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Si riprende la discussione.
(Esame - Doc. IV-quater, n. 7)
PRESIDENTE. Passiamo alla discussione del seguente documento:
Relazione della Giunta per le autorizzazioni sull'applicabilità dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di un procedimento penale nei confronti di Ugo Parolo, deputato all'epoca dei fatti (Doc. IV-quater n. 7).
La Giunta propone di dichiarare che i fatti per i quali è in corso il procedimento concernono opinioni espresse da Ugo Parolo nell'esercizio delle sue funzioni, ai sensi del primo comma dell'articolo 68 della Costituzione.
Dichiaro aperta la discussione.Pag. 6
Ha facoltà di parlare il relatore, onorevole Buemi.
ENRICO BUEMI, Relatore. Signor Presidente, la Giunta riferisce su una domanda di deliberazione in materia d'insindacabilità avanzata da Ugo Parolo, deputato nelle scorse due legislature, con riferimento a un procedimento penale condotto dalla procura della Repubblica di Lecco innanzi al giudice di pace di Bellano (Lecco).
Nel capo d'imputazione - rubricato come ingiuria aggravata - viene contestato al Parolo di aver rivolto le seguenti parole a Milo Crespi e Massimiliano Nutricati: «(Siete) a capo di una banda di disperati imbroglioni, controllerò ogni virgola da adesso in poi e per primo quel signore lì seduto che è qui a fare i propri interessi. Vado sotto a controllare tutti i conti dell'appalto Mimosa».
L'episodio sarebbe avvenuto nella sede del comune di Colico (Lecco) il 25 marzo 2002 e - per quanto la Giunta ha potuto appurare - è stato il frutto della reazione del Parolo a quella che egli ha ritenuto una manovra obliqua di attacco alla sua persona, consistita nell'aver fatto trapelare, sui mezzi di informazione locale, la notizia che dal computer dell'ufficio del sindaco vi erano stati numerosi contatti a siti internet pornografici all'epoca in cui il medesimo Parolo era sindaco di Colico (incarico cessato nella primavera del 2001).
La domanda d'insindacabilità di Parolo è pervenuta il 1o settembre 2006. Dopo l'assegnazione alla Giunta, tale collegio l'ha esaminata e dibattuta ampiamente nelle sedute di novembre, dicembre e gennaio del 2007. L'interessato, pur regolarmente invitato a comparire innanzi alla Giunta, non si è avvalso di tale facoltà.
Durante l'esame della domanda, la cui resocontazione è opportuno allegare integralmente alla relazione in distribuzione, per rendere appieno l'idea dell'approfondimento svolto, si è reso palese che l'invettiva di Ugo Parolo, nei confronti dei due amministratori nel suo comune di residenza, non è stato uno sfogo volgare ed estemporaneo.
Egli è stato querelato da Milo Crespi e da Massimiliano Nutricati, rispettivamente sindaco e assessore al turismo del comune di Colico, cittadina costiera del Lago di Como, di cui lo stesso Parolo - come accennato - era stato sindaco fino al 2001 e di cui è ancora consigliere comunale. Crespi era a capo di una giunta cui la Lega Nord si opponeva.
Parolo - in sostanza - intendeva accusare i due esponenti dell'amministrazione locale di aver fatto artatamente trapelare la notizia, da lui dichiarata falsa (la frequentazione di siti internet pornografici dal computer dell'ufficio di sindaco), per screditarne la figura morale e politica. Ciò sarebbe tornato loro utile giacché egli ha condotto una serrata battaglia contro la costruzione di un porto turistico sul litorale lacustre di considerevole volumetria edilizia ed impatto ambientale.
È dunque emerso che la vicenda non pertiene a una disputa meramente locale o interna al consiglio comunale, bensì al più generale operato politico del Parolo e al suo ruolo di deputato della zona: non dobbiamo dimenticare che a suo tempo i collegi erano uninominali e con una stretta valenza territoriale.
Pertanto, poiché i fatti richiamano un'attività riconducibile al ruolo di parlamentare dell'ex collega Ugo Parolo, la Giunta propone all'Assemblea di deliberarne l'insindacabilità.
PRESIDENTE. Non vi sono iscritti a parlare e, pertanto, dichiaro chiusa la discussione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.
PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, abbiamo espresso un parere diverso. I fatti sono veramente di infima rilevanza e si tratta di una «scaramuccia» verificatasi nel consiglio comunale. Ci auguriamo, e non abbiamo dubbi, che qualunque tribunale non possa che dichiararePag. 7l'irrilevanza di tali espressioni riconducibili, per l'appunto, ad una «scaramuccia» locale, avvenuta nel consiglio comunale di Colico e alla determinazione da parte del collega Parolo di controllare i conti dell'appalto Mimosa.
Tuttavia, sono sufficienti queste poche considerazioni per comprendere come tale episodio non abbia nulla a che vedere con l'attività parlamentare. In tale specifico episodio locale non viene in considerazione alcun atto tipico, da parte del collega Parolo, riconducibile all'attività e alla funzione parlamentare.
Per questo motivo, sia pure a malincuore, data l'esiguità e la scarsa rilevanza dei fatti, non possiamo concordare sull'insindacabilità.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Crisci. Ne ha facoltà.
NICOLA CRISCI. Signor Presidente, il relatore ha evidenziato il capo di imputazione di ingiuria aggravata, contestato al deputato Parolo e ha ricordato le espressioni con cui quest'ultimo ha apostrofato i querelanti: «(siete) a capo di una banda di disperati imbroglioni». Come è stato evidenziato anche dal collega Mantini, si tratta di una vicenda di scarso rilievo e, comunque, di carattere prevalentemente locale. Tuttavia, vorrei richiamare l'attenzione dell'Assemblea sulle funzioni proprie della Giunta per le autorizzazioni e su quelle dell'Assemblea stessa.
Ritengo che il nostro compito sia valutare se le dichiarazioni del deputato Parolo o, comunque, le esternazioni riconducibili al mandato parlamentare rientrino nel perimetro di applicazione dell'articolo 68 della Costituzione. Pertanto, occorre verificare se vi siano elementi di connessione con la funzione parlamentare.
A mio avviso, l'opinione espressa del relatore, seppur apprezzabile, rischia di condurci ad una interpretazione eccessivamente dilatata dell'articolo 68, che può sfociare in una considerazione dell'immunità legata organicamente alla persona e non alla funzione parlamentare, rafforzando, inevitabilmente, l'opinione diffusa di considerare la nostra immunità come un privilegio di casta anziché una forma di tutela costituzionale della funzione ricoperta.
È comprensibile, sul piano umano, attribuire alle affermazioni del deputato Parolo un rilievo politico e considerarle come una naturale reazione agli attacchi subiti. Tuttavia, ciò non può indurci ad assumere decisioni che, se nel merito del problema potrebbero giustificare comportamenti indulgenti, rispetto alle funzioni proprie della Giunta per le autorizzazioni e dell'Assemblea non possono farci dimenticare che il nostro compito esclusivo è valutare se le dichiarazioni rientrino nelle funzioni parlamentari o se vi siano atti parlamentari ai quali la vicenda possa collegarsi.
Dal momento che è stata prodotta anche un'interrogazione che è stata allegata agli atti, vorrei ricordare che essa è successiva agli eventi oggetto del procedimento e comunque non presenta significative connessioni con le invettive rivolte ai querelanti.
Pertanto credo che, pur trattandosi di una vicenda non rilevante e pur comprendendo le ragioni che hanno determinato lo scatto d'ira del deputato Parolo, non vi siano ragionevoli motivi per riconoscere la rilevanza immunitaria alla vicenda e pertanto voterò per la sindacabilità e contro le conclusioni del relatore (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Brigandì. Ne ha facoltà.
MATTEO BRIGANDÌ. Signor Presidente, occorre dare atto dell'onestà intellettuale dei due colleghi che mi hanno preceduto perché hanno chiarito due punti essenziali della vicenda in esame. Il primo è che si tratta di un'autentica sciocchezza, di un episodio di scarsissima rilevanza; il secondo è che l'onorevole Parolo era stato eletto con un sistema diverso da quello attuale, che prevedeva dei collegi uninominali strettamente legati al territorio.Pag. 8
Si tratta di un episodio di cui l'onorevole Parolo si è occupato ex professo, non tanto da sindaco, perché non rientrava nelle sue competenze, quanto da parlamentare.
