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Svolgimento di interpellanze urgenti (ore 15,01).
(Misure per contrastare le offese al sentimento religioso ed alle confessioni religiose - n. 2-00624)
PRESIDENTE. L'onorevole Capitanio Santolini ha facoltà di illustrare l'interpellanza Volontè n. 2-00624 (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 6), di cui è cofirmataria, concernente misure per contrastare le offese al sentimento religioso ed alle confessioni religiose.
LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Signor Presidente, illustrerò molto brevemente la nostra interpellanza perché devo confessare che mi imbarazza perfino parlarne. Sono profondamente indignata del fatto che siamo costretti, come parlamentari, a rivolgere al Governo questo tipo di domande e a interrogare le istituzioni su quello che sta avvenendo nel Paese, che, a nostro avviso, è qualcosa di estremamente grave, che non va semplicemente stigmatizzato, ma va fermato. Il che è tutta un'altra cosa!
Nella nostra interpellanza denunciamo due episodi ugualmente gravi; uno derivante da un finanziamento dello Stato e, quindi, da un'attività pubblica riconosciuta e riconoscibile; un altro invece, riconducibile ad un'attività che forse esula da un controllo, ma che denuncia anche un'assenza di controllo e di prese di posizioni conseguenti alla gravità di quello che è accaduto.
Mi riferisco, in particolare, a quanto sta avvenendo in questi giorni alla Biennale di Venezia, ossia ad uno spettacolo pornografico, Messiah Game, che definire osceno è dir poco, per le scene - irripetibili - che si svolgono ai piedi di una croce. Ripeto: mi imbarazza perfino dover parlare di tali questioni in quest'aula per la quale, com'è noto, nutro un grande rispetto. Mi imbarazza dover sottolineare questi aspetti perché vuol dire che siamo scesi veramente molto in basso.
Mi riferisco, inoltre, alla presentazione di un gioco, chiamato Operazione pretofilia, che si può tranquillamente scaricare da un portale - noi lo abbiamo scaricato e chiunque può farlo senza alcuna difficoltà - in cui, per l'ennesima volta, vi è un attacco furibondo rivolto al Vaticano sull'onda di trasmissioni televisive in cui si è condotto il tentativo - poi non riuscito - di dimostrare che il Vaticano sarebbe connivente con la pedofilia praticata dai sacerdoti e intenderebbe soffocare e, in qualche modo, mettere a tacere tutti gli episodi, veri o presunti che siano, occorsi tempo addietro.
Sull'onda di questa ormai inarrestabile moda, viene fatto scaricare un gioco che è l'ennesima dimostrazione del crescente attacco alle religioni e al sentimento religioso di tutte le confessioni, ma in particolare di quella cattolica. Peraltro, non oso pensare a ciò che sarebbe successo, probabilmente anche in quest'aula, se vi fossero stati attacchi analoghi ad altre religioni. Non oso pensare quanta solidarietà e quanta indignazione sarebbero state manifestate probabilmente da questi banchi se si fosse trattato di altre religioni.
Dato che si tratta della religione cattolica siamo costretti a presentare un'interrogazione al Governo per sapere cosa intenda fare nei confronti del denaro pubblico che viene speso per tali manifestazioni oscene, e che cosa intenda fare inPag. 61ordine a tali giochi che vengono tranquillamente scaricati dai siti Internet e nei confronti dell'autorità giudiziaria.
La risposta ci interessa molto perché darà la misura di qual è l'impegno del Governo in una situazione così drammatica e così seria.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali, Paolo Naccarato, ha facoltà di rispondere.
PAOLO NACCARATO, Sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Signor Presidente, il consiglio di amministrazione della fondazione La Biennale di Venezia, lo scorso 20 giugno, ha deciso di confermare lo spettacolo Messiah Game nel programma del 5o Festival di danza.
La fondazione ha comunicato che le proprie scelte, cito testualmente, «debbono conformarsi al primo scopo statutario della Biennale di Venezia, che è quello di assicurare piena libertà di idee e di forme espressive». Al riguardo, si precisa che le valutazioni artistiche operate in piena autonomia dalla fondazione esulano dal potere di vigilanza spettante al Ministero per i beni e le attività culturali che, invece, ai sensi del decreto legislativo n. 19 del 1998, si esplica esclusivamente sulla gestione economico-contabile della fondazione. Inoltre, gli spettacoli teatrali non sono soggetti a nulla osta da parte delle commissioni di revisione, come invece è previsto per gli spettacoli cinematografici.
