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Si riprende la discussione del disegno di legge n. 2272-bis-A.
(Esame dell'articolo 17 - A.C. 2272-bis-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 17 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A - A.C. 2272-bis sezione 3).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
ANDREA LULLI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione raccomanda l'approvazione del suo emendamento 17.301.
PRESIDENTE. Il Governo?
FILIPPO BUBBICO, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, il Governo accetta l'emendamento 17.301 della Commissione.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 17.301 della Commissione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Saglia. Ne ha facoltà.
STEFANO SAGLIA. Signor Presidente, questo emendamento è stato proposto ed esaminato in modo approfondito nel corso dell'esame in Commissione. Il problema è che siamo di fronte ad un'iniziativa che, francamente, non c'entra proprio nulla con la concorrenza. Con questo emendamento si vogliono agevolare i cosiddetti prodotti del commercio equo e solidale, investendo una somma di 10 milioni di euro. A noi piacerebbe, invece, che su questo tema prima o poi si approvasse una normativa, che definisse gli standard di qualità di questo commercio.
Il problema è che, in linea di principio, nessuno si può dichiarare contrario ad un commercio che porta benefici ai Paesi in via di sviluppo o a questioni di questo tipo. Siamo tutti favorevoli! Il problema è però che, a volte, anche dietro a bellissime intenzioni, rischia di celarsi il tentativo di «marketing», cioè di vendere prodotti che di equo e solidale non hanno nulla. Tali prodotti vengono immessi sul mercato illudendo il consumatore che comprandoli sta aiutando qualcuno, quando in realtà si aiuta qualcuno che di equo e solidale ha poco, se non nulla.
Esprimeremo, quindi, un voto contrario, perché non crediamo che ci siano regole adeguate per potere incentivare, con effettiva trasparenza, quello che potrebbe essere un mercato positivo, ma che alla luce dell'attuale normativa è francamente un po' un Far west.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Agrò. Ne ha facoltà.
LUIGI D'AGRÒ. Signor Presidente, vorrei far riferimento ad un'altra questionePag. 19che evidenzia i limiti di questo provvedimento. L'articolo 17 è ricompreso nel titolo II: Impresa più facile.
L'attinenza del commercio equo e solidale rispetto a questo titolo, effettivamente, è un problema che ci poniamo. Forse con questo provvedimento si intendevano mantenere equilibri interni alla maggioranza, per cui bisognava inserire anche questo argomento.
In questo modo, però, il disegno di legge in esame va a perdere di significato, si viene in qualche modo a svilire il segno vero e tangibile delle liberalizzazioni che il Ministro Bersani voleva inserire.
Comprendo perfettamente i «salti» compiuti dal relatore. Qualche volta, il fatto che il Governo si sia morsicato la lingua su aspetti di questo genere è stato fortemente eloquente. Però, l'opposizione non può accettare che simili storture siano inserite in un provvedimento, che all'inizio avevamo guardato con particolare attenzione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gianfranco Conte. Ne ha facoltà.
GIANFRANCO CONTE. Signor Presidente, dissentirò rispetto alle indicazioni che sono venute dai colleghi. Sono assolutamente contrario a questa norma, per due ragioni di principio. La prima è che qui si afferma di favorire la diffusione dei prodotti del commercio equo e solidale. Francamente in questo caso non si tratta di concorrenza, ma di favorire un mercato.
Sarebbe stato più opportuno affrontare questo tema altrove, farne oggetto di un progetto di legge vero e proprio.
Quello che però, francamente, mi induce a preferire la soluzione del voto contrario è che qui si introduce un provvedimento che ha valenza solo annuale, per così dire sperimentale, e le risorse necessarie a coprire l'operazione, cioè dieci milioni di euro, vengono prelevate da quelle destinate al settore della sanità.
Siete liberi di fare quello che meglio credete, ma in un momento in cui il settore della sanità non versa in condizioni strepitose e in cui siamo costretti a salvaguardare i disavanzi anche della regione Lazio, non troviamo niente di meglio da fare (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia) che stornare dieci milioni dalle risorse destinate alla sanità per favorire il commercio; ciò, probabilmente, perché bisognerà poi intervenire con sostanze chimiche per sistemare questi prodotti, che devono essere inseriti nel mercato nazionale.
