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Svolgimento di interpellanze urgenti.
(Carenza di mezzi e di risorse presso la questura di Torino - n. 2-00509 )
PRESIDENTE. La deputata Mazzoni ha facoltà di illustrare l'interpellanza urgente Volontè n. 2-00509 (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 3), di cui è cofirmataria.
ERMINIA MAZZONI. Signor Presidente, desidero rapidamente porre in rilievo che l'interpellanza urgente in esame - sicuramente «raccomandata» rispetto a quella del collega Di Gioia - ha atteso comunque un mese dalla sua presentazione e, quindi, come premessa, volevo dire al rappresentante del Governo che siamo consapevoli del fatto che medio tempore qualcosa è successo rispetto alle questioni che solleviamo, ma sicuramente non riteniamo che si sia risolto il problema dell'ordine pubblico e dell'attività di prevenzione di cui ci facciamo carico, in particolare riguardo alla città di Torino e non solo. Ritengo, infatti, che la stessa preoccupazione sia estensibile a molti altri territori del nostro Paese.
La motivazione della difficoltà che viene denunciata dalle Forze di polizia e che leggiamo quotidianamente su tutti i giornali, è quella della carenza cronica di mezzi e di personale da destinare ai servizi di controllo del territorio e di pronto intervento.
Ci sono stati, ultimamente, movimenti di personale, che però rappresentano solo apparentemente una risposta alla carenza di organico, perché, in realtà, si tratta di una sorta di «travaso» che si risolve in un mero spostamento di personale da una sede all'altra: all'accesso di nuovo personale fa da contraltare il trasferimento di personale preesistente sul territorio e, quindi, alla fine il conto ritorna pari. Tra l'altro, vi è stata - è questa la preoccupazione più grande per la quale chiedo, in particolare, una risposta al Governo - una recente decisione da parte del Ministero di diminuire il monte ore previsto per lo svolgimento del lavoro straordinario rispetto ad una condizione - quella di Torino, ma, ripeto, estensibile a tutto il territorio nazionale - di morosità del Ministero dell'interno nei confronti dei poliziotti per circa 54 mila ore relative all'anno 2005.
La domanda che rivolgo al Viceministro è se abbiano contezza di questa situazione, se abbiano indagato sulle possibilità che ci sono di rispondere ad esigenze concrete, con la pianificazione di un'assegnazione massiccia di personale alla questura di Torino e alle altre sedi carenti, nonché alla liquidazione degli arretrati relativi al monte ore di straordinario collezionato dalle Forze dell'ordine nell'anno 2005 e, in alcuni casi, anche negli anni precedenti.
PRESIDENTE. Il Viceministro dell'interno, Marco Minniti, ha facoltà di rispondere.
MARCO MINNITI, Viceministro dell'interno. Signor Presidente, volevo, innanzitutto, tranquillizzare l'onorevole collega che una certa contezza del problema l'abbiamo e che ce ne occupiamo. È chiaro che il Parlamento giudica i risultati, ma lei avrà anche la possibilità di poter valutare che, sicuramente, passando quotidianamente il nostro tempo ad occuparci di tali questioni, una certa contezza del problema l'abbiamo.
Le dico ciò perché, quando si sta in Parlamento, probabilmente bisogna anche sapersi ascoltare: forse è più utile. Altrimenti, ogni volta si ha la sensazione che ci sia un dialogo tra sordi, per cui si possono fare delle cose, che possono essere anche insufficienti, ma tuttavia sarebbe anche importante ed utile che qualcuno vedesse quello che si sta facendo, magari anche per chiedere di più.
Capisco che spesso anche nei tempi parlamentari non c'è una piena sincronia,Pag. 48per cui, dopo aver presentato un'interpellanza, passa molto tempo per la risposta e può succedere che nel tempo che intercorre tra la presentazione dell'interpellanza e la risposta accadano dei fatti. Se ciò accade, forse per reciproco rispetto, conviene che se ne tenga conto. Lo dico perché sulle questioni sollevate nell'interpellanza in esame c'è stata un'attività da parte del Governo che ha portato ad un rapporto positivo con le istituzioni locali della città e della provincia di Torino e della regione Piemonte. Forse, non guasta citarle. Dico ciò anche perché l'interpellanza in discussione traeva spunto da una manifestazione organizzata dai sindacati di polizia per il 15 marzo scorso, che poi successivamente è stata revocata. L'obiettivo di tale manifestazione era sollecitare maggiori risorse da destinare alla sicurezza nella città di Torino.
