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Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.
(Normativa relativa all'accesso alle graduatorie regionali per la medicina generale - n. 3-01026)
PRESIDENTE. Il deputato Ferdinando Benito Pignataro ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01026 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 6) per un minuto.
FERDINANDO BENITO PIGNATARO. Signor Presidente, signora Ministra, affrontiamo un'ingiustizia che riguarda oltre 15 mila medici, resi precari dal decreto legislativo 8 agosto 1991, n. 256, che ha introdotto l'obbligo del corso di formazione in medicina generale dopo il conseguimento del diploma di laurea. I medici laureati dopo il 1994, iscritti all'università prima del 1991, non possono accedere alle graduatorie regionali per la medicina generale pur ricoprendo temporaneamente, alcuni da più di dieci anni, incarichi nell'ambito della medicina generale, del pronto soccorso e della continuità assistenziale, attività che rappresentano, per la gran parte dei medici, soprattutto nel sud, le uniche possibilità di lavoro.
Pertanto, le chiedo se e come intenda intervenire per sanare questa situazione e avviare un'azione di stabilizzazione e riconoscimento professionale per questi lavoratori.
PRESIDENTE. Il Ministro della salute, Livia Turco, ha facoltà di rispondere per tre minuti.
LIVIA TURCO, Ministro della salute. Signor Presidente, vorrei rinviare al testo scritto, in quanto in tre minuti non riuscirei a fornire tutte le informazioni.
L'invocato recepimento dell'articolo 35 della direttiva del Consiglio dell'Unione europea n. 93/16/CEE presenta delle peculiarità che meritano attenzione.
In primo luogo, va precisato che la formulazione adottata dal legislatore comunitario nell'articolo 35 in parola lascia ampio spazio di determinazione da parte degli Stati membri. La norma, infatti, prevede che gli Stati membri possono rilasciare il diploma in questione ad un medico che non abbia seguito la formazione specifica in medicina generale ma che possieda un'altra formazione complementare, eventualmente integrata da attività professionale, comprovata da un diploma, certificato o altro titolo rilasciato dalle autorità competenti dello Stato membro. Tale diploma, certificato o altro titolo, può essere rilasciato soltanto sePag. 27comprova conoscenze di livello qualitativamente equivalente a quelle acquisite con la suddetta formazione specifica.
In presenza di tale apertura, concessa dal legislatore comunitario agli Stati membri, è stata precisa volontà del legislatore nazionale del 1999 non recepire l'articolo 35, al fine di mantenere separati i due percorsi. Conseguentemente, anche gli ordinamenti didattici di quelle scuole di specializzazione non sono stati improntati in coerenza con le finalità di un'equipollenza alla formazione specifica in medicina generale.
Ad ogni modo, si sottolinea che, anche qualora l'orientamento del legislatore nazionale del 1999 si ritenesse oggi superato, la limitazione dell'equipollenza ai soli medici iscritti al corso universitario prima del 31 dicembre 1991 e abilitati dopo il 31 dicembre 1994 non sarebbe conforme a quanto prescritto dall'articolo 35 della direttiva CEE. Infatti, tale disposizione appare come una norma a regime, che non può essere circoscritta a predeterminate categorie di cittadini, ma, una volta recepita, deve essere applicata a tutti gli aventi diritto a prescindere dall'anno di immatricolazione. La sua limitata applicazione agli immatricolati entro il 31 dicembre 1991 potrebbe essere suscettibile di sindacato sia da parte della Corte costituzionale, per violazione dell'articolo 3 della Costituzione, sia da parte della Corte di giustizia dell'Unione europea.
Inoltre, il riconoscimento dell'equipollenza creerebbe un doppio regime di formazione per i medici medicina generale, a danno degli studenti che hanno optato per tale formazione, rispetto alla possibilità di accedere ad un corso di specializzazione.
Sotto l'aspetto economico, inoltre, va considerato che la frequenza del corso di formazione specifica in medicina generale comporta la corresponsione di una borsa di studio di importo sensibilmente minore rispetto al trattamento economico previsto per i contratti di formazione specialistica, la cui approvazione è ormai prossima.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
LIVIA TURCO, Ministro della salute. Pertanto, l'ipotesi di creare un doppio regime di formazione per i medici di medicina generale accentuerebbe, con ogni probabilità, la propensione da parte dei medici verso le scuole di specializzazione, mentre i corsi di formazione tenderebbero ad avere un percorso residuale.
PRESIDENTE. Deve concludere, signora Ministro.
LIVIA TURCO, Ministro della salute. Per il resto, vorrei depositare il testo scritto.
PRESIDENTE. Lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata è ispirato, per sua natura, ad un principio di oralità e di concentrazione. Secondo la prassi consolidata, dunque, non posso consentire il deposito dei testi scritti. Mi scusi, ma non posso fare altrimenti.
Il deputato Ferdinando Benito Pignataro ha facoltà di replicare.
FERDINANDO BENITO PIGNATARO. Signor Presidente, non so se nella parte finale della risposta del Ministro ci fosse una volontà politica. Se il ragionamento dovesse rimanere quello illustrato, mi dichiaro insoddisfatto, nel senso che non ho intravisto alcuna volontà politica, ma una risposta del tutto burocratica.
Stiamo ragionando di lavoratori che già da dieci anni lavorano in forma precaria, e credo che affrontare tale questione fosse doveroso nei confronti di oltre 15 mila medici che, oltre ad essere esclusi dalle graduatorie regionali, in quanto privi di titolo di formazione, vengono anche penalizzati nell'accesso al corso stesso, perché definiti troppo anziani.
Consideriamo che nel nostro Paese, per carenze del territorio e per ciclici stati emergenziali, si impiegano tali professionisti in forme di occupazione sottopagate, precarie e sul filo dell'illegittimità. Mettendo in atto una palese ipocrisia, si richiede il titolo, ma si sfruttano lavoratori senza titolo. I medici, da oltre dieci anni,Pag. 28sono vittime di un'ingiusta discriminazione e subiscono oggi una progressiva esclusione dal mondo del lavoro.
Riteniamo che ci debba essere un'azione convinta del Governo per superare le forme di forte precarizzazione e insicurezza del lavoro. I Comunisti Italiani hanno scelto da tempo di avanzare proposte e anche di incalzare il Governo su questo terreno (Applausi dei deputati del gruppo Comunisti Italiani).