Preannuncio, quindi, un voto contrario sulla proposta emendativa in esame.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Volontè. Ne ha facoltà.
LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, interverrò anch'io per un minuto per cercare di chiedere per l'ennesima volta al relatore e al Governo, che vedo molto attento nell'esaminare il provvedimento, di stralciare l'articolo in esame.
Non voglio ripetere le argomentazioni del nostro capogruppo D'Agrò e neanche quelle intelligenti di Gianfranco Conte. Tuttavia, un argomento tanto importante e che coglie la sensibilità di tanti di noi non può essere inserito in un siffatto provvedimento. Se fosse possibile discuterlo in un provvedimento ad hoc, magari in funzione del fatto che il più importante e intelligente propugnatore del commercio equo e solidale, il fondatore di Slow food, è entrato nel panel dei fondatori del Partito democratico...
PRESIDENTE. La invito a concludere.
LUCA VOLONTÈ. Chiederei un minimo di pudore e un minimo di interesse per l'argomento stralciandolo dal provvedimento in esame (Applausi dei deputati dei gruppi UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Della Vedova. Ne ha facoltà.
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BENEDETTO DELLA VEDOVA. Signor Presidente, anch'io penso che sarebbe molto più opportuno stralciare l'articolo in esame. Chi ha avuto modo di approfondire la questione del commercio equo e solidale sa che la possibilità vera di raggiungere l'obiettivo che tale commercio si pone, cioé la promozione delle produzioni ecocompatibili nei paesi del Terzo mondo, è legata alla massimizzazione del volume delle vendite. L'articolo in esame, invece, sembra volto non a favorire l'accesso alla grande distribuzione dei prodotti del commercio equo e solidale, ma a dare un «vantaggino» in termini di imposte dirette a chi già oggi, nei piccoli negozi, vende tali prodotti.
Non si tratta quindi, così come sembra (perciò credo che l'articolo vada stralciato e che vada approfondita la questione), di un intervento a vantaggio del commercio e dei produttori.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
BENEDETTO DELLA VEDOVA. È al più un intervento a vantaggio di chi oggi in Italia, in un sistema non adeguato rispetto alla realtà del fair trade olandese, svizzero e degli altri grandi Paesi, vende tali prodotti.
Credo quindi che, così com'è, il provvedimento non abbia senso e sia controproducente, per cui mi associo all'invito allo stralcio.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Baldelli. Ne ha facoltà.
SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, altri colleghi prima di me hanno già spiegato molto bene le ragioni per cui sarebbe piuttosto opportuno, e su ciò sarebbe interessante ascoltare i pareri del Governo e del relatore di maggioranza, stralciare il provvedimento in esame. Tra l'altro, anche da questo traspare una venatura dirigista, che permane in tutto il provvedimento.
Colleghi, il mercato, la libera concorrenza, quella che poi va a favore dei cittadini e degli utenti, non la si fa imponendo dall'alto, per legge, l'obbligo alla liberalizzazione o imponendo dall'alto la destinazione di 10 milioni di finanziamento: si tratta evidentemente di un favore agli amici, a un settore amico.
Quando si approva un provvedimento così ampio è anche possibile che il Governo inserisca una disposizione volta a favorire un settore, anche come controprestazione politica nei confronti di una parte della sua maggioranza.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
SIMONE BALDELLI. Però in questo caso, trattandosi di una previsione non solo sfacciata, ma anche controproducente in termini di mercato, sarebbe opportuno dal punto di vista sia politico...
PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole.
SIMONE BALDELLI. ...sia dell'opportunità delle regole del mercato, stralciare l'articolo in esame, per fare sì che veramente il provvedimento vada a vantaggio dei consumatori e degli utenti, anziché fare solo delle cortesie a settori amici.
PRESIDENTE. Comunico ai colleghi che sono esauriti anche i tempi aggiuntivi riservati agli interventi a titolo personale, che erano stati concessi.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Lazzari. Ne ha facoltà.