Desidero sottolineare che su tali temi abbiamo proceduto in tutte le aree metropolitane attraverso un accordo ampio che ha coinvolto prima l'ANCI, poi alcuni sindaci. Abbiamo già sottoscritto il Patto per l'area metropolitana per le città di Roma, Milano e anche Torino. Siamo impegnati nei prossimi giorni per definire i patti per tutte le aree metropolitane del nostro Paese. Si tratta - questo è un punto strategico - di costruire direttamente, sulle esigenze specifiche di ogni territorio, progetti mirati che diano ai cittadini risposte concrete sui temi della sicurezza. È una scelta strategica questa, perché sono profondamente convinto che sia possibile affrontare il tema della sicurezza soltanto nell'ambito di una grande, solida cooperazione tra lo Stato e gli enti territoriali, che vanno coinvolti per avere una migliore consapevolezza dei reali bisogni del territorio. Questo è il senso e la guida che abbiamo cercato di mantenere nella firma di questi patti per le città sicure.
La firma a Torino è avvenuta il 22 maggio scorso e, come forse l'onorevole interpellante sa, ma in ogni caso è giusto dirlo in questa sede, in quella data ho personalmente incontrato nel municipio di Torino parlamentari e gruppi consiliari di maggioranza e opposizione. Li ho voluti incontrare perché mi sembrava giusto poter illustrare loro anche nel dettaglio tutti i termini del Patto per Torino sicura ed è stata una discussione molto franca, sincera, approfondita, alla quale hanno contribuito egualmente rappresentanti della maggioranza e dell'opposizione. Nella stessa giornata - lo ricordo all'onorevole interpellante - avevo incontrato anche le organizzazioni sindacali di polizia che avevano organizzato un presidio di protesta, sollevando il problema della carenza di risorse da destinare alla sicurezza della città.
Finito l'incontro, durante il quale ho illustrato i contenuti del Patto, i sindacati hanno rilasciato ai giornalisti e alle agenzie di stampa dichiarazioni di apprezzamento per le iniziative a favore della sicurezza a Torino. Cito testualmente: «Il Patto per la sicurezza di Torino costituisce una concreta inversione di tendenza e un particolare segnale di attenzione verso questa realtà».
Prima di illustrare le linee fondamentali del Patto, vorrei entrare nel merito delle circostanze richiamate dagli onorevoli interpellanti. Sui servizi di controllo del territorio della Polizia di stato, il 18 aprile risulta che, fra l'ufficio prevenzione generale e i dieci commissariati cittadini, hanno operato complessivamente cinquantotto volanti: tredici nel turno da mezzanotte alle 7; quattordici tra le 7 e le 13; quindici tra le 13 e le 19; infine, sedici tra alle 19 e la mezzanotte. Vi è stata quindi, effettivamente, una presenza di pattuglie leggermente inferiore alla media, che è circa di settanta volanti al giorno; in ogni caso una presenza non deficitaria in termini assoluti, specie durante la notte.
A proposito dei movimenti di personale della questura di Torino, il 2 maggio 2007 gli 89 dipendenti che hanno lasciato le sedi sono stati sostituiti da 93 nuovi operatori provenienti da altre sedi: un saldo attivo di quattro unità. Inoltre nello scorso mese di aprile il dipartimento della pubblica sicurezza, pur nell'estrema ristrettezza delle risorse disponibili, ha previsto l'assegnazione di trenta unità per il potenziamento della Polizia stradale e degli uffici diPag. 49Polizia della frontiera aerea. Complessivamente, ad oggi, in questura a fronte di una previsione di 2449 unità comprensive di quelle destinate ai commissariati, sono in servizio 2091 unità della Polizia di stato, cui si aggiungono 61 operatori nel ruolo tecnico-scientifico e 186 dipendenti dell'amministrazione civile dell'interno che, svolgendo compiti amministrativi, contribuiscono alla funzionalità delle strutture.
Va ricordato che da diversi anni in Italia l'organico della Polizia di stato presenta sul piano nazionale una ridotta copertura, mediamente meno del 10 per cento. Nella città di Torino, a fine febbraio, ammontano a 4295 unità le donne e gli uomini tra le tre Forze di polizia: il rapporto è di un operatore di pubblica sicurezza ogni 210 abitanti; quindi, un rapporto più favorevole di quello nazionale che, come è noto agli onorevoli interpellanti, è di uno ogni 251 abitanti.
