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Informativa urgente del Governo sugli episodi di omofobia che si registrano nel Paese e sulle azioni di contrasto che il Governo intende intraprendere.
(Intervento del Ministro per i diritti e le pari opportunità)
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Ministro per i diritti e le pari opportunità, Barbara Pollastrini.
BARBARA POLLASTRINI, Ministro per i diritti e le pari opportunità. Signor Presidente, onorevoli colleghi e onorevoli colleghe, ritengo non solo giustificato ma anche importante che il Governo sia presente questa sera in aula per rispondere alla richiesta di informativa sui recenti episodi di omofobia e sulle azioni che intendiamo promuovere per contrastare una delle forme più intollerabili di violenza contro la libertà e l'autonomia delle persone.
Mi spiace solo, me lo faccia dire signor Presidente, che i lavori parlamentari abbiano collocato l'informativa in un orario un poco residuale, su una materia che, invece, dovrebbe avere la massima attenzione del Parlamento.
Voglio dire subito che, quando parliamo di omofobia, non descriviamo solo e tanto un atteggiamento ostile o di prevenzione culturale nei confronti di donne e uomini omosessuali, atteggiamento - come ovvio - in sé inaccettabile e odioso. Quel termine riguarda la sfera fondamentale dei diritti umani e della dignità di ogni cittadino, indipendentemente dal proprio orientamento sessuale e dalla sua identità di genere e chiama in causa il rispetto della Costituzione del nostro Paese, della Carta europea e delle regole di convivenza mondiali. Su quel termine, sulla capacità delle istituzioni di reagire culturalmente, prima ancora che politicamente, a un'offesa del diritto e della democrazia, si misurano lo spessore e la qualità delle classi dirigenti e, insieme ad esse, i livelli di civiltà di un Paese.
Sembra assurdo ma ancora oggi, nei primi anni di un nuovo secolo, in molti Paesi l'omosessualità è punita come reato e le persone omosessuali vengono perseguitate e represse. Non posso, dunque, aprendo questo mio intervento, che tornare a esprimere la mia vicinanza e solidarietà agli onorevoli Marco Cappato e Vladimir Luxuria, vittime, pochi giorni fa a Mosca, di una grave aggressione mentre prendevano parte ad una manifestazione pacifica, insieme a cittadine e cittadini russi e di altri Paesi.Pag. 76
Purtroppo, in tempi recenti, anche in casa nostra, si sono moltiplicati episodi di violenza, atti vandalici, discriminazioni, gravi offese a carattere omofobico. Episodi che il Governo, e tanto meno la sottoscritta, intendiamo sottovalutare. Sono segnali di allarme - ripeto: non solo Italia - e di un clima che vede riemergere pregiudizi e soprusi che avremmo voluto superati da tempo.
La nostra, dunque, è una preoccupazione profonda. Conosciamo tutti, in questa Assemblea, la storia per sapere come in passaggi d'epoca, insieme alle opportunità offerte, emergano insicurezze e paure, a cui spiriti fondamentalisti e reazionari possono attingere per fare riemergere fantasmi e soggetti da indicare come qualcosa da perseguitare per rimettere in discussione quello che viene definito «un certo tipo di ordine».
La cultura del rispetto della persona, dunque, non è data una volta per sempre. La cultura della ricchezza delle differenze di genere, orientamento sessuale, appartenenza, religione ed etnia è qualcosa su cui investire permanentemente e su cui svolgere azioni costanti.
Ecco perché il Governo e il Parlamento, da diversi punti di vista e da diverse parti politiche, dovrebbero sapersi ascoltare su questi temi, dialogare - almeno questa è la mia volontà - per dire, con un messaggio unitario al Paese, che per le istituzioni c'è tolleranza zero contro intimidazioni, violenze, molestie, persecuzioni, soprusi, offese, tratte e sfruttamenti di donne, di bambini, di omosessuali, di lesbiche e di transessuali.
Perché è sul rispetto dei diritti umani, civili e sociali delle persone che si rinnovano quelle virtù della Repubblica da condividere nell'interesse di ognuno e per il benessere di tutti.
Resto convinta che mettendo al centro, dunque, il valore della persona, l'investimento sulla sua libertà e responsabilità, nonché sul rispetto e l'amore per l'essere umano, per i suoi diritti e i suoi doveri, non possiamo che ritessere i fili di proposte largamente condivisibili, che da questa Assemblea, anche stasera, possono essere trasferite a comuni e regioni, chiamati con noi a costruire programmi e progetti ispirati a sicurezza e libertà.
