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Svolgimento di interpellanze urgenti.
(Orientamenti del Governo sulle norme in materia fiscale approvate dal Consiglio regionale della Sardegna - n. 2-00562)
PRESIDENTE. Il deputato Pili ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00562 (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 1).
MAURO PILI. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, con tale interpellanza urgente oltre quaranta parlamentari hanno voluto sottoporre all'attenzione del Governo - in particolar modo del Ministro per gli affari regionali e le autonomie locali e del Ministro dell'economia e delle finanze - la reiterata approvazione, da parte della maggioranza del Consiglio regionale della Sardegna (che governa la regione), di norme, che hanno introdotto nell'ordinamento regionale nuove e reiterate tassazioni. Queste ultime - come si illustra nell'interpellanza urgente - finiscono per creare un ulteriore danno economico alla già difficile situazione dell'isola.
Con tale interpellanza urgente chiediamo al Governo di esprimersi circa il proprio atteggiamento rispetto a tale reiterata imposizione fiscale, per due ordini di ragioni. In primo luogo, perché riteniamo che il Governo, anche su questa vicenda, debba esprimersi e lo debba fare in tempi assolutamente rapidi. In secondo luogo, perché riteniamo che, su tale vicenda il Governo debba dimostrare una coerenza e una linea forte e chiara, rispetto al tentativo di utilizzare lo strumento impositivo regionale in modo arbitrario, senza seguire quei canoni, che invece la Costituzione da una parte e l'ordinamento statale dall'altra imporrebbero prima dell'attuazione della riforma federale dello Stato, in particolar modo del federalismo fiscale.
Come tutti ben sanno - il Governo lo ha detto con estrema chiarezza anche nell'azione svolta contro le precedenti tassazioni imposte dal governo regionale della Sardegna - le imposizioni fiscali sono costituzionalmente illegittime. Questo è il primo tema che vogliamo sottoporre all'attenzione del Ministro per gli affari regionali e le autonomie locali, il quale su tale vicenda già un anno fa ha portato all'attenzione del Consiglio dei ministri un ricorso alla Corte costituzionale chiaro e ben delineato, in cui si evince la totale incostituzionalità delle norme che riguardano le nuove imposizioni fiscali della Sardegna.
A questo primo elemento forte (che richiamiamo nell'interpellanza urgente) ne segue un secondo, sul quale esiste un primo passaggio di forte contraddizione, nei termini e nella sostanza, da parte del Governo. Mi riferisco all'incostituzionalità - da noi richiamata - che molti esponenti dirigenziali del Governo stesso e dello Stato hanno sollevato, ossia all'impegno di spesa di quasi tremila miliardi delle vecchie lire che graveranno sui bilanci dal 2010 al 2015.
In altre parole, la regione sarda ha proposto una soluzione finanziaria, secondo la quale nell'esercizio finanziario del 2007, nei fondi di competenza, si possono utilizzare risorse che dovrebberoPag. 41- uso il condizionale non a caso! - essere impiegate a partire dal 2010 sino al 2015, stabilendo sostanzialmente di utilizzare le risorse di anni e di bilanci futuri, per pagare, magari, le vacanze, con i soldi dei nostri figli, che sarebbero serviti per l'istruzione o, per esempio, per la sanità, che - come ben sa il sottosegretario qui presente - è stata letteralmente «scaricata» sui bilanci della regione. In sostanza, è stato posto in essere un provvedimento di copertura illegittima del residuo attivo con quote di competenza dei bilanci futuri.
Se il Governo e il Ministro Padoa Schioppa, chiamato anch'egli a rispondere a questa interpellanza urgente per conto del Ministero dell'economia e delle finanze, avessero utilizzato il medesimo principio, si sarebbe potuto risanare il bilancio dello Stato in un colpo solo, facendo gravare tutto il residuo attivo sulle quote di bilancio degli anni futuri. Si tratta di una soluzione quasi sudamericana, in relazione alla quale il Governo ha il dovere di sollevare ricorso alla Corte costituzionale per palese e conclamata illegittimità costituzionale.