LUIGI LAZZARI. Signor Presidente, esprimo la mia opinione su questo argomento poiché l'operazione cui assistiamo, quella cioè di dare un contentino ad alcuni ambienti della maggioranza, viene effettuata in una maniera davvero maldestra. In questo modo, infatti, si svilisce il tema serio ed importante dei rapporti con le economie dei Paesi deboli, riducendolo alla semplice elargizione di una piccola mancia di carità.
Mi piacerebbe in futuro poter verificare i risultati della norma che viene proposta: se sarà approvata, mi piacerebbe saperePag. 21come e dove saranno spesi i 10 milioni di euro previsti e quali effetti avranno prodotto.
Se mi è consentita un'ultima battuta, forse si sarebbe ottenuto di più se avessimo utilizzato una sorta di moral suasion...
PRESIDENTE. Deve concludere.
LUIGI LAZZARI. Concludo, Presidente. Dal momento che si tratta di un provvedimento che va incontro ad alcuni interessi - per fare nome e cognome, quelli delle coop - forse sarebbe stato più facile raggiungere l'obiettivo pregando le coop di dare maggiore visibilità a questi prodotti.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Giudice. Ne ha facoltà.
GASPARE GIUDICE. Signor Presidente, condivido gli interventi dei miei colleghi, ma vorrei richiamare l'attenzione dell'Assemblea su un aspetto che va al di là della problematica specifica della copertura dei 10 milioni di euro per l'esercizio 2008, che, peraltro, viene operata riducendo i fondi del decreto sul ripiano selettivo dei disavanzi della sanità, che abbiamo convertito in legge solo pochi giorni fa.
Il punto è il seguente: considerato che si propone di inserire una norma che introduce la sperimentazione di un'agevolazione fiscale solo per l'esercizio 2008, credo che sarebbe molto più opportuno, corretto e lineare che questa proposta venisse stralciata e ripresentata in sede dell'esame della prossima legge finanziaria.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bernardo. Ne ha facoltà.
MAURIZIO BERNARDO. Signor Presidente, credo non sfugga ad alcuno il sapore politico della proposta al nostro esame, probabilmente rafforzato anche da ciò che è accaduto lo scorso fine settimana.
Se davvero vi fosse la volontà di prestare un'attenzione reale ad un argomento così delicato, si dovrebbe pensare ad un disegno di legge ad hoc e non a soddisfare alcuni settori della maggioranza. In particolare, considerato quante volte i temi della salute sono stati affrontati in quest'aula, come in altri contesti, si dovrebbe prestare ad essi un'attenzione vera e non attingere i fondi da tale settore.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Ulizia. Ne ha facoltà.
LUCIANO D'ULIZIA. Signor Presidente, colleghi, soprattutto della destra, voler far passare questo provvedimento come un favore nei confronti di qualcuno è il tentativo più ignobile che ho sentito. Non si tratta di questo e lo dimostrerò.
Qual è il rapporto fra i Paesi che definiamo impropriamente «sottosviluppati» e l'Occidente o - se si preferisce - l'Unione europea? Noi istituiamo contributi in favore della nostra agricoltura e mettiamo di fatto fuori mercato i prodotti che provengono, ad esempio, dall'Africa. In altri termini, mentre le nostre produzioni vengono soccorse dagli aiuti comunitari, quelle africane non godono di alcun sostegno. È evidente che in questo modo i prezzi vengono alterati e che la concorrenza è di conseguenza impossibile.
Questo provvedimento - lo si dice esplicitamente - presenta un carattere puramente sperimentale: esso tenta di trovare un metodo per superare queste contraddizioni, che trascuriamo sempre, poiché trascuriamo sempre ciò che non è vicino a noi, cioè il Terzo e il Quarto mondo anche se abbiamo un'economia e una cultura globalizzate!