Anche da quest'aula, prima di entrare nel merito di alcune proposte, fatemi esprimere la gratitudine alle associazioni e ai centri che durante gli anni, talvolta nell'indifferenza di molti, hanno accompagnato e difeso solitudini, vittime, persone e famiglie che hanno dovuto far fronte a quei soprusi, a quelle gravi moleste e a quelle terribile umiliazioni.
Non vi sembri inutile, dunque, se io ricordo in due parole, e solo restando alla cronaca dell'ultimo mese, ciò di cui parlo: il 20 maggio una scritta fortemente ingiuriosa sulle vetrine della sede dell'Arcigay di Grosseto; il 17 maggio a Rovigo un gruppo di persona massacra di botte un ragazzo di 21 anni perché gay; il 15 maggio a Milano, Paolo Ferigo, presidente del comitato provinciale Arcigay, subisce un'aggressione in un ristorante; il 12 maggio a Pistoia vengono rinvenuti dei volantini davanti alla porta di casa di un esponente dell'Arcigay di Pistoia e candidato alle elezioni comunali per il partito di Rifondazione Comunista, contrassegnati dalla svastica e con contenuti pesantemente offensivi e discriminatori.
Sono esempi, fra i tanti, di quella inaccettabile e odiosa omofobia nella quale si è segnalato, fra gli altri, il movimento politico denominato Forza Nuova, o di quella transfobia, cioè l'avversione irrazionale verso le persone transgender, che produce un numero estremamente alto di omicidi in Italia, come quello, per citarne uno fra i tanti, di Manuela, una donna transessuale di 38 anni, attivista del movimento transgender, massacrata da un uomo nella sua casa di Pescara lo scorso aprile e oltraggiata.
Nel 2006 - lo ricordo - sono state 30 le persone transgender uccise.
Risalendo dai fatti ad alcuni elementi di giudizio, a ridosso della celebrazione della giornata mondiale contro l'omofobia che si celebra ogni 17 maggio, il Parlamento europeo il 26 aprile 2007 ha approvato una risoluzione nella quale condanna con forza ogni discriminazione fondataPag. 77sull'orientamento sessuale e chiede a tutti gli Stati membri di assicurare che le persone vengano protette da discorsi omofobici e da atti di violenza, garantendo che i partner dello stesso sesso godano del rispetto, della dignità e della protezione riconosciuti al resto della società.
La stessa risoluzione chiede agli Stati membri di adottare qualsiasi altra misura opportuna nella lotta alla omofobia e alla discriminazione basata sull'orientamento sessuale e di promuovere e adottare il principio dell'uguaglianza nelle loro società e nei loro ordinamenti giuridici, sollecitandoli, tra l'altro, ad adottare disposizioni legislative volte a porre fine alle discriminazioni subite dalle coppie dello stesso sesso in materia di successione, proprietà, locazione, pensioni, fiscalità, sicurezza sociale, eccetera.
Sempre la stessa risoluzione sollecita gli Stati membri europei a intensificare la lotta ad ogni forma di discriminazione mediante un'azione pedagogica e attraverso campagne condotte nelle scuole, nelle università, attraverso i mezzi di informazione e anche per via amministrativa, giudiziaria e legislativa.
È, dunque, non solo per convinzione profonda, ma anche per il rispetto a quel programma che, come Governo - e per quanto mi riguarda come Ministero per i diritti e le pari opportunità - abbiamo avanzato la proposta di un piano d'azione straordinario contro ogni forma di violenza.
Tale piano, fra l'altro, prevede l'adozione del disegno di legge recante misure di sensibilizzazione e prevenzione, nonché repressione dei delitti contro la persona e nell'ambito della famiglia, per orientamento sessuale, l'identità di genere ed ogni altra causa di discriminazione, proposto dal Ministero per i diritti e le pari opportunità, dal Ministero per le politiche della famiglia e dal Ministero della giustizia.
Il disegno di legge, approvato dal Governo, è stato presentato alla Camera dei deputati il 25 gennaio scorso e, oggi, è all'attenzione della Commissione giustizia. Come ho spiegato, ogni disegno di legge del Governo è ovviamente migliorabile, correggibile, e, personalmente, ritengo importanti i contributi della maggioranza e dell'opposizione.