Inoltre, il Ministro Lanzillotta, mediante una procedura assolutamente anomala, con una comunicazione effettuata via Internet ha annunciato di avere accettato l'autorizzazione all'esercizio provvisorio del bilancio della regione Sardegna per il primo mese dell'anno 2007, dichiarando che si trattava di una soluzione straordinaria e invitando il governo regionale a recuperare le risorse, successivamente, nella fase dell'approvazione della legge regionale finanziaria, mediante l'adozione di un provvedimento di natura ordinaria, riportando il principio alla regola dell'annualità e veridicità del bilancio, elementi riconosciuti dall'articolo 81 della Costituzione, il quale fa riferimento ad essi in relazione al bilancio dello Stato e, pertanto, al bilancio pubblico in genere.
Non si può, né si poteva far «passare in cavalleria» un provvedimento che, di fatto, è illegittimo e che, anche per un profano, è illogico, perché in un dato momento non possono essere utilizzate risorse relative ad anni futuri, non ancora prodotte.
Il frutto di anni di sacrifici, invece, viene in considerazione con l'articolo 3 citato nell'interpellanza che sto illustrando, relativo agli emigrati. Il governo regionale, per porre rimedio al precedente ricorso, ha ritenuto di dover includere tra i nuovi soggetti tassati anche gli emigrati sardi. Si tratta di un provvedimento grave sul piano sociale e politico, ma ancora di più su quello economico, se si considera che il 40 per cento delle abitazioni tassate sono di proprietà di emigrati sardi, persone che hanno compiuto tanti sacrifici e rimesso in Sardegna il frutto di anni di lavoro e che oggi vengono ulteriormente tassate da questi balzelli anacronistici e fuori da qualunque regola.
È evidente che le tre questioni da me illustrate pongono al Governo l'esigenza di un ricorso chiaro ed evidente alla Corte costituzionale. Del resto - su questo devo riconoscere al Governo linearità e coerenza, che spero venga confermata dalle parole del sottosegretario rispetto al provvedimento adottato alcune settimane fa dal consiglio regionale della Sardegna - il Governo ha proposto ricorso dinanzi alla Corte costituzionale, avanzando argomentazioni assolutamente chiare, sostenendo che in alcun modo, in nessuna regione, a regime autonomistico o a statuto ordinario, possono imporsi nuove tassazioni, in quanto gli articoli 117 e 119 della Costituzione impongono che venga emanata una legge nazionale di attuazione, senza la quale non si possono prevedere nuove imposte.
Su questo punto il Governo è stato molto chiaro. Nel tempo ancora a mia disposizione vorrei richiamare un solo passaggio. Il Governo ha affermato con estrema chiarezza che - leggo il provvedimento del Consiglio dei ministri - tutti i criteri seguiti dalle norme regionali impugnate sono contrari ai principi ai quali si ispira il sistema tributario attuale e - ha aggiunto il Governo Prodi - di conseguenza verrebbero a risultare costituzionalmente illegittime anche solo sulla basePag. 42dell'articolo 8 dello statuto sardo, che impone il rispetto dei principi del sistema tributario dello Stato; ha poi concluso nel senso che la regione non poteva istituire imposte proprie, prima dell'adozione di leggi statali, le quali mancano - signor Sottosegretario, lei è a conoscenza che se ne sta discutendo in questi giorni - perché non è stata data attuazione agli articoli 119 e 117 e che, in ogni caso, avrebbe dovuto rispettare i principi fondamentali desumibili dall'ordinamento statale tributario.
Quindi, di fatto, il Governo è chiamato a dire oggi, senza mezzi termini - il sottosegretario me lo permetterà - se ritenga di dover ancora impugnare tali norme o di far partire in Italia un'anarchia fiscale, che costituirebbe un danno gravissimo per le regioni del sud. Se tale normativa dovesse trovare attuazione in tutta Italia, è evidente infatti che il fondo perequativo nazionale, il cui scopo consiste nel risarcire le regioni più deboli, a quel punto non avrebbe più ragione di esistere perché ognuno farebbe quanto suggeritogli dalla propria linea politica, mettendo davvero in crisi il sistema tributario nazionale e, ancora di più, quello economico delle regioni deboli.
PRESIDENTE. Il Sottosegretario di Stato per gli affari regionali e le autonomie locali, Pietro Colonnella, ha facoltà di rispondere.
PIETRO COLONNELLA, Sottosegretario di Stato per gli affari regionali e le autonomie locali. Signor Presidente, onorevole Pili, onorevoli interpellanti e onorevoli deputati, l'interpellanza, in sintesi, riguarda la legge finanziaria 2007 della regione Sardegna n. 2 del 29 maggio 2007, pubblicata sul Bollettino Ufficiale della regione n. 18 del 31 maggio ed in particolare le disposizioni dell'articolo 1, commi 1 e 2, concernenti la copertura di stanziamenti in bilancio, e quelle dell'articolo 3, in materia fiscale.
