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Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.
(Attuazione della normativa che ha previsto la trasformazione degli istituti per i minori in case famiglia - n. 3-00908)
PRESIDENTE. Il deputato Cancrini ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00908 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 1).
LUIGI CANCRINI. Signor Presidente, rispetto a quanto è accaduto dopo la chiusura degli istituti per minori, disponiamo al momento di dati di tipo, per così dire, più quantitativo che qualitativo. Ciò che emerge da una serie di inchieste giornalistiche e di esperienze più individuali di operatori è, anzitutto, il fatto che alcuni istituti hanno un po' «ritoccato» il loro modo di funzionamento, ma sono rimasti tali, semplicemente suddividendosi in unità più piccole.
In secondo luogo, soprattutto in Sicilia, sono stati segnalati, di fatto, casi di pseudo-comunità, appartamenti in cui a seguito di una ispezione risultava presente soltanto una badante, che non aveva neppure un contratto di lavoro regolare.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
LUIGI CANCRINI. Vorrei sapere, in definitiva, se vi sono indicazioni sui requisiti minimi per le case famiglia e se il Ministero è in grado di fornirci dati più precisi su ciò che effettivamente sta accadendo.
PRESIDENTE. Il Ministro della solidarietà sociale, Paolo Ferrero, ha facoltà di rispondere.
PAOLO FERRERO, Ministro della solidarietà sociale. Ringrazio l'onorevole Cancrini per l'interrogazione e segnalo che condivido il problema posto, e cioè che non sempre all'elemento quantitativo corrisponde un elemento qualitativo.
Per quanto riguarda l'elemento quantitativo, la situazione è la seguente: abbiamo tenuto fermo l'obiettivo della chiusura di tutti gli istituti entro il 31 dicembre 2006, obiettivo raggiunto pressoché nella sua totalità. Dico «pressoché» perché al 30 novembre 2006 i minori negli istituti erano ancora 335 e gli istituti in funzione cinquantadue, di cui dodici senza bambini adolescenti accolti e trentuno in una fase di riconversione, che ad oggi dovrebbe essere pressoché terminata.
Sul piano strettamente numerico, quindi, dovremmo sostanzialmente aver realizzato il percorso previsto dalla legge n. 149 del 2001. Per tentare di seguire la fase successiva, e cioè evitare che la chiusura formale degli istituti non corrisponda ad una realtà di modifica della situazione per gli adolescenti, abbiamo svolto variePag. 2riunioni nelle regioni, e il 28 marzo abbiamo tenuto una riunione di coordinamento con il «tavolo minori» delle regioni per fissare alcuni obiettivi e monitorare la situazione. Uno dei problemi del Ministero della solidarietà sociale, segnalo, consiste proprio nel fatto che il monitoraggio della situazione avviene attraverso i dati che ci vengono forniti dalle regioni e dagli altri enti, e non abbiamo un meccanismo di monitoraggio diverso.
In tale sede, con i rappresentanti delle regioni si è proposto e condiviso, per verificare puntualmente la situazione, un set di indicatori riguardante la tipologia dei servizi, le classi di età dei ragazzi e delle ragazze coinvolti, il genere, la provenienza, la presenza di minori stranieri, tra cui quelli non accompagnati. Questo percorso è in itinere.
Segnalo ulteriormente che abbiamo attivato il tavolo di coordinamento fra il Ministero della solidarietà sociale, il Ministero della giustizia e le regioni al fine di predisporre la relazione definitiva, che spero saremo in grado di fornire tra poco per ...
PRESIDENTE. La prego di concludere.
PAOLO FERRERO, Ministro della solidarietà sociale. ... il problema qualitativo. Tuttavia sottolineo che per il monitoraggio delle notizie relative ai minori fuori dalla famiglia d'origine ci avvaliamo delle regioni, mentre il compito di vigilanza è affidato alla procura presso il tribunale dei minorenni. Quindi, è in quella sede che stiamo cercando di costruire una relazione affinché la ricordata verifica sia espletata puntualmente.
PRESIDENTE. Il deputato Cancrini ha facoltà di replicare.
LUIGI CANCRINI. Signor Presidente, ringrazio il Ministro Ferrero. Le notizie apprese sono importanti. Tuttavia, mi sembra che vi sia un unico punto su cui la risposta andrebbe forse completata; si tratta della opportunità di stabilire standard minimi per i locali e per il personale necessario al funzionamento delle case-famiglia. Credo che ciò sia indispensabile e renderebbe anche più agevole quel compito di controllo che la procura della Repubblica presso il tribunale dei minori esplica - credo - non avendo gli strumenti, se non quelli del buon senso e della vigilanza diretta.
Ritengo che sia anche importante per i comuni, a cui spesso viene chiesta l'autorizzazione all'apertura delle case-famiglia, e penso che su questo problema occorrerebbe ragionare in termini di livelli minimi di standard e di personale per assicurare l'accettabilità delle condizioni affinché il minore permanga in una struttura denominata appunto casa famiglia.
La ringrazio e rimango in attesa di dati più complessivi.