Ma, come ho avuto modo sottolineare e di proporre al Governo, sarebbe significativo che quel disegno di legge, con le modifiche che il Parlamento riterrà, potesse tagliare il traguardo nel tempo più rapido possibile. Il disegno di legge citato, infatti, ha un significato sia di utilità, sia simbolico, in quanto prevede un intervento integrato, in materia di contrasto verso ogni forma di violenza e molestia sessuale, che investe tre livelli: le misure di sensibilizzazione e di prevenzione, i diritti della vittima e la tutela penale.
La scelta è stata quella di un approccio più dimensionale, prevedendo interventi di tipo repressivo ma, nello stesso tempo, promuovendo un diverso approccio culturale e risposte di tipo sociale, attraverso misure di prevenzione e di sensibilizzazione a tutto campo.
Tali misure, che costituiscono le norme maggiormente qualitative, contengono - sarò brevissima, riporto solo ciò che mi sta più a cuore - interventi di informazione e formazione relativi al sistema di istruzione nel suo complesso, ovvero a tutti i livelli a partire dalla scuola per i più piccoli e al sistema sanitario; formazione professionale specifica del personale sanitario; sportelli informativi e sportelli a cui possono rivolgersi le vittime; divieto di utilizzo, nell'ambito della comunicazione, in modo vessatorio o discriminatorio, a fini pubblicitari, di riferimenti all'orientamento sessuale e alle identità di genere; monitoraggio costante del fenomeno della violenza, sia per individuarne le caratteristiche fondamentali, sia per individuare i soggetti più a rischio.
Le misure repressive si sostanziano, in particolare, nel proposto articolo 18 del disegno di legge, che interviene su una serie di disposizioni contenute nella legge 13 ottobre del 1975, n. 654, e nella legge 26 aprile del 1993, n. 126 (la cosiddetta legge Mancino), volte a reprimere le forme di discriminazione razziale, etnica e religiosa, integrandole mediante il riferimentoPag. 78anche alle forme di discriminazione fondate sull'orientamento sessuale e sull'identità di genere.
In particolare, si estende il delitto di istigazione al compimento di atti discriminatori o di violenza, determinati da motivi di discriminazione, anche alle motivazioni fondate sull'orientamento sessuale e sull'identità di genere.
Si propone di estendere allo stesso modo il divieto di ogni organizzazione, associazione, movimento o gruppo avente tra i propri scopi l'incitamento alla discriminazione di genere, per orientamento sessuale, e altro.
L'intervento sulla cosiddetta legge Mancino amplia la circostanza aggravante, estendendone la configurabilità alla finalità di discriminazione o di odio motivato dall'orientamento sessuale e dall'identità di genere. Capirete perché dico che questa è una legge che, oltre che essere utile, dal mio punto di vista, è di alto valore simbolico.
In secondo luogo, si prevede l'istituzione dell'Osservatorio contro la violenza, sostenuto per ora da un investimento - lo dico io per prima - di soli 3 milioni di euro: questo strumento è in fase di realizzazione, con il concerto dei Ministri della solidarietà sociale, del lavoro e della previdenza sociale, della salute e delle politiche per le famiglie, ma nascerà, soprattutto, con la volontà di valorizzare centri, associazioni, operatori nei territori, esperti e Conferenza Stato-regioni-città. Esso, quindi, nascerà con la volontà di riconoscere pienamente quelle competenze e quei saperi che, in questi anni, hanno agito spesso nella disattenzione di molti, e con la volontà di monitorare e di promuovere campagne culturali.
In terzo luogo, l'impegno del Ministero per i diritti e le pari opportunità si manifesta anche nella recente istituzione della Commissione per i diritti e le pari opportunità per lesbiche, gay, bisessuali e transgender, a carattere consultivo, che, nell'esercizio delle sue competenze, dovrà elaborare proposte di provvedimenti da adottare al fine di rimuovere cause di discriminazione e ogni effetto pregiudizievole. Inoltre, la Commissione dovrà analizzare le questioni di carattere istituzionale e normativo e suggerire e avanzare proposte, di cui il Ministero per i diritti e le pari opportunità si può fare latore e portatore in sede di Consiglio dei Ministri.