Esistono delle lettere redatte su carta intestata della Camera dei deputati ed esiste un'interrogazione al riguardo. Quindi è da condividere l'opinione del relatore e votare secondo quanto deciso dalla maggioranza della Giunta, ossia per la proposta di insindacabilità per i fatti riguardanti l'onorevole Parolo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palomba. Ne ha facoltà.
FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, vorrei attirare l'attenzione dei colleghi e pregarli di calarsi in questa realtà per vedere se si riconoscono nei comportamenti tenuti dall'ex collega Parolo. Non abbiamo niente di personale contro di lui, speriamo e gli auguriamo che la sua vicenda giudiziaria possa concludersi positivamente, magari con l'applicazione di una esimente, o facendo leva sulla reciprocità delle accuse o sulla provocazione. Ma il punto è che dobbiamo rispettare i principi, quindi vorrei ricordare brevemente i fatti.
L'onorevole Parolo era anche sindaco di un comune ed erano stati trovati, nel suo computer, dei collegamenti con siti non proprio da «educande». Venuto a conoscenza della relazione stilata dalla polizia municipale sui fatti, l'onorevole Parolo si era rivolto ad amministratori del comune nei modi ingiuriosi che abbiamo visto. Non è possibile che si riconosca sempre e automaticamente l'insindacabilità degli atti qualunque sia il comportamento tenuto dal deputato, soltanto perché è un deputato.
Dobbiamo rispettare i nostri principi costituzionali, tra l'altro ricordati costantemente dalla Corte costituzionale che smentisce le decisioni della Camera. I principi affermano che, affinché sia riconosciuta l'insindacabilità prevista dall'articolo 68, ci deve essere un chiaro nesso funzionale tra il comportamento assunto e la carica di deputato.
È difficile, anzi impossibile, trovare in questa vicenda banale, che però si è tradotta in un fatto offensivo all'attenzione della magistratura, un qualunque nesso funzionale con l'attività di deputato. Ecco perché credo che nessuno di noi colleghi deputati si comporterebbe, nelle situazioni date, nello stesso modo e auspico, quindi, che l'Assemblea riaffermi i principi contenuti nell'articolo 68 della Costituzione circa la necessità, l'indispensabilità di un collegamento funzionale tra l'attività svolta e la carica di parlamentare.
Non è che un parlamentare sia sempre in servizio, come i carabinieri, e qualunque cosa faccia sia oggetto di immunità.
RAMON MANTOVANI. Non è orario di servizio! Che orari fa lui?
FEDERICO PALOMBA. Non è così e non può essere così, perché l'articolo 68 lega l'immunità soltanto al collegamento funzionale, e la sua applicazione non è automatica.
Concludo nel senso già espresso nella Giunta per le autorizzazioni: indipendentemente dalla solidarietà umana per la persona, ritengo che bisogna applicare i principi costituzionali e ritenere questo atto sindacabile.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paniz. Ne ha facoltà.
MAURIZIO PANIZ. Signor Presidente, c'è francamente un limite a tutto, anche ad affermazioni così forti quali quelle fatte dal collega, onorevole Palomba. La realtà è molto semplice: l'onorevole Parolo è stato chiamato in campo in quanto parlamentare, soltanto in quanto parlamentare. Basta leggere gli atti relativi a questa vicenda e gli articoli che sono stati pubblicati. Il suo ruolo di amministratore, nel caso specifico, non c'entra assolutamente niente!
Quando un collega viene chiamato in campo come parlamentare, ha diritto diPag. 9potersi esprimere con la tutela delle garanzie dell'articolo 68. Se mettiamo in discussione, in questo caso, che si possa parlare di insindacabilità di fronte alla vicenda della quale l'onorevole Parolo è accusato, noi mettiamo in discussione tutto il sistema parlamentare. Non è assolutamente giusto che un parlamentare non abbia il diritto di esprimersi, di poter reagire quando è chiamato in campo come tale e quando, in veste parlamentare, esprime il proprio punto di vista.
Sono a favore dell'insindacabilità e ritengo che su questo punto non vi possano essere assolutamente dubbi da parte all'Assemblea. (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Daniele Farina. Ne ha facoltà.