In relazione al sito che ha pubblicato il gioco in questione, quest'ultimo è già da alcuni giorni all'attenzione del servizio postale e delle comunicazioni del Ministero dell'interno ed, in proposito, è stata informata l'autorità giudiziaria di Catania, poiché la prima segnalazione del predetto sito è stata raccolta dal servizio di polizia postale di tale città. Nel contempo, si sta cercando di rimuovere la pagina web del server dove la stessa è ospitata, server che, dai primi accertamenti, risulta collocato negli Stati Uniti d'America.
In via generale, per contrastare il fenomeno dello sfruttamento sessuale dei bambini e la pedopornografia anche a mezzo Internet, è stato istituito, presso l'organo per la sicurezza e la regolarità dei servizi di telecomunicazione, il Centro nazionale per il contrasto della pedopornografia sulla rete Internet.
Le attuali norme impongono l'obbligo, per i fornitori dei servizi resi attraverso reti di comunicazione elettronica, di segnalare al predetto Centro, qualora ne vengano a conoscenza, le imprese o i soggetti che, a qualunque titolo, diffondono, distribuiscono o fanno commercio, anche in via telematica, di materiale pedopornografico, nonché a comunicare, su richiesta, informazioni relative ai contratti con tali imprese o soggetti. È stata, quindi, attribuita al Ministero delle comunicazioni una competenza sanzionatoria da 50 mila a 250 mila euro per la violazione degli obblighi di segnalazione per il mancato utilizzo, da parte dei fornitori di connettività, degli strumenti di filtraggio.
Il Ministro delle comunicazioni, di concerto con il Ministro per le riforme e le innovazioni nella pubblica amministrazione, ha adottato, in attuazione dell'articolo 14-quater della legge n. 269 del 1998, integrata dalla legge n. 38 del 2006, il decreto 8 gennaio 2007, con il quale sono stati individuati i requisiti tecnici degli strumenti di filtraggio che i fornitori di connettività alla rete Internet devono utilizzare, al fine di impedire l'accesso ai siti segnalati dal Centro nazionale per il contrasto alla pedopornografia.
Il decreto prevede che il Centro comunichi ai fornitori di connettività alla rete Internet la lista dei siti cui applicare gli strumenti di filtraggio, in maniera da garantire l'integrità, la riservatezza e la certezza del mittente del dato trasmesso. I fornitori sono tenuti a procedere alle inibizioni entro sei ore dalla comunicazione. Inoltre, in esecuzione di quanto prescritto dall'articolo 8, comma 2, del predetto decreto, il Ministero delle comunicazioni ha già avviato il tavolo tecnico per la verifica delle attività in corso e per garantire il coordinamento interno tra Polizia, Internet service provider e Ministero.Pag. 62
La diffusione delle nuove tecnologie di trasmissione e lo sviluppo della convergenza delle piattaforme e dei media hanno notevolmente ampliato le possibilità di circolazione dei contenuti (programmi televisivi, immagini, audiovideo, chat, giochi e simili) determinando maggiori rischi per i minori.
I videogiochi, infatti, sono strumento dalle molteplici potenzialità che, oltre alla funzione ludica e allo sviluppo della coordinazione e della memoria, possono avere caratteristiche diseducative, in quanto incitano a comportamenti aggressivi, diminuiscono la capacità di cooperazione e trasmettono messaggi volgari, violenti o erotici. Come è noto, l'intrattenimento con i videogiochi ha ottenuto una straordinaria divulgazione determinando lo sviluppo dell'offerta di contenuti per giocatori adulti e da ciò deriva la necessità di prevedere forme di tutela idonee a preservare i minori.
In tale contesto, la Commissione europea, dal 1999, con il Safer Internet Action Plan e, dal 2005, con il programma Safer Internet Plus, promuove iniziative e finanzia progetti che coinvolgono gli Stati membri e gli operatori dei settori interessati, a completa tutela del minore nel suo approccio ad Internet e alle nuove tecnologie on line.