In quarto luogo, per quanto mi riguarda è nell'ottica di un pieno rispetto del dettato costituzionale, in tutte le se parti, e del programma di coalizione e, soprattutto, nella considerazione piena e convinta di quel valore primario ed essenziale della persona a cui mi riferivo, della sua libertà e responsabilità, che con la collega Rosy Bindi ho voluto proporre il disegno di legge sui diritti e doveri tra conviventi omosessuali e non, legati da un progetto di solidarietà o affettivo.
So che su questa materia, in Parlamento, esistono diverse opinioni, anche all'interno degli schieramenti. Aggiungo, come dirò in replica la settimana prossima in Commissione giustizia al Senato, che la proposta presentata e da me sostenuta, come tutte le proposte, è migliorabile e modificabile. Per quanto mi riguarda, conterà sempre l'ispirazione di fondo, che è rappresentata da quei diritti e doveri essenziali e da un atto pubblico che li sappia riconoscere.
Ma non è questo l'argomento. Ho voluto richiamare la vostra attenzione per dire che il modo stesso con cui si affronta il tema può fungere, per il Paese che ci osserva, da esempio di quella cultura del rispetto e del riconoscimento dei diritti di cittadinanza che decidono del profilo di una Nazione, della cultura di ognuno e di tutti, dell'autonomia, della tenuta, della lungimiranza delle classi dirigenti della Nazione e della capacità delle classi dirigenti di fare sempre riferimento ai principi laici e liberali contenuti nel nostro dettato costituzionale.
Ecco perché - lo voglio dire in questa sede, perché è la prima occasione che mi è stata concessa, alle colleghe e ai colleghi dell'opposizione - in alcuni momenti ho scelto di essere in luoghi e in manifestazioni. La Ministra dei diritti e delle pari opportunità, per sua missione, non può non stare con chi subisce, a partire daiPag. 79genitori dei ragazzi omosessuali e lesbiche, a partire da quelle donne e quegli uomini, che subiscono ancora adesso, nel nostro Paese, grandi offese ed emarginazioni. Non può che stare dalla parte di chi subisce nei luoghi di lavoro, negli ospedali, a scuola, nelle famiglie o in strada. Non può che stare dalla parte di coloro ai quali è necessario riconoscere diritti e a cui bisogna riconoscere anche doveri.
Lo dico qui, prima di avanzare le due ultime proposte: non mi sentirò mai sconfitta se qualcuno cambierà, per migliorarlo, il disegno di legge sui Dico.
Mi sento sconfitta quando, come classi dirigenti, non sappiamo dire una parola forte a quel ragazzo, quel Matteo, che, in un mondo in cui comunicazioni e stili sono spesso improntati alla forza e al machismo, non ce l'ha fatta e ha deciso di mettere fine alla sua vita. Mi sentirò sconfitta se, come classi dirigenti, non sapremo dare una risposta alla domanda di libertà di Hina, la ragazza pakistana ammazzata perché voleva vedere riconosciuti i suoi diritti.
Credo che anche questa sera il Parlamento, confrontando i diversi punti di vista, potrebbe essere di esempio, se saprà mandare un messaggio di rispetto della diversità, che è sempre una ricchezza e mai deve essere una colpa.
L'anno prossimo sarà avviata nelle scuole una riflessione sulla Carta costituzionale, partendo dal valore portante della dignità della persona, che deve sostanziarsi anche in una lotta contro ogni forma di violenza e omofobia nelle scuole.
Quest'anno, inoltre, come anno europeo delle pari opportunità per tutti, sono stati presentati molti progetti, che non vi resoconto, ma che lascio scritti nella mia relazione per non dilungarmi. Si tratta di molti progetti che ci dicono che esiste nella nostra società una parte larga e consapevole di persone - spero e credo maggioritaria - che si sono messe in cammino per assicurare a tutti più diritti, più responsabilità, più sicurezza e più libertà.
Voglio concludere dicendo pochissime altre cose. È ovvio che come Ministero per i diritti e le pari opportunità non posso che dichiararmi d'accordo per l'istituzione di una giornata nazionale contro l'omofobia, da celebrare in coincidenza con quella mondiale, ma è ovvio che, come Ministero per i diritti e le pari opportunità, non posso che trovarmi d'accordo con tutti coloro che siano disponibili a costruire un dialogo di democrazia, di civiltà e di rispetto di ognuno, perché credo che, alla fine, da questa parte, trasversalmente, ci sia la parte che non si rassegna, che vuole guardare in avanti e costruire una pienezza democratica per tutti (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo e Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).