Dobbiamo farci carico, seppure in pillole, di tali problematiche, anche se - lo ripeto - questa proposta altro non è che una pillola: si tratta di una prova che cerchiamo di affrontare, dando un segnale culturale e politico ai Paesi che tentano, in qualche modo, di sollevarsi dalla miseria, dall'arretratezza, dalla povertà e dal degrado ambientale, che noi abbiamo contribuito a determinare.Pag. 22
Quindi, a nome del gruppo Italia dei Valori - ma, credo, dell'intero centrosinistra - respingo il giudizio per cui staremmo facendo un favore a qualcuno. Piuttosto, stiamo dando la dimostrazione di una cultura diversa del centrosinistra, che è orientata a guardare ai problemi del Terzo e Quarto mondo con concretezza e attraverso misure che avviino i problemi ad una soluzione strutturale: non si tratta, cioè, di fornire il pesce, ma la canna; bisogna «imparare» a pescare.
Il commercio equo e solidale - questo è solo un primo accenno - si muove in questa direzione quindi respingiamo al mittente le accuse di favoritismo a qualcheduno, che peraltro non saprei neppure chi potrebbe essere (Commenti dei deputati del gruppo Forza Italia). Noi intendiamo favorire i lavoratori del Terzo e Quarto mondo, che hanno fiducia nell'Occidente, e dare una mano seria, forte e coerente contro un capitalismo sempre più prepotente ed invadente.
Con l'approvazione di questo piccolo emendamento realizziamo un'azione di tipo culturale, indicando la strada verso uno sviluppo equo e solidale e verso una solidarietà che soltanto la sinistra sa interpretare (Applausi dei deputati dei gruppi Italia dei Valori e L'Ulivo - Commenti dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Turco. Ne ha facoltà.
MAURIZIO TURCO. Signor Presidente, proprio ascoltando le motivazioni che inducono il collega D'Ulizia a votare a favore dell'emendamento 17.301 della Commissione, vorrei sottolineare ciò che è stato sostenuto in questa sede: i Paesi europei, grazie al loro protezionismo, affamano i Paesi sottosviluppati, che tali sono e tali resteranno (Commenti del deputato Volontè).
La politica da adottare, allora, non è quella di sostenere la diffusione dei prodotti nel nostro Paese, bensì quella che abbiamo suggerito durante l'esame del disegno di legge finanziaria, quando con una risoluzione - in questo Parlamento, una risoluzione vale quel che vale, ma era comunque un segnale - invitavamo il Governo a farsi portavoce, all'interno delle istituzioni comunitarie, di una revisione della politica agricola comune. È chiaro che l'emendamento 17.301 della Commissione serve unicamente a favorire i diffusori dei prodotti che derivano dal commercio equo e solidale, ma non i produttori.
Noi, invece, intendiamo superare - come facciamo da anni all'interno del Parlamento europeo - proprio quella politica agricola comune, che è fondamento e causa dell'impossibilità, per i Paesi in questione, di esportare i loro prodotti nell'economia europea.
Inoltre, l'economia europea, con gli aiuti alle esportazioni, impedisce ai Paesi sottosviluppati di avere una loro economia concorrenziale, in grado di partecipare anch'essa al mercato.
Per queste ragioni, annuncio il voto contrario del nostro gruppo sull'emendamento in discussione (Applausi dei deputati del gruppo La Rosa nel Pugno e di deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fava. Ne ha facoltà.
GIOVANNI FAVA. Signor Presidente, confesso che, rispetto all'emendamento 17.301 della Commissione, ero un po' perplesso circa la scelta che avremmo dovuto compiere, per certi versi potrebbe richiamarci anche ad alcuni elementi forti di riflessione, che il nostro movimento ha svolto negli ultimi anni.
Siamo convintissimi del fatto che i Paesi del Terzo mondo, in via di sviluppo, sottosviluppati o presunti tali - chiamateli come preferite - vadano aiutati in casa loro e siamo da sempre favorevoli a sistemi orientati in tale direzione.
Dopo aver ascoltato l'intervento dell'onorevole D'Ulizia, invece, ho la certezza che voteremo contro per due ordini di motivi. In primo luogo, riteniamo che ilPag. 23«pistolotto» pieno di reprimende che ci siamo sorbiti debba essere indirizzato a qualche altra parte. Non vedo, infatti, per quale motivo qualcuno in quest'aula debba sentirsi coinvolto in un certo qual modo.