Di fronte alla difficoltà di impedire o limitare la produzione e la distribuzione dei prodotti in argomento e consapevoli dell'inefficacia di misure semplicemente interdittive, è necessario fornire un sostegno alle famiglie, finalizzato a valorizzare il carattere positivo dei videogiochi e, nel contempo, a vigilare per impedire il verificarsi di situazioni potenzialmente pericolose. Pertanto, è utile ed importante favorire la conoscenza e l'utilizzo, da parte dei consumatori-utenti, del sistema di classificazione PEGI (Pan european game information) - un sistema europeo di classificazione dei videogiochi in base al contenuto e all'idoneità all'utilizzo da parte dei soggetti appartenenti alle diverse fasce di età -, nato su iniziativa dell'Associazione europea degli editori di software interattivo ed utilizzato, dal 2003, in sedici Paesi europei.
Da parte sua, il Governo, ed in particolare il Ministro delle comunicazioni, ha ospitato, il 15 gennaio 2007, il PEGI Advisory Board ed a seguito della riunione, su sollecitazione del membro italiano in rappresentanza del Ministero, è stato avviato un lavoro di revisione del sistema, per migliorarne l'efficacia, renderlo più facilmente comprensibile alle famiglie e diffonderne la conoscenza, anche attraverso campagne informative.
A tal fine, il Governo ha anche attivato un tavolo di lavoro presso il Dipartimento per le politiche giovanili e le attività sportive della Presidenza del Consiglio dei ministri, che ha lo scopo di concordare, con i distributori di videogiochi presenti sul territorio nazionale, una serie di azioni e di programmi di informazione per genitori e adulti, volti a promuovere un acquisto consapevole dei prodotti, in rapporto alla formazione del minore utilizzatore finale.
In merito, inoltre, agli attacchi alle istituzioni religiose citate nell'interpellanza dell'onorevole Volontè, va precisato che, con l'accordo di revisione del Concordato Lateranense, firmato il 18 febbraio del 1984, è stato riaffermato e concretamente articolato il principio costituzionale dell'assoluta distinzione, indipendenza ed autonomia dei due ordini della Chiesa e dello Stato, che si impegnano ad una reciproca collaborazione per la promozione dell'uomo e il bene del Paese.
A ciò si aggiunge, nel Protocollo addizionale, il venir meno del principio, originariamente richiamato dai Patti Lateranensi, della religione cattolica come religione dello Stato, in conformità al dettato della Costituzione, ispirata al principio supremo della laicità dello Stato. L'azione del Governo sì è costantemente attenuta, di fronte al libero esplicarsi del fenomeno religioso, a tale principio, alla luce dell'interpretazione data dalla Corte costituzionale, la quale afferma che la laicità dello Stato «implica non indifferenza nei confronti della religione, ma garanzia delloPag. 63Stato stesso per la tutela della libertà religiosa in un regime di pluralismo confessionale e culturale».
La non indifferenza dello Stato dinanzi alle religioni, secondo la Corte costituzionale, giustificherebbe «interventi legislativi a protezione della libertà religiosa», tra i quali la Corte stessa annovera «la protezione del sentimento religioso», che «è venuta ad assumere il significato di corollario del diritto costituzionale di libertà di religione, corollario che, naturalmente, deve abbracciare allo stesso modo l'esperienza religiosa di tutti coloro che la vivono, nella sua dimensione individuale e comunitaria, indipendentemente dai diversi contenuti di fede delle diverse confessioni».
Da quanto enunciato dalla Corte costituzionale, sembra quindi che si possa affermare che il diritto di espressione, garantito dall'articolo 21 della Costituzione, così come la libertà dell'arte, sancita dall'articolo 33, debbano comunque rispettare il sentimento religioso, sia dei cattolici sia dei fedeli delle altre confessioni religiose. Nel codice penale sono oggetto della tutela del sentimento religioso sia la religione cattolica, sia i culti «ammessi» nello Stato.
La recente legge 24 febbraio 2006, n. 85, recante «Modifiche al codice penale in materia di reati di opinione», ha provveduto ad una riformulazione dei principali delitti in materia, stabilendo, in particolare, per il reato di cui all'articolo 403 del codice penale (offese a una confessione religiosa mediante vilipendio di persone), la pena della multa da 1.000 euro a 5.000 euro a carico di chi pubblicamente offende una confessione religiosa mediante vilipendio di chi la professa, e quella della multa da 2.000 euro a 6.000 euro nel caso in cui l'offesa ad una confessione religiosa sia arrecata, invece, mediante vilipendio di un ministro del culto.