Il predetto articolo 1, al comma 1, autorizza uno stanziamento nel bilancio 2007 della regione Sardegna di 500 milioni di euro quale anticipazione sulle maggiori entrate che deriveranno alla regione, a decorrere dall'anno 2010, per effetto delle modifiche all'articolo 8 dello statuto speciale, introdotte con la legge finanziaria statale 2007.
Il seguente comma 2 qualifica come operazione finanziaria straordinaria finalizzata alla copertura di una quota parte del disavanzo il disposto dell'articolo 2 della legge regionale n. 21 del 28 dicembre 2006, che al comma 7 ha delineato un analogo meccanismo di copertura per uno stanziamento nel bilancio 2006 a valere sul gettito delle compartecipazioni tributarie, come affermato, negli anni 2013, 2014 e 2015.
L'interpellanza ravvisa, nelle due disposizioni citate, l'intendimento del legislatore regionale di perpetuare un meccanismo finanziario consistente essenzialmente nella copertura di stanziamenti in bilancio attraverso anticipazioni di entrate future, derivanti dall'incremento della compartecipazione della regione al gettito di tributi erariali, in contrasto con i principi di annualità e di verificabilità del bilancio e con il carattere di straordinarietà attribuita al citato articolo 2 della legge regionale n. 21 del 2006.
Quanto all'articolo 3 della legge regionale in questione, esso incide, sostituendoli, sugli articoli 2, 3 e 4 della legge regionale 11 maggio 2006, n. 4, con cui sono stati istituiti i tributi regionali aventi per oggetto, rispettivamente, le plusvalenze dei fabbricati adibiti a seconde case, le seconde case ad uso turistico e gli scali degli aeromobili e delle unità da diporto nel territorio regionale.
Tali disposizioni sono state oggetto di impugnativa, ancora pendente, da parte del Governo dinanzi alla Corte costituzionale. Nella recente legge regionale che le sostituisce, l'interpellanza rileva un analogo vizio di incostituzionalità, identificabile nel difetto dei presupposti che legittimano l'imposizione fiscale da parte della regione.
Sulla base di tali premesse, l'onorevole Pili e gli interpellanti chiedono se il Governo intenda impugnare, davanti allaPag. 43Corte costituzionale, la legge regionale in questione, come affermato nell'interpellanza, al fine di scongiurare una palese violazione costituzionale in materia fiscale, un dissesto economico finanziario conseguente per la regione Sardegna ed il rischio di una degenerazione di atti straordinari e discrezionali circa la veridicità del bilancio in tutte le regioni italiane. Chiedono, inoltre, se il Governo intenda anticipare i tempi del ricorso alla Corte costituzionale per evitare l'attuazione di tali disposizioni regionali.
In merito a tale interpellanza, il Governo non può che evidenziare che si tratta di una legge regionale pubblicata appena cinque o sei giorni fa, il 31 maggio 2007, e che il dipartimento per gli affari regionali provvederà tempestivamente, comunque nei termini fissati dalla normativa vigente - sessanta giorni - all'attività istruttoria della legge stessa, raccogliendo gli avvisi di tutte le amministrazioni statali competenti e, in particolare, del Ministero dell'economia e delle finanze. Ciò consentirà, all'esito dell'attività istruttoria, la più approfondita valutazione collegiale da parte del Governo nella sede del Consiglio dei ministri, anche in un momento particolarmente rilevante, considerato che queste disposizioni interessano la problematica della Carta delle autonomie e del federalismo fiscale, su cui il Governo, in particolare il Consiglio dei ministri, sta portando avanti nuovi provvedimenti.
In ogni caso, la documentata e circostanziata interpellanza dell'onorevole Pili e degli altri deputati fornisce elementi di importante valutazione, che il Ministero, l'intera Presidenza del Consiglio dei ministri e il Consiglio dei ministri valuteranno con grande attenzione.
PRESIDENTE. Il deputato Pili ha facoltà di replicare.
MAURO PILI. Signor Presidente, mi dichiaro ovviamente totalmente insoddisfatto rispetto alla comunicazione che il sottosegretario ha svolto, per due ordini di ragioni.