Rispetto agli straordinari per il personale della Polizia di stato che opera a Torino, ricordo che il monte ore mensile viene determinato sulla base di criteri uniformi per tutte le questure d'Italia: non vi è un criterio particolare applicato a Torino. Tale monte ore, al momento, non può essere purtroppo elevato per mancanza di disponibilità finanziarie. D'altro canto - come penso sappiano gli onorevoli interpellanti - di tale questione il Ministro dell'interno e il Viceministro hanno ampiamente riferito alla Commissione affari costituzionali della Camera.
Tuttavia, per quanto riguarda il conto residuo delle prestazioni accessorie del 2005, risultano effettivamente non ancora corrisposti gli emolumenti relativi all'eccedenza dello straordinario. Il 20 novembre scorso è stato comunque autorizzato il pagamento di una prima tranche, pari al 30 per cento delle spettanze arretrate (equivalenti a oltre 23 mila ore) che, in quanto eccedenti rispetto agli stanziamenti previsti, sono progressivamente poste in pagamento sulla base delle risorse finanziarie disponibili.
Quanto al parco autovetture della Polizia di stato, la questura e i commissariati da essa dipendenti dispongono attualmente di 92 veicoli, a fronte di una dotazione prevista di 73. Il totale include 24 Alfa Romeo 159, assegnate lo scorso 26 aprile per il servizio di volante dell'ufficio prevenzione generale.
Ho già ricordato che Torino è stata una delle prime grandi città italiane a sottoscrivere il patto per la propria area metropolitana.
Il patto ha previsto e prevede un incremento degli organici territoriali delle Forze di polizia per complessive duecento unità (ottanta agenti della Polizia di Stato, ottanta carabinieri e quaranta finanzieri). Si tratta di altre duecento unità, quindi, in aggiunta, dopo la copertura del turn over, al fine di potenziare l'attività di controllo del territorio, il contrasto e la repressione del commercio di prodotti contraffatti, per l'istituzione del reparto di intervento della Polizia stradale.
L'accordo prevede inoltre - e mi fa piacere poterlo illustrare in questa sede - la possibilità di utilizzare nell'area torinese, se si rendesse necessaria, la Forza di intervento rapido (FIR). La FIR è una struttura nazionale, costituita di recente, che ha già dato buoni risultati a Napoli, formata al momento da seicento uomini (trecento poliziotti e trecento carabinieri) che io mi auguro - e ci siamo impegnati su questo - possano rapidamente diventare mille, in grado di intervenire in quei territori dove si dovesse registrare un grave squilibrio nel contrasto a fenomeni criminali aggressivi.
Gli aspetti principali del Patto per Torino consistono nello sviluppo dello scambio informativo fra le centrali operative delle Forze di polizia e della Polizia municipale; nell'incremento degli organici territoriale delle Forze dell'ordine; nella verifica semestrale dell'andamento della delittuosità sul territorio; nell'impegno del comune a potenziare gli interventi di riqualificazione urbana, discutendoli preventivamente con il comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, perché corrispondano il più possibile alle necessità della sicurezza; ad adottare un apposito strumento informatico per l'analisiPag. 50dei dati territoriali in modo da meglio individuare problemi e soluzioni per le scelte in materia di sicurezza.
Il patto, inoltre, prevede, ai sensi del comma 439 dell'articolo 1 della citata legge finanziaria per il 2007, l'istituzione di un fondo speciale, finanziato dal comune, dalla provincia di Torino e dalla regione Piemonte, per un importo complessivo pari a 9,6 milioni di euro, per la realizzazione di progetti e programmi speciali e straordinari, che investano sia le Forze di polizia sia quelle locali, al fine di favorire un loro più incisivo controllo integrato del territorio e l'azione di contrasto della criminalità. Di questi 9,6 milioni di euro, una parte, 2 milioni, sono immediatamente destinati al rinnovo del parco macchine, anche per rispondere alle esigenze presenti in quella realtà.
Come lei può osservare qualcosa comunque è stato fatto, anche se probabilmente a giudizio degli interpellanti è assolutamente insufficiente. Non abbiamo finto di fare qualcosa perché, personalmente, sono contrario a una tale finzione, soprattutto se riguarda il problema della sicurezza dei cittadini.
PRESIDENTE. La deputata Mazzoni ha facoltà di replicare.
ERMINIA MAZZONI. Signor Presidente, desidero ringraziare il Viceministro Minniti perché, al di là del mio livello di soddisfazione per la sua risposta, egli mi ha confermato che nella vita c'è sempre da apprendere e tutti i passaggi della nostra esistenza vanno utilizzati per cercare di maturare e di crescere. Raccolgo, dunque, l'invito del Viceministro a sapermi ascoltare; a tale fine, innanzitutto farò uno sforzo partendo dalla lettura del resoconto stenografico, in modo che possa rileggere il mio intervento, oltre che ascoltarlo.