In subordine, così come hanno fatto altri nostri colleghi prima di me, riteniamo assolutamente fuori tema l'intervento di cui stiamo discutendo. Avremmo preferito che fosse stato oggetto di una discussione all'interno di un contesto diverso e di un contenitore legislativo più idoneo. Per questo motivo preannuncio il voto contrario del nostro gruppo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Romele. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE ROMELE. Il collega Fava poc'anzi argomentava giustamente sui «pistolotti» del signor onorevole D'Ulizia, che, tra l'altro, mi sembra venga dalla Democrazia cristiana, passando per Di Pietro o, comunque, per un'area centrista, non sicuramente comunista, ma che ad un certo punto esalta la sinistra: ben venga per lui. Io gli consiglierei che questo «movimento ecosistema» incarichi il Ministro Bersani di acquistare...
PRESIDENTE. Onorevole Romele, la prego di concludere e la invito ad attenersi al tema della discussione.
GIUSEPPE ROMELE. ...circa 200 mila badili e carriole - per una spesa, secondo i miei calcoli, di circa 20 miliardi di vecchie lire - e, tramite D'Alema, li porti a questi suoi nuovi adepti (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantovani. Ne ha facoltà.
RAMON MANTOVANI. Signor Presidente, spero di convincere, per esempio, le colleghe e colleghi del gruppo Lega Nord Padania a cambiare il loro orientamento sulla votazione concernente questo emendamento.
In effetti, le sovvenzioni agricole dell'Unione europea, che non sono altro che la regolazione degli effetti del libero mercato nei diversi paesi dell'Unione europea, non c'entrano molto con questa questione. Infatti, una totale liberalizzazione del commercio dei prodotti agricoli, per esempio, non favorirebbe affatto - mi dispiace che questa sia la tesi dei colleghi radicali - i produttori dei Paesi poveri. Sarebbero, viceversa, favorite solo le società multinazionali, che andrebbero a comprare i terreni nel Terzo mondo, con la manodopera a basso costo, per esportare prodotti nei mercati opulenti dell'Occidente. In questo modo, a farne le spese sarebbero i contadini dei Paesi poveri e dei Paesi occidentali, a tutto vantaggio delle grandi società multinazionali. Peraltro, tale questione è stata tema di discussione all'ultima sessione negoziale del WTO, che da quattro sessioni non riesce a raggiungere un accordo su questo punto.
Invece, il tema del commercio equo e solidale è giustamente posto in questo emendamento. Non so se i colleghi sappiano cosa sia esattamente il commercio equo e solidale, che soltanto dal punto di vista strutturale è una forma interna al mercato, ma che rappresenta un'alternativa al mercato stesso, non solo dal punto di vista commerciale.
I produttori vendono ai consumatori, con l'intermediazione delle organizzazioni e del commercio equo e solidale, ad un prezzo che non è quello di mercato. Alcuni prodotti, come, per esempio, lo zucchero, il caffè e il cacao, sono pagati ai produttori (organizzati in cooperative o anche come produttori individuali e associati), dieci, quindici, venti o trenta volte il prezzo stabilito dalla borsa internazionale di quelle materie e di quei prodotti agricoli. In questo modo, si vendono tali prodotti sul mercato europeo in termini anche concorrenziali con i prodotti che sono comprati ad un prezzo di dieci, venti o trenta volte inferiore e che sul mercato costano più o meno quanto il prodotto del commercio e solidale.
Tutte le organizzazioni che operano nel commercio equo e solidale per statuto nonPag. 24hanno scopo di lucro. Quindi, tutti i soldi che vengono raccolti nell'esercizio della transazione commerciale - c'è, infatti, un profitto - vengono reinvestiti in produzioni sovvenzionate ai prezzi di cui ho già parlato prima. Non si capisce - o meglio si capisce - perché storicamente l'applicazione del fisco non sia mai riuscita a comprendere questa differenza.