La prima ragione è la seguente: il sottosegretario ha richiamato la necessità di un approfondimento del tema e ha citato, per esempio, l'individuazione nella Carta delle autonomie di nuovi provvedimenti legislativi come uno degli argomenti su cui valutare questo provvedimento.
Regola vuole, signor sottosegretario, che un provvedimento di legge come questo vada valutato e verificato a norme vigenti, che sono quelle che hanno imposto al Governo di impugnare non i dettagli marginali delle nuove tasse, ma la sostanza.
Il Governo avrebbe fatto meglio - proprio per evitare di utilizzare lo strumento dei sessanta giorni per prendere tempo e, magari, superare i ballottaggi, per non far arrivare al loro compagno di partito, presidente della regione, un'ennesima palese bocciatura di questi provvedimenti - a esporre con chiarezza quale sia la propria linea fiscale verso le autonomie regionali.
Così facendo, infatti, si lascia spazio a interpretazioni e azioni anche delle regioni ordinarie, che possono trovare varchi che finiscono per danneggiare le stesse regioni a statuto speciale, senza fare chiarezza.
Capisco che il signor sottosegretario non possa affermare oggi, per ragioni politiche, in questa sede che sono reiteratamente bocciate e cassate le leggi proposte da questa scellerata legislatura regionale in materia di imposizione fiscale. Non lo poteva dire per ragioni politiche.
Leggo nelle parole finali, in cui si formula l'auspicio di favorire importanti valutazioni grazie a questa interpellanza, un passaggio (se le parole possono essere seguite da una riflessione) che comunque richiama all'importanza che il Governo faccia in fretta ad impugnare il provvedimento; infatti, la linea di principio che il Governo stesso ha voluto sposare - che non guarda né a destra né a sinistra, giacché l'hanno perseguita il Governo Berlusconi prima e il Governo Prodi, dopo - e il rigore con cui si governano e si devono governare i fatti della politica e dell'amministrazione non possono essere in alcun modo messi in discussione.
In questo caso, il riferimento agli articoli 117 e 119 della Costituzione non puòPag. 44prevedere - lo dico al rappresentante del Governo - ulteriori approfondimenti, perché vi è già un pronunciamento del Consiglio dei ministri guidato da Romano Prodi, che ha affermato che è illegittima e costituzionalmente inapplicabile la nuova tassazione regionale.
Avremmo voluto, quindi, con molta chiarezza avere un verdetto in tal senso, affinché il danno economico che la Sardegna subirà nell'immagine mondiale del turismo, legato alla nuova tassazione, venisse scongiurato da una presa di posizione del Governo, che fosse chiara e anticipata rispetto ai sessanta giorni. Era stata già svolta un'istruttoria, che era puntuale sotto ogni punto di vista e che certamente non poteva che essere considerata ulteriormente valida.
Prendiamo atto del fatto che il Governo ha scelto di comunicarci di non avere deciso, di non avere ancora sciolto le riserve. Ciò non toglie che resta nel resoconto dei nostri lavori il ricorso che il Governo ha presentato. Qualora il Governo dovesse tornare indietro rispetto a quel pronunciamento, sarebbe evidente che avrebbero prevalso altre logiche, che sono contro il federalismo fiscale, contro regioni del Sud e che vanno, invece, a premiare i rapporti politici, che mettono sempre in secondo piano gli interessi supremi e superiori della nostra Nazione e, in questo caso, della stessa Sardegna.
Il sottosegretario probabilmente avrebbe voluto rappresentarci anche qualche elemento in più sulla straordinarietà dell'atteggiamento adottato dal suo Ministero relativamente all'impegno di 3 mila miliardi di vecchie lire, che vengono previsti impegnando fondi del 2013, 2014 e 2015: pensate, quindi, l'alchimia, la gravità dell'operazione finanziaria che è stata operata in Sardegna. Se tutte le regioni italiane facessero altrettanto, saremmo al dissesto, al baratro economico-finanziario dell'intero Paese.
Signor sottosegretario, il mio è un reiterato appello, nel dichiararmi ancora insoddisfatto per la risposta non puntuale rispetto a quel che avremmo voluto, a tener conto dalle ragioni nobili della politica di questo Governo rispetto a quelle basse della politica tesa soltanto a salvaguardare piccoli e modesti interessi.