di fronte ad un caso, abbastanza scontato, di dichiarazione che costituisce espressione di quella attività di critica che è tipica della funzione politica. Essa non ha riguardato attività tipiche del parlamentare coinvolto, ma ritengo che sia difficile - su questo molto spesso e a lungo si è interrogata laPag. 16Giunta per le autorizzazioni, anche nella precedente legislatura - riuscire a individuare un perimetro oggettivamente definibile dell'attività di un parlamentare, e quindi della funzione parlamentare in sé. Credo che nel momento in cui un deputato o un senatore viene interpellato, in particolare dagli organi di stampa, su argomenti che riguardano fatti attuali della politica italiana, non possa essere immaginabile che si disgiunga la funzione e il ruolo del parlamentare dalle altre funzioni che il soggetto svolge nella società civile.
Così come ho già detto per i precedenti documenti, non possiamo che votare a favore dell'insindacabilità, per consentire che la politica continui a comunicare. Anche in questo caso, rivolgiamo un invito ai parlamentari a contenere le espressioni verbali in limiti più accettabili, e magari a rivedere le formulazione e le espressioni verbali stesse, ma il contenuto e il merito delle dichiarazioni credo attengano indiscutibilmente all'esercizio della funzione parlamentare. Ritengo che il pubblico ministero Woodcock, anche in questa circostanza, abbia un po' «esuberato», come è solito fare.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vacca. Ne ha facoltà.
ELIAS VACCA. Signor Presidente, molto sinteticamente riprendo le ultime considerazioni svolte nell'intervento della collega Mazzoni, che richiamano l'attenzione su due problemi che ci siamo trovati ad affrontare nella Giunta. Il primo attiene ai criteri di massima cui ispirare la protezione dell'articolo 68 della Costituzione, sui quali vi è stato un lavoro di definizione, e quello in esame è un caso quasi scolastico di una questione che abbiamo posto.
È evidente che, all'esterno dell'aula, non debbono essere riportate necessariamente le stesse espressioni rigorose alle quali sono improntati gli atti di sindacato ispettivo. È evidente che quando usciamo fuori dalla sede del Parlamento riflettiamo le opinioni contenute negli atti tipici in termini che possono essere talvolta ironici: tale è il caso del collega Ronconi, che non ha offeso nessuno e ha utilizzato soltanto l'arma dell'ironia, rispetto a un atto tipico.
L'altro dato, particolarmente importante, almeno a mio giudizio, è quello che ci dobbiamo rendere conto che la giurisprudenza della Corte costituzionale, lo sappiamo e lo riconosciamo, fa riferimento all'atto tipico del singolo parlamentare. Credo però che sia necessario, pur nell'ambito di un rigore al quale ci dobbiamo ispirare, ricondurre la possibilità di espletare attività cosiddette extra moenia all'atto collettivo, perché altrimenti ci troviamo di fronte ad un problema molto serio.
Se, infatti, il presidente del mio gruppo parlamentare presenta una proposta di risoluzione, un' interrogazione o un'interpellanza che è sottoscritta dal presidente del gruppo e dal segretario del mio partito, mi trovo nell'alternativa diabolica di dover presentare un altro documento alternativo sottoscritto da me, come se quello del presidente del gruppo o del segretario non andasse bene, oppure di dover tacere per sempre, fuori da quest'aula, sugli argomenti che sono sollevati in quell'atto.
Mi chiedo, dunque, quale tipo di funzione parlamentare esercitiamo se non possiamo, nei nostri territori, nei nostri comuni e sui mezzi di informazione, riflettere, con le modalità espressive dei singoli, le battaglie che i nostri presidenti di gruppo e segretari svolgono nelle aule parlamentari.
(Votazione - Doc. IV-quater, n. 16)
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la proposta della Giunta di dichiarare che i fatti per i quali è in corso il procedimento di cui al Doc. IV-quater, n. 16, concernono opinioni espresse dal deputato Ronconi nell'esercizio delle sue funzioni, ai sensi del primo comma dell'articolo 68 della Costituzione.
(È approvata).