Però è bene che, in termini sperimentali, si cominci a riconoscere l'esistenza di una forma di commercio che non incide sul mercato globale, se non per una piccola percentuale, e che, tuttavia, fornisce buona produzione e buon trattamento dei lavoratori nei Paesi produttori, buoni prodotti certificati (sicuramente migliori di molti messi in commercio dalle società multinazionali) e soldi che vengono sicuramente reinvestiti in questa operazione.
Non si può trattare con chi commercia le banane fair trade come la Chiquita, il cui presidente del consiglio d'amministrazione ha recentemente ammesso pubblicamente di avere finanziato i paramilitari per ammazzare i contadini, che producevano le banane e che si ribellavano al regime di trattamento lavorativo e salariale al quale erano sottoposti.
Pertanto è giusto che si tenti questa via sperimentale per dare un equo riconoscimento a questa operazione che, peraltro, non è né di centrodestra né di centrosinistra; non ci sono amici a cui fare favori (tra l'altro Slow Food c'entra poco con il fair trade e il commercio equo e solidale). In ogni caso nella scorsa legislatura, come dovrebbero ricordare i colleghi di Forza Italia Rosso e Lupi, abbiamo indetto insieme una riunione con tutte le organizzazioni del commercio equo e solidale per arrivare possibilmente a una legislazione. Ciò è molto difficile, ma questa sperimentazione è molto utile al commercio equo e solidale, anche per cambiare un regime fiscale ingiusto nei confronti di questa forma di commercio.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bonelli. Ne ha facoltà.
ANGELO BONELLI. Signor Presidente, vorrei rivolgermi a tutto il Parlamento e ai gruppi parlamentari perché l'importanza di questo emendamento è molto rilevante e si inserisce anche in quei processi di globalizzazione, che oggi vi sono nel pianeta e che, però, non garantiscono le piccole economie di quelle comunità che producono beni molto importanti e che garantiscono le tradizioni di diversi popoli.
Il nostro gruppo parlamentare ha inizialmente presentato un emendamento, poi fatto proprio dalla Commissione e oggi ripresentato. Mi rivolgo anche all'opposizione, in particolare alla Lega Nord, che ha portato avanti una serie di battaglie a tutela delle tradizioni tipiche culturali dei popoli: il commercio equo e solidale va in questa direzione. I processi di globalizzazione economica presenti nel pianeta non garantiscono le piccole economie di quelle comunità, che producono caffè o zucchero e che rischiano di essere travolte. Inoltre, il commercio equo e solidale costituisce una garanzia non solo a tutela di quelle comunità, ma anche relativamente ai processi ambientali, perché questo tipo di commercio avviene secondo regole precise di rispetto di tutele ambientali.
Pertanto, fare in modo che il Parlamento approvi un emendamento di questo tipo significa aprire un dialogo molto importante con settori del pianeta e con realtà molto diffuse della popolazione italiana, che ha compiuto, da un punto di vista morale, una scelta nello stile di vita rivolgendosi al commercio equo e solidale, il quale, tuttavia, è fortemente penalizzato rispetto al commercio tipicamente tradizionale.
Nel concludere, il gruppo dei Verdi rivolge un appello a tutti i gruppi parlamentari affinché questo emendamento possa essere approvato.
GIOVANNI FAVA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Onorevole Fava, lei ha già parlato su questo emendamento.
GIOVANNI FAVA. Solo per dire che accolgo l'invito di Rifondazione ComunistaPag. 25e chiedo che la Commissione si riunisca su questo tema...
PRESIDENTE. Mi dispiace, ma non posso darle la parola.
Passiamo ai voti.
Ricordo che il parere favorevole della Commissione Bilancio sul provvedimento è condizionato all'approvazione del presente emendamento, come è già stato ricordato all'inizio della seduta.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 17.301 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 393
Votanti 388
Astenuti 5
Maggioranza 195
Hanno votato sì 228
Hanno votato no 160).
Prendo atto che il deputato Chianale ha segnalato di aver erroneamente espresso voto contrario mentre avrebbe voluto esprimerne uno favorevole.
Non si procederà alla votazione dell'articolo 17, poiché l'emendamento testé approvato è interamente sostitutivo dell'articolo stesso.
Il seguito del dibattito è rinviato al prosieguo della seduta, a partire dalle 16.