DANIELE FARINA. Signor Presidente, intervengo brevemente per contrastare alcuni colleghi che reputano che la Giunta, sostanzialmente, si occupi di insindacabilità nel senso che questa prerogativa venga riconosciuta al parlamentare sempre e comunque, indipendentemente dagli atti o dalle affermazioni da esso compiute. Non è assolutamente così, tanto è vero che già nel corso di questa seduta, forse nell'esame del prossimo documento in materia di insindacabilità, constateremo che il giudizio è diverso.
Ma nel caso specifico credo che abbiano torto quei colleghi che circoscrivono la questione e ricercano un nesso funzionale di carattere esclusivamente formale, perché dalla documentazione emerge che i fatti per cui siamo chiamati ad esprimere un parere sono il punto terminale di un qualcosa, cioè di alcuni «materialissimi» interessi di carattere immobiliare, che in quel territorio si sono evidenziati, tanto è vero che sono anche agli atti della querela per la quale siamo chiamati in questa sede a decidere.
A fronte di ciò, mi chiedo se non sia proprio questo uno degli aspetti che l'articolo 68 della Costituzione tratta, e cioè se non faccia parte delle prerogative del parlamentare la sua tutela a fronte di un qualche cosa che, visto nella sua dinamica, dai primi atti fino agli ultimi, potrebbe concepirsi non come un fumus persecutionis, che noi siamo spesso chiamati a rilevare, ma come un meccanismo di vera e propria «macchinazione politica», che ha dei fondamenti materiali.
Ecco, io credo che i padri costituenti, quando scrissero l'articolo 68 avessero in testa prioritariamente questo: la salvaguardia della funzione e delle opinioni del parlamentare a fronte di poteri forti e sicuramente, in quel territorio limitato, quelli considerati sono poteri e interessi di una certa rilevanza.
È per questo che, conformemente al relatore, ritengo che da parte dell'Assemblea vada espresso un orientamento di insindacabilità delle opinioni espresse dal collega Parolo (Applausi dei deputati del gruppo Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vacca. Ne ha facoltà.
ELIAS VACCA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, richiamandomi a quanto detto poco fa dal collega Farina vorrei aggiungere qualche elemento e rappresentare ai colleghi, in maniera ancora più concreta, quali siano gli elementi della fattispecie.
Sarà pur vero che non vi è raccordo fra le affermazioni proferite dal collega Parolo e un atto parlamentare tipico, inteso come interrogazione o interpellanza, ma stiamo tentando di richiamare questa vicenda.
Il collega Parolo, eletto deputato in un collegio uninominale nel quale è ricompresa l'amministrazione della quale è andato ad occuparsi, ritenendo, a torto o a ragione, di sollecitare le attenzioni anche della magistratura (perché esistono degli atti) su alcune vicende amministrative poco chiare che si svolgono nel suo collegio, è stato fatto oggetto di un attacco per il quale sono state divulgate, attraverso un quotidiano locale, informazioni, non si sa quanto fondate, relative all'uso delPag. 10computer del sindaco - allora lo stesso onorevole Parolo - dal quale si sarebbe acceduto a siti pornografici o a vicende del genere. È stato, cioè, mosso un attacco sotto il profilo personale, direi particolarmente vigliacco, nei confronti di una persona che stava tentando, prima da amministratore e poi da parlamentare, di far luce - sarà poi la magistratura ad accertare i fatti - su alcune vicende amministrative poco chiare.
Il fatto che, nell'ambito di questa polemica, a quanti lo attaccavano in quel modo, il collega Parolo abbia dato l'appellativo di «disperati» e di «imbroglioni», credo che rientri sicuramente nella veemenza del momento, visto il tipo di accusa che gli veniva mossa, ma che sia in tutto parte di una contrapposizione fra il collega ed alcuni interessi forti. Come ricordava Farina, la prerogativa di cui all'articolo 68 della Costituzione ricorre esattamente in tali casi: non avrei ragionato nello stesso modo se quelle parole fossero state proferite dal collega Parolo nei confronti di un privato cittadino; egli le ha invece proferite nell'esercizio di una funzione parlamentare, che ricomprende anche la possibilità di controllare che nessuno del suo territorio prenda delle tangenti o faccia traffici, e si è trovato a scontrarsi con una realtà consolidata rispetto alla quale egli ha esercitato il suo diritto parlamentare, e sicuramente non si può dire che dall'altra parte non ci fosse un potere forte. Ecco perché voteremo convintamente a favore dell'insindacabilità.