La scelta di limitare alla sola pena pecuniaria le sanzioni penali nell'ipotesi di vilipendio non deriva, tuttavia, dalla sentenza n. 168 del 2005 della Corte costituzionale, che aveva dichiarato l'illegittimità costituzionale del predetto articolo 403 sotto il profilo della violazione del principio di eguaglianza, non potendo l'offesa alla religione cattolica essere sanzionata più gravemente rispetto ad analoghe offese riguardanti culti diversi da quello cattolico. È, quindi, possibile per il legislatore conservare la pena della reclusione per le ipotesi di vilipendio più gravi, laddove comunque riferite a qualunque confessione religiosa.
Quanto alla delimitazione dell'ambito di applicazione del reato di vilipendio, secondo una consolidata giurisprudenza integrano il fatto di reato «la contumelia, lo scherno, l'offesa fine a se stessa, che costituisce ad un tempo ingiuria al credente (e perciò lesione della sua personalità) e oltraggio ai valori etici di cui si sostanzia ed alimenta il fenomeno religioso, oggettivamente riguardato».
Spetta, naturalmente, all'autorità giudiziaria, sulla base di una denuncia che può essere presentata da chiunque ritenga sussistere un'ipotesi di vilipendio, valutare l'effettiva sussistenza dei reati, individuare i responsabili e procedere al relativo eventuale giudizio.
PRESIDENTE. L'onorevole Capitanio Santolini ha facoltà di replicare.
LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Signor Presidente, non mi pare di potermi dichiarare soddisfatta, anzi non lo sono affatto e cercherò brevemente di spiegare perché le risposte fornite dal sottosegretario non possono soddisfare una denuncia così grave. Vorrei, se possibile, dividere l'intervento del sottosegretario in tre parti e di ognuna di esse vorrei fare un breve commento, perché rimanga comunque a futura memoria una critica fondata e fondamentale ad un modo di approcciare questi temi che mi sembra veramente non accettabile.
Il sottosegretario, nella sua risposta, ha liquidato il problema della Biennale con pochissime parole, dicendo che le valutazioni artistiche esulano dalla competenza del Ministero per i beni e le attività culturali e che per le attività di spettacolo non esiste la censura, al contrario diPag. 64quanto avviene nella cinematografia, e che, quindi, praticamente non c'è nulla da fare. Quindi, con l'alibi di una manifestazione artistica, qualunque essa possa essere, sedicenti artisti, pornografi che si definiscono artisti, possono inscenare qualunque cosa, perché, se queste sono le logiche, e ciò ci viene raccontato, significa che per il cittadino non esiste possibilità alcuna di essere difeso. La Biennale di Venezia può tranquillamente, quindi, mettere in scena un'opera blasfema, offensiva e oscena, artisticamente assolutamente risibile, perché qualcuno, in particolare il consiglio di amministrazione e gli organi preposti alla Biennale di Venezia, ha deciso che va bene così. Siamo al libero arbitrio più assoluto, cioè non ci sono regole, né possibilità di contrasto!
Vi è, quindi, la dichiarazione di impotenza del Governo, del Parlamento e delle istituzioni, perché di fronte alla decisione di quattro, cinque od otto persone di mettere in scena uno spettacolo come quello in questione le istituzioni si dichiarano assolutamente impotenti ed impossibilitate ad intervenire.
Il Governo, in questa legislatura fa poco, anzi pochissimo, ma avrebbe potuto - e potrebbe, tuttora - preparare un disegno di legge, un provvedimento che saremmo tutti pronti a discutere subito, magari anche appassionatamente (non penso che siano tutti d'accordo con noi, ma comunque non siamo soli, siamo in buona compagnia), e si potrebbe cercare il modo di impedire tutto ciò, perché il fatto che si chiami Biennale di Venezia non ha alcuna importanza, dal momento che si offende la sensibilità religiosa. Questa dichiarazione di impotenza è di estrema gravità, si liquida il discorso affermando che il Ministero per i beni e le attività culturali non è competente, non ha possibilità di agire, non vi è censura e quindi va bene così.