In linea con quello spirito di collaborazione, al quale faceva riferimento il Viceministro Minniti, invito il rappresentante del Governo a porre però maggiore attenzione nell'ascoltare gli altri: io devo emendarmi perché devo ascoltarmi, il Viceministro, forse, potrebbe ascoltare gli altri!
Senza ripetere integralmente le affermazioni rese nell'illustrare la mia interpellanza urgente, ricordo che ho esordito dicendo che tale interpellanza, per quanto privilegiata rispetto a quella del collega che mi aveva proceduto, era stata presentata un mese fa. Ero a conoscenza che, medio tempore, qualcosa era accaduto, ma non tanto da potere ottenere delle risposte soddisfacenti o completamente positive rispetto ai quesiti posti. La risposta fornita dal Viceministro ha confermato esattamente ciò.
Forse ho sbagliato ad usare un atto di cortesia nei confronti del Governo: era nelle mie intenzioni non citare il patto che è stato sottoscritto a Torino e a Milano. Ritenevo infatti che fosse garbato lasciare spazio al Governo per «raccontarsi»: mi sembrava improprio che fossi io a farlo e ritenevo sufficiente menzionare fatti avvenuti medio tempore; ciò anche perché, signor Viceministro, se lei rileggesse ciò che ha detto in quest'aula, si renderebbe conto che, se avessi parlato del patto per la sicurezza, le avrei sottratto il 90 per cento della sua risposta.
Lei ha giustamente richiamato il patto sottoscritto a Torino e in altre realtà, menzionandone dati, cifre, elementi significativi, progettualità e programmi, che il Governo avrà la sensibilità di realizzare; ma, nello specifico delle domande rivolte al Governo lei ha confermato i dati che abbiamo illustrato. Sulla vicenda del 18 aprile ha sostenuto che le volanti non erano quattro - se non sbaglio ha affermato che fossero quattordici o, comunque, un numero superiore a quattro - indubbiamente confermando che erano un numero inferiore a quello normalmente «vocato» (ribadendo che comunque il servizio non aveva presentato problemi ). Lei ha anche sostenuto che, in ogni caso, gli spostamenti ed i movimenti ai quali avevamo fatto cenno avevano portato a un saldo attivo di quattro unità, che, rispetto al problema, rappresentano comunque un dato positivo: bisogna sempre considerare gli elementi di positività, ma certo non risolvono il problema. Rimane, quindi, un po' di preoccupazione.
MARCO MINNITI, Viceministro dell'interno. Sono in arrivo duecento unità.
ERMINIA MAZZONI. Certo, le duecento unità sono in arrivo, come previsto nel patto. Lei, comunque, mi sta dando conferma: credo di riprodurre abbastanza fedelmente ciò che ha detto. Gli arretrati sono ancora da pagare e capisco che vi è un problema finanziario, ma resta comunque la preoccupazione che ho menzionato.
Rispetto al parco macchine della questura di Torino vi è stata una risposta che potrei definire più esaustiva, per cui la recepisco positivamente.
Signor Viceministro, al di là del contenuto nel Patto, oggi abbiamo una preoccupazione rispetto alla risposta di sicurezza che lo Stato deve fornire ai suoi cittadini: mi fa piacere apprendere che vi è sicuramente conoscenza di questo dato e mi permetto di ironizzare, considerando che il Viceministro ha ribadito per ben tre volte che si «ha contezza». Ciò mi fa piacere, non tanto per me personalmente - perché era un'espressione forse non perfettamente corretta - quanto perché mi interrogavo sulla conoscenza specifica del dettaglio delle esigenze: in relazione alla conoscenza specifica auspicavo, quindi, una risposta altrettanto dettagliata da parte del Governo. La mia non era solo una domanda sulla conoscibilità in genere da parte del Governo e del Ministero interessato. La soddisfazione, dicevo, non è tanto per me personalmente come interpellante, ma per tutti i cittadini italiani che oggi sono appassionati non tanto, e non solo, alla risposta nello specifico settore della sicurezza, ma anche a quella che, in generale, la politica deve fornire rispetto alla sua funzionalità e alla sua efficienza.
Lei ha voluto ribadire per ben tre volte che il Ministero dell'interno «ha contezza», perché ha come compito precipuo quello di occuparsi della sicurezza: potrà almeno rassicurare i cittadini che il Ministero sa di dover assolvere ad una funzione e che per ora sta svolgendo un'attività quanto meno speculativa nell'ambito della funzione di controllo della sicurezza nazionale, perché ne «ha contezza».