Vi è un secondo aspetto: sulla questione dei siti pornografici il sottosegretario si è soffermato moltissimo, ha svolto un intervento lungo e molto articolato, affermando che vi sono tavoli, centri, tavoli tecnici, tavoli di lavoro, coordinamenti, iniziative europee, italiane, locali ed altro. È stato un lungo discorso, in cui il sottosegretario ha parlato di iniziative e di altre attività che sono state poste in essere o che si sta cercando di porre in essere (il sottosegretario ha detto letteralmente «si sta cercando», quindi, evidentemente, non si è ancora trovata la soluzione). Alla fine di tutta questa lunga elencazione di iniziative, emerge che vi è un'oggettiva difficoltà per impedire la diffusione dei siti Internet menzionati. Vi è un elenco degli aspetti negativi di questi videogiochi, che peraltro conosciamo tutti, e, alla fine, si cerca di risolvere tale inefficacia coinvolgendo il sostegno alle famiglie, cercando di favorire un modo corretto di gestire e di usare Internet, mezzo di comunicazione che può essere effettivamente molto pericoloso. Se la situazione non fosse grave e molto seria, verrebbe da sorridere. Infatti, finora ciò che abbiamo constatato, signor Presidente, sul tema del sostegno alle famiglie, sono alcuni spot mandati in onda - li avremo visti tutti, credo, in televisione - a cura della Presidenza del Consiglio e del Ministero delle comunicazioni, in cui si dice: quando tuo figlio va su Internet non lo lasciare solo. Ciò, credo, neanche sfiori una famiglia che ha altri problemi e che, magari, non è in condizione di capire la gravità di ciò che cela il fenomeno richiamato.
In realtà, per il sostegno alle famiglie non si sta facendo nulla. Le famiglie non si accorgono neanche di questi spot, che forse servono a mettere in pace la coscienza di qualcuno. Il risultato finale è che i siti di cui si tratta dilagano, continuano ad esistere malgrado le leggi, malgrado tutto e, alla fine, non si riesce ad intervenire - non si vuole o non si può - e certamente è complicato chiudere questi siti e comminare sanzioni o cercare, in qualche modo, di porre in essere un contrasto serio ad essi. Ciò è complicato, ma evidentemente non basta - e la contraddizione è palese - aprire centri, controcentri, tavoli e tavolini, per cercare di fermare un fenomeno che è in espansione esponenziale.Pag. 65
Affronto un terzo aspetto dell'intervento del sottosegretario e concludo: il lungo intervento sulla laicità dello Stato, sulla religione cattolica che non è la religione di Stato, sul fatto che vada riconosciuto il rispetto a tutte le religioni, sulla tutela della libertà religiosa (che non è indifferenza dello Stato, perché la laicità dello Stato non è indifferenza dello Stato), sulla tutela del sentimento religioso, è un discorso molto bello, molto giusto e ringraziamo per questa lezione sul concetto di laicità (che, tra l'altro, sarebbe stato bene che qualche collega della maggioranza avesse ascoltato, perché non possiamo che condividerlo), al termine di tutto questo ragionamento - in cui si ammette che, appunto, l'articolo 21 della Costituzione non consente che non si rispetti il sentimento religioso delle persone -, dopo aver parlato di pene pecuniarie o, addirittura, della pena della reclusione, alla fine, anche in questo caso, vi è una rassegnata dichiarazione di impotenza: è l'autorità giudiziaria che deve pensarci, questo si dice.
Dopodiché, si è fatta la propria parte, si è risposto all'interrogazione: spetta all'autorità competente decidere se metterli in prigione o meno, se fargli pagare delle multe e, con tale lezione sulla laicità dello Stato, si è concluso il proprio compito. Mi sembra molto poco, visto quanto sta succedendo. Non solo la Chiesa ma tutti noi siamo sottoposti ad un attacco a tenaglia, quotidiano e costante, da parte di istituzioni e di spettacoli che non hanno nulla di edificante. Ritengo che bisognerebbe davvero fare in modo che non ci siano più atti di sindacato ispettivo su tali argomenti e mi sarei aspettata una presa di posizione molto più incisiva, molto più immediata, molto più forte e molto più responsabile da parte del Governo che evidentemente è occupato su tantissimi altri versanti - come discutere con i sindacati o con la sinistra massimalista - ma di tali temi evidentemente non intende occuparsene perché probabilmente si tratta di questioni difficili che creano contrasti anche all'interno della maggioranza.